Ella S. Bennet's Blog, page 25
December 7, 2020
Jane la bruttina – 67 Clarges Street #2 – M.C. Beaton * Le mie letture
(Titolo originale “Plain Jane”; trad. Simona Garavelli; originale pubblicato nel 1986; edizione italiana del 2014, Astoria srl)
A mio parere questo romanzo è più romantico del primo della serie, probabilmente ho questa impressione perché la protagonista è molto diversa da Fiona.
La protagonista, Jane, si considera bruttina ed è comunque messa in ombra da Euphemia, la sorella maggiore, una vera bellezza. Inoltre la madre, Mrs Hart, ha per lei una scarsa considerazione e spesso non la conduce alle serate dove invece accompagna molto volentieri Euphemia.
Quando aveva dieci anni Jane era andata di nascosto a vedere un incontro di boxe al quale non aveva potuto assistere perché era stata riconosciuta e rimandata a casa ma si era innamorata di uno dei due pugili, Beau Tregarthan, un gentiluomo che avrebbe affrontato un pugile professionista. Da allora Jane conserva nel cuore un sogno, naturalmente segreto: incontrare di nuovo Beau Tregarthan, pur essendo consapevole di non poter suscitare il suo interesse.
Quando la famiglia giunge a Londra, dove ha preso in affitto la casa di Clarges Street, Jane spera di poter realizzare il suo sogno e questo avviene ben presto, grazie all’intervento del maggiordomo Rainbird che – per vendicarsi dei modi sgarbati di Euphemia – alla prima serata organizzata da Mrs Hart accompagna Beau Tregarthan da Jane quando questi gli chiede di incontrare Miss Hart (Miss Hart invece è Euphemia, in quanto sorella maggiore, ma il maggiordomo finge di equivocare).
Il gentiluomo trova Jane piacevole e interessante e anche attraente e la invita a uscire il giorno successivo.
È una triste verità che nella vita reale non esiste eroina dolce e virtuosa come quella, diciamo, di una fiaba di Grimm, e Jane, che era fuggita a letto presto per eludere le rappresaglie di Euphemia, il giorno dopo si svegliò con una blanda sensazione di piacevole esultanza. Beau Tregarthan l’avrebbe portata fuori in carrozza…
Tregarthan decide anche di collaborare con Jane alla sua indagine sulla morte di una delle precedenti inquiline, Miss Clara Vere-Baxton, figlia dei secondi inquilini del 67 di Clarges Street, trovata morta nel parco, senza un motivo apparente (la sua morte misteriosa è uno dei nefasti eventi per cui la casa è considerata porta sfortuna). Jane è risoluta a chiarire il mistero legato alla morte di Miss Clara e, nonostante qualche passo falso, alla fine vi riesce e, naturalmente, malgrado qualche malinteso e il comportamento ostile della madre, corona il suo sogno d’amore con Beau Tregarthan.
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Anche in questa storia il gruppo dei domestici ha una parte rilevante, Rainbird in testa; spesso infatti il maggiordomo agisce quasi da deus ex machina nei confronti degli inquilini della casa; inoltre si innamora di Felice, la cameriera francese di Mrs Hart, ma non è fortunato come Jane…
Una narrazione che scivola via veloce e che diverte, ironica e leggera ma per niente banale.
Molti sono i riferimenti alla Londra del tempo; ad esempio il brano seguente, che descrive quanto fosse triste la condizione delle persone povere e quanta l’indifferenza nei loro confronti. La giovane sguattera Lizzie si imbatte nel parco nel cadavere di una madre e del suo bambino, morti di freddo; avvisa un’anziana signora che abita lì vicino e questa risponde che avviserà il guardaparco e poi prende a lamentarsi con la ragazza di essere la zia di Beau Brummel e che questi, una volta divenuto famoso, non è più andato a trovarla. La giovane scappa via.
Ancora piangente, Lizzie corse via barcollando. Per quanto gli altri domestici cercassero di confortarla, erano leggermente irritati per quella che reputavano un’eccessiva sensibilità da parte di Lizzie. Di sicuro a Mayfair trovare cadaveri a terra non era così consueto come in altre zone meno salubri, ma con tutte le morti per congelamento che si verificavano a Londra e con i cadaveri che penzolavano dai patiboli, nell’intimo ritenevano Lizzie di cuore troppo tenero, un sentimento inadatto a una sguattera.
December 6, 2020
Su Agatha Christie #2
Dall’agendina di “Millelibri” dedicata ad Agatha Christie ecco le pagine con una sua breve biografia e alcune foto, e una presentazione dei suoi personaggi più famosi: l’investigatore belga Hercule Poirot e l’anziana Miss Marple (spero di non violare diritti… in caso eliminerò l’articolo).
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December 5, 2020
Su Agatha Christie #1
Anni fa ero abbonata a una rivista che parlava di libri, “Millelibri”. Ho ritrovato fra altri vecchi fogli un’agendina del 1991 data in omaggio con la rivista. Un’agendina dedicata ad Agatha Christie.
