Rachele Riccetto's Blog, page 9

September 28, 2024

SOCIOPATICI IN CERCA D’AFFETTO – MICHELE MELLARA

Edito: Bollati Boringhieri

Ringrazio infinitamente Michele per avermi inviato una copia del suo libro!

Una raccolta di racconti, o meglio di ritratti, davvero particolare, questa di Mellara.

Suddividendo la sua opera in quattro macro-categorie, ci spinge ad osservare la realtà attraverso una molteplicità di punti di vista diversi: in “Coloro che amano” seguiamo le avventure e le disavventure di personaggi dediti all’amore e all’innamoramento, che bruciano di passione per qualcuno (o qualcosa), che risplendono nella loro unicità e finiscono, a volte, per precipitare nei propri desideri;
in “Tra le orecchie” possiamo ascoltare il monologo interiore di un ossessivo compulsivo, di un sociopatico in cerca di affetto e di un po’ di serenità, e anche di una donna, perché no (che non guasterebbe), che si sviluppa come un dialogo con qualcuno che non riusciamo a vedere, ma di cui possiamo percepire l’ingombrante presenza;
in “Ritratti in bilico”, una galleria di voci e volti e sguardi sfila di fronte ai nostri occhi, accomunati fra di loro dalle loro personalissime peculiarità, come l’uomo che ama commentare ad alta voce gli articoli di giornale, o il tifoso di calcio e il karateka a confronto, l’aspirante scrittore e l’editore in crisi, e tanti altri piccoli ritratti dai colori vividi e particolari;
e infine, l’ultimo gruppo, forse il mio preferito, “Paesaggi sghembi”, dove sono le voci di oggetti inanimati ed animali ad accompagnarci in strani viaggi immobili, dove aspettiamo la pioggia con i rami protesi o che scenda la notte per poterci illuminare, mentre il mondo umano ci sfila di fianco, quasi senza importanza.

Una raccolta davvero particolare, di racconti brevi e brevissimi, che sembrano essere completamente scollegati fra loro, e invece ogni tanto, nascosto fra due righe o dietro una virgola, un piccolo dettaglio riunisce due storie all’apparenza separate.

Come una collana di perle estremamente luminose e lucide, chiare e brillanti, Mellara ci racconta una serie di vite comuni e particolarissime, ognuna con una voce propria che spicca e si separa dalle altre.

La maggior parte dei racconti sono accomunati dal tono ironico della voce narrante, ma ci sono anche dolcezza e dolore, amarezza e amore.

Mellara è documentarista, regista e sceneggiatore, e questo si percepisce con forza dalla sua prima opera narrativa, un po’ per questo occhio attento ai dettagli di ogni piccola storia raccontata, un po’ per il modo in cui ogni racconto sembra quasi un siparietto, una piccola scena a forte impatto visivo, che vediamo scorrere con chiarezza dietro le palpebre mentre le parole scorrono sulla pagina.

Una buona raccolta, che si fa notare per la sua originalità, e che riesce a conquistare il lettore.

Se non siete ancora sicuri che possa fare per voi, trovate una copia e leggete il primo e brevissimo racconto (“Amava nascondersi”): lasciatevi conquistare dalla sua genialità!

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

Sociopatici in cerca d’affetto

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Published on September 28, 2024 01:31

September 24, 2024

HO IL DIRITTO DI DISTRUGGERMI – KIM YOUNG-HA

Voto: 7/10

Edito: Metropoli d’Asia

Questa è la breve storia di due fratelli, C e K, di due donne legate a loro, Giuditta (Seyŏn) e Mimi, e di come le loro vite si sono intrecciate con quella del narratore.
Un uomo senza volto e senza nome, che si aggira per il mondo in cerca di clienti per il suo particolare lavoro: aiutare le persone ad uccidersi.
La voce narrante appartiene ad un uomo che si muove nell’ombra, che studia il mondo che lo circonda e le persone che incontra, finché non trova negli altri qualcosa di particolare, una pulsione, un desiderio, una spinta (seppur nascosta) all’autodistruzione, che lui può incanalare e far emergere fino a raggiungere il risultato finale.

Un breve romanzo davvero molto particolare, questo di Kim Young-Ha, pubblicato ad appena 27 anni come opera prima.

Descritto spesso come “estremamente grafico, sconvolgente, spiacevole e pornografico”, si è rivelato un libro molto più tenue del previsto.
Basandomi su altri libri di altri autori coreani, giapponesi, cinesi e thailandesi che ho letto nel passato, direi che gli aspetti più “grafici” sono molto comuni nella letteratura orientale, quindi non capisco davvero perché questo libro possa aver sconvolto tanti lettori.
Sì, certo, ci sono alcune immagini più crude o intense del normale, ma niente di eccezionale, davvero.

