Edy Tassi's Blog
November 4, 2022
Leggere come una scrittrice
Quante volte ti sei sentita dire, consigliare, raccomandare di leggere, se vuoi scrivere? Tantissime, immagino. E il motivo è molto semplice, se vuoi scrivere, non puoi non leggere.
So che possono venirti in mente un sacco di esempi di persone che, in realtà, non “consumano” quello che producono: penso al classico pasticciere. Mi sono sempre domandata come facciano i pasticcieri a non morire di diabete o a pesare duecento chili. Ma quelli con cui sono abbastanza in confidenza da chiedere direttamente, spesso mi hanno risposto che non provano nessun desiderio di abbuffarsi dei loro stessi pasticcini, che a un certo punto uno si abitua e non ne mangia più.
Quindi, a voler vedere, potrebbe anche starci che tu, se vuoi scrivere, però non legga.
Il fatto è che leggere come una scrittrice ha degli enormi vantaggi e scrivere senza leggere, più che assomigliare al pasticciere che non mangia i suoi stessi pasticcini (quindi non leggi quello che scrivi tu), è un po’ come un pasticciere che non sa che sapore hanno gli ingredienti con cui cucina. Meglio saperlo, per non creare pasticcini immangiabili. Giusto?
Leggere come una scrittrice, come sostiene Stephen King, ti permette di apprendere lo stile, l’eleganza della narrazione, i meccanismi efficaci nello sviluppo della trama, la creazione di personaggi credibili, la sincerità narrativa. Mica poco!
Leggere come una scrittrice significa leggere libri riuscitissimi e libri pessimi. Entrambe le categorie hanno tantissimo da insegnarci. Spesso quelli pessimi ancor più di quelli riusciti.
Quindi, il primo passo per iniziare a leggere come una scrittrice è decidere quali libri leggere, decidere la propria “dieta”.
Per decidere qual è la tua dieta i passaggi sono due:
Identifica il genere in cui vuoi scrivere: rosa? giallo? romantic suspense? chick-lit? Ogni genere ha la sua dieta. Una volta che avrai individuato il tuo, puoi scegliere su quali titoli concentrare almeno il 65-70% delle tue letture.Spazia negli altri generi per il restante 30-35%: questo ti permetterà di assorbire informazioni e caratteristiche diverse dal tuo genere principale, e di aggiungere un tocco di originalità a quello che scrivi. Sempre restando nell’esempio del pasticciere, saresti come quello che decide di aggiungere alla semplice tavoletta di cioccolato fondente un tocco di zafferanoUna volta che hai selezionato i tuoi libri, però, se vuoi leggere come una scrittrice non puoi limitarti a “leggere” e basta, seduta nella tua poltrona blu (come racconta sempre Stephen King), se vuoi leggere come una scrittrice non lo fai per imparare il contenuto di un libro, ma per capire come è stato scritto quel contenuto e decidere se vuoi a tua volta sperimentare quella tecnica oppure no.
4 MODI PER LEGGERE COME UNA SCRITTRICEQuesti sono i gesti che puoi invece compiere per trasformare la lettura in un vero scambio di competenze dal libro a te.
Prendi appunti: sottolinea le espressioni interessanti, quelle che risuonano di più dentro di te e che colpiscono per la loro originalità. Evidenzia le parole nuove che non conoscevi.Chiacchiera con il libro: annota a margine un passaggio ben riuscito, commenta le azioni di un personaggio, contesta una svolta nella trama, dai un consiglio, critica.Analizza: quali sono gli aspetti più riusciti del libro? Oppure che cosa secondo te non ha funzionato molto? Come sono i personaggi? Qual era l’intenzione dell’autrice? Cosa ti può insegnare il modo in cui è stata costruita la storia?Scegli le tue “guide”: quando scrivi, tieni sempre a portata di mano quattro o cinque romanzi che ti facciano da esempio, che rappresentino per te delle “muse” a cui ispirarti. Un libro che ti ha emozionato in modo particolare, un libro avvincente, un libro con una trama originale… insomma, i libri che, quando li hai letti, ti hanno fatto pensare “anche io vorrei scrivere così!”. Le mie guide, per esempio, sono Susan Elizabeth Phillips, Sophie Kinsella, Federica Bosco, Cecelia Ahern e Adele Vieri Castellano.In altre parole, a voler essere precise, potremmo dire che leggere come una scrittrice, in realtà significa leggere come un archietto o come un ingegnere, per scoprire le tecniche che fanno stare in piedi e che rendono bello e stabile un libro.
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October 10, 2022
Trovare il tempo per scrivere con l’Unschedule
Scrivo da tanti anni. Ho cominciato quando ancora non avevo un marito, un lavoro, delle figlie (praticamente una vita fa!). Allora, trovare il tempo per scrivere era facile. Tutto il tempo a mia disposizione era potenzialmente tempo per scrivere. Poi, le giornate si sono riempite sempre più di impegni. Quando ho cominciato a lavorare, le mattinate erano dedicate a quello. Quando mi sono sposata, ho dovuto dedicare tempo alla casa, alla cucina, al bucato. Quando sono nate le mie due figlie, altro tempo è stato eroso alla mia “libertà”. Trovare tempo per scrivere, a quel punto, è diventato questione di forza di volontà, più che di organizzazione.
Ho provato molti metodi, ma per me la cosa più utile è sempre stato mettere la scrittura come prima cosa la mattina. In certi casi ho scritto prima che si alzassero tutti, puntando la sveglia un’ora prima degli altri. Oggi mi limito a mettere la scrittura come primo task della giornata, non appena mi siedo alla scrivania, qualunque ora sia.
Non per tutte però questa è una cosa che funziona. E allora, tra i tanti metodi che circolano per trovare tempo per scrivere, oggi ti voglio parlare di un metodo che mi ha incuriosita molto e che ho cominciato ad applicare da un po’ con risultati interessanti non solo per la scrittura.
OVERSCHEDULINGQuello che di sicuro capita anche a te, di solito, è di cadere nella trappola dell’overscheduling. Cioè mettere in agenda troppe cose. Più cose di quelle che riesci a fare. Così, ti ritrovi sempre a fine giornata insoddisfatta, magari senza aver scritto una sola parola.
Capita! È un problema che nasce dal fatto che non sappiamo quanto tempo ci porterà davvero via ogni singolo compito, e dal fatto che pensiamo sempre di avere più tempo di quanto ne abbiamo davvero. Cadiamo vittime, in sostanza, del cosiddetto wishful thinking, cioè credere che per magia il tempo che ci serve apparirà.
Il tempo però è quello che è. Non aumenta solo perché noi abbiamo messo in agenda venti cose. E per evitare l’overscheduling, e trovare finalmente il tempo di scrivere, puoi provare l’Un-scheduling. Lo conosci?
UNSCHEDULINGQuesto metodo è stato proposto per la prima volta da Neil Fiore nel suo libro The Now Habit e parte dal principio per cui non vanno programmate per prime le cose che tendiamo a procrastinare o le cose che dovremmo fare. Un approccio controintuitivo che però può davvero aiutarti a trovare tempo per scrivere.
Vediamo come.
recupera un planning settimanalecon la matita (così puoi apportare correzioni) segna prima tutti gli impegni che hai già. Il che vuol dire gli appuntamenti di lavoro, le ore di ufficio, la riunione di classe, il parrucchiere, l’estetista.segna le ore in cui dormi, il momento dei pasti, l’attività fisicasegna i momenti di relax e di divertimento (anche se non sai ancora cosa farai, blocca dello spazio nella settimana per questi aspetti importanti)solo a questo punto, guarda la tua settimana e negli spazi rimasti metti la scrittura.MA COSI’ NON RISCHIO DI SCRIVERE TROPPO POCO?Meglio poco che niente. Inoltre, in questo modo avrai subito sott’occhio quanto tempo hai davvero a disposizione e non ti illuderai di trovare il tempo per scrivere tre ore sabato, se vedi che sabato hai la spesa, il parrucchiere, le pulizie di casa e hai invitato i tuoi suoceri a cena. Così come non ti illuderai di poter trovare il tempo per scrivere due ore mercoledì se vedi che, tutto considerato, hai solo mezz’ora libera.
