Ella S. Bennet's Blog, page 27
October 31, 2020
Romance storici * le mie letture
Negli ultimi tre mesi ho letto diversi romance di ambientazione storica, regency, vittoriani e dintorni. Si tratta di romanzi disponibili con l’abbonamento kindle unlimited di amazon oppure che si possono prendere in prestito con il sistema MLOL.
Complessivamente mi pare che siano tutti alquanto moderni, nel senso che i personaggi hanno comportamenti forse non troppo/non sempre adeguati all’epoca e lo stesso dicasi per i dialoghi.
Alcune storie le ho trovate più piacevoli, altre meno; alcune hanno trame abbastanza originali, o, comunque, svolte in maniera originale, come ad esempio “Un pragmatico gentiluomo (Montclair-de Vere Vol. 2)” di Candace Camp.
“Un’insolita Mary” di S.M. Klassen immagina le vicende di Mary Bennet, da “Orgoglio e pregiudizio”; non ho trovato molto credibile il comportamento della protagonista, soprattutto all’inizio.
In diversi casi i romanzi, anche se autoconclusivi, fanno parte di una serie.
Qui sotto l’elenco.
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I primi sette sono quelli che mi sono piaciuti di più,
Il visconte che mi amava * Julia Quinn * Divertente anche se piuttosto scontato.
Una moglie rispettabile * Jenni Fletcher
Una sposa in eredità (Amori a Whitby Vol. 2) * Jenni Fletcher
Una donna oltre le apparenze (Amori a Whitby Vol. 3) * Jenni Fletcher
Un pragmatico gentiluomo (Montclair-de Vere Vol. 2) * Candace Camp
I segreti del cuore * Candace Camp
Cuore ferito* Candace Camp
L’eredità contesa (Regencies Vol. 3) * Stephanie Laurens
La dama misteriosa (Regencies Vol. 4) * Stephanie Laurens
Poker di regine * Stephanie Laurens
Regole per un buon matrimonio (Lester Family Saga Vol. 4) * Stephanie Laurens
Missione per due * Stephanie Laurens
La sposa di Salt Hendon: Un romanzo storico georgiano * Lucinda Brant
Il ritorno di Salt Hendon: Il seguito di La sposa di Salt Hendon * Lucinda Brant * Il personaggio “cattivo” mi è sembrato poco credibile e, soprattutto nel secondo romanzo, poco credibile anche il comportamento degli altri personaggi nei suoi confronti.
Clausola di matrimonio * Joanna Maitland
La sorella sbagliata * Christine Merrill
Un’insolita Mary * S.M. Klassen
October 29, 2020
Claire * Capitolo 7
Qualche giorno dopo Tom si incontrò in una saletta appartata di Boodle’s con il conte di Allston per riferirgli le informazioni raccolte. Si trattava per lo più di conferme a voci che circolavano, arricchite di ulteriori dettagli, in particolare sul duca di Bercaster.
Seduto in una delle poltrone dalla tappezzeria a righe, sotto lo sguardo di un paio di cani da caccia che sembravano fissarlo dal quadro appeso sopra al camino, il conte ascoltò Tom con attenzione, osservando alla fine: «Non credevo che la situazione del duca fosse così critica né che fosse un giocatore incallito, anche se sapevo che frequentava le bische.»
«È molto abile a tenere celati i suoi problemi e i suoi vizi e ha un talento speciale per far apparire pregi quelli che in realtà sono difetti.»
«E mia figlia apprezza la compagnia di costui?»
«Pare di sì, anche se non mi pare che la prediliga a quella di altri gentiluomini, almeno per ora.»
«La metterò al corrente delle vostre scoperte.»
«Meglio di no.»
«Perché mai?»
«Sa dell’incarico che mi avete affidato e non gradisce ciò che considera, forse a ragione, una mia intromissione nella sua vita. Se la mettete in guardia sulla base di informazioni che vi ho fornito io, potrebbe reagire in modo sbagliato, magari proprio accettando la corte del duca di Bercaster.»
«Non conoscete Claire. È una ragazza accorta anche se impulsiva, non farebbe una cosa del genere solo per ripicca» ribatté il conte dimostrando con quelle parole di non aver apprezzato la sottile e nemmeno troppo sottintesa critica alla figlia.
«Meglio così, anche se preferirei lo stesso che non portaste la sua attenzione su Bercaster. Naturalmente se lady Claire mostrasse di apprezzare particolarmente le attenzioni del duca sarebbe opportuno rivelarle la situazione.»
«Allora però potrebbe essere troppo tardi e non voglio che si trovi a soffrire per un uomo del genere né per nessun altro.»
Tom annuì: «Controllerò per quanto mi sarà possibile il loro atteggiamento reciproco e se la situazione dovesse cambiare vi avviserò e voi potrete intervenire.»
Si pentì subito della promessa fatta, il suo compito era scoprire i segreti dei corteggiatori della ragazza non essere il suo angelo custode, ma Allston approvò prima che potesse in qualche modo ritrattare: «Vi ringrazio. Conto su di voi.»
Tom soffocò un sospiro di frustrazione: «A voi risulta che vostra figlia abbia qualche preferenza che io, come estraneo, non ho potuto notare?» Alla luce di quanto si erano detti la domanda era di sicuro superflua ma aveva preferito porla.
«No, anche a me pare che non si interessi a nessuno. Devo confessare che non mi dispiace, è giovane e non ha nessun bisogno di sposarsi in fretta. A me importa solo che sia felice.»
«Lady Claire è fortunata ad avere voi come padre.»
Tom lo pensava davvero: raramente i genitori si curavano della felicità dei figli, avevano come obiettivo soprattutto denaro e prestigio, anche quando per gli interessati, in particolare per le ragazze, il matrimonio era in realtà un sacrificio.
Quando uscì dal club il baronetto era ancora arrabbiato con se stesso per essersi assunto un’ulteriore responsabilità ma presto il malumore si attenuò, non era nel suo carattere perdere tempo a rammaricarsi per qualcosa che non poteva cambiare. Aveva sbagliato all’inizio, quando aveva accettato l’incarico; aveva pensato che sarebbe stato un modo per divertirsi un poco con lady Claire e rompere la noia del soggiorno a Londra ma si era reso conto presto di aver commesso un errore perché non riusciva a rimanere abbastanza distaccato. Poteva solo sperare che lei scegliesse presto uno dei gentiluomini affidabili fra quanti la corteggiavano, per esempio il conte di Longdor, e si fidanzasse. Scosse il capo: il conte di Longdor non andava bene per lei, lo avrebbe travolto, era troppo accondiscendente e tranquillo, si sarebbe annoiata presto. Per lei ci voleva qualcuno capace di tenerle testa, dotato di altrettanta energia e intraprendenza. Uno simile a lui, insomma.
Sbuffò. Le scelte di lady Claire non erano un suo problema, in tutti i casi sarebbe stato il conte di Allston a dire l’ultima parola.
Una voce insinuò sarcastica che era un bugiardo perché il suo disinteresse era solo una finta, una difesa.
Imprecò.
