Edy Tassi's Blog, page 9
June 19, 2018
L’importanza di un manoscritto pulito
Hai lavorato moltissimo al tuo manoscritto. Ti sei impegnata perché la storia sia originale, emozionante, avvincente. Hai cercato di utilizzare un vocabolario ricco, evocativo. E di certo non vuoi che chi riceve il frutto di tante ore di lavoro decida di cestinarlo non appena clicca “apri”.
Purtroppo però può accadere. E non tanto perché il tuo romanzo non sia bello, ma perché viene penalizzato dal modo in cui lo presenti.
La dura verità è questa. Editor e agenti non sono obbligati a leggere quello che scrivi. E se il tuo file non è gradevole e ordinato, difficilmente andranno oltre le prime pagine.
Un momento però. Non correre a scegliere font vezzosi o colori fosforescenti. Per rendere gradevole il tuo manoscritto, gli accorgimenti che devi adottare sono altri. Qui te li elenco uno per uno.
1. Innanzitutto, fai un rapido controllo ortografico. I programmi di video scrittura ne hanno uno che aspetta solo di essere usato. Selezionalo e passa al pettine tutto il romanzo. Qualche refuso può scappare comunque, soprattutto se compone una parola di senso compiuto, ma se non altro riuscirai a stanare tutti gli altri, come per esempio le volte in cui hai digitato Annei invece di Annie e il tuo occhio, nella lettura, non se ne è mai accorto.
2. Elimina gli spazi doppi. Non si vedono ma sono quei dettagli che fanno piacere. Basta che clicchi su “Sostituisci” nel menù HOME e poi inserisca nel campo “Trova” due spazi con la barra spaziatrice e uno nel campo “Sostituisci con”. Io lo faccio sempre e mi diverto a indovinare quante sostituzioni farà il programma.
Fatto questo, ora rendi leggibile il manoscritto. Alcune case editrici danno delle indicazioni precise, perciò prima di seguire i consigli che sto per darti, verifica che nel sito non abbiano inserito linee guida per l’invio degli inediti. Se ci sono, seguile. Fare l’anticonformista non paga.
Se invece non trovi nessuna istruzione specifica, allora ecco come cavartela da sola per inviare un file che non farà mettere le mani nei capelli al malcapitato che lo aprirà.
3. Regola i margini. Anche se a te piacciono i manoscritti fitti fitti, che fanno tanto scrittore impegnato, agli agenti e agli editor è meglio proporre pagine ariose. Quindi ti consiglio di impostare un bel margine da 2,5 cm a destra e a sinistra e un bel margine superiore da 4 cm. Non rendono solo più gradevole la pagina ma lasciano anche spazio sufficiente per inserire commenti o appunti.
4. Niente margini giustificati nel testo. Scegli l‘allineamento a sinistra. Il margine giustificato infatti altera gli spazi tra una parola e l’altra. La pagina sembra più ordinata ma dal punto di vista della formattazione non lo è affatto.
5. Scegli l‘interlinea doppia o almeno da 1,5. Le interlinee troppo strette non sono gradevoli, affaticano la vista e non permettono di prendere annotazioni tra una riga e l’altra.
6. Prediligi un font semplice, chiaro, come il classico Times New Roman, l’Arial ecc. Niente handwriting o svolazzi che fanno solo venire mal di testa al terzo paragrafo. E in questo caso… le dimensioni contano! Imposta quelle del tuo font sul 12 e vai serena.
7. Inserisci un’intestazione. Ti ho suggerito di impostare un margine superiore pari a 4 cm proprio per questo. Nell’intestazione inserisci il tuo nome completo a sinistra, il titolo del romanzo al centro, il numero di pagina a destra.
8. Infine, componi una copertina per il manoscritto. Semplice, anche qui senza cornicette, svolazzi, virtuosismi in powerpoint. Metti il titolo del romanzo, il tuo nome, la tua mail, il numero di battute totali e magari qualche breve informazione sulla storia (per esempio una nota sul genere, l’ambientazione, il catch.)
A proposito del numero di battute totali. A cosa serve? Intanto serve a te, se per esempio devi fare i conti con le indicazioni esplicitamente fornite da una casa editrice. Se una casa editrice cerca manoscritti di almeno 250.000 battute (sempre spazi inclusi, attenta!), è inutile che tu le invii un racconto da 100.000. Rischi che, nel peggiori dei casi ti dicano, arrivederci e grazie. Nel migliore: bisogna lavorarci su.
HAI GIÀ INVIATO UN TUO ROMANZO A UNA CASA EDITRICE? COME AVEVI IMPORTATO IL FILE? VERIFICA LE TUE IMPOSTAZIONI E FAMMI SAPERE COSA PENSI DELLE INDICAZIONI CHE TI HO DATO!
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June 12, 2018
Sei vuoi scrivere bene, tieni sempre pulita la lingua
No, aspetta! Non correre a prendere lo spazzolino! Non serve che ti scortichi le papille gustative per scrivere bene. La lingua di cui parlo è l’italiano.
Perché per scrivere, ma soprattutto per scrivere bene, oltre a esercitarsi tutti i giorni, bisogna saper usare l’italiano in modo perfetto. Impeccabile.
Cosa vuol dire? Non certo scrivere come Manzoni. O Dante. Non certo rispettare tutte le regole delle grammatiche più severe.
Non vuol nemmeno dire usare una costosa penna stilografica o addirittura una piuma d’oca.
Non vuol dire usare font fantasiosi o colori originali.
Scrivere in modo impeccabile vuol dire tutte queste cose ma, soprattutto, una scrittura impeccabile è una scrittura in cui le parole vengono usate nel modo giusto. In cui i concetti sono espressi con i termini adatti.
Ti è mai capitato di leggere romanzi che sembrano essere stati composti con un massimo di mille parole?
Oppure appesantiti da inutili manierismi?
A me sì.
Sono quei romanzi che nonostante una trama interessante, appaiono sciatti o pesanti. Come se, sotto, si percepisse la pigrizia di chi li ha scritti, che per non fare la fatica di cercare vocaboli nuovi o più adatti, ha preferito usare quelli che sapeva già. O, nel caso opposto, come se l’autore avesse voluto sfoggiare le sue conoscenze senza tenere in considerazione la storia che stava scrivendo.
Un romanzo avvincente invece nasce dall’incontro tra una buona idea e il lessico appropriato per raccontarla.
Ecco perché una delle cose che ti consiglio di fare è arricchire il tuo vocabolario, in modo che la tua scrittura, e la tua lingua, sia sempre pulita, pertinente, evocativa.
Come puoi fare?
1. Leggi. È ovviamente il modo più semplice per imparare parole nuove e saperle calare nel contesto pertinente. Leggi romanzi del tuo genere preferito, ma fai anche uno sforzo e ogni tanto prova a cambiare. Se ami le riviste di gossip, ogni tanto sfoglia invece Focus. Oltre a essere una fonte di nuove idee, questo ti aiuterà a conoscere nuovi contesti e nuovi registri.
