Rachele Riccetto's Blog, page 10

August 27, 2024

IL VECCHIO AL MARE – DOMENICO STARNONE

Voto: 8/10

Edito: Einaudi

Nicola Gamurra ha 82 anni quando decide di lasciare Roma e trasferirsi in riva al mare.
Ѐ ottobre, l’aria è ancora calda ma la spiaggia si è già svuotata dai turisti.
E ogni mattina Nicola si siede a un passo dal mare, con una matita e i quaderni per gli appunti, e, osservando la vita che si muove intorno a sé, ripensa al proprio passato e cerca un’ispirazione che sembra sfuggirgli leggera fra le dita.
Nuovo arrivato nel piccolo paese, incontra subito gli abitanti del posto: c’è Evelina, la proprietaria della boutique, e moglie di Silvestro, proprietario del negozio di articoli sportivi; la giovane Lu, che sogna di andarsene lontano e ogni giorno parte verso l’orizzonte con la sua canoa rossa, e suo figlio Nino, che vuole dare la caccia ad una piovra gigante; c’è Maurizio, ex marito di Lu, che cerca tesori sepolti; e sempre, costante, Rosa, la madre di Nico, scomparsa troppo presto.

Un libro piccolo e molto denso, carico di una malinconia acuta e un senso pressante di tempo che scorre, come sabbia in una clessidra.

Nico, controfigura poco mascherata dello stesso Starnone, sta cercando qualcosa, e per tutto il libro continuerà a trovare cose: troverà mazzette di banconote nella sabbia, una ragazza che gli ricorda tanto sua madre pur non assomigliandole affatto, un bambino dai sogni enormi, un kayak per affrontare le acque agitate.
Nico è in fuga da qualcosa, e si muove verso qualcosa, e passa le sue giornate rimuginando sul proprio passato: tutte le donne che ha amato e fatto soffrire, i suoi figli, suo padre, la sua carriera, ma soprattutto sua madre.
Rosa, che non era stato in grado di comprendere da giovane, e ora se la incontra ovunque.
Rosa, che ritrova fra gli abiti della boutique del paese e nella giovane Lu.
Rosa, e quel sentimento primordiale e viscerale che non ci abbandona mai.

Perché più passano gli anni e più ci ritroviamo con lo sguardo puntato verso il passato, verso ciò che è stato e che avrebbe potuto essere, ciò che non abbiamo compreso e che avremmo potuto cambiare, e questo Starnone lo sa scrivere dannatamente bene.

Una specie di diario, di quaderno degli appunti per uno scrittore in cerca d’ispirazione, che cerca di abbandonare tutte le velleità giovanili per stringere fra le mani la sostanza delle cose.

Un grande esercizio di stile, in parte, ma che contiene anche parecchia sostanza.
Sarà che i libri sulla vecchiaia e sulla mancanza mi colpiscono sempre nel profondo, sarà che poter osservare da vicino il funzionamento della mente dei grandi scrittori ha sempre esercitato un certo fascino su di me, sarà che Starnone è sempre Starnone.

Un libro triste e divertente, a tratti stranamente “baricchiano”, con i suoi dialoghi al limite dell’assurdo e la vita che sfila leggera di fronte ai nostri occhi, come un kayak che vola sulla cresta delle onde.

E quindi non un vecchio a confronto con il mare, ma che nel mare cerca la calma compagnia della dolce melodia della risacca, che sogna ancora piovre giganti (e non un gigantesco marlin), che fa piccoli ritratti di tutte le persone che incontra e scrive e riscrive e cancella e si corregge, che prende appunti e spunti, ed ha trovato il posto che fa per lui: “progetto di morire qui” (sentimento che comprendo con tutto il cuore, perché anche io penso da quindici anni al luogo in cui vorrei morire).

Non un libro perfetto, non il migliore di Starnone, ma un’opera che suona come un canto malinconico, che ondeggia come il mare e ci lambisce con le sue acque ingannevolmente limpide, e amaramente profonde.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

Il vecchio al mare

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Published on August 27, 2024 23:33

August 26, 2024

IL PRIMO ROMANZO DI MICHELE MELLARA

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Michele Mellara, che ringrazio calorosamente per la copia, pubblicato da Bollati Bolinghieri a marzo del 2023.

