Fabrizio Ulivieri's Blog, page 2

September 13, 2025

La filotopia lituana spiegata

 



Qua ho conosciuto la piccolezza
L'esser del piccolo eppur felice.
E dà questo una propria saggezza
Il saper che in eterno si addice.

Piccoli sentimenti piccol cose
In città senza nulla - la stazione
Nemmeno. Dove un angusto orto
Fa felice - almeno grato alla vita.

Dal nonno al nipote in questo mondo
Profonde come in una fotografia
Vivon le cose cosí come sono
Universo dono la filotopia.

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Published on September 13, 2025 23:20

Los días aciagos

 



Me pregunto por esta mareada
y varones alienos y estragos
que llegarán pronto como oleadaa calles de sangre en días aciagos
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Published on September 13, 2025 12:30

September 12, 2025

Vi lascio un mondo di merda






Inutile mentire, inutil dire
Tutta la vita mi hanno bollato
La mia vita fu tutta un subire
come un vero criminale marchiato.

Un infame. Ma lo sono davvero?
A me non pare eppure da sempre
Mi si ripete che quello io ero.
L' essere infame cattivo mi copre.

Allora io dico a voi perfetti
Io scendo me ne vado e non piango.
Fate, andate, voi senza difetti
Il vostro mondo io non lo rimpiango.

Lascio a voi questo mondo di merda
È merda godetevi lo spettacolo.
Tenetevi la vostra idea bugiarda
È vostra - io non sarò più d'ostacolo.


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Published on September 12, 2025 22:00

September 11, 2025

Una volta credevo nell'uomo

 




Una volta amavo davvero l'uomo.
Il suo corpo la sua carne amavo
Il suo sangue sentivo mai domo.
Gli credevo e lui sempre cercavo.

Nel sesso per lunghi anni vissuto
E nelle sue profonde vibrazioni
Alla loro nera ombra cresciuto
Divenivo uomo di quelle visioni.

Credendo in me nel mio profondo
Credendo nella forza del mio cuore
Come nella pioggia cercassi sfondo
Al filo di vita appesa bagliore.



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Published on September 11, 2025 23:09

September 9, 2025

I giorni della follia

 





Questa luce che va e viene
I giorni accompagna - cos'è?
Fa male e sa di morte - duole.
Via i giorni passano molli
Languido nulla e insieme folli.
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Published on September 09, 2025 14:20

September 7, 2025

Uomini ilici

 





Che, tu, vivi ogni giorno non vedi?
Solo ascolti credi e larvato procedi.
Vero è cercare - fra pieghe guardare.
Vuoto vivi e rinunci a domandare.
Ti basta la vita da asino seguire
O come un cane sempre guaire?
Non vuoi la vita dell'uomo sapere
dal vero lasciar le bugie cadere?


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Published on September 07, 2025 13:58

Empoli

 




Empoli non credo ricorderaiche in te vivevo - i giorni passavoNon t'amavo allora - solo t'odiavo.Ma lontana ora per me vivrai.
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Published on September 07, 2025 10:54

Storia di un poeta (La karuṇā )






È difficile stabilire quello che Dio scrive sulle righe storte, quello che sta alla base dei nostri apparenti frutti. Talora miseri, talora fuorvianti, ma in realtà rilettono una nostra innata certezza a cui siamo diretti, che porta al finale di nostra vita.
Per vivere - il padre professore che finora lo aveva sostenuto era nel frattempo morto per infarto - Giorgio trovò lavoro in una scuola d’Italiano, nel centro di Firenze, nella zona oltre Arno - dopo Ponte Vecchio: in Via de’ Bardi. Proprio sotto il bellissimo giardino Bardini.
Insegnava italiano agli stranieri.
Lo aiutò a trovare quel lavoro un amico di famiglia. Un famoso pittore fiorentino, ma nato a Parigi e di origine napoletana, a cui la direttrice della scuola doveva qualche favore. Famoso per dipingere il Duomo di Firenze.

