Ella S. Bennet's Blog, page 26

November 24, 2020

Il segreto di Lady Audley – Mary Elizabeth Braddon * Le mie letture

(titolo originale Lady Audley’s Secret, 1862; letto nell’edizione 2016, Fazi Editore srl, trad. Chiara Vatteroni)





La trama in poche frasi: George Talboys, un ex dragone sui venticinque anni, torna in Inghilterra dall’Australia, dove ha fatto fortuna, per riunirsi alla moglie e al figlio ai quali può adesso offrire una vita agiata. Appena a Londra incontra l’amico conosciuto a Eton, Robert Audley, ed è insieme a lui quando legge sul Times l’annuncio della morte della moglie, Helen. George è stravolto e disperato ma Robert gli resta vicino, lo ospita nella sua casa, lo accompagna a trovare il suocero e il figlio. Lo invita anche ad andare con lui in visita dallo zio, Sir Michael Audley, che si è risposato da poco con una giovane donna che la cugina di Robert, Alicia, non apprezza. Durante la visita, un pomeriggio in cui i due amici sono a pescare, Robert si addormenta e al suo risveglio scopre che George è scomparso. Da quel momento inizia a cercarlo, indagando con ostinazione, fino a risolvere il mistero della sua sparizione.





Appena ho iniziato a leggere questo romanzo ho subito ripensato a “La donna in bianco” di Wilkie Collins, per l’aria di mistero e l’incombere di fatti delittuosi che si avvertono fino dalle prime pagine. La somiglianza, però, a mio avviso finisce qui: il romanzo della Braddon è meno cupo ed è pervaso da una sottile ironia che di quando in quando affiora anche in modo più evidente. Un esempio di questo lo troviamo nella descrizione della casa paterna e del genitore di George Talboys, che Robert va a trovare dopo la sparizione dell’amico. La Braddon (o almeno la traduttrice) gioca con l’aggettivo squadrato per descrivere entrambi, casa e proprietario.





La dimora a mattoni rossi, squadrata e pretenziosa, era collocata al centro di terreni squadrati e pretenziosi, non abbastanza grandi da poter essere definiti un parco e troppo grandi per essere chiamati in altro modo, e così né la casa né i terreni avevano un nome e si diceva semplicemente che erano la proprietà di padron Talboys… Era un uomo sui cinquant’anni, alto, diritto, ossuto e dinoccolato, con un viso pallido e squadrato, chiari occhi grigi e radi capelli scuri che portava lisciati dall’uno all’altro orecchio attraverso il cocuzzolo calvo, dando così alla propria fisionomia una vaga somiglianza con quella di un terrier, un terrier severo, inflessibile, ostinato… Assomigliava alla sua casa: squadrata, orientata verso nord, una casa che non offriva riparo… Se quest’uomo squadrato e ostinato possedeva una vanità, di certo riguardava l’orgoglio della propria durezza. Era orgoglioso di quell’inflessibile onestà dell’intelletto che lo rendeva una tale creatura sgradevole.





Un altro aspetto che differenzia “Il mistero di Lady Audley” dal romanzo di Collins è il punto di vista: nel secondo la storia è narrata dai vari personaggi, quindi ciascuno racconta solo quello di cui è aconoscenza, mentre nel primo il narratore è onniscente e di quando in quando propone proprie considerazioni, come ad esempio in questa riflessione (che si riferisce al carattere del protagonista):





È sicuramente un errore giudicare ciò che un uomo può fare da quello che ha fatto. Il Valhalla del mondo è una piccola fortezza e forse gli uomini più grandi sono quelli che periscono in silenzio lontano dal sacro portale. Forse gli spiriti più puri e luminosi sono quelli che rifuggono dal fragore della gara, dal fragore e dalla confusione della lotta. Il gioco della vita assomiglia a una partita di écarté e a volte le carte migliori restano nel mazzo.





La trama del romanzo, che appartiene al genere sensazionalistico (se proprio vogliamo etichettare con un genere ogni storia), come quello di Collins, non appare in realtà tanto misteriosa: per il lettore infatti è facile intuire con buona approssimazione come stanno le cose. Sono però i dettagli e particolari che rendono interessante e piacevole la lettura e, soprattutto, i personaggi, che sono completi e vivi e fanno sì che la vicenda sia credibile, anche nelle sue parti più insolite. Ho trovato il romanzo molto più realistico della citata “Donna in bianco”.





I viaggi che Robert Audley compie per la sua ricerca della verità sono descritti con molti particolari e questo consente a chi legge di seguirlo nei paesaggi che il giovane attraversa e quindi di immergersi nell’Inghilterra del tempo.





Vale davvero la pena, a mio parere, di leggere questo romanzo e ritengo sia stato giusto estrarlo dall’oblio in cui era stato lasciato cadere. È una delle opere più famose della Braddon ed è considerata fra le migliori di questa autrice, la cui scrittura mi ha incuriosita tanto che cercherò altri suoi libri.





Infine voglio sottolineare quanto abbia apprezzato il protagonista, Robert Audley, un giovanotto (avvocato che non ha mai esercitato) apparentemente egoista e indolente che si rivela invece un fedele e leale amico e un perspicace investigatore, animato da scrupoli perché consapevole che le sue ricerche probabilmente potranno causare dolore alle persone a lui care. Il suo modo di guardare alla vita è anche ironico e questo dona leggerezza al romanzo. Ad esempio, quando Robert si reca per la prima volta alla casa del padre di George ecco com’è descritto il suo arrivo:





Le finestre scintillavano, la rampa di gradini di pietra fiammeggiava sotto la luce del sole e i pretenziosi sentieri del giardino erano stati inghiaiati così di fresco da avere una sfumatura fulva e vivace, facendo sgradevolmente venire in mente una capigliatura rossa. Il prato era ornato soprattutto da arbusti scuri e invernali dall’aspetto funerario, che crescevano in aiuole che assomigliavano a problemi d’algebra e la rampa di gradini di pietra che conducevano alla porta squadrata del vestibolo, per metà di vetro, era adorna di vasche di legno verde scuro che contenevano gli stessi robusti sempreverdi. «Se quest’uomo assomiglia alla sua casa», pensò Robert, «non mi meraviglio che lui e il povero George abbiano litigato».