Ritrovarsi innamorati, sprofondati dentro un amore totalizzante, è spesso una condizione difficile: ogni passione, quando estrema, può trasformarsi in ossessione, solitudine, finire persino per sfociare in ansia sociale. In queste storie originalissime, sempre divertenti, ciascuna con la sua unità ma piene di rimandi l’una all’altra che presto coinvolgono il lettore in un lieve gioco di specchi, ci riconosciamo tutti. Perché tutti conosciamo l’amore, e a volte, chissà perché, qualcuno si innamora perdutamente di una scatola di latta, o anche, insospettabilmente della propria ansia. Sociopatici in cerca d’affetto raccoglie brevi, sempre ironici racconti interconnessi e ripartiti in quattro sezioni: Coloro che amano, in cui i protagonisti sono consumati da una passione bruciante per qualcuno o qualcosa, spesso portata alle estreme conseguenze; Ritratti in bilico, galleria di personaggi decisamente fuori dal comune; Tra le orecchie, monologo interiore di un ossessivo compulsivo; Paesaggi sghembi, dove a parlare sono oggetti inanimati o animali.
Straordinario punto di forza è il gioco sottile che collega i racconti tra loro, e spinge il lettore a rintracciare i rimandi nascosti tra le righe, permettendogli di osservare una stessa situazione da punti di vista diversi, ma sempre divertenti e insieme malinconici.
Michele Mellara, qui al suo esordio narrativo, ci consegna una galleria di personaggi insoliti, sospesi tra le pieghe di un’esistenza a volte amara e indigesta, ma soprattutto, a ben guardare, comica. Perché in fondo è così, siamo tutti sulla stessa barca, soprattutto quando in gioco ci sono le relazioni.

BIO: Michele Mellara, documentarista, regista e sceneggiatore, condivide da oltre vent’anni la quasi totalità della sua produzione artistica con Alessandro Rossi. Tra le loro opere più note il film di fiction Fortezza Bastiani (2002, Premio Solinas come miglior sceneggiatura e finalista al David di Donatello come miglior esordio) e molti documentari, tra i quali: Le vie dei farmaci (2007), La febbre del fare (2010), God save the green (2012), I’m in love with my car (2017), Vivere, che rischio (2019, Premio del pubblico al Biografilm e Academy Award Selection per Oscar Best Documentary), 50 Santarcangelo Festival (2020, Le Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia). I loro film sono stati proiettati in centinaia di festival in tutto il mondo e trasmessi dalle emittenti televisive di oltre cinquanta stati. È socio fondatore della Mammut Film e insegna Cinema documentario all’Università di Bologna. Sociopatici in cerca d’affetto è il suo esordio narrativo.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on August 26, 2024 00:23

IL PRIMO ROMANZO DI MI CHELE MELLARA

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Michele Mellara, che ringrazio calorosamente per la copia, pubblicato da Bollati Bolinghieri a marzo del 2023.

Ritrovarsi innamorati, sprofondati dentro un amore totalizzante, è spesso una condizione difficile: ogni passione, quando estrema, può trasformarsi in ossessione, solitudine, finire persino per sfociare in ansia sociale. In queste storie originalissime, sempre divertenti, ciascuna con la sua unità ma piene di rimandi l’una all’altra che presto coinvolgono il lettore in un lieve gioco di specchi, ci riconosciamo tutti. Perché tutti conosciamo l’amore, e a volte, chissà perché, qualcuno si innamora perdutamente di una scatola di latta, o anche, insospettabilmente della propria ansia. Sociopatici in cerca d’affetto raccoglie brevi, sempre ironici racconti interconnessi e ripartiti in quattro sezioni: Coloro che amano, in cui i protagonisti sono consumati da una passione bruciante per qualcuno o qualcosa, spesso portata alle estreme conseguenze; Ritratti in bilico, galleria di personaggi decisamente fuori dal comune; Tra le orecchie, monologo interiore di un ossessivo compulsivo; Paesaggi sghembi, dove a parlare sono oggetti inanimati o animali.
Straordinario punto di forza è il gioco sottile che collega i racconti tra loro, e spinge il lettore a rintracciare i rimandi nascosti tra le righe, permettendogli di osservare una stessa situazione da punti di vista diversi, ma sempre divertenti e insieme malinconici.
Michele Mellara, qui al suo esordio narrativo, ci consegna una galleria di personaggi insoliti, sospesi tra le pieghe di un’esistenza a volte amara e indigesta, ma soprattutto, a ben guardare, comica. Perché in fondo è così, siamo tutti sulla stessa barca, soprattutto quando in gioco ci sono le relazioni.