La parte che più colpisce del romanzo, onestamente, (oltre al titolo) è il filo dei pensieri del narratore.

Definito “killer” (termine non prettamente corretto, secondo me), il narratore è una figura davvero interessante, un uomo che vuole racchiudere in un libro tutte le storie dei suoi clienti, per far conoscere al mondo la propria opera.
Un uomo che spesso osserva le donne che gli stanno intorno in maniera superficiale, quasi come degli oggetti sessuali, e al tempo stesso riesce a scavare dentro di loro ed a far emergere quel particolare bisogno nascosto, quella brama inconscia e dormiente, che si cela in fondo all’anima di alcune persone, quel desiderio morboso imprigionato che necessita di essere rilasciato.

Il narratore, riflettendo sui clienti passati e quelli futuri, si ritrova spesso a riflettere sull’arte e le sue espressioni, in una serie di pensieri a tratti pretenziosi, che però riescono a trasmettere bene al lettore l’immagine di questo personaggio così particolare, così accattivante.

Lo stile dell’autore è abbastanza scorrevole, con la bellezza di alcune frasi che risalta con forza fra le pagine più crude, ma i dialoghi sono perlopiù macchinosi e poco realistici, fini a sé stessi per la divulgazione di ideali artistici e filosofici.

Sesso e morte sono strettamente connessi, in una maniera che risulta quasi scontata, togliendo molta forza al testo.

Anche i personaggi sono fermi, non si sviluppano, ognuno ha le proprie idee che ci vengono mostrate in maniera piatta, come un quadro, e nessuno ha la possibilità di crescere.

In generale è stata una lettura interessante, principalmente per l’idea di base davvero intrigante e il suo potenziale, che però non è stato sviluppato al massimo.

Sicuramente è stato un buon inizio per l’autore, e cercherò di recuperare altre sue opere.

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Ho il diritto di distruggermi

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Published on September 24, 2024 02:08

September 23, 2024

IL PRIMO ROMANZO DI MICHELE GRECO

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Michele Greco, che ringrazio enormemente per la copia, pubblicato da Scalpendi editore a novembre del 2022 e proposto al Premio Strega 2023.

Il volume raccoglie la testimonianza vivida dei giorni e delle emozioni vissute dall’autore durante la lunga degenza del figlio in ospedale e la contestuale malattia del padre.
Scritto in prima persona, mette in luce come ogni legame porti con sé dei rischi e che amare significhi anche confrontarsi con una possibile perdita.
Matteo, il secondogenito di Michele, a pochi giorni dalla nascita, è colpito da un’emorragia cerebrale e viene ricoverato d’urgenza.
In quei giorni Michele si trova a condividere con la moglie una riflessione sul tempo e le cure da dedicare a Matteo, e sull’accudimento di Giovanni, il figlio maggiore di sette anni.
Ma c’è anche altro da gestire: l’angoscia per un’ipotetica disabilità futura che potrebbe scaturire dalla malattia e l’aggravarsi delle condizioni del padre.

BIO: Michele Greco (Palermo 1968), dopo la laurea in Economia, si trasferisce a Roma, dove lavora presso un’istituzione pubblica.

“In buone mani” è il suo primo romanzo.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on September 23, 2024 01:43

September 21, 2024

UN PIEDE IN PARADISO – RON RASH

Voto: 8/10

Edito: La Nuova Frontiera

Carolina del Sud, anni’50.
Holland Winchester è scomparso, e lo sceriffo Alexander si mette sulle sue tracce.
La signora Winchester è sicura che suo figlio non se ne sia andato di sua volontà, ma che qualcuno lo abbia ucciso. E punta il dito dritto contro i suoi vicini di casa, Billy e Amy Holcombe.
Quella mattina, degli spari hanno risuonato dalla fattoria Holcombe, e qualcosa di sinistro sembra aleggiare nell’aria.
Non è soltanto l’insistenza della Carolina Power, che vuole acquistare tutti i terreni della contea per trasformare quella zona in un lago, ma qualcosa di più oscuro.

Raccontata attraverso le voci di cinque protagonisti (lo sceriffo, Billy, Amy, il loro figlio Isaac, il vicesceriffo), la storia ricopre un periodo lungo quasi un ventennio, concentrandosi però in quel mese d’agosto in cui cambiò tutto.
Lo sceriffo Alexander percepisce sin da subito che c’è qualcosa che non va, con i segugi che seguono le tracce di Holland fino alla fattoria degli Holcombe prima di perdere improvvisamente la pista e Billy che giustifica i colpi di fucile con il fatto di aver dovuto abbattere il proprio cavallo.
Amy è incinta, e tutti sanno in paese che il figlio non può essere di Billy, e così un possibile movente si fa strada nella mente dello sceriffo (incalzato anche dalla signora Winchester).
Ma Billy e Amy negano tutto, non ci sono testimoni né un cadavere, e la storia sembra disperdersi come un filo di fumo nel cielo terso del mattino.
Il mistero sembra destino a rimanere tale, finché a prendere la parola sono proprio gli Holcombe, che fanno luce sugli eventi di quel giorno (e dei mesi precedenti).

