Iaia Guardo's Blog, page 116

February 6, 2015

February 5, 2015

Baby e Johnny – Un’Insalata di Gamberoni, Anguria e Rucola



Come tutte le ragazze della mia et��, con vent’anni di meno e in pi��, anche a me vengono gli occhi a cuore, il lacrimone e un piccolo brivido sulla schiena al solo sentire Baby e Johnny (e vi ho letto che li aspettavate. Sono giorni in cui non arrivo a rispondere proprio per niente e vi chiedo perdono ma giuro vi leggo. SEMPRE). Il signor Houseman con la moglie che fanno colazione, la sorella svampita che ondeggia vestita da hawaiana, il sogno di Johnny di vedere il padre di Baby con la mano poggiata sulla sua spalla, le parrucche, il numero, nessuno pu�� mettere Baby in un angolo e talmente tanti di quei frammenti che il nodo in gola, eccolo, arrivato. Credo che ognuna di noi in maniera inequivocabile abbia un periodo legato all’overdose da Dirty Dancing. Sembra pazzesco anche solo pensare che qualcuna di noi non lo abbia visto almeno, e ribadisco almeno, una ventina di volte. Mi annoio terribilmente, io. Non sono una che rilegge un libro, riguarda un film, rivede una serie tv. Sono proprio casi isolati e li ricordo tutti. Se rivedo qualcosa, e lo faccio comunque a distanza di tempo, �� un evento paragonabile al passaggio di una mosca bianca a pois rosa. Nonostante ami Kitano, Kim Ki Duk e potrei fare nomi su nomi, Miyazaki facciamolo, non �� che abbia rivisto Laputa pi�� di una volta. La citt�� incantata s�� ma Kiki no. Nonostante ne ricordi ogni frame, immagine e parola. Mi �� bastata una volta e quando ci sar�� voglia della seconda sar�� ancora magia ma.


Ma Dirty Dancing non basta mai. Come Pretty Woman. Come Karate Kid (solo io ho un problema con Karate Kid? No perch�� lo stanno mandando in loop su Sky e ogni volta che lo becco non riesco a cambiare canale). Come Staying Alive. Come tutto quello che �� legato alla mia infanzia e adolescenza. Nel senso: non proprio tutto. Cambiare canale se c’�� Dirty Dancing dovrebbe essere premiato come atto eroico (leggi: folle). E’ un’azione��che se fatta consciamente��andrebbe analizzata e studiata. Perch�� sinceramente con che cuore puoi cambiare? Non vi �� una sola parte che pu�� annoiarti, stancarti o demotivarti ad andare avanti (si vede che sto per avere un esaurimento nervoso?). Sono sempre stata equilibrata (aspetta fammi finire la frase prima di scoppiare a ridere) nelle visioni. Non guardo mai spazzatura (quella in tv perch�� il trash ha un quid e un appeal incredibile) o roba che mi fa perder tempo. Lo conto. Centellino e programmo. Di certo non mi metto a guardare cose viste, riviste o semplicemente perch�� vanno di moda. Come gesto eroico posso guardare quindici minuti di Doctor Who solo perch�� amo Cecilia davvero tantissimo ma poi spengo tutto e amen. Potrei scommettere quanto mi �� pi�� caro che se mi trovassi davanti Dirty Dancing, anche avendolo visto poche settimane prima o ore eccolhodetto, non avrei mai e dico mai il coraggio di cambiare canale. Ricordo quella videocassetta originale disintegrata. Quel rewind premuto fino a farsi sanguinare il dito indice per vedere solo la scena del ballo finale. Cos����psicolabile che mi sono rifiutata categoricamente di vedere anche solo tre minuti del remake. Sono talmente devota a Dirty Dancing che per correttezza e amore smisurato non riuscirei a sopportare neanche il trailer senza spaccare il televisore o prendere a craniate i pixel uno a uno.


Dirty Dancing �� una religione.