Pubblico nel seguito le immagini dedicate alla bibliografia, spero di non violare diritti… (in caso eliminerò l’articolo).
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December 4, 2020
Claire * Capitolo 13
Claire, varcando l’ingresso di Hyde Park, iniziò subito a guardarsi intorno, sicura che Carlton avesse raccolto l’invito implicito nel suo breve biglietto. Non si sbagliava: pochi minuti dopo, udì un rumore di zoccoli avvicinarsi e poi un cavaliere in nero si affiancò al phaeton.
«Milady» la salutò il baronetto, insolitamente formale.
«Perché non lasciate il cavallo allo stalliere per fare un giro con me?» gli propose. Non avrebbe potuto parlargli di ciò che voleva se lui fosse rimasto in sella.
Lui smontò e le sedette al fianco. Nell’animo del baronetto imperversava una strenua battaglia e la giovane avvertì quella tensione, provando a sua volta un’insolita sensazione, un insieme di eccitazione e di timore.
Conversarono comunque di argomenti appropriati fino a che, arrivati in una zona piuttosto tranquilla del parco, Carlton propose di scendere; lasciarono la carrozza e i cavalli allo stalliere che nel frattempo li aveva raggiunti e si avviarono in un viale secondario. Fu Tom a rompere il silenzio: «La partenza della vostra amica non è più un segreto, ormai.»
Era chiaro il significato sottinteso di quell’osservazione e Claire disse: «Preferirei che non raccontaste a mio padre dello spiacevole episodio accaduto ai Vauxhall Garden.»
«Vi avevo promesso di aspettare qualche giorno prima di parlare con il conte e ho mantenuto la parola. Non chiedetemi di più.»
Lei non era disposta ad arrendersi e tentò di blandirlo: «Suvvia, sir Carlton, in fondo non è successo niente, grazie al vostro intervento. Non c’è bisogno di far preoccupare la mia famiglia. Vi prometto che continuerò a comunicarvi i miei impegni e voi potrete controllare che non mi accada nulla.»
Tom replicò, ostentando indifferenza: «Il mio compito, come anche voi mi avete fatto notare, era in realtà solo quello di assumere informazioni sui vostri corteggiatori e l’ho assolto. Non comprendeva seguirvi per proteggervi anche se ho ritenuto mio dovere farlo. Poiché l’impegno che ho preso con vostro padre si è concluso non posso omettere di informarlo su quanto avvenuto; così, se lo riterrà necessario, per il futuro gli indicherò alcune persone di fiducia che possano avere cura della vostra sicurezza dopo che me ne sarò andato.»
Quelle parole sorpresero Claire. Dopo il loro incontro ai Vauxhall Garden si era convinta che Carlton fosse attratto da lei e non immaginava che avrebbe preso una risoluzione del genere. Qualche settimana prima ne avrebbe gioito considerandola una vittoria, invece in quel momento le parve una sconfitta. Lo guardò: aveva un’espressione determinata e sembrava distaccato ma percepì che era ancora teso e intuì che quell’indifferenza era solo esteriore. Era quasi sicura che fosse così ma, soprattutto, voleva che fosse così, perché si era resa conto, quasi all’improvviso, che non avrebbe sopportato di veder sparire il baronetto dalla sua vita. Con chi altri avrebbe potuto litigare? Chi altri avrebbe potuto sfidare con tanta soddisfazione?
Gli si fece più vicina e gli appoggiò una mano sul braccio, guardandolo negli occhi. Lui sentì la pelle bruciare sotto il suo tocco, nonostante la stoffa della giacca e della camicia.
«E pensare che mi stavo abituando alle vostre intromissioni, al vostro vizio di rubare i balli promessi ad altri gentiluomini, al vostro tempismo nel salvarmi dai cacciatori di dote…» mormorò lei, le labbra increspate in un sorriso malizioso, gli occhi verdi fissi nei suoi.
Tom lesse nello sguardo di lei qualcosa che andava oltre le parole che aveva pronunciato e che rispecchiava ciò che lui stesso aveva cercato di soffocare. Fino a quel momento, almeno.
Aveva infatti appena compreso che non aveva senso negare i suoi sentimenti, doveva affrontarli, come era solito fare con tutto quello che gli capitava. Non avrebbe rinunciato a lei, anche se averla gli sarebbe costato la sua libertà.
Claire era in attesa della sua prossima mossa, la mano tremava appena sul suo braccio, le guance lievemente arrossate. Seducente. Bellissima.
«Attenta milady, non dovete provocare un uomo come state facendo. Potrebbe sentirsi autorizzato a baciarvi» l’ammonì Tom.
«Certo non voi… Mi avete appena fatto capire che la mia compagnia vi è venuta a noia.»
Lui annullò la distanza che lo separava da lei e la strinse fra le braccia; nel sentire che il corpo di Claire aderiva prontamente al suo non si fece più alcuno scrupolo e la baciò.
Poi la guardò negli occhi e, cercando di ritrovare la padronanza di sé, domandò, ironico: «Vi sembro annoiato adesso?»
