Ella S. Bennet's Blog, page 30

August 11, 2020

Agatha Christie – Giorno dei morti * Le mie letture

(titolo originale “Sparkling Cyanide”; pubblicato nel 1944; edizione italiana da me letta del 1981, traduzione Alberto Tedeschi)


L’affascinante Rosemary Barton muore, avvelenata dal cianuro messo in una coppa di champagne, durante un pranzo in un ristorante di lusso. Al suo tavolo ci sono il marito, George Barton, la sorella minore, Iris Marle, la segretaria di George, Ruth Lessing e due amici di Rosemary: Anthony Browne e Stephen Farraday con la moglie Sandra. Il decesso viene archiviato come suicidio, perché la donna era reduce da una forte influenza che le aveva causato un po’ di depressione.


In casa con i Barton vivono Iris e la zia, Lucilla Drake, che ha un figlio scapestrato ma simpatico, Victor, che gira il mondo senza combinare nulla di buono.


Dopo la morte di Rosemary sia Iris che Lucilla restano a vivere con George. Iris ha ereditato una grossa fortuna che Rosemary aveva ereditato da uno zio.


Diversi mesi dopo essere rimasto vedovo George riceve due lettere anonime in cui si afferma che Rosemary è stata uccisa. Mostra le lettere a Iris e cerca di capire chi può essere stato il colpevole: certo solo uno dei commensali può aver versato l’arsenico nella coppa…


Nella speranza di scoprire chi ha assassinato la moglie, George organizza nuovamente una cena – nel giorno dei morti – nello stesso ristorante, con gli stessi invitati, a cui si aggiungerà anche il colonnello Race.


La cena si rivela però letale per un altro dei partecipanti…


Questa volta l’ipotesi del suicidio viene scartata, anche perché il colonnello Race, che collabora con la polizia, è al corrente delle lettere anonime.


Vengono svolte indagini accurate, sembra che tutti avessero un movente per gli omicidi e che però nessuno abbia versato l’arsenico nelle coppe… ma alla fine la verità viene svelata.


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Il romanzo è diviso in tre parti: nella prima, dal titolo “Rosemary”, c’è un capitolo in cui viene mostrata la relazione di Rosemary con ciascuno degli altri sei commensali, il punto di vista (benché in terza persona) è quello del personaggio e il periodo a cui si riferisce è il passato, fino al momento in cui George inizia a interrogarsi sul colpevole, cerca l’aiuto di Race e organizza la seconda cena. La seconda parte si intitola “Giorno dei morti”, si sviluppa in sei capitoli e finisce con la seconda morte. La terza parte si intitola “Iris” ed è composta da quattordici capitoli.


Perché mi soffermo sulla struttura del romanzo? Forse solo perché vi ho prestato più attenzione del solito o forse perché questa suddivisione e soprattutto i primi sei capitoli dedicati ciascuno a un personaggio costituiscono una particolarità.


E anche per sottolineare che il modo di raccontare della Christie non è sempre uguale; ne “L’uomo vestito di marrone”, se ricordate, la storia è un resoconto scritto dalla protagonista integrato da brani del diario di un altro personaggio ed è quindi tutta in prima persona.


Ho apprezzato molto questo romanzo, sia per la struttura che per la trama e il suo sviluppo; anche se ho ricordato quasi fin dall’inizio chi era il colpevole (inconveniente inevitabile quando si rilegge un giallo, per fortuna sfuggono alla mia memoria molti dettagli) l’intreccio è davvero intrigante e non manca il colpo di scena finale. I personaggi sono interessanti, particolarmente approfonditi.


Non manca nemmeno l’ironia… questo tratto della Christie, prima di iniziare le riletture, non lo ricordavo – non so perché visto che in realtà è piuttosto evidente, forse privilegiavo soprattutto l’aspetto giallo – e lo sto gustando con piacere.


A questo proposito un piccolo esempio:



Lucilla Drake garriva. Questo era il termine appropriato con cui la famiglia definiva i suoni emessi dalle labbra di Lucilla.