BIO: Michele Mellara, documentarista, regista e sceneggiatore, condivide da oltre vent’anni la quasi totalità della sua produzione artistica con Alessandro Rossi. Tra le loro opere più note il film di fiction Fortezza Bastiani (2002, Premio Solinas come miglior sceneggiatura e finalista al David di Donatello come miglior esordio) e molti documentari, tra i quali: Le vie dei farmaci (2007), La febbre del fare (2010), God save the green (2012), I’m in love with my car (2017), Vivere, che rischio (2019, Premio del pubblico al Biografilm e Academy Award Selection per Oscar Best Documentary), 50 Santarcangelo Festival (2020, Le Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia). I loro film sono stati proiettati in centinaia di festival in tutto il mondo e trasmessi dalle emittenti televisive di oltre cinquanta stati. È socio fondatore della Mammut Film e insegna Cinema documentario all’Università di Bologna. Sociopatici in cerca d’affetto è il suo esordio narrativo.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on August 26, 2024 00:23

August 24, 2024

LOLLY WILLOWES o L’AMOROSO CACCIATORE – SYLVIA TOWNSEND WARNER

Voto: 8/10

Edito: Adelphi

All’inizio del secolo scorso, una donna di nome Laura Willowes, alla morte del padre, deve trasferirsi a Londra per andare a vivere con il fratello e la moglie.
Non essendo sposata, Laura non può restare nella casa in cui è cresciuta, e si ritrova così a dover passare dalla “protezione” di un uomo della sua famiglia all’altro.
Le cose all’inizio sembrano andare abbastanza bene, la vita a Londra offre più svaghi di quella di campagna e Laura si trasforma nella “zia Lolly”, amata dai nipoti e dal temperamento prevedibile.
Almeno fino a quando, una ventina d’anni dopo, Lolly non decide, un po’ per caso e un po’ per un destino ineluttabile, di lasciare la città e trasferirsi nel piccolo paesino di Great Mop, dopo vivere da sola grazie alla sua piccola rendita.
Lasciando sbalorditi tutti i parenti, Laura riprende in mano la propria vita, si scrolla di dosso il titolo di “zia Lolly” e porta a termine il destino che l’attendeva da sempre: diventare una strega al servizio di Satana.

Ma che storia fuori dal comune!

Diviso abbastanza nettamente in due parti, il romanzo ci mostra due facce completamente diverse fra loro: la prima metà è molto classica e leggera, sebbene scritta con uno stile arguto e molto ironico; la seconda metà, invece, dal momento in cui Laura decide di trasferirsi a Great Mop, prende una piega imprevista e, non direi proprio che “precipita” ma, piuttosto, si getta a capofitto verso un finale inaspettato.

Laura è una strega, partecipa ai Sabba, parla con il Demonio, ed è pronta a decidere della propria vita.
Una donna benestante senza marito, nel ‘900, non era vista proprio di buon occhio…diciamo, quasi come una strega.

E così Laura, dopo essere passata dalla custodia del padre a quella del fratello (per colpa del quale perde anche una buona parte del proprio patrimonio), decide di emanciparsi, di autodefinirsi, di trovarsi e mostrarsi.

Il modo in cui viene presentata la stregoneria è davvero semplice e diretto: semplicemente, c’è.
Laura si getta a braccia aperte in questa situazione, accetta subito la realtà che si trova davanti, è pronta a vivere nel modo che, da sempre, le era destinato.
Appena accennata, eppure di forte impatto, la stregoneria cambierà il suo modo di vedere le cose e, al tempo stesso, le permetterà di comprendere ciò che per tutta la sua vita si era mosso appena sotto la superficie della sua pelle e che ora è pronto ad uscire e a rivendicare la vita nella sua interezza.
Lolly, una donna schiacciata dai piccoli aspetti di una vita che non ha scelto, decide di esplodere e riprendersi tutto ciò che le spetta.
Non più “zia Lolly”, non più ospite nella casa del fratello, non deve più ascoltare il modo in cui Titus descrive la natura, perché ora è Laura stessa a vivere nel mondo, ad osservarne i boschi e le colline, a dormire tutta la notte, per la prima volta, libera e felice, ai piedi di un albero.
Senza il peso delle norme sociali ad indicare cosa è giusto e cosa non lo è, cosa è appropriato e cosa è scandaloso, Laura può volere “di più” dalla vita.