Semmai dovessi avere un figlio, maschio o femmina poco importa, questo �� uno dei titoli che dovr�� vedere anche contro la propria volont�� (telefono azzurro mi senti? E soprattutto esisti ancora?). Avevo tutto quello che c’era da possedere. Il libriccino con lo stop motion della scena al lago dove le insegna la presa angelo per il balletto fuori dal villaggio turistico, che poi Baby non far�� per paura e per aver visto i vecchietti��ladruncoli. Avevo il cd originale e pure la musicassetta (quando scrivo musicassetta penso sempre che �� arrivato il momento della pensione). Equipaggiata come si doveva. Il poster no, dai. Perch�� come ho avuto occasione di scrivere pi�� volte non sono mai stata una da poster e miti. Ma credo di aver sbagliato. Sono in tempo per rimediare e comprarlo?


Parte come un film a basso costo con attori semisconosciuti, tolto qualcuno con ruoli da supporto, e arriva a diventare un cult che vende pi�� di un milione di copie in home video. Tutto quello che sta dentro quei fotogrammi diventa cult. Ogni scena. Ogni mossa. Ogni frase. Nessuna ragazzina non ha sognato di incontrare il suo Johnny, dannatamente innamorato, bello e corretto. Dirty Dancing manda un messaggio chiaro e fuori dal tempo ma sempre attuale: che non solo le bellocce possono conquistare il meglio sul mercato. Si tinge di stereotipi, il pi�� delle volte potrebbero pure sembrare i pi�� beceri, ma racconta verit�� importanti soprattutto se rivolte a chi ancora della vita conosce ben poco (ammesso che anche a ottantacinque anni non �� che se ne sappia molto di pi��). La delusione del padre nei confronti della prediletta. La rivalsa della sorella stupida ma bella. La solidit�� della coppia e il cambiamento del tempo che anticipa il proprietario del villaggio: “Ormai i ragazzi hanno voglia di viaggiare con uno zaino in spalla e girare l’America. Non di star qui a ballare e mangiare”. Elementi indicativi che ambientano il tutto a��fine anni sessanta, periodo di molte rivoluzioni. La povert�� d’animo e la ricchezza di contenuto. Chi non ha chiuso gli occhi per un momento immaginando di essere Babe? Io tante volte.


Una volta quando ero piccina siamo pure andate in un villaggio turistico. Ricordo ancora come fosse ieri che con tutta l’ingenuit�� del mondo immaginavo di vedere anche io un istruttore di ballo bellissimo. Una di quelle figure che poi in segreto diventa il tuo fidanzato. Quello con cui ti addormenti sognando di sposartici. Immaginando i giorni, i giochi e pure qualche bacetto che ci scappava. Nonostante fossi fedele al mio “fidanzato immaginario” che ho individuato all’et�� di nove anni e per cui mi �� passata intorno ai venti (diciamo che sono una tipa fedele e un po’ psicotica), l’idea di ��vedere dal vivo pure io un istruttore di ballo in un villaggio turistico mi aveva alquanto presa. Era bruttissimo. Di una bruttezza talmente infinita che ricordo ancora di aver riso (da sola) per molto tempo. Lo sto facendo ancora del resto, soprattutto perch�� ricordo quei terribili fuseaux azzurri che manco grande puffo. Simpatico non per lavoro ma per indole. Tutti dicevano quant��bravoquant��simpaticoquant��carino ma mai nessuno quant’�� bello per onest��. Ho indagato per diversi anni con le mie amiche alla ricerca di una che mi raccontasse di aver incontrato il suo Patrick Swayze. Sempre risposte negative (qualcuno in sala ha qualcosa da confessarmi? Eh s��, parlo proprio con te).