2. Se durante la lettura trovi una parola nuova, non passare oltre. Cerca subito il suo significato. Una volta dovevi per forza avere a portata di mano il dizionario, cosa che non sempre era possibile. Se stavi leggendo sul tram, come facevi a tirare fuori un tomo da cinque chili dalla borsa per trovare il significato di mimeografo? Oggi con gli smartphone non hai scuse. Appoggia il libro sulle ginocchia e cerca. Approfitta dell’occasione per imparare qualcosa di nuovo.
3. Almeno una volta alla settimana fai questo esercizio di stile. Apri un libro a una pagina a caso, scegli una frase e divertiti a ricomporla utilizzando tutti i sinonimi possibili che possono arricchirla di significati e sfumature. Poi scrivila usando i contrari. C’è una versione che ti sembra più musicale? O più intensa?
Comincio io con un semplice esempio:
La giostra girava, creando un vortice di luci che si fondevano in un unico nastro abbagliante.
E ora ecco tante possibili varianti:
La giostra roteava/turbinava/ruotava/volteggiava/danzava/piroettava creando un vortice/turbine/turbinio di luci/bagliori/scintille/stelle che si fondevano/legavano/univano/mescolavano/coagulavano/scioglievano in un unico nastro abbagliante/balugintante/splendente/lucente ecc…
È divertente e ti permette di uscire dalla comfort zone dei vocaboli che usi di solito, quasi automaticamente.
4. Iscriviti a uno di quei siti che propongono una parola al giorno, come questo. Ma per evitare un accumulo sterile di vocaboli, segnatele di settimana in settimana su un foglio da tenere appicciato alla tua bacheca, così ogni volta che ti siederai alla scrivania, potrai alzare gli occhi e ripassarle velocemente.
5. Prendi le sette parole della settimana che hai raccolto sul foglietto, scegliene una e cerca di usarla regolarmente nei sette giorni successivi. Infilala nel romanzo che stai scrivendo. Usala in uno dei tuoi post su FB. Sfoggiala quando chiacchieri con qualcuno. Solo usandole, infatti, le parole entrano nel tuo vocabolario in modo naturale.
Nel 2015 Treccani aveva lanciato la campagna #leparolevalgono. Te la ricordi? Sono andata a riguardare la home proprio per scrivere questo post. Il video che la presenta è bellissimo. C’è un pagliaccio che si siede al tavolo di una contrattazione d’affari e mentre parla usando termini appropriati, i suoi abiti cambiano, rivelando chi è davvero. Lo slogan recita “Il tuo vocabolario dice chi sei”.
Ecco, il tuo vocabolario cosa dice di te?
Photo Credits: Marina Montorfano aka M as Me
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June 5, 2018
Crea uno spazio accogliente dove lavorare
Il massimo sarebbe avere uno studio in casa, vero?
Uno spazio accogliente dove rifugiarsi per lavorare mentre gli altri giocano, guardano la partita, ascoltano musica, chattano con le amiche. Purtroppo invece, non sempre succede. E ti devi accontentare di un angolo in salone, in cucina o in camera da letto.
Ma se lo spazio in sé è importantissimo (e te ne accorgi quando non ne hai!), fare in modo che questo spazio sia accogliente dipende solo da te.
Perché parlo di spazio piacevole e non di spazio funzionale?
Perché spesso questa è l’unica variabile su cui puoi agire. Magari non hai molte alternative e in casa tua ti devi accontentare di una ribaltina tra il divano e la libreria. Magari riesci ad appoggiare il pc sul tavolo solo alle dieci di sera, dopo che hai sparecchiato, caricato la lavastoviglie, tirato fuori dal freezer l’occorrente per domani e buttato in pattumiera tutto quello che non puoi gettare nell’umido sotto il lavandino. Magari l’unica alternativa è addirittura sedersi sul letto con il laptop sulle ginocchia.
Questo però non vuol dire che tu non possa lavorare lo stesso in un ambiente accogliente e gradevole. Soprattutto visto che è meglio farlo tutti i giorni.
Innanzitutto, ovunque sia e qualunque siano le sue dimensioni, pensa sempre al tuo spazio suddiviso in tre settori.
– Il settore della produttività: cioè dove appoggiare il computer, il mouse, una luce. Insomma, lo stretto indispensabile per scrivere.
– Il settore della creatività: un angolo dove mettere un blocco su cui scarabocchiare quando cerchi l’ispirazione, oppure una parete dove appendere una bacheca con tutti i ritagli dell’attore a cui ti stai ispirando per il tuo protagonista maschile o dove appuntare tutti i foglietti su cui prendi nota delle idee nel corso della giornata; il romanzo della tua scrittrice preferita (già letto), che ti faccia da stimolo per ottenere lo stesso risultato che ha ottenuto lei.
– Il settore delle coccole: a seconda dello spazio che hai a disposizione può essere un semplice bicchiere, ma originale, in cui versare l’acqua; un piattino con dei biscotti; una tazza di tisana fumante.
Più lo spazio aumenta e più puoi sbizzarrirti nell’allestimento di questi tre settori. Magari prendendo spunto da alcuni di questi suggerimenti.
1. Inserisci un’immagine gradevole sul tuo desktop. Niente foto di figli o mariti. Lo so, sembra cinico e poi tu ai tuoi figli e a tuo marito vuoi un bene dell’anima. Ma diciamolo: ce li hai lì a due passi proprio in questo momento. Non lavori in Siberia o su un atollo (magari!). Ti basta alzare gli occhi ed eccoli: tua figlia che si dà l’ennesima passata di smalto; tuo marito che guarda la partita con i piedi sul tavolino; tuo figlio che infila la testa nel frigo per tirare fuori l’ennesima schifezza. Sicura di volerli davanti anche quando accendi il pc?
Per questo ti suggerisco di scegliere qualcosa di diverso. Una foto di un luogo che ti fa sognare. Quella di un obiettivo che vuoi raggiungere. O, perché no?, di due bicipiti come si deve.
2. Regalati un mouse carino. Il laptop funziona anche senza. Ma se non lo devi usare a letto e puoi concederti il lusso di un piano di appoggio minimo, usare un mouse divertente è una coccola che ti regalerà in un battibaleno uno spazio di lavoro più gradevole. Io per esempio mi sono comprata uno di quei mouse senza fili, rosa. Lo adoro. Su Internet ne puoi trovare di bellissimi a prezzi super contenuti.
3. Un taccuino e una matita personalizzati. Sono quelli che durante il giorno terrai con te, in borsa, per prendere tutti gli appunti che ti vengono in mente tra una telefonata e una fattura in ufficio e che poi, la sera, tirerai fuori in cerca di ispirazione. Puoi metterci sopra il nome del tuo progetto; una foto; una citazione.
4. Una candela profumata. Sceglila in una profumazione golosa, che tolga l’odore di broccolo dall’aria e ti resituisca un’atmosfera sognante, perfetta per scrivere.