Lei scosse il capo e lui approfittò della situazione per darle un altro bacio. Era inesperta, come aveva immaginato, ma rispondeva con entusiasmo e lui avrebbe voluto tenerla stretta ancora a lungo, ma si costrinse a lasciarla e ad allontanarsi un poco. Anche se aveva appena riconsiderato la propria posizione sul matrimonio non voleva rischiare di compromettere la reputazione di lady Claire, il conte di Allston non avrebbe gradito un comportamento scorretto da parte sua.
«Ho cambiato idea: non riferirò a vostro padre di Somershen» le disse. «Gli chiederò la vostra mano.»
«Cosa vi fa pensare che voglia sposarvi?»
«Il fatto che non mi abbiate schiaffeggiato mi induce a credere che mi accetterete.»
«Comunque non ho bisogno di un marito.»
«Vi sbagliate, avete bisogno di me per tenervi fuori dai guai.»
«Siete sfacciato e troppo sicuro di voi.»
Lui rise: «È per questo che vi piaccio. Un compito gentiluomo vi viene a noia in pochi minuti.»
Claire fece una smorfia: «Non so se considerare la vostra affermazione un’offesa o un complimento.»
«Lo sapete bene, invece. Le signorine troppo composte non fanno per me.»
E, prima che lei potesse aggiungere altro, decise di ignorare dove si trovavano e la baciò ancora.
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Il romanzo è disponibile come ebook gratuito su vari store, fra cui: Kobo, Bookrepublic e Streetlib.
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December 3, 2020
L’avaro di Mayfair – 67 Clarges Street #1 – M.C. Beaton * Le mie letture
(Titolo originale “The Miser of Myfair”; trad. Simona Garavelli; originale pubblicato nel 1986; edizione italiana del 2014, Astoria srl)
Roderick Sinclair, ex avvocato scozzese, dopo la morte del fratello Jamie, si trova a doversi occupare della pupilla che questi aveva adottato. Roderick
Era un uomo grasso, gioviale e sciatto, uno scapolo che cinque anni prima si era ritirato dalla professione per godere quel che gli restava da vivere dissipando i risparmi in bevute.
E certo non pare il tipo adatto come tutore di una giovane donna, per di più se bellissima come Fiona. La ragazza, che nello spazio di una notte riordina casa e abiti del nuovo tutore, è anche una sarta abile e raffinata, in grado di cucirsi abiti alla moda, ma sembra non troppo sveglia e crede di essere brutta, perché così le diceva Jamie. Roderick, vista l’esiguità della cifra, prende in affitto la casa di Clarges Street numero 67: porterà Fiona a Londra per la stagione, in modo da trovarle una marito ricco.
Nel trambusto dei preparativi, Mr Sinclair non ebbe il tempo di scoprire quali pensieri si agitassero dietro la fronte placida di Fiona. La giovane aveva accettato la decisione di trasferirsi a Londra con la stessa tranquillità con cui accettava ogni cosa. Mr Sinclair, le rare volte in cui pensava a lei, si diceva che doveva essere un po’ tocca, ma in questo non c’era niente di male: era ben noto che l’aristocrazia non prediligeva le donne intelligenti.
Durante il viaggio una forte nevicata costringe la carrozza su cui i due viaggiano a fermarsi e a chiedere ospitalità nella residenza di Mr Pardon; i viaggiatori vengono fatti accomodare nelle cucine, ma dopo aver visto la bellezza di Fiona il padrone di casa invita lei e il padre al suo tavolo, dove cena con altre signore e signori, fra cui il conte di Harrington; è proprio a lui che Fiona confessa che Roderick, da lei indicato come il proprio padre, è un ricco avaro.
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Mr Sinclair dapprima si risente per questo, poi, una volta a Londra, decide di assecondare la diceria: credendolo ricco ma avaro molti gentiluomini si faranno avanti per chiedere in moglie la bella Fiona, che lui continua a credere una ragazza dalla mente semplice.
Naturalmente non è così, quella della fanciulla di poco cervello è una maschera dietro cui si nasconde una giovane donna intelligente, coraggiosa e dallo spirito pratico, qualità che le consentiranno alla fine di coronare il suo sogno d’amore.
La storia è intrisa di ironia e anche di un certo sarcasmo, soprattutto nei confronti di certe abitudini e atteggiamenti della società, rappresentati in particolare da alcuni personaggi.
Il gruppo dei domestici svolge un ruolo piuttosto importante nello svolgersi della trama, in particolare il maggiordomo Rainbird che da un certo momento in poi in pratica fa le veci del tutore della protagonista. I personaggi non sono eccessivamente approfonditi, ad eccezione di Fiona, in certo senso è come se si rimanesse sempre in superficie (ma è di certo una mia impressione).
Ad ogni modo “ L’avaro di Mayfair” è una lettura divertente che scivola via in fretta.
