Rachele Riccetto's Blog, page 11
August 24, 2024
LOLLY WILLOWES o L’AMOROSO CACCIATORE – SYLVIA TOWNSEND WARNER

Voto: 8/10
Edito: Adelphi
All’inizio del secolo scorso, una donna di nome Laura Willowes, alla morte del padre, deve trasferirsi a Londra per andare a vivere con il fratello e la moglie.
Non essendo sposata, Laura non può restare nella casa in cui è cresciuta, e si ritrova così a dover passare dalla “protezione” di un uomo della sua famiglia all’altro.
Le cose all’inizio sembrano andare abbastanza bene, la vita a Londra offre più svaghi di quella di campagna e Laura si trasforma nella “zia Lolly”, amata dai nipoti e dal temperamento prevedibile.
Almeno fino a quando, una ventina d’anni dopo, Lolly non decide, un po’ per caso e un po’ per un destino ineluttabile, di lasciare la città e trasferirsi nel piccolo paesino di Great Mop, dopo vivere da sola grazie alla sua piccola rendita.
Lasciando sbalorditi tutti i parenti, Laura riprende in mano la propria vita, si scrolla di dosso il titolo di “zia Lolly” e porta a termine il destino che l’attendeva da sempre: diventare una strega al servizio di Satana.
Ma che storia fuori dal comune!
Diviso abbastanza nettamente in due parti, il romanzo ci mostra due facce completamente diverse fra loro: la prima metà è molto classica e leggera, sebbene scritta con uno stile arguto e molto ironico; la seconda metà, invece, dal momento in cui Laura decide di trasferirsi a Great Mop, prende una piega imprevista e, non direi proprio che “precipita” ma, piuttosto, si getta a capofitto verso un finale inaspettato.
Laura è una strega, partecipa ai Sabba, parla con il Demonio, ed è pronta a decidere della propria vita.
Una donna benestante senza marito, nel ‘900, non era vista proprio di buon occhio…diciamo, quasi come una strega.
E così Laura, dopo essere passata dalla custodia del padre a quella del fratello (per colpa del quale perde anche una buona parte del proprio patrimonio), decide di emanciparsi, di autodefinirsi, di trovarsi e mostrarsi.
Il modo in cui viene presentata la stregoneria è davvero semplice e diretto: semplicemente, c’è.
Laura si getta a braccia aperte in questa situazione, accetta subito la realtà che si trova davanti, è pronta a vivere nel modo che, da sempre, le era destinato.
Appena accennata, eppure di forte impatto, la stregoneria cambierà il suo modo di vedere le cose e, al tempo stesso, le permetterà di comprendere ciò che per tutta la sua vita si era mosso appena sotto la superficie della sua pelle e che ora è pronto ad uscire e a rivendicare la vita nella sua interezza.
Lolly, una donna schiacciata dai piccoli aspetti di una vita che non ha scelto, decide di esplodere e riprendersi tutto ciò che le spetta.
Non più “zia Lolly”, non più ospite nella casa del fratello, non deve più ascoltare il modo in cui Titus descrive la natura, perché ora è Laura stessa a vivere nel mondo, ad osservarne i boschi e le colline, a dormire tutta la notte, per la prima volta, libera e felice, ai piedi di un albero.
Senza il peso delle norme sociali ad indicare cosa è giusto e cosa non lo è, cosa è appropriato e cosa è scandaloso, Laura può volere “di più” dalla vita.
Il fatto che Laura riesca a trovare la propria libertà, la propria indipendenza, soltanto stringendo un patto con il demonio (“Non è volontà di nuocere, né cattiveria – bè, forse cattiveria sì. la cattiveria è una cosa che piace a molte donne”), dopo aver passato anni in silenzio, accettando ciò che veniva scelto per lei, sottomettendosi e rinunciando ai piccoli piaceri, è un’immagine molto forte e molto arguta.
Se una donna decidesse di vivere per sé, di scegliere per sé, di sedersi su un prato e non preoccuparsi di tutto ciò che la circonda, sarebbe davvero il simbolo di qualcosa di terribili, diabolico, demoniaco?
Lo stile di Warner è articolato e molto intelligente; suddividendo il libro in macro-capitoli (3) e permettendoci di osservare nel dettaglio la mente della nostra protagonista, la storia si sviluppa come un vortice di avvenimenti e pensieri, di suoni e colori ed emozioni, saltando da un punto all’altro come uno sguardo che vaga cercando di cogliere tutti i dettagli e tutti i significati più nascosti.