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October 26, 2020
Claire * Capitolo 6
Dopo colazione Claire uscì con il phaeton, accompagnata dal solo capo stalliere. Qualche giorno prima aveva proposto ad Arabella di accompagnarla, ma l’amica si era rifiutata con decisione: «Non dovresti condurre i cavalli. E non capisco come ti possa sentire sicura lassù in alto. È pericoloso.»
«Sono brava quanto mio padre a guidare una pariglia.»
«Ma è indecoroso per una signora. Almeno fosse un calesse… il phaeton è così sportivo.»
«Proprio per questo è divertente. Dovresti venire con me.»
Arabella era inorridita: «No grazie. E poi lord Cliffhorn non approverebbe.»
Claire aveva rinunciato a convincerla e si era trattenuta dal dirle cosa pensava di lord Cliffhorn e della sua approvazione.
Al parcò incontrò alcuni conoscenti, fra questi il barone Somershen, che la trattò con freddezza, evidentemente risentito per il ballo che gli era stato sottratto da Carlton. Claire non se ne curò, anche se era uno dei pochi la cui conversazione non l’annoiava; di nuovo, però, la reazione dell’uomo suscitò in lei un lieve fastidio, come la sera precedente.
Quando fu sulla via del ritorno incrociò anche il duca di Bercaster e si fermò a parlare qualche minuto con lui; mentre lo salutava e faceva ripartire i bai, Carlton, su uno stallone nero come gli abiti che indossava, si affiancò al phaeton.
«Vi fa la corte?» le chiese bruscamente.
«Perché, vi dispiace?»
«Cerco solo di svolgere il mio compito.»
Lei lo guardò di sotto in su, sforzandosi di apparire maliziosa: «Sembrerebbe quasi che foste geloso.»
Poi spronò i cavalli.
Lui non replicò e non la seguì, ma Claire si convinse di aver guadagnato un’altra piccola vittoria: il baronetto era davvero scontento di vedere i gentiluomini mostrarsi cortesi con lei, non le aveva posto quella domanda solo per assolvere il proprio incarico. Presto se ne sarebbe reso conto anche lui. La giovane sorrise pregustando quel momento, senza soffermarsi a chiedersi perché l’idea la stuzzicasse tanto.
Lady Claire era troppo imprudente, pensò Tom. E impudente, almeno con lui. Si augurò che non si comportasse nello stesso modo anche con gli altri. Avrebbe voluto risponderle a tono pochi istanti prima, ma aveva preferito non lasciarsi trascinare in una scaramuccia verbale con lei perché intendeva verificare le mosse di Bercaster.
Questi, dopo aver compiuto un altro giro del parco si diresse da White’s, dove Tom preferì non seguirlo. Aveva conoscenze fra i dipendenti del club, persone che gli dovevano dei favori, e avrebbe avuto da loro informazioni sui passatempi del duca.
Rivide Claire più tardi, alla serata musicale organizzata da lady Granthwood. La ragazza trascorse buona parte del tempo con la sorella dello stesso Granthwood e con il suo amico Mark, fino a che non giunse il duca, che iniziò presto a rivolgerle eleganti attenzioni. Tom non poteva negare che quell’uomo fosse dotato di un fascino notevole e che sapesse sfruttarlo al meglio. Lady Claire sembrava gradire la sua compagnia più di quanto fosse opportuno, fino a ritirarsi in un angolo con lui durante l’intervallo fra un’esecuzione e l’altra. Il baronetto fu costretto a seguirla per verificare che non uscisse dal salone, cosa che per fortuna non avvenne perché la pausa fu breve e tutti tornarono ad accomodarsi ai propri posti per la seconda parte del concerto.
Al termine della musica Tom riuscì ad andare vicino alla ragazza e a parlarle senza che altri udissero: «Milady, dovreste essere più riservata, appartarvi con un gentiluomo potrebbe costarvi caro.»
Lei lo fissò, apparentemente stupita, e lui proseguì, sarcastico: «Eppure sapete bene come una signorina può costringere un marchese a sposarla… non pensate che qualcuno potrebbe usare la stessa tattica per obbligarvi alle nozze dopo avervi rovinato la reputazione?»
«Sciocchezze» replicò allora Claire, colpendolo piano a mo’ di rimprovero sul braccio con il ventaglio, quasi come una dama navigata. «Nessuno potrà costringermi a sposarmi per un motivo del genere» sussurrò con sicurezza prima di allontanarsi da lui.
Claire, pur compiaciuta per il proprio comportamento verso il baronetto, era risentita con lui per le sue critiche. Chi credeva di essere? E pensava davvero che fosse tanto sprovveduta da non sapere che qualcuno avrebbe potuto desiderare la sua dote tanto da cercare di accaparrarsela in modo poco onorevole? L’eventualità era venuta in mente anche a lei ed era intenzionata a non correre rischi del genere. Celò il malumore continuando a sorridere e si diresse verso Arabella che parlava con lord Cliffhorn, il suo quasi fidanzato, un uomo piacente e appena sovrappeso, più vicino ai quaranta che ai trenta per il quale aveva provato subito un’istintiva antipatia, dissimulata per non dispiacere all’amica che glielo aveva presentato all’inizio della serata. Insieme ai due c’era un altro gentiluomo dall’aspetto raffinato che il barone si affrettò a presentarle pomposamente: «Lady Claire, posso presentarvi il conte di Longdor? È un mio lontano cugino.»
Poco dopo questi era riuscito ad accaparrarsi l’attenzione di Claire, o meglio questo era quanto lei gli stava facendo credere; in realtà, anche se apprezzava la sua garbata conversazione, era attenta a spiare la reazione di sir Carlton alla vista di questo ulteriore possibile corteggiatore. Ad ogni modo il conte di Longdor parlava di arte con competenza e ciò lo poneva un gradino al di sopra della maggior parte dei gentiluomini che le ronzavano intorno, ad eccezione del duca che, con il suo atteggiamento vagamente byroniano, spingeva i propri discorsi a volte ai limiti del lecito, con grande divertimento di Claire.
Comunque fosse, la giovane lady si convinceva sempre di più di non desiderare il matrimonio: non avrebbe voluto sposare nessuno fra quelli che conosceva, per nessuno provava qualcosa più di una moderata simpatia. A parte Carlton, ovviamente, che invece detestava…
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October 24, 2020
Claire * Capitolo 5 – seconda parte
Tom, pur comportandosi come uno qualsiasi degli ospiti, sorvegliava l’avvicendarsi dei vari cavalieri intorno a Claire. Giovanotti e uomini meno giovani le ronzavano intorno come api sul miele e lei conversava e scherzava con tutti con evidente divertimento. L’abito celeste dai ricami blu notte che indossava sottolineava la sua figura armoniosa senza per questo avere niente di sfacciato. Il buon gusto nell’abbigliamento era una dote che lady Claire aveva ereditato senza dubbio dalla contessa sua madre, che vestiva sempre in modo elegante e sobrio a un tempo. La ragazza era la più contesa della festa e non c’era da stupirsene: nessuna delle altre debuttanti aveva in pari misura ricchezza e avvenenza: difettavano nella prima o nella seconda. Tom era abbastanza sicuro che non si lasciasse ingannare dalle attenzioni che riceveva ma era pur sempre una giovane donna inesperta e riteneva che la prudenza del padre fosse giustificata. Allston aveva ragione a voler proteggere la figlia dai cacciatori di dote.