Una storia ricca, piena di quei sentimenti tipicamente americani (dio, patria, famiglia) che tanto mi fanno storcere il naso, ma qui carichi di un’umanità più dolce e amara, più malinconica e antica.

In una terra strappata ai nativi, e che presto verrà strappata ai colonizzatori per essere completamente e letteralmente sommersa dalla natura (in questo caso un lago artificiale), tanti segreti vengono taciuti ma mai dimenticati.

C’è la vecchia vedova Glendower, che vive da sola in una casa in mezzo al bosco, e viene da tutti additata come una strega; ci sono malattie che sembrano manifestarsi come estremi sintomi di colpa e dolore; ci sono il tipico desiderio americano di possedere una fattoria e un fucile e l’inarrestabile avanzamento capitalistico delle grandi imprese; ci sono famiglie che rischiano di cadere a pezzi per la mancanza di un figlio e l’amore per la terra in cui si è cresciuti.

Una storia molto oscura raccontata con una voce molto chiara, che ci permette quasi di osservare le vicende che scorrono di fronte ai nostri occhi come in un film dai toni freddi e penetranti.

Una storia di amore e determinazione, di strenua rivendicazione e scelte difficili.

Rash riesce ad esprimersi con una forza e una precisione incredibili, muovendosi con destrezza fra gli aspetti più fisici e più sentimentali di un racconto.

Con una penna potente e in grado di fornire una voce propria ad ogni personaggio, ci attira in una terra antica e ricca di dolore, e lascia che le acque ci sommergano del tutto.

Ps. bellissima l’immagine della casa sommersa dal lago, ancora completamente visibile sul fondale, come un passato rimosso ma mai dimenticato.

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Un piede in paradiso

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Published on September 21, 2024 01:25

September 17, 2024

TRISTE TIGRE – NEIGE SINNO

Voto: 8/10

Edito: Neri Pozza

Neige Sinno ha quarantasei anni quando il suo memoir viene pubblicato.
Un libro piccolo, che supera appena le 220 pagine, ma che contiene qualcosa di enorme, e terribile.
Dall’età di sette anni (circa), per sette o otto anni (circa), Sinno ha subito abusi da parte del suo patrigno.
Un uomo che ha vent’anni più di lei, e che avrebbe dovuto proteggerla, si è trasformato nel suo stupratore e torturatore.

Sinno ora ha quarantasette anni, ha avuto modo di sopravvivere ed elaborare (per quanto possibile) tutto ciò che ha vissuto, ed è pronta a parlare, per cercare di capire e di spiegare ciò che ha attraversato, per cercare di raggiungere qualcuno che potrebbe aver vissuto la stessa cosa, per cercare qualcosa.

Dopo anni di silenzio, Sinno ha deciso, all’età di diciannove anni, di denunciare il proprio patrigno, di trascinarlo in tribunale perché ammettesse tutto ciò che le aveva fatto e venisse allontanato dagli altri suoi figli, perché non poteva più restare in silenzio.
L’uomo ha confessato gli abusi, ha spiegato le proprie motivazioni che lo avevano spinto a compiere quegli atti, ha scontato la sua pena in carcere, e poi è tornato a piede libero.
Lui è riuscito ad andare avanti, a sposarsi di nuovo e rifarsi una famiglia, mentre Sinno (anche lei con un compagno e una figlia) è rimasta ancora, e sempre, in quegli anni terribili che hanno segnato la sua esistenza.

Quell’esperienza che le ha cambiato per sempre la vita, che l’ha trasformata in ciò che è diventata ora, che non è la parte essenziale del suo essere, ma ne è una parte fondamentale.
Dopo gli anni di abusi, gli anni di lotta, e il percorso di guarigione, Sinno cerca ancora di comprendere le motivazioni di qualcosa che non può essere giustificato o spiegato, perché sa che è sempre la voce del colpevole quella che più attrae il pubblico, è l’oscurità del male quella che più ci affascina.

E allora Sinno, con una scrittura estremamente intelligente e sensibile, cruda e analitica, distaccata (per quanto possibile) e studiata, affronta il tema sotto una miriade di punti di vista: il pensiero del colpevole e la vita della vittima, lo stupro e l’incesto nell’arte e nella società, gli studi scientifici e psicologici e linguistici, le reazioni di famigliari e amici, di compaesani e dottori; Sinno ci racconta di come una violenza simile costringa chi la subisce in una bolla di silenzio e paura, di come racchiuda le sue vittime in un paese delle tenebre da cui non c’è scampo.

