Fabrizio Ulivieri's Blog, page 7

June 27, 2025

Nulla è morto come pensi

 



Scendi scendi scendi
Lí il tempo è fermo
Solo fantasmi stanno.
Scendi scendi scendi
Lí tutto come allora
Solo lacrime vanno.
Sendi scendi scendi
In quel grumo di dolore
Tutto è vivo per amore
Nulla è morto come pensi.
Scendi scendi scendi
Noi tre sospesi in eterno
Nell'amore che unisce
Alla fine di un mondo
Che un urlo ingigantisce.


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Published on June 27, 2025 12:30

June 26, 2025

Vivo senza "Dove"

 




In questa pioggia che dura e mai muore
In questo lungo autunno infinito
di grigio e senza tempo colore
Nel vento che tronca gli alberi piega
Padrone - vivo l'eterno ritorno
che sempre uguale a sé si spiega

E sempre ugual presente vi scorre
in un gelo eterno e immortale
Nell'unico pensiero che occorre

immerso vivo in questa realtà
non il luogo mio in origine dato
non i confini che un dove ti dà.


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Published on June 26, 2025 13:13

June 24, 2025

Storia di un poeta (Il carattere demone all'uomo)

 



Davanti a Dio l’uomo forse sa di aver sbagliato o meno, ma quando Dio non fa più parte del suo mondo, perché Dio è stato estromesso dal mondo, in che modo può sapere se ha sbagliato o ha fatto bene?
Giorgio cadde sempre più giù, perso, senza Dio, ma guidato da un’idea di univocità che lo avrebbe poi portato verso il punto a cui tutto tendeva.

Proiettava, proiettava sempre qualcosa su qualcos’altro senza mai intuire che proiettasse. Proiettava qualcosa che gli veniva da lontano ma di cui non riusciva nemmeno ad avere minimamente coscienza.
Erano per lo più sogni, manie di grandezza, di gesta nobili, o ignobili anche, per cui la sua realtà veniva sempre a cadere sotto quelle proiezioni.
Proiettava sulle cose quegli aspetti che gli erano subito e di per sé evidenti e quei sentimenti interiori che gli venivano dal sangue e dall'intestino gli erano i più immediati e di per sé evidenti.

Silvia cresceva - ormai aveva cinque anni. Giorgio e Silvia erano praticamente inseparabili.
A quell’epoca Silvia sembrava non essere affetta da quei fantasmi che Giorgio, cominciò più tardi a pensare la perseguitassero. Sembrava nata felice, febbrile.
Non denunciava niente di quelle proiezioni che invece avevano sempre dominato il padre fin da piccolo.
Spesso a luglio facevano delle belle passeggiate sul lungarno. E parlavano. Parlavano tanto. Per ore parlavano. Tante cose avevano da dirsi allora.

Sai babbo che stanotte nonno è venuto a sedersi sul letto? Ho sentito qualcuno sedersi sul bordo del letto, mentre dormivo. Ho sentito una mano accarezzarmi i capelli. Ho aperto gli occhi. Era Nonno.
Sei sicura Silvia? Non sognavi?
No, non sognavo. Perché non mi credi?
Ti credo, Silvia. Ti credo. I morti vivono. Noi pensiamo che muoiono, ma non muoiono. La vita è un seme, in sé contiene l’esser qua ma anche l’esser là. La morte è senza tempo; è qui ed è là.
Là dove babbo?
Là dove possiamo solo sentire che qualcosa è ma non vediamo.
Perché non vediamo?
Perché non ascoltiamo il cuore. Voi bambini lo ascoltate. Noi adulti no. Pochi lo ascoltano
Perché noi bambini lo ascoltiamo?
Perché siete più vicini alla luce.
Perché siamo più vicini alla luce?
Perché siete nati da poco.
Tu ascolti il cuore babbo?
Sì, Silvia. Io lo ascolto.
Perché?
Perché in fondo sono un bambino come te. Un bambino grande.
Che bello babbo, che sei un bambino grande!
Mah…questo proprio non lo so…qualche volta vorrei essere più adulto..
Che profondità esistono in un essere umano? Qualche volta si chiedeva Giorgio dopo quelle lunghe passeggiate con Silvia.L’essere umano è come la storia del mondo, se scendi in profondità puoi arrivare ad abissi inimmaginabili.
Fino all' abisso di Atlantide, fino al giorno in cui sprofondò nelle profondità dell’oceano.
Ma chissa perché pensava ad Atlantide?
Forse perché la storia di quel continente lo affascinava e gli appariva come l’abisso degli abissi dove tutti confluivano. L’abisso su cui tutti le civiltà si erano sviluppate.
E questo lo faceva di nuovo pensare a sé, al suo corpo, alle voragini che nasconde dentro di sé.Come era possibile che un corpo (il suo) tenesse in sé tutti quegli abissi?
Tutti gli incontri che fai nella vita, tutte le persone che hai incontrato e se ne sono andate, alla fine sono abissi profondi che rimangono aperti per sempre come mostri, se non riesci a sanarli.
Come potere portarli in superficie?
Tanti anni dopo li portò in superficie:

Seduto in treno guardo la porta.
S' apriva, ne usciva uno e poi altro.
Gli incubi della mia vita trasporta.

