Iaia Guardo's Blog, page 68

September 1, 2017

Il Tonno con l’aceto balsamico e i Soba con lo zenzero

L’ennesima ricetta di ridicola preparazione? Eccola! Il tonno scottato con la salsa teriyaki è un must della cucina giapponese e ne ho parlato così tante volte qui sul Blog che davvero: meglio tacere. È uno dei piatti preferiti del Nippotorinese e per questo in casa, quando è il periodo, lo faccio molto spesso. Con il fermo biologico adesso trovare del tonno è praticamente impossibile e questa ricetta risale a un bel po’ di tempo fa, ma l’idea di farlo anche con dell’ottimo pesce spada male non è. Un pranzo o cena completo, scenograficamente accattivante e leggero. L’aceto balsamico deve però essere pregiato e invecchiato affinché il gusto si esalti ancora di più. Basterà scottare semplicemente su una piastra rovente il pesce lasciandolo leggermente crudo all’interno e condire semplicemente con l’aceto e una manciata di semi di sesamo neri o bianchi come preferisci. Per i soba niente di più facile. Li ho cotti in un infuso di zenzero, ovvero mentre l’acqua bolliva in pentola ho messo un tocchetto di radice di zenzero. Cotti i soba ho tolto la radice e ne ho aggiunta un po’ grattugiata fresca. In un pentolino a parte ho cotto in pochissimo olio extra vergine di oliva dei pezzettini di tonno e ho messo anche pochissima polvere di wasabi. Soba e condimento nella pentola dove ha cotto il tonno, bella girata e via. Servito.


 


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C’è da dire inoltre che i servizi orientali o comunque il modo di servire le pietanze, come ribadisco da due secoli giusto per non esagerare, sono fondamentali per appagare anche il nostro appetito. Che sì, non dipende solo dalla quantità del cibo ma anche dalla cura, dalla presentazione e dal contesto. Seppur semplicissimo un servizio può davvero ribaltare tutto. Non credo alla fesseria dei colori perché negli anni ho sentito dire pure scemenze sui piatti blu e gialli. Parlo di cura, come sempre. Coccolarsi, curarsi e non mangiare sempre nei soliti piatti può di certo appagarci e questa sensazione può riflettersi anche sul senso di sazietà generale.[image error] [image error]


 

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Published on September 01, 2017 03:00

August 30, 2017

I Dorayaki con la marmellata di Toku


Delle ricette della Signora Toku (nel film dicono Tokù, con l’accento) ti ho parlato qui. 


Le ricette della Signora Toku, tratto dal romanzo di Durian Sukegawa, è un film di Naomi Kawase che ha aperto il Festival di Cannes nel 2015. Centonove minuti di poesia che puoi trovare anche su Sky On Demand. I protagonisti del film sono tre: Kirin Kiki nei panni di Toku, Masatoshi Nagase come Sentaro e Kyara Uchida che interpreta Wakana. Se non hai voglia di cliccare quel link, e lo capisco, ti faccio un breve riassunto.


Sentaro è un cuoco stanco e svogliato che prepara dorayaki in un piccolo chiosco nella periferia di Tokyo. Sono pochi gli habitué, soprattutto liceali in cerca di un ritrovo per pettegolezzi che non risparmiano sarcasmo circa la bassa qualità del prodotto, anzi ne sottolineano addirittura in apertura la scarsa igiene. I dorayaki, famosissimi negli anni 80 grazie a Doraemon, altro non sono che una sorta di pancake in formato mignon ripieni di anko/an, ovvero una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki. Il dorayaki prima del novecento era singolo, mentre adesso viene servito in questo modo imbottito. Si chiama così perché Dora significa gong, molto probabilmente perché la forma ricorda eccome lo strumento. L’anko/an è ampiamente utilizzata nella cucina giapponese come ripieno di alcuni dolci, perché la tradizione nipponica non ha mai vantato chissà quale varietà dolciaria. Con l’anko i giapponesi ci condiscono anche il gelato. Ed è proprio questa salsa speciale la protagonista indiscussa in stretta relazione alla deliziosa, poetica e indimenticabile Signora Toku. Un’anziana e adorabile donna che non farà fatica a entrare nel cuore. Si farà largo molto velocemente tra i tuoi ventricoli. Si accomoderà e non andrà mai più via.