Nella stessa pagina c’è anche un riferimento a Elizabeth Gaskell, a proposito di un’associazione di memoria di zia Lucilla che mentre parla del dottor Gaskell ricorda che deve andare dal droghiere… perché questi si chiama Cranford


Dato che fra i personaggi c’è Race, invecchiato rispetto a quanto accaduto ne “L’uomo vestito di marrone“, riporto la sua descrizione:



Conosceva Barton fin dall’infanzia. Lo zio di George era stato vicino dei Race, in campagna. Tra i due uomini c’era una differenza di quasi vent’anni. Race aveva superato la sessantina e era alto, dritto, militare nel portamento, col viso bruciato dal sole, i capelli grigio-ferro tagliati corti. Gli occhi erano astuti e penetranti.



Come capita abbastanza spesso nei gialli (sia libri che film o telefilm) anche in questo uno dei personaggi afferma che la realtà non è come un romanzo giallo…


Due battute fra Race e il poliziotto che indaga:



«E il cianuro? Si è trovato come era confezionato?»


«Sì, è stato rinvenuto un pezzetto di carta bianca sotto la tavola, con tracce di cianuro cristallizzato. Niente impronte digitali. In un romanzo giallo si sarebbe trattato di una carta tutta particolare o piegata in un modo singolarissimo. Vorrei tanto spiegare agli autori di romanzi gialli come si svolgono in realtà le cose: imparerebbero presto che molto spesso gli indizi mancano e che nessuno nota mai niente di particolare!»



E, più avanti (ometto chi sono i personaggi per evitare anticipazioni):



«No, non fare come le protagoniste di certi romanzi gialli che fin dal primo capitolo hanno qualcosa che non possono confidare al protagonista… per il semplice motivo che la narrazione non potrebbe reggersi per le successive trecento pagine.»



Forse si possono interpretare le frasi della Christie come ironiche frecciatine ad autori che utilizzano di questi trucchi?


In conclusione, se vi piacciono i gialli “Giorno dei morti” vale davvero una lettura.


p.s. La traduzione letterale del titolo è: “Cianuro frizzante”.

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Published on August 11, 2020 22:07

August 10, 2020

Agatha Christie * I romanzi con il colonnello Race

Di seguito l’elenco dei romanzo che hanno fra i personaggi il colonnello Race. Si tratta di un personaggio che partecipa alle indagini ma solo parzialmente.


In “Carte in tavola” il colonnello è affiancato da altri personaggi-investigatori (fra cui Poirot) e in “Poirot sul Nilo” è un compagno di viaggio.


Ecco ad ogni modo la lista dei romanzi, per ciascuno dei quali ho scritto un breve commento, con l’anno di pubblicazione:


L’uomo vestito di marrone (1924)


Carte in tavola (1936)


Poirot sul Nilo (1937)


Giorno dei morti (1944).








 


 

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Published on August 10, 2020 13:45

August 6, 2020

Agatha Christie – L’uomo vestito di marrone * Le mie letture

(titolo originale “The Man in the Brown Suit”; pubblicato nel 1924; edizioni italiane da me lette del 1970 e 1988)


Questo è uno dei miei gialli preferiti e probabilmente il mio preferito della Christie. Dico probabilmente perché le mie letture dei romanzi di questa autrice e dei gialli in generale risalgono per lo più a decine di anni fa e quindi non li ricordo bene (a parte quelli di cui ho visto più volte il film in tivù).


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La storia mi piace molto perché, a mio parere, è più un romanzo di avventura che un semplice giallo.


Chi non ha mai sognato di vivere un’avventura, indagare su un delitto, conoscere persone interessanti, visitare luoghi lontani? Anche Ann Beddingfeld, la protagonista del romanzo, ha sete di avventura e si getta allo sbaraglio dopo la morte dell’amato padre, un professore “considerato una delle maggiori autorità viventi nello studio delle origini dell’uomo”.


La narrazione è in prima persona, per lo più da parte della stessa Ann, con integrazioni tratte dal diario di uno degli altri personaggi, sir Eustace Pedler, una scelta piuttosto interessante. La voce di Ann immerge fin da subito il lettore nella storia mentre quella di sir Pedler aggiunge una nota di ironia. In tutto il romanzo vi sono anche note ironiche, del resto.


