Fabrizio Ulivieri's Blog, page 134
October 2, 2017
Isole di felicità (Laimes salos) - ventitreesima parte

La domenica fu orribile.
Non sapeva che avesse. Aveva voglia di piangere. Vedeva solo nero.
- Che mi succede? - esclamò a voce alta in bagno vedendo i suoi occhi gonfi e cerchiati di nero riflessi nello specchio.
Evidentemente qualcosa in lei non funzionava esattamente come avrebbe dovuto funzionare.
Quando le figlie si alzarono il suo umore peggiorò ancora.
Litigavano fra di loro. Erano scontente . Non riusciva a sopportarle.
- Che mi succede ? - non trovava una spiegazione logica adeguata.
Non potevano essere le mestruazioni che le sarebbero venute verso il 10 di novembre. Le aveva da poco avute. Non poteva essere quella la causa.
Che fosse stata Irena?
Irena aveva chiamato Rūta sabato nel pomeriggio dopo che si era risvegliata.
- Fra un'ora saremo a Vilnius - le aveva detto - se vuoi possiamo vederci
- D'accordo vengo
Lasciare le figlie a casa non era un problema. C'era Natalia. Sarebbero state tranquille. Anche lei sarebbe stata più tranquilla. Tutto il giorno il pomeriggio con Goda, Rebeka, e Natalia soprattutto, le avrebbe annullato ogni volontà di esistere.
Una terapia con Irena sicuramente era ciò di cui aveva bisogno.
Irena era una terapeuta spirituale. Faceva massaggi al corpo per togliere via l'energia negativa.
Si era sposata a un russo, uno dei tanti russi rimasti in Lituania alla fine dell'occupazione.
Egor, a differenza dei molti russi che vivevano a Vilnius, accettava di parlare lituano, non faceva come la maggioranza che se gli parlavi in lituano ti rispondevano in russo in modo arrogante.
Parlava bene lituano, era pacato e non alzava mai la voce come facevano russi e polacchi in filobus quando rispondevano al telefono.
Egor sapeva leggere il passato e vedere a grandi linee il futuro, Irena invece curava l'energia.
Egor aveva venti anni più di Irena. Questa differenza di età aveva creato loro molti problemi a Utena dove abitavano. Vivevano a Utena nella stessa città della madre ma avevano aperto uno studio terapeutico a Vilnius.
Dalia la sua parrucchiera di Utena (l'unico vero legame ancora rimasto con quella città ) l'aveva messa in contatto con la coppia.
Un giorno che Irena le aveva parlato di tutti i problemi che avevano dovuto affrontare per amare Egor perché era russo (razza "non amata" dopo l' indipendenza) perché era vecchio venti anni più di lei, Rūta con la sua spontaneità diretta e ingenua le chiese:
- Ma com'è il sesso con Egor?
Irena scoppiò a ridere per la domanda imprevedibile.
- Meraviglioso - rispose altrettanto candidamente Irena - meraviglioso -ribadí - Egor è ancora un uomo nel pieno delle sue forze.
Durante il massaggio Irena si fermò
- Rūta...
- Sì?
- Chi è questa donna?
- Che donna?
- Questa donna che ti ha trasmesso tutta questa energia negativa. Ne sei piena! Fa male anche a me lo sento...
Rūta pensò un attimo.
- Forse il mio capo al lavoro, è una donna. Ho la sensazione che sia gelosa di me e che mi odi davvero - Sai...odiare mi sembra un eufemismo. A giudicare da come sei piena credo che se potesse ti cancellerebbe dalla faccia della terra
- Anche io ho questa sensazione
- Ma come può essere accaduta una cosa simile
- Ci ho pensato spesso. Credo che sia cominciato da un mio errore. Tomas, suo marito e mio collega di lavoro, una sera dopo il lavoro mi ha invitato a bere una birra. Sua moglie non c'era. Era fuori per lavoro. Io non volevo accettare. Non mi sembrava bello e corretto ma lui ha insistito. Ho capito che se avessi detto di no, lui si sarebbe offeso ma se avessi detto di sí avrei potuto far ingelosire sua moglie. Trovandomi fra l'incudine e il martello ho detto "Sí". Da quel giorno tutto si è deteriorato. Lui con me prima era gentile. Ora non lo è più. Lei mi odia
A metà notte Irena le aveva inviato un sms: ti ho liberato dall'energia ma ora sto male si è impossessata di me. Sto veramente male. Era un energia negativa potente.