ALTRI VANTAGGIE se una volta che hai inserito tutti gli impegni, il riposo, i pasti e il tempo libero ti rendi conto che è impossibile trovare il tempo per scrivere?
Un’analisi di questo tipo, ripetuta per due o tre settimane ti aiuta a capire due cose:
Infine, un’analisi di questo tipo nel lungo periodo ti permette di individuare dei pattern: ogni volta che vai dal parrucchiere, poi tiri tardi e sfori rispetto al task che segue. Hai sempre pensato che il lunedì fosse il giorno perfetto per scrivere, e invece, tolti gli impegni di lavoro e famigliari, in un mese hai avuto a malapena un’ora di tempo a disposizione. Questa consapevolezza ti permetterà di organizzare sempre meglio le tue giornate e di trovare il tempo per scrivere. Finalmente!
Prova ad applicare questo metodo e fammi sapere come ti trovi. Se invece hai già un tuo ritmo ma ti piacerebbe avere uno strumento divertente e utile per fare ordine tra la scrittura e tutto il resto, prova la mia agenda per scrittrici.
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September 12, 2022
Fai fatica a definirti una scrittrice?
Lo hai mai notato? Un medico difficilmente fa fatica a dire che è un medico. Lo stesso un avvocato, un professore, un parrucchiere… eppure, tu, se sei come me, fai una grande fatica a definirti una scrittrice. Il dubbio è sempre lì. Posso farlo? Non posso farlo?
Negli anni, per me è sempre stato più facile definirmi una traduttrice che una scrittrice, nonostante io abbia lavorato tanto per scrivere libri miei quanto per tradurre libri altrui.
Ultimamente, poi, visto che non sto pubblicando da un po’ e la mia professione si è fatta più nebulosa, a chi mi chiede cosa faccio nella vita rispondo con un generico “lavoro nell’editoria”. Poi, se la persona è interessata entro nello specifico e racconto di me. Ma difficilmente uso il termine “scrittrice”. È più probabile che usi un giro di parole del tipo “scrivo” oppure “ho scritto tot romanzi” ecc.
Se tutto questo ti suona familiare, forse ti interessa conoscere le mie riflessioni al riguardo e scoprire cosa puoi fare anche tu per sbloccare la situazione e imparare, finalmente, a definirti una scrittrice senza troppi imbarazzi.
DA DOVE NASCE IL DUBBIO
Puoi definirti una scrittrice? Siamo un po’ tutte abituate a pensare che per poterci definire in un certo modo abbiamo bisogno di una certificazione esterna. Sono un medico perché ho una laurea in medicina. Sono un avvocato perché ho una laurea in giurisprudenza. Sono un parrucchiere perché ho un diploma professionale.
Ma se vuoi definirti una scrittrice, be’, il diploma ufficiale non esiste (o per lo meno, esistono delle scuole più o meno autorevoli, certo, ma chissà perché il dubbio rimane).
Bene, ti svelo un primo, banale, segreto: con ogni probabilità anche l’avvocato, il medico, il parrucchiere ecc… spesso, fanno fatica a definirsi tali, perché l’insicurezza non è appannaggio solo di chi scrive. Ma il punto non è quello. Il punto è capire da dove nasce il dubbio. O ancor prima, cos’è il dubbio?
Il dubbio è uno strumento di controllo. Serve per capire se quello che vuoi è davvero quello che vuoi e se sei disposta a fare quello che serve per ottenerlo.
È un po’ l’ago della bilancia tra desiderio e paura.
Il dubbio, in sostanza, nasce dal desiderio di ottenere qualcosa che sembra incerto da ottenere.
Il tuo desiderio è quello di fare la scrittrice. Ma hai paura di non farcela. E così nasce il dubbio. Che però va riformulato. Perché il dubbio vero non è se siamo o no scrittrici. Quello di cui dubitiamo, nella maggior parte dei casi, è di riuscire a FARE quello che fa una scrittrice.
VERIFICA L’OBIETTIVO
Se non riesci a definirti una scrittrice,dunque, forse è perché pensi di non fare quello che fa una scrittrice.
Pensi di non poterti definire una scrittrice perché non scrivi abbastanza? O perché non vendi abbastanza? O perché dovresti farti pubblicare da una casa editrice invece che uscire in self? O magari perché non hai duemila valutazioni/recensioni su Amazon?
Se la situazione è questa, la prima cosa da fare è verificare l’obiettivo.
Quali sono, secondo te, le coordinate che identificano una scrittrice?
Prova a elencarle:
scrivere tutti i giorni (qui e qui trovi alcuni suggerimenti!)scrivere un romanzo all’annopubblicare con una casa editrice tradizionalevenire recensita da un inserto culturaleentrare nella top ten delle classifiche di venditavivere di scritturavenire riconosciuta dalle personeessere intervistata in televisionevincere un premio letterarioLe possibilità sono tante e non si esauriscono qui. Ovviamente, ci può essere chi ritiene che per potersi definire una scrittrice deve raggiungere TUTTI questi obiettivi, ma sappiamo che sono pochi quelli che ci riescono e di conseguenza sarebbero pochi quelli che possono definirsi scrittori, secondo questi standard, vero?
IL DUBBIO NON SPARISCE MAI
Anche se tu dovessi essere una delle fortunate che riesce a ottenere tutte queste cose, capiterà ancora che il dubbio torni. Primo perché capiterà la volta che non riesci a scrivere un romanzo all’anno, o la volta in cui non vieni candidata per un premio, o che non entri nelle classifiche di vendita. Tutti gli scrittori e le scrittrici, anche i più famosi, a volte dubitano. Il dubbio va e viene, si affievolisce e poi ritorna. Perché, appunto, nasce dalla paura di non ottenere quello che si desidera.
Perfino Stephen King, a volte, dubita di essere davvero uno scrittore (e ho detto tutto!).
DUE SOLUZIONI SE VUOI IMPARARE A DEFINIRTI UNA SCRITTRICE
Se non riesci a definirti una scrittrice, dunque, è perché non hai ottenuto quello che volevi (gli obiettivi che hai elencato) o hai paura di non ottenerli. Di fatto, quindi, il dubbio di essere o meno una scrittrice nasce dalla paura del fallimento.
La soluzione è di trovare sicurezza nonostante la paura. Prendere ogni paura e trasformarla in una possibilità.
E se non riesco a scrivere tutti i giorni? Ne approfitterò per fare brainstorming mentre sono impegnata in altro.
E se non riesco a scrivere un romanzo all’anno? Dedicherò più tempo al romanzo che sto scrivendo per tentare di renderlo diverso da tutti i precedenti.
E se non riesco a pubblicare con una casa editrice tradizionale? Sarà l’occasione per sperimentare una strada che non ho mai battuto prima.
Ci sono di sicuro degli obiettivi che sono più all’interno della nostra sfera d’azione, tipo scrivere tutti i giorni o scrivere un romanzo all’anno, ma molti non dipendono da noi e quindi la capacità di trasformare un possibile fallimento in una possibilità è ancora più importante.
Per questo motivo, penso che il criterio fondamentale se vuoi definirti una scrittrice è decidere di accettare il rischio di non raggiungere questi obiettivi e scegliere di trasformare la paura in opportunità.
Infine, scegli di credere a qualcosa che non puoi vedere. In sostanza, abbi fiducia. Capiteranno dei momenti in cui riceverai conferme rispetto al tuo essere una scrittrice: recensioni positive, interviste, contratti di pubblicazione. Rappresentano l’equivalente del diploma o della laurea del parrucchiere e dell’avvocato. Ma quando questi riscontri non arrivano, devi poter comunque credere a qualcosa che non stai vedendo. E per farlo può aiutarti mettere per iscritto un tuo personale manifesto. Qualcosa che definisca i tuoi valori di scrittrice, perché scrivi, cosa ti regala la scrittura, e soprattutto il proposito di non smettere di scrivere.