Fiona incontra a un ricevimento anche il mitico Brummel, questa è la descrizione che ne dà l’autrice:
Il famoso Beau Brummell era acclamato come un gran bell’uomo, ma in realtà era solo piacente in un modo piuttosto comune. Aveva la pelle molto chiara e bei capelli castano chiaro, arricciati e impomatati. Il naso era piatto; lo era già da diversi anni, da quando un cavallo gli aveva dato un calcio. La corporatura era snella, l’abbigliamento squisito. Era un sostenitore della “biancheria finissima, in quantità, e bucati all’aria aperta,” e si era dato parecchio da fare per eliminare dall’aria delle sale da ballo e dei raduni mondani il cattivo odore provocato da tutti i capi di biancheria indossati da un mese e dai bagni risalenti all’anno prima.
November 29, 2020
Claire * Capitolo 12
Tom non ebbe la stessa fortuna della giovane lady, trascorse infatti buona parte della notte con l’immagine di lei davanti agli occhi e quando finalmente prese sonno la sognò, invitante e seducente com’era stata nella penombra di Vauxhall. Anche durante l’incontro onirico si ripeté “è lavoro” ma questo non gli impedì di farla sua. Solo nel sogno, però.
Al risveglio il desiderio di lei era quasi doloroso e, quel che era peggio, non era solo fisico. Si rifiutò di ammettere un qualunque interesse oltre l’attrazione sessuale per la giovane e si disse che sarebbe bastato non vederla più perché anche quella sfumasse.
Peccato non poter lasciare immediatamente Londra e magari anche l’Inghilterra per mettere più distanza possibile fra sé e lady Claire: era stato così idiota da promettere alla ragazza di tacere di quanto accaduto con Somershen e perciò doveva continuare a proteggerla, il che significava non perderla di vista, accompagnarla quando usciva e assicurarsi che qualcuno dei suoi collaboratori di fiducia la sorvegliasse sempre. Non era certo la migliore cura per far passare un’inopportuna infatuazione.
Dopo colazione, fedele al proprio principio di non lamentarsi per ciò che era inevitabile, decise di recarsi in visita dagli Allston, cosa che gli avrebbe permesso anche di conoscere i prossimi impegni di lady Claire per valutare il modo migliore di garantire la sua sicurezza.
Mrs Phillips gli riferì che la giovane era indisposta e che non era uscita dalla sua camera. Tom si augurò che non si trattasse di uno stratagemma per eludere il suo controllo e stava riflettendo su come verificarlo quando un lacchè lo raggiunse per consegnargli un biglietto.
Resterò in casa tutto il giorno e anche domani, per riprendermi dal malessere che ho adottato ieri sera come scusa. Potete stare tranquillo . C
Tranquillo? Forse. Dopo aver dato disposizioni ai suoi uomini di sorvegliare l’ingresso di casa Allston, caso mai lady Claire fosse guarita repentinamente, si concesse finalmente di sfogare la propria irritazione trascorrendo del tempo in palestra, dove si allenò con, o per meglio dire contro, un paio di energumeni. Menare pugni cercando di schivarne il più possibile lo distrasse per oltre due ore dalle riflessioni che avevano come oggetto principalmente lady Claire e quando uscì si sentiva in grado di resistere al fascino che la giovane esercitava su di lui.
Il secondo giorno in cui rimase in casa per continuare a dare credibilità alla scusa addotta per lasciare i Vauxhall Garden, Claire portò a termine il suo ruolo di messaggera.
Riuscì infatti ad ottenere che Arabella andasse a trovarla, grazie a un biglietto mandato dalla contessa di Allston che rendeva impossibile per i signori Robertson rifiutarle quella cortesia, e, appena rimasero sole, consegnò all’amica la lettera di risposta che lord Granthwood le aveva fatto avere il mattino precedente.
Leggendola Arabella arrossì e poi scoppiò a piangere. Claire temette che il barone l’avesse abbandonata al suo destino ma l’altra si asciugò subito gli occhi: «Mi propone di fuggire con lui per sposarci in Scozia. Mi aspetterà da stasera ogni sera in una strada non lontano da casa mia.»
«Hai la possibilità di uscire senza farti vedere?» domandò Claire, dando per scontato che l’amica sarebbe andata al suo appuntamento e, all’occorrenza, disponibile a progettare un sistema perché Arabella potesse riuscirvi.
«Spero di sì. A notte fonda quando tutti dormono non dovrebbe essere difficile. Nessuno nella mia famiglia immagina che possa tentare qualcosa del genere. Però…»
«Però?»
Arabella esitò prima di rispondere: «Cosa ne sarà di mio padre? Contava sul mio matrimonio con lord Cliffhorn per pagare i suoi debiti…»
Claire replicò con decisione: «Vedrai che troverà un’altra soluzione. Non può pretendere che ti sacrifichi sposando quell’uomo,»
«Ma sarebbe doveroso da parte mia preoccuparmi del bene della famiglia.»
Claire sbuffò: «Forse, ma non legandoti a un marito simile che ti renderà la vita un inferno. E poi, se sei innamorata di lord Granthwood e non parti con lui, lo rimpiangerai per sempre.»
