Edy Tassi's Blog, page 8
September 11, 2018
Come costruire la tua routine mattutina
Chi ben inizia è a metà dell’opera; il mattino ha l’oro in bocca; chi dorme non piglia pesci…
Sono solo alcuni dei modi di dire più popolari che sottolineano quanto sia importante cominciare la giornata con il piede giusto.
Ma cosa vuol dire cominciare la giornata con il piede giusto?
Creando per esempio una routine mattutina fatta di alcuni piccoli gesti importanti che ti facciano sentire bene.
Intanto, cosa vuol dire routine? È un termine che può avere un valore positivo o negativo. Spesso ci si riferisce alla routine come a qualcosa che si fa in modo meccanico, senza grande passione, più per dovere che per piacere. Vero? Un lavoro di routine, una vita fatta di routine, la routine famigliare ecc. Ma routine significa anche qualcosa che diventa parte del nostro quotidiano in modo lento e progressivo. Un’abitudine insomma. Che sta a te creare in modo che ti sia utile e piacevole.
Ed è questa la sfumatura importante. Quando si parla di routine nella sua accezione negativa, se ne sottolinea la connotazione passiva, qualcosa che si può solo subire o sopportare, trascurandone l’elemento di “volontarietà”.
Come fare quindi affinché una routine sia positiva?
Devi decidere tu cosa può o non può farne parte. E tra le tante routine che puoi sviluppare, una delle più importanti è proprio quella mattutina.
Vuoi sapere da cosa è composta la mia routine mattutina? Ti racconto quella da settembre a giugno, perché con la fine della scuola tutto si modifica.
A casa mia la sveglia suona alle 6.40. Io, le mie figlie e mio marito ci svegliamo tutti insieme e mentre loro si vestono, io preparo la colazione. Mangiamo, controlliamo le ultime cose prima di uscire e poi mio marito porta le ragazze a scuola. Sono circa le 7.30 e solo a questo punto comincia davvero la MIA routine che dura più o meno un’ora:
– prima un po’ di attività fisica. Se sto leggendo un libro che mi appassiona, faccio mezz’ora di cyclette e intanto leggo. Altrimenti, se ho delle puntate arretrate di qualche telefilm salgo sul tapis roulant e mentre cammino per mezz’ora mi metto in pari. Se fuori è bel tempo esco a camminare oppure decido di infilare un dvd nel lettore e mi dedico a un po’ di ginnastica;
– doccia, trucco e parrucco;
– nell’ultimo quarto d’ora di solito mi dedico a cinque minuti di meditazione, leggo una pagina di un libro motivazionale (se vuoi scoprire quali sono, in fondo al post trovi un piccolo elenco), riguardo gli impegni della giornata e mi concedo un bel bicchiere d’acqua con tutti i miei integratori.
Alle 8.30 sono alla scrivania perché lavoro da casa e quindi per me, andare in ufficio significa salire una rampa di scale fino al sottotetto.
Probabilmente in questa routine ci sono abitudini che anche tu potresti adottare, ma lo scopo del mio post non è dirti che anche tu devi fare come me, quanto aiutarti a creare una routine tutta tua, seguendo questi semplici passi:
1. Da che momento ha inizio la tua routine? Da quando apri gli occhi perché non hai una famiglia di cui occuparti? Oppure da quando i tuoi figli vanno a scuola? O prima che tutti si sveglino?
Identifica il quando e per quanto tempo. Non ha senso pensare di inserire un’ora di attività fisica se ti svegli alle sette e alle otto devi essere in ufficio, ma di anticipare la sveglia non se ne parla. Oppure pensare di meditare venti minuti mentre attorno a te la casa esplode di bisticci tra fratelli.
2. Come vuoi che ti faccia sentire questa routine? Pensaci. La mattina vuoi sentirti energizzata? Serena? Motivata? A seconda della risposta che dai puoi scegliere le attività da inserire e quindi rinunciare alla ginnastica per privilegiare la meditazione o leggere dieci pagine di un romanzo mentre tutti dormono.
3. Fai un elenco delle attività che ti farebbero cominciare la giornata come piacerebbe a te. Ti faccio qualche esempio:
– attività fisica;
– meditazione;
– lettura;
– colazione sola;
– affermazioni positive;
– truccarti lentamente;
– un’occhiata ai social;
– bagnare i fiori;
– portare a spasso il cane;
– due coccole sotto le coperte con il marito
– due coccole sotto le coperte con i figli;
– preparare in anticipo qualcosa per cena;
– bere una tazza di acqua e limone prima che tutti si sveglino;
– fare le parole crociate;
– leggere un quotidiano;
– preparare la sacca della palestra per il pomeriggio;
– mettere avanti un bucato…
l’elenco, lo hai capito anche tu, può essere infinito e molte delle voci che ho indicato io a te potrebbero non interessare affatto o sembrarti tutt’altro che rilassanti e piacevoli. Perciò a questo punto…
4. Scegli le attività che possono aiutarti a iniziare la giornata nello spirito giusto per te, tenendo conto del tempo a disposizione.
5. Se c’è qualcosa che puoi anticipare la sera prima, fallo. Questo può liberare spazio per inserire un’attività in più la mattina. Se ti svegli con il tavolo della colazione già pronto o la sacca della palestra già fatta in macchina, sono due voci che puoi spuntare dal tuo elenco e inserirne altre. Attenta però all’ultimo consiglio.
6. Elimina almeno il 20% delle attività che hai deciso di fare.
Come? Prima ti dico di scegliere quelle che vuoi e poi ti dico di eliminarle? Proprio così. Istintivamente, partiamo tutte ottimiste, pensiamo di riuscire a fare mille cose perché ci sentiamo cariche e decise. Ma poi, se le attività mattutine sono troppe, c’è il rischio di ritrovarsi affannate in macchina senza averle svolte tutte e con la sensazione di aver fallito. Allora, meglio ridurre, ridimensionare. Perciò, se hai deciso di iniziare la tua giornata con quattro attività, togline una. Se ne hai elencate sette, togline due. E vedi come va. Se ti avanza tempo, puoi sempre aggiungere qualcosa, o goderti con più calma le attività che fai già.
E se vuoi prendere ispirazione da altri, esistono un sacco di testi, sia in italiano che in inglese per approfondire l’argomento. Ci sono libri sulle abitudini mattutine dei personaggi famosi o che hanno fatto la storia, ci sono libri che insegnano a costruire una routine per chi si occupa di finanza, di marketing e, visto che qui ti parlo di scrittura, anche per chi scrive. Non hai che da sbizzarrirti.
Ah, se poi vuoi scoprire come si fa a consolidare una nuova abitudine, trovi tutto spiegato qui!
HAI GIA’ UNA TUA ROUTINE MATTUTINA? COSA PREVEDE? L’HAI COSTRUITA IN MODO RAZIONALE O, SEMPLICEMENTE, TI È VENUTA COSÌ? RACCONTAMI COSA FAI E COME TI SENTI!
Ps: I miei libri motivazionali preferiti sono:
– Il libro delle piccole rivoluzioni, di Elsa Punset, ed. DeAgostini (2017), trad. L. Scolari;
– Semplice Abbondanza, di Sarah Ban Breathnach, ed. Corbaccio (1997), trad. S. Piraccini;
– Life by the cup, di Zhena Muzyka, edizione inglese Atria Books (2015);
– The art of stopping time, di Pedram Shojai, edizione inglese Penguin (2017)
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September 4, 2018
Scegli i tuoi buoni propositi per settembre
L’anno nuovo inizia a gennaio, ma settembre è un altro ottimo momento in cui fare buoni propositi e cercare di rispettarli.
Io amo moltissimo settembre. Per me settembre è un mese che sa di possibilità e progetti.
Intanto, comincia la scuola. Il che significa che sono molto, molto più libera. E poi, sin dai tempi in cui su banchi mi sedevo io, settembre mi è sempre sembrato il mese del vero inizio. Libri nuovi, cartella nuova. La possibilità di imparare materie nuove o iscrivermi a corsi nuovi. E poi, il cambio del guardaroba, i negozi pieni di maglioncini, cappotti e stivali.
Ma il motivo principale per cui amo settembre è che mi permette di prendere “la rincorsa” per cominciare l’anno seguente con lo spirito giusto. Tutto quello che voglio fare nel 2019, per esempio, posso cominciare a impostarlo e prepararlo da settembre a dicembre, per essere pronta, allo scoccare del 1° gennaio, con i motori accesi e rombanti.
Anche i buoni propositi di settembre, però, rischiano di naufragare esattamente come quelli di gennaio.