RICAPITOLANDO
Ogni scrittore si sente insicuro. In pratica, se ti senti insicura, allora puoi definirti una scrittrice!Datti il permesso di fallire in qualcuno degli obiettivi che pensi facciano di te una scrittrice e cerca di trovare un elemento positivo nella cosa. Trasforma il fallimento in una possibilità.Scrivi un tuo personale manifesto, che ti permetta di avere fiducia nel fatto che sei una scrittrice, anche quando ti sembra di non ricevere conferme dall’esterno.
Una delle cose che ti fanno dubitare di essere una scrittrice è la costanza? La mia agenda per scrittrici è lo strumento che puoi aiutarti a risolvere il problema. La trovi su Amazon, ed è perfetta per aiutarti a conciliare la vita di tutti i giorni con la scrittura, tenere traccia dei progressi e non perdere mai la motivazione!
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May 11, 2022
LA WRITING ROUTINE PERFETTA
Per scrivere con costanza e vedere i risultati del proprio lavoro, una delle cose che servono di più è una writing routine, perché, appunto, se non c’è niente di scritto non c’è niente da pubblicare o da far leggere.
DUE TIPI DI WRITING ROUTINEEsistono però due tipi di writing routine: la micro writing routine e la macro writing routine.
la micro writing routine: è quella comunemente intesa. Scrivere tutti i giorni, oppure solo nei giorni feriali, scrivere per un tot di tempo al giorno, scrivere un tot di parole al giorno ecc…la macro writing routine: è una routine meno immediata o considerata, che si occupa di come gestire le fasi della scrittura e svolge un ruolo molto strategico per riuscire a scrivere con costanza. Purtroppo, è anche il tipo di routine che io, negli anni, ho più trascurato.IL MIO ERRORECome puoi vedere dal mio profilo Amazon, in quasi dieci anni ho scritto quattro romanzi, due novelle e un manuale, che però non sono niente in confronto a certe autrici che sfornano, come minimo, un romanzo all’anno.
Il motivo di questo ritmo più “rilassato” è che da un lato sono stata pubblicata in modo tradizionale e se questa è sì una fortuna di cui sono felice, ha però comportato che i ritmi di pubblicazione non li dettassi io ma la casa editrice. Dall’altro, e qui la responsabilità è tutta mia, il motivo è che io sono sempre stata, come dire, una scrittrice “seriale”. E con seriale non intendo che scrivo serie, ma che ho sempre aspettato di finire un romanzo prima di cominciare quello successivo.
Recentemente però ho scoperto un libro che mi ha fornito una chiave di lettura interessante, oltre a darmi la possibilità di pensare a una macro writing routine diversa. Il libro è Dancing on the Head of a Pen di Robert Benson.
Rielaborando un po’ quello che ha scritto Benson, la scrittura non è un nastro trasportatore come quello con il quale si assemblano ingranaggi, ma un processo composto da un certo numero di fasi (tre) e ogni volta che ci occupiamo di una certa fase, indossiamo un “cappello” diverso: un basco, un cappellino da baseball, un fedora.
Io riflettendoci su, e personalizzando un po’ la cosa, sono giunta alla conclusione che le fasi dovrebbero essere quattro, ciascuna delle quali corrisponde a un certo tipo di penna.
Le quattro fasi (o le quattro penne) della macro writing routine sono:
La matita: corrisponde alla fase di ricerca. La matita è quella che impugni quando ti documenti e sottolinei un passaggio in un libro, in un articolo ecc. Ovviamente la ricerca si può fare anche visitando luoghi e intervistando persone, ma la matita simboleggia la fase di raccolta dati.
La stilografica: corrisponde alla scrittura vera e propria. La fase creativa, in cui racconti la storia, scrivi la tua prima stesura, senza pensare troppo alla forma, alla grammatica ecc. ma scopri, letteralmente, ciò che vuoi raccontare.
La penna rossa: è la penna delle correzioni, quella delle maestre (e io ammetto di non aver mai capito perché gli errori segnati in blu fossero più gravi di quelli segnati in rosso!). Questa è la fase in cui controlli che la storia sia costruita bene, correggi gli errori, sistemi la sintassi… insomma è la fase di editing.
L’evidenziatore: corrisponde alla fase in cui, appunto, metti in evidenza il tuo lavoro, lo pubblichi, ne parli, lo fai leggere.
Quindi, mantenendo la simbologia, il mio errore per anni è stato pensare che queste penne andassero impugnate fino alla fine, cioè fino a quando non avessi finito la mina, l’inchiostro o il colore. In altre parole, dovevo finire di fare ricerca e solo a quel punto cominciare a scrivere, dovevo finire di scrivere e solo a quel punto cominciare a fare editing, dovevo finire di fare editing e solo a quel punto cominciare a promuovere e poi daccapo, solo quando avevo pubblicato potevo ripartire con la ricerca per un nuovo libro.
Ma…questo tipo di macro writing routine mi ha molto penalizzata, perché aspettando di finire completamente una fase prima di cominciare quella successiva ii tempi si sono dilatati e questo ha avuto una serie di conseguenze negative. Tra un libro pubblicato e l’altro passava sempre così tanto tempo che in pratica ero costretta ogni volta a ricostruire quasi da zero il mio pubblico di lettrici; nel frattempo le idee per nuovi progetti si affollavano nella testa creando confusione; e quando finalmente prendevo in mano una storia nuova era passato così tanto tempo dall’ultima parola scritta che in un certo senso mi ero dimenticata come si faceva a scrivere.
LA SOLUZIONEIl trucco di una macro writing routine perfetta è prendere sì in mano le penne una alla volta, ma non usarle fino a consumare tutto l’inchiostro. In altre parole, l’ideale è impugnare ciascuna penna a rotazione ogni giorno, in modo da ritagliarsi ogni giorno del tempo per fare un po’ di ricerca, scrivere, correggere e promuovere il proprio lavoro.
Non è necessario bloccare mezza giornata, a volte basta anche un’ora: quindici minuti per leggere un articolo, quindici per scrivere un nuovo paragrafo, quindici per correggere qualcosa, quindici per raccontare sui social cos’hai fatto.
Se invece preferisci concentrarti in modo diverso, potresti utilizzare solo due penne tutti i giorni: la mia accoppiata preferita sono matita/penna rossa, stilografica/evidenziatore. Il che vuol dire correggere un lavoro mentre fai ricerca per il successivo, e scrivere qualcosa di nuovo mentre ti promuovi.
Tu che writing routine adotti? Fai come ho sempre fatto io, mettendo in sequenza le fasi, oppure hai già sperimentato qualcosa di simile a quello che ti ho descritto in questo articolo? Per aiutarti a tenere traccia del tuo lavoro, puoi provare a usare la mia agenda per scrittrici, uno strumento che ho pensato per aiutarti a utilizzare tutte le penne di cui abbiamo parlato qui!
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April 3, 2022
DUE STRATEGIE PER MIGLIORARE COME SCRITTRICE
Uno dei fraintendimenti in cui è più facile cadere, è pensare che per diventare scrittrici migliori dobbiamo diventare scrittrici diverse. Se scrivi quando sei ispirata, dovresti imparare a scrivere sempre. Se scrivi di getto, dovresti imparare a pianificare tutta la storia. E se sei una pianificatrice, dovresti imparare a seguire l’istinto.
Invece, per migliorare come scrittrice, uno dei passaggi importanti è lavorare quello che già si è, non su ciò che non si è.
Di sicuro conosci queste definizioni. È pantser la scrittrice che comincia a scrivere senza costruire personaggi, né trama, quella che non fa scalette, che non pianifica la storia, che non sa cosa scriverà né come finirà. La plotter è il suo esatto opposto: è quella che costruisce i personaggi nel dettaglio, che fa una scaletta precisa, che a inizio libro sa già cosa scriverà, come comincerà e come finirà.