Che Irena le avesse rimandato indietro quell'energia che le aveva tolto per stare meglio lei?
Non vedeva altra spiegazione.
La vita è crudele.
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Published on October 02, 2017 02:21
October 1, 2017
Elisabeth Strout "My name is Lucy Barton" ovvero l'arte incantatoria dell'ovvio

Elizabeth Strout scrive bene, Elizabeth Strout sa scrivere, ha uno stile magico, poetico, incantatorio...e...e poi basta.
I contenuti? Non li vedo. Se ci sono, io non li vedo.
Il suo mi sembra un pensiero addomesticato, domato a non far male a non ferire, a non andare oltre la sensazione della malinconia degli attimi.
Anzi mi chiedo: in Elizabeth Strout vi è un pensiero?
Onestamente non lo vedo. Vedo belle contorsioni di frasi, talora al limite della comprensibilità, e in quelle contorsioni sembra annodarsi il massimo del suo pensiero oscuro.
Per esempio vorrei che qualcuno mi spiegasse che profondità di pensiero si annidi in questa contorsione: "It's not my job to make readers know what's a narrative voice and not the private view of the author". L'autore si sdoppia? Da una parte l'autore e dall'altra una voce narrativa che non appartiene all'autore. E a chi appartiene?
Mi viene in mente che un giornalista diceva che si premiamo solo gli autori addomesticati, quelli che con bella voce non feriscono mai la realtà e i regimi che la controllano.
Mi viene in mente che ormai gli autori non questionano più i temi politici, sociali, economici ma si limitano a splendidi (qualche volta) esercizi di stile.
Ecco, Elizabeth Strout è un magnifico esempio di autore addomesticato, domato a dovere, a cui si permette di insegnare l'arte del dire in bel modo l'ovvietà della vita.
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Published on October 01, 2017 08:23
September 30, 2017
Isole di felicità (Laimes salos) - ventiduesima parte

Fu risvegliata dal rumore dei videogiochi. Mentre lei dormiva Goda e Rebeka erano ritornate da scuola. Non l'avevano svegliata. E quando invece della voce di due bambine sentì la voce di tre bambine capì perché.
Avevano portato con loro Natalia. Natalia sebbene avesse meno anni di Goda e solo uno più di Rebeka in realtà era la loro seconda mamma. E forse meglio della prima, ammetteva con ironia Rūta.
Se Natalia era con Goda e Rebeka mai litigavano mai la chiamavano mai avevano fame, era come se Rūta non esistesse...
Passavano tutto il giorno a giocare come stregate dalla presenza di Natalia. Era ovvio che Natalia esercitava un fascino su di loro.
Natalia era una bambina educata calma e taciturna. Da questo punto di vista non poteva dire nulla.
L'inconveniente maggiore per Rūta quando veniva Natalia era che i genitori la scaricavano la mattina presto e la riprendevano la sera tardi. Per tutto il giorno se ne disinteressavano completamente. Non una chiamata per informarsi se tutto andava bene, per scusarsi che rimaneva a pranzo e cena...alla fine era una presenza irritante.
Soprattutto in giorni in cui era stanca depressa e nervosa.
Svegliarsi e trovare Natalia dopo le cinque valeriane e la telefonata di sua madre fu come ricevere un'altra brutta notizia.