Ann, stessa, racconta così come la notorietà del professor Beddingfeld non sia stata del tipo che consente di guadagnare grandi ricchezze, anzi:



Era un genio, e i geni, si sa, dimostrano la più grande indifferenza per le necessità della vita quotidiana. Papà mangiava quello che gli veniva messo davanti, ma appariva leggermente irritato quando si trattava di dover pagare quello che aveva mangiato. Il fatto è che eravamo sempre a corto di denaro: la sua celebrità non era di quelle che vengono riconosciute in moneta sonante.



Di conseguenza, una volta rimasta sola, ha la conferma dall’avvocato del padre di quanto la sua situazione finanziaria, dopo aver pagato i debiti, sia a dir poco precaria:



La conclusione fu che ero rimasta sola ad affrontare la vita con un capitale di ottanta sterline, diciassette scellini e quattro pence. La somma mi sembrò straordinariamente insufficiente e attesi con trepidazione ciò che l’avvocato aveva ancora da dirmi.



Ma l’avvocato può solo offrirle ospitalità nella sua casa londinese, cosa che Ann accetta, venendo accolta con cordialità anche dalla moglie. Nella capitale la ragazza si adopera per trovare un lavoro e un giorno, di ritorno da un colloquio, nella stazione ella metropolitana, assiste alla morte di un uomo che cade sui binari. Uno strano medico si china sul corpo per scoprire che è ormai senza vita e poi sparisce. Ann raccoglie un biglietto, perduto probabilmente dal medico, e da questo momento inizia la sua avventura. Presto scopre che l’uomo morto era in procinto di andare a visitare una casa in cui qualche giorno dopo viene trovato il cadavere di una donna e poi che il nome scritto sul biglietto si riferisce a un piroscafo in partenza per il Sudafrica. Il biglietto costa esattamente ottanta sterline: Ann ritiene che la coincidenza sia un invito a partire e lo acquista.


Sul piroscafo Ann fa amicizia con Susan Blair, una ricca e affascinante signora, con Sir Eustace Pedler e Paggett, il suo segretario, con il reverendo Chichester e con il colonnello Race,



un individuo alto, dal piglio militaresco e con il viso abbronzato… Era un uomo sulla quarantina, con i capelli leggermente brizzolati sulle tempie. Era l’uomo più bello che ci fosse a bordo.



Inoltre incontra anche il falso medico, che la polizia londinese e la stampa ritengono l’assassino della donna e che è definito l’uomo vestito di marrone e che si fa chiamare Harry Rayburn. Ann sospetta un po’ di tutti e, benché una notte qualcuno cerchi di gettarla in mare, prosegue con le sue indagini. Dopo aver corso più volte gravi rischi, riesce a smascherare l’assassino.


A proposito del colonnello Race, Ann dice ancora:



Il colonnello è un uomo strano. In mezzo alla gente, nessuno se ne accorge, ma, trovandosi soli con lui, la sua potente personalità finisce quasi per incutere un senso di oppressione. Spesso, poi, diventa più taciturno che mai, eppure il suo silenzio dice molte cose.



Ho letto troppe volte il romanzo per riuscire a dare un’opinione sull’aspetto giallo, ma la storia è molto avvincente, secondo me, e questo è il suo pregio maggiore.


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Nell’edizione italiana del 1988, che è quella che ho riletto adesso, (Oscar gialli, Mondadori) ci sono una prefazione e una postfazione, scritte da Stefano


 Benvenuti, in cui ci viene rivelato che Agatha Christie fece lei stessa un viaggio analogo a quello di Ann con il marito (e certo non con sole ottanta sterline) e degli amici e quindi in parte il romanzo racconta esperienze autobiografiche.


Per quanto riguarda la scrittura, ovvero la traduzione, mi pare che ci sia un uso strano (o forse solo un po’ antiquato) delle virgole, qualche ripetizione e qualche verbo che non mi suona troppo; può darsi che tutto dipenda dall’età della traduzione


 

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Published on August 06, 2020 13:35

August 4, 2020

67 Clarges Street – M.C. Beaton

M.C. Beaton è uno degli pseudonimi della scrittrice britannica Marion McChesney Gibson (Glasgow, 10 giugno 1936 – 30 dicembre 2019), autrice di romanzi sia rosa sia gialli, fin dal 1979.


