Iaia Guardo's Blog, page 118
January 26, 2015
Cheesecake T�� Matcha e Pistacchi e poi uno Smoothie. Con Caterina
Di Caterina ��e una nuvola di cioccolato tra risate e commozione ne ho parlato lo scorso anno qui. Adesso non mi resta che contare i giorni che ci separano e mangiare Tortellini di Cioccolato. Lei Pistacchi Salati. E’ una storia struggente la nostra.
Ingredienti per una teglia di 25 cm (anche 22 va bene) a cerniera
Base:
350 grammi biscotti
200 grammi di burro�� sciolto al microonde o a bagnomaria (l’importante �� che non cuocia)
70-80 grammi di pistacchi tritati
Crema:
250 grammi di��formaggio cremoso fresco
200 grammi di mascarpone
2 cucchiaini di t�� matcha (non due chili come noi)
30 grammi di zucchero
180 grammi di panna fresca liquida
4 fogli di gelatina
60 grammi di cioccolato bianco sciolto al microonde o a bagnomaria (l’importante �� che non cuocia)
Metti in ammollo la gelatina con acqua ghiacciata. Con un mixer frulla i biscotti. In un recipiente raccogli i biscotti tritati, i pistacchi tritati e il burro fuso. Mescola per bene. Imburra la base della teglia e poi versa i biscotti sbriciolati nel fondo della teglia. Pressa con il dorso di un cucchiaio livellando per bene. Metti in frigo la base il tempo che prepari la crema.��Nella planetaria metti il formaggio cremoso, mascarpone, zucchero, matcha, panna liquida e il cioccolato. Lavora per bene. Nel frattempo strizza la gelatina e mettila in un pentolino con un dito d’acqua fino a quando �� sciolta. Togli dal fuoco la gelatina e lasciala raffreddare un po’. Versa la gelatina nella planetaria insieme al resto degli ingredienti e lavora ancora un altro po’. Versa poi la crema sulla base e lascia conservare in frigo per almeno 6-7 ore.
Puoi scegliere anche di sciogliere la gelatina nella panna con lo zucchero all’interno di un pentolino e poi versare dopo nella crema.
Cospargi di pistacchi, riccioli di cioccolato bianco o quello che preferisci di pi��.
La Libreria di Iaia: In linea con il Sushi di Makiko Sano
Makiko Sano la vedi davanti a una lavagna, con il sorriso smagliante, un collo liscio e un d��collet�� discreto e fine. Elegante con la sua treccia laterale e un maglioncino, sembra di lycra, morbido che scende lasciando scoperte magre ma muscolose e toniche scapole. Tiene in mano una tazza rossa e sorride. Grazie alla bellezza infinita dei suoi occhi orientali pare abbia un eyeliner perfetto e anche se fosse senza ciglia non occorrerebbero le extension per farla somigliare a una che ha due pennelli Cinghiale attaccati alle estremit�� del bulbo oculare. E’ bella, eterea e ti fa subito sospirare. Ride ma non ha rughe e la sua pelle diafana ti fa agguantare il libro e dire: preso!
Esperta nutrizionista, ha anche un ristorante a Hammersmith, Londra, dal nome Suzu che significa Vita Lunga e Sana. Quando leggi che vive a Londra con i suoi quattro figli, un po’ la depressione ti coglie ma poi continui a volerle bene; bastano pochi nano secondi. Giusto per introdurla quanto meno degnamente, va detto che Makiko (che di cognome fa Sano e non Fritto o Doppiapanatura. Proprio Sano) ha gestito il famosissimo banco di sashimi che ha fornito il Sushi a Buckingham Palace. Makiko diventa famosa, giustamente, per svariati motivi uno tra i quali �� senza ombra di dubbio la Zuppa al Collagene, ovvero una sorta di lifting in tavola piuttosto che dal chirurgo. Il suo libro In linea con il Sushi propone ricette ma anche veri e propri programmi alimentari di cui ticchetter�� poco pi�� sotto. L’autrice ed esperta di alimentazione giapponese dimostra ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che le donne giapponesi sono s�� geneticamente bellissimestupendissimemeravigliosissime di loro e che fa parte del Dna d’accordo, ma che il surplus si raggiunge anche e soprattutto attraverso la cultura culinaria. La cucina giapponese deve tanto alla tradizione Cinese e questo non �� un segreto per nessuno, ma ha poi nei secoli sviluppato una propria identit�� ed �� diventata in assoluto tra le pi�� (se non la pi��) salutare al mondo. Per quanto scemo possa sembrare sostenerlo e confermarlo non �� mica un caso che sia “il cibo preferito dalle Top Model”. Per quanto un messaggio possa essere sbagliato intrinsecamente (purtroppo scritto lampeggiante e a caratteri cubitali), va detto che il Giappone si piazza all’ultimo posto mondiale in fatto di obesit��. S�� per favore riscriviamolo e rileggiamolo. Il Giappone si piazza (Makiko dice al penultimo, io ho letto in diverse riviste all’ultimo, ma poco importa la sostanza �� sempre quella) proprio all’ultimo posto nella classifica mondiale dell’obesit�� e delle nazioni a rischio; dove si riconfermano purtroppo, come luogo comune vuole, gli Stati Uniti con un preoccupante e angosciante trentaquattro per cento.
Sulla cucina giapponese qui credo di aver anche un po’ esagerato. Sperando di non passare come una fanatica pazza esaltata (comunque non ho problemi ad ammetterlo che lo sono), credo fortemente che sia l’alimentazione ideale per chi ha deciso di amarsi e onorare il proprio corpo. Non c’entra nulla da dove vieni. A me quelli che dicono “Ma sei siciliana! Mangiati l’arancino invece che la wakame!” fanno solo tanta tenerezza. Se fossi nata in un posto dove mangiavano solo ali fritte sarei dovuta morire di colesterolo a quarant’anni? Suppongo proprio di no. Sempre in virt�� del fatto che si �� quello che si mangia, chiunque decida di mangiare solo ed esclusivamente quello che la tradizione familiare e del luogo impone dimostra solo tanta ignoranza. Nei suoi confronti soprattutto e poi verso chi ama. Questo non significa che io nei giorni di festa non possa mangiarmi la Pasta Reale, che �� novantanovepercento mandorla, zucchero e coloranti alimentari, ma allo stesso modo non significa che non possa mangiare il resto degli altri giorni il riso mochi perch�� �� pi�� naturale, salutare e ugualmente buono.