E come la camera che gli viene assegnata:





Nella casa squadrata, a Robert furono assegnati una sussiegosa camera da letto e un intransigente spogliatoio e ogni mattina si svegliava su un materasso dalle molle di metallo che gli dava l’impressione di dormire sopra uno strumento musicale e vedeva brillare il sole attraverso le squadrate persiane bianche e illuminare le due urne laccate che adornavano i piedi del suo letto di metallo azzurro fino a farle fiammeggiare come due minuscole lanterne di bronzo del periodo romano.





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Personaggi principali





Robert Audley, giovane avvocato, il protagonista





Sir Michael Audley, zio di Robert





Alicia Audley, figlia di Sir Michael e cugina di Robert





Miss Lucy Graham, giovane donna che sposa Sir Michael





George Talboys, amico di Robert





Helen Talboys, sua moglie





George Talboys jr, suo figlio





Mr Harcourt Talboys, padre di George





Clara Talboys, sorella di George





Mr Maldon, padre di Helen Talboys e suocero di George





Mrs Maloney, vicina di Robert, signora che gli tiene in ordine la casa e bada ai suoi canarini e ai suoi gerani quando lui si assenta





Mr Dawson, medico presso cui lavora come istitutrice Miss Lucy Graham prima di sposare Sir Michael





Sinossi





Capolavoro di Mary Elizabeth Braddon, Il segreto di Lady Audley uscì a puntate tra il 1861 e il 1862 sulle pagine delle riviste letterarie del tempo, riscuotendo uno straordinario successo di pubblico che la consacrò come nuova stella del sensation novel e rivale di Wilkie Collins. Al talento nel tenere avvinto il lettore univa una sensibilità tutta femminile e una coscienza sociale attraverso cui sono filtrate le vicende dei suoi scritti.





Sir Michael Audley, vedovo da anni, sposa la giovane e bellissima Lucy Graham, un’istitutrice dall’oscuro passato i cui capricci scatenano la gelosia di Alicia, la figlia di primo letto poco più che adolescente. Un giorno Robert Audley, lo sfaccendato nipote, avvocato a tempo perso, porta con sé in visita George Talboys, un caro amico appena tornato dall’Australia e prostrato da una recente vedovanza – o almeno così sembra –, che d’un tratto scompare misteriosamente. Facendo i conti con le menzogne, l’inganno, e anche un tentato omicidio nei suoi confronti, sarà proprio Robert, le cui doti di tenacia e intelligenza erano state finora celate da un carattere indolente, a intraprendere un’indagine dai risvolti inattesi che condurrà allo scioccante e imprevedibile colpo di scena finale. La struttura del racconto, fondata sul meccanismo dell’indagine a ritroso, rende Il segreto di Lady Audley uno di quegli ingranaggi a orologeria perfetti, in cui sparizioni, delitti, identità multiple e altri ingredienti tradizionali del genere sono dosati con una maestria che non concede tregua alla tensione narrativa.

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Published on November 24, 2020 09:27

November 22, 2020

Claire * Capitolo 11 – prima parte

Claire era eccitata all’idea della sua prima festa ai Vauxhall Garden e non le importava che quella sera sarebbe mancata una delle attrazioni più rinomate, l’esibizione della danzatrice che camminava sulla corda: c’erano tante altre cose da scoprire. Inoltre aveva un compito di vitale importanza da assolvere per conto di Arabella e a questo si aggiungeva il consueto progetto di affascinare Carlton: la sua impazienza era ampiamente giustificata.





Con l’aiuto della cameriera indossò l’abito che aveva acquistato proprio per quella serata; era scuro, di un tessuto quasi cangiante che passava dal verde al blu e a tratti quasi al nero. Si era innamorata di quella stoffa appena l’aveva vista nella sartoria e lady Allston aveva approvato la sua scelta benché il colore non fosse fra i più indicati per una debuttante.





«Sei intrigante come la notte o forse il mare» le sussurrò Mark quando la vide.





Claire rise. Si sentiva attraente e lo sguardo ammirato dell’amico le aveva appena rivelato che era così. E siccome i Vauxhall Garden erano un luogo potenzialmente pericoloso, Carlton, che aveva il compito di proteggerla, non poteva mancare e lei confidava che sarebbe riuscita a conquistarlo definitivamente, complice la scollatura più audace che avesse finora osato, la collana di perle che ornava con semplicità il décolleté e la pettinatura che metteva in risalto i suoi occhi.





Gli Allston e i loro amici si sistemarono in due palchi contigui; dopo aver consumato un leggero spuntino i più giovani andarono a ballare nella vicina rotonda, dove incontrarono vari conoscenti. Claire fu richiesta da questo e quel gentiluomo e concesse due danze a Mark e al conte di Longdor. Aveva sperato che anche lord Granthwood l’invitasse, ma lui, che sembrava distratto e pensieroso, ballò solo con la sorella e il biglietto di Arabella rimase in attesa di essere consegnato al suo destinatario. Inoltre spiccava tra la folla l’assenza di Carlton, e questo accrebbe il malumore di Claire, che non voleva rassegnarsi a credere che la cura impiegata nel prepararsi andasse sprecata.





A un tratto si avvide che lord Granthwood si allontanava dalla rotonda e, appena poté, lo seguì. Il barone si stava muovendo verso l’uscita del giardino e lei dovette affrettarsi per non perderlo di vista. Quando le parve di essere abbastanza vicina perché lui potesse udirla lo chiamò. La seconda volta che pronunciò il suo nome lui si fermò e si voltò; nel riconoscerla, tornò indietro qualche passo per andarle incontro.





«Lady Claire, posso fare qualcosa per voi?»





«Lord Granthwood, devo consegnarvi un messaggio» gli rispose a bassa voce, guardandosi intorno per verificare che nessuno badasse a loro. Con un gesto rapido estrasse dalla reticella il foglio che le aveva affidato Arabella e che – ne era sicura – avrebbe potuto decidere la salvezza dell’amica e lo porse al gentiluomo.





«È di… » iniziò a chiedere lui ma non proseguì.





