Rachele Riccetto's Blog, page 10
September 21, 2024
UN PIEDE IN PARADISO – RON RASH

Voto: 8/10
Edito: La Nuova Frontiera
Carolina del Sud, anni’50.
Holland Winchester è scomparso, e lo sceriffo Alexander si mette sulle sue tracce.
La signora Winchester è sicura che suo figlio non se ne sia andato di sua volontà, ma che qualcuno lo abbia ucciso. E punta il dito dritto contro i suoi vicini di casa, Billy e Amy Holcombe.
Quella mattina, degli spari hanno risuonato dalla fattoria Holcombe, e qualcosa di sinistro sembra aleggiare nell’aria.
Non è soltanto l’insistenza della Carolina Power, che vuole acquistare tutti i terreni della contea per trasformare quella zona in un lago, ma qualcosa di più oscuro.
Raccontata attraverso le voci di cinque protagonisti (lo sceriffo, Billy, Amy, il loro figlio Isaac, il vicesceriffo), la storia ricopre un periodo lungo quasi un ventennio, concentrandosi però in quel mese d’agosto in cui cambiò tutto.
Lo sceriffo Alexander percepisce sin da subito che c’è qualcosa che non va, con i segugi che seguono le tracce di Holland fino alla fattoria degli Holcombe prima di perdere improvvisamente la pista e Billy che giustifica i colpi di fucile con il fatto di aver dovuto abbattere il proprio cavallo.
Amy è incinta, e tutti sanno in paese che il figlio non può essere di Billy, e così un possibile movente si fa strada nella mente dello sceriffo (incalzato anche dalla signora Winchester).
Ma Billy e Amy negano tutto, non ci sono testimoni né un cadavere, e la storia sembra disperdersi come un filo di fumo nel cielo terso del mattino.
Il mistero sembra destino a rimanere tale, finché a prendere la parola sono proprio gli Holcombe, che fanno luce sugli eventi di quel giorno (e dei mesi precedenti).
Una storia ricca, piena di quei sentimenti tipicamente americani (dio, patria, famiglia) che tanto mi fanno storcere il naso, ma qui carichi di un’umanità più dolce e amara, più malinconica e antica.
In una terra strappata ai nativi, e che presto verrà strappata ai colonizzatori per essere completamente e letteralmente sommersa dalla natura (in questo caso un lago artificiale), tanti segreti vengono taciuti ma mai dimenticati.
C’è la vecchia vedova Glendower, che vive da sola in una casa in mezzo al bosco, e viene da tutti additata come una strega; ci sono malattie che sembrano manifestarsi come estremi sintomi di colpa e dolore; ci sono il tipico desiderio americano di possedere una fattoria e un fucile e l’inarrestabile avanzamento capitalistico delle grandi imprese; ci sono famiglie che rischiano di cadere a pezzi per la mancanza di un figlio e l’amore per la terra in cui si è cresciuti.
Una storia molto oscura raccontata con una voce molto chiara, che ci permette quasi di osservare le vicende che scorrono di fronte ai nostri occhi come in un film dai toni freddi e penetranti.
Una storia di amore e determinazione, di strenua rivendicazione e scelte difficili.
Rash riesce ad esprimersi con una forza e una precisione incredibili, muovendosi con destrezza fra gli aspetti più fisici e più sentimentali di un racconto.
Con una penna potente e in grado di fornire una voce propria ad ogni personaggio, ci attira in una terra antica e ricca di dolore, e lascia che le acque ci sommergano del tutto.
Ps. bellissima l’immagine della casa sommersa dal lago, ancora completamente visibile sul fondale, come un passato rimosso ma mai dimenticato.
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September 17, 2024
TRISTE TIGRE – NEIGE SINNO

Voto: 8/10
Edito: Neri Pozza
Neige Sinno ha quarantasei anni quando il suo memoir viene pubblicato.
Un libro piccolo, che supera appena le 220 pagine, ma che contiene qualcosa di enorme, e terribile.
Dall’età di sette anni (circa), per sette o otto anni (circa), Sinno ha subito abusi da parte del suo patrigno.
Un uomo che ha vent’anni più di lei, e che avrebbe dovuto proteggerla, si è trasformato nel suo stupratore e torturatore.
Sinno ora ha quarantasette anni, ha avuto modo di sopravvivere ed elaborare (per quanto possibile) tutto ciò che ha vissuto, ed è pronta a parlare, per cercare di capire e di spiegare ciò che ha attraversato, per cercare di raggiungere qualcuno che potrebbe aver vissuto la stessa cosa, per cercare qualcosa.
Dopo anni di silenzio, Sinno ha deciso, all’età di diciannove anni, di denunciare il proprio patrigno, di trascinarlo in tribunale perché ammettesse tutto ciò che le aveva fatto e venisse allontanato dagli altri suoi figli, perché non poteva più restare in silenzio.