All’inizio il lavoro gli piaceva. La scuola si trovava in una bella parte di Firenze, quieta; che conservava ancora quella atmosfera d’inizio secolo che si respira nelle Sorelle Materassi di Palazzeschi.
Insegnava a ragazzi giovani. Ragazze bellissime soprattutto, che divennero il male suo, degli anni a seguire.
Giorgio era un bel ragazzo. Le donne non nascondevano di volerlo e gli si offrivano con facilità.
All’inizio per il fatto di essere sposato cercò di resistere a quelle tentazioni a cui era difficile resistere alla sua età: tette, culi, gambe, scollature, carnagioni, labbra, occhi, odori, sudore, animalità lucida e provocante che aveva nelle narici e sotto gli occhi ogni giorno dalle 9 della mattina fino alle 13.
Una tortura penetrante.
Soprattutto difficili erano i mesi estivi in cui la carnalità dei corpi femminili era un’ esposizione continua, intensa e penetrante, un olore che metteva a dura prova la volontà di Giorgio.

I primi anni trovava piacere a insegnare e vi metteva molto impegno, ma poi d’un tratto, come spesso gli capitò nella vita, si rese conto che quel lavoro era di completa stupidità, per persone tiepide che non vogliono crescere, e che continuava a farlo per due motivi sostanzialmente. Scopava molto ed era così ignavo da non provare a cercarne un altro. Anche lui in fin dei conti non voleva crescere.

Dapprima si era, diciamo, mantenuto sulle sue. Aveva cercato di sottrarsi alle offerte talora veramente sfacciate di certe ragazze - ma poi aveva ceduto.
Quando sua moglie era rimasta incinta di Silvia, Giorgio amava sua moglie. L’amava sinceramente. Ma dopo la nascita di Silvia, Marta, la moglie, cambiò. Se prima con lui era dolce, docile e disponibile, dopo il parto divenne scostante, fredda, dura.
All’inizio Giorgio non sapeva spiegarsi questo cambiamento, ma poi capì.
L’obiettivo di Marta era quello di avere un figlio. E cosí l’aveva ottenuto. Ora non aveva più bisogno di lui.
Dura verità - ma verità.
Giorgio era così innamorato di Silvia che accettò anche quella situazione, benché gli pesasse.
Vivere con Marta divenne un vivere come perennemente separati.
Lei non parlava quasi mai con lui. E se ci parlava usava sempre brutte parole. Non gli faceva mai un complimento. A scuola le donne impazzivano per Giorgio e lei mai un complimento. Mai lo abbracciava. Mai una parola dolce e di amore.
Arrivò a sospettare che Marta fosse gelosa di avere un marito bello e lo odiasse per quello.
Marta in effetti non era molto bella. E Giorgio era stato attratto invece dalla sua aria dimessa, umile, un po’ da cane bastonato.

Giorgio, quando conobbe Marta, era sotto l’agenzia di un’altra di quelle proiezioni sul mondo che gli avrebbero fatto perdere la direzione molte volte e ripetutamente.
Era allora imbevuto di tutte le idee buddiste, in particolare quella sulla karuṇā - la compassione buddista.
La karuṇā viene spiegata dai buddisti come un sincero desiderio di alleviare la sofferenza altrui. Un sentimento di dispiacere per qualcuno - per cui ci sente attivamente ed empaticamente disposti all’altro. Una risposta attiva e non passiva che si manifesta attraverso l’aiutare gli altri in modi tangibili. Ascoltare in profondità il dolore dell’altro. Essere disponibili a dare il proprio aiuto con pazienza e in modo giudizioso all’altro.
E Giorgio sentiva che se avesse dimostrato karuṇā verso Marta avrebbe potuto interrompere i cicli della sofferenza di lei e il suo ciclo di karma negativo.
Questa sua proiezione lo portò naturalmente ad innamorarsi della persona sbagliata.