Con un tono tagliente ed ironico, sensibile e comprensivo, avvolgente ed estremamente coinvolgente, Warner ci trascina in un viaggio verso il nostro io più vero, che forse è rimasto nascosto per troppo tempo.
Una lettura potente, carica di un potere ancestrale, di una forza di ribellione che non può essere trattenuta, di una voglia di vivere che ha bisogno di espandersi e respirare a pieni polmoni.
Abbandonate le spoglie di una donna oppressa, una strega è pronta a nascere.
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August 19, 2024
IL NUOVO ROMANZO DI GRETA CERRETTI
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi questo nuovo romanzo, edito Argentodorato, che mi è stato gentilmente inviato dall’autrice, pubblicato nell’aprile del 2024.

Nel maggio del 1990 un solo tratto di penna guarisce contemporaneamente milioni di persone nel mondo: l’omosessualità viene eliminata dal manuale diagnostico delle malattie mentali.
Riccardo ha sedici anni e quando questo accade si trova nelle mani di uno psicologo senza scrupoli, il quale per i propri fini personali lo convincerà che la sua passione per il compagno Fabio è un grave disturbo dal quale deve guarirlo.

BIO: Greta Cerretti, classe 1975, Psicologa e Psicoterapeuta. Ha conseguito il master in Addictive Behaviours presso il Policlinico Gemelli di Roma e lavorato presso Servizi di supporto alle tossicodipendenze tra Lazio e Toscana.
I suoi interessi spaziano dai viaggi allo sport sotto l’egida di un unico, grande amore: la lettura.
Pubblicazioni: La catena, Nulla Die, 2012; Love Song, Emma Books, 2016; L’amore attraverso il piacere, Brè Edizioni, 2023; Il mio posto fra i lupi, Bertoni editore, 2024.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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August 17, 2024
IL DONO DELLA PIOGGIA – TAN TWAN ENG

Voto: 8/10
Edito: Neri Pozza
Siamo in Malesia, più precisamente a Penang, nel 1939.
Philip ha sedici anni, sua madre è morta e lui non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo.
Ha due fratelli e una sorella maggiori, nati dal matrimonio di suo padre Noel con la prima moglie, con i quali non è riuscito a stringere uno stretto rapporto.
Philip si muove ai bordi del loro nucleo famigliare, diverso per origini e cultura (gli altri sono britannici, mentre lui è di discendenza cinese da parte di madre), e più giovane di tutti.
Quando il funzionario giapponese Hayato Endo si trasferisce nella loro piccola isoletta, però, le cose inizieranno a cambiare per lui.
Insegnante di aikido, i due si uniscono come maestro e allievo, e un rapporto profondo si instaura fra loro. Mentre Endo-san gli insegna diversi aspetti della cultura giapponese e la sua lingua, Philip gli mostra le meraviglie della sua isola.
Ma la guerra è alle porte, il Giappone è sempre più vicino, e le loro vite stanno per cambiare per sempre.
Più di cinquant’anni dopo, un’anziana donna, Michiko Murakami, raggiunge la villa di Philip, con una lettera datata 1945, in cui il suo grande amore Hayato Endo le raccontava della sua vita in Malesia.
Philip si ritroverà a percorrere il suo passato e a riflettere su ciò che il destino ha avuto in serbo per lui.
Che viaggio meraviglioso.
Ammetto la mia ignoranza in questioni storico-politiche del sud-est asiatico, ma piano piano sto cercando di recuperare.
Questo libro, ambientato in uno dei momenti più oscuri della storia mondiale, ci fornisce un quadro dettagliato della situazione politica della Malesia, della Cina e del Giappone di quel periodo.
L’Europa si muove appena ai bordi della scena, principalmente vestendo i panni degli invasori britannici (e del loro esercito che abbandonò il paese in mano ai giapponesi).
Ma oltre alla parte più storica e carica di informazioni, ciò che risalta dalle pagine sono i personaggi e i loro ricchissimi mondi interiori.
Conosciamo Philip quando è ancora un adolescente senza forma e senza direzione, e lo osserviamo diventare un uomo in grado di compiere scelte difficilissime per la propria famiglia e il proprio paese.