67 Clarges Street è l’indirizzo di una dimora signorile nel quartiere londinese di Mayfair, considerata sfortunata perché in essa vi sono accadute delle disgrazie che viene perciò affittata a un prezzo molto più economico delle altre abitazioni; nella villa lavora un gruppo di domestici che l’amministratore costringe ad accettare salari da fame con una sorta di ricatto.


Fra i rosa ambientati nel periodo Regency inglese vi sono i 6 che compongono la serie 67 Clarges Street:


L’avaro di Mayfair: 67 Clarges Street


Jane la bruttina: 67 Clarges Street


La perfida madrina: 67 Clarges Street


La carriera di un libertino: 67 Clarges Street


L’avventuriera: 67 Clarges Street.


La vendetta di Rainbird: 67 Clarges Street


Al momento ho letto i primi due; li ho trovati entrambi divertenti e ironici anche se, a mio parere, non quanto i testi della Heyer.










 


 

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Published on August 04, 2020 16:00

July 19, 2020

Agnes Grey – Anne Brontë * Le mie letture

(titolo originale Agnes Grey, 1847, pubblicato sotto lo pseudonimo maschile Acton Bell; letto nell’edizione 2011, Faligi editore, trad. Luisa Dell’Angelo Custode)


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***attenzione un poco di spoiler***


Una storia narrata in prima persona, da Agnes Grey, una giovane che decide di dedicarsi al mestiere di governante per aiutare economicamente la propria famiglia. La buona volontà e le capacità della ragazza non danno però i frutti sperati perché due famiglie in cui si trova a lavorare non hanno rispetto per il suo ruolo e, sovente, nemmeno di lei come persona. Non le viene conferita alcuna autorità e questo rende sostanzialmente impossibile insegnare qualcosa a bambini e giovani oltremodo viziati. Durante il periodo che trascorre presso la seconda famiglia, quella dei Murray, il suo compito è di insegnare alle figlie maggiori, Rosalie e Matilda, due ragazze egoiste e, come già detto, viziate. Nonostante questo fra Agnes e Rosalie si crea una sorta di rapporto di amicizia e Rosalie si confida, a volte, con Agnes; ciò non le impedisce di cercare di conquistare Mr Weston, un parroco di cui Agnes è innamorata.


Dopo la morte del padre e il matrimonio della propria sorella Agnes torna a vivere con la madre e apre con lei una scuola per giovinette. Trascorsi alcuni mesi incontra Mr Weston che si è trasferito nella canonica vicina al paese in cui lei abita e che le chiede di sposarlo.


Ho trovato questo libro interessante per quanto riguarda la descrizione dei rapporti fra le classi sociali e fra i ricchi e i loro dipendenti; si tratta di un romanzo autobiografico e si sente che l’autrice ha vissuto sulla propria pelle molto di quello che racconta ma da un punto di vista narrativo per me è stato meno coinvolgente, ad esempio, di “Jane Eyre” della sorella Charlotte. Comunque la descrizione del comportamento dei ragazzini e delle giovani donne a cui Agnes dovrebbe impartire una certa educazione mi ha assolutamente indignata e questo è ovviamente un merito dell’autrice, che ha saputo comunicare così bene il disagio e l’impotenza della protagonista. Ero inoltre curiosa – non conoscendo niente di questo romanzo – di scoprire se e come per Agnes ci sarebbe stato un happy end e anche questo è stato un motivo di interesse. Ai personaggi principali se ne affiancano diversi altri, anch’essi ben caratterizzati.


Sinossi

La protagonista del romanzo è una governante, e in parte la storia rispecchia il vissuto dell’autrice nell’analisi della precaria situazione di tale mestiere e di come ciٍ possa influenzare una fanciulla. Agnes Grey è la figlia di un religioso, la cui famiglia si ritrova in grave crisi finanziaria. La ragazza cerca di guadagnare il denaro necessario per prendersi cura di sé e pertanto accetta uno dei pochi mestieri permessi alle donne rispettabili nella prima epoca vittoriana, la governante di figli dei ricchi. Lavorando per due famiglie diverse si imbatte nelle difficoltà che una giovane donna deve affrontare nel tentativo di governare giovani indisciplinati e viziati, e come la ricchezza può sostituirsi a tutti i valori sociali. Riuscirà Agnes a trovare un suo spazio e la felicità meritata?