Claire annuì: «È venuta a trovarmi di nascosto stamani.» Tacque un istante poi non poté fare a meno di aggiungere: «Se tenete a lei aiutatela.»





«Potete contarci» le rispose con convinzione. Scorse in fretta la missiva: «Come potrò inviarle la mia risposta?»





«Potete affidarla a me. Troverò il modo per consegnargliela.»





«Ve la farò avere domani, allora. Vi ringrazio per la vostra amicizia.»





«A presto.»





Granthwood la salutò con un cenno del capo e Claire attese di non vederlo più prima di tornare sui suoi passi. Camminava lenta, preoccupata per Arabella e nello stesso tempo fiduciosa che il barone avrebbe sistemato tutto. Aveva già pensato a come far avere la lettera dell’innamorato all’amica ed era sicura che sarebbe finito tutto bene.





Fu dopo alcuni minuti che si rese conto di stare girando a vuoto, i sentieri illuminati dalle lampade colorate le parevano tutti uguali: non aveva idea di come tornare alla rotonda o ai palchi. A quale bivio aveva imboccato la direzione sbagliata? Non c’era nessuno a cui chiedere la strada e Claire cominciò a sentirsi a disagio. Decise di tornare indietro nella speranza di ricordare il percorso fatto prima di raggiungere Granthwood.





Dopo pochi passi un rumore la indusse a voltarsi e si trovò faccia a faccia con lord Somershen. L’uomo la fissava con un’espressione per niente amichevole e Claire fece per scansarlo e proseguire il suo cammino ma lui l’afferrò per un braccio.





«Passeggiate un poco sotto le stelle con me, milady, non trovate che sia romantico?»





«Stavo tornando nel mio palco, potete accompagnarmi lì.»





Lui scosse il capo: «Ho in mente un’altra meta.»





Prese a tirarla verso l’interno dei giardini e le zone meno frequentate, quelle scelte dalle coppie che si appartavano e frequentate anche da prostitute e altre persone poco raccomandabili.





«Lasciatemi subito.»





La sua protesta fu inutile e Claire si guardò intorno in cerca di un possibile aiuto ma la zona era deserta; non voleva attirare l’attenzione su di sé gridando, non fino a che fosse stata sicura di non riuscire a liberarsi da sola. Finse di assecondare il barone per qualche passo, nella speranza che allentasse la stretta consentendole di sfuggirgli. Ma quando tentò di coglierlo di sorpresa si ritrovò con la schiena contro un albero e il corpo dell’uomo che premeva contro il suo. L’alito di Somershen sapeva di alcol e, per la prima volta, lei ebbe paura.





Lui le sibilò sul viso: «Dopo quello che faremo insieme non potrete più respingermi, milady.»





«Vi respingerò sempre» ribatté Claire cercando di liberarsi senza successo.





«Vi sbagliate. Stiamo per partire per Gretna Green dove ci sposeremo. E la strada è lunga, troveremo modi molto piacevoli – almeno per me – per trascorrere il tempo quando saremo in carrozza.»





«Siete ignobile. Non vi sposerò mai.»





«Invece sì. E non crediate che mi importi qualcosa di voi, voglio solo la vostra dote. Anche se sarà divertente costringervi ad essere carina con me.»





Il tono era minaccioso e lo sguardo crudele. Claire tentò ancora di divincolarsi e l’altro alzò il braccio per colpirla. Lei chiuse gli occhi ma lo schiaffo non arrivò. Anzi, l’uomo si staccò bruscamente e lei avrebbe perso l’equilibrio se non fosse stata appoggiata all’albero. Quando sollevò le palpebre vide che una figura in nero aveva strappato via lord Somershen e lo teneva immobilizzato con le braccia dietro la schiena impedendogli di reagire e di muoversi.





«Perché vi immischiate?» esclamò il barone imprecando.





La figura in nero, che Claire aveva subito riconosciuto essere Carlton, non gli rispose. Chiese invece a lei, con la voce che era quasi un ringhio: «State bene lady Claire?»





Non era mai stata tanto contenta di vedere il baronetto e non si rese conto, non subito almeno, della rabbia che lo pervadeva, troppa per chi fosse solo una guardia del corpo. Bisbigliò: «Sì»





Il sollievo si mescolava all’incredulità: possibile che lord Somershen avesse davvero tentato di rapirla?





Un fruscio rivelò il sopraggiungere di altre due persone vestite di scuro, a cui Carlton si rivolse: «Accompagnate lord Somershen all’uscita e controllate che non entri nuovamente nei giardini.»





I due affiancarono il barone che, inveendo contro di loro e promettendo vendetta, non poté evitare di obbedire.





Rimasto solo con Claire, Tom le si avvicinò lentamente. Lei si stava riprendendo in fretta, non era il tipo da rimanere turbata a lungo; e poi in fondo non era successo niente, lord Somershen veniva portato via e lei era salva. Le sue emozioni non si erano però calmate quanto credeva e, supponendo che il suo salvatore intendesse rimproverarla per l’imprudenza, le sfogò attaccandolo: «Adesso direte che mi avevate avvisata, vero? Ma non ho accettato di passeggiare con il barone, stavo cercando di tornare al palco e lui mi ha bloccata.»





Carlton sogghignò: «Vi state giustificando, milady?»





Claire insorse: «Niente affatto. Vi sto spiegando cos’è successo.»





«Comunque sia, vedete bene che avete avuto bisogno del mio aiuto.»





«Mi stavate seguendo, quindi? Perché non lo avete fermato prima, allora?»





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Il romanzo è disponibile come ebook gratuito su vari store, fra cui: Kobo, Bookrepublic e Streetlib.





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Published on November 22, 2020 10:09

November 20, 2020

Claire * Capitolo 10

Durante il ricevimento dei conti di Whickberg, Claire si trovò a danzare con lord Granthwood e questi, dopo qualche frase convenzionale, le chiese notizie di Arabella. La giovane infatti da diversi giorni non aveva più partecipato a feste o serate e nemmeno era stata a passeggiare nel parco. Claire stessa, dopo la sera in cui lord Cliffhorn aveva criticato il duca di Bercaster e Carlton, aveva ricevuto solo una visita frettolosa da parte dell’amica durante la quale la ragazza era stata impacciata e in ansia e le aveva confidato che il fidanzato le aveva praticamente proibito di frequentare le occasioni mondane perché vi si incontravano persone poco rispettabili.