Molti li conoscevo - incontrati
ne avevo. Altri non riportavo indietro.
Si allargava la porta e a tratti

Erano nuovi. Ma chi era oltre?
Dopo la porta? Mi sono alzato
Dal mio posto e oltre le torte

Anime andato e si spalancava.
Un metà uomo v'era per un lato,
Per un altro donna, che li figliava.

Le gambe aperte lorde di sangue
Le apriva che uno e altro dato
Li partoriva di suo ventre pingue.

"Tu chi sei?" Lo supplico, io perduto.
"La tua nutrice. Ti sei tu scordato?
Ora mi han preso e incompiuto

Genero i mostri di lor sortita.
Né so chi sono e metà e metà
Duro e per loro gli creo vita."

Ma era altro. Altro da me. Un eccesso
del male lontano - a me chiedeva
Il riconoscersi qui e adesso?

Io chiudevo però a lui la strada.
E lui all'infinito la tendeva
che d'una e altra parte sempre accada.


Da una di quelle proiezioni era nata Silvia.
La sua sete di amore e di ingenuità lo aveva fatto innamorare della donna più sbagliata che ci fosse.
Aveva proiettato su di lei quella sete di amore che gli aveva fatto credere in lei, che lei fosse quella che in realtà non era.
Era rimasta incinta. Forse lo aveva fatto anche di proposito. Ma su questo non poteva giurarci.
Rimasta incinta aveva raggiunto il suo obiettivo. Lui non aveva più un ruolo nella vita di lei.

Io posso vivere anche senza di te. Gli aveva detto. Posso vivere con Silvia anche senza di te. Se vuoi stare con noi puoi, ma se vuoi non riconoscere Silvia, per me non è un problema.

Rimase Giorgio. Il suo amore per Silvia era senza limiti. Non poteva stare nemmeno mezza giornata senza vederla. E Silvia era totalmente persa e innamorata di suo padre.
Rimase per molti anni ancora, ma un giornò se ne andò.
E le parole di Silvia gli rimasero scolpite nell’anima.

Grazie babbo che te ne vai. La vita fra te e mamma era divenuta un inferno. Forse ora sarà meglio.

Aveva quindici anni Silvia, quando Giorgio se ne andò.
Non fu facile. Tante notti in macchina andava sotto la finestra e guardava la luce illuninata della cameretta di Silvia e piangeva in macchina con la voce di Janis Joplin che fuoriusciva dalla cassetta del mangianastri della radio che lo stordiva in macchina, come un anestetico quasi letale.
Curò il dolore con le urla di Janis Joplin, mese dopo mese.
Quando il dolore sembrò passare non ascoltò più Janis Joplin. Quella voce glielo aveva anestizzato. Orbato. Ora anche una parte di sé era morta. Non c’era più. Per sempre.
Silvia crebbe e poco a poco prese la sua strada, che tendeva ad allontanarsi da quel padre che la voleva uccidere in seno alla madre.
Forse anche Silvia cominciò a vivere secondo certe proiezioni che determinano la vita di un uomo.
Il carattere è demone all’uomo.

I fantasmi nascon presto
Già prima che sia la luce
Nel liquido primordiale
Della madre che ci porta.

Hai avversione perché
Io il tuo fantasma morta
Ti volevo. E non puoi
Interamente me amare
Se io a te la tua vita
Quando come uovo quasi
Ancora in brodo cosmico
Respiravi di ucciderti
Parlavo alla tua madre
Per interna debolezza
Per idiozia d' un uomo
Che non ancor uomo era
E le palle non aveva.

Per questo Silvia ti adoro
E capisco il non darti
Il tuo da me ritenerti
Diffidente e distante

Il tuo star non vicino
Me padre - me - l' assassino.



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Published on June 24, 2025 19:36

June 23, 2025

E io con te andavo per scura volta

 



Ti ho sognato Claudina
In battello da Livorno
A Sanremo di notte
Sul mare eri felice
Ridevi alla vita
La tua vita tua
Finamente ridevi.
Dei sogni il senso
È la parte difficile
E solo nell'interrogare
Si scioglie e illumina.
La poesia è metafisica.
E nel domandare
Emerge lo spazio
Il carpe diem
Che dà il senso.