Il momento del suo ballo si avvicinava, Tom aveva deciso che avrebbe danzato con lei quando l’aveva conosciuta a Lime Hall e quella sera l’avrebbe fatto: teneva sempre fede ai propri propositi. Inoltre, se lo avessero creduto interessato alla ragazza, le domande eventualmente poste sui presunti rivali sarebbero apparse come dettate dalla gelosia e questa avrebbe costituito un’ottima copertura per le sue indagini.
Sostituire il proprio nome a quello del barone Somershen aveva suscitato le proteste di lady Claire perciò pregustava un dialogo scoppiettante durante la danza, cosa molto più divertente di una conversazione convenzionale. E poi non disdegnava certo accompagnarsi a una bella donna, anche se si trattava di una signorina viziata come la figlia di Allston.
Si inchinò davanti a lei sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accattivanti e le porse il braccio, proprio mentre il barone si avvicinava per fare altrettanto.
«Lady Claire aveva dimenticato di dirvi che aveva promesso questo ballo a me» spiegò a Somershen.
L’altro lo fissò come se avesse detto un’assurdità, prima di rivolgersi a Claire: «È così milady?»
«Purtroppo avevo dimenticato di segnarlo sul carnet, dovete scusarmi» gli rispose lei con un’espressione innocente appoggiandosi al braccio di Tom.
«Siete brava a mentire» la provocò lui quando il barone Somershen non poteva più sentire.
«Non siete contento che abbia sostenuto la vostra bugia?» gli rispose lei sfacciata.
«Non credevo che avreste gradito il mio invito.»
Lei gli sorrise abbassando appena le palpebre: «Siete stato un po’ prepotente, in effetti, ma vi ho perdonato.»
La conversazione si interruppe perché la danza li tenne lontani per qualche passaggio. Tom era stupito e intrigato dal comportamento della ragazza che sembrava padroneggiare le arti della civetteria come una dama navigata. Cosa stava cercando di fare? Qualunque idea avesse in testa l’avrebbe assecondata, almeno per un po’, era curioso di scoprire a cosa mirava. Come aveva immaginato, con lady Claire non si sarebbe annoiato.
Quando furono di nuovo vicini lei riprese a flirtare con garbo e una sorta di finto pudore, in un modo un po’ ingenuo che la rendeva irresistibile. Tom si ammonì: lei era lavoro, niente altro. Soprattutto perché era una fanciulla da marito, un genere di femmina da cui si teneva sempre alla larga. Decise di ricordarle il proprio ruolo e farle nel contempo intendere quanto quel suo atteggiamento civettuolo fosse sprecato con lui.
«Date troppa confidenza ai vostri corteggiatori. Il conte vostro padre non ne sarà contento» l’ammonì, con il modo di un rigido e compassato gentiluomo.
Claire gli rispose guardandolo negli occhi con intenzione: «Mio padre si fida di me.»
«Non dipende solo da voi: qualcuno potrebbe sentirsi autorizzato a prendersi la libertà di compiere un gesto inopportuno e voi dovreste sapere bene che il ton non consente errori.»
«Ci siete voi a proteggermi, no?»
«Non esattamente. Se così fosse non vi permetterei di comportarvi così.»
«Allora è un bene che non sia questo il vostro compito» mormorò lei avvicinando le labbra al suo orecchio prima di porgere la mano a un altro cavaliere per la figura successiva.
Voleva la guerra? L’avrebbe avuta, pensò Tom seguendola con lo sguardo, senza rendersi conto che quel pensiero era l’inizio della sua sconfitta.
Claire era soddisfatta della propria interpretazione, aveva ottenuto l’esito che si era prefissata, la tattica adottata aveva funzionato: Carlton era rimasto stupito e colpito, tanto da sentire la necessità di prendere le distanze rimproverandola. Si era aspettato che lei si arrabbiasse per la sua frase ma lei era stata abile e gli aveva risposto con ironia. Era davvero contenta di sé. Il gioco diventava sempre più divertente. Lui era un avversario notevole e batterlo avrebbe aggiunto un sapore speciale alla sua prima Stagione.
Sorrise, il piano che aveva preso forma nella sua mente quando lui aveva scritto il suo nome sul carnet e che si era precisato mentre ballava con gli altri era il migliore e si stupì per non averci pensato subito; comunque era sicura che presto avrebbe aggiunto anche il baronetto alla schiera dei suoi ammiratori. Se possibile lo avrebbe fatto perfino innamorare. L’aspettava un’ardua battaglia ma proprio per questo la vittoria sarebbe stata più appagante.
Continuò a sorridere a Carlton con grazia fino alla fine della danza. Dopo averla lasciata al cavaliere successivo, però, lui si accomiatò anche dai padroni di casa e Claire sospirò frustrata: per quella sera la sua piccola recita era terminata.
Più tardi, a letto, le capitò di ripensare a quando il baronetto si era sostituito al barone… non le era sfuggita la nota di collera nella voce di Somershen e aveva provato una sensazione sgradevole. In quel momento aveva solo desiderato allontanarsi da lui e il contatto con Carlton, per quanto questi fosse indisponente, chissà perché, le aveva dato una piacevole sensazione di sicurezza.
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October 23, 2020
Claire * Capitolo 5 – prima parte
Dopo la scoperta fatta ascoltando il dialogo fra i genitori, Claire aveva temuto di trovare Carlton ovunque si fosse recata. Invece, con sollievo e un certo stupore, nella settimana seguente lo vide solo una volta di sfuggita.
Da parte sua continuò come al solito a concedere la propria attenzione in modo imparziale a tutti i gentiluomini che andarono a trovarla e che ebbe occasione di incontrare, per allargare la schiera dei suoi corteggiatori senza privilegiarne alcuno. Aveva comunque un paio di preferiti, anche se badava a non lasciarlo intuire. Uno era il barone Somershen, che si intendeva di cavalli quasi quanto Mark e che aveva conversato con lei dei più svariati argomenti invece di limitarsi a quelli prescritti dal ton, sia pure senza toccare temi veramente inadatti a una signorina. Non era molto attraente benché non si potesse definire brutto; nel viso ordinario spiccavano gli occhi, azzurri e attenti, in cui però, un paio di volte, Claire aveva creduto di cogliere uno sguardo quasi astioso e questo aveva in parte raffreddato la simpatia che inizialmente aveva provato nei suoi confronti.
L’altro, di sicuro il più affascinante, era il duca di Bercaster, dai modi raffinati ma senza affettazione, dal fisico atletico e virile e il volto di una bellezza classica, quasi eccessiva, che tributava a Claire un’ammirazione discreta ma evidente. In lui la ragazza avvertiva qualcosa di trasgressivo, forse anche a causa degli occhi e dei capelli quasi neri, benché con lei si fosse sempre mostrato molto misurato sia con le parole sia con gli atteggiamenti.