Lord Granthwood sembrava davvero in ansia per Arabella e Claire ritenne che forse avrebbe potuto aiutarla, così gli riferì quello che sapeva: «Lord Cliffhorn ritiene che l’amicizia fra me e Arabella sia deleteria per lei e che in società non tutti abbiano una reputazione immacolata, perciò le ha suggerito di partecipare solo agli eventi scelti da lui e solo se lui ve l’accompagna.»





Granthwood si mostrò colpito e preoccupato da quelle parole ma si limitò a borbottare: «Capisco» e Claire soffocò il proprio desiderio di spronare il suo cavaliere a intervenire in favore dell’amica, continuando a chiedersi se ci fosse un modo – questa volta molto discreto – per aiutarla. Era concentrata su quello anche quando Carlton le si avvicinò per reclamare il suo valzer. Così, immersa nei propri pensieri, dimenticò il proposito di affascinarlo e si limitò a seguirlo fra le altre coppie. Dopo alcuni minuti di silenzio, lui le chiese: «Sbaglio o avete perduto il vostro ascendente sul duca di Bercaster? Pare che stia concedendo i suoi favori a un’ereditiera americana. La cosa non vi dispiace?»





Quella sera il duca infatti stava dedicando la sua attenzione a una giovane molto elegante e – a quanto si diceva – molto ricca, giunta da oltre oceano solo da un paio di settimane.





«Che ve ne importa?»





«È un bene che giri alla larga da voi, credetemi. Non è una compagnia che vi si addice.»





Claire gli rispose aspramente: «Non vi riguarda a chi accordo le mie preferenze. Il compito che vi ha affidato mio padre non vi dà alcun diritto di criticarmi. E nemmeno mi obbliga a ballare con voi.»





Così dicendo tentò di staccarsi da lui, ma lui la trattenne: «Invece resisterete fino alla fine, milady» ribatté lui sarcastico. «Proprio come il dovere impone di fare a me.»





Claire questa volta riuscì a frenare una risposta aggressiva e a distendere le labbra in un sorriso malizioso: «Il fatto che anche per voi sia un sacrificio mi compensa per il mio.»





«Tanto meglio per voi» replicò Tom, avvicinandola un poco di più a sé.





Lei, dapprima sorpresa poi soddisfatta, non si ribellò e non aprì più bocca fino a che la musica non tacque. Prima di allontanarsi dal baronetto, gli rivolse uno sguardo seducente sussurrandogli: «Continuo a pensare che siate geloso dei miei ammiratori, sir Carlton.»





Subito dopo, lo lasciò per passare a un altro cavaliere e Tom non ebbe il tempo di rispondere alla sua provocazione – perché di certo di questo si trattava – e soffocò un sospiro di frustrazione. Non voleva più occuparsi di lei, avrebbe abbandonato l’incarico che aveva stupidamente accettato. Del resto ormai aveva fornito a lord Allston informazioni su tutti gli scapoli e vedovi che si potevano incontrare a Londra e quindi aveva esaurito il suo compito; se poi lui avesse ritenuto necessaria una guardia del corpo per la figlia gli avrebbe potuto consigliare qualcuno dei suoi collaboratori fidati.





Avrebbe parlato al conte dopo la serata ai Vauxhall Garden che gli Allston avevano programmato per la sera successiva: il luogo era potenzialmente pericoloso per la ragazza, certo molto più della sala da ballo di una dimora nobiliare, e la sua coscienza lo obbligava a vigilare affinché nessuno potesse approfittare della situazione per sedurla o peggio. L’idea che qualcuno potesse fare del male a Claire o anche solo sfiorarla contro la sua volontà lo faceva fremere di rabbia. Claire? La sorpresa di aver pensato a lei come Claire e non come lady Claire o lady Hosmer lo sgomentò. Si ripeté che si era lasciato coinvolgere troppo dal proprio compito e ribadì a se stesso il proposito di rinunciarvi.





Il mattino successivo Claire ricevette un’inattesa visita di Arabella. La giovane era pallida e sembrava dimagrita.





«Stai male?» le chiese preoccupata, immaginando che la causa fosse lord Cliffhorn e la festa che avrebbe reso ufficiale il fidanzamento fra meno di venti giorni.





«Un po’ di emicrania» rispose l’altra guardandosi intorno e posando lo sguardo su Mrs Phillips. Intuendo che volesse parlarle da sola, Claire prese l’amica per la mano: «Vieni in camera mia, ti mostro il mio abito nuovo, quello che indosserò stasera ai Vauxhall Garden.»





Appena furono chiuse nella stanza Arabella scoppiò a piangere.





«Scusami, non dovrei dare questo spettacolo di me…» mormorò cercando di frenare le lacrime.





«Non scusarti e dimmi invece cosa posso fare.»





«Non voglio sposare il barone, quell’uomo mi terrorizza. Non fa che ripetere che il mio comportamento non è da signora e che come marito sarà suo primo dovere occuparsi della mia educazione» spiegò Arabella singhiozzando. Poi aggiunse: «Ogni volta che mi sfiora provo ribrezzo. Preferisco morire piuttosto che diventare sua moglie.»





«Parlane con tua madre» propose Claire senza convinzione.





L’amica scosse il capo: «Lei e mio padre ritengono che il mio matrimonio sia l’unica possibilità per la nostra famiglia di non finire in rovina e che perciò sia mio dovere sposare lord Cliffhorn.»





«Ci dev’essere un modo per evitare queste nozze» disse ancora Claire, che aveva un’idea ma non sapeva come avrebbe reagito l’altra se gliel’avesse esposta.





Arabella si asciugò gli occhi: «Non c’è nessuna possibilità. Ma ti ringrazio per avermi ascoltata. Devo andare, adesso. Mio padre non sa che sono qui, crede che sia in biblioteca ma avevo bisogno di vedere un viso amico almeno per qualche minuto.»