E tu eri nel battello
Che porta lontano
Verso altra vita
Sul mare nascevi
Di nuovo al sorriso
E io con te andavoPer scura volta Di stelle ad altra città
Come da una terrena
A un'altra divina
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Published on June 23, 2025 22:12

June 22, 2025

About the Extinction of the Vedic Injunctive (Part I)

 




According to Kiparsky (1), the injunctive has no marked temporal or modal aspect. It is timeless, moodless.
The only marked aspect is its use to indicate prohibitions, accompanied by the prohibitive particle मा, mā.
For example, in Ṛgveda 1.24.10: मा नो हिरण्यरथो वि दा भूत् (mā no hiraṇyaratho vi dā bhūt), translated as "Let not () the golden-chariot (hiraṇyaratho) be (bhūt, injunctive) to cause harm (vi dā, injunctive) to us (no)."
Or in Ṛgveda 10.1.5: मा त्वा तपतु सूर्यस्य रश्मिḥ (mā tvā tapatu sūryasya raśmiḥ), translated as "Let not () the ray (raśmiḥ) of the sun (sūryasya) burn (tapatu, injunctive) you (tvā)."
Thus, the injunctive is the verb of nowhere, embodying the sense of prohibere ("to hold back, restrain, hinder, prevent")—not letting something be or happen. In its unmarked form (when occurring conjoined with verbs of tense/mood categories such as imperative, optative, or imperfect), it functions as a no-context verb, compatible with all of them.
The injunctive’s status as a no-context tense is evidenced by its eventual disappearance.
--------------------------
(1) Paul Kiparsky The Vedic Injunctive: Historical and Synchronic

t.

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Published on June 22, 2025 09:29

Andavo addormentato

 



Come la  mia vita andava?
Sempre è stato un inizio Dove il presente mi invitava
Che dal passato salissi
A ciò che è lì da sempreE verso cui mi aprissi.
A quello spazio con cuoreDomandavo e non trovavo.Vivevo d' unico amore.
Esser bello è un dannoVivi in unico mondoNarciso vai nell'inganno.
Un nulla che solo sognaIdiota nei sogni persoVivi nel fra ma ripugna
In quello spazio cercareDove scendere in bassoSai - se te vuoi, te, destare.


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Published on June 22, 2025 01:25

June 21, 2025

The Litthe Book of the Dead - Caterina

 


You departed along your path, Caterina, which was your own, distinct from any other path you shared with me for a while.
You left me in Pisa and went to the place that possesses eyes and listens to everything, where no harm is done.
You departed unnoticed, effacing the last fragile thread that still bound our distances together. You have gone to a longer, more extended lifetime.
I remember your dreamy eyes. And now, when I see them emerge from Nothing, I know I will imagine the young girl you were in far-off Florence in 1950.
I imagine your dreams, I imagine your body pulsating with young blood, seeking a space in this world.
Did you fulfil all your dreams, Caterina?
Have you become what you desired on this earth, Caterina?
I remember a sunny day in Pisa, a light breeze hitting our faces, you taking my arm as we left the hotel, walking down the lungarno.
It felt like a new beginning. It always feels like a new beginning. We are constantly abided by a beginning.



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Published on June 21, 2025 05:47

June 18, 2025

Eres tú

 



De arriba o de abajo
De antes y después
De dentro u afuera
Tú creces en esto
Brotas, subes y bajas
¿Eres solo un recuerdo - tú?
¿O eres más? ¿Vera
Vives? ¿Hecha de sangre
Vives en mí? Mi dolor
Hoy y mañana y siempre
Tú - crucificado amor.
(a C.U.)


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Published on June 18, 2025 22:04

June 16, 2025

Il respiro del cielo

 



Pregare è importante
Apre nel cielo un respiro
E vien da quell'affanno
Farsi dentro di spazi
Che prima non erano
E muta lo sguardo
Alle cose miri diversoNon più come primaE sei e non sei - nel fraStai - in alto e in bassoRespira in te ampioneutro si dà - a te avantiS'allarga l' orizzonte Dell'uomo che curvo Al mondo è dannatoE sente ora quel respiroChiaro crescer beato.
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Published on June 16, 2025 11:57

June 15, 2025

My world before and after the so-called Pandemic

 



Prior to the so-called pandemic, the world was different. I was different. One of my greatest moments of pleasure was visiting unknown cities, lost in the unknown, following an unknown flux of life surrounded by unknown streets and people. I felt invisible. No one knew me, and I knew no one. That gave me a strong sense of pleasure. The pleasure of doing things you usually avoid in places where everyday life, routine, and the fear of showing yourself in a way people are not accustomed to expecting from you.
I am not sure what I was looking for in doing this. I remember I felt pushed to search for the essence of that world, as I could physically taste that essence. I was looking for an aura of mystery which could rescue me from my nothingness (I called it nothingness, but now I should call it stupidity—because now I realize what an idiot I was).
I hoped for goodness from the world, I hoped for a magic of life, I hoped for an encounter which would be my Saviour, the Saviour of my inept life (I was an idiot, as I said above).
I was naive and shy, surely. And maybe these were my only best qualities.
The so-called pandemic was a watershed.
After the so-called pandemic, it was clear to me I had lived in a bubble of illusion. The bubble during the pandemic broke up, and I could see the truth, which was: in the world there is no goodness or magic. The world is ruled by evil, and everything you see is a crafted illusion, is what you’re shown to be taken as truth, appearance.
Before the pandemic, I had no idea what Sturgeon’s law was. After the pandemic, it was evident that Sturgeon’s law was even too optimistic.
Before the pandemic, I was a regular client of bookstores and spent a lot of money on books; after, I lost any interest in books because of Sturgeon’s law and because I was finally aware that everything published must follow the guidelines of being stupid and absolutely compliant with mainstream requirements.
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Published on June 15, 2025 13:09