Ricordo le colazioni e il cameriere cattivobruttocattivo che voleva mettere in cattiva luce Johnny e poco altro. Un alimento che collego a Dirty Dancing per��, scavando un po’ ma neanche troppo tra i ricordi, �� senza ombra di dubbio l’anguria. S�� l’anguria. Perch�� �� cos�� che Baby entra per la prima volta nel mondo peccaminoso dei balli proibiti. E’ proprio il passepartout per entrare l�� ed �� con un’anguria tra le mani, incapace di intendere e capire questa nuova realt��, che incrocia per la prima volta lo sguardo del suo Johnny. Non mi ha mai soddisfatto abbastanza, confesso, il non sapere l’evolversi della situazione sentimentale. E’ una di quelle poche circostanze dove ci credo davvero tanto che ho necessit�� di risposte. Non di immaginazioni, dico. Di risposte vere e proprie. A me poco importa come �� finita per un buon novanta per cento. La storia �� finita l�� e me ne faccio una ragione. Ho visto quel frammento di vita e tanto basta. Ma con Baby e Johnny no. No io proprio non l’ho mai accettato n�� accetto o accetter��. Per questo quando Patrick Swayze �� morto uno tra i ricordi pi�� belli della mia vita, e non mi vergogno affatto a dirlo, si �� frantumato un po’ lasciando un segno indelebile. Mi sono dispiaciuta diverse volte sinceramente per la morte di questi amici sconosciuti che vuoi per un motivo o per un altro ti tengono compagnia, facendo alla fine parte del tuo tempo e dei tuoi ricordi pi�� belli e importanti, ma per Patrick Swayze ho pianto. Lacrime infinite gi�� solo a vederlo soffrire, smagrito in una foto davanti a un drugstore prima della sua fine. Mischiando realt�� ad altro. Pensando che avesse lasciato Baby per sempre.


Accade, e non credo certamente solo a me, che queste coppie, amori e passioni vengano vissute pi�� da noi che da loro stessi in un ipotetico iperuranio di amore. Diventano qualcosa di talmente grande che lo onori in quel modo. Non cambiando canale. Rimanendo l�� a sognare come una forma, quasi, di devozione. Baby e Johnny non li ho mai visti destinati a un per sempre; al contrario di molte delle coppie su cui ho ticchettato lo scorso anno. Credo di star parlando adesso di questa sensazione perch�� lo scorso anno mi imponevo di omettere che un amore grande potesse finire per cause di tal tipo. Perch�� per me, ribadisco, Baby �� rimasta sola perch�� Patrick �� morto di tumore. Assurdo? Preoccupante? Insensato? Quello che sento e basta. Ed �� per questo che non compariva tra le prime tredici coppie. Non potevano non farmi venire in mente mio pap�� e mia mamma. Agata e Salvo.


E se Patrick non fosse morto sarebbe ancora l�� con Baby?��S��. Perch�� non esiste il duro del Roadhouse e stupidamente neanche la moglie dell’attore Patrick. Non esiste neanche Molly in Ghost a dirla tutta. Se penso a Patrick lo identifico con Johnny. Se compare lui non pu�� non arrivare lei: Frances. E’ inscindibile l’immagine. E’ impressa proprio l�� e staziona nel cuore ancorata a forza. E’ una sorte di monolite. Non sai neanche effettivamente chi ce l’ha messo e ci giri intorno come una scimmia in 2001 Odissea nello spazio. Ma �� una certezza. Sta proprio l�� e nulla la pu�� scalfire. Non �� un amore che finisce bene quello tra di loro ma dura lo spazio di un ballo sfrenato, passionale e sincero. Senza aspetto fisico, classe sociale e interesse. Uno degli amori pi�� puri come solo tra i bimbi dell’asilo potrebbe essere. Con quell’intensit�� che ti spacca il cuore.


Per quanto possa convincermi che �� un amore infelice finito male, da inguaribile ottimista per�� riesco poi a vederli l��. Lui con le mani, esattamente con l’indice, fa segno di avvicinarsi ��(ecco che �� rivenuto il brivido e mi sono pure commossa. Sto messa bene). Protende le labbra e le fa l’occhiolino. Lei vestita di bianco come un angelo senza paura si fida di lui. Appoggia la sua carne, sangue e ossa donandogli tutta se stessa. Lui non la tradisce e l’afferra con coraggio e amore fino a sostenerla davanti a tutti. Proteggendola e facendola girare senza mai un tentennamento. Senza mai un margine di errore minimo che possa farla cadere. E’ questo del resto l’amore, no? Noi ragazze, piccole principesse, future mamme e bimbe disincantate in villaggi turistici a sognare di incontrare il nostro ballerino, alla fine abbiamo voluto e continuiamo a volere solo questo.