Dunque il tempo trascorreva in fretta per la giovane lady e in modo abbastanza piacevole anche se la Stagione, benché fino a quel momento fosse stata un successo, aveva in parte deluso le sue aspettative, soprattutto perché le regole del ton erano davvero troppe e la costringevano a interpretare un ruolo che non sentiva adatto a sé. La sua insofferenza cresceva e la giovane temeva che presto avrebbe trasgredito qualcuna di quelle detestabili imposizioni.
Solo quando poteva cavalcare oppure uscire con il phaeton, attività, quest’ultima, considerata stravagante e criticata da alcune matrone e apprezzata dalla maggior parte dei gentiluomini, le pareva di essere di nuovo nella campagna che amava e in cui si sentiva libera.
Fu al ballo della duchessa di Mowstings che Claire incontrò di nuovo sir Carlton. Al suo arrivo lui era già nel salone ma non le si avvicinò e lei fu subito circondata da tutti quelli che ambivano a scrivere il proprio nome sul suo carnet e non gli prestò attenzione.
Il suo primo cavaliere, come era diventata ormai quasi un’abitudine, fu Mark; con l’amico si divertiva a prevedere come sarebbe stata la serata e a commentare eventuali novità. Quando la danza finì si trovò, inaspettatamente, faccia a faccia con Carlton e non poté evitare di presentarlo a Mark che, subito dopo, si allontanò in cerca della sua prossima dama.
Claire si era ripromessa di far finta di nulla con il baronetto riguardo all’incarico affidatogli dal conte, ma non ci riuscì e, cercando di nascondere la collera che la cosa le suscitava, gli disse piano: «Non dovevate accettare.»
Lui non finse di non capire: «Perché mai? Quando qualcuno chiede il mio aiuto non mi rifiuto, se posso.»
«Non ho bisogno del vostro aiuto.»
«Mi riferivo a vostro padre.»
La ragazza soffocò le imprecazioni poco signorili che reputava appropriate per l’occasione e si pentì di non essere riuscita a tacere. Non doveva mostrargli quanto fosse contrariata, perché lui sembrava trovare la cosa divertente e, soprattutto, perché le era appena venuto in mente come prendersi gioco di lui: avrebbe fatto in modo che la corteggiasse e, dopo aver finto di incoraggiarlo, lo avrebbe respinto. Doveva concentrarsi su quello e annuì fingendo di non curarsi più della cosa.
Lui sembrò credere al suo cambiamento di umore e, come se niente fosse, le chiese: «Spero che mi abbiate riservato un ballo.»
Claire finse un disappunto eccessivo: «Temo di no.»
«Fate vedere» disse lui allungando la mano per avere il carnet.
Lo scorse in fretta poi cancellò un nome e al suo posto scrisse il proprio.
«Non potete farlo» protestò lei.
«Si era prenotato per due danze. Gliene basterà una. A più tardi lady Claire.»
La ragazza rimase troppo sorpresa per replicare subito a tanta sfrontatezza e poi non ne ebbe più il tempo perché il duca di Bercaster la reclamò per il suo ballo.
Per tutta la sera flirtò con i gentiluomini con cui si trovò a danzare, fingendo di credere all’interesse, perfino esagerato da parte di qualcuno, che mostravano nei suoi confronti. Come al solito accettò i complimenti come se li ritenesse sinceri e, sapendo di essere controllata da Carlton, lo trovò più piacevole di sempre.
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October 21, 2020
Claire * Capitolo 4
Le settimane trascorsero in fretta e così pure la festa che segnò il debutto di Claire.
La serata fu un successo e si rivelò per la giovane più piacevole di quanto avesse immaginato. Il carosello di presentazioni, danze e nuove conoscenze la coinvolse talmente da lasciarle poco tempo per altro, così la necessità di comportarsi senza la minima trasgressione alle rigide regole del ton le pesò meno di quanto aveva temuto.
Dopo aver aperto le danze con il padre ballò con Mark e poi con molti altri gentiluomini. Le conversazioni seguirono tutte i canovacci previsti, senza che vi si introducessero note particolarmente divertenti né tanto meno inappropriate. Per una volta, però, a Claire non dispiacque chiacchierare di sciocchezze, quasi recitando un ruolo – quello della debuttante in cerca di marito – che non sentiva come proprio ma che quella sera trovò divertente anche se nessuno fra i giovani conosciuti aveva destato in lei qualcosa di simile all’attrazione.
Dopo quel ricevimento e con la Stagione ormai iniziata, gli eventi mondani si susseguirono senza sosta; la famiglia riceveva inviti su inviti: concerti, feste e spettacoli teatrali. Molti gentiluomini si mostrarono attratti da Claire che, però, non ricambiava il loro interesse e per non dare false speranze si premurava di avere sempre un diverso cavaliere quando si recava a passeggiare nel parco o durante le danze.
In poco tempo il conte di Allston si rese conto che, contrariamente a quanto aveva supposto, il pregio principale della figlia sembrava essere rappresentato dalla ricca dote che le aveva assegnato più che dall’avvenenza e dalle qualità della ragazza. Questo iniziò a preoccuparlo perché teneva alla felicità di Claire ed espresse i suoi dubbi alla moglie: «Non credevo di dover difendere nostra figlia dai cacciatori di dote, invece temo che sia necessario.»
Lady Allston convenne con lui: «È vero, c’è questo pericolo e, visto che per il momento lei non ha preferenze per nessuno, dobbiamo evitare che corra il rischio di innamorarsi dell’uomo sbagliato.»
«Purtroppo non conosco abbastanza bene tutti i gentiluomini che frequentiamo e la loro situazione, finanziaria e non. Sto pensando di incaricare qualcuno affinché raccolga informazioni.»
«È una buona idea» commentò lei, poi dopo aver riflettuto qualche istante propose: «Potreste chiedere l’aiuto di Sir Carlton, l’amico di lord Ravenridge. Quando Miss Stevens è fuggita è stato lui a ritrovarla. Da quello che mi avete raccontato è una specie di investigatore quindi potrebbe essere la persona più indicata per smascherare eventuali cacciatori di dote. Inoltre, essendo un baronetto, potete fare in modo che partecipi agli stessi eventi a cui sarà invitata Claire e questo faciliterà le sue ricerche.»
Il conte le sorrise, come sempre la moglie lo aveva aiutato a trovare una soluzione: «Sì, Carlton è la persona giusta. Non so dove trovarlo ma domanderò a Ravenridge.»
Il giorno seguente il conte incontrò il marchese da White’s e gli chiese come avrebbe potuto mettersi in contatto con il baronetto. Ravenridge gli promise che avrebbe informato lui stesso l’amico del suo desiderio.
Fu così che una mattina, rientrando da una breve passeggiata con Arabella, Claire si trovò faccia a faccia con sir Carlton, appena uscito dalla residenza degli Allston.
«Lady Claire» la salutò lui con piccolo inchino e l’espressione, se possibile, più insolente del solito.
Lei gli rispose solo con un cenno del capo, oltrepassandolo in fretta.
