Isole di felicità (Laimes salos) - sedicesima parte

In quei giorni Goda cominciò di nuovo a tossire la notte. La notte tossiva il giorno la tosse scompariva come un essere che vivesse solo dal tramonto all'alba.
Rūta riprese ad avere paura. Si ricordava di quando era piccola e per tre anni quella tosse l'aveva tormentata. Per tre anni avevano vissuto in miseria per pagare i medici: quegli spettri riapparvero e non sembrarono mai dimenticati.
Qualche giorno di pausa da quella tosse diede di nuovo speranza.
Rūta approfittò del ritrovato coraggio concesso dal malanno e portò Goda dal medico. Prima era stata incapace. Gli spettri glielo avevano impedito.
Il medico escluse la bronchite. Non trovò traccia di alcuna malattia polmonare ma consigliò esami del sangue che rivelarono un sistema immunitario debole.
Perse un libro a scuola. Piangeva per un niente. Per tutto piangeva o si disperava.
era confusa e non ricordava.
La deficienza si ripercuoteva sul suo essere. Goda non era più dolce. Diventava ribelle.
L'unico segno positivo era che aveva smesso di rubare.
Per consolarsi Rūta pensò che almeno quello era un passo in avanti e che non tutto era negativo.
Inga per distrarla la invitò all'inaugurazione della scuola che apriva con la sorella. Una scuola di arte, danza, teatro e di fotografia per bambini e adulti.
- Vorresti andare a scuola da Inga? - chiese Rūta a Goda
- Vorresti che io cambiassi scuola mamma? Che non andassi più dove vado ora?
- Non lo so. Forse. ..tu che pensi?
- Io sto bene dove sono. Conosco tutti. Conosco che filobus prendere e dove scendere. Non vorrei cominciare di nuovo tutto da capo mamma. Sono stanca
Un po' a Rūta dispiacque per Inga, gliel'aveva chiesto con tanto entusiasmo
- Perché non mandi Goda a studiare da noi? Si divertirebbe
Ma capiva che Goda non volesse cambiare. Era di nuovo malata e per cambiare occorre energia e ora Goda ne aveva meno.
Con il diminuire dell'energia Goda divenne strana.
Se leggeva un libro, con i cuscini si organizzava una specie di piramide su cui tirava la coperta del letto e incuneandosi sotto quella struttura, supina, con una pila leggeva il libro.
Spesso si addormentava per terra, sotto lo stendino dei vestiti lavati coprendosi con una coperta. Questa era una cosa che aveva sempre fatto ma ora era divenuta più frequente. Quasi maniacale.Finché un giorno a Rūta si gelò il sangue.
- Mamma chi è quel bambino in cucina?
- Goda, che dici? non c'è nessun bambino
- No, mamma è lì che ti guarda, seduto al tuo posto
- Ma sei impazzita Goda?
- No, mamma. Viene spesso qui la sera. Ma perché non lo vedi? Perché io lo vedo e tu no?
Rūta guardò. Non vide niente ma sentì la pelle che si accapponava e la gola che si chiudeva.
- Da quanto lo vedi Goda?
- Da un anno
- Perché non me l'hai mai detto?
- Lui non voleva
- Ci parli spesso
- Sì
Rūta voleva chiedergli se sapeva come si chiamava. Non ne ebbe il coraggio. La paura di scoprire una verità che si rifiutava di credere glielo impedì.
I dottori dissero che sono cose che succedono spesso in bambini problematici specialmente in periodi di stress o debolezza e che non doveva preoccuparsi. Il diciassette per cento dei bambini fra i nove e i dodici anni hanno di queste esperienze "psicotiche". Così furono definite dai medici.
- Le allucinazioni nei bambini sono un fenomeno abbastanza frequente - le disse uno psicologo della scuola a cui Rūta si era rivolta - non si preoccupi. Con l'età scompaiono. Vedrà...I bambini ci guardano, e lo spettacolo che offriamo non è sempre rassicurante: la forza della loro immaginazione può essere a tratti tanto dirompente...è come volessero vendicarsi di qualcosa...
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Published on September 27, 2017 08:14
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