L’introduzione di Makiko ti mette inizialmente angoscia. Ti fa venire dei dubbi riguardo un estremismo, che noi occidentali potremmo recepire tale, nipponico culturale; ovvero quando dice che esiste una legge che fissa in 90 cm la misura massima del girovita di una donna oltre 40 anni e che a Tokyo in alcuni ristoranti c’����la bilancia sul tavolo proprio per regolarsi con le porzioni (allo stesso modo del calcolo delle calorie sul menu che in America con la controtendenza detox salutare sta prendendo piede nelle citt�� pi�� modaiole. Los Angeles e California senza dimenticare l’onnipresente New York). Va detto per�� (suppongo, eh) che il girovita fissato a 90 cm non sia “imposto” semplicemente per una questione estetica, ovvero di voler vedere tante belle Makiko sane e snelle quanto pi�� come un allarme salutistico; imponendo dei parametri si innesca una cultura civile che in Giappone esiste e di cui possono solo essere maestri mentre in Occidente pare una bella barzelletta su cui ridere a crepapelle. La mia (abbandonata. Sigh!) Rubrica Sushi con Iaia si �� stoppata con mio forte rammarico ma dopo tutti i miei personali eventi,libro, tragedie e blablabla direi che �� quasi superfluo ��specificare il perch��. E’ una cosa che nel 2015 insieme a Mangiar S(tr)ano e Cucina Orientale in genere �� nella pole position dei buoni propositi. Makiko con foto accattivanti, illustrazioni facili e veloci facilmente memorizzabili snocciola una serie di nozioni e informazioni in maniera schematica, precisa e incredibilmente sintetica che ti lasciano senza parole. La carta �� lucida e scivola tra le dita e il prezzo si aggira intorno ai 16 euro. Le fotografie sono di Lisa Linder e sono molto curate, semplici e d’impatto, l’editore �� Il Castello. Il libro non �� da comprare subito ma da comprare proprio correndo e pure affannati.
Dopo una piccola introduzione sulla Cucina giapponese e un piccolo raffronto con il Mondo Occidentale che vede t�� verde con macedonia contro cappuccino con cornetto alla crema (e potremmo gi�� fermarci qui) e dopo aver ricordato che i latticini non fanno parte della cultura giapponese (dandoci secondo me anche un po’ la colpa di aver fatto arrivare tutto questo meraviglioso cibo raffinato, confezionato, traboccante di panna e schifezze), si comincia. Perch�� io a Makiko, anche se non l’ha detto (ok Makiko lo faccio io!), voglio dare ragione e man forte. Voi Giapponesi ci avete portato un po’ di alghe, riso scondito e verdure al vapore e noi Cannoli, Cheesecake e bombe fritte con la nutella. Che gli orientali siano esseri superiori, io ne sono non convinta:
andrei proprio a morire sostenendo non questa tesi. E’ proprio un assioma.
Ci sono tre interessantissimi piani composti da 1300 kcal, 1500 kcal e 1700 kcal. Nel primo caso la colazione �� da 300, pranzo da 500, spuntino da 100 e cena da 300. Nel secondo caso colazione da 400, pranzo da 500, spuntino da 100 e cena da 400. Nel terzo caso, ovvero 1700 kcal, colazione da 500, pranzo da 500, spuntino da 100 e cena da 500. Mantiene le solite raccomandazioni ovvero quelle di mangiare spesso e a piccole porzioni. Di bere moltissimo t�� verde (che Makiko mi piace un sacco ma io solo su questo ho un po’ da ridire. Che non faccia venire in nessun caso la tachicardia �� una cosa da discutere. Ma siccome ti credo ciecamente sar�� l’unico caso mondiale), zuppe di miso (pare che Makiko si infili in borsa qualche bustina di istant miso giusto come spuntino ricordandoci che 30 kcal per 250 ml di miso non sono nulla. E come darle torto?) e tanta acqua. Scrive insomma T�� verde senza limiti.Ci fa pure un piccolo schemino per calcolare il nostro fabbisogno giornaliero:
Altezza x Altezza x 20 x 25 = fabbisogno giornaliero
(20 sta per obiettivo IMC)
Una persona alta 161 cm 1,61×1,61x20x25=1296 kcal al giorno
Una persona alta 173cm 1,73×1,73x20x25=1496 Kcal al giorno
Per mantenere il peso?
altezza X altezza x 22 x 25 = fabbisogno espresso in calorie.
Ora io su questo metodo non ci metto becco e annuisco ma se lo dice Makiko diamole fiducia (e andiamo dal nutrizionista sotto casa a dirglielo cos�� ci prende a ceffoni e chi si �� visto si �� visto). Mi piace tantissimo il capitolo basi che �� il primo. Come preparare il Riso Perfetto, Come tagliare le verdure, Come scegliere il pesce, come tagliare il pesce per il sushi (c’�� un interessantissimo passo passo fotografico con le descrizioni accurate), i segreti della dispensa giapponese e poi si va al secondo capitolo ovvero si parte con la preparazione dei Maki.
Come preparare gli Hosomaki (e tante ricette), come preparare gli Uramaki (e tante ricette), come preparare il Sushi originale ovvero il Nigiri di Tonno, Salmone, Orata, Gamberi, Asparagi grigliati, Melanzane, Avocado, Gombi e Umeboshi. Come preparare i Temaki e il Sushi Party di conseguenza di cui ho parlato quante volte? 3908234832048? Arrivano le zuppe e le insalate e quindi tofu, alghe, zuppa di radici ma anche frittate, sottaceti, salmoni e salse. Arriva pure la zuppa di collagene e di pollo al collagene e poi le verdure al vapore, edamame senza olio, tartare di tonno e avocado, insalata di cipolla e alghe e pollo al vapore e sesamo. E’ un libro che trasuda omega 3 da tutti i pori, pagine e capitoli. E’ un libro che ti fa entrare in quella forma mentis dove “questi Giapponesi” non sono pazzi che mangiano riso, alghe e tofu che dobbiamo deridere.