Perché era stato a casa sua? Non certo per una semplice visita di cortesia, perché, per quanto fosse amico del marchese di Ravenridge, non lo era della sua famiglia: che suo padre avesse un problema e lo avesse chiamato per avere un aiuto? Doveva sapere cosa lo aveva condotto lì. Mentre si chiedeva se fosse il caso di entrare nello studio del conte, questi ne uscì.
«Mia cara» le sorrise. «La tua passeggiata è stata piacevole?»
Claire si tranquillizzò vedendo il padre sereno, qualunque fosse il motivo della presenza del baronetto probabilmente non c’era niente si cui preoccuparsi.
«Molto, grazie. Ho appena incontrato sir Carlton. Come mai è venuto a trovarvi?»
«Volevo delle informazioni» le rispose lui con noncuranza.
«Qualcosa di importante?» insistette lei.
«Una signora non deve mostrarsi troppo curiosa» l’ammonì il conte con tono scherzoso.
«Se dovessi vederlo di nuovo non vorrei dire qualcosa di sbagliato» improvvisò Claire sperando che lui aggiungesse qualcosa, la reticenza del padre acuiva il suo interesse.
«Perché mai, mia cara? Non ce n’è motivo.»
Frustrata da quella risposta non poté comunque che arrendersi, così salutò il padre e salì in camera. Non si era però rassegnata: doveva scoprire quali informazioni aveva fornito o avrebbe dovuto procurare il baronetto. Certo non lo avrebbe chiesto a Carlton, non gli avrebbe mai dato una soddisfazione simile. Probabilmente sua madre sapeva di cosa si trattava, il marito non aveva segreti per lei; forse sarebbe stata più disponibile a fornirle una spiegazione.
Dopo essersi cambiata scese in cerca della contessa e quando, passando davanti alla biblioteca udì la sua voce, si soffermò. Lady Allston, che stava parlando con il marito, fece il nome di Carlton e Claire pensò che fosse un colpo di fortuna insperato. Origliare non era nelle sue abitudini, ma in quel momento avrebbe fatto qualunque cosa per scoprire cosa aveva portato quell’uomo arrogante in casa sua. Senza fare rumore si avvicinò alla porta e ascoltò.
«Sì, il baronetto ha acconsentito. Ci fornirà tutte le informazioni necessarie per valutare i pretendenti di Claire» disse il conte.
«Ha trovato strana la vostra richiesta?»
«Credo che gli sia capitato di occuparsi di ben altro.»
Claire si allontanò in fretta e in silenzio, prima che la rabbia che provava la facesse esplodere in un grido di impotenza. Poteva capire la prudenza dei genitori ma non che avessero affidato un incarico tanto delicato proprio a Carlton che, con la scusa di quel compito si sarebbe sentito in diritto di controllare anche lei. L’avrebbe spiata e avrebbe indagato su chiunque le avrebbe dimostrato simpatia. Una prospettiva intollerabile. Non aveva bisogno di nessuno per capire se una persona era sincera con lei o no. E poi non era in cerca di un marito, suo padre si stava preoccupando per niente. Chiedergli di cambiare idea, però, sarebbe stato inutile, lo conosceva troppo bene per sperare che rinunciasse a quello che riteneva un modo di proteggerla. Imprecò sottovoce, tanto nessuno poteva sentirla. Doveva trovare una soluzione e riuscire a neutralizzare il baronetto, impedendogli o almeno rendendo difficile il suo compito. Questo proposito comunque non bastò a rasserenarla.
Quando Claire si confidò con Martha non trovò la comprensione completa che si aspettava.
«Capisco che ti possa sembrare un’intrusione ma tuo padre ha ragione a volersi premunire contro eventuali impostori o disonesti. Tom è la persona giusta, è discreto e riservato e conosce molte persone che lo aiutano a scoprire tutto quello che gli serve. Ravenridge lo stima e lo considera il suo amico più fidato e io lo trovo molto simpatico.»
Le parole della marchesa non piacquero a Claire che per un momento fu colta dall’idea che l’altra stesse immaginando una possibile relazione fra lei e Tom, ma si ricredette subito, Martha non era il tipo che cercava di combinare matrimoni. Replicò con decisione: «Non dubito che sia in gamba ma non me ne importa. Non mi piace e non voglio che si immischi nella mia vita.»
«Se la cosa ti crea tanto disagio parla con tuo padre.»
Claire scosse il capo: «Non servirebbe. Ritiene di dovermi proteggere e ha scelto di farlo in questo modo.»
«In fondo allora trovi che ha ragione.»
«Niente affatto. Purtroppo quando è convinto di agire per il meglio è impossibile indurlo a rinunciare alle sue decisioni.»
Dopo un istante aggiunse sospirando: «I gentiluomini che ho conosciuto mi considerano una sorta di soprammobile e mi parlano solo di cose insignificanti, con nessuno potrei trascorrere più tempo di quello necessario per una passeggiata nel parco o per un ballo. Quindi che siano attratti dal mio viso o dalla mia dote non cambia niente. Se se sono tutti così preferisco rimanere zitella.»
«Se davvero sei convinta di questo cosa ti importa di quello che farà Tom?»
L’ingresso del baronetto, in compagnia del marchese, interruppe quel dialogo e dopo poco Claire si accomiatò e Martha salì nella sua camera per riposare un poco.
Il marchese di Ravenridge, avendo notato che il comportamento di Claire era sempre molto controllato quando era presente Carlton, lo fece notare all’amico: «A quanto pare lady Hosmer prova imbarazzo in tua compagnia.»
Tom scosse il capo: «Imbarazzo? Dubito che sappia cosa sia. Ce l’ha con me per delle piccole e insignificanti divergenze di vedute che risalgono a quando ci siamo incontrati a Lime Hall. Niente di importante.»
Ravenridge sorrise senza indagare: «Hai parlato con il conte suo padre come ti avevo chiesto?»
Tom annuì e sospirò, incerto se rivelare all’amico quale incarico gli avesse affidato lord Allston. Decise di confidarsi, la riservatezza era una delle doti di Ravenridge e uno scambio di idee con lui avrebbe potuto essergli d’aiuto. «Non vuole correre il rischio che la figlia sposi un cacciatore di dote o peggio e perciò mi ha chiesto di verificare le condizioni economiche, le abitudini e tutto ciò che può avere importanza riguardo ai gentiluomini che dimostrano interesse per lei. Prendere per buone le voci che circolano non gli sembra sufficiente.»
«È comprensibile che abbia di questi timori, lady Claire Hosmer è la sua unica figlia. Forse esagera un po’, ma il matrimonio è un legame quasi impossibile da sciogliere.»
Tom annuì: «Bisogna ammettere che qualcuno riesce a fingere quello che non è in modo davvero notevole e quindi è importante scavare sotto la superficie. Non sempre un titolo altisonante è una garanzia, anzi…»
«Un compito adatto a te, no? Ti piace questo genere di cose…»
«Ho accettato solo perché mi stavo annoiando ma sono già convinto che avrei fatto meglio a rifiutare.»
«Mi spiace che ti senta in difficoltà riguardo alla figlia di Allston, è anche a causa mia se ti trovi in questa situazione.»