Non c’è vittimismo nella sua voce, anzi; Sinno ha ripreso in mano la propria vita, ed è in grado di osservare e analizzare la propria infanzia con estrema lucidità, tentando di ragionare approfonditamente con il lettore.

Sono pagine estremamente asciutte, che ci fanno rabbrividire e soffrire e si leggono con il fiato sospeso, con un senso di vuoto nello stomaco, come se fossimo costantemente in procinto di cadere, ma non siamo mai davvero noi a toccare il fondo con uno schianto.
Sono pagine asciutte perché Sinno, che potrebbe benissimo “giocare la carta della vittima” e riempire le sue pagine di lacrime, avrebbe potuto trasformare tutto il libro in un fiume in piena, decide invece di scrivere un memoir che ha il sapore di un saggio, che studia e osserva e descrive ciò che ha vissuto senza il patetismo che le spetterebbe di diritto.

Con una scrittura molto francese (ma non troppo), molto cruda (ma non troppo), molto sofferta e carica di sentimento (ma non troppo).
Una lettura quasi “surreale”, per il modo in cui Sinno riesce ad osservare tutto ciò che ha subito e ad analizzare i mille aspetti quasi con distacco (quasi, ma non proprio).

Molto interessante il modo in cui il mondo reagisce alle accuse e al processo (i paesani che smettono di salutare lei, che ha osato infangare il nome di tutta la comunità, ma non lui, perché “a me non ha mai fatto niente”); interessante e terribile la visione dell’umanità che tende al male, quando il male viene presentato come opzione possibile; interessante e disgustoso il modo in cui si cerchi di entrare in empatia e quasi giustificare il carnefice, mentre si raggruppano le vittime in una “sottocategoria quasi dimenticata”; interessante la sua visione di donna e madre che sa cosa ha subìto, sa quanto sarebbe facile nascondersi nello stereotipo che troppo spesso viene usato in letteratura per le vittime di abusi, e combatte con tutta sé stessa per mostrarsi una persona a sé stante, non una vittima, ma una donna a cui sono state negate l’infanzia e l’innocenza ed ha vissuto degli anni terrificanti.

Un libro potentissimo, duro, che sembra assorbire tutta la luce intorno e farci precipitare in un buco nero, dal quale è difficile staccarsi ma che è praticamente impossibile leggere tutto d’un fiato.

Un libro che non è riuscito a farmi versare neanche una lacrima (a me, che piango anche con le pubblicità dello yogurt), e per questo lo ringrazio.

Un libro che non ha paura di mostrarsi, di raccontare tutta la propria verità, tutti i lati più bui e nascosti. Un libro da leggere, ma da affrontare con la giusta forza.

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Triste tigre

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Published on September 17, 2024 00:48

September 14, 2024

QUANDO IL PONTE SI SPEZZA – GRETA CERRETTI

Edito: ArgentoDorato

Un ringraziamento speciale a Greta per avermi inviato una copia del suo romanzo!

Riccardo è un adolescente in una Roma del 1990, sta imparando a conoscere sé stesso e il mondo che lo circonda.
Sua madre, Giulia, si è appena iscritta all’Università, fatto che rende ancora più tesi i loro rapporti, già difficili da quando il padre se n’è andato di casa e lei ha iniziato a ricoprirlo di attenzioni soffocanti.
Per fortuna c’è Roberta al suo fianco, la sua ragazza, il punto fermo della sua vita.
Almeno finché fra di loro non si intromette Taddei: Fabio è il tipico coatto dall’aria strafottente e i modi un po’ rozzi, che però riesce ad attirare su di sé le attenzioni di tutti.
Anche quelle di Riccardo, che improvvisamente si ritrova immerso in un sentimento che non si sarebbe aspettato.
Quando sua madre lo convince ad andare da uno psicologo, il dottor Petrini, Riccardo decide di liberarsi subito di quel peso che gli grava sul petto, allunga una mano in cerca di supporto.
Ma purtroppo è il 1990 e, sebbene l’omosessualità sia appena stata eliminata dal manuale diagnostico delle malattie mentali, Petrini ha una visione molto retrograda e chiusa, e lo convince di dover essere curato, e di essere la persona migliore per guarirlo.
Riccardo allunga la mano, non trova niente a cui aggrapparsi, e viene inghiottito dal vuoto.

Che libro potente ha scritto Cerretti.
Sebbene ancora giovane, Cerretti non è alle prime armi, ha già altri romanzi nel suo repertorio, e si sente che con il lavoro è riuscita ad affinare e raffinare la propria voce; con uno stile chiaro e solido, ci accompagna in una Roma che potrebbe essere quella di oggi, ad osservare delle vite che potrebbero svolgersi alla stessa maniera anche domani, per raccontarci di un dolore che, purtroppo, è senza tempo.