Ma gente competente, intelligente (molto pi�� di noi) che ha solo da insegnare. E l’Occidentale pu�� pure starsene un po’ zitto invece di fare caciara come sempre e a testa bassa: imparare e poi studiare e imparare ad amarsi un po’ di pi��. Perch�� s�� sar�� proprio buono un bel cannolo e tre arancini ma poi se il fegato scoppia i dolori arrivano. E sono tanti.
Il libro secondo il mio modestissimo parere che non conta nulla: vale e molto. Non tanto per seguire a casa una dieta giapponese cos��. Che uno si alza al mattino e dice ora faccio la dieta di 1500 kcal di Makiko che vende sushi alla Regina che mi ha consigliato quella cretina di Gikitchen dopo aver fatto con la calcolatrice due conti. Va comprato perch�� chi ha poco tempo e voglia di possedere altri milioni di volumi (come nel mio caso ecco. Non trover�� nulla di nuovo, diciamolo) pu�� avere questo piccolo promemoria che alla fine sintetizza al meglio quello che da importante c’�� da sapere.
Come spesso accade nella Libreria di Iaia metto in palio il libro anche stavolta, che spedir�� attraverso Amazon al commentatore numero 66. Vi prego solo di non annidare i commenti e quindi di non rispondervi vicendevolmente cos�� possiamo fare tutti insieme la conta semplicemente senza dover disturbare sempre Max. Proprio con il ditino 1… 2… 3… 4… 5… Per questa volta si pu�� fare, no? Il vincitore a info@maghettastreghetta.it con numero di telefono e indirizzo �� atteso dalla sottoscritta con mega abbraccio e grazie infinite (ma pure per tutti gli altri. Siete sempre splendidi: grazie!).
Vi lascio qualche Link della Rubrica Sushi con Iaia nel caso possa interessarvi.
Il t�� verde
Le Ricette Giapponesi
Ricette Giapponesi Stampabili
Tutti i Post di Sushi con Iaia
Bento
Il Dizionario Sushi: tutti i nomi, le curiosit�� e gli ingredienti
VideoRicetta: Come fare il Riso perfetto per il Sushi
January 25, 2015
Domenica Sera
Riassunto della Settimana
Ho ripreso la buona abitudine di fare i Riassunti (seguiranno anche quelli mensili). Ecco cosa �� successo qui in questa Settimana.
Rubrica Mangia S(tr)ano: Zucchero Raffinato Bianco
Smoothie Centrifugato Carota Arancia Mango
Rubrica Mangiar S(tr)ano: Ph e Combinazioni Alimentari
Vegan Coconut Banana Bread
Nano di Cioccolato
Ventesima Tappa del Pappamondo: Cina- Calamari Fritti e Salsa Piccante
VideoRicette Barrette di Avena, Mirtilli, Semi di Zucca e Noci
Video: L’Essiccatore- Introduzione
January 24, 2015
Oggi con il Pappamondo si va in Cina a mangiare Calamari fritti con Salsetta Piccante
Per 8 persone circa
1 kg di calamari tagliati a rondelle e tentacoli di calamaro
150 grammi di farina di mais
1 cucchiaio e mezzo di sale
1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere
2 cucchiai di zucchero
5 albumi leggermente sbattuti
olio di girasole per friggere
abbondante succo di limone fresco
Salsetta piccante per i calamari:
1 peperoncino grande privato dei semi e tagliato a quadratini piccolissimi
1 scalogno tagliato a dadini
un po��� di coriandolo fresco tagliato sottile
8-10 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio abbondante di vino di riso
Per servire: coriandolo fresco, listarelle di peperoncino e scalogno
Lava per bene i calamari e asciugali. Tagliali a rondelle e dividi i tentacoli se sono troppo grandi. Metti i calamari in un recipiente e spremici sopra abbondante succo di limone. Lasciali nel succo almeno 15 minuti nel frigorifero. Riempi un wok con abbondante olio e fai scaldare per bene. In un recipiente mescola la farina di mais, il sale, il peperoncino (anche del pepe bianco se ti piace) e lo zucchero. Prendi i calamari dal frigo e impanali scuotendo via l���eccesso. Friggi i calamari finch�� la pastella non diventa bella dorata e riccioluta e scolali su carta assorbente. Prepara la salsetta mescolando tutti gi ingredienti e serrvila insieme ai calamari in modo che ognuno possa intingerli e godere appieno di tutto il sapore piccante di questa semplice quanto gustosa ricetta.
Oggi il Pappamondo ci porta in Cina; dire che sono un’appassionata di Cucina Orientale mi pare quasi superfluo. Di��Ken Hom ho parlato qui nello specifico��e quando durante l’intervista per Elle a Tavola (che puoi vedere qui)��mi �� stato chiesto chi fosse��il mio Guru in cucina non ho avuto nessun dubbio: Ken Hom. L’introduzione del suo libro la dice lunga sulla Cucina Cinese e se ne avessi voglia quindi ti rimando al suddetto post.��Nulla c’entra con il Pappamondo, ma mentre giravo la VideoRicetta dei Brownies di Santin mi sono detta che La Libreria di Iaia, ovvero la piccola Rubrichetta in cui��sproloquio sulle impressioni che ho leggendo Libri di cucina (nessuno mi sfugge! nessuno!), potrei anche fare piccoli video, in modo da far vedere meglio la qualit�� delle pagine, il dettaglio delle foto e cos�� via. Per certi versi potrebbe essere anche un’operazione pi�� semplice rispetto alla “recensione” scritta e fotografata.