Endo-san, con la sua compostezza giapponese, il suo rigore e il suo grande senso dell’onore, è un’altra figura assolutamente meravigliosa; un uomo combattuto fra il senso del dovere che lo lega alla propria patria e il grande amore che lo lega a Philip e a quella nuova terra che ormai è diventata come una seconda casa per lui.
Mi sono piaciuti molto anche il nonno di Philip, un uomo legato alle proprie tradizioni, ma ammorbidito dagli anni; sua zia Mei, una donna forte e risoluta, pronta a combattere fino alla fine; suo padre Noel, che ha a cuore il bene della propria famiglia e della nazione di cui sente ormai di far parte; e il suo amico Kon, un ragazzo coraggioso e dallo spirito battagliero e patriottico.
Il rapporto tra Endo-san e Philip non è il semplice rapporto che unisce maestro e allievo, ma una connessione profonda che unisce i due attraverso il tempo; il loro destino è sempre stato quello di rincontrarsi negli anni, nelle varie vite, nelle diverse reincarnazioni, e continuare la loro perenna danza di amore e guerra, di dolcezza e sofferenza.
Proprio da questo rapporto Tan ci parla della concezione orientale di destino, di imprescindibilità, dell’importanza delle scelte personali e dell’inevitabilità di alcune strade.
C’è un Dio a guidare il nostro percorso?
Siamo responsabili delle nostre scelte?
Siamo noi a dare una forma alla nostra vita, o possiamo semplicemente lasciare che le cose accadano come devono?
La natura è una parte importantissima del romanzo, così come della cultura del sud-est asiatico in generale.
Le stagioni dei monsoni, le piogge torrenziali e il caldo torrido, la natura rigogliosa che può essere protezione o ostacolo, la bellezza della natura selvaggia e l’odore salmastro del mare, le cui onde imperturbabili si infrangono contro la costa.
Attraverso ogni pagina è possibile sentire l’intenso odore dei fiori che sbocciano, degli alberi che germogliano, della pioggia che affonda nella terra ancora umida e degli spruzzi delle onde portati dal vento.
Tan ci mostra con sguardo amorevole una terra in cui la vita può essere ardua, ma anche dolce come un fiore che rinasce sempre uguale a sé stesso e sempre diverso.
Il romanzo è diviso nettamente in due parti: da una parte possiamo osservare la crescita di Philip, il suo diventare uomo e trovare un posto nel proprio paese; e dall’altra ci troviamo di fronte alle atrocità della guerra, alla violenza perpetrata dai giapponesi ai danni della Malesia, alla distruzione che non ha risparmiato niente e nessuno.
Tan mescola alla perfezione le due parti, saltando avanti e indietro nel tempo, mostrando vari aspetti della vita in quel periodo, ma sottolineando sempre le asperità affrontate dal suo paese.
Il fatto che questo sia stato il suo romanzo d’esordio è qualcosa di meraviglioso, e non vedo l’ora di recuperare gli altri titoli dell’autore.
Un viaggio intenso e poetico, crudo e dolce, fra filosofia e politica, storia e una natura in grado di abbracciare completamente il lettore.
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August 13, 2024
L’AMORE È QUANDO NON SUCCEDE NIENTE – MATTIA GARGIULO

Edito: Edizioni Open
Un enorme ringraziamento a Mattia per avermi inviato una copia del suo libro!
Una raccolta di quindici racconti che variano dal breve al brevissimo, che narrano storie comuni o episodi più assurdi di vita, che non tentano di spiegare l’amore, ma di ritrarlo così come viene.
Dalla coppia che, riuscendo a restare insieme per più di quindici giorni stabilisce un nuovo record mondiale ad un uomo che non riesce a godersi il suo nuovo aspirapolvere senza filo, dalle fantasie recondite di un marito ad una coppia che deve ridimensionare i grandi sogni per il talento sportivo del figlio, dalla confusione creata dal primo incontro con il padre della propria fidanzata a una coppia che ritrova un attimo di complicità rubando due caffè al bar, la vita si espande dalle righe di queste brevi storie e si mostra nei suoi aspetti più ironici e complessi, surreali e banali, quando succede qualcosa di grande e quando non succede niente.
Con uno stile conciso e secco, Gargiulo osserva l’amore in tutte le sue possibili sfumature, anche quelle che non ci aspetteremmo.