Riccardo è la voce principale del libro, e riusciamo a percepire tutta la sua confusione, la sua solitudine, la sua incomprensione verso gli altri e verso sé stesso, il suo odio per un desiderio che gli altri definiscono sbagliato, e che lui non ha mai imparato ad amare.

Mi è piaciuta molto anche Giulia, la madre, una donna di quarant’anni che sta cercando di rinascere dopo la fine del suo matrimonio, che vorrebbe aiutare quel figlio che si chiude ogni giorno di più in sé stesso, ma finisce per soffocarlo, incapace di controllare la paura che prova.

Anche Fausto Petrini, lo psicologo manipolatore e senza scrupoli, svolge alla perfezione il suo dovere: sfrutta il proprio potere con allieve e pazienti, raggira la legge e il segreto professionale, non si cura del benessere dei suoi pazienti ma brama il potere di manipolare le vite degli altri con le proprie mani e le proprie parole.
D’impatto anche il suo capitolo finale dove, incurante della distruzione che si è lasciato alle spalle, continua a preoccuparsi soltanto della propria carriera.

Un libro davvero d’impatto, questo di Cerretti, che dando voce ad un adolescente ferito, ci mostra una verità ancora troppo comune: le parole possono ferire o guarire, liberarci o incatenarci, possono salvarci o condannarci.

Un libro coinvolgente, che ci racconta la storia di un dolore senza tempo, una storia ancora troppo comune, troppo ignorata. Un romanzo carico di un sentimento di rivalsa, che vuole spingere il lettore a guardare dritto in faccia una realtà distorta che giudica e condanna, che non accetta chi è diverso, che non aiuta chi ha paura.

Ma siamo tutti collegati, siamo tutti fragili, siamo tutti alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci tenga ancorati a terra, in salvo: basta un soffio di vento per cadere giù.

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Quando il ponte si spezza

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Published on September 14, 2024 01:26

September 10, 2024

DIMMI CHI SONO – UNA MANNION

Voto: 7/10

Edito: Bollati Boringhieri

Nel 2004, una mattina come tante altre, Deena si prepara per andare al lavoro.
Sale in macchina, parte, e scompare per sempre. Di lei non si hanno più notizie.
Sua sorella Nessa sa che le è successo qualcosa, che sua sorella non avrebbe mai abbandonato sua figlia, la piccola Ruby di quattro anni. Sua sorella sa anche che il suo ex, Lucas, è coinvolto in qualche maniera.
Ma di Deena si sono perse tutte le tracce, nel suo passato ci sono depressione ed un tentativo di suicidio, che la mettono in “cattiva luce” agli occhi del pubblico e della polizia, che sembra credere possa essersi allontanata da sola.
Lucas si trasferisce dalla madre, in Vermont, con la piccola Ruby, tagliando ogni ponte con il passato.
Soltanto Nessa continua a lottare per scoprire la verità, resta attaccata al ricordo di sua sorella per quattordici anni, nonostante la perdita dei genitori, la rottura con Ronan, e i continui litigi con il fratello Joey.
Quattordici anni per sapere la verità, e poter riabbracciare Ruby.

Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questo libro, ed è stato un vortice di emozioni dalla prima all’ultima pagina.

Un romanzo di narrativa che affronta temi molto delicati, quali gli abusi domestici e la violenza di genere, il gaslighting e i comportamenti di controllo, che si sviluppa in maniera lenta e costante sotto una nebbia che assume le tinte del thriller.

Il titolo parla di Ruby, è lei la protagonista del romanzo (insieme a Nessa, quasi parimenti), e la osserviamo crescere: da bambina di quattro anni che vede cambiare la propria realtà, perdere i contatti con la madre e la zia, ritrovandosi improvvisamente in una casa sconosciuta in una città diversa, a bambina di otto anni che ha la possibilità di tornare a scuola e liberarsi almeno in parte del peso del controllo fisico e psicologico del padre, a ragazzina che inizia a porsi delle domande ma ha troppa paura della rabbia mal repressa dell’unico genitore che le è rimasto per poter chiedere informazioni su un passato a tratti dimenticato e a tratti rimodellato dall’esterno, ad un’adolescente terrorizzata di dire la cosa sbagliata e fare un passo falso che vede il mondo nel quale è cresciuta negli ultimi quattordici anni crollare sotto il peso dei segreti e delle menzogne.
Ruby è una ragazza senza passato e con un futuro incerto davanti, che non sa da dove viene, ma conosce soltanto quello che gli altri le hanno raccontato; Ruby non sa chi è, ma sa che c’è qualcosa di sbagliato nei silenzi che la circondano.