Un giorno si presenta al chiosco di Sentaro per proporsi come aiutante “ecco così è come si scrive il mio nome, tenga” a una paga bassissima. La proposta apparentemente surreale  viene rifiutata ma Toku non demorde e dopo aver assaggiato i dorayaki di Sentaro, che reputa abbastanza buoni, critica -seppur con tatto e dolcezza- l’anko e per avvalorare l’amore che nutre nei confronti della marmellata di fagioli che cuoce da oltre 50 anni ne porta un giorno una bella porzione a Sentaro. Che ne rimane folgorato.


 


 


 


 


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La storia, per quanto qualcuno l’abbia volutamente criticata a suo dire perché piena di cliché, porta dentro quella magia che nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare. Perché solo dimenticandola -o non avendola nel cuore- riuscirai a non commuoverti. Toku è delicata come un fiore di ciliegio ma forte al tempo stesso. Parla con i fagioli e li ascolta. Lascia familiarizzare i fagioli con lo zucchero come fosse un primo appuntamento tra di loro. Tende l’orecchio per capire se riesce ad avvertire quanti giorni di pioggia hanno vissuto quei fagioli e come è stato il vento quando sono volati via.


Bisogna ascoltare il viaggio dei fagioli. Perché tutto quello che esiste nel mondo ha un suo linguaggio e bisogna imparare ad ascoltare. Fondamentalmente Toku ci ricorda la semplicità. Non ho resistito e il giorno stesso ero lì che preparavo i dorayaki. Li avevo fatti in passato, ma giusto per curiosità. Fondamentalmente sono una sorta di pancake ma la loro particolarità è appunto l’imbottitura con la marmellata ai fagioli rossi, tipico ingredienti dei pochi dolci giapponesi. Adesso però il dorayaki, grazie a Toku, mi ricorderà il viaggio dei fagioli, di come si debbano ascoltare i vari linguaggi e soprattutto quanto impegno debba esserci nel sentire. E non soltanto nell’ascoltare distrattamente.


 


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Per 6 Dorayaki farciti e quindi 12 singoli ti occorreranno:



200 grammi di acqua
260 grammi di farina 00
2 uova medie
5 grammi di lievito per dolci
30 grammi di miele
150 grammi di zucchero a velo

 


Metti i secchi -farina, lievito e zucchero a velo- dentro una ciotola e poi aggiungi le uova, il miele e l’acqua a temperatura ambiente. Gira per bene con la frusta in modo da rendere il composto liscio e omogeneo. A quel punto olia la padella -antiaderente tipo quella delle crepes- e procedi. Puoi ungere con olio o burro, questo lo decidi tu. Il fuoco, come nella preparazione dei pancake classici, non deve essere eccessivo. Prendi con un mestolino l’impasto e poco per volta forma dei cerchietti. Fai cuocere fino a quando non si staccano da ambo i lati. Non devono diventare troppo scuri e poi continua fin quando l’impasto è finito. Occorreranno circa due minuti e mezzo quasi tre per lato. Chiaramente puoi imbottirli come preferisci ma con la marmellata di fagioli rossi avrà tutto un altro sapore. Magari la prima volta farai fatica ad ascoltare i fagioli. È normale e lo ha detto anche la Signora Toku, ma pian pianino ci riuscirai. La marmellata di ognuno di noi sarà sempre diversa ma solo ascoltando gli ingredienti e noi stessi un giorno riusciremo a raggiungere quell’equilibrio che sa tanto di magia.


 


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La marmellata della Signora Toku

Si deve preparare di mattina presto, come dice la Signora Toku. La prima cosa da fare è guardare i fagioli e metterli a bagno. Si devono controllare prima di metterli a bagno però. Bisogna farlo perché può capitare che qualcuno non sia buono e renda amara la marmellata. Dopo essere stati in ammollo una notte devono essere privati dell’acqua, che risulterà torbida, e risciacquati per bene. Si mettono sul fuoco con dell’acqua pulita e si cominciano a cuocere per qualche minuto. Quando cominciano a far fumo bisogna scolarli di nuovo e rimetterli nel fuoco coperti di acqua. E lasciare andare a fuoco basso per un bel po’ di tempo. Il risciacquo occorre affinché la marmellata non risulti amara. L’acqua va versata lentamente e non deve essere troppa, raccomanda la signora Toku. Quando l’odore del vapore cambia, dice la signora Toku, ci siamo. L’acqua comincia a scarseggiare e quindi a fuoco spento devono riposare un po’.

“Bisogna accoglierli nel mondo giusto i fagioli. Si sono disturbati ad arrivare da noi. Dalla terra in cui erano”.