Ormai non conto più le volte in cui mi sono detta: da settembre vado in palestra; da settembre mangio più sano; da settembre organizzo meglio il lavoro. Ma, come a gennaio, dopo qualche settimana le uniche cose che rimangono di quei buoni propositi sono: la nuova iscrizione inutile alla palestra, l’ennesimo libro di ricette che mi limito a sfogliare; una pila di agende che non uso. Ti ho fatto solo qualche esempio ma potrei andare avanti e so che in molti casi ti riconosci anche tu. Vero?
Be’, negli ultimi tempi invece mi sono resa conto di una cosa. Anzi due.
– Che questi propositi in realtà funzionavano poco perché erano troppo vaghi e lasciavano la porta aperta a troppe scappatoie.
– Che, per quanto importanti e validi, erano troppi.
Quindi, ho cercato di capire come risolvere questi due problemi. Se vuoi scoprirlo anche tu, ecco cosa ho fatto.
– Ho scelto solo tre buoni propositi. Il tre è un numero che mi piace moltissimo. Intanto il mio nome è composto da tre lettere e poi è un numero che ha un sacco di significati simbolici. In più, tre buoni propositi mi permettono di intervenire su altrettanti aspetti della vita da autrice: la scrittura, la salute, il tempo libero.
– Ho imparato a trasformare i buoni propositi in obiettivi. Cosa significa? Che quel “da settembre vado in palestra”, è diventato “da settembre, a metà mattina, faccio dieci volte le scale di casa” (sono tre rampe, mica male!); “da settembre mangio più sano” è diventato “da settembre inizio tutti i giorni il pranzo con un’insalata”; “da settembre organizzo meglio il mio lavoro” è diventato “da settembre dedico il lunedì mattina esclusivamente alla creazione di contenuti per il mio blog”.
In poche parole, ho trasformato qualcosa di generico in qualcosa di specifico. Gli inglesi usano l’acronimo SMART per indicare le caratteristiche di un obiettivo perfetto, e cioè Specific (Specifico), Measurable (Misurabile), Achievable (Realizzabile), Realistic (Realistico) e Time bound (Con un limite di tempo).
E tu, cosa potresti fare?
Ti do qualche suggerimento a cui ispirarti:
– leggere mezz’ora al giorno un libro di un genere diverso dal tuo per trarre ispirazione;
– leggere mezz’ora al giorno una rivista e appuntarti su un taccuino le idee che potrebbero tornarti utili o ispirarti;
– scrivere mezz’ora al giorno;
– dedicare mezz’ora al giorno alla ricerca di un argomento importante per il tuo prossimo libro (non quello che stai scrivendo ora);
– fissare un appuntamento settimanale di un’ora con una collega per fare un po’ di brainstorming insieme;
– uscire tutte le mattine per mezz’ora di camminata creativa.
Potrei andare avanti per altre dieci pagine, ma sono sicura che hai capito. Perciò ora siediti nel tuo angolo preferito della casa e prova a pensare a quali possono essere i tuoi tre propositi di settembre. Ovviamente, se ti sembrano troppi, puoi cominciare a fissarne due, o addirittura uno (qui trovi un mio post sulle abitudini che può esserti utile). Puoi cominciare con il primo, mantenerlo fino a ottobre e poi aggiungere il secondo. Come preferisci. Anche io di solito faccio così, perché mi conosco e so che se metto troppa carne al fuoco poi il rischio che tutto salti è altissimo.
ANCHE TU AMI SETTEMBRE? HAI GIÀ PENSATO A QUALI SONO I TUOI BUONI PROPOSITI PER L’AUTUNNO? RACCONTAMELI, SONO MOLTO CURIOSA!
Image Credits: Edy Tassi TradAutrice
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August 28, 2018
Meglio un romanzo plot-driven o character-driven?
Prima che la terminologia anglosassone prendesse il sopravvento nel campo della scrittura creativa, scommetto che, come me, non avevi mai sentito parlare di romanzi plot-driven e character-driven.
Molto probabilmente dividevi le tue letture in romanzi classici e romanzi di genere. Oppure in romanzi noiosi e romanzi avvincenti.
Anche io.
Di solito i romanzi noiosi erano quelli che mi obbligavano a leggere a scuola, quelli avvincenti erano quelli che mi sceglievo da sola.
Per intenderci, Niente di nuovo sul fronte occidentale era un classico noioso. La Storia Infinita era un fantasy avvincente.
Tuttavia, negli ultimi anni le distinzioni si sono arricchite di questi due nuovi termini: character-driven e plot-driven, appunto.
Sai cosa vogliono dire? E se sei una scrittrice, sai a quale categoria appartengono i romanzi che scrivi tu?
Character-Driven è un romanzo in cui la narrazione si concentra sul conflitto interno dei personaggi, sui rapporti dei personaggi tra loro (a proposito, qui trovi tutto quello ti serve per creare dei personaggi forti; mentre qui trovi un’alternativa un po’ più creativa). Anche gli obiettivi sono interni. Traumi da superare, errori a cui rimediare, convinzioni da correggere. I cambiamenti sono soprattutto di carattere intimo, personale. La storia racconta di come i personaggi arrivano a prendere certe decisioni, quali sono i loro processi mentali ed emotivi. Con i romanzi character-driven scattano più facilmente l’immedesimazione e il legame tra lettrice e personaggio.
Una tipica trama character driven è quella della moglie tradita che scopre il tradimento e deve cercare dentro di sé le forze per superare il dispiacere, o trovare il coraggio di lasciare il marito e costruirsi una nuova vita. Quando scrivi una storia di questo tipo, la prima cosa a cui pensi è il personaggio, al quale costruisci attorno una trama per fare in modo che cresca e trovi la forza per andare avanti.
Plot-Driven è un romanzo, al contrario, in cui la narrazione si concentra sul conflitto esterno, sull’azione. Gli obiettivi sono esterni: qualcosa da trovare, qualcuno da salvare. Per chiarirti il concetto, pensa ai film d’azione, che sono un susseguirsi di eventi. In un romanzo di questo tipo i cambiamenti sono principalmente esterni. Nei romanzi plot-driven il ritmo è senza dubbio più serrato, le scene si susseguono più rapide e anche le decisioni dei personaggi sono veloci, spesso istintive, la narrazione non indugia troppo sui processi mentali.
Una tipica trama plot-driven è quella dei romanzi di spionaggio, o le commedie romantiche in cui alla protagonista accadono disavventure una dopo l’altra e i momenti di riflessione si contano sulle dita di una mano.
Per capire se un romanzo è plot- o character-driven puoi anche fare un rapido test:
Domandati: in questo romanzo, sono gli eventi che innescano la reazione dei personaggi, o sono i personaggi che scatenano gli eventi?
Lo so, fa tanto uovo e gallina, ma la questione è un po’ tutta qui. Ci sono storie in cui i personaggi reagiscono a eventi esterni a loro, e ci sono romanzi in cui i personaggi, con le loro idee e le loro decisioni condizionano gli eventi.
Ora, prova ad analizzare sotto questa luce quello che scrivi tu. I tuoi romanzi, mediamente, sono più character-driven o plot-driven? Quando pensi a una nuova storia, istintivamente cosa vedi prima, i personaggi o la trama?
Anche se di primo acchito non sembra, questa è una distinzione importante, per due motivi.
1. Ogni storia ha un arco narrativo principale. Istintivamente puoi privilegiare l’arco narrativo legato allo sviluppo dei personaggi, oppure a quello legato agli eventi. Se sai che tipo di storia vuoi raccontare, invece di compiere una scelta istintiva, puoi scegliere in modo più ragionato e magari renderti conto che il tuo solito modo di scrivere, per quella certa storia non è il più indicato.
2. Ci avrai di sicuro fatto caso: in realtà un romanzo davvero buono, indimenticabile, emozionante e avvincente è spesso il risultato di un equilibrio tra personaggi e trama, tra conflitto interno ed esterno, tra analisi psicologica e azione. Perciò, se sei consapevole di qual è di solito il tuo modo di scrivere, puoi impegnarti per applicare dei “correttivi”. Cosa vuol dire? Che per esempio, può capitare che un romanzo character-driven, con un personaggio sfaccettato, pieno di tormenti interiori ecc risulti noioso perché “non succede niente”. Oppure che un romanzo plot-driven pieno di montagne russe, diventi insipido a causa di un protagonista “piatto”.