L’uomo ha confessato gli abusi, ha spiegato le proprie motivazioni che lo avevano spinto a compiere quegli atti, ha scontato la sua pena in carcere, e poi è tornato a piede libero.
Lui è riuscito ad andare avanti, a sposarsi di nuovo e rifarsi una famiglia, mentre Sinno (anche lei con un compagno e una figlia) è rimasta ancora, e sempre, in quegli anni terribili che hanno segnato la sua esistenza.
Quell’esperienza che le ha cambiato per sempre la vita, che l’ha trasformata in ciò che è diventata ora, che non è la parte essenziale del suo essere, ma ne è una parte fondamentale.
Dopo gli anni di abusi, gli anni di lotta, e il percorso di guarigione, Sinno cerca ancora di comprendere le motivazioni di qualcosa che non può essere giustificato o spiegato, perché sa che è sempre la voce del colpevole quella che più attrae il pubblico, è l’oscurità del male quella che più ci affascina.
E allora Sinno, con una scrittura estremamente intelligente e sensibile, cruda e analitica, distaccata (per quanto possibile) e studiata, affronta il tema sotto una miriade di punti di vista: il pensiero del colpevole e la vita della vittima, lo stupro e l’incesto nell’arte e nella società, gli studi scientifici e psicologici e linguistici, le reazioni di famigliari e amici, di compaesani e dottori; Sinno ci racconta di come una violenza simile costringa chi la subisce in una bolla di silenzio e paura, di come racchiuda le sue vittime in un paese delle tenebre da cui non c’è scampo.
Non c’è vittimismo nella sua voce, anzi; Sinno ha ripreso in mano la propria vita, ed è in grado di osservare e analizzare la propria infanzia con estrema lucidità, tentando di ragionare approfonditamente con il lettore.
Sono pagine estremamente asciutte, che ci fanno rabbrividire e soffrire e si leggono con il fiato sospeso, con un senso di vuoto nello stomaco, come se fossimo costantemente in procinto di cadere, ma non siamo mai davvero noi a toccare il fondo con uno schianto.
Sono pagine asciutte perché Sinno, che potrebbe benissimo “giocare la carta della vittima” e riempire le sue pagine di lacrime, avrebbe potuto trasformare tutto il libro in un fiume in piena, decide invece di scrivere un memoir che ha il sapore di un saggio, che studia e osserva e descrive ciò che ha vissuto senza il patetismo che le spetterebbe di diritto.
Con una scrittura molto francese (ma non troppo), molto cruda (ma non troppo), molto sofferta e carica di sentimento (ma non troppo).
Una lettura quasi “surreale”, per il modo in cui Sinno riesce ad osservare tutto ciò che ha subito e ad analizzare i mille aspetti quasi con distacco (quasi, ma non proprio).
Molto interessante il modo in cui il mondo reagisce alle accuse e al processo (i paesani che smettono di salutare lei, che ha osato infangare il nome di tutta la comunità, ma non lui, perché “a me non ha mai fatto niente”); interessante e terribile la visione dell’umanità che tende al male, quando il male viene presentato come opzione possibile; interessante e disgustoso il modo in cui si cerchi di entrare in empatia e quasi giustificare il carnefice, mentre si raggruppano le vittime in una “sottocategoria quasi dimenticata”; interessante la sua visione di donna e madre che sa cosa ha subìto, sa quanto sarebbe facile nascondersi nello stereotipo che troppo spesso viene usato in letteratura per le vittime di abusi, e combatte con tutta sé stessa per mostrarsi una persona a sé stante, non una vittima, ma una donna a cui sono state negate l’infanzia e l’innocenza ed ha vissuto degli anni terrificanti.
Un libro potentissimo, duro, che sembra assorbire tutta la luce intorno e farci precipitare in un buco nero, dal quale è difficile staccarsi ma che è praticamente impossibile leggere tutto d’un fiato.
Un libro che non è riuscito a farmi versare neanche una lacrima (a me, che piango anche con le pubblicità dello yogurt), e per questo lo ringrazio.
Un libro che non ha paura di mostrarsi, di raccontare tutta la propria verità, tutti i lati più bui e nascosti. Un libro da leggere, ma da affrontare con la giusta forza.
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September 14, 2024
QUANDO IL PONTE SI SPEZZA – GRETA CERRETTI

Edito: ArgentoDorato
Un ringraziamento speciale a Greta per avermi inviato una copia del suo romanzo!
Riccardo è un adolescente in una Roma del 1990, sta imparando a conoscere sé stesso e il mondo che lo circonda.
Sua madre, Giulia, si è appena iscritta all’Università, fatto che rende ancora più tesi i loro rapporti, già difficili da quando il padre se n’è andato di casa e lei ha iniziato a ricoprirlo di attenzioni soffocanti.
Per fortuna c’è Roberta al suo fianco, la sua ragazza, il punto fermo della sua vita.
Almeno finché fra di loro non si intromette Taddei: Fabio è il tipico coatto dall’aria strafottente e i modi un po’ rozzi, che però riesce ad attirare su di sé le attenzioni di tutti.