Carlton fece un gesto che significava “non importa” «Avrei potuto rifiutare e non l’ho fatto, tu non c’entri niente. Credo che sarà solo un lavoro fastidioso e per niente interessante, tutto qui.»
«Lady Claire è il tipo capace di mettersi nei guai, forse il tuo compito si rivelerà meno semplice di quello che credi e potresti perfino trovarlo divertente.»
«Mi auguro invece che fili tutto liscio… non è il genere di incarico che fa per me. Comunque ormai quel che è fatto è fatto» concluse Tom. «Quando andiamo in palestra a scambiarci qualche pugno?»
«Anche domattina.»
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October 18, 2020
Claire * Capitolo 3
Accompagnata dalla cameriera, Claire si recò a piedi alla residenza dei marchesi di Ravenridge. Trovava piacevole camminare, la giornata era fredda ma il cielo sereno e la capitale rappresentava per lei ancora una novità; approfittava perciò di ogni occasione per imparare qualcosa, sia che fosse la storia di un monumento sia che fossero i dettagli del percorso per andare da un punto all’altro della città.
Il maggiordomo l’introdusse nel salotto in cui l’aspettava l’amica, un’ampia stanza in cui il caminetto di marmo bianco, sovrastato da uno specchio, fronteggiava una grande libreria che copriva tutto il muro; quadri con paesaggi erano appesi sulle altre due pareti e comode poltrone dalla tappezzeria a righe verdi intonata alla carta da parati erano dispose in gruppi di quattro intorno a due tavolini. I tappeti che coprivano il pavimento contribuivano a rendere l’ambiente caldo e accogliente.
Martha si alzò per andare incontro a Claire; le due si abbracciarono poi sedettero vicine. Era la seconda volta che si rivedevano a Londra e iniziarono subito a chiacchierare fittamente.
«Non accetterei mai una cosa del genere: legarmi a qualcuno che non conosco» concluse Claire dopo aver raccontato di Arabella e di quel suo quasi fidanzato.
«Se la famiglia ritiene che sia una persona adatta magari si troveranno bene insieme» si augurò Martha, più ottimista.
«Deve sposarlo lei, non la sua famiglia» replicò decisa l’altra.
Furono interrotte dalla cameriera che portava il vassoio con dei rinfreschi e quando rimasero di nuovo sole Martha volle sapere del nuovo abito da sera dell’amica e dei preparativi per la festa.
Claire le descrisse il vestito: «A me sembra perfetto: è un modello semplice, con rifiniture e ricami di foglie dorate che formano dei piccoli tralci poco più in alto dell’orlo.»
«E il colore?»
«Una tonalità di verde chiaro che mi ricorda l’erba dei prati intorno a Lime Hall dopo la pioggia primaverile, per questo l’ho scelto. E il tessuto è morbido e liscio, davvero piacevole da indossare.»
Martha sospirò: «Vorrei poterti vedere. Sono sicura che sarai bellissima.»
«Parlami un po’ di te, adesso. Non mi hai detto quasi niente di com’è essere una signora sposata.»
L’amica arrossì: «Non c’è molto da dire… e poi negli ultimi tempi resto spesso in casa…»
Claire non insistette, avendo notato la reticenza da parte dell’amica su ciò che riguardava i suoi rapporti con il marchese. Si corresse, non era reticenza, ma pudore, come se Martha non volesse condividere proprio tutto con lei. Sul momento ne fu dispiaciuta poi comprese che era giusto così perché quello che c’era fra lei e il marito era troppo privato anche per confidarsi con l’amica più cara. L’importante era che Ravenridge l’amasse e di questo era sicura perché aveva notato come la guardava, come le parlava e si preoccupava per lei e per il suo stato.
Approfittando del suo silenzio Martha le chiese: «Raccontami del tuo phaeton.»
Claire sorrise: «È tirato da due bai piuttosto vivaci, li hanno scelti Mark e mio padre da Tattersall.» Fece una smorfia. «Avrei desiderato molto andare con loro ma una signora non può mettere piede in quel luogo. È una delle tante cose che a noi donne sono precluse.»
«Lo hai già provato?»
«Tre volte. Mi piace quasi quanto cavalcare. La cosa più divertente sono gli sguardi delle persone che mi vedono passare. I gentiluomini sembrano incuriositi, le signore di solito scuotono appena il capo. Comunque ancora il parco non è molto frequentato.»
«Con chi sei andata?»
«Con Fisher, il cocchiere. Una volta è salita con me Sophia Glennrock, che avevo incontrato al parco, ma credo che non lo farà più. Ha passato tutto il tempo nella stessa posizione, rigida come un pezzo di legno. Secondo me tratteneva anche il respiro.»
«Paura?»
«Terrore» sogghignò Claire. «Devo ammettere che la seduta è piuttosto alta e che ho spinto i cavalli alla velocità massima consentita dalla buona creanza…»
Martha rise: «Fra qualche mese verrò volentieri a fare una passeggiata con te.»
In quel momento il marchese entrò nella stanza, seguito da sir Carlton. Claire, ancora adirata con il baronetto perché l’aveva ignorata quando si erano incontrati al parco, si impose di mostrarsi indifferente e lo salutò con un cenno del capo, riservando maggior calore per Ravenridge. Carlton, però, con l’espressione un po’ insolente sulle labbra che la ragazza ben ricordava, si inchinò e le sfiorò la mano con un bacio. Lei provò l’impulso di schiaffeggiarlo, ma si controllò e mantenne un’aria di fredda superiorità.
«Di quale passeggiata stavate parlando?» chiese il marchese alla moglie dopo i convenevoli.
«Di un giro in phaeton, naturalmente a tempo debito.»
«Non è un veicolo troppo avventuroso?» chiese lui.
«Claire è altrettanto esperta di sir Carlton nella guida» rispose Martha poi, rivolgendosi all’amica, spiegò: «Tom è stato membro del Four-Horse Club fino all’anno scorso e ha vinto alcune gare, poi però ha abbandonato il club perché detesta le regole.»
Claire dovete ammettere, controvoglia e fra sé naturalmente, che far parte del Four-Horse Club era un pregio non da poco e lo stesso vincere competizioni; Mark, anche lui ottima frusta nonché intenditore di cavalli, gliene aveva parlato più volte, indeciso se tentare di essere ammesso a quel circolo così esclusivo. Che Carlton fosse insofferente alle regole era un altro motivo per apprezzarlo, nonostante tutto. Peccato che si comportasse con lei in modo tanto indisponente e che lei lo trovasse così antipatico.
«Sono molto attenta a condurre quando non sono sola» rassicurò il marchese, cogliendo con la coda dell’occhio l’espressione divertita di Carlton, cosa che la indispettì ulteriormente. Lasciò che Martha cambiasse garbatamente argomento e appena ritenne di poterlo fare senza apparire maleducata se ne andò.