5. Un paio di cuffie per sentire musica o un sottofondo che favorisca la concentrazione. Su internet trovi moltissimi siti che offrono sottofondi di tutti i tipi: mynoise.net, asoftmurmur.com, noisli.com; troverai rumori bianchi e rumori della natura che puoi mescolare o intensificare a tuo piacimento. Perfetti per isolarti dalle urla belluine di tuo marito quando la sua squadra del cuore manca un rigore, o tua figlia litiga con la sorella minore perché continua a toccare le sue cose.
Questi cinque stratagemmi sono proprio la base per trasformare dieci centimetri qualsiasi in un piacevole angolo di lavoro. Ma se sei cosi fortunata da avere una scrivania intera o addirittura un angolo permanente, allora sentiti libera di aggiungere anche:
6. Qualcosa di verde. Un mazzo di fiori se non hai il pollice verde. Una pianta grassa che purifica anche l’aria e che in caso di necessità puoi usare come deterrente per tenere alla larga eventuali visitatori molesti posizionandola strategiamente tra te e qualsiasi possibile intruso. O una pianta adatta al tipo di esposizione della stanza.
7. Una piccola zona relax, dove far riposare le meningi. Basta una poltroncina orientata magari verso la finestra, con una coperta soffice per accoccolarti in un abbraccio caldo.
8. L’angolo del tè. Io sono una vera appassionata di tè e tisane, perciò non posso non consigliarti l’acquisto di una bel bollitore elettrico da usare per farti una camomilla, la sera, dopo che hai lavorato. Scegli un infuso adatto alla stagione: con cannella e spezie in inverno, fiorita in primavera, profumata di pesca e melone in estate e sorseggiala sulla tua poltroncina, mentre guardi il cielo, o il traffico (a seconda del piano in cui abiti).
9. Una lavagna o una bacheca di sughero. Dove appiccicare appunti, promemoria, frasi motivazionali o immagini interessanti (tipo una replica dei bicipiti di cui sopra, perché no?).
Ispirati a questi esempi o scegli quello che più preferisci. L’importante è che di qualsiasi cosa si tratti, abbia un significato per te e sia un oggetto che ti arrichisca. Non far diventare il tuo spazio un ripostiglio. Scegli quello che serve e il resto mettilo in un ripostiglio vero. O buttalo. Visto che nessuno ti obbliga a scrivere e che molto probabilmente sei costretta a farlo in momenti tutt’altro che ideali, se il tuo spazio di lavoro sembra uno di quegli armadi da accumulatori seriali o un’accozzaglia di oggetti che ti fanno venire il nervoso ogni volta che li guardi perché non ti piacciono o ti ricordano tua suocera (sì, mi riferisco proprio a quel vaso lì, che non ti piace neanche un po’!), il tuo stato d’animo non sarà quello giusto.
Fai piazza pulita, scegli pochi oggetti che abbiano un senso per te e ti ricarichino.
HAI GIÀ UN ANGOLO TUTTO TUO DOVE LAVORARE? VUOI RACCONTARMI COME LO HAI RESO UNICO E PREZIOSO? SCRIVIMI, COSÌ QUALCHE TUA IDEA ORIGINALE POTREBBE DIVENTARE FONTE DI ISPIRAZIONE PER ME E PER TUTTE LE AUTRICI CHE TI LEGGONO.
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
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May 29, 2018
Una perla da leggere: La felicità non fa rumore
Letizia annuì, ma non era d’accordo con nessuna delle affermazioni di Simona. Non era d’accordo nemmeno con il verde acceso della sua camicetta, che riprendeva quello delle unghie, o con i suoi tacchi prepotenti sotto il tavolo, o con quella tinta repellente che si faceva ai capelli. Non puoi avere i capelli rossi, la carnagione bianca e la camicetta verde. E la parola “sventola” forse poteva andare bene per una come Simona, ma non c’era bisogno di travestirsi da bandiera per suggerirla.
La felicità non fa rumore, di Olivia Crosio. Giunti
Poiché maggio ha cinque settimane, quale modo migliore di completare i post del mese che con un bel consiglio di lettura?
Tra tutti libri che ho letto in questi giorni, il romanzo di Olivia è quello che mi ha regalato le emozioni più positive.
Hai presente le classiche “sciure” milanesi?
Se le hai presenti, in questo libro le ritroverai precise precise. Se non le conosci, imparerai a conoscerle benissimo.
Cosa più importante, con questo libro riderai. E molto.
Cosa ancora più importante della precedente cosa più importante, con questo libro ti ritroverai a riflettere sul senso delle apparenze, delle buone maniere, di quel vivere “socialmente accettabile” che cercano di inculcarti sin da bambina.
Sai di sicuro di cosa parlo.
Parlo di quando devi sorridere anche se stai male. Non devi infastidire gli altri con i tuoi problemi. Devi essere sempre carina, gentile, presentabile.
Devi vivere senza disturbare, senza occupare spazio, senza muovere l’aria al tuo passaggio.
Devi limitarti a osservare la superficie delle cose e di una vita patinata ma altrettanto sottile e inconsistente delle pagine di una rivista.
Insomma, la felicità non fa rumore. Proprio come non deve farla la vita di una signora per bene.
E se quella vita lì ti ritrovi a viverla anche tu, questo è, nella sua leggerezza, un libro terapeutico. Che ti permetterà di ridere della protagonista, Letizia, e allo stesso tempo di te stessa, se ti riconosci in lei.
Preparati. A volte sarà una risata amara, a volte liberatoria.
Io ho sorriso e riso. Ma mi sono ritrovata a fare i conti anche con somiglianze crude e crudeli. Con un senso di famigliarità che mi ha catapultata nella storia dandomi la sensazione surreale di trovarmi contemporaneamente tra le pagine di un libro e nella realtà.
Una realtà in cui smetti di essere te stessa per educazione, per rispetto, per affetto; ma quando ti stanchi e magari sbotti e tiri fuori qualcosa di te che ha diritto di esistere come tutto il resto, qualcosa che hai tenuto dentro perché ti hanno insegnato a farlo sin da bambina, ecco che le persone a cui hai dato tanto negando tanto di te, dicono che non ti riconoscono più. Quando in realtà non ti hanno mai conosciuta. Quando in realtà sono i primi a preferire la te “sociale”, costretta dai confini di un impeccabile galateo, più rassicurante e più gestibile, rispetto a quella vera. Ma non perché ti vogliono bene, solo perché conviene a loro.
Ecco, se hai dentro queste sensazioni, se sei stanca di vivere una vita sempre abbellita, edulcorata da filtri, leggere La felicità non fa rumore di Olivia Crosio sarà una lettura liberatoria.
E poi, preparati, perché ci sono molte situazioni esilaranti. Un (ex) marito fighissimo in piena crisi di mezza età. Un’amica che si dà al sesso occasionale extraconiugale. Una figlia ribelle (come lo sono tutte le figlie di oggi, che più pensano di essere grandi più si comportano da adolescenti). Nuove conoscenze, amori imprevisti, incontri tra “le nuvole”, amici a quattro zampe.
La scrittura? Mica potrò trascurarla, vero?
Be’, la scrittura di Olivia sa essere ironica e allo stesso tempo romantica; graffiante e sognante; sarcastica e poetica.
Io l’ho trovata perfetta per questo libro.