La Cina in Cucina �� un argomento da approfondire continuamente perch�� �� proprio tra quelle pi�� in evoluzione. Ken Hom stesso ripercorre in maniera incisiva i vari passaggi che la caratterizzano arrivando dalla chiusura totale all’esplosione e��alla modernizzazione del suo incredibile paese. Ho decine di libri dedicati alla Cucina Cinese, soprattutto in lingua inglese. Uno dei miei primi libri di cucina (acquistato ormai quindici anni fa) �� proprio di Cucina Cinese. Prima del giapponese per me esisteva solo ed esclusivamente il Cinese, a Piazza Europa. A Catania. I miei amici festeggiavano a casa con arancini e pizzette e io il dodici dicembre volevo festeggiare al Cinese. Mi ero innamorata dell’insalata con i germogli di soia, del riso alla cantonese e degli involtini primavera. Ero ghiotta delle poetiche nuvole di drago e della loro salsetta e uscivo pazza per il gelato fritto. Dieci anni fa non c’era un giapponese a Catania, cos�� portai il Nippo per uno dei nostri primi appuntamenti proprio l��. Lo ricordo come fosse ieri. Allo stesso modo ricordo i miei diciassette anni con le ragazze del ristorante Il Dragone che mi cantano tanti auguri in cinese. Senza dimenticare me e Francesca a studiare ideogrammi cinesi tra patatine, pop corn ��e risate. Se chiudo gli occhi e penso alle cucine che hanno caratterizzato la mia vita ed esistenza, solo tre me ne vengono in mente come tatuaggi sul cuore: Siciliana, Cinese e Giapponese. Semmai dovessi sceglierne una la risposta si sa: va sul versante Nipponico ma, a costo di risultare impopolare e folle, tra la siciliana e la cinese sceglierei la seconda. Questo perch�� ricordo pap�� entusiasta in quel ristorante mangiare pollo squisito con mamma in brodo di giuggiole davanti a tutti i fritti deliziosi. La cucina siciliana �� fisico, quella cinese e giapponese �� cuore e testa.
Per quanto comunemente si possa sintetizzare volgarmente in involtini primavera, gelato fritto e riso alla cantonese, la cucina Cinese �� vastissima, molto pi�� di quella Giapponese chiaramente. Lo �� perch�� tocca punti infiniti di altri popoli, tradizioni e leggende. Lo �� tanto quanto la vastit�� di territorio. Sempre nella recensione (chiamiamola chiacchierata?) su Cucina Cinese di Ken Hom��avevo riportato l’importanza di cercare di suddividere le diverse zone.
La Cucina del Sudovvero quella rappresentativa della cucina cantonese che �� poi la pi�� conosciuta in Occidente, �� considerata l’haute cuisine. Si predilige una cottura al dente, non vi �� l’uso del peperoncino e delle spezie e sono sapori delicati ed armoniosi. Le specialit�� sono i cani, i serpenti, le zampe di rane e le tartarughe ma anche l’onnipresente maiale con variet�� di salse la fa da padrone.
La Cucina del Nordche si estende dal fiume Azzurro alla Grande Muraglia sino ad arrivare a Pechino, si caratterizza per l’uso dei cereali, frumento, miglio, noodles, ravioli e pancake. Essendoci un clima molto aspro e non essendoci molte verdure a disposizione le conservano essiccando e affumicando. La carne �� poco disponibile in tutte le sue variet�� ma si fa un largo uso di montone, capre e maiali. E a Nord che vivono la maggior parte dei musulmani cinesi e quindi in percentuale il maiale viene mangiato meno. Questa comunit�� ha quindi molto influenzato la cucina regionale. L’anatra alla pechinese �� il piatto nazionale. ��Pi�� oleosa, salata e speziata di quella del sud.
La Cucina dell’Estha una ricca variet�� di frutta e verdura ed �� quella prevalentemente vegetariana. Ci sono moltissime salse e condimenti soprattutto per le verdure ed �� tutto molto leggero, delicato e naturale. Si predilige infatti la cottura al vapore piuttosto che le fritture e la bollitura rapida.
La cucina dell’Ovest�� quella pi�� forte e piccante che fa un uso smodato di peperoncino. I piatti portano le quattro presenze gustative immancabili, ovvero piccante acido dolce e salato, e c’�� un larghissimo uso di pollame e pesce di fiume. Frutta e verdura sono abbondanti ma si d�� maggior rilievo alle carni.
Questo a grandi linee perch�� poi a voler proprio specificare c’�� anche il centro occidentale e il centro orientale. La Cina ha diverse zone climatiche e questo influisce fortemente sulle preparazioni. In alcune regioni la scarsit�� di combustibile ad esempio ha influenzato tanto da incrementare tecniche di cottura che assicurano il massimo risparmio.
Per dilettarsi nella cucina cinese non occorrono chiss�� quali ingredienti e attrezzi. Certo �� che qualcosa di specifico come il wok, la vaporiera e le pentole di terracotta tornano utili quanto ingredienti specifici per piatti pi�� tradizionali, ma non �� cos�� assurdo pensare di cominciare ad averci a che fare. Il Libro Cucina Cinese �� davvero imperdibile e dovrebbe essere nelle librerie di ognuno di noi. A partire dalla Zuppa di spinaci e tofu sino ad arrivare ai Gamberi al mango, passando per i Calamari al salto con verdure e capesante alla moda del Sichuan. Non ricordo dove ma ho parlato anche di Cucina Vegetariana Cinese di Jack Santa Maria, con la promessa di ticchettarne per la Rubrica di Iaia.
“Saggio �� svuotare la mente e riempire il ventre” suggeriva Lao Tzu. Nella Cina Antica era fondamentale il rituale di corte legato ai pasti, tanto che gli imperatori si premuravano di nominare il loro capocuoco dando una priorit�� massima all’evento. Durante la Dinastia Ching la cucina ebbe un ruolo, giustamente, fondamentale. Il detto che si �� quello che si mangia riassume sinteticamente millenni di dogmi, posizioni sociali e scale gerarchiche riflettendo nei piatti dei ricchi opulente preparazioni e nei piatti dei poveri, se e quando c’erano, il nulla. Riflesso della societ��, il cibo per qualunque dinastia, corte e popolo porta con s�� storia, leggende e aneddoti. E’ questo che mi piace del mostro. E’ questa passione che mi fa credere un giorno di poterlo amare, cedere le armi e arrendermi alla sua immensa grandezza. Il Pappamondo �� l’ennesima dimostrazione, soprattutto per me stessa, che dentro il cibo si nascono i significati pi�� ancestrali della vita tutta.