Cercò di cancellare le sensazioni provate camminando veloce verso casa, con un passo lungo e rapido, molto poco signorile, ma aveva già soffocato abbastanza la propria collera rimanendo composta nonostante l’atteggiamento di Carlton. Era doppiamente arrabbiata perché non c’era alcun motivo per cui il comportamento di quel tipo dovesse disturbarla tanto. Non era nessuno per lei. Giunta in camera gettò il mantello sul letto e chiese alla cameriera di farle preparare un bagno. Forse così sarebbe riuscita a scrollarsi di dosso l’irritazione che l’incontro le aveva causato.
Ma le occorse un po’ perché l’immagine dei due amici che entravano nel salotto svanisse dalla sua mente. Ravenridge era appena più longilineo dell’altro pur avendo la stessa altezza e vestiva in modo più elegante per quanto non propriamente come un dandy. Il fisico più muscoloso di Carlton esprimeva potenza ma le sue movenze erano aggraziate e veloci come quelle di un grosso gatto, somiglianza suggerita anche dagli occhi color ambra che ricordavano appunto quelli di un felino. E come questo sembrava tenere tutto ciò che lo circondava sotto controllo, anche quando sembrava distratto.
Finalmente Claire, immaginando il ricevimento che i genitori stavano organizzando per il suo debutto, un pensiero piacevole e divertente, riuscì a relegare in fondo alla memoria il baronetto. Sarebbe stata una festa indimenticabile, ne era sicura, sua madre era un’ospite perfetta e sapeva sempre cosa fare e come comportarsi. Nei prossimi mesi avrebbe cercato di seguire le sue orme, per ottenere la stessa considerazione di cui godeva lady Allston. Si sarebbe perciò impegnata a rispettare tutte le regole che imprigionavano le ragazze nubili anche se le trovava insopportabili. Di quel mondo femminile apprezzava i bei vestiti e i balli ma avrebbe voluto cavalcare come gli uomini, detestava le chiacchiere insulse e i pettegolezzi mentre le piaceva parlare di libri e di arte; avrebbe voluto sapere in cosa consistesse la gestione della tenuta e magari imparare dal padre come amministrarla; infine desiderava formarsi una propria idea sulla politica.
Mark era l’unico a cui potesse confidare i suoi interessi, con l’amico fraterno si sentiva libera di essere se stessa, ma lì a Londra capitava raramente che avesse modo di conversare da sola con lui e le loro conversazioni le mancavano. Nonostante i buoni propositi – che per il momento aveva rispettato – e benché fossero nella capitale solo da poche settimane, cominciava già a non sopportare più la routine cui non poteva sottrarsi e gli obblighi di cortesia e convenienza cui doveva sottostare. Ad aggravare la situazione c’era il fatto che i giovanotti che aveva conosciuto fino a quel momento sembravano tutti ritenerla poco più di un bell’ornamento, magari fragile, quasi incapace di formulare pensieri che non riguardassero solo abiti e accessori di vestiario. Non gradiva la loro compagnia nemmeno per pochi minuti, certo non avrebbe mai potuto prendere in considerazione l’idea di sposarne uno. Possibile che i gentiluomini fossero tutti così insignificanti?
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Il fantasma dell’abate – Louisa May Alcott * Le mie letture
(titolo originale “The abbot’s ghosts or Maurice Treherne’s Temptation” pubblicato nel 1867; edizione italiana da me letta del 2020, traduzione Isabella Nanni)
Di Louisa May Alcott avevo letto finora solo la trilogia delle “Piccole donne”, in versione ridotta da bambini (come usava un tempo, forse anche adesso?) e questo romanzo è stata una sorpresa davvero piacevole.
La traduzione completa del titolo è “Il fantasma dell’abate: La tentazione di Maurice Treherne”. Maurice Treherne è infatti uno dei protagonisti – forse il protagonista -, di questo romanzo breve, che appartiene al filone gotico, per quanto in realtà solo marginalmente: sono piuttosto le persone vive ad agire e interagire.
Mi viene da dire che i personaggi, alla fine, sono tutti positivi. Ma, probabilmente, è perché sono molto umani, ciascuno con i suoi pregi e difetti, buoni e cattivi sentimenti, spirito di sacrificio e tentazione, errori e riscatto.
C’è soprattutto una storia d’amore o meglio un amore contrastato e c’è un segreto che qualcuno crede di sapere…
Un piccolo gruppo di persone trascorre insieme il Natale e l’ultimo dell’anno a casa di sir Jasper, un giovane gentiluomo, che vive con la sorella, Octavia, e la madre e ospita il cugino Maurice Treherne rimasto invalido dopo un incidente in mare in cui ha salvato la vita allo stesso Jasper. Fra gli ospiti c’è la signora Snowdon, un’affascinante donna che i due cugini hanno conosciuto tempo prima a Parigi, ora moglie di un anziano generale. Maurice è innamorato di Octavia e questa lo ricambia, ma la madre e il fratello di lei cercano di allontanarla da questo amore e di indurla ad accettare la corte di un amico di Jasper, Frank Annon. La signora Snowdon è a sua volta innamorata – da tempo – di Maurice, mentre Jasper lo è di lei.
Questi ed altri sentimenti pervadono l’atmosfera e guidano le azioni e le parole dei vari personaggi, ma alcuni fatti, fra cui l’apparizione del fantasma, cambiano quello che pareva dover essere il corso delle cose.
Interessante l’introduzione ad opera della traduttrice, Isabella Nanni, di cui riporto l’inizio:
Louisa May Alcott (1832-1888) fu una scrittrice statunitense principalmente nota come l’autrice della tetralogia per ragazzi Piccole Donne. Pubblicò anche romanzi gotici per adulti sotto lo pseudonimo A.M. Barnard. In questi romanzi, come “Il fantasma dell’abate”, (pubblicato per la prima volta nel 1867) dipinge magistralmente amori e passioni forti, profondamente diversi dal mondo domestico e quasi idilliaco delle opere più note.
Alcuni di questi romanzi, come A long fatal love chase (uscito in Italia con il titolo Un lungo fatale inseguimento d’amore) dovettero attendere oltre 100 anni dalla morte dell’autrice prima di essere pubblicati anche in lingua originale, perché gli editori dell’epoca li ritenevano troppo audaci. Non parliamo di libri spinti: la Alcott non descrive mai atti sessuali e tutti i suoi scritti sono caratterizzati da grande eleganza e cura nella scelta lessicale. Ma è innegabile che questi testi trasmettano emozioni potenti e descrivano situazioni invise alla morale puritana americana, come i diversi triangoli di interessi amorosi, seppur casti, che si sviluppano nel corso de Il fantasma dell’abate.
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Sinossi
Inghilterra, seconda metà del XIX secolo. Maurice Treherne è il rampollo del ramo cadetto della nobile famiglia inglese dei Treherne. Una volta rimasto orfano, viene accolto in casa dagli zii e stringe un vincolo particolarmente profondo con il cugino Jasper, suo coetaneo, con cui condivide piaceri e avventure tipiche dei giovani delle classi agiate.
Nel corso di un soggiorno a Parigi i due cugini sono coinvolti in un misterioso scandalo che li costringe a lasciare in tutta fretta la capitale francese. Durante il viaggio di ritorno la nave su cui si sono imbarcati naufraga; Maurice salva la vita al cugino rischiando la propria e resta paralizzato alle gambe. Tornati in Inghilterra le sventure continuano a perseguitare Maurice che si ritrova inspiegabilmente diseredato dal vecchio zio e lasciato al buon cuore del cugino.