Il fatto che Laura riesca a trovare la propria libertà, la propria indipendenza, soltanto stringendo un patto con il demonio (“Non è volontà di nuocere, né cattiveria – bè, forse cattiveria sì. la cattiveria è una cosa che piace a molte donne”), dopo aver passato anni in silenzio, accettando ciò che veniva scelto per lei, sottomettendosi e rinunciando ai piccoli piaceri, è un’immagine molto forte e molto arguta.

Se una donna decidesse di vivere per sé, di scegliere per sé, di sedersi su un prato e non preoccuparsi di tutto ciò che la circonda, sarebbe davvero il simbolo di qualcosa di terribili, diabolico, demoniaco?

Lo stile di Warner è articolato e molto intelligente; suddividendo il libro in macro-capitoli (3) e permettendoci di osservare nel dettaglio la mente della nostra protagonista, la storia si sviluppa come un vortice di avvenimenti e pensieri, di suoni e colori ed emozioni, saltando da un punto all’altro come uno sguardo che vaga cercando di cogliere tutti i dettagli e tutti i significati più nascosti.

Con un tono tagliente ed ironico, sensibile e comprensivo, avvolgente ed estremamente coinvolgente, Warner ci trascina in un viaggio verso il nostro io più vero, che forse è rimasto nascosto per troppo tempo.

Una lettura potente, carica di un potere ancestrale, di una forza di ribellione che non può essere trattenuta, di una voglia di vivere che ha bisogno di espandersi e respirare a pieni polmoni.

Abbandonate le spoglie di una donna oppressa, una strega è pronta a nascere.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

Lolly Willowes

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Published on August 24, 2024 00:55

August 19, 2024

IL NUOVO ROMANZO DI GRETA CERRETTI

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi questo nuovo romanzo, edito Argentodorato, che mi è stato gentilmente inviato dall’autrice, pubblicato nell’aprile del 2024.

Nel maggio del 1990 un solo tratto di penna guarisce contemporaneamente milioni di persone nel mondo: l’omosessualità viene eliminata dal manuale diagnostico delle malattie mentali.
Riccardo ha sedici anni e quando questo accade si trova nelle mani di uno psicologo senza scrupoli, il quale per i propri fini personali lo convincerà che la sua passione per il compagno Fabio è un grave disturbo dal quale deve guarirlo.

BIO: Greta Cerretti, classe 1975, Psicologa e Psicoterapeuta. Ha conseguito il master in Addictive Behaviours presso il Policlinico Gemelli di Roma e lavorato presso Servizi di supporto alle tossicodipendenze tra Lazio e Toscana.
I suoi interessi spaziano dai viaggi allo sport sotto l’egida di un unico, grande amore: la lettura.

Pubblicazioni: La catena, Nulla Die, 2012; Love Song, Emma Books, 2016; L’amore attraverso il piacere, Brè Edizioni, 2023; Il mio posto fra i lupi, Bertoni editore, 2024.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on August 19, 2024 23:56

August 17, 2024

IL DONO DELLA PIOGGIA – TAN TWAN ENG

Voto: 8/10

Edito: Neri Pozza

Siamo in Malesia, più precisamente a Penang, nel 1939.
Philip ha sedici anni, sua madre è morta e lui non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo.
Ha due fratelli e una sorella maggiori, nati dal matrimonio di suo padre Noel con la prima moglie, con i quali non è riuscito a stringere uno stretto rapporto.
Philip si muove ai bordi del loro nucleo famigliare, diverso per origini e cultura (gli altri sono britannici, mentre lui è di discendenza cinese da parte di madre), e più giovane di tutti.
Quando il funzionario giapponese Hayato Endo si trasferisce nella loro piccola isoletta, però, le cose inizieranno a cambiare per lui.
Insegnante di aikido, i due si uniscono come maestro e allievo, e un rapporto profondo si instaura fra loro. Mentre Endo-san gli insegna diversi aspetti della cultura giapponese e la sua lingua, Philip gli mostra le meraviglie della sua isola.
Ma la guerra è alle porte, il Giappone è sempre più vicino, e le loro vite stanno per cambiare per sempre.
Più di cinquant’anni dopo, un’anziana donna, Michiko Murakami, raggiunge la villa di Philip, con una lettera datata 1945, in cui il suo grande amore Hayato Endo le raccontava della sua vita in Malesia.
Philip si ritroverà a percorrere il suo passato e a riflettere su ciò che il destino ha avuto in serbo per lui.