Odiò i genitori di Natalia che gliel'avevano scaricata proprio quel sabato. Era il primo pomeriggio e come sempre non sarebbero venuti a riprenderla prima delle venti e trenta.
Non capiva i genitori. Eppure la madre era una maestra di scuola elementare e il padre un tecnico di elettronica che viaggiava per tutta l'Europa per lavoro. Una famiglia che stava bene. Non povera. E a maggior ragione non riusciva a capacitarsi di questo loro atteggiamento.
Prima abitavano in un appartamento davanti al loro, e quando si erano trasferiti aveva con tutto il cuore sperato che questo vincolo, questa malía che Natalia esercitava su Goda e Rebeka si spezzasse e che finisse questa continua presenza di almeno quattro giorni su sette.
Si accorse che Rebeka la stava guardando. I suoi occhietti la indagavano.
Rūta fu certa che le avesse letto il pensiero.
- Mamyte vuoi pace vero? Vuoi che andiamo a giocare fuori?
Le mie figlie di chi sono figlie? Si chiese. Una ha le visioni. Una legge il pensiero.
Le vennero in mente le parole dell'astrologa, che siamo ciò che il karma ci chiede di essere.
Erano state delle indovine nelle vite precedenti?
A lei l'astrologa aveva detto che in una vita precedente era un uomo violento e vendicativo. In effetti spesso aveva attacchi di rabbia e vendetta. E in quella prospettiva li spiegava meglio a se stessa.
Che pensieri aveva quella piccolina che la guardava attraverso due occhietti che parevano le fessure di uno scanner?
- No meile (amore), fuori nevica, non potete. È arrivato l'inverno. Non te ne sei accorta piccolina?
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Published on September 30, 2017 08:59
September 29, 2017
Isole di felicità (laimes salos) - ventunesima parte

- Potrebbe perdere il lavoro. Ancora non ne siamo sicuri ma è possibile. Doveva fare un'operazione alla mano ma con questa incertezza ha rinunciato
Fu questa la novità. Inattesa. La salute di sua madre peggiorava e ora anche la notizia che il compagno della madre avrebbe perso il lavoro.
- Non sto bene Rūta. Sento che ogni giorno peggioro. Le vene, ora il cuore. Non posso stare allegra
Il suo compagno spesse volte si era presentato al lavoro completamente ubriaco. Ora volevano licenziarlo. Non era una sorpresa. Era una conseguenza.
Sua madre in qualche modo tendeva a accompagnarsi a alcolizzati. Prima il padre. Ora questo nuovo compagno. Che strano destino.
- Non credo vivrò a lungo Rūta. Potrai vendere la casa e metterci in un ospizio se diverremo invalidi. Non devi occuparti di noi. Non voglio che ti siamo di peso
- Mamma.... - non riuscí a dire altro Rūta
Non aveva amato sua madre. È vero. Queste brutte novità però le fecero provare compassione per la condizione in cui ora si trovava la madre e il compagno.Quando ormai il matrimonio con Marijonas stava andando male lei aveva conosciuto Andreas, un ragazzo austriaco di Vienna. Si trovava a Vilnius per uno stage all'hotel Kempinski.
Si erano innamorati e lei aveva comprato il biglietto aereo per Vienna per andare da Andreas, che un mese prima aveva finito lo stage ed era ritornato a casa.
- Non puoi le aveva detto la madre
- Perché?
- Perché non puoi lasciare solo tuo marito con le figlie
- Mamma con Marijonas non esiste più il matrimonio. Mi ha tradito tante volte, è sempre stato un egoista. Ha pensato solo a sé. Ha ucciso il mio amore. Tutto l' amore che avevo per lui...vado solo una settimana. Ritorno. Non abbandono le figlie
- Ma perché un austriaco? Non trovavi un lituano? I tedeschi come i Russi ci hanno fatto tanto soffrire in questo paese
- Ma che discorsi fai? Perché mi dici queste cose?