Qualcuno che il tuo grande pap��, che stimi e a cui vuoi somigliare, accetti. E che riesca a non farti cadere. E poco importa se non sai ballare o lo sai fare. Ti fidi e basta.


Anguria Dicevamo?


S��. Dicevamo proprio Anguria, che detto a Febbraio fa anche un po’ ridere. Qui trovi qualche abbinamento salato e dolce con l’anguria. Io per�� ho scelto un’insalata che ha i gamberoni, l’anguria e pure la rucola che ho preparato con una ricetta di��Ramsay nel 2012.


Un accostamento inconsueto, nonostante ormai sia chiaro che la frutta nelle preparazioni salate apporta quell’intrigante quid che non si dimentica affatto. Magari la conserviamo come idea per quando sar�� di stagione.


Le Coppie del Progetto San Valentino e le Ricette abbinate sono:��

Ron e Hermione (Harry Potter) ��� Cioccolatini sul Treno
Joey e Rosalia (Ti amer�� fino ad ammazzarti) ��� Spaghetti al Pomodoro��
Edward e Kim (Edward mani di forbice) ��� Roastbeef ��e verdure con chutney
Gomez e Morticia (La Famiglia Addams) ��� Torta di Rose Decapitate
Lupin e Fujiko (Lupin e il Castello di Cagliostro) ��� Polpette al tonno sott���olio
Guy e Rosemary (Rosemary���s baby) ��� La moscia di cioccolato
Vivian e Edward (Pretty Woman) ��� Un semplicissimo Hot Dog
Anakin e Padme (Star Wars) ��� Smoothie vegano latte di riso e avocado
John e Nancy (Sin city) ��� Smoothie della buonanotte
Westley e Bottondoro (La storia fantastica) ��� La maschera di migliaccio
George e Jim (A single man) ��� Il pane
Chow e Su (In the mood for love) ��� Zuppa di semi di sesamo
Bill e Alice (Eyes wide shut) ��� Brownies Oreo

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Published on February 05, 2015 03:00

February 4, 2015

Un filo d’olio di Simonetta Agnello Hornby e il Pesce D’Uovo #storiedicucina



Il Pesce d’uovo si fa con uova, pan grattato (a muddica), pecorino grattugiato o parmigiano, sale e se vuoi un po’ di prezzemolo fresco tritato




La settimana scorsa ho avuto il grande piacere di introdurre in anteprima l’uscita della Collana Storie di Cucina con il Corriere della Sera (ieri su La Cucina del Corriere sono stati pubblicati anche il mio titolo preferito e quello che “consiglio” di leggere fuori dalla collana. Se ti fa piacere trovi tutto qui).��Per l’occasione ho preparato il, e non un, piatto pi�� speciale della mia casa che odora di ricordi e sa di amore, passato e futuro:��la Norma; nella forma forse un po’ pi�� civettuola, ovvero quella dell’involtino perch�� a dir la verit�� la Norma �� un bel piatto di spaghetti che sporca i bordi del piatto. Le melanzane stanno a fetta intera sopra e poi la nevicata di Ricotta salata. Si tagliano col coltello quelle melanzane. Cosa che non si fa per galateo ma proprio per questo un gesto che significa ancor pi�� intimit��. L’ho dedicata a mio pap�� essendo il suo indiscutibile piatto preferito (amava molto pure la pizza alla Norma) e qualora ti facesse piacere leggerla, vederla perch�� ci sono anche frammenti di una videoricetta e assaporare un po’ del ricordo��la trovi qui.


La seconda uscita, come avevo gi�� preannunciato, ����Un filo d’olio di Simonetta Agnello Hornby; l’ho ricevuto sempre grazie al Corriere della Sera in anteprima e ne sono molto lusingata. Come ho gi�� avuto occasione di dire �� una collana ricca di vite ed emozioni, scelta e selezionata accuratamente, con copertine dall’appeal davvero bellissimo. Trame di porcellana, di quelle che hai in eredit�� o che guardi da bambina sognante mentre nonna prende il t��. Anche, e soprattutto, quelle di servizi sbreccati. Grazie alla mie nonne e alla zia Immacolata anche io, nel mio piccolo, possiedo molti di questi contenitori intrisi di vita.