Che viaggio meraviglioso.

Ammetto la mia ignoranza in questioni storico-politiche del sud-est asiatico, ma piano piano sto cercando di recuperare.

Questo libro, ambientato in uno dei momenti più oscuri della storia mondiale, ci fornisce un quadro dettagliato della situazione politica della Malesia, della Cina e del Giappone di quel periodo.
L’Europa si muove appena ai bordi della scena, principalmente vestendo i panni degli invasori britannici (e del loro esercito che abbandonò il paese in mano ai giapponesi).
Ma oltre alla parte più storica e carica di informazioni, ciò che risalta dalle pagine sono i personaggi e i loro ricchissimi mondi interiori.

Conosciamo Philip quando è ancora un adolescente senza forma e senza direzione, e lo osserviamo diventare un uomo in grado di compiere scelte difficilissime per la propria famiglia e il proprio paese.
Endo-san, con la sua compostezza giapponese, il suo rigore e il suo grande senso dell’onore, è un’altra figura assolutamente meravigliosa; un uomo combattuto fra il senso del dovere che lo lega alla propria patria e il grande amore che lo lega a Philip e a quella nuova terra che ormai è diventata come una seconda casa per lui.
Mi sono piaciuti molto anche il nonno di Philip, un uomo legato alle proprie tradizioni, ma ammorbidito dagli anni; sua zia Mei, una donna forte e risoluta, pronta a combattere fino alla fine; suo padre Noel, che ha a cuore il bene della propria famiglia e della nazione di cui sente ormai di far parte; e il suo amico Kon, un ragazzo coraggioso e dallo spirito battagliero e patriottico.

Il rapporto tra Endo-san e Philip non è il semplice rapporto che unisce maestro e allievo, ma una connessione profonda che unisce i due attraverso il tempo; il loro destino è sempre stato quello di rincontrarsi negli anni, nelle varie vite, nelle diverse reincarnazioni, e continuare la loro perenna danza di amore e guerra, di dolcezza e sofferenza.
Proprio da questo rapporto Tan ci parla della concezione orientale di destino, di imprescindibilità, dell’importanza delle scelte personali e dell’inevitabilità di alcune strade.

C’è un Dio a guidare il nostro percorso?
Siamo responsabili delle nostre scelte?
Siamo noi a dare una forma alla nostra vita, o possiamo semplicemente lasciare che le cose accadano come devono?

La natura è una parte importantissima del romanzo, così come della cultura del sud-est asiatico in generale.
Le stagioni dei monsoni, le piogge torrenziali e il caldo torrido, la natura rigogliosa che può essere protezione o ostacolo, la bellezza della natura selvaggia e l’odore salmastro del mare, le cui onde imperturbabili si infrangono contro la costa.
Attraverso ogni pagina è possibile sentire l’intenso odore dei fiori che sbocciano, degli alberi che germogliano, della pioggia che affonda nella terra ancora umida e degli spruzzi delle onde portati dal vento.
Tan ci mostra con sguardo amorevole una terra in cui la vita può essere ardua, ma anche dolce come un fiore che rinasce sempre uguale a sé stesso e sempre diverso.

Il romanzo è diviso nettamente in due parti: da una parte possiamo osservare la crescita di Philip, il suo diventare uomo e trovare un posto nel proprio paese; e dall’altra ci troviamo di fronte alle atrocità della guerra, alla violenza perpetrata dai giapponesi ai danni della Malesia, alla distruzione che non ha risparmiato niente e nessuno.

Tan mescola alla perfezione le due parti, saltando avanti e indietro nel tempo, mostrando vari aspetti della vita in quel periodo, ma sottolineando sempre le asperità affrontate dal suo paese.

Il fatto che questo sia stato il suo romanzo d’esordio è qualcosa di meraviglioso, e non vedo l’ora di recuperare gli altri titoli dell’autore.

Un viaggio intenso e poetico, crudo e dolce, fra filosofia e politica, storia e una natura in grado di abbracciare completamente il lettore.

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Il dono della pioggia

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Published on August 17, 2024 00:36

August 13, 2024

L’AMORE È QUANDO NON SUCCEDE NIENTE – MATTIA GARGIULO

Edito: Edizioni Open

Un enorme ringraziamento a Mattia per avermi inviato una copia del suo libro!