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Published on July 19, 2020 15:16

Agnes Grey – Anne Brontë * impressioni di lettura

(titolo originale Agnes Grey, 1847, pubblicato sotto lo pseudonimo maschile Acton Bell; letto nell’edizione 2011, Faligi editore, trad. Luisa Dell’Angelo Custode)


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***attenzione un poco di spoiler***


Una storia narrata in prima persona, da Agnes Grey, una giovane che decide di dedicarsi al mestiere di governante per aiutare economicamente la propria famiglia. La buona volontà e le capacità della ragazza non danno però i frutti sperati perché due famiglie in cui si trova a lavorare non hanno rispetto per il suo ruolo e, sovente, nemmeno di lei come persona. Non le viene conferita alcuna autorità e questo rende sostanzialmente impossibile insegnare qualcosa a bambini e giovani oltremodo viziati. Durante il periodo che trascorre presso la seconda famiglia, quella dei Murray, il suo compito è di insegnare alle figlie maggiori, Rosalie e Matilda, due ragazze egoiste e, come già detto, viziate. Nonostante questo fra Agnes e Rosalie si crea una sorta di rapporto di amicizia e Rosalie si confida, a volte, con Agnes; ciò non le impedisce di cercare di conquistare Mr Weston, un parroco di cui Agnes è innamorata.


Dopo la morte del padre e il matrimonio della propria sorella Agnes torna a vivere con la madre e apre con lei una scuola per giovinette. Trascorsi alcuni mesi incontra Mr Weston che si è trasferito nella canonica vicina al paese in cui lei abita e che le chiede di sposarlo.


Ho trovato questo libro interessante per quanto riguarda la descrizione dei rapporti fra le classi sociali e fra i ricchi e i loro dipendenti; si tratta di un romanzo autobiografico e si sente che l’autrice ha vissuto sulla propria pelle molto di quello che racconta ma da un punto di vista narrativo per me è stato meno coinvolgente, ad esempio, di “Jane Eyre” della sorella Charlotte. Comunque la descrizione del comportamento dei ragazzini e delle giovani donne a cui Agnes dovrebbe impartire una certa educazione mi ha assolutamente indignata e questo è ovviamente un merito dell’autrice, che ha saputo comunicare così bene il disagio e l’impotenza della protagonista. Ero inoltre curiosa – non conoscendo niente di questo romanzo – di scoprire se e come per Agnes ci sarebbe stato un happy end e anche questo è stato un motivo di interesse. Ai personaggi principali se ne affiancano diversi altri, anch’essi ben caratterizzati.


Sinossi

La protagonista del romanzo è una governante, e in parte la storia rispecchia il vissuto dell’autrice nell’analisi della precaria situazione di tale mestiere e di come ciٍ possa influenzare una fanciulla. Agnes Grey è la figlia di un religioso, la cui famiglia si ritrova in grave crisi finanziaria. La ragazza cerca di guadagnare il denaro necessario per prendersi cura di sé e pertanto accetta uno dei pochi mestieri permessi alle donne rispettabili nella prima epoca vittoriana, la governante di figli dei ricchi. Lavorando per due famiglie diverse si imbatte nelle difficoltà che una giovane donna deve affrontare nel tentativo di governare giovani indisciplinati e viziati, e come la ricchezza può sostituirsi a tutti i valori sociali. Riuscirà Agnes a trovare un suo spazio e la felicità meritata?

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Published on July 19, 2020 15:16

July 16, 2020

Il giardiniere dello scià e La gabbia di Cranford – Elizabeth Gaskell * Le mie letture

(titolo originale The Sha’s English Garderer, The Cage at Cranford; letto nell’edizione italiana del 2019, Lit edizioni, trad. Massimo Ferraris)


Il giardiniere dello scià è una sorta di cronaca-resoconto dell’esperienza in Persia di un giardiniere inglese, esperienza che si rivela non troppo piacevole e fonte di diversi disagi.