È pantser la scrittrice che ha bisogno di vivere il tragitto, per sceglierlo. Ha bisogno di sperimentare le situazioni, per descriverle. Ha bisogno di essere NEL libro per raccontarlo, altrimenti non lo vede, non lo sente, non lo percepisce. La plotter invece ha bisogno di vedere il libro da FUORI, da una posizione che le permette di spingersi con lo sguardo lontano e che comincia a scrivere una storia solo quando se ne sente padrona.
Ma in realtà nessuna di noi è completamente una o l’altra. Questi sono i due poli opposti della linea su cui ci posizioniamo a seconda che siamo più propense alla progettazione o alla scrittura libera. Io, per esempio, amo costruire i miei personaggi individuando alcuni elementi chiave, conosco alcuni dei turning point più importanti e di solito so anche come voglio che i personaggi evolvano. Ma poi mi piace scrivere liberamente e costruire di volta in volta le scene che portano da un turning point all’altro, facendomi sorprendere, spesso, da eventi e personaggi.
MIGLIORARE COME SCRITTRICESe vuoi migliorare come scrittrice, perciò, non significa che se sei una plotter devi diventare una pantser e viceversa. Non c’è un modo solo e “giusto” per essere una scrittrice. C’è il modo che funziona per te. E da questa riflessione nascono le due strategie.
esercitati in ciò che già ti è congeniale (per esaltare ciò che ti viene bene)sperimenta ciò che potrebbe esserti congeniale nel metodo opposto (per avvicinarlo a te).In altre parole, migliorare non significa diventare ciò che non si è, ma diventare ancora più brave in ciò che si è e avvicinare a sé ciò che è lontano da noi affinché ci arricchisca.
QUALCHE CONSIGLIO CONCRETOSe sei una pantser, o propendi verso quella parte dello spettro:
arretra di un passo e prova a vedere la storia da una prospettiva più ampia, per sperimentarla in modo meno immersivo ma più “panoramico”: potrebbe aiutarti a non finire nel solito vicolo ciecoscrivi velocemente senza indugiare troppo nei dettagli per scoprire tutta la storia il prima possibile: potrebbe aiutarti a farti un’idea generale di ciò che vuoi raccontare, senza bisogno di fare scaletteimpara a lavorare per scene: la scena rappresenta una micro storia e se impari a padroneggiarla acquisirai pian piano anche un istinto migliore nei confronti della macro storia (se non lo hai ancora scaricato, qui c’è il mio workbook per scene che brillano!)scrivi la scaletta “dopo”: una volta che sei arrivata in fondo, riporta su un foglio la sequenza di scene o eventi e studiali per vedere come si concatenano, dove possono essere migliorati e se creano un flusso fluidoTieni un diario della scrittura che ti permetta, a posteriori, di individuare cosa ha funzionato e cosa no, che ti mostri le dinamiche virtuose o i punti in cui hai arrancato; i dubbi che hai dovuto risolvere e i momenti in cui ti sei sentita più ispirata.Se sei una plotter, o propendi verso quell’estremo dello spettro:
a ogni romanzo, prova un nuovo metodo di scalettatura (ce ne sono moltissimi, dal metodo Snowflake a Save the Cat al Viaggio dell’Eroe ecc)divertiti a scrivere delle scene non previste o dei “cut off”, non importa se non li inserirai davvero nel romanzo, l’importante è vedere cosa succede, sapendo che non influirà su quanto già programmato, a meno che tu non lo vogliaaccetta di non sapere tutto della tua storia prima di cominciare a scrivere e presta attenzione a come lo scopri e quando lo scopri per capire come funziona il tuo intuito quando lo lasci libero di esprimersiannota le idee che ti vengono mentre scrivi, senza implementarle, e successivamente, una volta terminata la stesura del romanzo, riprendile in mano e valuta quali avresti potuto utilizzare, in modo da imparare a riconoscere quelle valide e sentirti più sicura nell’usarle anche se ti portano fuori dal sentiero prestabilitoTieni un diario della scrittura che ti permetta, a posteriori, di individuare cosa ha funzionato e cosa no, che ti mostri le dinamiche virtuose o i punti in cui hai arrancato; i dubbi che hai dovuto risolvere e i momenti in cui ti sei sentita più ispirata.Come vedi, l’ultimo punto è valido per entrambi i tipi di scrittrice. Perché per migliorare come scrittrice la consapevolezza è lo strumento principale.
SE VUOI SCRIVERE UN MANUALE, PERÒ…Nel caso della scrittura professionale, se cioè vuoi scrivere un manuale, un saggio o un libro di self help collegato alla tua attività, la distinzione tra plotter e pantser si annulla quasi, perché questo tipo di libro di solito viene progettato sin dall’inizio visto che deve essere funzionale a uno scopo, quello di comunicare la tua competenza, attirare clienti, porti come voce autorevole, tutti passaggi che lasciano meno spazio all’improvvisazione e alla spontaneità e la struttura del libro va progettata affinché il risultato sia raggiunto in tempi rapidi. A questo proposito, hai già fatto il mio test dedicato ai libri di questo tipo? Ti aiuterà a scoprire qual è la forma di manuale più congeniale per te e per arrivare alle tue clienti!
Ora tocca a te. Tu in che tipologia ti riconosci? E quanto c’è di te, della tipologia opposta o cosa ti intriga e ti piacerebbe sperimentare?
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March 1, 2022
6 consigli per entrare nel flow
Ho sempre pensato che entrare nel flow sia un po’ come addormentarsi. Anzi, come camminare nel sonno. Una delle immagini che più mi vengono in mente è quella della classica ragazza che, in camicia da notte, si avventura sul cornicione di un palazzo, a dieci piani da terra. Il suo passo è sicuro, non si accorge di quello che le accade attorno e procede sul cornicione come se fosse un’autostrada a quattro corsie.
Il flow è qualcosa di simile. Uno stato alterato di coscienza, in cui non ti accorgi di quello che accade attorno a te (il linguaggio sportivo lo definisce trance agonistica) e quando ne emergi è come se ti risvegliassi. Però, a differenza del sonnambulismo, non rischi di svegliarti su un cornicione ma con un nuovo capitolo scritto.
Scherzi a parte. Riuscire a entrare nel flow ha tantissimi vantaggi, perché è nel flow che la mente dà il meglio di sé. Nel flow infatti non si trova solo la concentrazione, ma anche l’ispirazione, la scintilla creativa, la fluidità. Quindi, riuscire a raggiungere questo stato è uno strumento preziosissimo per chi scrive. Ma come si fa?
Servono due coseDi sicuro hai assistito a uno di quegli spettacoli di illusionismo in cui un prestigiatore induce una persona scelta tra il pubblico in uno stato di trance. Ogni volta, l’illusionista o il prestigiatore chiede alla persona di fare dei respiri profondi e di rilassarsi. Poi, l’ipnosi vera e propria è indotta attraverso un trigger: un gesto, una parola, un suono.
Ma alla base di questo effetto c’è sempre un profondo rilassamento, un lasciarsi andare. Perciò, anche per entrare nel flow ideale quando si scrive, è necessario uno stato di rilassamento. Bisogna sentirsi nel posto giusto e abbandonarsi. Sapere che si è dove si deve essere.
Poi, ovviamente, c’è il trigger. Il trigger può essere un gesto qualsiasi, che associamo al momento della scrittura e che soprattutto il nostro cervello impara ad associare alla scrittura. Quando compi quel gesto, la tua mente sa che stai per scrivere e si predispone a “salire sul cornicione”.
Ognuno ovviamente può sperimentare. Il trigger è qualcosa di molto personale e non è detto che quello che funziona per qualcuno, funzioni per tutti. Qui di seguito però voglio suggerirti sei dei trigger tra i più noti (alcuni li ho trovati nel libro di Joanne Harris Costruisci la tua storia una parola alla volta, che ti consiglio di leggere perché è pieno di spunti interessanti).