L’altra non obiettò più e le due amiche rimasero in silenzio per un po’, ognuna immersa nei propri pensieri; infine Arabella se ne andò, senza però rivelare cosa avesse deciso; abbracciandola Claire le ricordò: «Conta sempre su di me.»
Il giorno successivo, dichiarando di sentirsi meglio, Claire uscì per il previsto giro nei negozi insieme alla madre e più tardi partecipò al ricevimento serale. Fu una festa abbastanza noiosa ma dopo le emozioni provate a Vauxhall la cosa non le dispiacque; l’assenza di Carlton, che pure aveva avvisato dei suoi impegni come era nei patti, non alterò quella sua temporanea serenità. Percepì comunque che qualcuno, senza parere, stava controllando che non le accadesse niente: il baronetto stava svegliando su di lei, anche se non di persona.
Qualce pomeriggio dopo uno dei servitori di lord Granthwood le recapitò un biglietto del suo padrone, dicendole anche che il gentiluomo era partito tre notti prima. Il foglio conteneva una sola ma significativa parola: grazie.
Tranquillizzata e felice per l’amica, Claire pensò che da quel momento Carlton non aveva più motivo di mantenere il segreto riguardo al comportamento di Somershen ma si rese conto di non volere che lo riferisse al conte. Non perché questi l’avrebbe ritenuta responsabile di aver provocato avance poco gradite ma perché detestava l’idea di essersi trovata in quella situazione tanto sgradevole. E non le andava nemmeno che il padre venisse a conoscenza del suo ruolo di messaggera per conto di Arabella, cosa che probabilmente avrebbe dovuto raccontare per motivare la propria presenza in quella zona dei giardini.
Doveva convincere il baronetto a tacere.
Prese un foglio e scrisse poche parole, poi chiamò un servitore perché lo portasse a Carlton.
Domattina uscirò in phaeton alle dieci. C.
Quella stessa sera, da Boodle’s, qualcuno insinuò che Granthwood fosse in viaggio per la Scozia con una signorina, della quale non venne pronunciato il nome.
A quella notizia Tom esultò dentro di sé: presto sarebbe stato libero. Subito dopo però quel pensiero gli instillò un senso di vuoto, come se già sentisse la mancanza degli incontri e soprattutto degli scontri con lady Claire. Scolò il bicchiere di brandy che aveva davanti e poi se ne versò un altro ma la sensazione rimase: la faccenda era più grave del previsto.
Tornato a casa trovò un messaggio della ragazza.
Domattina uscirò in phaeton alle dieci. C.
Si disse che un incontro al parco sarebbe stato una buona occasione per prendere congedo da lei, prima di recarsi a parlare con Allston.
Il giorno seguente, vestendosi, Tom vide con piacere che il cielo era sereno e il sole splendeva, condizioni ideali per una passeggiata. Presumibilmente l’ultima che avrebbe fatto con lady Claire, perché di lì a poche ore si sarebbe lasciato tutto dietro le spalle.
Perché, però, non riusciva a rallegrarsi della cosa? Presto avrebbe avuto tempo e modo di trovare una piacevole compagnia femminile che cancellasse l’immagine della ragazza dalla sua mente e sarebbe stato di nuovo libero. Cercò di ricordare i visi delle sue ultime amanti ma tutti si confondevano e ad essi si sovrapponeva quello di Claire.
Montando in sella imprecò. Chi credeva di ingannare? Si era innamorato di lei, questa era la verità.
Mise il cavallo al passo, cercando di fronteggiare quanto aveva appena ammesso con se stesso. Il matrimonio non rientrava nei suoi piani ma avrebbe potuto avere Claire solo sposandola, sempre che lei fosse stata d’accordo, cosa di cui non era per niente sicuro. Nel tempo che gli occorse per giungere al parco aveva deciso: l’avrebbe salutata e nei prossimi giorni se ne sarebbe andato dall’Inghilterra. Non intendeva cambiare la sua vita, né per lei né per nessuno.
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Il romanzo è disponibile come ebook gratuito su vari store, fra cui: Kobo, Bookrepublic e Streetlib.
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November 27, 2020
M.C. Beaton – 67 Clarges Street * Le mie letture
La serie dei romanzi ambientati – a Londra nel periodo Regency – al 67 di Clarges Street si compone di sei romanzi. Li ho letti tutti negli ultimi mesi e li ho trovati divertenti e ironici, con un’ambientazione piuttosto curata.
Le trame non sempre sono molto realistiche, ma le storie sono scritte in modo da renderle credibili e piacevoli da leggere. La casa al numero 67 è il tratto che collega i sei romanzi ma soprattutto lo sono alcuni dei personaggi, che in certo senso sono i protagonisti della serie: i domestici della casa. Si tratta di: John Rainbird il maggiordomo, Angus MacGregor il cuoco, Mrs Middleton la governante, Jenny e Alice le cameriere Joseph il valletto, Lizzie e Dave gli sguatteri.