Si può diventare padri prendendosi cura di una gatta e si può arrivare alla fine di una storia senza più parole da dire, con una birra e uno sguardo che sa già tutto.
Una lettura scorrevole e piacevole, soprattutto per chi, come me, ha grandi difficoltà a concentrarsi con questi caldi micidiali: e allora cosa c’è di meglio di un piccolo racconto che racchiude qualcosa di enorme fra poche righe e qualche dialogo a tratti profondo e a tratti paradossale?
L’amore è quando lottiamo per qualcosa e quando gettiamo la spugna, quando ci accontentiamo pensando “basta che funzioni” e quando stringiamo i denti.
Ogni interpretazione potrebbe essere quella giusta, ogni parola quella sbagliata, ogni sguardo potrebbe nascondere il sentimento più profondo.
Con un occhio che cerca le verità intrappolate nelle parole più comuni o nei dialoghi surreali, con uno stile molto semplice e diretto, Gargiulo ci ricorda l’importanza delle piccole cose.
L’amore, forse, come la vita, è quando non succede niente, ma ci sono sempre insegnamenti nascosti in un silenzio, in un’occhiata, in una parola.
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L’amore è quando non succede niente
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August 10, 2024
LA PRIGIONE – GEORGES SIMENON

Voto: 7/10
Edito: Adelphi
Alain, trentaduenne direttore di un giornale dalla tiratura di un milione di copie, sta tornando nel suo appartamento di Parigi, dove sua moglie lo starà aspettando per andare a cena in un ristorante con il solito gruppo di conoscenti.
Quando raggiunge l’ingresso del palazzo, però, ad attenderlo trova un giovane ispettore, che gli comunica una notizia inaspettata: sua moglie è stata arrestata per l’omicidio della sorella minore.
Dato che per sette anni Alain ha intrattenuto una relazione segreta (superficiale ma costante) con la cognata, all’inizio tutti gli occhi si punteranno su di lui, e sul possibile dramma della gelosia.
Ma Alain respinge l’ipotesi, e si chiede cosa possa aver spinto Micetta a compiere un atto simile, e come possa la sua vita averlo condotto fino a quel punto.
Un Simenon molto classico, ma con i toni più moderni del solito.
Dalle prime pagine scopriamo che cos’è successo, e per tutto il resto del libro cerchiamo di capire il perché.
La prigione del titolo, nonostante ci sia stato un omicidio ed un arresto, non si riferisce a quella vera e propria in cui viene rinchiusa la colpevole; anzi, Jaqueline, nota come Micetta, ci viene mostrata pochissimo in tutto il romanzo, così come la vittima, perché tutta l’attenzione è concentrata su Alain.
La prigione, in questo caso, è il matrimonio dei due, e la vita stessa che l’uomo si era costruito intorno.
Alain è giovane, ricco, conosciuto in tutta Parigi, amante del whiskey e delle donne, ama circondarsi di persone, ed ha paura a rimanere da solo.
Questa paura lo ha portato a sposare Micetta, una giornalista remissiva e sempre al suo fianco, “alla destra del suo gomito”, con cui ha avuto un figlio che vedono pochissimo e che cresce nella grande villa in campagna che hanno comprato e ristrutturato, perché è ciò che ci si sarebbe aspettato da una coppia come la loro.
La loro è una vita incentrata sul lavoro e sulla mondanità, vivono vite parallele, sempre vicini, ma non sembrano incontrarsi mai.
E come sempre Simenon eccelle nel descrivere la solitudine di un uomo che si guarda alle spalle e non si riconosce in nessun aspetto della sua vita.
Alain è un uomo superficiale, cinico, che ha fatto rapidamente carriera raccontando storie superficiali e mondane, che può ottenere tutto ciò che vuole, e vive secondo le proprie regole.
Ma quali decisioni lo hanno portato a quel momento?
Ha scelto la sua carriera soltanto per sfuggire ad un percorso già segnato e non diventare come suo padre?
Ha sposato Jaqueline soltanto perché era una ragazza senza troppe pretese e per avere sempre qualcuno al proprio fianco?
La morte della cognata non sembra sconvolgerlo troppo, così come l’arresto di sua moglie.
La sua relazione con la giovane Adrienne era terminata da un anno ormai, quindi sa che non può essere quello il motivo dell’omicidio.