Anche quelle di Riccardo, che improvvisamente si ritrova immerso in un sentimento che non si sarebbe aspettato.
Quando sua madre lo convince ad andare da uno psicologo, il dottor Petrini, Riccardo decide di liberarsi subito di quel peso che gli grava sul petto, allunga una mano in cerca di supporto.
Ma purtroppo è il 1990 e, sebbene l’omosessualità sia appena stata eliminata dal manuale diagnostico delle malattie mentali, Petrini ha una visione molto retrograda e chiusa, e lo convince di dover essere curato, e di essere la persona migliore per guarirlo.
Riccardo allunga la mano, non trova niente a cui aggrapparsi, e viene inghiottito dal vuoto.
Che libro potente ha scritto Cerretti.
Sebbene ancora giovane, Cerretti non è alle prime armi, ha già altri romanzi nel suo repertorio, e si sente che con il lavoro è riuscita ad affinare e raffinare la propria voce; con uno stile chiaro e solido, ci accompagna in una Roma che potrebbe essere quella di oggi, ad osservare delle vite che potrebbero svolgersi alla stessa maniera anche domani, per raccontarci di un dolore che, purtroppo, è senza tempo.
Riccardo è la voce principale del libro, e riusciamo a percepire tutta la sua confusione, la sua solitudine, la sua incomprensione verso gli altri e verso sé stesso, il suo odio per un desiderio che gli altri definiscono sbagliato, e che lui non ha mai imparato ad amare.
Mi è piaciuta molto anche Giulia, la madre, una donna di quarant’anni che sta cercando di rinascere dopo la fine del suo matrimonio, che vorrebbe aiutare quel figlio che si chiude ogni giorno di più in sé stesso, ma finisce per soffocarlo, incapace di controllare la paura che prova.
Anche Fausto Petrini, lo psicologo manipolatore e senza scrupoli, svolge alla perfezione il suo dovere: sfrutta il proprio potere con allieve e pazienti, raggira la legge e il segreto professionale, non si cura del benessere dei suoi pazienti ma brama il potere di manipolare le vite degli altri con le proprie mani e le proprie parole.
D’impatto anche il suo capitolo finale dove, incurante della distruzione che si è lasciato alle spalle, continua a preoccuparsi soltanto della propria carriera.
Un libro davvero d’impatto, questo di Cerretti, che dando voce ad un adolescente ferito, ci mostra una verità ancora troppo comune: le parole possono ferire o guarire, liberarci o incatenarci, possono salvarci o condannarci.
Un libro coinvolgente, che ci racconta la storia di un dolore senza tempo, una storia ancora troppo comune, troppo ignorata. Un romanzo carico di un sentimento di rivalsa, che vuole spingere il lettore a guardare dritto in faccia una realtà distorta che giudica e condanna, che non accetta chi è diverso, che non aiuta chi ha paura.
Ma siamo tutti collegati, siamo tutti fragili, siamo tutti alla ricerca di qualcuno o qualcosa che ci tenga ancorati a terra, in salvo: basta un soffio di vento per cadere giù.
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September 10, 2024
DIMMI CHI SONO – UNA MANNION

Voto: 7/10
Edito: Bollati Boringhieri
Nel 2004, una mattina come tante altre, Deena si prepara per andare al lavoro.
Sale in macchina, parte, e scompare per sempre. Di lei non si hanno più notizie.
Sua sorella Nessa sa che le è successo qualcosa, che sua sorella non avrebbe mai abbandonato sua figlia, la piccola Ruby di quattro anni. Sua sorella sa anche che il suo ex, Lucas, è coinvolto in qualche maniera.
Ma di Deena si sono perse tutte le tracce, nel suo passato ci sono depressione ed un tentativo di suicidio, che la mettono in “cattiva luce” agli occhi del pubblico e della polizia, che sembra credere possa essersi allontanata da sola.
Lucas si trasferisce dalla madre, in Vermont, con la piccola Ruby, tagliando ogni ponte con il passato.
Soltanto Nessa continua a lottare per scoprire la verità, resta attaccata al ricordo di sua sorella per quattordici anni, nonostante la perdita dei genitori, la rottura con Ronan, e i continui litigi con il fratello Joey.
Quattordici anni per sapere la verità, e poter riabbracciare Ruby.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi da questo libro, ed è stato un vortice di emozioni dalla prima all’ultima pagina.
Un romanzo di narrativa che affronta temi molto delicati, quali gli abusi domestici e la violenza di genere, il gaslighting e i comportamenti di controllo, che si sviluppa in maniera lenta e costante sotto una nebbia che assume le tinte del thriller.