Bisogna poi avvicinarsi alla pentola e ascoltarli. Si stanno per raffreddare e quindi adesso che i fagioli caldi si rompono con facilità bisogna aggiungere solo un filo d’acqua piano piano. Fino a quando si forma una schiuma. La schiuma amara che dovrà andare via dalla pentola. L’acqua deve diventare limpida e deve scorrere piano piano.


Una volta andata via la schiuma bisogna scolarli e rimetterli sul fuoco con lo zucchero con pochissima acqua rimasta. Devono stare così almeno un paio d’ore a fuoco basso basso. Bisogna stare attenti perché i fagioli adesso bruciano facilmente. Bisogna mescolare -non in modo brusco e con mano leggera- fino a quando si sfaldano lentamente e incontrano lo zucchero. Piano piano gentilmente. Non si devono schiacciare e poco a poco. Piano. Devono squagliarsi e bollire piano piano. Adesso per finire è il momento dello sciroppo di glucosio. Tutto insieme nella pentola e girare, girare girare lentamente. Bisogna aspettare che lo sciroppo di glucosio si sciolga. Una volta successo versare su una teglia.


Lasciare raffreddare e adesso sì che puoi incontrare la tua marmellata e la magia. E anche la Signora Toku.


 


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Published on August 30, 2017 01:30

August 28, 2017

La Torta salata che ti salva la vita (ma non la mente)

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Quando non so cosa preparare all’antipatico torinese sai che faccio? La Torta salata. Ma di quelle proprio così, eh.  Del resto è già da un po’ -leggi tutto agosto- che sto promuovendo “pubblica la ricetta più ridicola che c’è”. In pratica cosa faccio? Acchiappo la brisée pronta e la sbatto nel carrello. Prendi la ricotta, le uova e gli spinaci SURGELATI. Sì, perché adesso io non voglio essere ricordata come la signorina gne gne gne che compra solo verdura di stagione, tutto sano, healthy e blablablbla. Voglio essere ricordata come lei che -soprattutto in estate- sbatte sul tavolo verdure anche surgelate. Ne ho il diritto!


Acchiappi una ciotola e ci butti dentro la ricotta, o un formaggio spalmabile a caso. Orientativamente per una brisée io metto circa due confezioni, che si aggirano intorno a un totale di 500 grammi, perché mi piacciono belle alte alte. Al Nippotorinese così alte non piacciono. Ma vaglielo a spiegare che non me ne importa niente: è importante l’effetto della ricetta in foto. Mica come piace a te! (come sto andando?). A quel punto tre uova sono perfette. Giro. Faccio cuocere gli spinaci con poco olio e aglio (che poi tolgo) e li profumo con la scorza grattugiata del limone (è una fissa, lo so). Aggiungo le uova, olio e sale e giro. Parmigiano? Evvabbè, ma se non è troppo lontano il frigo. Svogliatamente e lamentandomi. Perché è il periodo giusto per lamentarsi questo. Almeno fino a settembre possiamo e dobbiamo lamentarci del caldo, delle ferie mancate e della vita triste e infelice, ok?


Acchiappo la brisèe e ci butto dentro il ripieno e se proprio voglio esagerare faccio le listarelle. Ma devi trovarmi nel giorno sì, altrimenti manco quelle faccio. In forno per 40 minuti a 190 e via. Una torta che chiaramente può essere declinata in infinite variazioni e che può essere servita come piatto unico, magari con una bella insalatona. Per me solo insalatona, perché davvero: oltre quella e chili di gelato in estate proprio non ce la faccio.


Perché nessun dottore ha inventato la dieta del gelato? Io vi amo e vi stimo ma. Impegnatevi per far sì che tutto questo un giorno sia possibile. Perdi sette chili in una settimana mangiando dodici chili di gelato al giorno. Sono sicura che possiamo farcela insieme. Basta volerlo!

(adesso toglietemi il computer e chiamate uno psichiatra)


Domandona: ma queste foto molto dark ti piacciono o no? Mi interessa tantissimo la tua opinione e mi faresti un regalo. Grazie!


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Published on August 28, 2017 03:00

August 25, 2017

Un pranzetto veloce per la fine dell’Estate. Due idee facilissime!