Ne vuoi un esempio? Ecco qua, la descrizione che Letizia fa di sua figlia Marta.
Si sentiva sola. La casa vuota, senza Marta alla quale sfuggire. Perché Letizia aveva timore di sua figlia. La spaventavano i capelli che assomigliavano ai raggi di un sole implacabile, quegli occhi sempre fiammeggianti, la voce che usciva calda dal petto come se ogni parola le nascesse direttamente dal cuore, l’energia che pareva capace di spostare gli oggetti, le persone, le case. Letizia non voleva essere spostata; voleva restare dov’era, al sicuro e all’oscuro. Quella figlia diventata indomabile non era più sua: apparteneva al mondo, adesso, aveva amici che lei non conosceva e turbolenze interiori che non le confidava. Era stata una bambina allegra e sempre sorridente, un po’ strana, diversa, forse, ma questo era stato un motivo di orgoglio per lei. A un certo punto, però, l’aveva smarrita. Era accaduto durante le scuole medie, quando i piccoli bronci che duravano lo spazio di poche ore si erano trasformati in musi di giorni, gli sguardi mortificati in lampi di sfida, le chiacchiere bambinesche in silenzi venefici. Marta era cresciuta, si era espansa come un fiume in piena, mentre Letizia si era ristretta, si era autoconfinata.
Qualcuno su Amazon lo ha definito un libro da ombrellone. Un ombrellone colorato, luminoso, divertente, ma anche ampio, robusto, di quelli che quando scoppia un temporale estivo sanno proteggerti e farti ammirare il mondo che ti circonda senza volare via di colpo e senza lasciarti indifesa sotto la pioggia.
TU HAI GIÀ LETTO QUESTO LIBRO? COSA NE PENSI?
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
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May 22, 2018
Una breve meditazione per stimolare la creatività
Lo ammetto, non sempre sono creativa. Anzi, ci sono giorni in cui mi sento una specie di sasso che se ne sta lì, senza un solo pensiero decente per la testa. Nonostante provi in più modi a ritrovare l’ispirazione, la mente mi sembra una spugna strizzata. Lo schermo di un televisore spento.
In quei giorni mi siedo comunque alla scrivania e magari, invece di scrivere, mi limito a rileggere il lavoro dei giorni precedenti, nella speranza che l’interruttore scatti e lo schermo mentale si illumini. Di solito succede, per fortuna.
A volte no.
In questi casi sai cosa faccio? Mi lavo i capelli.
Sì, lo so, stai guardando lo schermo a occhi strabuzzati, ma porta pazienza ancora per qualche riga e capirai.
LA CREATIVITÀ NON È UN MOTORE CHE PARTE A COMANDO
E quando non vuole saperne di mettersi in moto, è inutile insistere.
Se anche tu non sei figlia degli scooter che si accendono premendo un pulsante, ma hai dovuto sudare come me sui pedali di un motorino di vecchia generazione, sai che puoi provare a dare due, tre colpi di pedale, ma poi se il motore non parte, insistendo rischi solo di ingolfare tutto.
Lo stesso vale per la creatività, che ha bisogno di canali liberi per scorrere e non si costruisce con la razionalità.
Quindi?
Quindi, meglio distrarre la razionalità con altro, in modo che non si incaponisca su quel pedale.
Ma cosa centrano i capelli? Be’, io ne ho tanti, tantissimi! Se mi hai mai vista in foto o dal vivo lo saprai già. Inoltre sono ricci e (sempre come avrai visto in foto o dal vivo) io li porto lisci. Cosa vuol dire questo? Che per averli così devo darci dentro di spazzola e phon per almeno mezz’ora. Mezz’ora in cui la mia mente è in uno stato di trance tricologico. Mentre divido le ciocche, passo la spazzola e direziono il getto caldo, non penso. O meglio, lascio fluttuare i pensieri come durante una meditazione. Li osservo ma non li guido. E spesso, anzi, spessissimo, ecco che la creatività si risveglia. Perché diciamolo, un po’ fetente è, e decide di manifestarsi mentre sto facendo altro. I gesti ripetitivi e il pensiero razionale un po’ assopito lasciano lo spazio alle idee. Ricorrendo a un’altra immagine. Hai presente quando cerchi come una pazza le chiavi di casa e non le trovi? Ma, quando decidi di lasciare perdere, loro saltano miracolosamente fuori? In un certo senso, quando la creatività è inceppata devi dimenticarti di aver bisogno di lei.
Questo succede quando ti dedichi ad altro, ma questo altro deve essere qualcosa che non richiede la tua completa attenzione. Deve essere qualcosa che riesci a fare in modo automatico. Pigro.
Per esempio camminare.
O lavare i piatti.
Farti tagliare i capelli.
Farti fare un massaggio.
Oppure fare una breve meditazione, che attivi la parte destra del cervello, cioè quella preposta allo sviluppo del pensiero creativo.
E a proposito di meditazione. Te ne consiglio una breve ma piacevole che ho imparato durante un corso tanti anni fa. Serve proprio per attivare la parte destra della mente e richiede pochi minuti (ma nulla ti vieta di andare avanti finché vuoi).
MEDITAZIONE DELLA CREATIVITÀ
In piedi o seduta, prendi dei respiri profondi sospingendo l’aria verso il terzo Dan tian (un punto sotto l’ombelico, proprio al centro del tuo corpo). Rilassati per qualche minuto e osserva il respiro mentre attraversa questo punto centrale, facendo sollevare e abbassare la parte inferiore dell’addome. Ora sposta la tua attenzione verso il cuore. Quando inspiri senti il suo calore crescere e quando espiri spingi questo calore in tutto il corpo. Ripeti per qualche minuto a occhi chiusi, l’espressione serena, lasciando che il respiro rilassi tutto il torace.
Sempre manentendo questo respiro, apri gli occhi e muoviti. Cammina, osserva il mondo attorno a te, goditi le sensazioni senza riattivare la mente razionale, senza andare subito a caccia di idee. Cerca di non tornare immediatamente nella testa. E se per caso un’idea arriva, accoglila e prendine nota da qualche parte. Se non arriva nulla non importa, goditi la sensazione di rilassatezza.
Trovo sempre che queste pratiche, o rituali, siano molto potenti. Insegnano al cervello a staccarsi dal pensiero razionale e ripetute nel tempo rendono questo passaggio sempre più facile.
Immagino che la sera anche tu avrai un tuo rituale della buonanotte, vero? O avrai sentito parlare del fatto che la ripetizione costante di certi gesti aiuta la mente a capire che sta arrivando il momento di dormire. Lo stesso accade per la creatività. Trova un tuo rituale (come questa meditazione, o la mia abitudine di lavare i capelli!) per insegnare alla tua mente che è arrivato il momento di lasciarsi andare, chiudere la porta della logica e della ragione e aprire quella del pensiero creativo.