Il titolo parla di Ruby, è lei la protagonista del romanzo (insieme a Nessa, quasi parimenti), e la osserviamo crescere: da bambina di quattro anni che vede cambiare la propria realtà, perdere i contatti con la madre e la zia, ritrovandosi improvvisamente in una casa sconosciuta in una città diversa, a bambina di otto anni che ha la possibilità di tornare a scuola e liberarsi almeno in parte del peso del controllo fisico e psicologico del padre, a ragazzina che inizia a porsi delle domande ma ha troppa paura della rabbia mal repressa dell’unico genitore che le è rimasto per poter chiedere informazioni su un passato a tratti dimenticato e a tratti rimodellato dall’esterno, ad un’adolescente terrorizzata di dire la cosa sbagliata e fare un passo falso che vede il mondo nel quale è cresciuta negli ultimi quattordici anni crollare sotto il peso dei segreti e delle menzogne.
Ruby è una ragazza senza passato e con un futuro incerto davanti, che non sa da dove viene, ma conosce soltanto quello che gli altri le hanno raccontato; Ruby non sa chi è, ma sa che c’è qualcosa di sbagliato nei silenzi che la circondano.
Ma il titolo parla anche di Nessa, che ha passato un terzo della propria vita ad inseguire un fantasma, a rincorrere un uomo in fuga, a cercare di proteggere da lontano l’ultima traccia di sua sorella rimasta al mondo; anche Nessa ha perso sé stessa durante quei lunghi anni di sofferenza, si è rinchiusa in sé stessa ed ha allontanato tutte le persone che le stavano intorno.
Nessa è una donna dalla forza incredibile, che riempie la propria vita con il vuoto lasciato dalla scomparsa della sorella maggiore; dopo aver osservato per anni gli abusi sofferti da Deena per mano di Lucas, il modo in cui lei continuava a difenderlo e a stare dalla sua parte, le manipolazioni messe in atto dall’uomo per ottenere il completo controllo della sorella, Nessa sa come combattere per proteggere sua nipote ed ottenere giustizia per la sorella.
E il titolo parla anche di Deena, che credeva di essersi innamorata di un uomo più grande ed affascinante, e invece era caduta in un incubo; Deena che credeva di aver trovato un porto sicuro in cui vivere tranquilla, e invece si era ritrovata completamente schiacciata.
Di Lucas, purtroppo, che dovrebbe essere la figura carismatica ma oscura, manipolatrice e affascinante, viene messo in luce quasi esclusivamente il suo lato “cattivo”; ci viene raccontato del modo in cui riesce a conquistare le persone con il proprio fascino per poi controllarle completamente, ma non ci viene mai mostrato, cosa che invece avrebbe potuto rendere più umano il suo personaggio, dargli più spessore e renderlo più convincente.
La storia è estremamente realistica e, nonostante sappiamo sin dall’inizio come sono andate le cose (sia per un breve accenno nei primi capitoli sia perché purtroppo, al giorno d’oggi, sappiamo sempre come vanno a finire queste storie), il dubbio e la speranza ci tengono con il fiato sospeso fino alla fine, e cresciamo insieme a Ruby con il terrore di essere scoperti ma con la voglia di sapere la verità.
Il rapporto malato fra Deena e Lucas ci viene mostrato attraverso gli occhi di Nessa e ad alcuni brevissimi stralci del diario di Deena stessa, che mettono in mostra la sua fragilità.
Il punto della storia non è scoprire chi è stato, né che cosa è successo, ma mostrare in maniera reale il modo in cui le vite dei personaggi coinvolti vengono colpite da ciò che è accaduto.
E Mannion lo fa in maniera sensibile e delicata, dura e tagliente, realistica e terribile.
La storia sembra avanzare in maniera lenta, attraverso un denso strato di verità taciute e segreti nascosti, ma lo stile chiaro e luminoso ci accompagna fino alla fine, senza mai perdere la via.
Una lettura coinvolgente ed interessante, ben scritta e ben pensata, che tocca con la giusta dose di forza e delicatezza dei temi molto sensibili.
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September 4, 2024
IL PRIMO ROMANZO DI ALICE PRINA
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Alice Prina, pubblicato da PiEmme a settembre del 2024, che ringrazio calorosamente per la copia.

Un antico laboratorio per la lavorazione della seta trasformato in un’incantevole libreria. Insieme alla sua migliore amica, Sophie, Greta ha concretizzato il suo sogno. Lontano da Milano, la città dove è nata e cresciuta, si è costruita una vita tutta per sé. Un giorno, però, Sophie si ammala. E nel giro di pochi mesi scompare. Greta si trova a dover badare a Lena, la figlia adolescente dell’amica, e agli affari della libreria, che vanno decisamente meno bene del previsto. Senza Sophie, la sua roccia, il mondo sembra sgretolarsi. E Lena, chiusa nel suo dolore, non ha intenzione di accettare una nuova madre. Nel tentativo di trovare una lingua comune, Greta inizia ad ammonticchiare libri davanti alla porta serrata della camera della ragazza. Sono i romanzi che le hanno cambiato la vita, i capolavori del suo cuore: una silenziosa offerta d’amore. Tra racconti, scambi di libri e un’imprevista indagine sulla storia della bisnonna Catena che le porterà a spostarsi tra Milano, Parigi e Lione, Greta riuscirà a conquistare la fiducia di Lena. La libreria tra due fiumi è una storia di rinascita attraverso la letteratura. Un romanzo che tocca i toni e i colori del comico e del drammatico, una grande avventura di gioie incontenibili e tristezze lancinanti, nel segno della mai semplice, ma capitale ricerca della felicità. Una celebrazione dell’importanza dei libri, della loro capacità di creare legami e di guarire, pagina dopo pagina.