E quindi, se hai in mente un romanzo character-driven, non descrivere i tuoi personaggi immersi in lunghe, profonde, interminabili riflessioni sui massimi sistemi. Non descriverli mentre rigirano il cucchiaino in una sfilza infinita di tazze di tè, intenti a rimuginare, ponderare, valutare, pensare e ripensare. Falli reagire all’ambiente che li circonda. Crea per loro situazioni in cui sono obbligati a uscire dal torpore in cui si crogiolano, dal bozzolo in cui vegetano, dalle seghe mentali che li paralizzano. Se invece hai in mente un romanzo plot-driven, puoi equilibrare la storia ragionando sul background dei personaggi, sul loro passato, su cosa li ha resi quelli che sono. Non è indispensabile aprire lunghissime e noiose parentesi su traumi infantili o sedute dall’analista, ma sapere perché il tuo uomo senza paura è disposto a farsi saltare in aria, aggiunge sicuramente spessore alla trama e la rende più credibile. Un personaggio piatto è un personaggio che sembra non avere motivazioni personali e interne per fare quello che fa. Non sprecare un’occasione e un motivo offriglielo tu!
Detto questo, se ami il flusso di coscienza o, al contrario, vai matta per gli action movie americani, sei liberissima di andare avanti per la tua strada e scrivere romanzi esclusivamente character- o plot-driven. Come dico sempre, l’importante è essere consapevoli di cosa si sceglie di fare e perché. Il “meglio” è sempre un fattore soggettivo!
STAI SCRIVENDO UN ROMANZO? O NEI HAI GIÀ SCRITTI DIVERSI? TI SEI MAI SOFFERMATA A PENSARE SE SONO PLOT-DRIVEN O CHARACTER-DRIVEN? E SE INVECE SEI UNA LETTRICE, CHE TIPO DI NARRAZIONE PREFERISCI?
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August 7, 2018
6 modi per goderti una vacanza di ozio produttivo
Agosto è tempo di vacanza. Di relax. Di ozio.
Per me, in estate, l’ozio è un po’ questione di sopravvivenza. Il caldo mi distrugge; la pressione sanguigna va cercata nel sottosuolo, come una falda acquifera; voglia di mettermi al computer neanche l’ombra.
Notoriamente, la mia produttività ad agosto tocca i minimi storici. E non solo perché vado in vacanza, ma proprio perché soffro bestialmente il caldo.
E dunque, lavorativamente, agosto è un mese perso? Sprecato?
Giammai!
Se una volta il mio obiettivo principale era difendere con le unghie e con i denti mezzo metro quadrato di ombra sotto l’ombrellone per leggere (abbronzarmi, non mi abbronzo neanche piangendo, quindi inutile soffrire sotto la canicola per cercare di raggiungere una vaga sfumatura color crema catalana), con il tempo ho imparato a sviluppare tecniche di scrittura “non scrittura” perfette per rendere produttive anche tutte le ore di ozio agostano.
Ti interessa scoprire quali sono? Eccole qui!
1. L’ozio è ozio.
Sì, i primi giorni di vacanza è inutile cercare di recuperare tutto quello che non hai fatto nei mesi precedenti. La tentazione è di stilare l’ennesimo elenco di buoni propositi. Tipo quelli di gennaio o di settembre. Tipo: in vacanza vado a correre tutte le mattine; in vacanza mi metto a dieta; in vacanza voglio visitare almeno cinque musei; in vacanza cucinerò tutti i giorni un piatto diverso; in vacanza leggerò almeno due libri a settimana. Come no. Non so tu, ma io già sudo come un cammello per disfare la valigia, figurarsi fare tutte queste cose. E allora… non faccio niente. Perché non fare niente va benissimo. Anzi, è perfino consigliabile! L’ozio è il cibo perfetto per la creatività. È nell’ozio che di solito la nostra mente se ne esce con le sue trovate migliori (prendi Newton… l’ispirazione per determinare la legge della gravità non gli è venuta mentre lavorava in miniera). Ora, non ti dico di rinunciare a tutti i bei propositi che hai fatto, ma allo stesso tempo concediti pure almeno un’ora di ozio ogni giorno. E per ozio, intendo proprio ozio. Non fare niente. Niente di niente. Niente libri, niente riviste, niente partita a burraco, niente passeggiata sul lungomare, niente mail, niente giochini al cellulare. Provaci, vedrai che è difficilissimo! Ma questo non fare niente è fondamentale per creare spazio nella tua mente a tante fantastiche idee, quindi forza, impegnati. E a questo proposito…
2. La modalità aereo non serve solo in aereo.
Certo che no! Infatti serve proprio per aiutarti a mettere in pratica il punto 1. Attiva la funzione aereo per un’ora. Se ce la fai, anche di più. Se sei una temeraria, lascia il cellulare a casa o in camera e goditi una mattinata senza collegamenti di nessun tipo tranne quelli che riesci a creare tra te stessa e ciò che ti circonda. Solo tra te stessa e ciò che riesci a vedere e toccare fisicamente. Niente post di scrittrici che vivono dall’altra parte dell’Atlantico; niente messaggi dalla tua amica che è rimasta a casa; niente mail della casa editrice. Solo tu e quello che hai attorno. Guarda, annusa, ascolta. Per un’ora, tutti i giorni. Sono sicura che quello che vedi e senti ti tornerà utile per scrivere scene più vivide quando tornerai al lavoro.
3. Osserva come una scrittrice.
Cosa vuol dire? Che se sei in vacanza, puoi divertirti a osservare le persone attorno a te e a costruire possibili intrecci. Chi sono i tuoi vicini di ombrellone? Che lavoro fanno? E quella signora che si avvicina all’acqua con degli zoccoli tacco dodici? Chi può essere? E guarda come la guarda quel tizio, che fa finta di leggere. Si conoscono?
Questo è un tipo di attività oziosa che puoi fare ovunque, non solo sotto un ombrellone, e che ti regalerà tanti stimoli preziosi da sfruttare quando tornerai pimpante alla tastiera.
4. Bevi luce.
Il sole è importantissimo per il tuo benessere. Durante le vacanze, approfitta del tempo libero per riempire il tuo serbatoio interiore di luce. La luce aiuta il nostro corpo a produrre la vitamina D, ma è anche uno stabilizzatore dell’umore e, come per le piante, ti fa sentire più viva. Per questo, ora che puoi, cerca di farne scorta, con prudenza. Ti servirà nei prossimi mesi, quando sarai chiusa in casa a scrivere e di luce ne vedrai ben poca (a parte quella dello schermo del tuo pc o della lampadina sopra la testa).
5. Stila una NOT to-do list.
Chi pratica sport di resistenza sa che una delle tecniche più importanti da padroneggiare è la capacità di restare sempre “under one’s breath”, ciò vuol dire di non restare mai senza fiato. Gestire lo sforzo in modo da non superare mai quel limite. Ad agosto, stila un elenco di tutte le cose che fai di solito nel corso della giornata (quando sei a casa) e approfitta delle vacanze per individuarne quelle da non fare più.
A volte riempiamo le nostre giornate di impegni e propositi infiniti, che ci rubano tempo, energie e “fiato”. Allora, stavolta, invece di partire a settembre con il classico elenco di buoni propositi, divertiti a individuare almeno tre voci di cose da togliere o ridimensionare a settembre. Qualche esempio?
– Leggerò almeno un libro alla settimana può diventare leggerò due libri al mese.
– Farò ginnastica tutte le mattine, può diventare farò ginnastica tre volte alla settimana.
– Trovare regalo per Anna, invitare a cena Filippo, comprare quaderni per Cecilia può diventare, trovare regalo per Anna, andare a cena fuori con Filippo, dire a Cecilia di comprarsi i quaderni da sola.
Insomma, esamina le tue giornate tipo e invece di cercare fessure e anfratti per infilarci qualche altra cosa da fare, cerca di riprogrammare qualcosa che fai già in modo più leggero e gestibile.
Ah, se questa idea ti piace, passa alla versione PRO e proponiti di ripetere l’esercizio almeno una volta alla settimana anche quando sarai a casa. Libera il tuo tempo e libera la tua mente.
6. Annoiati
Oh, ecco. Cosa c’è di più bello in vacanza che annoiarsi un po’? Ormai la noia è diventata un lusso. Non ci annoiamo più perché abbiamo sempre qualcosa da fare. Una nuova serie da vedere in due giorni, notifiche come raffiche di mitra, venti libri sul comodino, l’aperitivo, la recita delle figlie, la partita del figlio, la pizzata, l’estetista, la tinta, la ceretta, la palestra e lo yoga. Bene, ad agosto hai diritto di annoiarti. Non cercare modi per riempire il tuo tempo in modo costruttivo o utile. Se per caso ti rendi conto che ti stai annoiando, ringrazia il cielo e continua così! In caso di dubbi, ricordati del punto 1.