La madre come sempre era contraria a tutto. Al telefono cominciò a dire che si sentiva male. Il cuore le faceva male.
Dovette interrompere la chiamata.
Di lí a poco la chiamò il compagno.
- Se vai in Austria tua madre morirà. Abbiamo dovuto chiamare il dottore. Sta male non respira. Vediamo che dirà. Altrimenti la porteremo al pronto soccorso.
Rūta cominciò a piangere. Non sapeva che altro fare. La disperazione e la rabbia si alternavano. Prese cinque o sei pillole di valeriana e si buttò sul letto piangendo.
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Published on September 29, 2017 22:56
Isole di felicità (laimes salos) - ventesima parte

- No, non c'è bisogno che Lei venga. Posso fare tutto da sola
- Ma se vuole che venga anche io, non c'è problema
- Non importa posso farcela benissimo da me. Dopo la scuola passo io, in auto, a prenderle. Poi le porto a Akropolis. E' tanto tempo che l'avevo promesso alle mie figlie di portarle al grande centro per giochi di Akropolis. Poi sono diventate amiche delle sue figlie e ora vogliono andare tutte assieme. Capisco che lei ha da lavorare..
- Beh se può fare tutto da sola La ringrazio. In effetti per me sarebbe problematico...lasciare il lavoro alle sedici. Non è un buon momento qui. Hanno appena licenziato una ragazza...
- Non si preoccupi. Pensi al lavoro che è importante
- Grazie. In effetti come Le ho detto per me diventerebbe tutto complicato. Per essere a casa alle sedici dovrei lasciare il posto di lavoro alle quindici per prendere il filobus...
- Il filobus? Non ha l'automobile?
- No, perché?
- Poverina, ma come fa senza macchina? Come fa con le bambine? La spesa...
- In filobus, in taxi, a piedi...(online stava per dire - ma non lo disse)
- Oh my God!, io non potrei vivere senza auto! Mi dispiace tanto per Lei...
Aveva detto Oh my God! Rūta non poteva crederci...aveva detto Oh my God! una donna di trentacinque anni aveva detto Oh my God!
Sentì la distanza aumentare fra lei e persone così. Fra lei e persone che avevano la macchina e la compativano perché lei non aveva la macchina e per sentirsi giovani copiavano le figlie e dicevano Oh my God!
Che poteva fare? Non aveva i soldi per la macchina. Se avesse avuto un' auto come avrebbe comprato vestititi, cibo medicine...?
Forse a Vilnius per essere trendy dovevi avere la macchina e dire Oh my God! Ma che stupide gente cosi!
Spense il telefono. Fissò il computer davanti a sé. Cercò di trattenersi ma alla fine non ce la fece e scoppiò in una risata.
"Oh my God! ", "Oh my God! ", "Oh my God! ", - ripeteva e rideva fino alle lacrime e fino a che Tomas, il suo collega, non le disse
- Rūta! Sei impazzita???
- Tomas...
- Sì?
- Tu dici Oh my God! ?
- No, io no. Ma le mie figlie ogni giorno. Pare una nuova moda a Vilnius
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Published on September 29, 2017 06:57
Isole di felicità (laimes salos) - diciannovesima parte

Vilnius con la neve è bella. E' il suo stato naturale in inverno. Senza neve è una città stressata irreale che non esprime ciò che è.
L'autunno è forse il periodo più triste. È umido piove non ha una personalità definita.
Solo quando cade la prima neve Vilnius diventa Vilnius. Si cinge del suo fascino.
Solo allora il cuore di Rūta trova pace. Solo quando tutto diventa bianco.
Finalmente con l'arrivo prematuro della prima nevicata Rūta si calmò. Smise di pensare alle visioni di Goda.
Capí che quel bianco significa una nuova stagione che andava a cominciare.