Ma chi ha voglia di cucinare? Io sì, ma è caso patologico che non prenderei in considerazione. Oggi non è che ti mostri chissà che (sottotitolo: non che lo faccia mai, in effetti) ma di sicuro è un pranzetto veloce, completo, sano e molto gustoso. L’ho riproposto al Nippotorinese diverse volte e anche ad amici. Ha sempre avuto un sacco di successo questo accostamento -nato per caso e per fretta- e non chiedermi perché fa sempre un figurone come se avessi cucinato chissà cosa. Servono di sicuro dei gamberoni freschissimi (che se li sguscia il Santo Pescivendolo è sempre meglio) e dell’ottima maionese. A me piace farla in casa con il Bimby. Sembra un’operazione difficilissima ma in realtà basta infilare dentro tuorlo, limone e olio extra vergine d’oliva e in un nano secondo la magia avviene. Se ne cerchi una valida a detta del Nippo la Heinz è quella migliore, a buon mercato e facilmente reperibile. Ho fatto questa versione anche senza maionese. E cosa ho usato? Yogurt greco naturale zero grassi. Lo so che adesso vuoi tirarmi un ceffone e urlarmi “I gamberoni con lo yogurt?! Ma sei matta?!”. Sì lo sono ed è un dato di fatto ma ti assicuro che potrai stupirti non poco, e poi diciamolo se vuoi stare attenta ai maledetti grassi abbandonare l’idea della maionese non è una cattiva idea. A quel punto metti maionese (o yogurt) dentro la ciotolina e aggiungi della curcuma. Il gioco è fatto! Puoi ovviamente, manco a dirlo, mettere zenzero, curry o spezie che preferisci ma con la curcuma e un po’ di sale lo sposalizio è perfetto. Non ti resta che glassare leggermente i gamberoni con del miele. Come? Spennellando pochissimo miele sui gamberoni e arrostendoli a fuoco alto senza cuocerli troppo. Servi i gamberoni caldi con questa salsetta e cospargi di semi di chia. Il gioco è fatto. Sembra un piatto da vero gourmet, e in effetti lo è, ma lo hai preparato davvero in pochissimo tempo.


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A me l’avocado piace praticamente in due modi. Il primo è con salsa di soia e wasabi e il secondo semplicemente con olio, sale e niente fronzoli in più, ma da quando l’ho abbinato per curiosità a delle erbe aromatiche me ne sono innamorata. L’accostamento che ti propongo è semplicissimo: basilico e pezzi di limone. Tagli l’avocado e lo irrori con il succo di limone, metti dei pezzettini di limone non trattato e anche un po’ di scorza grattugiata e del basilico. Olio extra vergine d’oliva se vuoi (a me non piace) e aggiusti di sale. A destra del piatto vedi del cous cous di grano saraceno, che ultimamente è la mia passione. Semplice così. Lesso e senza nulla altro. In questo modo proponi un piatto total veg e anche uno a base di pesce. Niente di che dirai tu e sono d’accordo, ma.


Ma con un quid interessante.


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Published on August 25, 2017 03:00

August 23, 2017

Seduti a un tavolino sotto le stelle. E le telline.


Un primo veloce e gustoso che ti catapulterà su una terrazza a strapiombo sul mare. Seduti a un tavolino tondo con le ceramiche di Caltagirone tra le stelle e i profumi di Sicilia.


Le telline sono molto amate nella mia famiglia. Mia nonna e mia mamma ne vanno pazze. Le mangerebbero (condizionale errato perché effettivamente il tempo verbale dovrebbe essere indicativo, ergo le mangiano) ogni giorno d’estate. Quando ero piccola guardavo mamma e le chiedevo “Ma non è stancante? Sono piccole piccole”. Lei sorrideva e continuava a mangiucchiarle con quello sguardo da eterna bambina. A me piaceva che lei poi mi regalasse i gusci. Li lavavo per bene, li conservavo. A volte li dipingevo. Altre volte facevo dei quadretti dopo averli attaccati a dei fogli. Altre volte creavo delle collane mai indossate insieme ai gusci vuoti di occhi di bue che pescava papà.


Non mi sono mai piaciute le telline, eppure questi piccoli gioiellini evocano così tanti ricordi che non so neanche bene trattenere le emozioni e le parole. Terrazze sul mare, la risata di papà, gli occhi infantili di mamma, nonna contenta che mi dice “Evviva le telline!”.


Non nascondo che vederle in pentola è sempre un tuffo al cuore. Di quelli senza risalita. Ma come faccio sempre. Chiudo gli occhi, chiedo di perdonarmi e le servo a mamma. Un pegno d’amore per rivedere quegli occhi, quel sorriso e rivivere quegli indimenticabili ricordi.