SE MI SEGUI DA UN PO’ SAI CHE SONO CURIOSA. STAVOLTA, MI PIACEREBBE SCOPRIRE QUALI SONO LE TUE 3 VOCI DELLA NOT-TO-DO LIST. RACCONTAMELO NEI COMMENTI, POTRESTI ESSERE DI ISPIRAZIONE A CHI MI LEGGE COME TE!
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
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July 31, 2018
I miei libri per l’estate 2018
Agosto, tempo di vacanze, di bagni, gelati ed… eritemi!
Hai presente? E allora agosto diventa anche tempo di creme solari protezione 50, ombrelloni e… libri per l’estate.
Tanto più che, per quanto mi riguarda, è inutile stare sotto il sole a picco perché, anche se mi impegno, riesco a tingermi solo di un vago color orosaiwa. E quando torno a casa la gente, immancabilmente, mi domanda:
quando parti?
ma ha sempre piovuto?
Quindi, invece di affannarmi a rincorrere il sole e sfuggire all’ombra, preferisco rilassarmi sotto l’ombrellone e leggere.
Cosa leggerò quest’anno? Parafrasando la tradizione nuziale che impone alla sposa di andare all’altare indossando qualcosa di blu, di vecchio, di prestato, di regalato e di nuovo, io ho deciso di dedicarmi alla lettura di un libro vecchio, un libro nuovo, il libro di un’amica e un libro curioso. E quindi, eccoli qua, i miei libri per l’estate.
Il libro di un’amica: Ti meriti un amore
Anche se è uscito l’anno scorso, e da altrettanto tempo ce l’ho sullo scaffale dei libri da leggere, solo ora riesco a dedicare del tempo al libro di Alessandra Appiano. Ho conosciuto Alessandra a una cena. Di fama la conoscevo sin dai tempi di Amiche di Salvataggio. E quella sera per me Alessandra è stata una scoperta. Ho trovato una donna che sembrava fare luce. Garbata, sorridente, dolce. Nei mesi successivi ci siamo scambiate messaggi e gentilezze. Poi, la cronaca.
Spesso agli autori si chiede quanto ci sia di autobiografico nei loro libri. Qui di autobiografico c’è moltissimo, ma il il libro di Alessandra non deve essere solo una specie di testamento, o prestarsi per facili esperimenti di psicanalisi. La cosa bella, oltre alla scrittura elegante e profonda, è l’argomento di cui parla. Alessandra si è ispirata al caso di Gloria Rosboch. Te la ricordi? L’insegnante scialba plagiata dall’ex allievo? Ecco, Ti meriti un amore prende spunto da questo, per raccontare la storia di due donne diverse, amiche, legate in un modo del tutto imprevisto che non ti anticiperò, per non rovinarti la sorpresa!
Non sempre leggo i libri delle autrici che conosco di persona: un po’ perché ne conosco ormai così tante che non potrei più leggere altro, e un po’ perché devo sentirirmi in sintonia con la storia che raccontano. Quello di Alessandra è un libro che, nonostante tutto, lascia aperta la porta alla speranza e con quel Ti meriti un amore, ci dice che non ci meritiamo solo quello, ma di sicuro anche molto altro.
Quando, mentre stavo entrando in macchina, mi ha chiesto il numero di telefono, ho esitato un attimo e poi: «Tretreottoseidueuno…» ho biascicato in fretta. Aggiungendo subito sottovoce: «Però, sai, sono tanto sposata…»
E lì il caso, che regala felicità a chi gli pare, ci ha messo lo zampino. Invece di rispondere con un orrido «Non sono geloso», mi ha sorriso. Purtroppo con l’aria di chi è in grado di risolvere il problema.
Il libro di un’autrice che amo: La Menzogna
Cecelia Ahern non scrive storie semplicissime. Di sicuro la conosci per il suo titolo più famoso, P.S. I Love You, da cui è anche stato tratto un film. Ma Cecelia è un’autrice molto prolifica che io adoro perché mescola la quotidianità a elementi magici e spirituali. Un po’ come se con la sua prosa riuscisse a infilarti sul naso degli occhiali speciali, in grado di farti vedere una dimensione nuova della realtà, qualcosa che ai tuoi occhi umani era preclusa. Ogni romanzo di Cecelia che ho letto mi ha fatta riflettere e non per niente il Sunday Express, sulla cover dell’ultimo romanzo scrive: Un’autrice capace di regalrci in un istante una lezione di vita. Condivido. Soprattutto, Cecelia sa come sorprendermi ogni volta con una storia imprevedibile, una struttura innovativa, o personaggi inaspettati.
Ecco perché ho scelto di portare con me La Menzogna, un libro che inizia così:
Ci sono tre categorie di ricordi nella mia memoria: le cose che voglio dimenticare; le cose che non riesco a dimenticare, le cose che avevo dimenticato di aver dimenticato finché non mi sono tornate in mente.
Una rilettura: Scuola per Cattivi Mariti
Perché non pubblicano più libri di Wendy Holden? Perché?! Ho conosciuto la Holden con il suo Effervescente Naturale, un romanzo divertentissimo la cui protagonista Champagne D’Vyine potrebbe essere la zia giovane della forse più nota Phoebe Somerville creata da Susan Elizabeth Phillips. E da quel momento non me ne sono perso uno. Probabilmente ne troverai solo qualche reminder in versione cartacea, perché purtroppo non sono stati mai pubblicati in digitale e la Salani non ne ha fatte ristampe recenti. In ogni caso, la Scuola per Cattivi Mariti, dai, ammettilo, se esistesse davvero sarebbe una figata. Una scuola dove spedire il tuo discolo, perché non si ricorda dei compleanni, non aiuta in casa, non si stacca dalla mamma e lascia sempre la tazza del water alzata? Di corsa!!!
Mark sapeva che la suocera non lo considerava un marito all’altezza di sua figlia. O meglio, non un genero alla sua sua altezza, che era una cosa un po’ diversa.
Un libro curioso: The Writing Diet
No dico, lo sapevi che la creatività fa dimagrire? Io no. L’ho scoperto curiosando su Amazon. Hai presente quella funzione “chi ha comprato x ha comprato anche…”? Ecco, grazie a questo algoritmo io mi sono imbattuta proprio in The Writing Diet, di Julia Cameron e ne sono rimasta intrigata.
Secondo l’autrice, infatti, più si stimola la creatività, più si bruciano calorie. Detto in soldoni: più scrivi più dimagrici. Una figata, no? Cioè, posto che funzioni. Di sicuro vale la pena di leggerlo per capire cosa intende la Cameron. Forse che quando sei impegnata a scrivere ti dimendichi di mangiare? Probabile. Forse che quando sei tutta euforica perché ti è venuta un’idea brillante non senti il bisogno di consolarti con una tavoletta di cioccolato? Possibilissimo. Sono però curiosa di scoprire come consiglia di gestire le recensioni negative (lì la tavoletta scatta automatica) o il rifiuto di una casa editrice (ci vogliono cartoni di tavolette)!
Over eating blocks our creativity. The flip side is also true: we can use creativity to block our overeating.
QUESTI SONO I MIEI QUATTRO LIBRI DI AGOSTO, LI CONOSCEVI? TU HAI GIÀ SCELTO I TUOI LIBRI PER L’ESTATE? QUALI SARANNO? RACCONTAMELO NEI COMMENTI! E SE INVECE NON HAI ANCORA DECISO…
Un mio libro: Assolo
Non potevo terminare questo articolo senza accennare a un mio libro, ti pare? Se non lo hai ancora letto, se ami la danza e le storie d’amore, lo trovi in formato ebook in tutti gli store online!
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
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July 24, 2018
Le caratteristiche di un personaggio coraggioso
Ok, ora che siamo arrivati alla fine del mese scommetto avrai scoperto qual era il tema conduttore di tutti i miei post di luglio: il coraggio. Il coraggio di scrivere senza farsi spaventare dalla pagina bianca, il coraggio di contaminare il proprio lavoro, il coraggio di proporre un romanzo a un editore. E ora voglio parlarti di come si costruisce un personaggio coraggioso. Quali sono le sue caratteristiche, che spunti può offrire per una trama, quali sono i suoi pregi e i suoi difetti. Insomma, voglio regalarti un piccolo brainstorming mirato. Ovviamente, si tratta di uno dei tanti esempi possibili, ma in futuro, se vorrai, potrai approfittare di questa analisi e decidere di parlare proprio di un personaggio così o prenderne spunto per farne una tutta tua.
Innanzitutto:
Cosa vuol dire essere coraggioso? Vediamo la definizione che dà il dizionario Treccani del termine “coraggio”.
Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che comporti rischio o sacrificio.