Nessuno sa in partenza dove porti il segno di un nuovo inizio. Solo alla fine tutti i segni che indicavano la direzione si compongono e ti dicono dove sei, che hai fatto. E qualche volta è troppo tardi.
Ma non sempre è cosí. Qualche volta quei segni ti portano dove volevi.
E Rūta sperava fosse come lei voleva e non altrimenti.
Goda e Rebeka erano cresciute e molte cose erano divenute semplici. Potevano andare a scuola da sole e tornare da sole. Non avevano problemi a rimanere sole a casa.
Goda aveva imparato a cucinare i koldunai (1) e in caso di necessità avrebbe pensato lei a sfamare entrambe.
Solo la mattina erano pigre a alzarsi e doveva chiamarle tante volte prima che fossero in piedi. La sera erano leoni e farle andare a letto non era facile. Molte volte doveva arrabbiarsi e urlare prima che si decidessero.Ma ora fuori era il bianco. Cadeva la neve e nemmeno più si sforzava di urlare. Le bastava affacciarsi alla finestra e vedere i fiocchi che volteggiavano e un grande silenzio finalmente si impadroniva di lei e provava gioia di esistere.Guardava in alto il cielo ma tutto era nero e per quanto si sforzasse non vedeva una stella.Così si staccò dalla finestra, andò in frigo prese una bottiglia di prosecco, tirò fuori un bicchiere da vino, stappò la bottiglia e versò il prosecco. Osservò le bollicine nel bicchiere. Aspirò l'aroma. Portò il vino alla bocca e bevve lentamente quel liquido freddo.
1(1) Una specie di tortelloni
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Published on September 29, 2017 03:17
September 28, 2017
Isole di felicità (laimes salos) - diciottesima parte

Quando lo disse a Inga la sua risposta fu
- Ma lei è astrologa di professione?
- No, di professione fa il notaio
- E perché fa l'astrologa?
- Ma è come tutti...tutti cerchiamo di fare le cose che più ci piacciono
- Giusto - osservò Inga - anche io prima non facevo la fotografa. Ho iniziato per passione e poi è diventato il mio lavoro
- Anche io lavoro in ufficio e voglio diventare fotografa come te. Ognuno di noi insegue un sogno
- Vero. L'ho inseguito pure io e ce l'ho fatta
Quelle parole riempirono Ruta di un misto di ammirazione e invidia.
Quando? Quando sarebbe toccato anche a lei?
- Io non credo però - continuò Inga bevendo il cappuccino che si era raffreddato e guardando fuori la vetrina della Boulangerie - ... è cominciato a nevicare...così all'improvviso...
- Sì, è vero!...non credevo che nevicasse oggi...è arrivta presto la prima neve...Non credi cosa?
- Non credo che sia vero quello che dice l'astrologa
- Che Goda ha davvero visto il bambino?
- Sì. Secondo me ha ragione il dottore
- Non lo so Inga, mi rimane il dubbio...tu sei l'unica a cui ho raccontato quel fatto
- Ti capisco, le coincidenze sono impressionanti...ma io non credo ai fantasmi
- Non vorrei crederci neppure io
- Io credo che sia il risultato di un’alterazione dei segnali cerebrali, della a consapevolezza di sé attraverso le informazioni dalle nostre disposizioni momentanee...come quando fai una foto...in base al momento hai percezioni diverse da quelle che vedono gli altri, solo che in un bambino con problemi di comportamento queste percezioni posso probabilmente alterarsi a un livello parossistico
- Non so Inga, non so..vorrei crederti ma qualcosa me lo impedisce
Tutt'e due tacquero. La Boulangerie si era svuotata. Erano rimaste solo loro due. L'ultimo cliente che era uscito aveva lasciato la porta aperta. Dalla porta entrava del nevischio e un vento freddo che le fece rabbrividire.
