Isole di felicità (Laimes salos) - ventiduesima parte

Fu risvegliata dal rumore dei videogiochi. Mentre lei dormiva Goda e Rebeka erano ritornate da scuola. Non l'avevano svegliata. E quando invece della voce di due bambine sentì la voce di tre bambine capì perché.
Avevano portato con loro Natalia. Natalia sebbene avesse meno anni di Goda e solo uno più di Rebeka in realtà era la loro seconda mamma. E forse meglio della prima, ammetteva con ironia Rūta.
Se Natalia era con Goda e Rebeka mai litigavano mai la chiamavano mai avevano fame, era come se Rūta non esistesse...
Passavano tutto il giorno a giocare come stregate dalla presenza di Natalia. Era ovvio che Natalia esercitava un fascino su di loro.
Natalia era una bambina educata calma e taciturna. Da questo punto di vista non poteva dire nulla.
L'inconveniente maggiore per Rūta quando veniva Natalia era che i genitori la scaricavano la mattina presto e la riprendevano la sera tardi. Per tutto il giorno se ne disinteressavano completamente. Non una chiamata per informarsi se tutto andava bene, per scusarsi che rimaneva a pranzo e cena...alla fine era una presenza irritante.
Soprattutto in giorni in cui era stanca depressa e nervosa.
Svegliarsi e trovare Natalia dopo le cinque valeriane e la telefonata di sua madre fu come ricevere un'altra brutta notizia.
Odiò i genitori di Natalia che gliel'avevano scaricata proprio quel sabato. Era il primo pomeriggio e come sempre non sarebbero venuti a riprenderla prima delle venti e trenta.
Non capiva i genitori. Eppure la madre era una maestra di scuola elementare e il padre un tecnico di elettronica che viaggiava per tutta l'Europa per lavoro. Una famiglia che stava bene. Non povera. E a maggior ragione non riusciva a capacitarsi di questo loro atteggiamento.
Prima abitavano in un appartamento davanti al loro, e quando si erano trasferiti aveva con tutto il cuore sperato che questo vincolo, questa malía che Natalia esercitava su Goda e Rebeka si spezzasse e che finisse questa continua presenza di almeno quattro giorni su sette.
Si accorse che Rebeka la stava guardando. I suoi occhietti la indagavano.
Rūta fu certa che le avesse letto il pensiero.
- Mamyte vuoi pace vero? Vuoi che andiamo a giocare fuori?
Le mie figlie di chi sono figlie? Si chiese. Una ha le visioni. Una legge il pensiero.
Le vennero in mente le parole dell'astrologa, che siamo ciò che il karma ci chiede di essere.
Erano state delle indovine nelle vite precedenti?
A lei l'astrologa aveva detto che in una vita precedente era un uomo violento e vendicativo. In effetti spesso aveva attacchi di rabbia e vendetta. E in quella prospettiva li spiegava meglio a se stessa.
Che pensieri aveva quella piccolina che la guardava attraverso due occhietti che parevano le fessure di uno scanner?
- No meile (amore), fuori nevica, non potete. È arrivato l'inverno. Non te ne sei accorta piccolina?
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Published on September 30, 2017 08:59
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