LE PRATICHE PER STIMOLARE LA CREATIVITÀ SONO MOLTISSIME. SU INTERNET NE TROVI UN SACCO. CI SONO ESERCIZI YOGA, DI TRAINING AUTOGENO O DI MEDITAZIONE TRASCENDENTALE. TUTTI SERVONO PER FAVORIRE LA COMUNICAZIONE CON LA PARTE DESTRA DELLA TUA MENTE. PROBABILMENTE ANCHE TU CONOSCI QUALCOSA DI SIMILE. SE TI VA CONDIVIDILO CON UN COMMENTO AL POST!
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May 15, 2018
Tre modi originali per (ri)trovare l’ispirazione
Ti vedo, sai? Te ne stai lì a fissare lo schermo in cerca di ispirazione. Magari ti sei già alzata dieci volte dalla scrivania per bere, per andare in bagno, per mangiare un pezzo di cioccolato (che si sa, magari non concilia la musa ma appaga benissimo il palato), per sgranchirti le gambe, per stendere un bucato… nella speranza che nella testa si accenda una lampadina.
Invece, niente.
Tutti dicono che le idee sono ovunque intorno a noi, ma a te, in questo momento, non ne viene in mente nessuna. Ti sembra di nuotare nel vuoto cosmico. Ti senti come se di colpo avessi tutti e quattro gli pneumatici della creatività a terra, senza un carro attrezzi in arrivo per chissà quanto.
Il carro attrezzi però oggi te lo faccio arrivare io!
Intanto, sappi che ci passiamo tutte, prima o poi, in questa fase terrificante degli pneumatici bucati. Ci passiamo, ci passeremo… succede. L’importante è saperlo e avere, appunto, il carro attrezzi sempre a disposizione.
Nel mio manuale SCRIVERE ROSA, ti ho raccontato alcuni metodi per ritrovare l’ispirazione e non rimanere mai a corto di idee, perciò ti consiglio di andare a guardare cosa dico lì. Il mio preferito? Senza dubbio quello di riviste e giornali.
Ogni settimana infatti, io compro una rivista e un quotidiano (se vuoi comprarne di più, liberissima, l’importante è che poi tu abbia almeno il tempo di sfogliarli davvero) da leggere alla ricerca di idee particolari, nuove, originali. Quando le trovo, le annoto in un file da tenere a portata di mano mentre scrivo. Queste idee possono servirmi come stimolo per una storia nuova o per proseguire una trama già iniziata ma che sta subendo una battuta di arresto.
Nella mia esperienza questo metodo mi garantisce minimo tre o quattro idee a settimana fresche e pronte da valutare. Un bel bottino, vero?
Oggi però ti voglio proporre altri tre possibili metodi, che non ho inserito nel manuale, molto simpatici e insoliti.
IL METODO DELLE CITAZIONI
Tutte amiamo le citazioni, le usiamo per arricchire i nostri profili social, per lanciare messaggi subliminali, per dire a nuora in modo che suocera intenda. Le teniamo sul desktop, sul video del cellulare, appiccicate sul muro. Scegliamo citazioni che ci ispirano, che ci fanno ridere, che ci commuovono. Citazioni che ci motivano. O semplicemente, citazioni belle.
Quelo che ti voglio consigliare è di rendere queste citazioni anche utili per la tua scrittura.
Ne hai già una preferita? Prendila e prova a vedere se ti suggerisce una storia, una svolta, un evento per un tuo libro.
Ti faccio un esempio. Scelgo a caso una citazione sull’amicizia di Dino Basili tratta dal sito AFORISTICAMENTE: “Alcune amicizie sono fatte a mano, la maggior parte in serie”.
Non so tu, ma io la trovo molto vera e interessante. Come la potresti usare, però, per arricchire una trama? Magari ragionando sui rapporti di amicizia all’interno del romanzo che stai scrivendo? Oppure inserendo tra i tuoi personaggi un gruppetto di amiche stereotipate?
Oppure potresti scrivere un romanzo in cui la protagonista, che è sempre stata un’amica “in serie”, per qualche motivo deve trasformarsi in un’amica “fatta a mano”, perché per esempio rischia di perdere qualcosa a cui tiene. Oppure, al contrario, si accorge di essere circondata da tante amiche senza sapere quali lo sono davvero e quali no e quindi decide di metterle alla prova.
Io trovo che sia divertente e apra la porta a molte possibilità. Provaci anche tu. Prendi una citazione e vedi che storia ti suggerisce.
IL METODO DELLE CANZONI
A volte le canzoni sono già delle storie. Raccontano qualcosa, ci dipingono un quadro.
A volte sono lampi che catturano la nostra attenzione. Stimolano emozioni.
Di sicuro anche tu hai una tua canzone preferita. Magari è quella del momento, magari è una canzone di qualche tempo fa. Quello che ti suggerisco di fare è di prendere il suo testo e leggerlo, strofa per strofa, cercando al suo interno un suggerimento.
Magari la tua canzone preferita può aiutarti con una sensazione, o magari con un evento. Magari dipinge un luogo o un conflitto.
Io adoro i Depeche Mode. Una delle mie canzoni preferite è Personal Jesus. Parla del fatto che quando qualcuno è importante per te, diventa una specie di divinità e tu ti aggrappi a lui per avere una misura della tua importanza. Allora perché non scrivere di una ragazza che vede in una professoressa un mentore, una guida, una divinità? Cosa accadrebbe se questa divinità le chiedesse di fare qualcosa di negativo? La ragazza la farebbe pur di non perdere l’approvazione di questa professoressa?
E viceversa, se fosse lei ad avere un grandissimo ascendente su qualcuno… arriverebbe a chiedergli/le di fare qualcosa di negativo sapendo che questa persona, pur di compiacerla, non si tirerebbe indietro?
IL METODO DELLA CONTAMINAZIONE
Sono sicura che anche tu, come me, guardi molti film e molte serie. Un modo originale per trarre ispirazione è provare a mescolarli. Pensa a quali sono i tuoi film preferiti. Io per esempio adoro Face Off, The Rock, Quel Mostro di Suocera, Stai lontana da me, Benvenuti al Sud e moltissimi altri. Tra i telefilm i miei preferiti sono Il Trono di Spade, Le Regole del Delitto Perfetto, Desperate Housewives, Fame, 24. Tu hai di sicuro il tuo elenco. Quello che ti propongo di fare è questo. Prendi uno qualsiasi dei tuoi film o delle tue serie preferite e incrocialo con un altro. Perché non pensare al romanzo di un avvocato che deve gestire le invidie e le insicurezze dietro le quinte del dorato mondo dei musical di Broadway? O la storia di una ragazza che porta sfortuna ma che deve a tutti i costi ingraziarsi i favori della futura suocera?
Se questa idea ti piace, fai un bell’elenco di tutti i tuoi film e di tutte le tue serie preferite, estrapola l’idea principale di ciascuno e prova a incrociarle tra loro. Cosa succede? Viene fuori qualcosa di interessante?
Oppure prendi le rispettive sottotrame e fai la stessa cosa. Individua cosa succede ai personaggi secondari e costruisci possibili intrecci.
Hai davanti a te possibilità infinte!