BIO: Alice Prina vive a Lione, è un’insegnante e collabora con diverse realtà di promozione libraria a cavallo tra Francia e Italia.
La sua famiglia ha fondato la storica casa editrice milanese Studio Editoriale e così fin da bambina ha imparato a visitare e ad amare la letteratura.
La libreria tra due fiumi è il suo romanzo d’esordio.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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September 3, 2024
L’ESTATE CHE SCIOLSE OGNI COSA – TIFFANY MCDANIEL

Voto: 8/10
Edito: Atlantide
Cosa succederebbe se un uomo, un avvocato, decidesse di scrivere una lettera al diavolo e pubblicarla sul giornale, invitandolo a presentarsi nella sua città?
E cosa succederebbe, poi, se il diavolo decidesse di accettare l’invito?
E se a presentarsi al cospetto della cittadina fosse un ragazzino nero di tredici anni, con gli occhi verdi e i modi pacati?
E se il caldo invadesse la città, portando a galla tutti i segreti e i peccati nascosti?
Credo di aver già detto anche troppo della trama di questo libro, che a mio parere andrebbe scoperta leggendo, quindi passo direttamente al commento.
Che inizio sfavillante, per la carriera di McDaniel!
Pubblicare un libro simile, un esordio simile, ad una trentina di anni appena, non è assolutamente da tutti.
La storia che si dipana davanti ai nostri occhi si svolge nel 1984, a Breathed, in Ohio, e ci viene raccontata da Fielding, il figlio dell’uomo che invitò il diavolo nella propria casa, ma ci viene raccontata col senno di poi, quando Fielding non è più un tredicenne innocente, ma un ottantenne spossato e ormai solo.
Durante quell’estate insolitamente calda, la cui aria arroventata riempiva ogni spazio e alla quale era impossibile sfuggire, la vita cambiò per sempre per gli abitanti della piccola città, ma soprattutto per Fielding.
Da quando il diavolo decise di rispondere alla lettera e presentarsi vestendo i panni del giovane Sal, le cose iniziarono a prendere un aspetto differente, quasi venissero osservate attraverso un persistente e irremovibile miraggio che distorce la realtà.
Ma quanti segreti può nascondere una piccola città qualunque? Bè, molti (troppi?).
Il calore che, quell’estate, sciolse ogni cosa, sciolse anche le inibizioni che fino a quel momento avevano “regolato” le vite delle persone, facendo riaffiorare tutto ciò che veniva tenuto nascosto nel profondo: razzismo, omofobia, violenza domestica, abuso di alcool, dinamiche del branco, vendetta, e più o meno qualunque cosa al mondo.
Forse McDaniel avrebbe potuto concentrarsi su un numero minore di peccati, e rendere la lettura più pungente.
Non che il libro sia scritto male, anzi!
Il suo stile è, per la maggior parte del romanzo, molto alto, con frasi di una bellezza struggente, pensieri di una sensibilità straziante, ma la sua penna è anche (quasi forzatamente) barocca, carica di una retorica “emo” dei primi anni 2000 che rende alcuni passaggi troppo “melensi”, quando avrebbe potuto essere un ottimo esempio di “moderno romanzo gotico”.
Il testo è comunque un piacere da leggere, McDaniel ha saputo creare alcune immagini estremamente toccanti e dolorose, ma ha finito per strafare un po’ con le quantità.
Il troppo stroppia, anche quando è scritto bene.
Dico che avrebbe potuto essere più “pungente” perché a me, leggendo, piace soffrire, e per la maggior parte del libro la storia scorre via in maniera egregia, ci intriga e ci colpisce con tanti piccoli dettagli, che però non hanno la forza di creare un’unica onda potente e decisa; le ultime cento pagine circa, invece, ci mostrano che McDaniel è anche in grado colpire con stoccate dolorose e precise, che sanno sfruttare al meglio un build-up un po’ troppo lungo.
Ho apprezzato moltissimo tutti i riferimenti e le citazioni (dall’anno in cui è ambientata la storia a tutti gli avvenimenti che si susseguirono in quell’anno alle citazioni di Milton all’inizio di ogni capitolo, etc.), che hanno reso la lettura più reale e al tempo stesso fantastica, aggiungendo un tocco in più a quel realismo quasi magico che impregna ogni pagina.
I personaggi sono ben caratterizzati, i loro animi sono molto umani anche se nascosti sotto ad uno strato di surreale esagerazione, e per una volta non mi lamenterò dei dialoghi poco realistici, perché credo funzionino molto bene con lo stile generale dell’opera.