Ma il titolo parla anche di Nessa, che ha passato un terzo della propria vita ad inseguire un fantasma, a rincorrere un uomo in fuga, a cercare di proteggere da lontano l’ultima traccia di sua sorella rimasta al mondo; anche Nessa ha perso sé stessa durante quei lunghi anni di sofferenza, si è rinchiusa in sé stessa ed ha allontanato tutte le persone che le stavano intorno.
Nessa è una donna dalla forza incredibile, che riempie la propria vita con il vuoto lasciato dalla scomparsa della sorella maggiore; dopo aver osservato per anni gli abusi sofferti da Deena per mano di Lucas, il modo in cui lei continuava a difenderlo e a stare dalla sua parte, le manipolazioni messe in atto dall’uomo per ottenere il completo controllo della sorella, Nessa sa come combattere per proteggere sua nipote ed ottenere giustizia per la sorella.

E il titolo parla anche di Deena, che credeva di essersi innamorata di un uomo più grande ed affascinante, e invece era caduta in un incubo; Deena che credeva di aver trovato un porto sicuro in cui vivere tranquilla, e invece si era ritrovata completamente schiacciata.

Di Lucas, purtroppo, che dovrebbe essere la figura carismatica ma oscura, manipolatrice e affascinante, viene messo in luce quasi esclusivamente il suo lato “cattivo”; ci viene raccontato del modo in cui riesce a conquistare le persone con il proprio fascino per poi controllarle completamente, ma non ci viene mai mostrato, cosa che invece avrebbe potuto rendere più umano il suo personaggio, dargli più spessore e renderlo più convincente.

La storia è estremamente realistica e, nonostante sappiamo sin dall’inizio come sono andate le cose (sia per un breve accenno nei primi capitoli sia perché purtroppo, al giorno d’oggi, sappiamo sempre come vanno a finire queste storie), il dubbio e la speranza ci tengono con il fiato sospeso fino alla fine, e cresciamo insieme a Ruby con il terrore di essere scoperti ma con la voglia di sapere la verità.

Il rapporto malato fra Deena e Lucas ci viene mostrato attraverso gli occhi di Nessa e ad alcuni brevissimi stralci del diario di Deena stessa, che mettono in mostra la sua fragilità.

Il punto della storia non è scoprire chi è stato, né che cosa è successo, ma mostrare in maniera reale il modo in cui le vite dei personaggi coinvolti vengono colpite da ciò che è accaduto.
E Mannion lo fa in maniera sensibile e delicata, dura e tagliente, realistica e terribile.

La storia sembra avanzare in maniera lenta, attraverso un denso strato di verità taciute e segreti nascosti, ma lo stile chiaro e luminoso ci accompagna fino alla fine, senza mai perdere la via.

Una lettura coinvolgente ed interessante, ben scritta e ben pensata, che tocca con la giusta dose di forza e delicatezza dei temi molto sensibili.

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Published on September 10, 2024 00:36

September 4, 2024

IL PRIMO ROMANZO DI ALICE PRINA

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Alice Prina, pubblicato da PiEmme a settembre del 2024, che ringrazio calorosamente per la copia.

Un antico laboratorio per la lavorazione della seta trasformato in un’incantevole libreria. Insieme alla sua migliore amica, Sophie, Greta ha concretizzato il suo sogno. Lontano da Milano, la città dove è nata e cresciuta, si è costruita una vita tutta per sé. Un giorno, però, Sophie si ammala. E nel giro di pochi mesi scompare. Greta si trova a dover badare a Lena, la figlia adolescente dell’amica, e agli affari della libreria, che vanno decisamente meno bene del previsto. Senza Sophie, la sua roccia, il mondo sembra sgretolarsi. E Lena, chiusa nel suo dolore, non ha intenzione di accettare una nuova madre. Nel tentativo di trovare una lingua comune, Greta inizia ad ammonticchiare libri davanti alla porta serrata della camera della ragazza. Sono i romanzi che le hanno cambiato la vita, i capolavori del suo cuore: una silenziosa offerta d’amore. Tra racconti, scambi di libri e un’imprevista indagine sulla storia della bisnonna Catena che le porterà a spostarsi tra Milano, Parigi e Lione, Greta riuscirà a conquistare la fiducia di Lena. La libreria tra due fiumi è una storia di rinascita attraverso la letteratura. Un romanzo che tocca i toni e i colori del comico e del drammatico, una grande avventura di gioie incontenibili e tristezze lancinanti, nel segno della mai semplice, ma capitale ricerca della felicità. Una celebrazione dell’importanza dei libri, della loro capacità di creare legami e di guarire, pagina dopo pagina.