La gabbia di Cranford è una breve storia con alcuni dei personaggi di Cranford che non smentiscono il loro modo di essere. Bonariamente ironica come Cranford. La gabbia è un regalo alla moda proveniente da Parigi di cui la destinataria prima non comprende e poi non vuole ammettere lo scopo.


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Sinossi


Il signor Burton, inglese di bell’aspetto nel fiore dei suoi anni, ha accettato un incarico che lo condurrà molto lontano da casa: partirà per Teheran, dove diventerà il giardiniere ufficiale dello Scià di Persia. I problemi, però, sorgono non appena mette piede in terra straniera, perché lo Scià nel frattempo è morto, e al nuovo sovrano non importa né del giardinaggio, né degli impegni presi dal suo predecessore. Inizia così uno dei racconti più apprezzati di Elizabeth Gaskell, “Il giardiniere dello Scià”, apparso per la prima volta nel 1852 nella rivista dickensiana “Household Words”.


In questo volume viene inserito anche il racconto “La gabbia di Cranford”, edito dieci anni dopo in un’altra rivista dickensiana, “All the Year Round”, una sorta di piccolo sequel al celebre romanzo Cranford.

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Published on July 16, 2020 15:39

Il giardiniere dello scià e La gabbia di Cranford – Elizabeth Gaskell * impressioni di lettura

(titolo originale The Sha’s English Garderer, The Cage at Cranford; letto nell’edizione italiana del 2019, Lit edizioni, trad. Massimo Ferraris)


Il giardiniere dello scià è una sorta di cronaca-resoconto dell’esperienza in Persia di un giardiniere inglese, esperienza che si rivela non troppo piacevole e fonte di diversi disagi.


La gabbia di Cranford è una breve storia con alcuni dei personaggi di Cranford che non smentiscono il loro modo di essere. Bonariamente ironica come Cranford. La gabbia è un regalo alla moda proveniente da Parigi di cui la destinataria prima non comprende e poi non vuole ammettere lo scopo.


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Sinossi


Il signor Burton, inglese di bell’aspetto nel fiore dei suoi anni, ha accettato un incarico che lo condurrà molto lontano da casa: partirà per Teheran, dove diventerà il giardiniere ufficiale dello Scià di Persia. I problemi, però, sorgono non appena mette piede in terra straniera, perché lo Scià nel frattempo è morto, e al nuovo sovrano non importa né del giardinaggio, né degli impegni presi dal suo predecessore. Inizia così uno dei racconti più apprezzati di Elizabeth Gaskell, “Il giardiniere dello Scià”, apparso per la prima volta nel 1852 nella rivista dickensiana “Household Words”.


In questo volume viene inserito anche il racconto “La gabbia di Cranford”, edito dieci anni dopo in un’altra rivista dickensiana, “All the Year Round”, una sorta di piccolo sequel al celebre romanzo Cranford.

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Published on July 16, 2020 15:39

July 9, 2020

Let it snow – amore sotto la neve * anteprima amazon

Cliccando su “anteprima gratuita” è possibile leggere l’inizio del primo dei due racconti lunghi (di ambientazione moderna) raccolti in questo ebook, ovvero di “Let it snow – quando nevica tutto può succedere“. Il secondo racconto, che è un sequel del primo, si intola “Let it snow – appuntamento con l’amore“.


 



 


 

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Published on July 09, 2020 22:55

July 4, 2020

Cranford – Elizabeth Gaskell * Le mie letture

(titolo originale Cranford, 1851-1853; letto nell’edizione 2015, Lit edizioni, trad. Carlotta Piombi)


(attenzione, alla fine spoiler)


La versione italiana che ho letto riporta come sottotitolo “Il paese delle nobili signore”, che è una descrizione davvero calzante del romanzo e del paese (di fantasia) di Cranford.


L’io narrante è Mary Smith, giovane donna che si reca spesso in visita a Cranford presso due anziane sorelle, le signorine Jenkyns, Deborah e Matilde detta Matty.