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Published on August 23, 2017 02:11

August 21, 2017

La zucchina lunga con le patate

“A zucchina longa”, la zucchina lunga, zucca da pergola (leggo su Santo Wikipedia), Lagenaria longissima nota anche come la zucca serpente di Sicilia, appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee e questa ricetta che ti sto per mostrare se la contendono varie regioni. Ora io che non voglio assolutamente creare fazioni di nessun tipo ti dico che siciliana, campana, pugliese che sia questa minestrina estiva è buona, ergo va bene così. È di tutti, facciamo così?


Queste zucchine possono superare il metro. Il sapore e anche la buccia sono totalmente diversi dalle zucchine classiche. Si preparano in diversi modi e sono eccezionali anche fritte (ma anche farci una bella parmigiana di zucchine un’idea malvagia non è) ma “la morte sua” è con le patate e il pomodorino. A me questa minestrina estiva ricorda tanto la mia infanzia, insieme alla pasta che taddi (con i tenerumi). La preparava spesso la mia nonna e oggi Santa Signora Pina (sempre Santa) mi ha regalato anche la sua versione. Sono piccole variazioni che fanno sempre la differenza ma che raccontano storie infinite che odorano di ricordi e bellezze.


La raccolta di questa zucchine avviene tra Giugno e Settembre e spero tanto che in qualunque posto tu sia possa provarla. Occorrono pochissimi ingredienti ed è proprio questo che la rende eccezionale.


 


 


 


 


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La Ricetta

Fai una salsetta in casa (alcuni mettono il pomodoro a pezzetti ma con la salsa fatta in casa è davvero un’altra storia) facendo bollire dei datterini. Togli la buccia e passali. Aggiusta di sale e metti da parte.


In una pentola lascia andare della cipolla con olio extra vergine d’oliva e tuffa dentro la zucchina tagliata a piccoli quadrati. Poi le patate. Copri con poca acqua e continua la cottura finché tutto è cotto. Aggiungi la salsetta di pomodoro fresco e profuma con del basilico. In molti aggiungono anche il pecorino siciliano grattugiato o la ricotta salata prima di servirla. Altri semplicemente il parmigiano. In qualunque versione è davvero gustosissima e indimenticabile.


 


 


 


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Published on August 21, 2017 03:00

(Avrò) Cura (di te) – La nuova sezione di Maghetta.it

È arrivato il giorno,  21 Agosto (il contrario di 12, sì) e io non vedevo l’ora di aprirti una nuova porta del Maghetta.it. Mi forzerò di essere sintetica, prometto.


Oggi ti parlo di: Cura.


Da sempre ho voluto rendere Maghetta una sorta di casa dove trascorrere del tempo insieme. Mi sono fermata alla cucina semplicemente perché i lavori sono andati a rilento, per vicissitudini personali. La cura è, come concezione, un omaggio a quell’ “Avrò cura di te” di Franco Battiato, perché sa di origini e certezze. È un posto dove si ha cura delle cose. Degli oggetti sì, ma soprattutto del corpo e della mente. È un hammam dove sciogliere negatività e rinascere. All’inizio di questo percorso vedrai solo me, ma come ho sempre sognato non sarò sola e si aggiungeranno -come nei più indimenticabili viaggi favolosi, come nel Paese delle Meraviglie e Oz- compagni di viaggio e di vita. Dopo la cucina e le chiacchiere ai fornelli passiamo insomma al salotto per chiacchierare di film e libri, al bagno per una maschera naturale all’argilla, nella cabina armadio per guardare un po’ le borse preferite e gli ultimi acquisti, nel laboratorio per un do it yourself o l’ultimo disegno. Passando per il giardino e giocando con Koi. E non finisce qui.


Io non sono una food guru e non lo sarò mai. Io non ho aperto un blog per cambiare vita e avere un mestiere perché non ho mai voluto cambiare nulla della mia vita. E un mestiere, fuori dalla rete, ce l’ho. E ne sono grata, felice e onorata. Tutto questo è necessario per la mia anima. Per ricordarmi che riesco a non mortificare mai la mia essenza creativa e creatrice (e per sfogarmi, dai). Non sono insomma una food blogger, una beauty guru, non sono una figura che ti insegna qualcosa (e non mi piacciono i titoli, si è capito). Io ti faccio compagnia e sogno con te, questo sì. Una Dream Guru? Possiamo coniarlo?