«Potresti fuggire.»





Le parole erano scivolate dalle labbra di Claire quasi senza che lei lo volesse. Approfittando del silenzio dell’amica, aggiunse: «Forse potresti trovare un gentiluomo che voglia aiutarti. Ieri lord Granthwood mi ha chiesto tue notizie e sembrava molto in pena per te…»





L’altra arrossì e la fissò negli occhi: «È così evidente? Lui mi ha fatto capire di provare affetto per me e anch’io credo di essermi innamorata di lui… ma nemmeno lord Granthwood può aiutarmi e non potremo mai stare insieme.»





«E se riuscisse a trovare una soluzione? Non lo saprai mai se non glielo chiedi.»





Claire temette di essersi spinta troppo oltre con i suoi suggerimenti ma Arabella sospirò: «Non ho modo di mettermi in contatto con lui. La mia famiglia mi sorveglia. Oggi la mia cameriera manterrà il segreto sulla mia visita a te perché le ho dato del denaro, ma non potrei affidarle un messaggio per lord Granthwood, sono sicura che lo consegnerebbe a mia madre.»





Vedendo l’incertezza nello sguardo dell’amica Claire continuò a tentarla: «Stasera lo vedrò ai Vauxhall Garden. Se vuoi sarò io il tuo messaggero. E poi troverò il modo di farti avere una sua risposta.»





«Ma…»





«Nessun altro saprà niente, stai tranquilla. Se gli scrivi un biglietto glielo darò.»





L’amica esitò un poco, sul suo viso passarono paura e speranza. Claire andò allo scrittoio e preparò carta e penna: «Ecco.»





Arabella si avvicinò, ancora titubante, poi vergò poche righe in fretta e ripiegò il foglio: «E se qualcuno ti vedesse? Per te non sarà un problema?»





«No, stai tranquilla.»





«Ti sarò grata per sempre.»





«Non devi dirlo. Ti accompagno giù.»





Le due ragazze si abbracciarono poi Claire tornò nel salotto. Era contenta che Arabella avesse preso in mano la sua vita e sperò che lord Granthwood tenesse a lei abbastanza da salvarla dal matrimonio con lord Cliffhorn. A suo parere c’era un’unica possibilità: che i due partissero di nascosto per la Scozia e si sposassero a Gretna Green. Ma questo sarebbe potuto accadere solo se Granthwood fosse stato così innamorato di Arabella da proporglielo e se lei fosse stata abbastanza disperata da accettare di fuggire.





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Published on November 20, 2020 13:37

November 12, 2020

Claire * Capitolo 9

Con suo grande disappunto, Claire non poté esercitare i suoi tentativi di seduzione nei confronti di Carlton per i successivi tre giorni, durante i quali sembrò che il baronetto fosse sparito da Londra. La quarta sera lo incrociò a una festa ma si salutarono appena, lui rimase pochi minuti e ballò solo con la dama con cui si accompagnava al parco durante la prima passeggiata londinese di Claire che, per ripicca, ballò due volte con il duca di Bercaster anche se Carlton andò via durante la prima danza e quindi non poté sapere della seconda.





Dopo aver danzato con lei, il duca di Bercaster le rimase vicino e, mentre passeggiavano per la sala, la sorprese parlandole di sé e descrivendosi come persona poco affidabile: libertino, scialacquatore dei beni di famiglia, giocatore e pertanto indegno di chiedere al conte suo padre il permesso di corteggiarla, cosa che, affermò, avrebbe desiderato sopra ogni altra potersi permettere perché si stava innamorando di lei.





Claire fu sorpresa dal tono distaccato con cui le esprimeva una cosa tanto personale e non poté evitare di sottolinearlo: «Mi raccontate i vostri sentimenti e il vostro passato come se non vi appartenessero, sembra che vi lascino indifferente.»





Lui soffocò un sospiro e replicò con un sorriso amaro sulle labbra: «Proprio perché non è così mi sto costringendo a tenere a freno ogni emozione. Quello che provo è troppo forte e non vorrei turbarvi. Non ho il diritto di farlo. Anzi, dovete perdonarmi per questa confessione. Avrei dovuto tacere.»





Poi, visto che lei rimaneva in silenzio aggiunse: «Dopo questa serata sparirò dalla vostra vita, ve lo prometto.»





Claire benché lusingata dalle parole del duca si sentì a disagio, non provava per lui altro che simpatia e una certa curiosità; doveva però dire qualcosa e si costrinse a una garbata protesta: «Sono onorata per la preferenza che mi avete dichiarato, vostra grazia, ma temo che stiate esagerando. E forse siete troppo severo con voi stesso…»





«Siete molto generosa, ma quello che vi ho detto di me è vero.»





La ragazza avvertì come una stonatura, non era un argomento di cui avrebbero dovuto parlare ancora, e il suo disagio si acuì ma non sapeva come sottrarsi a quel dialogo. Provò a obiettare: «Se siete consapevole di essere in errore perché non cercate di cambiare?»





«Potrei riuscirci, forse… con una donna come voi al mio fianco.» Le si mise di fronte e aggiunse: «Sì, so che con voi potrei. Datemi questa speranza, Claire.»





Il suo tono era cambiato e lasciava trapelare arroganza, come dimostrava l’essersi rivolto a lei chiamandola semplicemente per nome.





Claire gli rispose decisa: «Temo di no, vostra grazia. Come vi ho detto sono molto onorata per la vostra stima ma posso concedervi solo la mia amicizia. Inoltre per il momento non ho intenzione di impegnarmi.»





Il duca sembrò quasi sorpreso da quelle parole e lasciò cadere la maschera che, evidentemente, aveva indossato, replicando con collera trattenuta: «Non date davvero questa impressione, vi circondate di ammiratori e civettate con tutti.»





Claire ne aveva abbastanza, avrebbe volentieri mandato al diavolo il suo interlocutore e, non potendo farlo, si limitò a ribattere seccamente: «Vi sbagliate, mi limito a essere cortese con tutti. È chiaro che ho commesso un errore ad esserlo con voi e sono desolata che abbiate potuto fraintendere.»