TI SONO PIACIUTI QUESTI TRE METODI PER RITROVARE L’ISPIRAZIONE? TI HANNO INCURIOSITA? SPERO DI SÌ. SE TU NE CONOSCI ALTRI E VUOI CONDIVIDERLI, SCRIVIMI. OPPURE LASCIAMI UN COMMENTO E RACCONTAMI SEI I MIEI SUGGERIMENTI TI HANNO AIUTATA A TROVARE L’ISPIRAZIONE GIUSTA PER UN NUOVO ROMANZO O PER PROSEGUIRE QUELLO CHE STAI SCRIVENDO. SAREI FELICISSIMA DI SAPERE CHE QUESTI CONSIGLI TI SONO STATI UTILI!
Photo Credits: Marina Montorfano aka M as Me
L'articolo Tre modi originali per (ri)trovare l’ispirazione proviene da Edy Tassi.
May 8, 2018
Un metodo per trasformare un’idea così così in un’idea wow? Qui te ne propongo dodici!
Nel mio ultimo post ti ho spiegato come riconoscere un’idea wow.
Il metodo è molto semplice e immagino che tu nel frattempo abbia già verificato quante delle tue idee corrispondano alle caratteristiche che ti ho indicato.
Tante? Ottimo!!!
Qualcuna? Benissimo.
Mettiamo però che tu in questo momento abbia in mente un’idea che hai provato a proporre timidamente a qualche amica, a tuo marito o magari a una casa editrice. Mettiamo addirittura che tu abbia già cominciato a creare e scrivere una storia, attorno a questa idea. I riscontri però sono stati tiepidi. Loro, quando tu raccontavi tutta piena di entusiasmo, ti guardavano come la classica mucca che guarda il treno. E ora che hai fatto la “prova wow” ti sei resa conto che la tua è un’idea così così. Però, caspita, è un’idea a cui tieni in modo particolare. Senti che deve esserci il modo per trasformarla in un libro, eppure non sai come.
Anche a me è capitato, sai? Anni fa volevo scrivere un libro basato su una mia esperienza personale ma che non aveva tutte le caratteristiche per essere un’idea wow. Parlo del mio secondo romanzo, Effetto Domino. In Effetto Domino, la protagonista scopre di avere un nonno di cui non era a conoscenza. Questa premessa, decisamente poco unica e che ricorda parecchi cartoni animati degli anni Settanta/Ottanta, uno fra tutti Peline, per me era però molto importante. Così ci ho riflettuto su molto e invece di abbandonare l’idea o di usarla per scrivere l’ennesima saga famigliare di una ragazza alla ricerca delle sue origini ho inserito elementi di suspense e l’ho trasformata in un romantic suspense (cioè una storia d’amore con dei risvolti gialli). L’operazione è riuscita molto bene e ancora oggi Effetto Domino è una storia di cui vado molto orgogliosa.
Quindi, come vedi, il modo per trasformare un’idea così così in un’idea wow esiste. Anzi, di modi io ne conosco ben dodici! Eccoli qui.
1. Se la tua idea a prima vista non contiene un nucleo di originalità, trovaglielo. Potrebbe essere un evento specifico che magari avviene a metà libro, o un’ambientazione particolare, il periodo. Sforzati di condensare in una frase quello che rende diversa la tua storia e che anche se hai già nella tua mente non hai ancora messo nero su bianco sulla carta. Fruga tra le tue sinapsi e cerca quello che forse già c’è.
2. Prova a cambiare genere, sesso dei protagonisti, periodo, ambientazione. Tenta con un elemento alla volta. Il tuo protagonista artista e refrattario all’impegno, così uguale a tanti altri, non potrebbe diventare una originale protagonista che crea opere d’arte sui sassi e abborda gli uomini nei bar? O quella storia così normale ambientata nella campagna lombarda, potrebbe diventare molto più interessante se la sposti in un resort esclusivo nei Caraibi.
3. Prova ad abbinare personaggi con caratteristiche contrastanti. Due amiche che più diverse non si può. Due colleghi che non si sopportano. Una coppia sul punto di divorziare che è costretta a fare un viaggio insieme. Prendi due opposti e costringili in una situazione in cui non possono separarsi.
4. Prova a calare la tua protagonista o il tuo protagonista in un contesto che non gli appartiene. La cosiddetta tecnica del “pesce fuor d’acqua”. Se lei è un maschiaccio, costringila in un contesto in cui deve comportarsi bene e viceversa. Se è ordinatissima, falle perdere qualcosa o falle trovare lavoro in una famiglia piena di bambini.
5. Prendi la tua protagonista (o il tuo protagonista) e immagina la cosa peggiore che potrebbe succederle. Se lei è una ragazza in cerca di lavoro, cosa potrebbe andarle più storto di così? Magari scopre di avere un problema di salute? Oppure si trova a dover prestare dei soldi a qualcuno a cui non può dire di no?
6. Prova a incrociare due idee così così. Abbinale e vedi se ne esce qualcosa di più interessante. A volte una sola idea può risultare insipida, ma mescolata a un’altra diventa esplosiva.
7. Prendi la tua idea e prova a capovolgerla completamente, vedi cosa esce lavorando sul suo esatto contrario. Lei scopre di avere una famiglia di cui non sapeva nulla? Invece di accompagnarla alla scoperta di tutti questi parenti, aiutala a scappare il più lontano possibile per non farsi rintracciare da loro, che sono determinati, chissà perché, ad avvolgerla nel loro caotico abbraccio.
8. Inserisci un limite. Di tempo, di luogo, di quantità. Se non lo hai previsto, prova a pensare a una scadenza entro cui i tuoi protagonisti devono fare qualcosa. Obbligali a non accumulare più di tre rimproveri per ritardo in ufficio. Costringili a non uscire da un certo perimetro.
9. Trasforma la tua idea in qualcosa di iperbolico. Portala al suo estremo. Il cattivo deve diventare cattivissimo, lo sfortunato sfortunatissimo, l’ingenua ingenuissima ecc.
10. Utilizzando la tecnica del “what if” cerca di trovare l’evento in grado di scatenare il conflitto iniziale più forte. Quello che si dice un inizio con il botto. Fallo esplodere subito e poi divertiti a ricostruire quello che la bomba ha mandato in mille pezzi.
11. Trasforma l’ambientazione in un personaggio. Una città inventata, un periodo storico (Adele Vieri Castellano ha fatto meraviglie con la sua Antica Roma).
12. Evidenzia il dilemma che deve risolvere il tuo personaggio principale. Trova il dubbio che può stimolare la curiosità delle lettrici di scoprire quale decisione verrà presa. Se i tuoi personaggi si trovano tra due fuochi, cosa decideranno di fare? Se la loro decisione andrà a discapito di qualcuno, cosa faranno? Evidenzia il dubbio, tiralo fuori, oppure crealo e inseriscilo, se non c’è.
COSA NE DICI?
QUALCUNO DI QUESTI METODI TI SEMBRA GIÀ APPLICABILE ALLA TUA STORIA? SAPPI CHE PUOI MESCOLARLI E CREARE UN NUMERO INFINITO DI POSSIBILITÀ. E SE HAI VOGLIA, LASCIA UN COMMENTO E RACCONTAMI COME HAI FATTO A MIGLIORARE LA TUA IDEA!