L’edificio appartiene al decimo duca di Pelham, che ha lasciato la gestione a un amministratore – disonesto – e che si occupa di affittare la casa per la Stagione, a un prezzo molto basso perché ha la fama di portare sfortuna dato che il padre del proprietario vi si è ucciso e dopo vi sono successe altre disgrazie.
Ogni anno, comunque, qualcuno prende in affitto la casa, con sollievo dei domestici che possono così arrotondare i magri stipendi – l’amministratore Jonas Palmer intasca buona parte delle loro paghe e impedisce loro di cambiare lavoro con una sorta di ricatto – con le mance che riceveranno dagli ospiti.
Il fatto di essere costretti a rimanere al 67 di Clarges Street tutti insieme, ha creato un legame anche affettivo fra i domestici che inoltre hanno un sogno in comune: riuscire a risparmiare, anno dopo anno, abbastanza da poter aprire, tutti insieme, un pub ed essere finalmente liberi dai soprusi dell’amministratore.
Ogni romanzo racconta dunque di una Stagione – eccettuato il sesto che si svolge nello stesso anno del quinto, ma per nessuno degli inquilini la casa porta sfortuna, anzi… Un elemento che accomuna tutte le storie è il fatto che si basano su un equivoco, voluto o meno.
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La serie è pubblicata da Astoria srl e tutti i romanzi sono tradotti da Simona Garavelli.
L’editore riporta all’inizio di ciascuno la seguente presentazione:
Presentazione
In una serie costituita da sei volumi, M.C. Beaton racconta le avventure legate a una dimora situata a Mayfair, quartiere elegante ed esclusivo di Londra, affittata di anno in anno, all’epoca della Reggenza, a inquilini che volevano sfruttare la Stagione, ovvero quel periodo che andava dalla primavera all’estate e durante il quale, attraverso balli e feste, si organizzavano matrimoni tra la ricca gioventù inglese. La Casa di Clarges Street appartiene al decimo duca di Pelham, essendosi il nono suicidato. Non solo per questo la casa non è stata affittata per due Stagioni: durante quella successiva al suicidio, il figlio degli affittuari aveva perso al gioco l’intero patrimonio di famiglia e la figlia era stata trovata morta in Green Park senza apparenti ragioni. L’alone di sfortuna che circonda la dimora fa sì che si siano abbassati i prezzi dell’affitto. La casa è quindi vuota a eccezione della servitù, l’altra vera protagonista della serie. Trattata malissimo dall’intermediario del duca, le viene dato uno stipendio da fame, e quindi conta sugli inquilini per avere qualche mese più ricco. Il maggiordomo Rainbird, il cuoco Angus MacGregor, la governante Mrs Middleton, le cameriere Jenny e Alice, Joseph il valletto e gli sguatteri Lizzie e Dave costituiscono un gruppo a cui è impossibile non affezionarsi. Scritti con l’usuale folgorante umorismo di Beaton, questi libri ci regalano un delizioso intrattenimento accompagnato da un’ottima ricostruzione del periodo storico.
M.C. Beaton – 67 Clarges Street * Le mie letture #1
La serie dei romanzi ambientati – a Londra nel periodo Regency – al 67 di Clarges Street si compone di sei romanzi. Li ho letti tutti negli ultimi mesi e li ho trovati divertenti e ironici, con un’ambientazione piuttosto curata.
Le trame non sempre sono molto realistiche, ma le storie sono scritte in modo da renderle credibili e piacevoli da leggere. La casa al numero 67 è il tratto che collega i sei romanzi ma soprattutto lo sono alcuni dei personaggi, che in certo senso sono i protagonisti della serie: i domestici della casa. Si tratta di: John Rainbird il maggiordomo, Angus MacGregor il cuoco, Mrs Middleton la governante, Jenny e Alice le cameriere Joseph il valletto, Lizzie e Dave gli sguatteri.
L’edificio appartiene al decimo duca di Pelham, che ha lasciato la gestione a un amministratore – disonesto – e che si occupa di affittare la casa per la Stagione, a un prezzo molto basso perché ha la fama di portare sfortuna dato che il padre del proprietario vi si è ucciso e dopo vi sono successe altre disgrazie.
Ogni anno, comunque, qualcuno prende in affitto la casa, con sollievo dei domestici che possono così arrotondare i magri stipendi – l’amministratore Jonas Palmer intasca buona parte delle loro paghe e impedisce loro di cambiare lavoro con una sorta di ricatto – con le mance che riceveranno dagli ospiti.
Il fatto di essere costretti a rimanere al 67 di Clarges Street tutti insieme, ha creato un legame anche affettivo fra i domestici che inoltre hanno un sogno in comune: riuscire a risparmiare, anno dopo anno, abbastanza da poter aprire, tutti insieme, un pub ed essere finalmente liberi dai soprusi dell’amministratore.
Ogni romanzo racconta dunque di una Stagione – eccettuato il sesto che si svolge nello stesso anno del quinto, ma per nessuno degli inquilini la casa porta sfortuna, anzi…
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La serie è pubblicata da Astoria srl e tutti i romanzi sono tradotti da Simona Garavelli.