E se anche venisse a sapere precisamente la ragione che ha spinto sua moglie a compiere un atto simile, che differenza farebbe nella sua vita?
Piano piano, un doppio scotch alla volta, iniziamo a conoscere Alain, ed Alain comincia a conoscere sé stesso.
Non proviamo simpatia per lui, le sue azioni e i suoi pensieri non ci permettono di immedesimarci con lui, ma c’è una sottile linea di luce che si allarga un po’ alla volta, ad illuminare quel vuoto che ha sempre sentito dentro e che ha cercato di nascondere con l’alcol e le donne, che ci affascina e ci tiene col fiato sospeso.
Fiato sospeso che, purtroppo, non raggiunge le ultime pagine: non solo la “grande rivelazione” del movente dell’omicidio è completamente senza forza e senza senso, ma anche il finale è parecchio scontato e lascia l’amaro in bocca.
Un inizio davvero interessante, che purtroppo si stempera nella disperazione del protagonista e nelle sue prevedibili scelte.
Un buon Simenon, come sempre, ma non eccezionale.
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August 6, 2024
L’ETÀ FRAGILE – DONATELLA DI PIETRANTONIO

Voto: 6/10
Edito: Einaudi
Quando Amanda torna a casa, in Abruzzo, lasciandosi Milano alle spalle, sua madre Lucia si ritrova ad affrontare improvvisamente il silenzio di una figlia che quasi stenta a riconoscere.
Appena ventenne, Amanda si rinchiude in sé e nella propria camera, rimane nascosta sotto le lenzuola tutto il giorno, per sfuggire ad una vita che l’ha colpita duramente.
Una rapina, avvenuta una sera mentre tornava a casa, sembra averle tolto completamente la fiducia in sé stessa e negli altri.
Di fronte alla sofferenza della figlia, Lucia ripensa ai propri vent’anni, alla fine di quell’estate del 1992 quando, proprio lì, sul Dente del Lupo, un fatto terribile cambiò completamente la sua vita e quella delle vittime e del colpevole, e di tutte le persone che ne rimasero coinvolte.
Secondo tentativo di lettura di Di Pietrantonio, ed è andata più o meno come la prima volta.
L’età fragile a cui fa riferimento il titolo è, sì, l’inizio dell’età adulta, quando abbiamo appena lasciato l’adolescenza e non siamo ancora esseri umani “completamente formati”, ma anche qualunque momento della nostra vita, perché in quanto umani siamo sempre fragili, sempre a rischio di traumi e rotture.
Suddividendo la storia in due filoni (più sviluppato quello che riguarda il passato, e un po’ meno quello del presente), con Lucia e i dolori della vita come punti fermi, Di Pietrantonio ci parla di ereditarietà e silenzi, di ferite che non si rimarginano e forza di volontà, di accettazione e crescita.
Peccato che lo faccia in maniera piuttosto vaga, mai davvero approfondita, e sfruttando un fatto reale di cronaca nera.
Eh sì, perché se la storia dell’aggressione alle tre ragazze fosse stata frutto della mente dell’autrice, il libro avrebbe avuto un sapore molto diverso per me.
E invece, trattandosi di una versione romanzata del Delitto del Morrone del 1997, con qualche dettaglio appena modificato, l’ho trovato estremamente di cattivo gusto.
Già più volte ho dichiarato di nutrire sentimenti contrastanti per il true crime e la spettacolarizzazione di eventi terribili, ma se questi vengono usati per approfonditi ragionamenti filosofici o morali o giuridici, allora posso anche accettarlo.
Ma la strumentalizzazione di un evento tragico, inserito senza un vero scopo in un romanzo di narrativa che avrebbe potuto benissimo contenere un accadimento inventato e trasmettere lo stesso messaggio, allora no, la trovo una scelta pessima e senza tatto.
Anche i personaggi principali, Lucia e sua figlia Amanda, sono caricature non ben definite, dai bordi sfuocati, rinchiusi nei propri silenzi, che non entrano davvero in contatto né fra loro né con l’osservatore esterno.
Lucia, nonostante il suo passato traumatico e le sofferenze che ha vissuto da giovane, non solo non è in grado minimamente di aiutare sua figlia a superare ciò che le è capitato, ma non ci prova nemmeno.
Quindi quale sarebbe il messaggio?