Photo Credits: Marina Montorfano aka M as Me
May 2, 2018
Le tre caratteristiche di una buona idea
Che idea fantastica! Ma come le è venuta in mente?
Scommetto che l’hai pensato anche tu, leggendo la quarta di copertina o il catch di un libro.
E di sicuro ti piacerebbe che anche le tue lettrici pensassero la stessa cosa dei tuoi romanzi.
Ti capisco. Ti capisco benissimo.
Chi non vorrebbe suscitare, con il proprio libro, l’effetto “wow”? Quando ho cominciato a scrivere, il mio primo desiderio era riuscire a suscitare proprio questa reazione. Chi avrebbe preso in mano il mio libro avrebbe dovuto morire dalla voglia di correre alla cassa, pagare e infilarsi nel primo bar a leggere per due ore.
Purtroppo, però, non tutte le idee sono idee “wow”.
Te ne sarai resa conto anche tu.
Se sei una lettrice, nulla di male, basta rimettere il libro dove lo hai trovato e passare ad altro.
Ma se sei la scrittrice?
Saper riconoscere un’idea “wow” quando ti viene in mente è fondamentale. Imparare a farlo ti eviterà di lavorare per niente, di fare ricerche inutili, di perdere la fiducia in te stessa (sì, succede anche questo, se cominci a dirti che a te di idee buone non ne vengono mai).
Anche io colleziono un sacco di idee così così. Quando sono in giro tengo sempre gli occhi e le orecchie aperte e prendo nota di tutto quello che mi colpisce. Se tu potessi vedere il mio cellulare o frugare nella mia borsa troveresti un sacco di appunti. Non tutti questi appunti però sono idee wow. Anzi! C’è sempre un sacco di “fuffa”, come dico io, che poi devo cancellare o buttare.
Ma nel tempo ho imparato a riconoscere quelle con del potenziale. Ti spiego come.
Il primo elemento che mi fa capire se l’idea è buona, è che sento prudere le dita dalla voglia di mettermi alla tastiera.
Di solito scrivere è una fatica. Se fosse facile non saremmo qui a parlare di trucchi e metodi per arrivare alla fine di una prima stesura, giusto? Scrivere non è come aprire un barattolo di gelato al cioccolato da mangiare a cucchiaiate sulla sdraio. Anzi, mangiare un gelato al cioccolato sulla sdraio è esattamente quello che potrei decidere di fare INVECE di scrivere se l’idea non è wow. Però ci sono idee che, come dire, mi fanno mettere il turbo e all’improvviso tutto quello che prima aveva la precedenza (lavoro, marito, figle… perfino tagliare le unghie al gatto, che non ho, o mangiare il gelato), diventa superfluo, posticipabile perché, caspita ho avuto un’idea wow e DEVO SCRIVERE.
Qui però siamo ancora nel campo del soggettivo. Un’idea che fa prudere le mani a me, magari non le fa prudere a te.
Esistono invece due parametri che mi sono resa conto accomunano tutte le idee “wow” in generale . Vuoi sapere quali sono?
Eccoli qui.
Una buona idea è famigliare in modo originale.
So che sembra una definizione contraddittoria, o quanto meno ingarbugliata, ma vedrai che non è così.
Una buona idea, normalmente contiene un elemento di originalità. Che non necessariamente deve essere una cosa mai vista, mirabolante, da effetti speciali. Ormai, come dice sempre una mia amica, Monica Lombardi, è stato già scritto tutto. Quello che devi fare tu è trovare il modo di scriverlo in modo diverso. Allora se la tua idea contiene in sé questo nucleo di diversità, sei sulla buona strada.
Il nucleo di diversità è la frase con cui tu condensi quello che la tua storia ha di diverso rispetto a tutte le altre simili. Guarda questi esempi, in parte cinematografici in parte letterari: in seguito a un intervento di chirurgia plastica, un agente dell’FBI e un terrorista assumono uno le sembianze dell’altro (Face Off); una ragazza si sostituisce alla sorella per partecipare a un torneo all’ultimo sangue tra adolescenti in cui solo un combattente può sopravvivere (Hunger Games); una studentessa aiuta segretamente un critico gastronomico che ha perso il senso del gusto a scrivere le sue recensioni (Vita segreta di una gourmet).
Superato l’esame originalità, devi sottoporre la tua idea a un’altra prova. Cioè, la tua idea deve parlare di emozioni con le quali le tue lettrici possano entrare in relazione. Questo è l’elemento di familiarità. La tua storia può svolgersi anche in un universo parallelo, nella preistoria o nello spazio, luoghi totalmente estranei alle tue lettrici, ma le emozioni dei protagonisti devono essere condivisibili. Riprendi i miei esempi e prova a indovinare le emozioni che possono suscitare le tre storie che ti ho indicato (ovviamente in modo sintetico). Rabbia la prima? Ansia la seconda? Desiderio di rivalsa la terza?
Infine, un’idea wow promette conflitto.
Se è da un po’ che bazzichi il mondo della scrittura conosci di sicuro questo elemento. Il conflitto è fondamentale. Senza conflitto non c’è storia. Il conflitto può essere implicito (come nel nucleo di diversità di Face Off) o esplicito (come nel nucleo di diversità di Hunger Games). Ti faccio un altro esempio. Meglio la storia di una ragazza che deve trovare lavoro e decide di inviare curriculum falsi alle più grosse multinazionali della città, o quella della stessa ragazza che si propone come dogsitter nel quartiere?
Infatti.
Ora tocca a te. Prendi la tua idea ed esaminala.
Contiene un elemento originale? Qual è? Prova a evidenziarlo come ho fatto io.
E se non lo trovi, domandati: come posso evitare di raccontare questa storia nello stesso modo in cui è già stata raccontata milioni di volte? Sforzati di trovare il tuo nucleo di diversità.
Poi cerca di capire quali sentimenti sono collegati a questa idea. Riesci a individuarli? Sono condivisibili dalle lettrici?
E infine cerca di capire se è un’idea che promette conflitto. Chi combatte contro chi? Perché? Qual è la posta in palio?
Se tutte le risposte a queste domande ti soddisfano, allora è molto probabile che tu abbia per le mani un’idea wow. Complimenti!
Ah, e se vuoi conoscere qualche trucco per trovare nuove idee, nel mio libro Scrivere Rosa, te ne consiglio alcuni. Provali e fammi sapere se ti sono stati utili.
Photo Credits: Marina Montorfano aka M as Me
April 25, 2018
Ci vediamo un giorno di questi
Come va in Austria? Fa un freddo parco?
Porto?
Porco?
Mamma che dici???
Non sono rapace!
Come primo post per le Perle se Leggi ti voglio proporre un romanzo recente ma non nuovissimo.
Si tratta di Ci vediamo un giorno di questi, di Federica Bosco.
Sono una lettrice forte ed è facile che, se non mi colpiscono in modo particolare, i libri si accavallino nella mia mente. Ma questo mi è rimasto impresso.