L’editore riporta all’inizio di ciascuno la seguente presentazione:
Presentazione
In una serie costituita da sei volumi, M.C. Beaton racconta le avventure legate a una dimora situata a Mayfair, quartiere elegante ed esclusivo di Londra, affittata di anno in anno, all’epoca della Reggenza, a inquilini che volevano sfruttare la Stagione, ovvero quel periodo che andava dalla primavera all’estate e durante il quale, attraverso balli e feste, si organizzavano matrimoni tra la ricca gioventù inglese. La Casa di Clarges Street appartiene al decimo duca di Pelham, essendosi il nono suicidato. Non solo per questo la casa non è stata affittata per due Stagioni: durante quella successiva al suicidio, il figlio degli affittuari aveva perso al gioco l’intero patrimonio di famiglia e la figlia era stata trovata morta in Green Park senza apparenti ragioni. L’alone di sfortuna che circonda la dimora fa sì che si siano abbassati i prezzi dell’affitto. La casa è quindi vuota a eccezione della servitù, l’altra vera protagonista della serie. Trattata malissimo dall’intermediario del duca, le viene dato uno stipendio da fame, e quindi conta sugli inquilini per avere qualche mese più ricco. Il maggiordomo Rainbird, il cuoco Angus MacGregor, la governante Mrs Middleton, le cameriere Jenny e Alice, Joseph il valletto e gli sguatteri Lizzie e Dave costituiscono un gruppo a cui è impossibile non affezionarsi. Scritti con l’usuale folgorante umorismo di Beaton, questi libri ci regalano un delizioso intrattenimento accompagnato da un’ottima ricostruzione del periodo storico.
November 26, 2020
Claire * Capitolo 11 – terza parte
Claire era stanca e sentì il bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi. Forse quel qualcuno avrebbe potuto essere proprio Carlton, sapeva di potersi fidare di lui, nonostante i loro battibecchi.
«I genitori di Miss Robertson vogliono che sposi lord Cliffhorn ma lui è un uomo bigotto ed esigente che la renderebbe infelice, probabilmente è anche violento. E lei è innamorata di lord Granthwood, che la ricambia. Arabella non può parlargli perché la sua famiglia la tiene quasi prigioniera in casa, così gli ha scritto una lettera e l’ha affidata a me perché gliela facessi avere.»
Tom rimase ancora in silenzio mentre Claire insistette: «Promettetemi che aspetterete qualche giorno prima di raccontare a mio padre di Somershen.»
«Intendete dire che devo dare il tempo alla vostra amica di fuggire con il suo cavaliere?» chiese brusco, incrociando le braccia sul petto.
«Sì, sempre che lei decida di farlo.»
Carlton rifletté qualche istante, infine acconsentì: «D’accordo. Voi però mi informerete su tutti i vostri impegni in modo che possa proteggervi.»
«Farò in modo di non rimanere mai da sola.»
«Tanto meglio. Voglio comunque conoscere i vostri movimenti. Se vi succedesse qualcosa vostro padre mi ucciderebbe e non potrei che dargli ragione.»
«Va bene» acconsentì lei. Del resto sarebbe stato necessario tacere solo fino a che lord Granthwood e Arabella non avessero preso una decisione ed, eventualmente, per dare loro il tempo di raggiungere la Scozia.
Ripresero a camminare senza dire altro.
Quando furono vicini alla rotonda incontrarono Mark che stava cercando proprio Claire; Carlton gli affidò la ragazza e si accomiatò da entrambi.
«Cos’è successo?» chiese Mark all’amica.
«Mi ero allontanata un poco dalla confusione, non mi sentivo bene. Sir Carlton è passato e si è offerto di scortarmi fino qui.»
«Un malessere…» disse lui mentre si recavano verso i palchi. «Sei pallida e questo lo rende credibile. Ti sei assentata per diversi minuti, per fortuna me ne sono accorto solo io. Domani voglio sapere la verità.»
«La verità è questa.»
«Anche per me?»
Claire annuì. Improvvisamente sentì le lacrime premerle agli occhi e le ricacciò indietro a fatica. Mark sospirò ma non insistette e lei lo ringraziò mentalmente. I conti di Allston, nel sentire che la figlia non stava bene, decisero di tornare subito a casa, rinunciando a vedere lo spettacolo dei fuochi artificiali che sarebbe iniziato più tardi.
La serata era stata densa di emozioni, ciò nonostante, o forse proprio per quello, la giovane si addormentò appena infilata nel letto.
Quando si svegliò scoprì che le sensazioni suscitate dal dialogo con Carlton e dalla sua vicinanza erano ancora vive come se lui se ne fosse appena andato. Le aveva promesso di mantenere il segreto su quanto avvenuto e questo creava, per la prima volta, una complicità fra loro. Ricordando la rabbia che aveva letto nei suoi occhi quando l’aveva liberata dall’abbraccio di lord Somershen e lo sguardo che le aveva rivolto mentre gli raccontava di aver seguito Granthwood, provò un brivido di soddisfazione: forse era davvero geloso. Certo era anche in collera per il rischio che aveva corso, ma nei suoi modi Claire aveva letto qualcosa di più. Era attratto da lei, ne era sicura. Il suo piano aveva funzionato.