6 Trigger per entrare nel flow
Impersonare uno dei tuoi scrittori preferiti. Immagina di essere Sophie Kinsella, Federica Bosco o Fannie Flagg. Immagina di fare quello che farebbero loro. Chiudi gli occhi per qualche istante e calati nella parte.Adottare una divisa per scrivere. Questo è un metodo che non solo uso io stessa ma che consiglio di adottare alle mie clienti. Consiste nello scegliere qualcosa da indossare solo quando devi scrivere. Per esempio, indossare un cappello da cowboy o da baseball, mettersi il rossetto (quello che faccio io!), mettersi il profumo, indossare un certo anello o una certa collana ogni volta che ti accingi a scrivere. Deve essere qualcosa che non indossi in altri momenti ma solo quando scrivi.Scegliere uno o due oggetti da associare alla scrittura. Per esempio, un contaminuti che fai partire solo quando devi scrivere, tipo il classico uovo da cucina da appoggiare sulla scrivania. Oppure una candela con una profumazione particolare, una lampada da tavolo da accendere solo quando scrivi, o una musica di sottofondo o ancora un rumore di sottofondo (per esempio, potresti scegliere di scrivere sempre accompagnata dallo sciabordio delle onde).Aprire una porta immaginaria. Visualizza una porta rossa, appariscente, che separa il di qua, cioè lo spazio della non scrittura, dal di là (non al di là!) cioè lo spazio della scrittura. Ti siedi alla scrivania, fai qualche respiro e ti visualizzi mentre ti avvicini, afferri la maniglia la apri e dall’altra parte c’è lo spazio mentale e fisico della scrittura. Quando sei dentro, chiudi la porta dietro di te. In questo modo la tua mente sa che lì è protetta, è nel luogo dove scrivere.Purificare l’ambiente. Molte volte ci sediamo a lavorare con la mente un po’ intossicata da altre cose: pensieri, informazioni che abbiamo assorbito, notizie che abbiamo ricevuto. Quindi potrebbe essere utile praticare un rito di purificazione, sia nei confronti di noi stessi che dell’ambiente, partendo da qualcosa di semplice come lavarsi le mani o tracciare un cerchio protettivo attorno alla scrivania con dell’incenso o della salvia, fino a farsi addirittura una doccia. Sono tutti i gesti che contribuiscono a dire alla mente ora puoi concentrarti su questa cosa.Creare un album dei ricordi emotivi. Ogni volta che provi un’emozione, prendi nota di quello che hai provato e come lo hai provato. Amore, gioia, tristezza, nostalgia, dolore… annota su un quaderno o su un file come si è manifestata l’emozione dentro di te, cosa ha scatenato, come ha reagito il tuo corpo, che sensazioni hai provato. Arricchisci gli appunti con immagini. Prima di cominciare a scrivere, pensa al tipo di emozione che devi raccontare e usa il tuo album per ritrovare le sensazioni, per rientrare nelle sensazioni e quindi calarti meglio nella scena o nel capitolo che devi raccontare ed entrare nel flow.Fare il punto della situazione. Dedica cinque minuti del tuo tempo per fare mente locale: dove sei arrivata? Cosa stavi scrivendo ieri? E cosa devi scrivere oggi? Il prelavoro è sempre fondamentale per riprendere il filo e quindi facilitare il flow. Proprio per questo ho creato la mia agenda per scrittrici , che ti aiuta a non perdere il filo della storia ma anche a tenere traccia di come e quanto stai scrivendo.
Quale di questi trigger conoscevi o usi già? Quale ti attira di più? Te ne vengono in mente altri? Fammi sapere come va la ricerca del trigger giusto e che effetti ha sulla tua scrittura! E se vuoi restare aggiornata sui miei romanzi e sui miei servizi, iscriviti alla newsletter preziosa.
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February 1, 2022
Crea una reading list consapevole
Libri sul comodino, libri nello scaffale, libri in salotto, libri nel reader, libri nel carrello di Amazon, wishlist in un numero imprecisato di librerie, buoni regalo e una reading list che non scende mai sotto i cinquanta titoli.
Questa è più o meno la mia situazione. Ti riconosci anche tu?
A ogni cambio di anno mi piace riflettere sulle mie abitudini di lettura e per molto tempo il criterio principale che mi ha guidata è stata la fame, la brama di accumulare titoli e possibili storie e possibili esperienze meravigliose. Perché per me leggere è come respirare. Non so vivere senza.
E a questo proposito, sai qual è uno degli interrogativi che mi assilla di più? Ma… in Paradiso, o in qualsiasi altro tipo di aldilà, si potrà leggere?
Non so tu, ma io non faccio che chiedermelo. E non conoscere la risposta (o peggio, temere che la risposta sia NO) è una delle cose che mi dispiace di più.
Sono veramente disperata, non scherzo, al pensiero di non poter più leggere un giorno e sogno un paradiso fatto come certe foto di Pinterest, o come la famosa biblioteca del Trinity College, con sale e sale piene fino al soffitto di scaffali che traboccano libri.
Ecco perché ho sempre provato quella specie di cupidigia. So che qui, in questa esistenza non potrò leggere tutto quello che è già stato scritto e non potrò leggere tutto quello che si scriverà. Le storie fantastiche che non ho ancora scoperto e quelle che potrei scoprire se, per esempio, campassi duecento o trecento anni. E forse ancora non mi basterebbe. Non arriverò mai alla fine della mia reading list.
Non so se ti ritrovi in queste parole e se, magari, come me a un certo punto hai cominciato ad accelerare la lettura dei libri, per riuscire a leggerne di più. Magari, come me, hai partecipato a delle challenge o a delle gare di lettura, anche solo con te stessa.
Ma poi, come me, forse ti sei resa conto che non potrai mai stare al passo e anche se campassi mille anni o riuscissero a impiantarti nel cervello un qualche programma di lettura rapida di ultima generazione, non potresti leggere tutto (e forse non ti godresti nemmeno la lettura). La tua reading list è destinata a non esaurirsi mai.
Quindi, che fare?
Il pensiero che non riuscirò a leggere tutto (che si è trasformato in una preghiera per un aldilà a forma di biblioteca) si abbina in una sorta di affinità elettiva alla regola che per scrivere bene bisogna leggere. E riflettendo su queste due considerazioni
Non riuscirò mai a leggere tuttoPer scrivere bene bisogna leggeremi sono resa conto che mi indicavano una strada precisa.
Leggere con intenzione.Se non posso leggere tutto e se per scrivere bene bisogna leggere allora non ha senso leggere a caso. Forse non ha senso nemmeno leggere solo e soltanto quello che ci piace. Forse c’è un criterio più interessante per scegliere cosa leggere.
E siccome quando cerchi una risposta, spesso l’Universo ti suggerisce quale, di recente mi sono imbattuta nei suggerimenti di Gabriela Pereira per compilare una reading list.
Sono suggerimenti validi sia se sei una lettrice sia se sei una professionista di qualche tipo, sia se sei una scrittrice.
Eccoli qui!
Come comporre una reading list “consapevole”Partiamo dal presupposto che hai tutti i diritti di comporre una reading list come ti pare. A inizio anno ne compaio ovunque di ogni tipo e sei libera di farti ispirare da quella che suggerisce dodici titoli, quella che ne suggerisce ventiquattro, quella che punta sui generi, quella che punta sulle classifiche. È uguale.