Quindi, per estensione, una personaggio coraggioso è quello che esprime le proprie idee, sa affrontare situazioni pericolose, è in grado di sopportare dolore e sacrifici.
Ma coraggiosi si nasce o si diventa? E cosa ci spinge a comportarci coraggiosamente?
1. Avere un forte codice morale.
2. Essere convinti che il nostro futuro dipende dalle azioni che compiamo
3. Voler proteggere gli altri
4. Voler emulare qualcuno che ci ha fatto da modello
5. Pensare che la paura non ci deve impedire di comportarci nel modo giusto…
… per esempio.
Ciascuno di questi stimoli può essere innato, ma nella maggior parte dei casi scaturisce da influenze esterne. Situazioni in cui ti ritrovi da bambino, figure di riferimento che ti circondando (genitori, insegnanti, amici e nemici). E se vuoi raccontare le vicissitudini di una protagonista coraggiosa, puoi sfruttare i punti che ti ho appena elencato per cercare di scoprire cosa l’ha resa così. Per esempio, la tua eroina potrebbe essere diventata coraggiosa per compensare un errore commesso nel passato, oppure per compensare un errore commesso da qualcuno vicino a lei.
In concreto, come si comporta un personaggio coraggioso? Be’, per esempio la tua eroina potrebbe fare una (o più) di queste cose:
uscire dalla sua comfort zone per aiutare qualcuno
mettere gli altri prima di sé
puntare dritta all’obiettivo senza farsi distrarre da ciò che la circonda e da chi vuole dissuaderla
accettare la responsabilità delle proprie azioni
non rinunciare ai propri valori anche quando la cosa potrebbe essere pericolosa
mettere in pericolo la propria vita (fisicamente o metaforicamente) per salvare qualcun altro
dire le cose come stanno quando nessuno attorno a lei ha il coraggio di farlo
difendere qualcuno
fare ciò che è giusto invece di ciò che è facile
Un’eroina coraggiosa è senza dubbio positiva. Le lettrici riescono a simpatizzare con lei perché la stimano, vorrebbero assomigliarle. Un’eroina coraggiosa ispira i personaggi che le stanno attorno e chi legge. Tuttavia, anche il coraggio può avere il suo lato negativo. Per esempio? Un’eroina coraggiosa può diventare arrogante, pretendere dagli altri gli stessi atti di coraggio che compie lei; può sottovalutare dei rischi e dei pericoli; può sottovalutare le situazioni o rivelarsi troppo impulsiva nel momento sbagliato.
Questi “difetti” sono fondamentali per rendere umana la tua protagonista e per evitare di dipingerla come una specie di personaggio dotato di super poteri, una rambo in gonnella o una insopportabile perfettina.
Inoltre, i difetti ti possono tornare utili per costruire la sua storia e inserire conflitto nella trama.
I conflitti però possono nascere anche dal confronto della tua protagonista con tutta una serie di personaggi pensati ad hoc: l’ingenua che si mette nei guai; il manipolatore, lo spietato, l’egoista, il timido che non sa difendersi; il cattivo-cattivo; il violento. In questo modo darai alla tua protagonista la possibilità di dimostrare quanto è coraggiosa e se quel coraggio è in grado di portarla al lieto fine per sé e per gli altri, creando situazioni perfette per metterla alla prova:
situazioni difficili che ha già affrontato in precedenza, magari con esito negativo
fobie o paure che non ha ancora superato
decidere per la vita o la morte di qualcun altro
dover segliere tra ciò che è giusto e ciò che preferirebbero gli altri
In generale, ricordati sempre di pensare a questi elementi: perché il tuo personaggio è coraggioso, cosa lo ha reso così, qual’è la ferita interiore che nasconde dietro quel coraggio e quali eventi possono metterla allo alla prova, sia in positivo che in negativo. E come sempre, se vuoi una traccia per costruire personaggi completi, puoi consultare il mio manuale, SCRIVERE ROSA.
Qualche esempio di protagonista coraggiosa? Katniss Everdeen la protagonista di Hunger Games (Suzanne Collins); Matilda, la protagonista dell’omonimo romanzo di Roald Dahl; Arya Stark una delle protagoniste del Trono di Spade (George R.R. Martins)
PROVA A PENSARE A UNA STORIA PERFETTA PER UNA PROTAGONISTA CORAGGIOSA. QUALI PROVE LE FARESTI AFFRONTARE? QUALI ANTAGONISTI POTRESTI METTERE SULLA SUA STRADA? DIVERTITI A INVENTARE SITUAZIONI, SCENE E CONFLITTI PERFETTI PER FAR RISALTARE I SUOI PREGI MA ANCHE PER COSTRINGERLA AD AFFRONTARE LE SUE PAURE. OPPURE RACCONTAMI DELLA TUA EROINA CORAGGIOSA PREFERITA!
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
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July 17, 2018
Se vuoi proporre il tuo libro, fai così
Sei arrivata alla fatidica e tanto sospirata parola “FINE”. Che soddisfazione! Anche io, ogni volta che termino un libro, rimango per qualche giorno come imbambolata, in uno stato di semi estasi in cui quasi non oso credere di avercela fatta (se vuoi scoprire come vincere questa ansia, leggi qui!). Apro il file, controllo il numero di pagine, ripenso alle scene e con un sorriso ebete mi dico che sì, c’è proprio tutto. Succede anche a te, vero?
Se però quello che hai terminato è il tuo primo romanzo, in mezzo a tutta questa gioia mistica immagino abbia iniziato già da tempo a farsi largo un interrogativo.
E adesso?
Adesso hai due possibilità: o decidi di autopubblicarti o proponi il tuo libro a qualcuno. Per la precisione, a un agente o a un editore. Ma come si fa a proporsi? Ponendo che tu non abbia consanguinei o parenti acquisiti che fanno gli agenti o gli editori, ponendo che nessuna tua amica del cuore faccia l’agente o l’editore, devi per forza avvicinare qualcuno che ancora non sa chi sei e devi convincerlo a leggere il tuo lavoro. Una bella impresa. Perché ad agenti ed editori arrivano un sacco di proposte. Io non ho il segreto in tasca che ti garantirà la firma di un contratto, ma posso darti qualche consiglio che ti permetterà di apparire professionale. Parto subito con tre consigli di carattere generale:
1. Se decidi di contattare direttamente un editore, controlla prima cosa pubblica nel suo catalogo. Non ha senso inviare un romanzo sui vampiri a qualcuno che pubblica solo gialli d’autore.
2. Se decidi di contattare direttamente un editore e hai già dato un occhio al suo catalogo, verifica se nel suo sito ci sono le indicazioni per sottoporre un manoscritto. In caso affermativo, seguile diligentemente, non inventarti cose strane per fare l’originale e spiccare sugli altri.
3. Prima di proporti, aspetta di avere già scritto tutto il romanzo o di essere comunque a buon punto (tipo almeno a metà). Se l’editore a cui ti rivolgi dimostra un concreto interesse nel leggerlo, meglio poter contare su quanto più materiale possibile o poterne proporre una consegna ravvicinata.
Più o meno lo stesso vale anche per gli agenti.
E ora vediamo qualche consiglio più specifico su cosa devi mandare e come.
In generale un proposal (questa è la parola tecnica) è composto da tre elementi principali:
una lettera di presentazione (o query)
una sinossi
i primi tre capitoli del romanzo
Partiamo dal fondo.
Se hai seguito il consiglio numero 3 i tre capitoli ce li hai, quindi sei a posto. Rileggili, controlla i refusi (qui trovi tante indicazioni utili!), verifica che siano tre capitoli al fulmicotone o comunque rendano perfettamente il tipo di libro che proponi. In alcuni casi agenti e case editrici chiedono le prime 50 pagine. Ovviamente questo serve per capire come scrivi, se la storia prende o se hai solo avuto una buona idea ma non hai saputo svilupparla al meglio.
La sinossi. Di solito si parla di sinossi breve e sinossi dettagliata. La sinossi breve è composta da un paio di pagine, quella dettagliata anche dieci o quindici. Nella sinossi bisogna presentare i personaggi, spiegare qual è il rapporto che li lega, che tipo di conflitto devono affrontare, quali sono i turning point principali e come si concluderà la storia. Sì, hai letto bene. Nella sinossi devi raccontare come va a finire il libro. Di solito scrivere la sinossi è il compito più difficile, preparati. Perché ti sembrerà di non poter condensare tutto il tuo libro in una pagina, ti sembrerà di non poter lasciar fuori questo o quel dettaglio. Probabilmente dovrai fare diversi tentativi. Non arrenderti!