Talora, a causa di quel mondo nuovo fatto di culi, tette, bocche, umori, sguardi, struggimento e languidità e tutto ciò che in più lo coinvolgeva, Giorgio cominciò a percepire la nuova realtà come un' inclusione potente, dinamica, violenta talora, ma irresistibile e affascinante dei mostri della notte nella sua vita.
Questo mondo già aveva fatto progressi nella vita di Giorgio a causa della relazione ormai irrimedibilmente compromessa con Marta.
In casa la vita era un inferno. Liti continue. Offese. Giorni senza parlarsi. Non vi era gioia in quella casa.
E Silvia ormai dodicenne ne soffriva molto. Anche Claudia, che era nata da un paio di anni, soffriva.
(Su Claudia bisognerà aprire un capitolo a parte, perché la sua nascita è l'amore di Giorgio per Claudia seminò un seme oscuro – oscuro perché Giorgio ne ebbe coscienza verso la fine della sua vita – che sarebbe sbocciato molto più tardi e avrebbe creato un altro solco fra Silvia e Giorgio).

Una cosa che l’uomo moderno (e Giorgio anche - se non fosse stato per l’animo di poeta che in lui viveva) ha perso è la capacità di leggere i segni del soprannaturale nel saeculum. Questo a causa di tanti motivi. Ma ci piace, e in questo riportiamo l'opinione di Giorgio, riportarne due: il nihilismo, che ha accecato l'uomo rispetto al soprannaturale, e lo scientismo che lo ha definitivamente perso in un mondo materiale e senza spirito.
Nietzsche ha proclamato che Dio è morto, ma Dio non è mai morto, è morto semmai l'uomo che aveva conosciuto il Dio rivelato.

Ebbe altri amori?

Sì, negli anni si innamoròvarie volte. Quanti nomi potremmo ricordare, e ogni nome un paese diverso, maera una catena, invisibile allora che lo portava alla fine all’amore finale.

E quello fu quando incontròl’angelo custode.

 

Sempre accanto tu - mi seistata
E cosí leggera sei passata
E non so se ti ho conosciuta
Ma amo la tua ultima parola
Amo il tuo orgoglio di essere
Il tuo esister quasi perfetto
Con te ho imparato la vita
Attraversare leggero lieve
Moderato non marcato andare
Il tuo corpo unico ad amare
Il tuo nel mio cresciuto insieme

Non so più quale amor citiene

È un amor sublime - divino

E se gli occhi guardolontano

Lì vive uno star sovrumano.

 

Come dicevaEraclito εἶναι γὰρ καὶ ἐνταῦθα θεούς - anche qui in questo mondoabitano gli dèi. La sua dea, che capí essere il suo angelo custode che sempreaveva cercato e mai incontrato, capì essere quella donna, l’ultima donna dellasua vita, l’angelo custode che gli era stato assegnato per concludere la vita suquesta terra.






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Published on September 07, 2025 05:12

September 6, 2025

Dialogo della notte





Di notte vengono di notte vanno.
E tu di notte sei venuto.
M' hai parlato, dolce e senza affanno.
E vicino ti sei seduto.

"Il paradiso esiste?" - "Sì" hai detto.
"Babbo e mamma come stanno?"
"Bene" mi hai risposto con affetto.
"Ma perché una vita d'inganno?"

Hai sorriso - come quando morivi.
Lieve hai coperto la bocca.
Nel gesto di pudore arrossivi.
"Vivi e non vedi che ti tocca"

Sembravi provato e un po' triste.
"Ma tu" hai chiesto "Che qua fai?"
"Che faccio qua? Una ragione esiste?
Per che motivo qua arrivai,

Non so dirti quale sia la ragione.
Una mano dietro spingeva.
Non capivo che era una missione
Che la vita da me voleva."



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Published on September 06, 2025 21:17

Dialogo di notte





Di notte vengono di notte vanno.
E tu di notte sei venuto.
M' hai parlato, dolce e senza affanno.
E vicino ti sei seduto.

"Il paradiso esiste?" - "Sì" hai detto.
"Babbo e mamma come stanno?"
"Bene" mi hai risposto con affetto.
"Ma perché una vita d'inganno?"

Hai sorriso - come quando morivi.
Lieve hai coperto la bocca.
Nel gesto di pudore arrossivi.
"Vivi e non vedi che ti tocca"

Sembravi provato e un po' triste.
"Ma tu" hai chiesto "Che qua fai?"
"Che faccio qua? Una ragione esiste?
Per che motivo qua arrivai,

Non so dirti quale sia la ragione.
Una mano dietro spingeva.
Non capivo che era una missione
Che la vita da me voleva."



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Published on September 06, 2025 21:17