È un’idea che ho da sempre ma poi con il canale Youtube ho capito che davvero ti interessava saperne di più di Koi, della maschera in tessuto e dei miei aggeggi di cartoleria, del mio ultimo aggeggio elettronico, delle mie app preferite e dei miei modi strambi di catalogare tutto ma con il famoso “tassello mobile” che ribalta tutto. Davvero ti interessava capire come avevo sistemato i cassetti e come avevo sistemato il salotto. E incredibilmente mi ringraziavi per le idee; quelle che io non potevo mai immaginare ti sarebbero state davvero utili. È inutile immergermi nella filosofia più spinta del cyberspazio perché non ne ho competenza ma ormai siamo tutti qui a cercare su Pinterest qualsiasi cosa, su Youtube un tutorial e su Google qualcosa che non conosciamo. Lo faccio io costantemente e suppongo anche tu. O perlomeno la stragrande maggioranza. La vita si è spostata anche qui tra questi tasti, lettere e immagini. Non c’è più un divario netto tra reale e virtuale. Una vita fatta di continui input che ti fanno a volte saltare il cervello per il sovraccarico di informazioni. Ci sono poi angoli in cui ti senti a casa, però. Capita anche a me. Mi sento a casa guardando i disegni di Ombretta e le foto delle giornate di Giulia. Mi sento a casa guardando il mare che postano Ale e Cri. I centoquaranta caratteri di Stefano. Le illustrazioni di Martino. E le corse di Sandro.


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Ecco io vorrei che tu provassi la stessa cosa con me; che qui ti sentissi a casa, tra un sovraccarico di informazioni e altro. Vorrei che tu entrando qui sfogliassi anche molto svogliatamente tutto. Come quando ti lanci sul divano e non ne vuoi sapere di più. E troverai, oltre che torte e dolcetti ad aspettarti corredati da deliri, anche me che ti mostro l’ultima borsa, ti parlo del mio nuovo progetto della Cucina vittoriana, o passo con i bagel in mano e la maschera in tessuto all’avocado. Poi mi fermo e ti dico: ma sai che quella della Sephora non ha nulla a che invidiare a quella di Tony Moly?


Vorrei essere un po’ casa tua nella rete. O anche solo una piccola stanza, dai. Una casa è troppo, scusa. Un rifugio sicuro. Io non sono migliore di te e te lo ripeto da quanti anni? E non lo faccio per fare la piaciona, perché sono molto sicura di me come donna e professionista, ma perché lo sento. Il giorno che non lo sentirò più semplicemente pagherò il dominio -per affetto- maghetta.it e ci sarà la scritta: arrivederci. Io non sono migliore di te. Non ti insegno niente. Non voglio influenzarti in nulla, però ecco mi piacerebbe che tu venissi qui con la certezza di trovare una vecchia amica chiacchierona che delira. Che quando digiti l’indirizzo ti venga in mente sorridendo: vediamo che ha combinato oggi quella scema di Iaia?!


Sarà, come sempre, basato tutto sul “Blog vecchio stile”, ovvero quello della chiacchierata poco formale e per nulla professionale. Farò come nel food ho sempre fatto: cucinando con i prodotti che compro e scelgo io. Parlandoti delle cose che compro e scelgo io. Libera di chiacchierare, senza hashtag, senza rimandi a link, senza copia e incolla, senza codici sconto e nulla. Voglio ancora una volta non fare delle scelte seguendo una linea comune, o comprensibilmente un modus perché ci si lavora e ne ho pieno rispetto, ma seguendo la mia linea. Sempre e comunque. Il mio modo di pensare ed essere su tutto. Qualora mai dovesse succedere che io abbia accordi con aziende, credo sia davvero superfluo ribadirlo ma lo faccio, l’Ad sarebbe font 890 glitterato e lampeggiante pure. Potrebbe succedere, per carità. Non metto le mani avanti ma proprio perché siamo nel presente di certo non posso decidere il futuro. Lo specifico perché nella Cura vedrai prodotti beauty, di moda, di casa, qualsivoglia oggetto e non vorrei mai che tu pensassi che abbia fatto un ammasso di deliri dettato da chissà che intento. Posso dirti che non ho atteso la normative attualmente in discussione per pensare di dover informare un’eventuale “pubblico” (pardon, odio il termine), perché a volte non serve la legge ma solo il buon senso e la correttezza.