“Se tua figlia subisce un trauma, lascia che si chiuda in sé stessa, che viva la propria depressione nascosta sotto le lenzuola, e prima o poi si sistemerà tutto quando deciderà improvvisamente di prendere parte a manifestazioni contro gli speculatori edilizi e poi di andare a vendemmiare il verdicchio sulle colline di Jesi“?
Mi sembra un ottimo insegnamento.
Lo stile di Di Pietrantonio, che preferisce tagliare e togliere, frasi brevi e scarne, ruvido e asciutto, suona bene e scivola via con facilità di fronte ai nostri occhi, ma si perde in una storia un po’ troppo insipida.
Il discorso diretto libero si mescola, tramite l’asindeto, al discorso indiretto libero, creando una lettura che procede un po’ a singhiozzo, col fiato spezzato, e a cui manca un tono più tagliente ed incisivo.
Un libro che vorrebbe dire molto, dell’umanità e della sua fragilità, dei suoi orrori e della sua intrinseca forza di rinascita, ma che vaga senza riuscire a dire niente di davvero incisivo.
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August 5, 2024
IL PRIMO ROMANZO DI ELVIO CARRIERI
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Elvio Carrieri, che ringrazio infinitamente per la copia, pubblicato da Ventanas a marzo del 2024.

Nel cortile di una scuola media della periferia barese uno studente viene massacrato di botte da un compagno e ricoverato in prognosi riservata. A distanza di pochi metri, inerme, un altro ragazzo osserva la scena. Il senso di colpa per non essere intervenuto lo tormenterà per sempre. Passano quasi vent’anni. Nel frattempo, dimenticato quel momento tragico, Plinio (la vittima) e Libero (il testimone defilato del pestaggio) sono diventati amici. Un’amicizia basata sulla protezione reciproca. Ma quando Libero, professore in un carcere, incontra Letizia, una psicologa originaria della Valle d’Itria, il rapporto con Plinio si trasforma. Sullo sfondo di una città, Bari, ormai ridotta cinicamente alla sua anima scheletrica e post-industriale, tormentata da scandali locali e da losche manovre politiche, non c’è dramma che le tre giovani figure urbane non possano esorcizzare. Non importa quanto dolore vi sia in gioco.
BIO: Elvio Carrieri (Bari, 2004) è un poeta e un musicista. I suoi testi poetici sono pubblicati per la prima volta sulle pagine baresi di “La Repubblica” quando ha quindici anni. Dal 2022 appaiono su siti letterari e giornali, tra cui “Nazione Indiana”, “Menabó”, “Limina Mundi”, “SUD”. Nel marzo 2023 è finalista al Premio Poeti Oggi e un suo testo è selezionato come poesia del mese sul sito-laboratorio “Poesia del nostro tempo”. Nel settembre 2023 vince il Concorso Amici di Nicco, intitolato alla memoria del giovanissimo poeta Niccolò Bizzarri.
Poveri a noi è il suo primo romanzo. Lo ha scritto in una sola settimana, un capitolo ogni notte (arrivava all’alba via mail allo scrittore Francesco Forlani), nell’estate del 2023 mentre sosteneva l’esame di maturità.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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August 2, 2024
LE NOTTI BIANCHE – FËDOR DOSTOEVSKIJ

Voto: 9/10
Se una notte d’inverno un sognatore…
In realtà le notti sono quattro, e ci troviamo a San Pietroburgo in primavera, quando la città si svuota dei suoi abitanti che si trasferiscono nelle loro tenute in campagna, e il nostro protagonista può vagare indisturbato per una città quasi deserta.
Dopo aver passato otto anni nella grande città, il protagonista non è ancora riuscito ad entrare davvero in contatto con le altre persone che popolano San Pietroburgo, si è chiuso sempre di più in sé stesso, limitandosi ad osservare tutte le persone che incontra, stringendo rapporti immaginari fatti di sguardi rubati e sogni, ed imparando a conoscere la città grazie ai suoi palazzi e i piccoli vari dettagli architettonici.
Un uomo solo e solitario che si aggira per una città vuota e incappa in una ragazza che, ferma al lato della strada, piange convulsamente.
Il primo incontro con Nasten’ka colpisce nel profondo il protagonista, e i due giovani si incontreranno per altre tre notti, durante le quali la ragazza gli racconterà la sua storia, il suo cuore spezzato, con il suo passato che allunga le dita e la tiene stretta.