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Published on September 28, 2017 03:53
September 27, 2017
Isole di felicità (laimes salos) - diciassettesima parte

Quelle parole del dottore le fecero ricordare che anche lei da piccola avrebbe voluto vendicarsi con sua madre che riteneva la causa della morte del padre.
Non lo fece.
E forse per questo non ebbe visioni come Goda.
Era sempre stata brava rispettosa e silente . Mai si era ribellata, mai aveva rubato come forma di protesta come invece aveva fatto Goda, piccola ma ribelle.
Per quello non aveva mai avuto visioni?
Ma erano visioni?
Non poteva pronunciare quel nome, non ne aveva la forza e il coraggio.
Ma lei veramente lo aveva visto.
Come poteva sapere di quel bambino?
Che fosse vero quello che diceva Goda? Che da un anno il bambino frequentava la casa?
Piú o meno un anno era passato dell'aborto. E questo sconcertò ancor piú Rūta.
Un po' ora Goda le faceva paura e non osava contraddirla. Il che non era un bene perché Rebeka comincia a vedere le differenze di trattamento e diventava stressata e nervosa.
Chiamò l'astrologa che le aveva predetto che sarebbe diventata una fotografa.
L'astrologa chiese data, ora e luogo di nascita di Goda.
- Ti richiamo fra un'ora - le dissse ma invece richiamò Rūta dopo soli venti minuti.
- In effetti la posizione dei pianeti è favorevole alle visioni . Aumenta la capacità del terzo occhio. A partire da Marzo 2018 la capacità di aprire il terzo occhio dovrebbe scomparire. È anche una questione di karma che favorisce questa capacità di visioni. Quello che ha visto Goda potrebbe essere vero. Le potenzialità del suo terzo occhio in questo momento sono notevoli. È una situazione che perdura da molto tempo . Forse da un paio di anni
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Published on September 27, 2017 22:56
Isole di felicità (Laimes salos) - sedicesima parte

In quei giorni Goda cominciò di nuovo a tossire la notte. La notte tossiva il giorno la tosse scompariva come un essere che vivesse solo dal tramonto all'alba.
Rūta riprese ad avere paura. Si ricordava di quando era piccola e per tre anni quella tosse l'aveva tormentata. Per tre anni avevano vissuto in miseria per pagare i medici: quegli spettri riapparvero e non sembrarono mai dimenticati.
Qualche giorno di pausa da quella tosse diede di nuovo speranza.
Rūta approfittò del ritrovato coraggio concesso dal malanno e portò Goda dal medico. Prima era stata incapace. Gli spettri glielo avevano impedito.
Il medico escluse la bronchite. Non trovò traccia di alcuna malattia polmonare ma consigliò esami del sangue che rivelarono un sistema immunitario debole.
Perse un libro a scuola. Piangeva per un niente. Per tutto piangeva o si disperava.
era confusa e non ricordava.
La deficienza si ripercuoteva sul suo essere. Goda non era più dolce. Diventava ribelle.
L'unico segno positivo era che aveva smesso di rubare.
Per consolarsi Rūta pensò che almeno quello era un passo in avanti e che non tutto era negativo.
Inga per distrarla la invitò all'inaugurazione della scuola che apriva con la sorella. Una scuola di arte, danza, teatro e di fotografia per bambini e adulti.
- Vorresti andare a scuola da Inga? - chiese Rūta a Goda
- Vorresti che io cambiassi scuola mamma? Che non andassi più dove vado ora?
- Non lo so. Forse. ..tu che pensi?
- Io sto bene dove sono. Conosco tutti. Conosco che filobus prendere e dove scendere. Non vorrei cominciare di nuovo tutto da capo mamma. Sono stanca
Un po' a Rūta dispiacque per Inga, gliel'aveva chiesto con tanto entusiasmo
- Perché non mandi Goda a studiare da noi? Si divertirebbe
Ma capiva che Goda non volesse cambiare. Era di nuovo malata e per cambiare occorre energia e ora Goda ne aveva meno.