La lettera di presentazione. Oggi si dovrebbe parlare più di “mail” di presentazione, perché nella maggior parte dei casi il tuo primo contatto con agenti e CE avverrà attraverso la posta elettronica. Questa mail è, ancora prima della sinossi e dei capitoli, lo strumento attraverso il quale agenti e CE si faranno la prima impressione su di te. Quindi, capisci da sola che è importantissima. Come devi scriverla?
1. Fai in modo che lo stile ti corrisponda. Se sei un tipo timido, non improvvisarti in battute da cabaret. Se sei un tipo spumeggiante, lascia che dalla tua mail traspaia questa effervescenza (senza esagerare). Se hai scritto una commedia, non inviare una query che sembra un elogio funebre. Se hai scritto la storia di una donna che deve superare dei traumi infantili non presentarti come una specie di oca giuliva.
2. Non esordire con cose tipo: Gentile editore, quando comincerà a leggere il mio romanzo non crederà ai suoi occhi; Gentile editore questo è il romanzo che rivoluzionerà il mondo dell’editoria… Non c’è bisogno che ti spieghi perché, vero? L’entusiasmo va bene, e certo, bisogna credere nel proprio lavoro, ma senza esagerare.
Idealmente, la tua query deve essere composta da tre parti.
Prima parte: Ti presenti, dici chi sei (autrice esordiente? hai già pubblicato?), perché stai contattando proprio quell’agente o quella casa editrice.
Seconda parte: parli del romanzo. In breve. Questo è il punto in cui sfoggiare il nucleo di originalità della storia, in modo da attirare subito l’attenzione di chi sta leggendo la mail. Trova il modo di condensare in un paragrafo brevissimo di cosa parla il romanzo e cosa lo rende originale. Indica a che genere appartiene, da quante parole/pagine è composto, a che pubblico vorresti rivolgerti.
Terza parte: Spieghi che alleghi una sinossi e i primi tre capitoli e che, in caso di interesse sarai lieta di inviare tutto il manoscritto. Saluti e baci.
Facile, no? Ora che sai cosa fare, però, ti lascio qualche indicazione su cosa NON fare.
1. Non inserire incisi tipo: le mie amiche lo hanno letto e hanno detto che è stupendo; questo sì che è un libro con i fiocchi, non come certe schifezze che si vedono ultimamente in giro; vi prego pubblicatemi, siete il ventesimo agente/editore a cui lo invio; il mio romanzo è lungo 1745 pagine ma non chiedetemi di tagliarlo perché ne andrebbe della mia integrità creativa.
2. Evita di inviare file scritti in colori strani, con cornici a fiorellini, immagini ecc. A qualcuno potrebbe anche piacere ma io non rischierei.
A questo punto fai tutti gli scongiuri di rito, raccomandati a qualche santo e premi INVIA
SPERO DI ESSERTI STATA UTILE. IN CAMBIO, TU RACCONTAMI QUALCHE TUA ESPERIENZA: HAI MAI INVIATO UN MANOSCRITTO? COME TI SEI PRESENTATA? TI È MAI CAPITATO QUALCHE ANEDDOTO CURIOSO?
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July 10, 2018
Le regole della contaminazione di genere
Una volta c’erano i generi, giusto? C’era il rosa, il giallo, il nero. C’era la fantascienza, c’era il romanzo storico, c’era l’horror.
I generi erano uno strumento che aiutava gli editori a decidere come promuovere un libro, i librai a decidere in quale scaffale inserirlo e le lettrici a decidere se comprarlo.
Anche per le scrittrici era tutto abbastanza semplice. Perché se scrivevi una storia d’amore sapevi che dovevi raccontare determinate cose e non altre; se preferivi cimentarti in un giallo, idem.
Poi sono arrivati i sottogeneri, a scombinare tutto. Perché il sottogenere spesso non è altro che un romanzo in cui il genere principale viene contaminato da un altro genere. E poiché ti parlo di narrativa femminile, non posso non citarti a esempio il romantic suspense, il rosa paranormal, l’erotico ecc…
Se ti sei stancata di scrivere un po’ sempre la stessa minestra, perché diciamolo, scrivere sempre e solo rosa “classico”, sempre e solo giallo “classico”, sempre e solo fantascienza “classico” alla fine può diventare un tantino noioso, la soluzione giusta per te è prendere coraggio e provare proprio una contaminazione o, perché no, tentare di crearne una completamente nuova.
Per farlo però è importante conoscere alcune regole.
DECIDI PER CHI VUOI SCRIVERE
Sempre le stesse lettrici che ti hanno seguita fino a qui? Oppure vuoi rivolgerti a un pubblico completamente diverso? Quale?
Riflettici e cerca di scoprirlo prima di cominciare a scrivere, perché i generi (e i sottogeneri) servono per soddisfare le aspettative di chi legge, quindi non ha senso lanciarsi in un’avventura completamente nuova senza avere il polso di cosa preferiscono le lettrici ora. Perciò prova a guardare le classifiche di vendita, guarda quali sono i titoli ai vertici. Non importa se sono manuali, romanzi o saggi. I titoli che hai davanti rappresentano un buon indicatore dei generi più in voga e degli argomenti più interessanti del momento con i quali giocare a creare qualche contaminazione nuova. Che so, vanno di moda i manuali sul riordino? O i romanzi di viaggio? Potrebbe essere un’idea scrivere il romanzo di una cameriera che lavora su una nave da crociera, ma che nonostante la cabina piccolissima in cui alloggia si porta sempre dietro troppa roba. Dove la mette? La nasconde? E perché ne ha bisogno?
PENSA A COSA PIACE SCRIVERE A TE
Mettiamo che, in seguito alla scrematura di cui sopra, tu ti trovi davanti a un thriller psicologico, un romanzo di fantascienza, una saga famigliare e un rosa che più classico non si può. Quali, tra questi generi, sono più nelle tue corde, sia come scrittrice sia come lettrice?
PENSA A QUALI SONO I GENERI CHE CONOSCI MEGLIO
Per creare contaminazioni che funzionino occorre conoscere le convenzioni e le regole di tutti i generi coinvolti. Ed è abbastanza difficile che tu sappia con lo stesso livello di precisione quali sono i meccanismi di un rosa, di un fantasy, di un giallo e di uno storico. Perciò altrettanto difficilmente potrebbe riuscirti di scrivere un romance ambientato in un mondo di fate, in cui viene commesso un omicidio e l’assassino è un personaggio del Medioevo arrivato tra le fate grazie a una macchina del tempo.
Io non ci riuscirei proprio! Oppure mi ritroverei a scrivere qualcosa di sconclusionato, lungo duemila pagine, del tutto improponibile.
Quindi, anche tu, valuta bene quali sono le tue conoscenze e nel caso, se ti sembra di padroneggiare bene un genere ma avresti bisogno di approfondirne un altro, dedicagli le tue prossime letture.
SFIDA IL GENERE
O se non vuoi farlo tu, fallo fare ai tuoi protagonisti. Se conosci bene le dinamiche di un genere, e ti senti abbastanza coraggiosa, puoi provare a creare dei personaggi che se ne infischiano delle convenzioni e che decidono di fare di testa loro. Il che significa non tanto mescolare generi diversi, ma fare in modo che i tuoi personaggi si comportino in modo inaspettato, ribelle, rispetto al genere in cui scrivi di solito.
EVITA DI CONTAMINARE GENERI CHE SUSCITANO NELLE LETTRICI ASPETTATIVE OPPOSTE
Non perché sia impossibile conciliarle in un libro, ma perché è davvero davvero difficile riuscirci. Ti faccio un esempio: romance e horror.
Chi legge il primo cerca la fiaba, cerca l’amore, cerca l’emozione. Chi legge il secondo cerca la paura, la tensione, l’ansia, l’adrenalina. Chi legge il primo si aspetta il lieto fine, chi legge il secondo si aspetta sangue, squartamenti, cadaveri e torture. E attenzione, so che esiste il paranormal, fatto di vampiri e demoni che alla fine si innamorano di qualche umano, ma in questo caso la parola chiave è proprio INNAMORANO.
Nella contaminazione, due generi opposti possono convivere solo e soltanto se non hanno la stessa rilevanza, ma uno si realizza più dell’altro e viene quindi applicata l’ultima, importantissima regola.
IDENTIFICA IL GENERE DI BASE
Pensa al tuo piatto preferito. Un piatto di pesce, un piatto di carne, una minestra… Se devono sapere di carne, di pesce o di quello che vuoi tu, il sapore predominante deve essere quello dell’ingrediente di base, al quale aggiungi condimenti, spezie, “insaporitori”, per rendere più ricco il risultato finale. Senza sovrastare, senza coprire, senza nascondere.