Mi piace aprire la vetrinetta e rigirarmi tra le mani le tazzine del corredo di nonna e i gioielli di porcellana della zia. Il servizio da t�� con le rose e quello con il bordino blu. Un piattino sbreccato che quando passi il dito si ferma nel ruvido dopo una discesa liscia ed �� proprio in quel momento che compaiono persone, cuori e anime. Giorni perduti ma mai nel tempo.��Domani �� Sant’Agata qui a Catania e non mi vergogno a dire, come faccio ogni anno del resto, che da Catanese atipica non ho mai partecipato alla festa che coinvolge non solo la mia citt�� ma tutto il circondario etneo. I miei parenti della Calabria vengono gi�� e attendono questo giorno come fosse un vero e proprio evento e del resto �� innegabile che lo sia. Non finisce mai in realt�� la festa perch�� molti catanesi, devoti della Santa, la onorano in diverse date e stagioni. Dopo una settimana di cannarole, lotte tra macellai e pescatori a colpi di “annacculiata della cannarola” avvenute luned�� e tantissime tradizioni che non conosco se ��non per sentito dire, si arriva alla notte della Santa. Quella della luna del 5 Febbraio che fa alba il 6. E in occasione delle olivette di Sant’Agata, un dolce tipico caratteristico di questa festa, avevo anni fa accennato qualcosa.


Dico di Sant’Agata perch��, pur non essendo n�� una devota n�� una credente, confesso di dispiacermi ogni volta di non avere quel pizzico di coraggio per buttarmi nell’oceano di devoti, sconfiggendo sociopatia e claustrofobia, e gustarmi una delle feste di culto religioso pi�� antiche in Italia. Parlare di Un filo d’olio proprio alla vigilia��di Sant’Agata sembra quasi un segno. La tradizione �� importantissima, se non fondamentale, nel libro della Hornby. Ho letto questo capolavoro, perch�� di questo si tratta,��alcuni anni fa proprio all’uscita e lo scorso anno l’ho acquistato senza pensarci due volte��su iTunes��in formato audiolibro, il tempo di rendermi conto che era anche letto e interpretato��dalla sua voce. Voce che trovo incantevole e che ha mantenuto un fortissimo accento siciliano. Porta alla luce, quel suono, tante fiabe, storie e ricordi. Quella cadenza tipica e persa che aveva solo pap��, nonna e pochi altri. Mi catapulta dentro un vortice di volti, minuti e vissuti. Il mio accento, come quello dei miei coetanei e della generazione appena passata, non ha quella musica. Quella nenia. Non �� quel suono identificativo che tutti hanno del siciliano. E’ nella sua essenza pi�� pura, a tratti aulica.


La Hornby �� capace di farti sentire l’odore della Minestrina primavera di Giovannina con le fave e i piselli appena raccolti mentre sfogli le pagine. E trovi ricette. E trovi foto di commovente bellezza. Senti proprio il rumore del coltello che taglia le melanzane e u Caff�� d’u parrinu��speziato; due giorni di raccolta del tufo e di bollitura, infusione, ribollitura e poi “si doveva arripusari” dopo il tocco magico di Rosalia.



L’innata regalit�� della narratrice non �� affatto dovuta a un casato o all’albero aristocratico della famiglia��a cui appartiene; viene ringalluzzita poi da��un’educazione fatta pi�� col cuore che sulla scala gerarchica. Parlare in siciliano con i contadini, come voleva suo padre, ma ad Agrigento con i tutori e i domestici no, perch�� in citt�� c’era un ruolo diverso e ben preciso. Cambiare completamente menu e “accontentarsi” di quello che mangiavano i contadini quando si era nella tenuta di Mos��, al contrario di ci�� che si trovava sulla tavola di Agrigento. Il netto contrasto tra la cucina moderna di Mos��, ristrutturata per via della guerra, e quella d’antan di Agrigento; come un eterno ribaltamento di ruoli ma senza mai sbagliare una mossa. Una riflessione poetica e attenta che ci fa riflettere anche sugli sprechi. In generale intendo, ma soprattutto nella sfera di��quello che concerne il cibo. La sacralit�� del piatto e tutti i segreti ivi contenuti; perch�� come pi�� volte sostiene nel suo magnifico libro una ricetta non c’��. La lascia per carit�� ma non sempre l’originale. Lei e sua sorella Chiara, la prima scrivendo e la seconda provando le ricette, ce l’hanno davvero messa tutta in questa trasposizione di anime che le ha catapultate bambine nuovamente a Mos�� qualche anno fa, quando gi�� madri e nonne si sono ritrovate sotto gli stessi alberi, tra le stesse mura e con generazioni a seguire di contadini. Hanno tentato insieme e con l’aiuto dei figli e di chi �� rimasto di riprodurre u Caff�� d’u parrinu: “Antonia e ora Chiara lo preparano esattamente come lei. Ma il loro caff�� d’u parrinu, bench�� ottimo, non �� la stessa cosa: manca il tocco magico di Rosalia”.