Solo la dolce compagnia della giovane Octavia, la sorella di Jasper, sembra offrirgli un conforto insperato e ridare a Maurice la speranza di un amore puro, contrastato però dalla madre di lei che auspica un’unione diversa. In occasione di una festa a casa dei Treherne un anno dopo l’incidente che gli ha stravolto la vita, il passato ritorna a minacciare le prospettive di Maurice, che sarà più volte tentato di svelare il mistero che circonda gli eventi di Parigi, venendo meno alla parola data. Ma una strana presenza darà una svolta inaspettata alla vita di tutti…
Dall’autrice di “Piccole donne” un romance gotico molto diverso e appassionante.
October 16, 2020
Claire * Capitolo 2
Pochi giorni dopo Claire ricevette finalmente la visita di Miss Arabella Robertson; era una ragazza carina, non molto alta, con capelli scuri e vivaci occhi nocciola, dai modi cortesi e accattivanti. Tranquilla e seria, non apprezzava i pettegolezzi e osservava rigidamente tutte le regole cui doveva sottostare una ragazza di buona famiglia per conservare senza la minima macchia la propria reputazione. In questo Claire la trovava eccessiva e talvolta un poco noiosa, ma preferiva la sua intransigenza, peraltro rivolta soprattutto verso se stessa, alla sgradevole malignità di certe signorine.
Le due amiche non si vedevano da quando avevano lasciato la scuola, così non mancarono loro gli argomenti di conversazione.
Anche per Arabella quella che stava per iniziare sarebbe stata la prima Stagione ma la ragazza confidò a Claire di essere già praticamente promessa a un gentiluomo molto apprezzato dalla famiglia di lei, il barone Cliffhorn.
«Il fidanzamento sarà annunciato durante la Stagione e credo che ci sposeremo prima dell’estate.»
«Sono contenta per te. Come lo hai conosciuto?»
«Non l’ho ancora incontrato, verrà a farmi visita fra qualche giorno.»
Claire la fissò con aria interrogativa e l’altra si affrettò a spiegare, sorridendo: «Ha stabilito tutto mio padre.»
«E tu hai acconsentito a sposare qualcuno che non hai mai visto? Non pensi che potrebbe non piacerti?»
«Purtroppo la mia famiglia è praticamente in rovina e sono fortunata ad aver ricevuto la proposta da lord Cliffhorn, che è ricco e ha solo quindici anni più di me. Comunque devo accettare la scelta di mio padre.»
Arabella sembrava compiaciuta ma anche un poco dubbiosa, perciò Claire si sforzò di non esprimere ancora la propria perplessità. Non era poi troppo stupita per la remissività dell’amica, vista sua la propensione a uniformare il proprio comportamento a ogni norma espressa o sottintesa che la società imponeva – soprattutto alle fanciulle – e si limitò a farle i suoi auguri.
Le due ragazze rimasero qualche istante in silenzio mentre la cameriera, appena entrata, posava il vassoio del tè sul tavolino fra le poltrone su cui erano sedute. Mentre Claire versava il liquido nelle tazze l’amica chiese: «E tu? Hai già qualche corteggiatore?»
«Non ho ancora conosciuto molte persone ma non ho fretta di trovare un fidanzato.»
«Ad ogni modo sono sicura che presto molti gentiluomini chiederanno la tua mano e tuo padre potrà scegliere fra loro il partito migliore.»
«Mio padre?» replicò scandalizzata Claire. «Non sarà lui a decidere chi sposerò.»
Arabella la guardò stupita e scettica: «Certo che sarà lui, è naturale.»
Fu la volta di Claire di fissare l’amica: «Ti sbagli, per me non sarà così.»
L’altra non replicò, discutere non era educato, si affrettò invece a cambiare discorso. Claire l’assecondò e iniziarono a parlare di abiti, fino a che non sopraggiunsero altri visitatori fra cui Mark, Sophia e suo fratello. Arabella fu presentata a tutti ma si accomiatò poco dopo; Claire colse lo sguardo di lord Granthwood accompagnarla fino a che non ebbe varcato la porta del salotto.
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Ricordo che “Claire” è disponibile anche su Wattpad, precisamente QUI.
October 13, 2020
Sognando Mr. Darcy – Antonia Romagnoli * Le mie letture
Un romanzo austeniano, in tutti i sensi. Perché è popolato dalle eroine di zia Jane, perché è intriso di citazioni dei romanzi della suddetta, perché è pervaso di garbata ironia (a volte un po’ meno garbata e più graffiante) come le storie a cui si ispira.
Katrine, la protagonista, reduce da una relazione fallita, si mette in gioco per realizzare il sogno di aprire una libreria e non una qualunque, ma una situata in un luogo austeniano come Bath (ovvero Bathford che è quasi Bath). Un gesto coraggioso e doveroso verso se stessa, che le offre nuove prospettive ma anche nuovi problemi, e le consentirà di vedere con occhi diversi anche i propri legami familiari.
Benché non sia quello che cerca, dopo la delusione appena subita, la protagonista trova anche l’amore, con le sue complicazioni, i suoi dubbi e i momenti in cui le sembra di toccare il cielo con un dito.
Le varie eroine della Austen dialogano spesso con Katrine: di volta in volta la sostengono o la criticano a seconda delle rispettive esperienze; i loro interventi frequenti a mio parere sono, oltre ovviamente che in tono con la vicenda narrata, rispettosi delle caratteristiche di ciascuno dei personaggi (aspetto che non è scontato quando qualcuno coinvolge nelle proprie storie protagonisti di romanzi altrui).
Una storia ben scritta e una lettura piacevole, dunque, che testimonia l’amore dell’autrice per la Austen e i suoi romanzi e l’approfondita conoscenza del mondo austeniano in genere.
Il romanzo è disponibile sia in formato ebook amazon kindle che in cartaceo.
L’autrice, fra le altre cose, gestisce il blog “Il salotto di Miss Darcy” (un nome a caso…) in cui racconta tutto quello che avreste voluto sapere e anche quello che non avete mai osato chiedere sui periodi regency e vittoriano inglesi. Si tratta di articoli molto interessanti.
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Sinossi
Cambiare vita partendo da Jane Austen.
Katrine Bell, dopo una delusione d’amore, lascia casa e famiglia per realizzare il sogno di sempre, aprire una libreria a Bath, nei luoghi che ha amato attraverso i romanzi della sua Autrice preferita.
Il suo nuovo inizio la conduce così a Bathford, un villaggio a poche miglia dal cuore Regency di Bath, dove però non tutto va come lo aveva immaginato…
Katy diventerà protagonista di avventure e disavventure, accompagnata dalle voci delle più famose eroine uscite dalla penna di Jane Austen, e di una storia d’amore che si dipana fra libri, manieri e tazze di tè.
Dall’autrice de “La dama in grigio” una nuova avventura dal sapore austeniano, ambientata nel mondo di oggi.