La contaminazione di genere funziona allo stesso modo. Vuoi contaminare un giallo? Liberissima, ma gli altri generi devono rimanere in secondo piano, regalare un aroma, un sentore. Altrimenti la tua lettrice non sa più cosa sta leggendo e non riesce a focalizzarsi sulla storia che è gialla per un po’, poi diventa rosa, poi ecco comparire un vampiro, e dopo c’è un bacio e… insomma si crea una grandissima confusione.
I VANTAGGI?
Se decidi di lanciarti nel mondo delle contaminazioni (e lo fai bene) hai senza dubbio la possibilità di accalappiare un pubblico più ampio. Il classico 2 piccioni con 1 fava. Perché la contaminazione ti permette di entrare nel campo visivo di chi legge entrambi i generi.
Ma anche per le tue lettrici la cosa è vantaggiosa, perché grazie a te possono regalarsi un libro che ne vale due.
Insomma, ci guadagnano tutti. E per questo è una possibilità che vale la pena prendere in considerazione.
Non posso però negare che si tratta di un progetto che ha anche degli svantaggi. Uno in particolare.
UN LIBRO CHE NON APPARTIENE A UN GENERE SPECIFICO PUÒ ESSERE DIFFICILE DA COMUNICARE
Certo, con il self publishing e i libri digitali, puoi scrivere quello che ti pare, caricarlo sulla piattaforma che perferisci e inserirlo in tutte le categorie che ti saltano in mente. Ma se ti affidi ancora all’editoria tradizionale, scrivere un meraviglioso rosa steam punk distopico potrebbe rivelarsi insidioso perché, come dicevo all’inizio, l’editore deve sapere come presentarlo e il libraio dove metterlo.
E può essere una soluzione difficile anche se sei una esordiente, perché il pubblico non ti conosce ancora e non sa come inquadrarti.
Detto questo, se dentro di te senti ribollire un meraviglioso rosa steam punk distopico, il mio ultimo consiglio è: SCRIVI! Scrivi senza pensare ai generi, senza pensare alla contaminazione e alle sue regole. Molto probabilmente se hai questa storia che preme dentro di te, non sai nemmeno che si tratta di un rosa steam punk distopico ma senti solo la voce dei protagonisti che ti urlano quello che devi digitare sulla tastiera. Il che è bellissimo. Scrivi e vai avanti, pensando solo a quello. Ti preoccuperai poi di cosa farne e di come farlo conoscere.
COSA NE PENSI? HAI UN SOTTOGENERE PREFERITO O CHE TI PIACEREBBE SPERIMENTARE? RACCONTAMELO NEI COMMENTI. SONO CURIOSA DI CONOSCERE LA TUA ESPERIENZA.
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July 3, 2018
Come vincere la paura di scrivere
Paura di scrivere? No, non ho sbagliato titolo.
In questo articolo voglio parlarti di un problema diffusissimo sia tra le scrittrici esordienti, sia tra quelle affermate. La paura di cominciare una storia che forse non riuscirai mai a finire.
A me succede ogni volta che apro un nuovo file. Guardo quella pagina bianca e mi domando: ce la farò a riempirne duencento? Trecento? QUATTROCENTO? E non importa se ho già scritto e pubblicato altri romanzi. Il dubbio arriva e anche la paura. Perché ogni libro è una storia a sé. Anche se sono piena di entusiasmo, anche se voltandomi posso vedere alle mie spalle la conferma che SO scrivere perché, guarda lì, ci sono quattro libri con sopra il mio nome a confermarlo.
Se poi la mia critica interiore è particolarmente in forma, eccola partire con la sua tiritera: «Stavolta tutti scopriranno che impostora sei», «Stavolta una figuraccia non te la risparmia nessuno» e via dicendo. Carina vero? Scommetto che qualcosa del genere capita anche a te, ogni tanto.
Questi dubbi però non devono bloccarti. O impedirti di fare qualcosa che ami. E per questo tra poco ti spiegherò alcuni trucchetti per evitare che accada. Sono gli stessi che ho imparato ad adottare io, perché il segreto non è non avere dubbi, ma trovare il modo di superarli. Come dice Roy Bradbury, infatti,
FALLISCI SOLO SE SMETTI DI SCRIVERE
e tu non vuoi fallire, lo so. Hai solo PAURA di fallire, di non riuscire a completare il tuo romanzo. Ma ecco un piccolo pronto soccorso che tirerà fuori la leonessa da tastiera che c’è dentro di te!
Decidi prima cosa scrivere
Se dentro di te ti senti una pantser, cioè una che apre il famoso file e comincia a scrivere come se non ci fosse un domani… e nemmeno una trama… allora ti suggerisco di cambiare approccio. Se sei ansiosa, se hai nel cassetto un sacco di lavori iniziati ma non conclusi, allora un po’ di sana programmazione non può farti che bene. Il che non vuol dire che devi per forza sviluppare la scaletta del tuo romanzo scena per scena, se proprio è una cosa che non ti viene. Ma stabilire una traccia, un percorso, questo sì. Trasformati un po’ in plotter e cerca di mettere a fuoco chi sono i personaggi principali, cosa vogliono, perché. Definisci le coordinate più importanti. Un minimo di preparazione ti aiuterà a non perderti tra mille alternative, tra personaggi che saltano fuori dal nulla e che nel nulla ripiombano perché te ne dimentichi. Ti aiuterà a trovare un filo conduttore su cui camminare. E a proposito di fili e cammini…
Impara a non guardare mai in basso
Scrivere è un po’ come camminare su una fune. Pensa a un equilibrista. Come fa ad arrivare da un capo all’altro di quella fune sospesa nel vuoto senza farsi prendere dalla paura? Un passo alla volta, senza distrazioni, trovando il giusto equilibrio e, soprattutto, tenendo ben fisso lo sguardo sul punto di arrivo.
Quando scrivi anche tu devi fare lo stesso. Non abbassare lo sguardo sul pubblico sotto di te, cioè le lettrici che aspettano il tuo lavoro. Non domandarti se la tua storia piacerà, se non piacerà, se te la stroncheranno, se la compreranno.
Non perdere la concentrazione scrivendo una pagina oggi e la prossima tra una settimana.
Come l’equilibrista, anche tu devi lavorare tutti i giorni per trovare l’equilibrio giusto sulla tua fune. E soprattutto…
Arriva fino in fondo
Come un equilibrista, non importa se all’inizio non hai stile, se ondeggi a destra e a sinistra, se sei così concentrata che ogni volta ti si forma una nuova ruga tra gli occhi.
Pazienza, imparerai a sorridere dopo, l’importante è arrivare in fondo alla fune.
Cosa vuol dire?
Che se hai paura di non riuscire a finire il tuo libro, la cosa più sensata da fare è scrivere, scrivere, scrivere senza pensare se quello che stai scrivendo va bene o no, senza censurarti. Purtroppo siamo abituate a scrivere e correggere, scrivere e correggere in un circolo vizioso che rischia di paralizzarci. È così vero?
Invece la cosa più utile è arrivare in fondo alla storia, come viene. Dopotutto chi se ne frega? È la prima stesura, non la vedrà nessuno tranne te. Ma è una prima stesura importantissima perché è lo scheletro su cui poi tu andrai a costruire muscoli, pelle, abiti e accessori.
Se rifletti troppo, se non prendi il coraggio di andare avanti, rimarrai come un equilibrista in bilico sulla fune, immobile, che rischia di cadere ancora prima di essere arrivato a metà.
Regala alla tua critica interiore una bella vacanza ai tropici
Proprio così. Mentre scrivi, non ascoltare la tua critica interiore che ti suggerisce di cambiare quella parola, di sistemare quella frase o che ti ripete di continuo che la tua è un’autentica, assoluta schifezza. Falle questo bel discorsetto: «Cara CI, so che parli per il mio bene, ma non è questo il momento. Vai a farti un giretto, prenditi un caffé, parti per una vacanza. Ti prometto che, una volta finita la prima stesura, ti verrò a cercare e potrai dirmi tutto quello che vorrai.» Lei non si sentirà inutile, saprà che verrà il suo momento e ti lascerà in pace. Magari i primi tempi sarai costretta a ripeterglielo più volte, dopotutto è abituata a interferire di continuo, no? Ma piano piano imparerà.
Esiste una teoria sulla gestione del tempo secondo la quale il lavoro andrebbe suddiviso in due macro momenti. Il momento del “making” e il momento del “managing”. Quello del “making” è il tempo in cui, per esempio, in un ufficio si idea, si progetta, si svolge l’attività principale del proprio lavoro. Quello del “managing” invece è quello dedicato alle attività corollarie e che servono perché tutto funzioni bene. Tipicamente, il tempo del “making” è la mattina, il tempo del “managing” è il pomeriggio.