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Queste signorine e il gruppo di altre persone che frequentano (composto di zitelle e di poche vedove) sono legate in modo incredibile alle buone maniere e a un certo modi di vivere a cui non rinunciano nonostante – almeno per alcune – le condizioni economiche non siano proprio floride. In un paese come Cranford tutto è tranquillo ma per le nubili protagoniste ogni piccolo evento costituisce una novità incredibile e un interessante argomento di cui parlare e su cui fare ipotesi per più giorni.


L’ingenuità e la credulità delle protagoniste e delle loro amiche sono grandi e sono oggetto dell’ironia della Gaskell, ironia abbastanza bonaria, filtrata dalla presenza della narrazione in prima persona.


Le abitudini e le convinzioni di queste nobili signore fanno decisamente sorridere e sono difficili da credere per una persona che ne legge nel 2020.


Per esempio, quando Lady Glenmire, la cognata della signora Jamieson, vedova benestante, sta per venire ad abitare con lei, dopo essere rimasta vedova a sua volta, le altre signore entrano in crisi per per quanto riguarda il modo con cui sia opportuno rivolgersi a lei, in quando “lady”; in particolare è preoccupata la signorina Matty che, quando Mary Smith le chiede chi è lady Glenmire, le risponde così:



«Oh, è la vedova del signor Jamieson… cioé del secondo marito della signora Jamieson… Voglio dire la vedova del fratello maggiore del suo secondo marito. La signora Jamieson nasceva Walker, era figlia del governatore Walker… “Sua Signoria”… Mia cara, se si decide per questo appellativo, mi devi permettere di fare un po’ di esercizio con te, perché mi sentirò smarrita e mi salirà il sangue alla testa, quando dovrò usarlo per la prima volta con Lady Glenmire.»



Quando le signore e signorine finalmente vengono invitate dalla signora Jamieson per conoscere la cognata, indossano tutte un cappellino nuovo – espressione della massima eleganza per loro – e la signorina Pole indossa ben sette spille: Mary Smith riferisce la posizione di tutte eccetto che per la settima, pur essendo sicura di avergliela vista indosso.


La serata procede con un certo imbarazzo, tutte cercano un argomento di conversazione abbastanza elevato che possa interessare Sua Signoria. Per esempio scartano l’aumento del prezzo dello zucchero, non avendo la certezza che la nobiltà mangiasse le conserve che invece loro – massaie – preparavano. Dopo aver bevuto il tè il ghiaccio si rompe, anche perché Lady Glenmire è una persona cordiale e le altre non si sentono più tanto in soggezione.


Qualche tempo dopo, Lady Glenmire si fidanza con il dottor Hoggins, il medico di Cranford – non nobile e di modi non molto raffinati secondo il giudizio delle varie signorine. La novità stupisce in molti e la signorina Matty ne è perfino sconvolta, perché negli ultimi quindici anni solo una sua conoscente aveva annunciato il proprio matrimonio. Le reazione delle amiche inducono Mary Smith a questa riflessione, che suona un poco amara:



Non so se risponda a una mia idea o a realtà, ma ho notato che, subito dopo l’annuncio di un fidanzamento in una cerchia di persone, le donne nubili che fanno parte di quel gruppo sono assalite da un’insolita felicità e dal desiderio di indossare abiti nuovi, come se volessero annunciare in modo silenzioso e inconsapevole: «Siamo nubili anche noi.»



Il romanzo è quasi una serie di episodi, ogni capitolo infatti racconta sostanzialmente un evento, e con evento si intendono avvenimenti come quelli che ho portato per esempio e altri ancora più insignificanti (almeno ai nostri occhi); ve ne sono solo due, alla fine, più rilevanti, la perdita di valore delle azioni della signorina Matty, che si trova perciò ad avere una rendita insufficiente per vivere e il ritorno dall’oriente del fratello di lei, che era partito decine di ani prima e di cui non avevano più avuto notizia (gli scrive Mary Smith).


Un testo piacevole, che fa sorridere per l’assurda ingenuità (e ignoranza, del resto inevitabile visto il periodo storico in cui è ambientato il romanzo) e che è interessante proprio per la descrizione della vita di queste persone. La nota di ironia che vi ho colto non l’avevo ancora scoperta nella Gaskell, di cui ho letto altri tre libri, di argomento e tono decisamente più drammatici.

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Published on July 04, 2020 14:43