Sorrise e uno strano calore la pervase.
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November 25, 2020
Claire * Capitolo 11 – seconda parte
Tom si lasciò andare a una risata, tranquillizzato perché non era accaduto nulla di irreparabile e lady Claire aveva avuto solo un po’ di paura, prova ne era che non aveva perso niente del suo caratterino. La giovane era davvero incredibile, invece di ringraziarlo lo rimproverava per non essere intervenuto prima.
«Volevo essere sicuro di non disturbare un eventuale idillio» mentì.
Lei protestò indignata: «Ha tentato di rapirmi. Voleva portarmi in Scozia per costringermi a sposarlo.»
«Siete arrabbiata solo perché Somershen non vi piace, altrimenti non vi sentireste tanto offesa» ironizzò Tom.
Claire gli si avvicinò e alzò un braccio, con la dichiarata intenzione di schiaffeggiarlo: «Come vi permettete?»
«Siate sincera con voi stessa» mormorò prendendole il polso. «Se qualcuno vi interessasse non esitereste a fuggire con lui, non rinuncereste per niente al mondo a un’avventura tanto romantica.»
Dicendo così Tom provò qualcosa che somigliava alla gelosia, nei confronti di quell’ipotetico qualcuno.
Claire fece una smorfia di dolore, le dita di Carlton premevano sullo stesso punto in cui la stretta di Somershen, molto più aggressiva, le aveva lasciato un livido.
«Perdonate. Fate vedere» disse subito Tom allargando la presa e riscuotendosi. Lei ritirò la mano e lui si dette dell’idiota, lady Claire non stava così bene come le sue parole lasciavano credere, come aveva potuto parlarle in quel modo? Inoltre avevano indugiato già troppo tempo in quel vialetto da soli: «Andiamo, vi accompagno al palco dai vostri genitori.»
Le porse il braccio che lei accettò senza protestare. Camminando piano al suo fianco, Tom fece l’errore di guardarla. Fino a quel momento si era imposto di osservarla in modo distaccato, per controllare le sue condizioni e se fosse ferita, invece si trovò a seguire il profilo del suo viso e poi il collo candido adorno di un filo di perle. Intuiva nel buio gli occhi verdi e la sua immaginazione disegnava il corpo che l’abito sottolineava.
Mentre cercava di distogliere il pensiero dalla donna che aveva davanti e da quello che avrebbe desiderato fare con lei, lei si fermò: «Vorrei che non raccontaste a mio padre quello che è successo.»
«Non posso tacergli una cosa del genere. E poi Somershen potrebbe tentare ancora di importunarvi.»
«Non credo che lo farà di nuovo, dopo il vostro intervento.»
Lui scosse il capo: «Devo comunque riferire al conte il comportamento del barone, è quello che ho promesso di fare.»
«Non oggi, e nemmeno domani. Glielo direte fra qualche giorno. Sarò prudente e non correrò rischi.»
Tom trovò strana quell’insistenza. Lady Claire voleva forse nascondere qualcosa al conte? E poi, perché si trovava da sola in quella parte del giardino, poco illuminata e frequentata da chi voleva appartarsi? Nell’urgenza di liberare la giovane da lord Somershen non si era ancora posto quella domanda e nel farlo provò una strana sensazione e l’esigenza di conoscere subito la risposta: «Ora che ci penso, non mi avete spiegato perché eravate senza accompagnatore così lontana dai vostri amici.»
«Avevo seguito lord Granthwood.»
Tom soffocò un’imprecazione. Non aveva notato che fra Claire e quel gentiluomo ci fosse un’intesa: era stato dunque così disattento? Si sforzò di non immaginarla con Granthwood e quasi non si accorse che lei stava aggiungendo qualcosa: «Dovevo consegnargli un messaggio senza che nessuno mi vedesse. Poi mi sono persa mentre cercavo di tornare alla rotonda e ho incontrato lord Somershen.»
«Un messaggio? Vostro?»
«Naturalmente no. Vi prego di non chiedermi altro. Non è un mio segreto ed è per questo che vorrei che mio padre non ne sapesse niente.»
Lui si sentì inspiegabilmente meglio dopo quelle parole e non riuscì a evitare di chiederle di nuovo con il consueto rude sarcasmo: «Vi siete forse dedicata a un altro complotto matrimoniale? Credevo che quello ai danni di Ravenridge vi fosse bastato.»
Questa volta Claire si risentì: «Smettetela di usare questi modi con me. Non avete nessun diritto di giudicarmi né di rimproverarmi. Ho avuto solo un ruolo di messaggero.»
«Un biglietto vero o scritto da voi?» ironizzò ancora lui.
«Siete insopportabile.»
«Può darsi. Ma se volete il mio silenzio dovete dirmi tutto. Sono garante della vostra sicurezza, ricordate?»
Si fissarono, entrambi seri e determinati.
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