Quella che ti propongo io è una reading list composta da quattro categorie di titoli che potremmo riassumere nelle 4C:
Concorrenti: sono i titoli che rappresentano il genere in cui scrivi tu (o in cui ricade la tua professione o il tuo gusto). Se scrivi narrativa romantica, come me, scegli titoli che rientrano nella stessa categoria. Ti servirà per vedere in che modo sono simili al tuo lavoro, ma anche in che modo il tuo è unico. Se vuoi scrivere un manuale, l’effetto sarà lo stesso. Studia la concorrenza per misurarti e per differenziarti.Contestuali: sono i titoli che presentano una caratteristica simile o che affrontano un tema simile. Se per esempio stai scrivendo un romanzo in prima persona, potresti mettere nella tua reading list altri titoli scritti in prima persona (e non necessariamente nel tuo genere). Se stai scrivendo un manuale di self help dedicato a come esercitare la pazienza nel business, potresti mettere in lista altri libri dedicati alla pazienza (non nel business) o altri libri dedicati al business (ma non alla pazienza).Contemporanei: sono i libri del momento e per momento vanno bene i libri usciti negli ultimi due, tre anni. Metti nella tua reading list libri recenti che ti danno il polso del mercato, che ti fanno capire come si sta muovendo l’editoria in modo da restare aggiornata sulle tendenze.Classici: possono essere classici di narrativa o di non fiction. Ti servono per imparare dai “maestri”, quindi scegli i maestri del genere o della categoria in cui scrivi tu o che ami leggere tu. Se scrivi storie d’amore, la Austen non può mancare. Se scrivi manuali di creatività non puoi non aver letto la Cameron o la Gilbert.Sulla quantità, puoi regolarti come preferisci. Uno o due per categoria possono essere sufficienti e lasciare spazio poi alle voglie del momento. Considera che le categorie possono sovrapporsi. Potresti leggere un libro concorrente che è anche contemporaneo, o un contestuale che è un classico ecc…
Cosa ne dici di questo shift? Non leggere con l’obiettivo di leggere il più possibile, ma di leggere con intenzione. E cosa ne dici di questi suggerimenti per comporre la tua prossima reading list?
Se vuoi scoprire cosa leggo io e vuoi farti ispirare dalle mie letture, iscriviti alla mia Newsletter e seguimi su IG
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January 5, 2022
Come consolidare un’abitudine alla scrittura
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Sii ben ordinato nella tua vita […] in modo da poter essere violento e originale nel tuo lavoro – Gustave Flaubert

Una delle mie carte ispirazionali per autrici
Quando ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo, ormai più di venti anni fa, pensavo che per riuscirci le cose più importanti fossero le idee, l’ispirazione, la tecnica. Ancora oggi sono convinta che questi siano elementi essenziali. Ma se mi guardo indietro, in retrospettiva, mi rendo conto che il vero segreto per scrivere un libro è sempre stato soprattutto uno: coltivare un’abitudine alla scrittura.
Coltivare un’abitudine alla scrittura significa scrivere in modo costante. Non importa se il libro che ne uscirà è buono o pessimo. Come dice Jodi Picoult, “Si può sempre migliorare una pagina scritta male, ma non si può migliorare una pagina vuota”. L’importante, infatti, è arrivare alla fine e per riuscirci non c’è alternativa che scrivere una pagina dopo l’altra. Spesso, invece, questo è uno degli elementi più trascurati. Coltiviamo la creatività, l’ispirazione, la tecnica… e pensiamo che la costanza verrà da sé. Salvo poi scoprire che non è così.
Quanti libri, infatti, giacciono incompleti nel cassetto di altrettanti autori o aspiranti tali?
Per evitare la frustrazione dell’incompiutezza, l’unica soluzione è coltivare l’abitudine alla scrittura e per farlo è fondamentale impostare una routine di scrittura.
L’abitudine, infatti, è qualcosa che facciamo in modo automatico, la routine è il modo in cui facciamo quel qualcosa.
I due concetti sono strettamente legati. Un’abitudine può essere consapevole o inconsapevole. Possiamo cioè fare le cose in modo meccanico oppure no. Se rendiamo un’abitudine consapevole, decidendo il modo in cui la mettiamo in pratica (attraverso appunto una specifica routine), il vantaggio è che possiamo scegliere di farne un’abitudine positiva e adeguarla alle nostre esigenze. Un’abitudine che ci porta a raggiungere i nostri obiettivi. In questo caso, terminare la scrittura di un libro.
La prima cosa da fare, se vuoi creare un’abitudine alla scrittura, è capire se stai già compiendo dei gesti che possono rappresentare una sorta di routine.
Cosa fai, quando scrivi? O negli istanti immediatamente prima o immediatamente dopo?
In questo momento non importa se non scrivi con costanza, l’importante è portare consapevolezza ai gesti. Magari rileggi quello che hai scritto la volta precedente (anche se risale a una settimana prima), oppure guardi la foto dei tuoi presta-volto, o ancora accendi una candela che ti aiuti a concentrarti.
Fai mente locale e cerca di individuare se c’è un gesto che ripeti.
E a questo punto, qualsiasi cosa tu abbia individuato, poniti due domande:
Quindi, se la risposta è sì, i gesti che compi ti piacciono, ti rendono felice e ti fanno aspettare con gioia il momento della scrittura, benissimo! Se la risposta è no, allora bisogna lavorarci su;questo gesto o questi gesti, mi aiutano a essere costante? Se la risposta è sì, evviva!, puoi smettere di leggere il post e correre a festeggiare (anche se sono certa che se continuerai a leggere troverai di sicuro qualche spunto interessante). Se la risposta è no, be’, allora continuare a leggere è d’obbligo.
Fare mente locale sui gesti che compi quando scrivi, avere consapevolezza di quale routine segui, non importa se articolata o semplice, è importante anche per affrontare i momenti di cambiamento. Quando nella tua vita qualcosa cambia, quando un evento altera la quotidianità, sapere quali sono i gesti che rendono costante la tua scrittura ti permetterà di adeguarti più facilmente, apportando le modifiche necessarie ad assorbire l’onda d’urto in modo più fluido ed efficace.
Questo era il lavoro propedeutico. Fin qui abbiamo analizzato le cose come sono. Forse sei stata brava e hai già trovato una routine efficace che ti ha permesso di costruire un’abitudine alla scrittura. Ma poiché la consapevolezza è spesso la chiave di molte strategie di successo, è fondamentale che tu sappia anche come costruire una routine (e quindi un’abitudine) in modo consapevole.
Una routine di scrittura possa su quattro pilastri (+ uno )e i quattro pilastri sono le risposte ad altrettante domande:
Quando?
Dove?
Come?
Quanto?
Il + uno è… una sorpresa!
Intanto sappi che la parola d’ordine è una per tutti e quattro i pilastri: sperimentare.
E ora, vediamo i pilastri uno per uno.
Qui le variabili sono due: quando hai tempo per scrivere e qual è per te il momento migliore per scrivere?
Per quanto riguarda la prima variabile, ti consiglio di rileggere questo post, nel quale ti spiego che il tempo per scrivere non si trova, ma si crea.
Per quanto riguarda la seconda, ti invito a fare una riflessione importante. In condizioni perfette, il momento migliore per scrivere è rappresentato dal punto di incontro tra due momenti distinti, il momento in cui sei più produttiva e quello in cui sei più creativa (perché creatività e produttività non sono la stessa cosa, nevvero?). Per esempio, sei molto produttiva e creativa la mattina presto. Ma possono anche corrispondere a due momenti lontani tra loro: potresti essere più produttiva la mattina, ma più creativa la sera. Ecco perché è necessario che tu faccia mente locale. Osservati. Un’abitudine alla scrittura che funziona non può prescindere da queste considerazioni. Magari i due momenti coincidono, ma se non è così, potresti decidere di dedicarti al brainstorming la sera in modo da mettere a fuoco le idee che scriverai il mattino successivo, invece di ostinarti a fare tutto la mattina, magari fissando lo schermo senza idee per tre quarti del tempo.
Sempre per identificare il momento migliore, è utile prestare attenzione a cosa hai fatto prima di scrivere e come ti fa sentire.
Hai bevuto un caffè e ti sei sentita come se nella mente avessi una scimmia che non stava ferma? Oppure hai pranzato e ti è venuto un abbiocco fotonico? Hai fatto una passeggiata ed eri rinvigorita? O hai guardato la posta e dopo l’unica cosa a cui sei riuscita a pensare è la risposta da scrivere a quella certa mail?
Altri parametri da tenere in considerazione sono, ovviamente, il momento in cui sei più tranquilla, o quello in cui riesci a ritagliarti più tempo.