I biscotti plasmon presi a letto per la colazione e mangiati frettolosamente in un ritmo incessante come la citt�� stessa. Una tavola imbandita e sontuosa invece con la cagliata fresca, il budino di latte e zucchero con la cannella pestata e dolci fiocchi di ricotta che si sposavano alla perfezione con il siero in cui si ammollavano pezzetti di pane duro per la colazione a Mos��; in quel luogo dove il tempo si fermava e tutto era avventura, gioco e divertimento. Era come vivere nell’attesa che le lancette per Mos�� arrivassero. Ci sono i racconti del pane, che ����un lavoro da donna e parla d’u crescenti (una sorta di lievito). Ed �� un colpo al cuore sentirla scrivere e dire crescenti perch�� anche il mio pap�� diceva sempre che il pane di sua mamma fatto c’u crescenti aveva tutta un’altra magia. E io lo ricordo. Eccome se lo ricordo il pane di Nonna, sfornato caldo con quel filo d’olio che qui in Sicilia poi nell’elaborazione pi�� complessa del pane cunzatu (pane condito) rappresenta un portabandiera di ricordi importanti nella vita di tutti. I momenti sacrali di quando il pane viene “nisciuto” (uscito, s��. Dal forno. In barba ai verbi intransitivi). I personaggi che vivono Mos�� e gli occhi di una bambina sognante che succhia il filo d’erba che sa di limone; una delle tantissime cose che mi accomuna a questi ricordi. Perch�� per quanto assurdo e pazzesco possa sembrare, visto il salto generazionale, tutto quello che narra l’autrice sa cos�� tanto di Sicilia che in qualsiasi contesto sociale, temporale e d’ambientazione si possa aver vissuto sa ugualmente di casa. Non c’�� pi�� Catania, Palermo, Messina, Agrigento, Enna ma solo Sicilia. Quel triangolo lanciato in un mare blu e perso in��un cielo leggermente pi�� chiaro dove fuoco di lava e nuvole di neve trattengono templi, leggende e mitologie. La Hornby ti ricorda quanto meravigliosa sia la mia terra. Riesce a ricordarlo a una come me, che pi�� volte fa il giro del mondo soprattutto in testa ma che alla fine sa. Dove abita il suo cuore. A una che la racconta poco per paura di��non saperlo fare. A una che ne parla male talvolta perch�� le ferite aperte, in un grande amore, fanno cos�� male che tendono ad aggrovigliarsi in dolori infiniti. Tortino di zucchine, patate e cipolle al forno, Zucchine, patate e cipolle in tegame, Polpette di carne e di melanzane (in cui mia mamma �� imbattibile e vuole che la sfidi con la ricetta di Simonetta proprio in questi giorni, ma so gi�� che vincer�� lei), Pomodori ripieni, Pesto povero e coniglio al rosmarino. La Caponata di melanzane, il Budino di semolino con la cotognata e la��Gelatina di uva e melagrana. Tutti i dolci che adorava anche il mio amato pap�� e di cui non smetteva mai di tessere le lodi. Gli venivano gli occhi lucidi e sbatteva un po’ le sue lunghe ciglia, pap��. Quando parlava della cotognata e di quel pane. Quando raccontava delle prime pizze fatte nel forno a pietra con il pomodoro fresco dell’orto di Nonno ma non con il formaggio perch�� non potevano permetterselo. Di quando era festa e si dividevano un pezzettino di cotognata. Di quando misero il telefono e lui era gi�� grande e rideva da solo “come un cretino”, raccontava, dicendo “Sono Turi. Mi senti? Sono Turi. Mi senti?” e ridendo. Ridendo. Ridendo fino a non farcela pi��. Pap�� non era un barone, un conte e neanche un aristocratico, ma il quarto figlio di una famiglia povera ma onesta e lavoratrice. Eppure a Mos�� in quella tenuta sontuosa ci sono anche ricordi e storie di tanti siciliani, sicuramente tutti, come un filo d’olio continuo. Lucente e bello come il sole che non ci abbandona. In ogni parte di noi.