BIO: Alice Prina vive a Lione, è un’insegnante e collabora con diverse realtà di promozione libraria a cavallo tra Francia e Italia.
La sua famiglia ha fondato la storica casa editrice milanese Studio Editoriale e così fin da bambina ha imparato a visitare e ad amare la letteratura.
La libreria tra due fiumi è il suo romanzo d’esordio.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on September 04, 2024 23:36

September 3, 2024

L’ESTATE CHE SCIOLSE OGNI COSA – TIFFANY MCDANIEL

Voto: 8/10

Edito: Atlantide

Cosa succederebbe se un uomo, un avvocato, decidesse di scrivere una lettera al diavolo e pubblicarla sul giornale, invitandolo a presentarsi nella sua città?
E cosa succederebbe, poi, se il diavolo decidesse di accettare l’invito?
E se a presentarsi al cospetto della cittadina fosse un ragazzino nero di tredici anni, con gli occhi verdi e i modi pacati?
E se il caldo invadesse la città, portando a galla tutti i segreti e i peccati nascosti?

Credo di aver già detto anche troppo della trama di questo libro, che a mio parere andrebbe scoperta leggendo, quindi passo direttamente al commento.

Che inizio sfavillante, per la carriera di McDaniel!

Pubblicare un libro simile, un esordio simile, ad una trentina di anni appena, non è assolutamente da tutti.

La storia che si dipana davanti ai nostri occhi si svolge nel 1984, a Breathed, in Ohio, e ci viene raccontata da Fielding, il figlio dell’uomo che invitò il diavolo nella propria casa, ma ci viene raccontata col senno di poi, quando Fielding non è più un tredicenne innocente, ma un ottantenne spossato e ormai solo.

Durante quell’estate insolitamente calda, la cui aria arroventata riempiva ogni spazio e alla quale era impossibile sfuggire, la vita cambiò per sempre per gli abitanti della piccola città, ma soprattutto per Fielding.
Da quando il diavolo decise di rispondere alla lettera e presentarsi vestendo i panni del giovane Sal, le cose iniziarono a prendere un aspetto differente, quasi venissero osservate attraverso un persistente e irremovibile miraggio che distorce la realtà.

Ma quanti segreti può nascondere una piccola città qualunque? Bè, molti (troppi?).

Il calore che, quell’estate, sciolse ogni cosa, sciolse anche le inibizioni che fino a quel momento avevano “regolato” le vite delle persone, facendo riaffiorare tutto ciò che veniva tenuto nascosto nel profondo: razzismo, omofobia, violenza domestica, abuso di alcool, dinamiche del branco, vendetta, e più o meno qualunque cosa al mondo.
Forse McDaniel avrebbe potuto concentrarsi su un numero minore di peccati, e rendere la lettura più pungente.
Non che il libro sia scritto male, anzi!

Il suo stile è, per la maggior parte del romanzo, molto alto, con frasi di una bellezza struggente, pensieri di una sensibilità straziante, ma la sua penna è anche (quasi forzatamente) barocca, carica di una retorica “emo” dei primi anni 2000 che rende alcuni passaggi troppo “melensi”, quando avrebbe potuto essere un ottimo esempio di “moderno romanzo gotico”.
Il testo è comunque un piacere da leggere, McDaniel ha saputo creare alcune immagini estremamente toccanti e dolorose, ma ha finito per strafare un po’ con le quantità.
Il troppo stroppia, anche quando è scritto bene.
Dico che avrebbe potuto essere più “pungente” perché a me, leggendo, piace soffrire, e per la maggior parte del libro la storia scorre via in maniera egregia, ci intriga e ci colpisce con tanti piccoli dettagli, che però non hanno la forza di creare un’unica onda potente e decisa; le ultime cento pagine circa, invece, ci mostrano che McDaniel è anche in grado colpire con stoccate dolorose e precise, che sanno sfruttare al meglio un build-up un po’ troppo lungo.

Ho apprezzato moltissimo tutti i riferimenti e le citazioni (dall’anno in cui è ambientata la storia a tutti gli avvenimenti che si susseguirono in quell’anno alle citazioni di Milton all’inizio di ogni capitolo, etc.), che hanno reso la lettura più reale e al tempo stesso fantastica, aggiungendo un tocco in più a quel realismo quasi magico che impregna ogni pagina.