Quattro notti e un mattino per imparare a conoscersi, innamorarsi, e perdersi.
Quattro notti per un sentimento più grande di tutta la vita non vissuta fino a quel momento.
In meno di cento pagine, Dostoevskij ha creato qualcosa di grandioso: una figura solitaria spicca al centro di una scena vuota, seduto su una panchina il giovane protagonista osserva la vita passare, per qualche minuto una ragazza si siede al suo fianco e gli stringe la mano, quindi si alza e se ne va, lasciando il protagonista nuovamente solo, ma con il cuore colmo di beatitudine e riconoscenza.
La solitudine avvolge il protagonista come una corazza, non conosce la vita vera ma soltanto quella che crea con la propria immaginazione, dimenticandosi quasi del mondo reale.
L’incontro con Nasten’ka, però, cambierà per sempre la sua vita.
Lei, così giovane e così piena di vita, d’amore e di sogni, riuscirà a toccarlo nel profondo.
Una storia piena di pathos, che risplende vivida e luminosa fra le strade buie di San Pietroburgo, che risuona attualissima: chi non si è mai sentito completamente isolato da tutto e da tutti, incapace di superare una barriera invisibile, un muro invalicabile che sembra separarci del tutto dal mondo che ci circonda?
Il finale può sembrare amaro per il protagonista, come un sogno che si trasforma improvvisamente in un incubo, un inganno che brucia nell’animo.
Ma il giovane sognatore ha imparato una lezione importante, ha potuto toccare con mano, per la prima volta, un sentimento reale, ha potuto confrontare sogno e realtà, ed ha imparato qualcosa di enorme: “Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! Ed è forse poco seppure nell’intera vita di un uomo?…”
C’è una forza dirompente nascosta in ogni frase, in ogni pensiero, in ogni sentimento; con una scrittura luminosa e vivida, Dostoevskij illumina a giorno le notti russe del protagonista, che siano costellate di vita immaginata o reale, che rifletta sulla vita passata nascosto in un angolo o che decide di fare un passo avanti e stringere con forza la mano di Nasten’ka, con un sentimento così immenso che non richiede nulla in cambio, che non pretende, che non si aspetta nulla, che vuole solo essere amore e conforto, compagnia, una luce contro il buio della vita solitaria.
L’alienazione del protagonista è palpabile dalle prime righe, è proprio ciò che tanto ci attira a lui, a questo giovane che non riesce a trovare il proprio posto nel mondo, ma ne resta in disparte, ad osservare la vita che scorre, ad immaginare qualcosa che non esiste.
Alla stessa maniera, Nasten’ka si sente perduta dopo un anno lontana dal suo innamorato, ed è proprio questo vuoto che porterà i due giovani ad avvicinarsi fra loro.
Con uno stile delicate e chiaro, Dostoevskij unisce due anime tormentate, in cerca di qualcosa.
Un libro piccolo e immenso, che contiene una vita intera di sogni e illusioni, di speranze e solitudine, di anni passati in silenzio e attimi vissuti a voce alta, di giorni che scorrono portandosi via una vita che non tornerà più, della malinconia delle occasioni perdute e della gioia dei tentativi più vividi.
Non esistono davvero parole per descrivere le opere di Dostoevskij, quindi questa non è una recensione, ma più una lettera d’amore. Fëdor, senza eguali.
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July 31, 2024
VOLEVO DIVENTARE GRANDE SUBITO – MARIO SCHIANI

Edito: Docu
Un sentito ringraziamento a Docu (e ad Alessandro) per avermi inviato una copia di questo libro!
Ibu ha nove anni, vive con i genitori e la sorellina Fatu, non ama andare a scuola e sogna di diventare un musicista.
È il 2006, siamo a Conakry, la capitale della Guinea, e, in una mattina di proteste politiche, la sua vita cambia completamente.
Dopo aver perso entrambi i genitori negli scontri violenti, per Ibu ha inizio la sua personale odissea: da un centro di raccolta della Croce Rossa a casa della zia, dalla quale fugge lasciandosi alle spalle anche la piccola Fatu (con la promessa, però, di tornare a prenderla); dalle miniere d’oro di Siguiri al Mali, dal Niger alla Libia, in una sequenza infinita di giornate votate alla sopravvivenza, alla lotta, alla speranza.