Fielding è un ottimo protagonista, un ragazzo che ancora non conosce né se stesso né il mondo che lo circonda, e dovrà scontrarsi con una realtà ben più crudele del previsto; suo padre Autopsy è forse il personaggio migliore, l’avvocato in cerca di giustizia, sopraffatto dalla realtà; Grand è interessante (seppur meno sviluppato) e molto umano; Sal, il diavolo, è al tempo stesso un angelo e la rovina della città, poco realistico ma molto coinvolgente; forse Elohim è il personaggio che è riuscito a convincermi meno degli altri, ma resta comunque un esempio molto preciso e convincente di umanità.
Una bella lettura, che tocca molti temi delicati (anche se non sempre in maniera delicata), da leggere almeno una volta, per lasciarsi trasportare indietro nel tempo, in un’estate rovente come la nostra, ma molto più oscura.
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L’estate che sciolse ogni cosa
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August 31, 2024
POVERI A NOI – ELVIO CARRIERI

Edito: Ventanas
Un caloroso ringraziamento ad Elvio per avermi inviato una copia del suo romanzo!
Bari di oggi, di cemento e anime solitarie.
Libero ha 29 anni e fa il professore in un carcere, e ha da poco iniziato una relazione con Letizia, psicologa proveniente dalla Valle d’Itria.
All’inizio è il suo sguardo influenzato dalla “vita di città” che lo porta ad osservare quasi con superiorità l’accento di provincia della ragazza, ma poi sarà anche grazie a questa relazione che si ritroverà a pensare ad un altro rapporto importante della sua vita: quello con Felice, soprannominato Plinio il Vecchio, migliore amico da vent’anni.
Il loro legame si basa su di un senso di protezione (e un po’ di spocchiosa superiorità) che li unisce, soprattutto a causa del senso di colpa che prova Libero per non essere riuscito ad intervenire quando, alle medie, Felice venne massacrato di botte nel cortile della scuola.
Questo senso di colpa vive e brucia dentro Libero, che continua a rivedere di fronte a sé il corpo deturpato del compagno.
E questa relazione che li unisce non è riuscita completamente a superare quell’incidente, ma è cresciuta insieme a loro, unendoli con forza, e li condurrà fino ad un ultimo scontro con la realtà.
Primo romanzo di Carrieri che, ventenne, ci accompagna nella sua Bari, che indossa le sue vesti più scure e sporche, con i suoi palazzoni anni ’70 che hanno sostituito la parte storica e poetica, lasciando un senso di vuoto e desolazione.
Libero fa il professore in un carcere, ed osserva la vita con occhio cinico e critico, anche per colpa del proprio passato: dal pestaggio di Plinio alla fuga del padre, che fingendosi rivoluzionario ha abbandonato la famiglia; dall’amicizia “malata” con Felice al rapporto difficile con i compaesani e il paese tutto.
Felice, iscritto da sempre all’università, si muove un po’ nell’ombra, unito a Libero con un filo che è un po’ una liberazione e un po’ un castigo.
Perché questa è un po’ una storia di formazione, ma anche un po’ della ricerca di una redenzione, ma in fondo si potrebbe forse definire anche una condanna: il destino di Libero è stato già deciso, e lui si muove inconsapevole (o meno) nell’unica direzione possibile.
Tra riflessioni sul carcere e la letteratura, la poesia e il post-modernismo, la famiglia e il senso d’abbandono, l’amicizia e l’amore, la città e la provincia, le corruzioni della politica e la violenza della vita quotidiana, Carrieri ci racconta una storia che morde.
Ho letto alcune recensioni dell’opera, e se non erro l’autore ha scritto il romanzo in una settimana; è una cosa meritevole, certamente, ma è anche una cosa che si sente, non voglio dire che è “ovvio”, ma, ecco.
Lo stile di Carrieri è buono, scorrevole, e mescola un linguaggio forbito con il dialetto barese in una maniera a tratti divertente e a tratti un po’ forzata, rendendo i dialoghi poco realistici; la sua scrittura è ancora acerba, cosa ovvia per un ventenne alle prese con un primo romanzo, ma Carrieri possiede già una buona base, ha capito ottimamente come impostare un romanzo e trattenere il lettore fino all’ultima pagina, e questo sì che è meritevole.
Carrieri ha scritto una storia particolare, ma i cui dettagli hanno il sapore dell’universale, dove il lettore può riconoscersi in un’affermazione o un pensiero, un sentimento o un silenzio.
Perché alla fine, è capitato a tutti di osservare il mondo che ci circonda e pensare “poveri a noi!”, di trovare un’inadeguatezza dove vorremmo una certezza, un qualcosa di storto che sembra allontanarci dalla retta via.
Ma smarrita non è, almeno non per Carrieri, che ci porta un esordio in grado di colpire dritto, e forte.