Un filo d’olio della Hornby �� un capolavoro, che per chi ama la Sicilia ma anche le storie di amore nei confronti della terra famiglia e ricordi va assolutamente letto.


Ho deciso di fare il pesce d’uovo tra i tantissimi spunti che d�� l’autrice perch�� mi fa sorridere. E’ il giusto punto d’incontro della ricchezza e della povert��. E’ qualcosa che vuole somigliare a un pesce ma rimane uovo. E non per questo meno buono. Lo faceva mia zia Mimma. Lo faceva mia Nonna. Lo amano tutti in Sicilia il pesce d’uovo. Non c’�� Siciliano che non lo chiami cos��. E io, che ho sempre avuto problemi con il pulcino liquefatto, quando vedevo il pesce d’uovo un sorriso lo facevo. Due capperi per occhi e nelle lische fitte fitte si intravedono vite e tanto amore.



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Published on February 04, 2015 05:48

February 3, 2015

Il Progetto San Valentino ritorna



Lo scorso anno per San Valentino, dopo due anni di tormenti cuoriciosi culinari,��pi�� che fare delle semplici e classiche ricette a tema mi ero ripromessa un qualcosina di diverso. E’ nato quindi il��Progetto San Valentino; questo non impedir�� di certo che la valanga smielata e nauseabonda di cuori avvenga ugualmente, sia chiaro, ma il tutto risulter�� pi�� indolore (davvero?) riuscendo a intervallare con qualche frenetico e romantico ticchettio riguardante le coppie che personalmente mi hanno emozionato e fatto sognare di pi��. Il risottino cuoricioso vegetariano, gli gnocchi cuoriciosi, l’uovo bollito a forma di cuore e i��cake pops e tutto quello che di pi�� vergognosamente puccioso��(la ciambella con il cuore dentro?)��ci sia sar�� rielaborato, rimesso online, trasformato in videoricetta in un infinito etcetera, ma sono onesta fermarsi con le coppie proprio non posso. Mi diverte molto.


Stavo quasi per desistere non avendo fatto, al contrario dello scorso anno, un progetto preciso e una ricerca per le ricette. Sar�� ripetitiva come sempre ma il tempo, il lavoro, gli impegni, la vita tutta mi condannano a uno stress continuo e frenetico senza esclusione di colpi. Nonostante questo per�� arrendersi significherebbe soccombere e mi pare proprio che non sia esattamente da me (ma manca davvero poco *disse ridacchiando esaurita e sputacchiando noccioline). Riuscirne a fare anche solo una sar�� perlomeno averci provato. Non prefiggersi un numero metter�� a tacere quel perfezionismo che al momento devo sedare, legare, imbavagliare e chiudere a doppia mandata (per sicurezza metto un catenaccio?). Non vi dico quante coppie quindi riuscir�� a fare quest’anno e neanche che ce ne sar�� una al giorno (vi vedo con lo sguardo eccheccenefrega). E’ un work in progress e vedremo come andr��.