Una raccolta di quindici racconti che variano dal breve al brevissimo, che narrano storie comuni o episodi più assurdi di vita, che non tentano di spiegare l’amore, ma di ritrarlo così come viene.

Dalla coppia che, riuscendo a restare insieme per più di quindici giorni stabilisce un nuovo record mondiale ad un uomo che non riesce a godersi il suo nuovo aspirapolvere senza filo, dalle fantasie recondite di un marito ad una coppia che deve ridimensionare i grandi sogni per il talento sportivo del figlio, dalla confusione creata dal primo incontro con il padre della propria fidanzata a una coppia che ritrova un attimo di complicità rubando due caffè al bar, la vita si espande dalle righe di queste brevi storie e si mostra nei suoi aspetti più ironici e complessi, surreali e banali, quando succede qualcosa di grande e quando non succede niente.

Con uno stile conciso e secco, Gargiulo osserva l’amore in tutte le sue possibili sfumature, anche quelle che non ci aspetteremmo.

Si può diventare padri prendendosi cura di una gatta e si può arrivare alla fine di una storia senza più parole da dire, con una birra e uno sguardo che sa già tutto.

Una lettura scorrevole e piacevole, soprattutto per chi, come me, ha grandi difficoltà a concentrarsi con questi caldi micidiali: e allora cosa c’è di meglio di un piccolo racconto che racchiude qualcosa di enorme fra poche righe e qualche dialogo a tratti profondo e a tratti paradossale?

L’amore è quando lottiamo per qualcosa e quando gettiamo la spugna, quando ci accontentiamo pensando “basta che funzioni” e quando stringiamo i denti.
Ogni interpretazione potrebbe essere quella giusta, ogni parola quella sbagliata, ogni sguardo potrebbe nascondere il sentimento più profondo.

Con un occhio che cerca le verità intrappolate nelle parole più comuni o nei dialoghi surreali, con uno stile molto semplice e diretto, Gargiulo ci ricorda l’importanza delle piccole cose.

L’amore, forse, come la vita, è quando non succede niente, ma ci sono sempre insegnamenti nascosti in un silenzio, in un’occhiata, in una parola.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

L’amore è quando non succede niente

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Published on August 13, 2024 00:25

August 10, 2024

LA PRIGIONE – GEORGES SIMENON

Voto: 7/10

Edito: Adelphi

Alain, trentaduenne direttore di un giornale dalla tiratura di un milione di copie, sta tornando nel suo appartamento di Parigi, dove sua moglie lo starà aspettando per andare a cena in un ristorante con il solito gruppo di conoscenti.
Quando raggiunge l’ingresso del palazzo, però, ad attenderlo trova un giovane ispettore, che gli comunica una notizia inaspettata: sua moglie è stata arrestata per l’omicidio della sorella minore.
Dato che per sette anni Alain ha intrattenuto una relazione segreta (superficiale ma costante) con la cognata, all’inizio tutti gli occhi si punteranno su di lui, e sul possibile dramma della gelosia.
Ma Alain respinge l’ipotesi, e si chiede cosa possa aver spinto Micetta a compiere un atto simile, e come possa la sua vita averlo condotto fino a quel punto.

Un Simenon molto classico, ma con i toni più moderni del solito.

Dalle prime pagine scopriamo che cos’è successo, e per tutto il resto del libro cerchiamo di capire il perché.

La prigione del titolo, nonostante ci sia stato un omicidio ed un arresto, non si riferisce a quella vera e propria in cui viene rinchiusa la colpevole; anzi, Jaqueline, nota come Micetta, ci viene mostrata pochissimo in tutto il romanzo, così come la vittima, perché tutta l’attenzione è concentrata su Alain.
La prigione, in questo caso, è il matrimonio dei due, e la vita stessa che l’uomo si era costruito intorno.

Alain è giovane, ricco, conosciuto in tutta Parigi, amante del whiskey e delle donne, ama circondarsi di persone, ed ha paura a rimanere da solo.
Questa paura lo ha portato a sposare Micetta, una giornalista remissiva e sempre al suo fianco, “alla destra del suo gomito”, con cui ha avuto un figlio che vedono pochissimo e che cresce nella grande villa in campagna che hanno comprato e ristrutturato, perché è ciò che ci si sarebbe aspettato da una coppia come la loro.
La loro è una vita incentrata sul lavoro e sulla mondanità, vivono vite parallele, sempre vicini, ma non sembrano incontrarsi mai.