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August 27, 2024
IL VECCHIO AL MARE – DOMENICO STARNONE

Voto: 8/10
Edito: Einaudi
Nicola Gamurra ha 82 anni quando decide di lasciare Roma e trasferirsi in riva al mare.
Ѐ ottobre, l’aria è ancora calda ma la spiaggia si è già svuotata dai turisti.
E ogni mattina Nicola si siede a un passo dal mare, con una matita e i quaderni per gli appunti, e, osservando la vita che si muove intorno a sé, ripensa al proprio passato e cerca un’ispirazione che sembra sfuggirgli leggera fra le dita.
Nuovo arrivato nel piccolo paese, incontra subito gli abitanti del posto: c’è Evelina, la proprietaria della boutique, e moglie di Silvestro, proprietario del negozio di articoli sportivi; la giovane Lu, che sogna di andarsene lontano e ogni giorno parte verso l’orizzonte con la sua canoa rossa, e suo figlio Nino, che vuole dare la caccia ad una piovra gigante; c’è Maurizio, ex marito di Lu, che cerca tesori sepolti; e sempre, costante, Rosa, la madre di Nico, scomparsa troppo presto.
Un libro piccolo e molto denso, carico di una malinconia acuta e un senso pressante di tempo che scorre, come sabbia in una clessidra.
Nico, controfigura poco mascherata dello stesso Starnone, sta cercando qualcosa, e per tutto il libro continuerà a trovare cose: troverà mazzette di banconote nella sabbia, una ragazza che gli ricorda tanto sua madre pur non assomigliandole affatto, un bambino dai sogni enormi, un kayak per affrontare le acque agitate.
Nico è in fuga da qualcosa, e si muove verso qualcosa, e passa le sue giornate rimuginando sul proprio passato: tutte le donne che ha amato e fatto soffrire, i suoi figli, suo padre, la sua carriera, ma soprattutto sua madre.
Rosa, che non era stato in grado di comprendere da giovane, e ora se la incontra ovunque.
Rosa, che ritrova fra gli abiti della boutique del paese e nella giovane Lu.
Rosa, e quel sentimento primordiale e viscerale che non ci abbandona mai.
Perché più passano gli anni e più ci ritroviamo con lo sguardo puntato verso il passato, verso ciò che è stato e che avrebbe potuto essere, ciò che non abbiamo compreso e che avremmo potuto cambiare, e questo Starnone lo sa scrivere dannatamente bene.
Una specie di diario, di quaderno degli appunti per uno scrittore in cerca d’ispirazione, che cerca di abbandonare tutte le velleità giovanili per stringere fra le mani la sostanza delle cose.
Un grande esercizio di stile, in parte, ma che contiene anche parecchia sostanza.
Sarà che i libri sulla vecchiaia e sulla mancanza mi colpiscono sempre nel profondo, sarà che poter osservare da vicino il funzionamento della mente dei grandi scrittori ha sempre esercitato un certo fascino su di me, sarà che Starnone è sempre Starnone.
Un libro triste e divertente, a tratti stranamente “baricchiano”, con i suoi dialoghi al limite dell’assurdo e la vita che sfila leggera di fronte ai nostri occhi, come un kayak che vola sulla cresta delle onde.
E quindi non un vecchio a confronto con il mare, ma che nel mare cerca la calma compagnia della dolce melodia della risacca, che sogna ancora piovre giganti (e non un gigantesco marlin), che fa piccoli ritratti di tutte le persone che incontra e scrive e riscrive e cancella e si corregge, che prende appunti e spunti, ed ha trovato il posto che fa per lui: “progetto di morire qui” (sentimento che comprendo con tutto il cuore, perché anche io penso da quindici anni al luogo in cui vorrei morire).
Non un libro perfetto, non il migliore di Starnone, ma un’opera che suona come un canto malinconico, che ondeggia come il mare e ci lambisce con le sue acque ingannevolmente limpide, e amaramente profonde.
Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:
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August 26, 2024
IL PRIMO ROMANZO DI MICHELE MELLARA
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Michele Mellara, che ringrazio calorosamente per la copia, pubblicato da Bollati Bolinghieri a marzo del 2023.

Ritrovarsi innamorati, sprofondati dentro un amore totalizzante, è spesso una condizione difficile: ogni passione, quando estrema, può trasformarsi in ossessione, solitudine, finire persino per sfociare in ansia sociale. In queste storie originalissime, sempre divertenti, ciascuna con la sua unità ma piene di rimandi l’una all’altra che presto coinvolgono il lettore in un lieve gioco di specchi, ci riconosciamo tutti. Perché tutti conosciamo l’amore, e a volte, chissà perché, qualcuno si innamora perdutamente di una scatola di latta, o anche, insospettabilmente della propria ansia. Sociopatici in cerca d’affetto raccoglie brevi, sempre ironici racconti interconnessi e ripartiti in quattro sezioni: Coloro che amano, in cui i protagonisti sono consumati da una passione bruciante per qualcuno o qualcosa, spesso portata alle estreme conseguenze; Ritratti in bilico, galleria di personaggi decisamente fuori dal comune; Tra le orecchie, monologo interiore di un ossessivo compulsivo; Paesaggi sghembi, dove a parlare sono oggetti inanimati o animali.