I cinesi sono sempre stati consci del legame che esiste tra dieta e salute e per salute intendo anche psicologica e fisica. Oggi molti cinesi hanno scelto di essere vegetariani consapevolmente e buona parte segue��una cucina basata sul taoismo o derivata dal buddismo zen. Della cucina taoista ho parlato un po’ qui, qualora ti facesse piacere dare un’occhiata. I cinesi credono che l’umore influisca moltissimo nelle preparazioni dei cibi, tanto che i saggi cinesi consigliano di non dedicarsi alla preparazione se non ci sentiamo bene o siamo di cattivo umore.��Quando si va in Oriente, in qualunque parte si vada, c’�� sempre un significato pi�� profondo, mistico e leggendario. Ve ne siete accorti? C’�� uno scambiarsi di umori e paure. I fantasmi orientali. Le anime. Il cibo. E’ sempre tutto pi�� profondo, empatico e magico. Non �� un caso se tra le leggende orientali ci si perde. Non �� un caso se tra il bianco accecante e il buio pesto dello yin e yang arrivino fucilate di rosso sangue che ti fanno schizzare il cuore per arrivare dritto alla testa. E rimanere indelebile l��.��Ho scelto forse una delle ricette pi�� stupidotte, ma molte altre ne verranno giusto per la semplicit�� del concetto in s�� e la diversit�� dell’accompagnamento. Noi occidentali spremiamo un buon succo di limone sopra mentre in Cina si crea questo delizioso intingolo che per gli amanti del peperoncino non potr�� che essere un delizioso connubio da non dimenticare. Questa �� stata la Ventesima Tappa del Pappamondo. Troppo veloce e fugace, ahim��, per quanto mi riguarda. Fosse per me, sar�� onesta, pianterei le tende proprio qui. Vicino alla Grande Muraglia. Non �� detto che per un po’ rimarremo fermi qui. Che ne dite?
Pappamondo: In giro per il Mondo con una valigia di Sogni!
Prima Tappa: Portogallo ��� Pastel de Bel��m
Seconda Tappa: Grecia ��� Kourabiedes (biscottini alle mandorle)
Terza Tappa: Siria ��� Torta meringata con datteri, cioccolato e crema al formaggio e colata di fondente
Quarta Tappa: Germania ��� Stollen
Quinta Tappa: Polonia ��� Babka al cioccolato
Sesta tappa: Giappone ��� Sushi Alberello
Settima Tappa: Marocco ��� Sfenj
Ottava Tappa: Italia ��� Caprese all���olio extra vergine d���oliva
Nona Tappa: Ungheria ��� Danubio al Pistacchio
Decima Tappa: America ��� Cookies con avena e cioccolato bianco
Undicesima Tappa: Francia ��� Buche de Noel (versione bianca)
Dodicesima Tappa: ��Thailandia ��� Yam Pla Meuk (insalata di calamari piccante)��
Tredicesima Tappa: Polonia ��� Bialy
Quattordicesima Tappa:��Nuova Zelanda ��� Muffin con Miele Manuka e datteri
Quindicesima Tappa: Svezia ��� Spiedini di Aringa con cetrioli e crema di barbabietole
Sedicesima Tappa: Spagna ��� Churros con Cioccolata calda
Diciassettesima Tappa: Estonia- Kringle con cannella uvetta e mele
Diciottesima Tappa: Russia ��� Blinis con Caviale e Champagne
Diciannovesima Tappa: Cuba – Zuppa di Fagioli Neri piccante
January 23, 2015
Nano di cioccolato
Questa formina me l’ha regalato il Nippo, insieme ad altri sorprendenti regali, la notte della Vigilia di Natale del 2013 (che pare essere passata un’era geologica). Non l’avevo mai adoperata nonostante volessi farlo la notte stessa senza attendere un minuto in pi��. In quell’occasione avevo ricevuto anche dei Nanetti di cioccolato dalla mia bellissima cognatina, libri nanosi e molto altro sempre sul genere. Un bottino nanoso di tutto rispetto, insomma. Questo per�� mi aveva proprio colpito (pi�� del piccolo Nano luminoso con le fibre ottiche che onestamente rimane tra i pezzi pi�� incredibili della mia, ormai copiosa, collezione). Il tempo poi �� volato e solo nelle “vacanze” (molto virgolettato) di Natale ho potuto provare questo incredibile stampo. Ho dovuto attendere un anno (non �� vero dai. Me ne ero ovviamente dimenticata).
Il Nippotorinese, cacciatore di nani in tutto il mondo, l’ha scovato su Amazon UK (o America? Non se lo ricorda nemmeno lui). Non pu�� andare in forno ma grazie a potenti amicizie forse sar�� in grado, grazie a questo medesimo stampo, di ricavarne una versione in silicone (il sogno di una vita, insomma). E’ semplicissimo. Un po’ la classica tecnica dell’uovo di pasqua. Due parti, tenute ferme da un’asticella. Non ho provato a spennellarle e poi farne una versione componibile vuota all’interno ma sono partita proprio con un bel malloppotto di cioccolato enorme. Per intenderci qui ce ne sono 750 grammi circa. Stupidamente non ho messo una mano o un metro di paragone ma vi assicuro che piccolo questo Nano non ��, anzi tutt’altro. Essendo questa la prima volta e prova non ho strafatto. Solo sciolto la cioccolata, imbottito ben bene lo stampo, lasciato raffreddare e via.
Adesso che il sogno �� diventato realt�� ho in mente solo quelle 2934829348239482439 versioni. Mamma ha rotto il naso durante lo shooting e con la scusa se l’�� mangiato senza neanche accertarsi che fossero prima fatte le foto, ergo se lo vedete un po’ poco dotato di setto nasale sappiate che come spesso accade la mia assistente non resiste.
Questi stampi diventano ottimi per un’idea regalo. Se ci si organizza per tempo potrebbero pure esserlo sia per la Pasqua che per il Natale. Per quanto mi riguarda, pensierini e periodi festivi a parte, ho deciso che qui la Statua di cioccolato del Nano da Giardino diventer�� un’istituzione.
January 22, 2015
Video: Introduzione all’Essiccatore
Vegan “Coconut Banana Bread”
250 grammi di farina, 3 banane grandi abbastanza mature, 90 grammi di zucchero di canna grezzo, 4 cucchiai di cocco disidratato, 60 ml di latte vegetale (ho adoperato latte di mandorla senza zucchero), un cucchiaio e mezzo di lievito, un pizzico di sale, un pochino di cannella.