Poi si inchinò e si allontanò, dirigendosi verso Arabella e lord Cliffhorn, che erano poco distanti. Quest’ultimo non si fece scrupolo di osservare: «Lady Hosmer, trovo che non sia opportuno che vi appartiate con sua grazia. Capisco che vi lusinghi essere ammirata ma dovreste porre più attenzione nella scelta dei vostri corteggiatori. Temo che Miss Robertson dovrà rinunciare alla vostra amicizia se vi vedrò ancora con persone dalla dubbia reputazione come il duca di Bercaster e quell’avventuriero di Carlton.»





Claire, per quanto già esasperata per le parole del duca, riuscì a frenare, per rispetto di Arabella, la risposta che le era salita alle labbra e, fingendosi ingenuamente stupita, chiese: «Sono due gentiluomini davvero poco raccomandabili?»





Lord Cliffhorn, assumendo una posa più solenne e paternalistica del solito, con tono grave confermò: «Assolutamente, lady Hosmer. Sono sicuro che vostro padre sarebbe d’accordo con me nel ritenere la compagnia di simili persone inadatta a una fanciulla come voi.»





Arabella intervenne conciliante: «Vedendovi parlare a lungo abbiamo temuto che il duca si stesse comportando in modo scorretto.»





Claire si dominò ancora una volta e, con un’espressione seria in viso, si limitò a dire: «Farò tesoro dei vostri consigli» per poi congedarsi con un cenno di saluto.





Mentre si allontanava udì lord Cliffhorn rimproverare Arabella con tono duro: «Mia cara sapete che non dovete intromettervi quando parlo. Limitatevi ad ascoltare e imparare.»





La ragazza mormorò una scusa e Claire fu tentata di tornare indietro per dire a quell’insopportabile pedante il fatto suo ma non lo fece per non mettere l’amica in una situazione ancora più imbarazzante. Era però sempre più preoccupata per lei e avrebbe volentieri fatto qualcosa per salvarla da quel matrimonio, se solo avesse saputo cosa. Per il resto della serata prestò poca attenzione ai propri cavalieri, continuando a riflettere sulla triste situazione di Arabella senza riuscire a intravedere una possibilità per liberarla da lord Cliffhorn, anche perché dubitava che l’amica avrebbe osato sfidare i voleri della famiglia. Sembrava proprio un problema senza soluzione.





Più tardi, a letto, ripensò anche al dialogo avuto con il duca e si chiese se il proprio comportamento potesse dare adito a malintesi, come lui aveva insinuato. Era convinta di non aver dedicato troppe attenzioni a nessuno dei gentiluomini che frequentava ma la sua inesperienza forse l’aveva indotta a commettere qualche errore. Sospirò frustrata.





Era così infastidita dalle chiacchiere insulse e dalle regole del ton che, se non fosse stato per quella che considerava una sfida con Carlton, avrebbe chiesto al padre di tornare a Lime Hall. Scosse il capo: non avrebbe potuto comunque lasciare la capitale, il conte aveva i suoi impegni con il Parlamento e non le avrebbe consentito di ritirarsi da sola in campagna. Figurarsi poi quanto avrebbero sparlato di lei: una debuttante che abbandonava la capitale quando la Stagione era appena iniziata chissà cosa aveva da nascondere… Avrebbe continuato a sopportare, del resto doveva ammettere che c’erano anche aspetti positivi nel soggiorno londinese.





Si impegnò per cancellare i dubbi instillati dal duca e vi riuscì presto, anche perché, due mattine dopo la discussione avuta con sua grazia, Claire ricevette un biglietto da Martha che le annunciava la nascita del visconte di Waldesen, futuro marchese di Ravenridge; intuendo dalle parole dell’amica che sarebbe potuta andare a trovarla senza disturbare, il giorno seguente si recò da lei per una visita. Si trattenne poco però, per lasciare la famiglia alla sua nuova intimità; inoltre in qualche modo le pareva che Martha, moglie e madre, appartenesse ormai a un mondo diverso dal suo. Si trattava solo di una sensazione del momento, ne era certa, dovuta al fatto che la nascita era un grande cambiamento nella vita di una donna e di una coppia, soprattutto se affiatata come i marchesi di Ravenridge. Era contenta per loro e per la loro felicità e all’improvviso, mentre camminava seguita dalla cameriera alla volta di casa Allston, si chiese se anche lei desiderasse dei figli. Non si era mai soffermata molto a riflettere su questo aspetto, aveva sempre pensato che sarebbe stata una conseguenza naturale di un matrimonio d’amore. Accantonò subito quella riflessione, per il momento nessuno fra quelli che conosceva le suscitava neppure una tiepida emozione. Si disse che era meglio così ma provò una strana e inaspettata tristezza, come se si fosse appena accorta che le mancava qualcosa.





Quando rientrò trovò Mark in salotto che conversava con la madre e si unì a loro, grata di potersi distrarre dai suoi pensieri. Parlarono della prossima festa che si sarebbe tenuta di lì a una decina di giorni ai Vauxhall Garden e che la giovane attendeva con impazienza, e del ricevimento che l’avrebbe preceduta nella residenza dei genitori di Mark. Argomenti piacevoli che le restituirono il buonumore e le suggerirono idee per condurre in porto il progetto ai danni di Carlton.





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Il romanzo è disponibile come ebook gratuito su vari store, fra cui: Kobo, Bookrepublic e Streetlib.





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Published on November 12, 2020 12:56

November 8, 2020

Claire * Capitolo 8 – seconda parte

In quel momento entrò il maggiordomo per annunciare una visita e qualche istante dopo Arabella venne introdotta nel salotto. → per aggancio





«Sono stata a casa tua, Claire e ho saputo che eri qui. Allora mi sono permessa di venire anch’io» spiegò dopo aver salutato le amiche.





«Hai fatto benissimo a tornare a trovarmi» disse Martha. «Parlatemi dei vostri successi, adesso.»





«I successi di Claire, vorrai dire. È la più corteggiata e invidiata.»





«I gentiluomini sono galanti un po’ con tutte» protestò Claire.