Straordinario punto di forza è il gioco sottile che collega i racconti tra loro, e spinge il lettore a rintracciare i rimandi nascosti tra le righe, permettendogli di osservare una stessa situazione da punti di vista diversi, ma sempre divertenti e insieme malinconici.
Michele Mellara, qui al suo esordio narrativo, ci consegna una galleria di personaggi insoliti, sospesi tra le pieghe di un’esistenza a volte amara e indigesta, ma soprattutto, a ben guardare, comica. Perché in fondo è così, siamo tutti sulla stessa barca, soprattutto quando in gioco ci sono le relazioni.

BIO: Michele Mellara, documentarista, regista e sceneggiatore, condivide da oltre vent’anni la quasi totalità della sua produzione artistica con Alessandro Rossi. Tra le loro opere più note il film di fiction Fortezza Bastiani (2002, Premio Solinas come miglior sceneggiatura e finalista al David di Donatello come miglior esordio) e molti documentari, tra i quali: Le vie dei farmaci (2007), La febbre del fare (2010), God save the green (2012), I’m in love with my car (2017), Vivere, che rischio (2019, Premio del pubblico al Biografilm e Academy Award Selection per Oscar Best Documentary), 50 Santarcangelo Festival (2020, Le Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia). I loro film sono stati proiettati in centinaia di festival in tutto il mondo e trasmessi dalle emittenti televisive di oltre cinquanta stati. È socio fondatore della Mammut Film e insegna Cinema documentario all’Università di Bologna. Sociopatici in cerca d’affetto è il suo esordio narrativo.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
– / 5Grazie per aver votato!document.cookie.match(/(^| )post_vote_1910=av_\d+(;|$)/)&&document.getElementById("av-rating-box-1910").classList.add("av-review-submitted")L'articolo IL PRIMO ROMANZO DI MICHELE MELLARA proviene da Lego, Legimus.
IL PRIMO ROMANZO DI MI CHELE MELLARA
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Michele Mellara, che ringrazio calorosamente per la copia, pubblicato da Bollati Bolinghieri a marzo del 2023.

Ritrovarsi innamorati, sprofondati dentro un amore totalizzante, è spesso una condizione difficile: ogni passione, quando estrema, può trasformarsi in ossessione, solitudine, finire persino per sfociare in ansia sociale. In queste storie originalissime, sempre divertenti, ciascuna con la sua unità ma piene di rimandi l’una all’altra che presto coinvolgono il lettore in un lieve gioco di specchi, ci riconosciamo tutti. Perché tutti conosciamo l’amore, e a volte, chissà perché, qualcuno si innamora perdutamente di una scatola di latta, o anche, insospettabilmente della propria ansia. Sociopatici in cerca d’affetto raccoglie brevi, sempre ironici racconti interconnessi e ripartiti in quattro sezioni: Coloro che amano, in cui i protagonisti sono consumati da una passione bruciante per qualcuno o qualcosa, spesso portata alle estreme conseguenze; Ritratti in bilico, galleria di personaggi decisamente fuori dal comune; Tra le orecchie, monologo interiore di un ossessivo compulsivo; Paesaggi sghembi, dove a parlare sono oggetti inanimati o animali.
Straordinario punto di forza è il gioco sottile che collega i racconti tra loro, e spinge il lettore a rintracciare i rimandi nascosti tra le righe, permettendogli di osservare una stessa situazione da punti di vista diversi, ma sempre divertenti e insieme malinconici.
Michele Mellara, qui al suo esordio narrativo, ci consegna una galleria di personaggi insoliti, sospesi tra le pieghe di un’esistenza a volte amara e indigesta, ma soprattutto, a ben guardare, comica. Perché in fondo è così, siamo tutti sulla stessa barca, soprattutto quando in gioco ci sono le relazioni.

BIO: Michele Mellara, documentarista, regista e sceneggiatore, condivide da oltre vent’anni la quasi totalità della sua produzione artistica con Alessandro Rossi. Tra le loro opere più note il film di fiction Fortezza Bastiani (2002, Premio Solinas come miglior sceneggiatura e finalista al David di Donatello come miglior esordio) e molti documentari, tra i quali: Le vie dei farmaci (2007), La febbre del fare (2010), God save the green (2012), I’m in love with my car (2017), Vivere, che rischio (2019, Premio del pubblico al Biografilm e Academy Award Selection per Oscar Best Documentary), 50 Santarcangelo Festival (2020, Le Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia). I loro film sono stati proiettati in centinaia di festival in tutto il mondo e trasmessi dalle emittenti televisive di oltre cinquanta stati. È socio fondatore della Mammut Film e insegna Cinema documentario all’Università di Bologna. Sociopatici in cerca d’affetto è il suo esordio narrativo.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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