E come sempre Simenon eccelle nel descrivere la solitudine di un uomo che si guarda alle spalle e non si riconosce in nessun aspetto della sua vita.
Alain è un uomo superficiale, cinico, che ha fatto rapidamente carriera raccontando storie superficiali e mondane, che può ottenere tutto ciò che vuole, e vive secondo le proprie regole.

Ma quali decisioni lo hanno portato a quel momento?
Ha scelto la sua carriera soltanto per sfuggire ad un percorso già segnato e non diventare come suo padre?
Ha sposato Jaqueline soltanto perché era una ragazza senza troppe pretese e per avere sempre qualcuno al proprio fianco?

La morte della cognata non sembra sconvolgerlo troppo, così come l’arresto di sua moglie.
La sua relazione con la giovane Adrienne era terminata da un anno ormai, quindi sa che non può essere quello il motivo dell’omicidio.
E se anche venisse a sapere precisamente la ragione che ha spinto sua moglie a compiere un atto simile, che differenza farebbe nella sua vita?

Piano piano, un doppio scotch alla volta, iniziamo a conoscere Alain, ed Alain comincia a conoscere sé stesso.
Non proviamo simpatia per lui, le sue azioni e i suoi pensieri non ci permettono di immedesimarci con lui, ma c’è una sottile linea di luce che si allarga un po’ alla volta, ad illuminare quel vuoto che ha sempre sentito dentro e che ha cercato di nascondere con l’alcol e le donne, che ci affascina e ci tiene col fiato sospeso.

Fiato sospeso che, purtroppo, non raggiunge le ultime pagine: non solo la “grande rivelazione” del movente dell’omicidio è completamente senza forza e senza senso, ma anche il finale è parecchio scontato e lascia l’amaro in bocca.

Un inizio davvero interessante, che purtroppo si stempera nella disperazione del protagonista e nelle sue prevedibili scelte.

Un buon Simenon, come sempre, ma non eccezionale.

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La prigione

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Published on August 10, 2024 00:17

August 6, 2024

L’ETÀ FRAGILE – DONATELLA DI PIETRANTONIO

Voto: 6/10

Edito: Einaudi

Quando Amanda torna a casa, in Abruzzo, lasciandosi Milano alle spalle, sua madre Lucia si ritrova ad affrontare improvvisamente il silenzio di una figlia che quasi stenta a riconoscere.
Appena ventenne, Amanda si rinchiude in sé e nella propria camera, rimane nascosta sotto le lenzuola tutto il giorno, per sfuggire ad una vita che l’ha colpita duramente.
Una rapina, avvenuta una sera mentre tornava a casa, sembra averle tolto completamente la fiducia in sé stessa e negli altri.
Di fronte alla sofferenza della figlia, Lucia ripensa ai propri vent’anni, alla fine di quell’estate del 1992 quando, proprio lì, sul Dente del Lupo, un fatto terribile cambiò completamente la sua vita e quella delle vittime e del colpevole, e di tutte le persone che ne rimasero coinvolte.

Secondo tentativo di lettura di Di Pietrantonio, ed è andata più o meno come la prima volta.

L’età fragile a cui fa riferimento il titolo è, sì, l’inizio dell’età adulta, quando abbiamo appena lasciato l’adolescenza e non siamo ancora esseri umani “completamente formati”, ma anche qualunque momento della nostra vita, perché in quanto umani siamo sempre fragili, sempre a rischio di traumi e rotture.

Suddividendo la storia in due filoni (più sviluppato quello che riguarda il passato, e un po’ meno quello del presente), con Lucia e i dolori della vita come punti fermi, Di Pietrantonio ci parla di ereditarietà e silenzi, di ferite che non si rimarginano e forza di volontà, di accettazione e crescita.