Con il diminuire dell'energia Goda divenne strana.
Se leggeva un libro, con i cuscini si organizzava una specie di piramide su cui tirava la coperta del letto e incuneandosi sotto quella struttura, supina, con una pila leggeva il libro.
Spesso si addormentava per terra, sotto lo stendino dei vestiti lavati coprendosi con una coperta. Questa era una cosa che aveva sempre fatto ma ora era divenuta più frequente. Quasi maniacale.Finché un giorno a Rūta si gelò il sangue.
- Mamma chi è quel bambino in cucina?
- Goda, che dici? non c'è nessun bambino
- No, mamma è lì che ti guarda, seduto al tuo posto
- Ma sei impazzita Goda?
- No, mamma. Viene spesso qui la sera. Ma perché non lo vedi? Perché io lo vedo e tu no?
Rūta guardò. Non vide niente ma sentì la pelle che si accapponava e la gola che si chiudeva.
- Da quanto lo vedi Goda?
- Da un anno
- Perché non me l'hai mai detto?
- Lui non voleva
- Ci parli spesso
- Sì
Rūta voleva chiedergli se sapeva come si chiamava. Non ne ebbe il coraggio. La paura di scoprire una verità che si rifiutava di credere glielo impedì.
I dottori dissero che sono cose che succedono spesso in bambini problematici specialmente in periodi di stress o debolezza e che non doveva preoccuparsi. Il diciassette per cento dei bambini fra i nove e i dodici anni hanno di queste esperienze "psicotiche". Così furono definite dai medici.
- Le allucinazioni nei bambini sono un fenomeno abbastanza frequente - le disse uno psicologo della scuola a cui Rūta si era rivolta - non si preoccupi. Con l'età scompaiono. Vedrà...I bambini ci guardano, e lo spettacolo che offriamo non è sempre rassicurante: la forza della loro immaginazione può essere a tratti tanto dirompente...è come volessero vendicarsi di qualcosa...
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Published on September 27, 2017 08:14
Editoria italiana: un muro di gomma

Ho pubblicato "Rugíle" a aprile 2017. Questo libro cosí atipico per questa terra di vecchi (mentalmente) mi ha dato tanta sofferenza.
Ma anche gioia. Gioia quando una donna di settanta anni, ex democristiana, tutta casa e chiesa legge il libro e mi dice entusiasta che le piace.
Gioia quando baristi insegnanti portieri di palazzi parrucchieri, muratori....leggono il libro e mi dicono che gli piace.
Gioia quando tanti ragazzi giovanissimi giovani e millennials leggono il libro e mi dicono che gli piace. Gioia quando lettori accaniti di Don Winslow leggono il libro e gli piace...
Gioia quando vedo gente viva ormonale che gli piace il libro perché è un libro vivo che ha qualcosa da dire!
Tristezza e depressione quando parrucconi con la puzza sotto il naso sentenziano. Rabbia quando editor di case editrici importanti che osannano libri che equivalgono al valore di una scoreggia perché abituati a un trend di pubblicazioni anodine senza contenuti forti ti evitano come la merda che la scoreggia preannuncia.
Quando hai a che fare con questa gente è come cozzare contro un muro di gomma che ti rimbalza indietro in modo ottuso (perché meccanico) ogni volta che ti ci scontri .
Mi viene in mente il titolo di un film di qualche anno fa: Il muro di gomma.
Il film del 1991 di Marco Risi parlava dell'omertà che seguì per dieci anni l'evoluzione delle indagini sull'incidente che vide coinvolto il volo civile IH870 della compagnia Itavia, nel quale morirono 81 persone. Ma a distanza di anni il muro si è deteriorato usurato crepato e la verità si intravede.
Si è squarciato però solo grazie alla fede incrollabile di chi cercava e voleva la verità.
Una scoreggia alla fine rimane una scoreggia anche se ben vestita.
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Published on September 27, 2017 00:00