Ci vediamo un giorno di questi è come le montagne russe. Mentre leggi passi dal divertimento alla commozione in un continuo saliscendi, proprio come accade su un vagoncino al luna park, che ti fa salire il cuore in gola un istante prima e ridere e urlare a perdifiato quello successivo.
Quello di Federica Bosco è un romanzo molto veloce, incalzante. Affronta tantissime problematiche, tantissime situazioni, e te lo consiglio proprio per questa sua ricchezza di contenuti ed emozioni.
La storia è quella di due amiche, Caterina e Ludovica, molto molto diverse tra loro. Caterina è la classica ragazza vulcanica, un po’ irresponsabile, che fa sempre tutto quello che vuole, sicura di farla franca e che quando non ci riesce tende a condividere le proprie responsabilità con gli altri. Ludovica è la ragazza più seria, giudiziosa, affidabile.
Queste due amiche condividono un lungo periodo della loro vita, poi si separano e si ritrovano. Proprio in questo loro ritrovarsi inizia il viaggio sulle montagne russe. Caterina e Ludovica affrontano le problematiche tipiche di molte donne: la manipolazione maschile, la gelosia, essere madri single, guadagnarsi da vivere, soddisfare le aspettative altrui, non mettere in discussione i ruoli.
Leggendolo mi sono ritrovata a sorridere, ridacchiare e anche piangere.
E trovo che sia un perfetto esempio di come, la realtà femminile, la psiche femminile, l’emotività femminile siano così sfaccettate e ricche e complicate, che per raccontarle in un libro bisogna addirittura suddividerle in due personaggi distinti anche se, ne sono sicura, nella realtà tutto questo mondo possa abitare in una sola persona, in ognuna di noi.
Se lo leggerai, infatti, sono certa che non potrai riconoscerti solo in Ludovica o in Caterina, ma che ti accorgerai di essere un po’ entrambe.
Noi donne siamo fatte di questa magnifica, terrificante complessità che Federica ha dovuto scindere in due persone diverse perché non risultasse debordante.
Ci vediamo un giorno di questi parla di amiche che litigano, che si soccorrono, che riescono a costruire un percorso in cui diventano indispensabili l’una all’altra.
In giro ho visto qualche recensione secondo cui il libro affronta le tematiche in modo un po’ affrettato.
Posso dirti che sì, altri autori avrebbero dedicato a ciascuna di esse un libro intero. Federica invece ha scelto questo ritmo serrato. L’avvicendarsi degli eventi è frenetico, non ti lascia tempo di abituarti, ma io l’ho vissuto come un altro modo di rappresentare la realtà. Quante volte, nella vita di tutti i giorni, non hai tempo di riprenderti, di riposarti, di far calmare le acque che già sei travolta da qualcosa di nuovo? Quante volte vorresti annoiarti, desidereresti un momento di noia o almeno di calma e non puoi?
Senza contare che, nella scrittura di Federica Bosco, spesso una riga vale una pagina e una pagina un capitolo.
La storia di Ludovica e Caterina è, a mio parere, davvero una perla che ti consiglio di leggere. E rileggere.
A volte per far nascere un’amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica invece non esiste spazio per il rischio solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po’ di responsabilità nei giorni dell’amica dominati dal caos. Un’equazione perfetta. Un’unione senza ombre dall’infanzia alla maturità, attraverso l’adolescenza, fino a giungere al punto in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check-in, un muro costruito meticolosamente che la difende da ogni urto: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E inaspettatamente travolge. Dopo un’esistenza passata da Ludovica a vivere della luce di Caterina, ora è quest’ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente
Photo Credits: Edy Tassi TradAutrice
April 17, 2018
Quattro facili esercizi da provare se soffri di mal di testa
Collo teso, spalle rigide…
Se come me anche tu svolgi un lavoro sedentario probabilmente conosci bene questi doloretti.
È una cosa normale quando si trascorre tanto tempo seduti alla scrivania, davanti a un computer, o con la testa china a leggere o studiare documenti.
Tuttavia, questi doloretti, se trascurati, possono degenerare in qualcosa di più fastidioso.
Infatti, quando lavori troppo al computer rischi di accumulare eccessiva tensione proprio nel collo, nelle spalle e nell’articolazione della mandibola, tensione cosa che di solito è l’anticamera della cefalea tensiva (il nome è chiarissimo, no?)
Per questo motivo, se vuoi evitare quel dolore sordo dietro la nuca, sopra gli occhi o ai lati del naso, l’ideale è staccare ogni due o tre ore di lavoro per rilassare in modo mirato i muscoli coinvolti.
Come?
Con i quattro facili esercizi che ti spiego qui sotto.
Li ho trovati diverso tempo fa su Ok Salute, la rivista che vendono in farmacia, e secondo me funzionano molto bene. Io sono un soggetto emicranico, chi mi conosce sa che soffro spessissimo di emicranie e cefale, perciò posso sembrare la persona meno adatta per parlare di esercizi che ti fanno evitare i mal di testa. In realtà, da quando metto in pratica questi, la situazione è migliorata in modo significativo perché mi aiutano a rilassare i punti del corpo più messi alla prova da questo tipo di lavoro e quindi ho pensato di condividerli con te.
Si tratta di tre esercizi molto semplici che non richiedono attrezzi o spazio. Quindi niente scuse. Anzi, sai una cosa? Alzati proprio adesso e comincia a eseguirli mentre leggi il mio post!
Esercizio Uno
In piedi, appoggia bene i talloni, i fianchi e la cervicale (cioè la parte bassa posteriore del collo) a un muro. Senza muovere il resto del corpo, spingi le spalle indietro, a contatto con un muro, e poi portale in avanti, ritmicamente, ripetendo 8-10 volte.
Esercizio Due
Con il corpo e la testa appoggiati al muro, muovi la testa in orizzontale, spingendo bene avanti e indietro il mento, ripetendo per 8-10 volte.
Esercizio Tre
In piedi, incrocia le dita dietro al collo e inarca il capo in alto e all’ indietro opponendo resistenza con le mani, per 8-10 volte.
Esercizio Quattro
Da fare a metà giornata, per esempio durante la pausa pranzo, oppure alla sera, quando hai finito di lavorare.
È un esercizio di rilassamento molto semplice che serve per rilassare tutti i muscoli della mandibola, perché quando lavori e ti concentri spesso tendi a serrare inconsapevolmente i denti.
Siediti su una poltrona comoda, in una stanza tranquilla e silenziosa. Se vuoi, puoi mettere attorno al collo e sulle spalle un asciugamano che hai fatto prima scaldare sul calorifero, oppure uno scaldacollo elettrico. Poi apri la bocca e lascia cadere la mandibola per 10-15 minuti, respirando con calma.
Facili, no? Prova a praticarli con costanza per un po’ e poi fammi sapere se anche tu li stai trovando utili.
SE CONOSCI UN ALTRO ESERCIZIO CHE PUÒ FARE AL CASO NOSTRO, RACCONTACELO NEI COMMENTI, TE NE SAREMO TUTTE GRATE!
Photo Credits: Edy Tassi Tradautrice