«Non proprio. Il duca di Bercaster non riserva a nessuna le attenzioni che ha per te e lo stesso il conte di Longdor, lo dice anche lord Cliffhorn che lo conosce bene; e, come loro, la maggior parte dei migliori partiti fa di tutto per passare del tempo con te.»





«Un duca addirittura» commentò Martha sorridendo. «E non me ne hai mai parlato.»





«Perché non ce n’è motivo. Lui e il conte sono i soli che riescono a non annoiarmi troppo. Anche il barone Somershen aveva una conversazione abbastanza interessante ma si è offeso per un ballo che non gli ho concesso e mi saluta a malapena.»





«Perché non hai voluto ballare con lui?» chiese Martha.





«Avevamo già danzato una volta, sarebbe stato il solo con cui avrei fatto due danze e ho preferito evitare.»





Claire tralasciò di raccontare che l’idea era stata di Carlton e che proprio lui aveva sostituito il barone.





«Sei stata prudente» approvò Arabella. «È sempre meglio non dare troppa confidenza a un gentiluomo.»





Claire colse l’occasione per spostare il discorso su un tema più generale e si affrettò a dichiararsi d’accordo: «Infatti non vorrei che qualcuno si immaginasse un interesse da parte mia, quando non è così.»





Si interruppero perché entrò la cameriera a portare dei rinfreschi; quando rimasero di nuovo sole Martha chiese ad Arabella: «Quando sarà la festa per il tuo fidanzamento?»





«Fra circa un mese; presto mia madre spedirà gli inviti, i vostri li ho già scritti.»





«Non potrò partecipare ma ti faccio fino da adesso i miei auguri più sinceri» disse Martha.





«Ti ringrazio.»





Claire, che aveva percepito un’incertezza nella voce dell’amica e notato che la sua espressione non mostrava alcun entusiasmo ma lasciava trapelare una sorta di triste rassegnazione, non seppe trattenersi: «Ma tu vuoi davvero sposare lord Cliffhorn? Se non lo desideri dovresti dirlo a tuo padre.»





Arabella impallidì: «Ma certo che voglio. Mio padre ha dato la sua parola e io la rispetterò.»





«Sei tu che devi sposarti non lui» replicò Claire.





L’amica sorrise appena: «È che l’idea del matrimonio un poco mi spaventa. Passerà dopo le nozze, sono sicura.»





Martha intervenne: «Ma certo, andrà tutto bene. È comprensibile che tu sia emozionata e provi timore.»





Mentre Martha rassicurava Arabella, Claire pensò che non si sarebbe mai legata a qualcuno simile al barone Cliffhorn il quale, già prima che il fidanzamento fosse ufficiale, si era premurato di elencare all’amica quelli che riteneva i suoi obblighi, le persone che non desiderava frequentasse, le attività a cui non doveva dedicarsi e quelle che avrebbe fatto bene a coltivare. Mentre rifletteva su questo le sovvenne all’improvviso di aver colto alcuni sguardi furtivi che Arabella aveva scambiato con lord Granthwood nelle poche occasioni in cui si erano incontrati. Stava forse nascendo qualcosa fra loro? Non seppe se esserne contenta o dispiaciuta. Purtroppo l’amica negava di avere bisogno di aiuto e lei stavolta si sarebbe guardata bene dall’intervenire in qualunque modo a meno che non le venisse chiesto di farlo.





Quando rimase sola con Martha, Claire tornò a parlare della situazione di Arabella: «Quell’uomo la renderà infelice.»





«Speriamo di no. È comprensibile lei che abbia qualche incertezza, ma quando si conosceranno meglio…»





L’amica la interruppe: «Non hai idea di che tipo sia, altrimenti non diresti così. Dopo il matrimonio sarà anche peggio. È troppo vecchio per lei e terribilmente bigotto. Arabella è esageratamente rispettosa di tutte le convenzioni, ciò nonostante lui trova sempre un motivo per criticarla e rimproverarla. E lo fa in un modo così sgarbato e autoritario… quando succede mi sento male per lei.»





«Mi dispiace davvero. Ma non so come potremo aiutarla se non assicurandole la nostra amicizia.»





«Infatti. Stai tranquilla che non farò niente anche se questa cosa non mi piace.»





«È comunque una sua scelta e noi dobbiamo accettarla anche se non ci sembra giusta per lei.»





Claire annuì sospirando, poi le due amiche parlarono soprattutto dei progetti di Martha per il bambino che sarebbe nato – o una bambina, chissà – e Claire fece in modo che la conversazione non toccasse più gentiluomini e feste. Se Martha fosse stata più simile a lei, le avrebbe raccontato della sua intenzione di conquistare Carlton per vendicarsi del modo in cui l’aveva trattata e la trattava dopo aver acconsentito alla richiesta del conte di controllare i suoi corteggiatori ma Martha l’avrebbe criticata e le avrebbe chiesto di lasciar perdere perciò preferiva tacere.





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Published on November 08, 2020 14:54

November 5, 2020

Mary Barton – Elizabeth Gaskell * citazione

(titolo originale Mary Barton, 1848; letto nell’edizione 2017, Lit edizioni, trad. Fedora Day)





Sono circa a metà di questo romanzo, una storia triste, soprattutto perché è una storia di ingiustizia, ambientata nella zona di Manchester in un periodo di crisi per le industrie manifatturiere, in particolare opifici per la filatura del cotone, con conseguente scontro tra gli operai e i padroni. In occasione di uno sciopero un signore di Londra va a parlare con gli operai; ha una parlata eloquente e la Gaskell ne riporta così l’effetto sugli operai e sindacalisti; trovo molto calzante e sempre attuale la riflessione sulla massa.





Dopo uno scoppio di eloquenza in cui mescolò le gesta del primo e del secondo Bruto, e dopo aver magnificato l’incessante resistenza di «milioni di abitanti di Manchester», il londinese si portò su argomenti più concreti: parlò d’affari, con un’abilità che non smentiva la buona scelta di quelli che lo avevano mandato. La massa, quando è lasciata libera di decidere, sembra possedere discernimento sufficiente ad apprezzare il talento naturale di un oratore, ma è un peccato che non sappia sempre prendere in considerazione il carattere e i principi dell’oratore stesso.