Schiaccia (o frulla) le banane. Aggiungi il latte (di riso, soia, vegetale che ti piace di pi�� o semplicemente acqua) e incorpora pian piano la farina setacciata, il lievito e il pizzico di sale,la cannella (ma anche vaniglia) e il cocco. Versa l’impasto in una teglia rettangolare o quadrata (20×20 �� perfetta) e spolvera con altro cocco se vuoi. Cuoci a 180 gi�� caldo per almeno 40-45 minuti. Quando����la superficie �� bella dorata, ma se vuoi �� meglio controllare con lo stecchino, tira fuori. Puoi tagliare come se fossero dei brownies o farne fette. Libero sfogo alla fantasia.
Con del cioccolato fondente sopra sono follemente buoni.
Mamma �� passata da “ma non ci penso neanche ad assaggiarlo!”, a “bleah!”, a “uhm. Ma non sa di niente”, a “sa di poco”, a “sa di poco ma non �� male”, a “ma sai che non �� brutto?”, a “oh �� buono e leggero!”, ��a “quando lo rifai?”. Direi che �� stata dura, ma Siore e Siori se ce l’ha fatta Miss Calabria FrittoMisto direi che c’�� speranza per tutti. Dire che sono felice �� poco. Ormai nessun dolcetto �� maltrattato, visto con sospetto e abusato verbalmente. Viene accolto con il giusto entusiasmo, senza strafare, e non si sente escluso se un Brownies passeggia sulla madia in attesa dello shooting fotografico, per dire. Si sa. I Brownies sono un po’ come gli angeli di Victoria’s Secret. Belli, di cioccolato, soffici e vergognosamente sexy. Un tocchettino di simil Banana Bread con del cocco disidratato dentro senza latte, burro e uova pu�� essere cos�� terribilmente sexy sfilandogli accanto? Forse no, ma ci�� non significa che non sia da amare e perch�� no: sposare? L’Angelo Brownies �� un sogno. Ce lo si pu�� concedere in passerella (cosa sto dicendo?) una volta l’anno per la Sfilata di Natale mentre un casereccio tocchetto di Vegan Coconut Banana Bread puoi concedertelo sempre. Il Sogno proibito contro la Certezza di una Vita (sto dicendo cose molto intelligenti o argute o sto sragionando? Il Tempo e il mio amico Mauro mi ha fatto capire che non si sbaglia mai: �� sempre la seconda).
Insomma dopo i Brownies di Santin con 250 grammi di uova, tanto cioccolato fondente e una bella ganache con panna, cioccolato bianco e burro d’arachidi (bingo!), questi pezzotti sembrano Pina Fantozzi ok, ma. Ma non �� detto che non possano regalare piacevoli momenti di quotidianit��, stabilit�� e felicit��.
Credevo di averla gi�� pubblicata questa ricetta, che risale allo scorso anno (lo vedo dalle luci, dalla posizione e perch�� ricordo sempre cosa stava succedendo in quel momento) e invece me la sono ritrovata qualche giorno fa davanti come una fermatempo sospesa nel tempo. Come un d��j��vu. Stavano mettendo il cartongesso in quella che ora �� la stanza da pranzo. Io piangevo perch�� non avevo un posto per fotografare ma in verit�� perch�� a pap�� non avrebbero fatto la Chemio per via dei valori eccessivamente bassi. In pratica si era felici quando gli facevano la chemio: buffo no? Ero senza casa, speranze e alla fine pur facendo un dolcetto vegano non lo avrei neanche mangiato. Tra una settimana sar�� il compleanno di pap��. Avrebbe compiuto settanta anni, non dimostrandoli per niente se non in saggezza. E io �� innegabile che sia in un mood di tristezza tale che mi risulta a volte difficile respirare. Per�� mi sto impegnando, dai.
Vero che mi sto impegnando?
Non �� il dolce pi�� buono che vi possa capitare nel palato ma una coccola delicata che pian piano vi conquister�� s��. Perch�� non si vive solo di passione travolgente al cioccolato ma anche di una banale normalit�� sorprendente (la realt�� �� che mi sono commossa e non so pi�� quello che sto ticchettando. Riprendiamo domani?).
January 21, 2015
Mangiare S(tr)ano: Il PH e le Combinazioni Alimentari
Non ce la posso fare e questa �� la certezza con la quale voglio cominciare. Prima di aprire l’editor e cominciare a ticchettare all’impazzata come sto facendo dopo aver scritto il titolo ed essermi messa comoda sulla mia sedia girevole con Koi ai piedi che �� comodissima a mo’ di scaldottopiedoso, voglio dire questo. Che non ce la posso fare. Sono davvero tantissime le cose da dire, scrivere, elaborare e su cui ragionare (premesso che per me quest’ultimo verbo �� di difficile comprensione). Ci sono ancora tantissimi argomenti da toccare, sinceramente, prima di finire al PH. Questo, e molto convinta, mi dicevo mentre tracannavo una tisana. Solo che gli argomenti inerenti a questa Rubrichetta, che sono felice di sapere riscuote sempre pi�� entusiasmo (grazie!), sono talmente vasti che ho sempre quella sensazione di stare in mezzo a un deserto a raccogliere un bicchierino di sabbia per mettere le fondamenta di un castello con il timore che un vento fortissimo arrivi e annienti qualsiasi piccola costruzione. Il fatto �� che un iter preciso non ci pu�� essere e devo proprio togliermelo dalla testa. Mi ero convinta che dopo lo zucchero raffinato bianco si dovesse urgentemente ticchettare circa il latte vaccino e introdurre poi il discorso fastidiosissimo di proteine vegetali e animali. Allo stesso modo per�� la parola PH continuava a rimbombare��mentre ferma con quel bicchierino di sabbia stavo l�� immobile in mezzo alle dune.