Hai uno spazio tutto tuo? Se non l’hai ancora identificato e scrivi dove capita, puoi provare a individuare il tuo posticino perfetto. Non è detto che debba essere perfetto in senso assoluto, tipo la scrivania affacciata sull’oceano che sogni da una vita. Un’abitudine alla scrittura si crea più facilmente in un luogo che la tua mente impara ad associare… con la scrittura. Potrebbe essere un angolo della casa dove vai a fare solo quello, il tuo studio, il tavolino del salotto. L’importante è che in questo luogo le distrazioni siano ridotte al minimo. Niente telefoni, citofoni, televisioni accese. Meglio ancora, niente wifi e qualsia altro tipo di connessione.
Molti autori sostengono che il panorama migliore per conciliare una abitudine alla scrittura sia una parete bianca, perciò potresti provare a partire da lì e cercare in casa tua l’angolo più anonimo.
Oltre alle classiche considerazioni tipo: meglio scrivere a penna?, o al computer?, o dettando?, ti invito a fare alcune riflessioni meno scontate.
Prova a fare mente locale su quello che vuoi scrivere, prima di cominciare a scrivere: dedica cinque minuti del tempo a tua disposizione per stabilire cosa scriverai, quale scena, quale paragrafo, quale concetto. Scrivine un riassunto e poi esplodilo. In questo modo darai alla tua mente un obiettivo preciso da raggiungere.Organizza i materiali. Trova un modo per avere tutto sempre ordinato e a portata di mano. Puoi appuntare dove capita le idee che ti vengono mentre sei in altre faccende affaccendata, ma poi individua un momento in cui archiviarle e un luogo.Fai sempre un backup di quello che hai scritto: salvalo su un cloud, oppure invia il file a te stessa per posta.Sperimenta se ti è più facile scrivere con della musica di sottofondo o nel silenzio, se ti conciliano i rumori della natura o quelli di un locale affollato ma anonimo. Se un bicchiere di vino ti rilassa o ti annebbia, se ti aiuta leggere quello che hai già scritto o partire da un prompt. Se prendere degli appunti su un diario ti schiarisce le idee o se lavori meglio con dei post-it appiccicati alla parete.Individua un gesto simbolico per segnalare al tuo cervello che, ci siamo!, è il momento di scrivere. Più il gesto è insolito e meglio è. Più il gesto è riconducibile solo alla scrittura e meglio funzionerà. Per esempio, indossare un cerchietto (o una tiara!) se non ne indossi mai. Infilarti in bocca una pipa anche se non fumi. Cantare a squarciagola il ritornello di una certa canzone. Fare un ballo propiziatorio. Cambiare sedia (potrebbe essere il momento giusto per provare la fit ball). Usare solo una certa penna per prendere appunti. Metterti un rossetto che usi solo per questo momento.La tua mente imparerà che quando compare quell’oggetto o fai quella certa cosa, è ora di scrivere et voilà, presto avrai consolidato la tua abitudine alla scrittura.
QUANTOPer stabilire questo parametro devi farti una domanda: qual è il tuo obiettivo? Finire la prima stesura del tuo libro entro giugno? Oppure semplicemente scrivere un certo numero di minuti tutti i giorni?
Se vuoi impostare una abitudine alla scrittura, la risposta giusta in assoluto non esiste, ma la risposta che darai condizionerà indubbiamente il tuo “quanto”. Anche qui, la sperimentazione ha un ruolo importante. Ecco qualche suggerimento:
Per creare una routine che porti a una abitudine alla scrittura è fondamentale adottare la mentalità giusta. Molto spesso non scriviamo perché, semplicemente, pensiamo di avere cose più importanti da fare. O pensiamo che scrivere sia solo un passatempo. O temiamo che gli altri pensino lo sia.
Una mia amica racconta sempre la “teoria dello strofinaccio” adottata dalla sua nonna, la quale, per evitare che il marito pensasse fosse una scansafatiche se la trovava seduta sul divano, quando sentiva il coniuge arrivare afferrava al volo uno strofinaccio e si metteva a spolverare i mobili.
Ecco, non hai bisogno di uno strofinaccio. Non hai bisogno di far vedere che stai facendo qualcosa di importante. Anche scrivere è importante, soprattutto se serve per realizzare un tuo sogno o portare il tuo lavoro a un altro livello. Quindi, impara a darti il permesso di scrivere e a considerare la scrittura un’attività da privilegiare.
In ultimo, cambia il tuo modo di parlarti. Come dicevo all’inizio, la tua routine di scrittura deve piacerti. Devi esserne letteralmente innamorata. Come fai ad amare qualcosa continuando a ripetere: non posso guardare quel film perché devo scrivere; non posso riposarmi perché devo scrivere; non posso uscire perché devo scrivere…?
Perfino io, che adoro scrivere, finirei con l’odiare la scrittura se la vedessi come qualcosa che mi priva di tante esperienze belle.
Quindi, impara ad articolare le frasi in modo diverso: prima scrivo e poi guardo il film; prima scrivo e poi mi riposo; prima scrivo e poi esco…
Lavora su questi quattro pilastri (+ UNO) e vedrai che nel giro di qualche mese avrai dato forma a una solida abitudine alla scrittura che sosterrà il tuo lavoro e i tuoi sogni. E ogni tanto, ricordati di farle la revisione, tornando alle due domande che ti ho suggerito a inizio post!
PS: Vuoi scoprire le mie carte di ispirazione per scrittrici? Le trovi qui!
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October 28, 2021
La differenza tra editor e writing coach
Sai che differenza c’è tra editor e writing coach? Come quella tra uno dei tre porcellini e il lupo cattivo!
Sicuramente hai presente la fiaba a cui mi riferisco (qui trovi la collezione della mia infanzia!). Tre porcellini devono costruire una casa. Il primo, che ha solo voglia di divertirsi, per fare in fretta costruisce la casa con la paglia, ma arriva il lupo e la butta giù con un soffio. Il secondo, altrettanto pigro, costruisce la casa in legno, ma arriva il lupo e la butta giù con un soffio. Il terzo porcellino, invece, costruisce la casa con cemento e mattoni. Impiega molto di più dei suoi fratelli, ma quando arriva il lupo, che soffia soffia soffia, la casa resta su.
Riassunto a parte, questa fiaba rappresenta benissimo il lavoro del coach e quello dell’editor. Il coach è il terzo porcellino che sa come si costruisce una casa o, visto che parliamo di scrittura, come si costruisce una storia.
Il lupo è l’editor, che ha il compito di mettere alla prova la casa con i suoi soffi potenti, o, in altre parole, la tua storia. I personaggi non funzionano? Un soffio e la casa va giù. La trama traballa? Un soffio e la casa va giù. Il lupo non è cattivo, il suo compito è dimostrarti dove la casa non regge.
Questa, un po’, la distinzione generica e romanzata. Sono sicura che, se hai dimestichezza con la scrittura, hai notato quanto sia aderente alla realtà!
Ora però ecco qui le distinzioni “tecniche” sulla differenza tra editor e writing coach
LA PRIMA È UNA DIFFERENZA TEMPORALE.Un writing coach entra in scena all’inizio del processo di scrittura, quando, molto spesso, non hai ancora in mano niente, o solo una vaga idea da sviluppare. Il suo compito spazia in direzioni estremamente diverse tra loro.
Un writing coach, infatti:
Ti aiuta a individuare chi sono le tue lettrici.Ti aiuta a individuare i tuoi obiettivi come autrice: cosa vuoi scrivere, in che genere? Quale direzione vuoi dare alla tua carriera? Vuoi diventare una scrittrice professionista o preferisci che resti un hobby? Quanto vuoi scrivere nel prossimo anno? Sono tutti obiettivi strategici, che hanno a che fare con la tua vita da scrittrice.Ti aiuta a strutturare la trama, a creare i personaggi non solo da un punto di vista tecnico e narrativo ma anche perché la storia che scriverai sia davvero la tua storia, sia la storia che ti rappresenta e che vuoi raccontare.Anche se ci sono editor che iniziano a seguirti quando la storia è ancora in uno stato embrionale, di norma l’editor entra in scena più avanti, quando la storia è scritta, o comunque quando è già un work in progress. Il suo compito è verificare la tenuta della trama, che i personaggi siano coerenti, che il linguaggio sia corretto e non ci siano errori di grammatica.