Ibu si ritrova a compiere qualunque lavoro pur di racimolare qualche soldo, attraversa il Sahara e viene venduto come schiavo, puntando sempre verso un futuro migliore.
E alla fine, dopo l’ultima traversata, nel 2016, del Mediterraneo, su quei flutti che ricordano una melodia, riesce a trovare la salvezza.
Una storia vera e terribile, questa raccontata da Mario Schiani, che ha ricostruito il viaggio incredibile e terrificante del giovane Ibrahima.
Questo libro ha soltanto un difetto, unico ed enorme: avrebbe dovuto essere un tomo di 500 pagine, e le avrei lette tutte in un unico sorso.
Schiani è un bravo giornalista e, come tutti i bravi giornalisti che prestano il proprio talento ai romanzi, ha scritto un’opera interessante, intrigante, scorrevole, che colpisce il lettore, lo tocca nel profondo, lo fa emozionare e lo fa riflettere su tante cose.
Ricostruendo la vita di Ibu, e intermezzando le sue (dis)avventure con i suoi pensieri e desideri, sogni e speranze, ha creato un libro molto intenso, che riesce anche ad istruirci sulle situazioni socio-politiche di molti stati africani: dalle guerre intestine fra bande armate al traffico di droga, dalla tratta degli schiavi ai fenomeni migratori.
La storia di Ibu sembra quasi qualcosa di incredibile, qualcosa che ci piacerebbe definire “impossibile”, e invece è una delle decine di migliaia e centinaia di migliaia di storie simili, ed è una delle poche dal lieto fine.
Una realtà che, purtroppo, si mostra tutti i giorni sotto i nostri occhi, tanto da diventare quasi “la normalità”, un’altra storia in un oceano di vite in fuga.
Ma quella di Ibu è una storia con un grande insegnamento: non bisogna mai arrendersi, bisogna prendersi le proprie responsabilità e affrontare la vita di petto, continuare a lottare, a camminare, ad andare avanti. Sempre.
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Volevo diventare grande subito
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– / 5Grazie per aver votato!document.cookie.match(/(^| )post_vote_1873=av_\d+(;|$)/)&&document.getElementById("av-rating-box-1873").classList.add("av-review-submitted")L'articolo VOLEVO DIVENTARE GRANDE SUBITO – MARIO SCHIANI proviene da Lego, Legimus.
July 29, 2024
IL PRIMO LIBRO DI ANDREA BINDI
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo libro di Andrea Bindi, che ringrazio infinitamente per l’opportunità di parlare della sua opera, una raccolta di poesie pubblicata a luglio del 2024.

Andrea Bindi, classe 1983. Vigile del fuoco da oltre dieci anni. Ha vinto numerosi concorsi e premi letterari, per narrativa e poesia. In questo suo primo libro i linguaggi si fondono, dando vita ad un nuovo tipo di poesia.
In questo primo libro di Andrea Bindi i linguaggi si fondono, dando vita ad un nuovo tipo di poesia.
Una forma di poesia “paratattica” come è stata definita da qualcuno, una meta-narrativa che ha come oggetto la vita di ogni giorno. Il mondo del soccorso che l’autore conosce benissimo.
Il disagio sociale e l’abbandono.
Fino ad arrivare agli omaggi alla musica rock di Grignani o Bruce Springsteen e ai personaggi unici di una provincia italiana che non c’è più.
Un linguaggio nuovo, che riempie un vuoto, facile da comprendere e impossibile da dimenticare.
Edita Edizioni Helicon, con la copertina realizzata dalla pittrice Sarah Ledda e l’introduzione a cura di Simona Viciani, traduttrice ufficiale di Charles Bukowski, “Inquieto vivere” è il titolo dell’opera dedicata al collega Dario Perilli e a tutti i vigili del fuoco che hanno perso la vita.
Presto inizieranno le presentazioni e ci sarà il lancio nazionale, dal 9 agosto a campi di Norcia, e poi una serie di tappe in giro per l’Italia per tutto l’autunno.
Le mie più sentite congratulazioni ad Andrea per questo bellissimo traguardo, e un in bocca al lupo per il futuro!
“La poesia è come le barzellette. Se la devi spiegare non fa più ridere.” (Andrea Bindi)
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