Puoi fare tua questa tecnica e usarla per la scrittura. Dividi il tuo lavoro in due macro momenti. Il tempo dello scrivere e quello del correggere/revisionare/rifinire. All’inizio dedicati solo al “making” e solo quando hai terminato il “making” richiama dai tropici la tua critica interiore e dedicati al “managing”.
Non cercare di essere diversa da quella che sei
Non paragonarti a chi hai attorno. Guarda te stessa. Parti da quello che sei oggi e non pensare che per scrivere devi essere una persona diversa. Lavora sulle tue caratteristiche, su quello che ti rende diversa dalle altre e anche quello che scrivi sarà diverso dal resto. Pensa che non c’è nessuno di uguale a te sulla faccia della Terra e che hai qualcosa di unico da raccontare.
E infine
Copia questa bella citazione di Wayne Getzky, un noto allenatore di hockey su ghiaccio e appiccicala sulla bacheca appesa davanti a te, scrivitela su una mano, mettila come immagine del desktop, in modo da poterla leggere il più spesso possibile:
TUTTI I TIRI CHE NON FAI FINISCONO FUORI
Perché ricorda, vale sempre la pena di tentare un tiro.
SE VUOI IMPARARE QUALCOSA IN PIÙ SULLA NARRAZIONE FEMMINILE, NON PERDERTI IL MIO MANUALE, SCRIVERE ROSA. È PIENO DI INDICAZIONI E CONSIGLI CHE POSSONO AIUTARTI A PROSEGUIRE NELLA SCRITTURA. E SE INVECE HAI SVILUPPATO UN TRUCCO NUOVO TUTTO TUO CHE VUOI CONDIVIDERE CON ME E CHI MI SEGUE, SVELAMELO IN UN COMMENTO, SARÒ FELICE DI RENDERLO PUBBLICO!
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June 26, 2018
Per scrivere serve una mente sgombra
… dalle mail!
Lo so, ti aspettavi tutt’altro. Probabilmente pensavi a una tecnica di respirazione. Credevi che ti proponessi passeggiate nel parco o sessioni di giardinaggio. Certo, servono anche quelle. Anzi, guai a non avere un momento di tranquillità tutti i giorni per ricaricare le pile, stimolare la creatività e permettere alle idee di farsi largo tra le mille cose che invadono la tua mente.
Però il nocciolo della questione è proprio questo. Le mille cose che invadono la tua mente.
Se è da un po’ che non ti vengono idee brillanti con cui iniziare una storia, proseguire una trama o rendere più interessante un personaggio, è abbastanza probabile che nella tua testa ci sia un groviglio di pensieri tali, per cui, se anche per caso un’idea ti venisse, tu non te ne accorgeresti! L’idea rimarrebbe impigliata tra tutti questi pensieri, in uno degli angoli più remoti del tuo cervello e non riuscirebbe a farsi avanti.
Il groviglio che hai in testa è ovviamente composto da tanti elementi: la relazione che devi finire per domani in ufficio, tuo figlio che ha preso un altro brutto voto, l’appuntamento per la ceretta, la lavanderia, la spesa al supermercato o, appunto, la posta. Sì, in realtà ci sarebbe tutto il discorso social, lo so, ma meglio concentrarsi su un elemento di distrazione alla volta.
Sai quanto tempo passi (potrei dire “perdi” ma sono buona), tutti i giorni, controllando le mail?
Fai un esperimento. Per i prossimi due o tre giorni, prendi nota su un foglio di quante volte apri la casella di posta sul pc o la controlli sul cellulare. Nel momento stesso in cui ti verrà voglia di barare saprai già che sono tante. Troppe. Il problema, però, è che controllare la posta, leggere, rispondere, rileggere, ri-rispondere ecc rischia di diventare (o è già diventata) un’abitudine pericolosa, capace di fagocitare molto del tuo tempo e del tuo spazio mentale.
Lo so perché ci sono passata anche io. E ancora devo stare attentissima a non ripassarci! Le brutte abitudini hanno… l’abitudine… ah ah ah!… di risaltare fuori non appena abbassi la guardia.
Quindi, se ti sei risconosciuta in quello che ho scritto fino a qui e vuoi provare ad arginare il problema, ti spiego come faccio io.
PRIMA FASE
Imponiti di non guardare la mail ogni cinque minuti (facile a dirsi!), ma stabilisci due o tre momenti durante la giornata nei quali ti concedi di dedicare la tua completa attenzione alla posta. Per esempio, puoi guardarla come prima cosa la mattina quando ti siedi alla scrivania, poi ancora prima di pranzo o subito dopo pranzo, e infine prima di spegnere il pc. Ogni volta cerca di non perderci più di mezz’ora, magari puntando il contaminuti da cucina: ogni tanto ricorrere a uno strumento manuale fa solo bene. In questo modo, sapendo che hai dei momenti prestabiliti per aprire la tua inbox, non sprecherai tempo a pensarci in continuazione o a controllare ogni due minuti. Fallo da domani e imponiti di rispettare l’impegno. Poi, applicando la tecnica Don’t break the chain (se non la conosci, te ne parlo qui) continua giorno dopo giorno, o forse dovre dire “tieni duro, stringi i denti!” finché non avrai trasformato questo piccolo sforzo in un’abitudine.
Vedrai come ti sentirai più concentrata sapendo che il momento delle mail arriverà e quindi ora puoi dedicarti al tuo lavoro. Soprattutto, vedrai che pian piano la posta non sarà più costantemente al centro dei tuoi pensieri perché temi di perderti qualcosa di importante. La gente imparerà i tuoi ritmi, non ti assillerà più per avere risposte immediate e tu potrai utilizzare i tuoi neuroni per farti venire tante brillantissime idee da usare nel libro che stai scrivendo.
SECONDA FASE
Come gestire la posta quando è il momento in cui puoi occupartene?
La regola raccomandata dagli esperti di gestione del tempo vuole che non si legga mai una mail due volte. Il che non vale per le mail d’amore, o quelle in cui una super CE ti dice che pubblicherà il tuo romanzo. Ecco, quelle puoi rileggerle fino a consumarti gli occhi. In tutti gli altri casi, se leggi una mail sul pc, poi mezz’ora dopo la rileggi sul cellulare, poi la riprendi in mano il mattino seguente ecc, non va bene. E quindi?
Probabilmente hai già sentito parlare della tecnica Inbox zero, pensata da Merlin Mann. Inbox zero non vuol dire non avere nessuna mail nella propria casella (anche se questa diventerà un po’ una diretta conseguenza quando comincerai ad applicare il metodo) ma avere la mente sgombra dal pensiero delle mail. Ecco perché te ne sto parlando qui, in questo post.
In pratica, e in breve, quello che devi fare è prendere ogni singola mail che ti arriva e decidere se:
è inutile. Come pubblicità, spam, offerte non richieste, comunicazioni di cui sei già a conoscenza ecc… In questo caso l’azione da compiere è ELIMINA.
richiede una risposta succinta, poco impegnativa. L’azione da svolgere è RISPONDI e ARCHIVIA/ELIMINA
richiede una risposta articolata e lavoro da parte tua. Segna come NON LETTA, lasciala nella inbox e occupatene nella prossima sessione, così, nel frattempo, potrai o recuperare il materiale che ti serve, o pensare alla risposta più giusta da dare.
richiede lavoro che puoi delegare a qualcuno. DELEGA.
In questo nella tua inbox non si accumuleranno più decine e decine di mail, la tua mente non correrà costantemente lì con il pensiero di perderti chissà cosa e sarà invece libera di pensare ad altro. A cose più interessanti. Come per esempio un luogo originale dove fare incontrare i protagonisti del tuo libro o un modo inconsueto con cui lui può fare la sua dichiarazione a lei.
AVERE LA MENTE SGOMBRA È UNA CONDIZIONE CHE DEVI COLTIVARE CON COSTANZA. ANCHE A ME CAPITA DI SENTIRLA SCAPPARE VERSO LE MAIL DA LEGGERE O A CUI DEVO RISPONDERE. MA CON UN PO’ DI IMPEGNO SI OTTENGONO OTTIMI RISULTATI. TU HAI GIÀ UNA TUA TECNICA PER SMALTIRE LA POSTA? VUOI RACCONTARMELO? PERÒ SE NON RISPONDO SUBITO AL TUO COMMENTO, PORTA PAZIENZA, STO APPLICANDO ANCHE IO LA TECNICA DI CUI TI HO APPENA PARLATO!