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Ti ho già annoiato sin troppo. Ci tengo tanto a sentire la tua opinione riguardo Cura e Laboratorio. Uh! Ho lasciato alla fine il Laboratorio.


Cos’è il Laboratorio?

Il laboratorio sarà quell’iperuranio di idee visive -non solo con Maghetta- che diventerà nel tempo un vero e proprio atelier artistico a cui mi darà l’onore di partecipare la mia anima gemella visiva Ombretta Blasucci. Troverai storie, fumetti, graphic novel e tantissimo altro.


Ti lascio sbirciare perché già troverai almeno una cinquantina di articoli (ecco perché ho deciso di non andare in ferie) nella sezione Cura. Le sorprese si moltiplicheranno sempre di più. Ma magari ne parliamo la prossima volta, che ne dici? Però sì, per lo shop di Maghetta, la pentola unicorno e infinito altro manca poco.


Avrò cura di te. Come tu ne hai sempre di me.


(e cercherò di non fermarmi nel percorso più duro, ovvero quello di avere anche io cura di me)


Ti abbraccio forte e ti ringrazio. Sempre.


(non dimenticarti di dirmi cosa ne pensi per favore!) 


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Published on August 21, 2017 01:06

August 18, 2017

Legumi in fiocchi, che passione

Qualche mese fa ho trovato tra gli scaffali della mia bio bottega di fiducia questi legumi in fiocchi, e nella fattispecie i ceci bianchi e i piselli della Fior di Loto, marchio che amo e se segui i miei What’s in my carrello sul canale Youtube avrai già sentito sviolinate su sviolinate. Ci tengo a precisare in questo drammatico periodo storico che non ho alcun contatto con l’azienda; sottolineato: come sempre.


La confezione ti indica che sono ideali come snack o per arricchire zuppe e preparazioni salate e in effetti seguendo scrupolosamente il consiglio mi sono resa conto di quanto fossero buoni in qualsiasi utilizzo. Sono naturalmente già pronti e questo fa sì che diventino una valida alternativa da portare in ufficio o fuori porta come merenda sana, nutriente e anche altamente proteica. A me piace anche salarli e sgranocchiarli davanti alla tv. Ti assicuro che non hanno nulla da invidiare a pacchettini di snack ricchi di grassi e inutilità. Li ho provati nell’insalata per una nota croccante e nelle zuppette estive che mi piacciono tantissimo tipo piselli e avocado, ma anche al posto dei cereali al mattino e nelle acai bowl, di cui ti ho parlato sempre sul Canale Youtube. Li ho messi sbriciolati anche all’interno di piccole polpettine raw a base di verdure e mi hanno assicurato che anche in abbinamento a piatti di pesce (le ho messe in una zuppetta estiva di pesce, sì) hanno un loro grandissimo perché.


Di sicuro mi accompagneranno per tutto l’autunno, inverno e intere stagioni. Un’insalata con i semi e questa quota proteica può diventare davvero un piatto unico perfetto e io faccio parte della fazione “insalate tutto l’anno” e non certo solo nel periodo estivo. Di sicuro compariranno in tantissime preparazioni e videoricette e per questo motivo ci tenevo a presentartele per bene.


L’energia si attesta intorno alle 367 Kcal per cento grammi e la cosa incredibile è che con un pochino di sale e spezie, anche insieme a della frutta secca, saziano tantissimo e sono davvero uno snack salato buonissimo per tante occasioni. Altro che spezzafame o rimedio alla fame: è proprio una coccola buonissima!


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Published on August 18, 2017 03:00

August 14, 2017

Le cozze in acqua prezzemolata


L’acqua di prezzemolo o prezzemolata l’ho vista per la prima volta sul libro di Italian Gourmet, In acqua e vapore di Perbellini. Libro che ho sfogliato insieme a te, qui. La ricetta originale nello specifico è: Cozze bollite all’acqua di prezzemolo e crema di patate con pane tostato. Quel giorno non avevo le patate perché confesso che volevo proprio farla seguendo scrupolosamente le indicazioni. La parola brunoise di verdure condite -perché bisognava fare anche quella- sul letto di patate era visivamente da estasi. Ripromettendomi di farla in seguito mi sono cimentata nella realizzazione di questa semplicissima tecnica. Il prezzemolo doveva essere centrifugato ma ne avevo così poco che neanche ho acceso la macchina e sono passata direttamente al frullatore (leggi: era il giorno della pigrizia suprema e non volevo lavare la centrifuga per un piccolo mazzetto di prezzemolo. Sono pessima me ne rendo conto).