LA SECONDA È UNA DIFFERENZA DI FOCUS.L’editor si occupa soprattutto della storia, il coach si occupa anche e soprattutto di te.
Il coach (lo dice il nome stesso) ti allena dove serve. Se sei debole sulla costruzione dei personaggi, sarà lì che si concentrerà il suo lavoro. Se non arrivi mai in fondo a una trama ma ti perdi nei meandri della tua mente, sarà il coach ad aiutarti a trovare il bandolo della matassa e a imparare la tecnica giusta.
Il coach, inoltre, è in grado di darti il suo supporto emotivo. È un compagno di viaggio capace di aiutarti ad affrontare tutte le problematiche della scrittura: il blocco dello scrittore, la procrastinazione ecc.
Il coach è quella presenza che ti sprona a rispettare le deadline e a fare contento l’editor che aspetta la tua storia.
Il coach ti aiuta a essere più produttiva e a mettere a punto una routine di scrittura.
Non sono quindi due figure alternative, ma semmai complementari. Il porcellino ti aiuta a non costruire la tua casa con la paglia o il legno, ma con i mattoni, affinché sia solida, stabile e duratura. Vuole che tu possa sentirti bene e al sicuro, anche quando arriverà il lupo cattivo (ma necessario) che metterà alla prova il tuo lavoro, cercandone tutti i punti deboli.
Vedi quindi come i due ruoli siano molto differenti, ciascuno con una peculiarità temporale e di focus importante e necessaria.
È quindi importante capire qual è il loro ruolo e come può servirti una figura o l’altra.
ORA CHE CONOSCI LA DIFFERENZA TRA EDITOR E WRITING COACH, SE NON LO AVEVI MAI FATTO PRIMA, PROVA A CAPIRE DI COSA SENTI DI AVER PIÙ BISOGNO. QUALI SONO GLI ELEMENTI DELLA SCRITTURA CHE TI METTONO ALLA PROVA? QUALE FIGURA POTREBBE AIUTARTI DI PIÙ? IL PORCELLINO O IL LUPO? RACCONTAMELO NEI COMMENTI!
NOTE A FONDO PAGINASe ami gli strumenti “tascabili”, la mia agenda per scrittrici è perfetta da tenere sulla scrivania, per avere sempre una coach a portata di mano. E se vuoi scoprire molto di più sull’aiuto che può darti una figura di sostegno organizzativo ed emotivo come un coach, leggi anche questi articoli!
I quattro pilastri indispensabili per scrivere qualsiasi libro
Per scrivere un libro ti servono: Motivazione, Organizzazione e Tracking
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February 2, 2021
SCRIVI UN LIBRO IN 250 PAROLE AL GIORNO
Nella tua vita c’è un libro. Il libro che sogni di scrivere. Ma qualche ostacolo si frappone sempre tra te e la realizzazione di questo sogno. Un po’ come quando ti riprometti di metterti a dieta e, improvvisamente fioccano inviti a cene e compleanni. Nel caso di un libro, chissà perché, ma c’è sempre qualcosa che ti tiene lontana fisicamente o con il pensiero da questo progetto: impegni, lavoro, famiglia, certo, ma spesso anche divertimenti, hobby e interessi vari. Questo non vale solo per chi vuole scrivere il primo libro, ma anche per chi ne ha già scritti. Il che è un peccato, soprattutto visto che il tuo libro non si scrive da solo. Per fortuna, però, stai per conoscere i segreti che ti aiuteranno a scrivere un libro in 250 parole al giorno!
COLTIVA LA CONCENTRAZIONE E LA COSTANZAPer scrivere un libro, ancora prima che le idee geniali e una penna avvincente, servono la concentrazione e la costanza. E per quanto possa sembrare strano, questi due ingredienti sono intrinsecamente collegati. Se alimenti la costanza riesci ad alimentare anche la concentrazione e viceversa.
Scrivere un libro infatti è un’attività profondamente immersiva. Devi vivere la realtà o i contenuti che stai scrivendo, devi averli presenti, respirarli, coltivarli. Altrimenti rischi di dimenticare quello che stai facendo. Ne conservi una vaga idea, ma i personaggi sbiadiscono, la trama si sfilaccia, il ritmo rallenta fino a fermarsi, i contenuti evaporano e tu non ti ricordi più nulla, devi riprendere in mano tutto o, peggio, rinunci.
Quando si parla di concentrazione e costanza, però, il rischio è di evocare lunghe ore alla scrivania, immerse in uno stato di trance che fa dimenticare perfino di mangiare. Uno stato di grazia raggiungibile raramente e da pochi. Ma non è così. Ti bastano davvero solo 250 parole al giorno e mettere in pratica i consigli ispirati al libro di Cal Newport Deep Work. Eccoli qui, declinati per te che scrivi.
I TRE CONSIGLI DA DEEP WORKFocalizzati sulla produttività. C’è differenza tra tenersi occupate e produrre. Puoi tenerti occupata con un sacco di attività che sembrano scrittura, senza però produrre niente. Quando scrivi, invece, cerca sempre di produrre: una pagina, un capitolo… Il trucco per capire se ti stai tenendo occupata o se stai producendo è domandarti: quello che ho fatto oggi ha creato qualcosa che prima non c’era? Se hai solo “rielaborato” qualcosa, magari leggendo un testo per le tue ricerche, oppure sistemando gli appunti, be’, non hai prodotto. Se hai scritto anche solo una pagina, che prima non esisteva, allora hai prodotto (e se una pagina ti sembra poco… lo sapevi che John Grisham ha sempre scritto una sola pagina al giorno? Guarda quanti libri ha pubblicato, con questa tecnica!)Stabilisci dei parametri proattivi e non reattivi per definire i tuoi obiettivi. “Quest’anno scriverò tre libri” è un parametro reattivo, perché saprai di aver raggiunto l’obiettivo solo a fine anno, quando, diciamolo, potrebbe essere troppo tardi. “Scrivo 250 parole al giorno” (la famosa pagina di Grisham) è un parametro proattivo perché ti permette di monitorare l’andamento con costanza e immediatezza.Tieni traccia. Non lasciare che il tuo lavoro badi a se stesso. Individua un metodo per annotare in modo visibile la sua progressione. Hai presente le stelline che si danno ai bambini a scuola o con i quali si premiano per aver svolto certi compiti a casa? Il concetto è quello. Trova un modo appagante per tenere traccia di quello che fai. Nella mia agenda per scrittrici i modi per tenere traccia sono due: uno spazio dove inserire il word-count di ogni singolo giorno e una provetta a fine mese nella quale colorare tante perle quanti sono i giorni in cui hai scritto. Se sei un tipo competitivo, sono sicura che quelle perle vorrai colorarle tutte!E QUANDO NON VUOI ESSERE PRODUTTIVARiposa.
Ci sono moltissimi modi per riposare in modo creativo. A me piace camminare e fare brainstorming mentre passeggio. Anzi, cerco di fare spazio a questa attività ogni giorno, perché mi serve per prepararmi a quello che scriverò il mattino seguente. Funziona così: la mattina scrivo, il pomeriggio cammino e penso, il mattino seguente scrivo quello che ho pensato mentre camminavo. E sai quanto ci metto, più o meno a scrivere quelle 250 parole? Un quarto d’ora!
Mentre cammino, la mente vaga rilassata. Non ho lo stress da tastiera, non devo performare. Posso limitarmi a pensare e, guarda un po’, in questo modo una o due idee da sfruttare mi arrivano sempre: un’immagine, una frase, un brano di dialogo, una nuova inquadratura, una riflessione interessante.
Queste semplici strategie ti permettono di mantenere la costanza necessaria affinché tu non possa mai dimenticare a cosa stai lavorando e l’ispirazione fondamentale perché il lavoro fluisca senza strattoni, frenate o rincorse.
Ti piace l’idea di lavorare in questo modo? Acquista la mia agenda preziosa: con le sue pagine motivazionali, gli spazi per il tracking e tutti gli strumenti che ti servono per coltivare la costanza ti aiuterà a essere focalizzata, costante e proattiva!
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