Insomma io del PH fino a qualche anno fa non �� che ne sapessi molto. Ho perso i primi cinquanta chili con la nutrizione parenterale e quindi entrando in chetosi e da l�� mi si �� aperto un mondo. Poi i restanti trenta con attivit�� fisica e dieta (lo ripeto sempre perch�� chiaramente – e giustamente- non �� detto che tutti abbiano letto per interezza i miei deliri. Chi lo ha fatto, e credo di poter giurare su almeno tre/quattro persone, meriterebbe la medaglia al valore consegnata come minimo dal Papa insieme a Obama; e forse pure al Dalai Lama se avesse tempo). La questione PH apparentemente sembra��complessa. La prima volta che mi ci sono dovuta confrontare ho urlato “Oh no, eh! Io di chimica, matematica, fisica e tutte le robe scientifiche non capisco nulla!”. Autoimponendomi di non andare oltre saltavo a pi�� pari, proprio deliberatamente, ogni paragrafo “inferiore a 7, 7.35, alcalino, acido”. Partivano le rotoballe laddove dovrebbero esserci neuroni in forze, vigorosi e attraenti e via verso le pagine successive. Poi, complici libri sul crudismo che tengono tantissimo all’argomento e su cui basano meravigliosi pipponi esistenziali, mi sono convinta che forse era davvero arrivato il momento. Concentrazione massima per rendermi conto che tutto era davvero molto pi�� semplice di quanto credessi e diciamolo sperassi.
Quello che mi piacerebbe fare, nonostante non abbia affatto il dono della sintesi, �� tentare di schematizzare infinite nozioni in pochissime e spero concludenti linee guida. In quest’ultimo periodo ho accantonato Gialli, Horror e Graphic Novel per dar spazio a letture riguardanti giustappunto il Crudismo e il PH��(ne ho parlato qui). Continuo a sostenere onestamente che la Cultura Crudista �� appassionante nella misura in cui pu�� diventare mezzo di istruzione e conoscenza di alimenti e composizione del corpo. Non credo proprio di voler rinunciare a un piatto di ceci bello caldo e una legumata in compagnia. Ho sempre avuto paura degli estremismi ed eccessi proprio perch�� tendono ad avere parecchi punti deboli. Sono ferma sostenitrice invece del proprio iperuranio di idee e convinzioni, quello s��. Una sorta di pace armoniosa di tutti i sensi dove ognuno si crea un microcosmo di certezze che persegue senza dover sentenziare circa i mondi di idee degli altri.
Non tendo a rimanere affascinata dall’inizio di ogni libro che sostiene, come fosse la rivelazione del posto in cui �� conservato il Sacro Graal, che l’uomo mangiasse prima tutto crudo e che il cotto sia arrivato in seguito insieme ai problemi metabolici che ne sono derivati (e altri quali tumori e malattie pi�� o meno gravi). E’ una cosa che non mi sciocca pi�� di tanto perch�� altrimenti dovrei strabuzzare gli occhi se qualcuno sostenesse che non �� giusto ammazzare il maiale sgozzandolo per la gola con i macchinari appositi ma piuttosto forgiare una lancia e tirargliela dietro usando un costume dei carnevale dei Flintstone con tanto di clava. Al contrario quando ho deciso di intraprendere questo percorso sono rimasta affascinata dal fatto che il corpo �� vero che �� una macchina e proprio per questo pu�� essere conosciuta, apprezzata e amata meglio di quanto si possa fare senza questa consapevolezza.
Il PH �� il potenziale di idrogeno. La scala del PH va da 0 a 14. Il punto neutro �� il 7. Il corpo umano attesta un PH perfetto tra il 7.35 e il 7.45. Tutto quello che �� inferiore a 7 �� acido. Tutto quello che �� superiore a 7 �� alcalino. Il corpo umano �� quindi tendente all’alcalino.
Capita questa semplicissima linea retta dove poggiano numeri, parametri e assiomi, si comincia un percorso importante, senza esagerare, per la vita e l’esistenza tutta.
E’ tutto importante e troppe cose sono da prendere in esame ma bisogna cominciare con il ricordare che gli abbinamenti e le combinazioni alimentari, tanto quanto il PH giocano un ruolo fondamentale nell’assimilazione e conseguente digestione del nostro organismo. La digestione avviene grazie a sostanze particolari, chiamate enzimi, presenti nella bocca e nello stomaco ma anche nell’intestino. Gli enzimi scindono gli alimenti nei loro costituenti fondamentali. Nell’organismo ce ne sono svariati e numerosi di enzimi e ognuno �� specifico per una determinata sostanza. Ciascun enzima per�� necessita di specifiche condizioni di PH per potere agire al meglio. Alcuni enzimi funzionano meglio in ambiente alcalino mentre altri in ambiente acido; questo cosa significa? Che conoscere il PH, seppur a grandi linee, di determinati alimenti potrebbe aiutarci a mantenere costante un ambiente leggermente alcalino anche perch�� come scopriremo ben presto molti dei tantissimi problemi digestivi (e non solo) sono dovuti a un ambiente acido a cui sottoponiamo il nostro corpo costringendolo a stress ��continuo.
L’attivit�� enzimatica �� solo l’inizio di infiniti accadimenti che potrebbero esserci. La buona e la cattiva digestione dipende anche e soprattutto da questo. La pesantezza, il gonfiore, le intolleranze e le difficolt�� che si hanno post pasti come la sonnolenza, pesantezza, bruciori e tanto altro anche. Combinare gli alimenti in modo consapevole e opportuno potrebbe farci prima di tutto stare meglio e goderci appieno il momento dei pasti che rimane checch�� se ne voglia dire tra le cose pi�� belle che la vita ci riserva, sotto ogni punto di vista convivio-nutrimento-godimento papillare, e non in ultimo evitare di��farci ingrassare inutilmente. Molte persone (mi ci metto pure io in queste molte) non mangiano cibi raffinati, mangiano prettamente integrale, seguono una dieta vegana, fanno attivit�� sportiva ma per assurdo non abbinano bene gli ingredienti e gli alimenti e sono svogliate. Risultato? Gonfiori, sindromi metaboliche e tanto altro. Ci sono associazioni ottimali, tollerabili e addirittura da escludere come quella dei legumi con i cibi proteici e la frutta (da escludere). Le patate con ��i legumi e la frutta sono da escludere e anche i pomodori con la frutta. Il pomodoro con i carboidrati �� un’altra associazione che bene non fa (state pensando tutti alla bruschetta, lo so. Pure io). Sono pochi gli alimenti che vanno bene con tutto e creano minor danni possibili e posso gi�� anticipare che sono senza ombra di dubbio alcuno gli ortaggi a foglia verde. Santi subito. I disturbi nervosi come anche quelli cutanei, carie, alitosi, stipsi, freddolosit�� sino ad arrivare a infiammazioni oculari molte volte si credono essere dovuti ad altro.��Il PH e l’abbinamento del cibo sono praticamente tra le principali��cause di molti fastidi.