I personaggi sono ben caratterizzati, i loro animi sono molto umani anche se nascosti sotto ad uno strato di surreale esagerazione, e per una volta non mi lamenterò dei dialoghi poco realistici, perché credo funzionino molto bene con lo stile generale dell’opera.
Fielding è un ottimo protagonista, un ragazzo che ancora non conosce né se stesso né il mondo che lo circonda, e dovrà scontrarsi con una realtà ben più crudele del previsto; suo padre Autopsy è forse il personaggio migliore, l’avvocato in cerca di giustizia, sopraffatto dalla realtà; Grand è interessante (seppur meno sviluppato) e molto umano; Sal, il diavolo, è al tempo stesso un angelo e la rovina della città, poco realistico ma molto coinvolgente; forse Elohim è il personaggio che è riuscito a convincermi meno degli altri, ma resta comunque un esempio molto preciso e convincente di umanità.

Una bella lettura, che tocca molti temi delicati (anche se non sempre in maniera delicata), da leggere almeno una volta, per lasciarsi trasportare indietro nel tempo, in un’estate rovente come la nostra, ma molto più oscura.

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L’estate che sciolse ogni cosa

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Published on September 03, 2024 00:30

August 31, 2024

POVERI A NOI – ELVIO CARRIERI

Edito: Ventanas

Un caloroso ringraziamento ad Elvio per avermi inviato una copia del suo romanzo!

Bari di oggi, di cemento e anime solitarie.
Libero ha 29 anni e fa il professore in un carcere, e ha da poco iniziato una relazione con Letizia, psicologa proveniente dalla Valle d’Itria.
All’inizio è il suo sguardo influenzato dalla “vita di città” che lo porta ad osservare quasi con superiorità l’accento di provincia della ragazza, ma poi sarà anche grazie a questa relazione che si ritroverà a pensare ad un altro rapporto importante della sua vita: quello con Felice, soprannominato Plinio il Vecchio, migliore amico da vent’anni.
Il loro legame si basa su di un senso di protezione (e un po’ di spocchiosa superiorità) che li unisce, soprattutto a causa del senso di colpa che prova Libero per non essere riuscito ad intervenire quando, alle medie, Felice venne massacrato di botte nel cortile della scuola.
Questo senso di colpa vive e brucia dentro Libero, che continua a rivedere di fronte a sé il corpo deturpato del compagno.
E questa relazione che li unisce non è riuscita completamente a superare quell’incidente, ma è cresciuta insieme a loro, unendoli con forza, e li condurrà fino ad un ultimo scontro con la realtà.

Primo romanzo di Carrieri che, ventenne, ci accompagna nella sua Bari, che indossa le sue vesti più scure e sporche, con i suoi palazzoni anni ’70 che hanno sostituito la parte storica e poetica, lasciando un senso di vuoto e desolazione.

Libero fa il professore in un carcere, ed osserva la vita con occhio cinico e critico, anche per colpa del proprio passato: dal pestaggio di Plinio alla fuga del padre, che fingendosi rivoluzionario ha abbandonato la famiglia; dall’amicizia “malata” con Felice al rapporto difficile con i compaesani e il paese tutto.
Felice, iscritto da sempre all’università, si muove un po’ nell’ombra, unito a Libero con un filo che è un po’ una liberazione e un po’ un castigo.
Perché questa è un po’ una storia di formazione, ma anche un po’ della ricerca di una redenzione, ma in fondo si potrebbe forse definire anche una condanna: il destino di Libero è stato già deciso, e lui si muove inconsapevole (o meno) nell’unica direzione possibile.

Tra riflessioni sul carcere e la letteratura, la poesia e il post-modernismo, la famiglia e il senso d’abbandono, l’amicizia e l’amore, la città e la provincia, le corruzioni della politica e la violenza della vita quotidiana, Carrieri ci racconta una storia che morde.

Ho letto alcune recensioni dell’opera, e se non erro l’autore ha scritto il romanzo in una settimana; è una cosa meritevole, certamente, ma è anche una cosa che si sente, non voglio dire che è “ovvio”, ma, ecco.

Lo stile di Carrieri è buono, scorrevole, e mescola un linguaggio forbito con il dialetto barese in una maniera a tratti divertente e a tratti un po’ forzata, rendendo i dialoghi poco realistici; la sua scrittura è ancora acerba, cosa ovvia per un ventenne alle prese con un primo romanzo, ma Carrieri possiede già una buona base, ha capito ottimamente come impostare un romanzo e trattenere il lettore fino all’ultima pagina, e questo sì che è meritevole.

Carrieri ha scritto una storia particolare, ma i cui dettagli hanno il sapore dell’universale, dove il lettore può riconoscersi in un’affermazione o un pensiero, un sentimento o un silenzio.

Perché alla fine, è capitato a tutti di osservare il mondo che ci circonda e pensare “poveri a noi!”, di trovare un’inadeguatezza dove vorremmo una certezza, un qualcosa di storto che sembra allontanarci dalla retta via.

Ma smarrita non è, almeno non per Carrieri, che ci porta un esordio in grado di colpire dritto, e forte.

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Poveri a noi

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Published on August 31, 2024 00:54