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Published on August 14, 2017 02:05

August 12, 2017

Il tonno marinato nell’olio e nella menta e nuovi progetti (save the date!)

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Questo formato di pasta mi piace particolarmente ma non ricordo assolutamente come si chiami, e la cosa mi dispiace non poco. A dir la verità non ricordo neanche esattamente da dove provenisse. La confusione è generata dal fatto che molte volte i miei amici mi regalano formati strani, prodotti alimentari che trovano in giro per il mondo e così via. Questo naturalmente, oltre che rendermi felice e grata, genera però una grandissima confusione e la gaffe è dietro l’angolo. Magari a uno dico “ma sai che era buonissimo quel formato di pasta!?” e magari era quello che mi aveva portato una spezia e così via. Di fatto non ricordo la provenienza di questa pasta e mi dispiace immensamente. L’ho servita, diverso tempo fa perché c’è il fermo adesso per quanto concerne il tonno, al Nippotorinese che nonostante non apprezzi particolarmente i miei primi piatti -non essendo propriamente ferrata- ha apprezzato particolarmente. Di ridicola preparazione sicuramente, se non fosse che ho lasciato macerare per quattro ore circa il tonno in olio e foglie di menta prima di cuocerlo sulla piastra, salarlo e metterlo da parte. I datterini e le olive sono andati con una testa di aglio -poi tolta- in padella e quando ho scolato la pasta ho aggiunto i pezzettini di tonno ancora e via. Tutto insieme con un pochino di acqua di cottura per ultimare la consistenza della pasta. Il risultato è stato gradito, che è già di per sè un evento essendo un piatto di pasta.


Un po’ come se mi dicessero “ma sai che hai fatto un buon caffè?”. Non accadrà mai lo so, ma perché non sognare? Magari un giorno diventerò la Master Chef del caffè! È più probabile che vinca il Nobel per la sobrietà.


Ferragosto si avvicina e questo per me significa solo una cosa: l’Estate sta finendo (bababababaciamiiii! Cit. Righeira) ergo: felicità suprema. L’Autunno è indiscutibilmente la mia stagione preferita. Quella che mi fa battere il cuore e la stagione in cui sono nata seppur a ridosso dell’Inverno. Per me Ferragosto significa pensare alle ricette di Halloween, progettare il Natale e chiudere l’anno con tanto bagaglio in più e tanta voglia di imparare. È sempre stato una sorta di Capodanno, sin da quando ero piccina. Non ho mai amato particolarmente l’Estate. Troppa luce più che troppo caldo, anche se di certo questo non è mancato. Oltre al Ferragosto però questi giorni sono anche molto pieni di aspettative e sorrisi. Tra poco arriveranno in Sicilia i miei cuginetti preferiti: Guido e Caterina e sono così tante le cose che dobbiamo progettare insieme che non so davvero come trattenere la felicità. Sentirai sicuramente parlare sempre più spesso di Guido e Caterina, perché oltre progetti personali e lavorativi extra web, saranno le colonne portanti di un progetto correlato al blog che vedrà luce agli inizi del 2018. Stiamo lavorando tantissimo affinché tutti i nostri sogni si realizzino. Molti giorni scorrendo le foto delle persone in vacanza mi dico: sono felice di rinunciare a questo. Onestamente potrei andare in vacanza quando vorrei, come vorrei e dove vorrei ma sognare in grande significa anche fare grandi rinunce, che poi alla fine non si dimostrano essere tali ma vere e proprie scelte e di conseguenza irripetibili opportunità.


Non so se ci leggeremo prima di Ferragosto ma so che qualora dovessi mancarti potrai trovarmi su tutti i social. Mi permetto infine di farti segnare una data: 21 Agosto. In quella data ci sarà la prima grande sorpresa che ho in serbo per te. Mi batte fortissimo il cuore e vorrei già dirtelo ma tra le tantissime cose da dire in futuro è meglio che inspiri ed espiri fortissimo perché altrimenti potrebbe proprio fermarsi il battito.


E mi sa che è meglio di no.


Divertiti. Sogna. Vivi. Viaggia e se e quando vorrai mi troverai qui. Tra un primo piatto riuscito, la voglia di Autunno e quella di non smettere mai di costruire. Un bacio grande.


 


 


 


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Published on August 12, 2017 03:00

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Iaia Guardo
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