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Published on November 05, 2020 09:43

November 3, 2020

November 2, 2020

Claire

Finalmente la storia di Claire è terminata ed è pubblicata in ebook. Avendo deciso di rendere l’ebook gratuito non ho potuto pubblicarlo su amazon, ma solo (almeno per il momento) sugli store Kobo e Streetlib, in formato epub.





Si tratta di un romanzo breve, rosa, di ambientazione regency.





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Buona lettura





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Sinossi





Claire, figlia unica dei conti di Allston, famiglia ricca e prestigiosa, e amica di Martha (la protagonista del romanzo “Un marito per Martha”) è una giovane donna attraente e un poco ribelle; giunta a Londra per trascorrervi la sua prima Stagione viene corteggiata da molti gentiluomini ma nessuno le pare degno di interesse.





Il padre, temendo che un cacciatore di dote possa farla soffrire o costringerla al matrimonio, incarica sir Carlton, un gentiluomo dalla fama di avventuriero, di controllare la situazione degli ammiratori di Claire. La ragazza ha conosciuto Carlton nell’estate precedente e lo ha detestato subito, trovandolo arrogante e irriverente nei suoi confronti, così, quando scopre del compito che il conte gli ha affidato decide di prendersi gioco di lui…





Una storia rosa di ambientazione Regency.

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Published on November 02, 2020 09:23

The ruins of St Dunstan-in-the-East church in London, England

Jasmine Stone


The ruins of St Dunstan-in-the-East church in London, England




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Published on November 02, 2020 05:49

November 1, 2020

Claire * Capitolo 8 – prima parte

Claire trovava piacevole partecipare a tanti eventi ed essere una delle signorine da marito più ricercate ma la famosa Stagione, per quanto abbastanza interessante e divertente, si era rivelata meno speciale di come l’aveva immaginata fino a qualche mese prima. In società c’erano limiti, ipocrisia e perfino gelosia… Anche se aveva avuto un’anticipazione di quei comportamenti durante l’estate a Lime Hall aveva immaginato che a Londra le cose sarebbero state diverse.





Alle visite di cortesia quasi giornaliere che riceveva o che si recava a fare preferiva le chiacchierate con Martha: con lei poteva essere se stessa e parlare di tutto, o quasi. Così, quando, in occasione di un’assenza di Ravenridge dalla città, Martha, che a causa del suo stato usciva sempre meno, preferendo passeggiare nel giardino, invitò Claire a trascorrere l’intera giornata con lei, la giovane accettò con entusiasmo.





«Come ti senti?» fu la prima cosa che Claire chiese all’amica entrando nel suo salotto preferito, vedendola più pallida del solito.





«Sono un po’ stanca ma sto bene. Ormai il momento è vicino e il peso mi affatica più di prima. Ma presto sarà tutto finito.»





«Non è meglio che chiami il dottore? Tuo marito cosa dice?»





Martha sorrise: «Ti stai preoccupando come lui… Ha fatto venire il medico ieri, per essere tranquillo mentre era fuori Londra. Procede tutto normalmente.»





«Meglio così. Ravenridge ha fatto bene a consultare il dottore.»





«Adesso che ti ho rassicurata raccontami dell’ultima festa a cui hai partecipato. Comincio a desiderare di andare anch’io a un ricevimento, soprattutto per ballare tutta la sera con mio marito, abbiamo avuto modo di farlo solo una volta. E non mi importa che per il ton non sia opportuno danzare sempre con il proprio coniuge.»





Claire ricordò che durante la festa a Lime Hall il marchese si era sostituito al cugino, il visconte di Whindam, perché questi non danzasse due volte con Martha. Non avrebbe mai immaginato, allora, che l’amica avrebbe sposato proprio Ravenridge, sembrava che non si piacessero per niente, e ancora meno che fossero così innamorati l’uno dell’altra.





«Una consuetudine davvero sciocca» concordò Claire «Deve averla stabilita qualcuno che non andava d’accordo con la moglie.»





Martha rise e l’amica proseguì, infervorandosi un poco: «Ci sono davvero troppe regole e molte sono assurde, a mio parere. Ti confesso che ne ho già abbastanza.»





«Vorresti tornare in campagna? Non ci credo, aspettavi questa Stagione da anni, ne hai sempre parlato con entusiasmo» esclamò Martha.





«Immaginavo qualcosa di diverso, credo, anche se non so bene cosa. Sono un po’ delusa, per ogni aspetto piacevole ce n’è almeno uno sgradevole. Questo non si può fare, questo non si può dire. Devi parlare di questo, devi rispondere così: ore e ore di chiacchiere insignificanti sul tempo, sui cappellini o, peggio, pettegolezzi…»





«Non pensavo che ti curassi tanto delle convenzioni.»





Claire sospirò: «Devo comportarmi come ci si aspetta da una gentildonna, anche se non ho intenzione di conquistare un marito, almeno per ora, perché non voglio che la gente pensi che i miei genitori non mi abbiano fornito un’educazione adeguata. Sto sopportando con pazienza nella speranza di abituarmi, ma con il passare dei giorni tutto questo mi sta venendo a noia. La tua posizione di signora sposata, di marchesa addirittura, probabilmente è meno scomoda.»





«Non c’è dubbio che una donna sposata abbia un po’ più di libertà. E poi Ravenridge mi appoggia incondizionatamente, facendomi sentire comunque sicura. Inoltre non ho frequentato molto la società, per via del mio stato, e anche questo è un vantaggio.»





«Io evito ogni volta che posso le persone insopportabili ma non basta. Mi disturba l’idea che probabilmente qualcuno non aspetta altro che un mio passo falso per spettegolare.»





«Impara a non pensarci e a non dare peso a questa sensazione, anche se capisco che sia difficile. Forse quando inizierò a fare vita sociale sarà così anche per me.»





«Cerco di distrarmi, infatti. Vado spesso al parco con il mio phaeton o a cavallo e questo mi compensa un poco di tutto quello che non mi piace.»





In quel momento entrò il maggiordomo per annunciare una visita e qualche istante dopo Arabella venne introdotta nel salotto.





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Published on November 01, 2020 01:59