Il corpo umano �� come una batteria. In diversi libri vi �� questo fulgido esempio che se capito a fondo pu�� farti avere un’apparizione che manco Fatima (con tutto il rispetto per i credenti, of course). I cibi alcalini forniscono un determinato tipo di energia al corpo per mezzo di elettroni ossia energia elettrochimica mentre quelli acidi lo privano di questa energia elettrochimica. Le batterie alcaline del resto sono nuove e piene di energia (sature di elettroni) mentre quelle svuotate da elettroni sono acide (sature di protoni). Cosa significa? Beh. Mi pare quasi lampante che bisogna in assoluto prediligere sempre e solo energia alcalina e non certo acida. Non sono di parte assolutamente e chi capita qui per caso e non ha letto altro di me sappia che pur essendo vegetariana da 16 anni e seguendo da 4 un’alimentazione (totalmente) vegana non sostengo assolutamente la causa per partito preso, anzi. Per me �� l’ennesima conferma che in qualche modo nella mia piccolissima ricerca della “della verit��” non assoluta (ci mancherebbe altro) ma che mi fa stare bene (l’importante �� questo del resto) sto imparando altre nozioni nuove. Che vorr�� provare. Semmai dovessero sortire effetto e dovessero farmi sentire sicura-bene- in forma le continuer�� a perseguire altrimenti si studia un altro po’, soprattutto il corpo, e via. Altre prove. Altre conoscenze. Altri punti di vista. Questo perch�� ovviamente il cibo acido �� di origine animale, che sia carne, uova e derivati. E’ acido pure il cibo raffinato, lievitato, fermentato, moltissimi cereali, alcool, caff��, cioccolato, t��, zuccheri naturali e artificiali e una lunghissima lista che non deve in alcun modo fare paura. L’avocado, il cetriolo, il peperone e il pomodoro come anche il pompelmo, il lime, i semi oleosi, le noci, il grano saraceno, il farro e il miglio sono invece alcalini. Senza troppo stupore poi si pu�� sostenere che il cibo crudo sia meno acido di quello cotto, a prescindere dagli ingredienti. Ci sono diversi libri (ne parler�� nella Rubrica La Libreria di Iaia con tanto di titoli e tombolate) che propongono schemi, abbinamenti e schede informative per capirne di pi�� e perch�� no appassionarsi. All’inizio dicevo che �� come stare in mezzo a un deserto con un piccolo bicchierino di sabbia in mano nella speranza di fare un piccolo castello perch�� dopo venti minuti che ticchetto come un’ossessa invasata pazza (non mi ferma nessuno quando ticchetto eh) praticamente non ho detto nulla di utile. Le informazioni sono talmente tante e io sono cos�� entusiasta e piena di queste che vorrei poter esplodere in questo momento in tantissime micro particelle capaci di urlare una a una almeno un’informazione utile. Per voi.
Spero quantomeno di avervi innescato curiosit��. Perch�� �� da l�� che si cambia tutto. Che nascono altre idee, situazioni e mondi. E’ importantissima la consapevolezza delle basi. Ho sviluppato una piccolissima visione di quello che accade ogni giorno in maniera ripetuta. Quando ci si mette a tavola �� s�� un momento liberatorio, felice e di rilassamento ma �� come andare a fare un esame. Puoi essere un bravo improvvisatore e parlare a ruota libera anche di quello che non conosci come se al contrario avessi studiato anni e anni. Solo che poi quando ti alzi da tavola il risultato arriva. Volente o nolente si vede. Dalla pelle, dal corpo, dal colore delle pupille, dal tuo stile di vita, da tutto. Se arrivi a tavola invece pi�� preparato. Sai cosa �� acido e alcalino. Sai se hai pi�� amido in corpo che proteine. Sai esattamente quella piccola equazione perfetta che ti consentir�� di ottenere un risultato pregevole di cui andare fiero e sar�� tutto diverso. La tua vita sar�� diversa.
Non esiste un’equazione perfetta che consenta di vivere per duecento anni in salute. Diffido sempre dagli esaltati che sostengono fortemente che chi mangia carne morir�� tra tumori e atroci sofferenze mentre un vegano crudista a 112 anni salter�� staccionate e vincer�� il salto in lungo grazie agli spaghetti di zucchine raw. In qualsiasi tavola della vita io mi sieda non penso mai di essere preparata, impreparata, la migliore o la peggiore. Ma bisogna studiare, sapere e conoscere. Cercare e soprattutto cercarsi. La salute, ahim��, �� anche questione di innegabile fortuna. Ma non solo, e questo �� appurato. E’ anche quello che sei. Che decidi di essere. E per quanto ce la vogliamo raccontare noi siamo davvero quello che mangiamo.
E’ importante sapere quindi cosa siamo. ��E poi decidere.
A me quello che sono non piace. Bevo molto poco e questo fa s�� che mi gonfi di pi��, ad esempio. Mi ostino a non incamerare grassi, neanche oli spremuti a freddo, perch�� sono fondamentalmente cretina e sbaglio perch�� il corpo reagisce formandolo il grasso per protezione. Perch�� vuole assolutamente proteggerti. Sono tantissime le cose che sbaglio e continuo a sbagliare. E tanti sbagli fanno anche parte della vita. Solo che voglio sapere quando sbaglio. E quando faccio la cosa giusta.
La cosa giusta �� mantenere un PH equilibrato e alcalino. E questa era solo una piccolissima introduzione a questo argomento su cui ticchetter�� moltissimo con ricette apposite e studiate.
Il progetto Miii che fame
Cereali e Legumi
Oli Semi ��e Condimenti
Caffeina, T��, e cenni su Frullati e Smoothie
Lo zucchero Raffinato
January 20, 2015
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