Peccato che lo faccia in maniera piuttosto vaga, mai davvero approfondita, e sfruttando un fatto reale di cronaca nera.
Eh sì, perché se la storia dell’aggressione alle tre ragazze fosse stata frutto della mente dell’autrice, il libro avrebbe avuto un sapore molto diverso per me.
E invece, trattandosi di una versione romanzata del Delitto del Morrone del 1997, con qualche dettaglio appena modificato, l’ho trovato estremamente di cattivo gusto.
Già più volte ho dichiarato di nutrire sentimenti contrastanti per il true crime e la spettacolarizzazione di eventi terribili, ma se questi vengono usati per approfonditi ragionamenti filosofici o morali o giuridici, allora posso anche accettarlo.
Ma la strumentalizzazione di un evento tragico, inserito senza un vero scopo in un romanzo di narrativa che avrebbe potuto benissimo contenere un accadimento inventato e trasmettere lo stesso messaggio, allora no, la trovo una scelta pessima e senza tatto.

Anche i personaggi principali, Lucia e sua figlia Amanda, sono caricature non ben definite, dai bordi sfuocati, rinchiusi nei propri silenzi, che non entrano davvero in contatto né fra loro né con l’osservatore esterno.
Lucia, nonostante il suo passato traumatico e le sofferenze che ha vissuto da giovane, non solo non è in grado minimamente di aiutare sua figlia a superare ciò che le è capitato, ma non ci prova nemmeno.
Quindi quale sarebbe il messaggio?
Se tua figlia subisce un trauma, lascia che si chiuda in sé stessa, che viva la propria depressione nascosta sotto le lenzuola, e prima o poi si sistemerà tutto quando deciderà improvvisamente di prendere parte a manifestazioni contro gli speculatori edilizi e poi di andare a vendemmiare il verdicchio sulle colline di Jesi“?
Mi sembra un ottimo insegnamento.

Lo stile di Di Pietrantonio, che preferisce tagliare e togliere, frasi brevi e scarne, ruvido e asciutto, suona bene e scivola via con facilità di fronte ai nostri occhi, ma si perde in una storia un po’ troppo insipida.
Il discorso diretto libero si mescola, tramite l’asindeto, al discorso indiretto libero, creando una lettura che procede un po’ a singhiozzo, col fiato spezzato, e a cui manca un tono più tagliente ed incisivo.

Un libro che vorrebbe dire molto, dell’umanità e della sua fragilità, dei suoi orrori e della sua intrinseca forza di rinascita, ma che vaga senza riuscire a dire niente di davvero incisivo.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

L’età fragile

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Published on August 06, 2024 00:01

August 5, 2024

IL PRIMO ROMANZO DI ELVIO CARRIERI

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Elvio Carrieri, che ringrazio infinitamente per la copia, pubblicato da Ventanas a marzo del 2024.

Nel cortile di una scuola media della periferia barese uno studente viene massacrato di botte da un compagno e ricoverato in prognosi riservata. A distanza di pochi metri, inerme, un altro ragazzo osserva la scena. Il senso di colpa per non essere intervenuto lo tormenterà per sempre. Passano quasi vent’anni. Nel frattempo, dimenticato quel momento tragico, Plinio (la vittima) e Libero (il testimone defilato del pestaggio) sono diventati amici. Un’amicizia basata sulla protezione reciproca. Ma quando Libero, professore in un carcere, incontra Letizia, una psicologa originaria della Valle d’Itria, il rapporto con Plinio si trasforma. Sullo sfondo di una città, Bari, ormai ridotta cinicamente alla sua anima scheletrica e post-industriale, tormentata da scandali locali e da losche manovre politiche, non c’è dramma che le tre giovani figure urbane non possano esorcizzare. Non importa quanto dolore vi sia in gioco.

BIO: Elvio Carrieri (Bari, 2004) è un poeta e un musicista. I suoi testi poetici sono pubblicati per la prima volta sulle pagine baresi di “La Repubblica” quando ha quindici anni. Dal 2022 appaiono su siti letterari e giornali, tra cui “Nazione Indiana”, “Menabó”, “Limina Mundi”, “SUD”. Nel marzo 2023 è finalista al Premio Poeti Oggi e un suo testo è selezionato come poesia del mese sul sito-laboratorio “Poesia del nostro tempo”. Nel settembre 2023 vince il Concorso Amici di Nicco, intitolato alla memoria del giovanissimo poeta Niccolò Bizzarri.
Poveri a noi è il suo primo romanzo. Lo ha scritto in una sola settimana, un capitolo ogni notte (arrivava all’alba via mail allo scrittore Francesco Forlani), nell’estate del 2023 mentre sosteneva l’esame di maturità.

Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.

Presto la recensione!

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Published on August 05, 2024 00:24