Lo scorso anno ho deciso di dedicare una Ricetta-VideoRicetta-Fumetto Ricetta-Abbinamento cibo o Menu a una coppia: che fosse di un libro, film, telefilm, cartone animato, animazione, cortometraggio, fantasia in genere. Reale? Anche. Ogni giorno a partire dal 1 Febbraio ho pubblicato una coppia che mi ha colpito, fatto sognare-arrabbiare-commuovere. Sceglierne soltanto quattordici �� stata un’impresa ardua; voi stessi vi renderete conto che non sono poi cos�� poche le coppie che vi hanno lasciato un po’ del loro amore in testa e cuore. All’inizio sembra tutto pi�� semplice. Poi vengono a trovarti pian piano. Bussano alla porta del tuo cuore e tu le vedi l�� e ne rimani sbalordita ed estasiata. Ti chiedi “come ho potuto dimenticarmi di…?”. Tra le quattordici coppie precedenti promesse poi ne sono arrivate solo tredici perch�� una eravamo io e il Nippo ma il periodo era atroce da un punto di vista emotivo, per la salute di pap�� e alla fine non me la sono sentita di affondare troppo nel personale. Non succeder�� neanche quest’anno. Quello che mi preme pi�� dire per�� �� che le precedenti coppie pubblicate non sono affatto una classifica personale, anzi.


Mi piacerebbe moltissimo che mi diceste anche le vostre coppie; che mi raccontaste il perch�� (come l’anno scorso, se qualcuno lo ricorda). Qual �� la prima che vi viene in mente e quale poi vi viene a bussare rivendicando quel pezzettino del cuore che tiene in ostaggio.


Le Coppie del Progetto San Valentino e Le Ricette abbinate sono:��

Ron e Hermione (Harry Potter) – Cioccolatini sul Treno
Joey e Rosalia (Ti amer�� fino ad ammazzarti) – Spaghetti al Pomodoro��
Edward e Kim (Edward mani di forbice) – Roastbeef ��e verdure con chutney
Gomez e Morticia (La Famiglia Addams) – Torta di Rose Decapitate
Lupin e Fujiko (Lupin e il Castello di Cagliostro) – Polpette al tonno sott’olio
Guy e Rosemary (Rosemary’s baby) – La moscia di cioccolato
Vivian e Edward (Pretty Woman) – Un semplicissimo Hot Dog
Anakin e Padme (Star Wars) – Smoothie vegano latte di riso e avocado
John e Nancy (Sin city) – Smoothie della buonanotte
Westley e Bottondoro (La storia fantastica) – La maschera di migliaccio
George e Jim (A single man) – Il pane
Chow e Su (In the mood for love) – Zuppa di semi di sesamo
Bill e Alice (Eyes wide shut) – Brownies Oreo

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Published on February 03, 2015 08:45

Smoothie Spinaci, Basilico, Cavolo Verza, Sale Rosa e Pepe Bianco


Ho centrifugato il Cavolo Verza, poi gli Spinaci e frullato il Basilico con poca acqua e limone aiutandomi con il frullatore a immersione. Ho mischiato tutto e ho aggiunto Sale rosa dell’Himalaya e un pizzico di Pepe bianco macinato.


 





Quante volte l’ho detto che il Centrifugato di Cavolo �� buonissimo? Suppongo troppe volte ma voglio continuare fino allo sfinimento (qui un post completamente dedicato a questo cavolo delizioso!). Ha un sapore forte e deciso e non �� certo adatto ai rammolliti (“hai capito palla di lardo? ” cit.). E’ solo per gente seria il Cavolo (immaginatemi come lo spietato Hartman in Full Metal Jacket, ok?) e pure il Cavolo Centrifugato, oh. E diciamolo. Niente mammolette (sisssssignore) e vizi. Non �� per i deboli ma per persone coraggiose pronte a tutto in nome del gusto! (voglio fondare un Fan Club. Ho deciso!) In questo caso, visto che tende a coprire qualsiasi tipo di sapore, ne ho messo meno rispetto agli spinaci che come unico inconveniente hanno quello di produrre pochissimo centrifugato rispetto all’enorme quantit�� di mazzetti (il cavolo al contrario d�� tantissime soddisfazioni). Mi piacciono moltissimo gli Smoothie in versione salata. Come nel caso del Virgin Bloody Mary (ve ne ho parlato lo scorso anno qui), che sar�� onesta vince sempre su tutto. Il sabato mi alleno raramente (ve l’ho detto che ho ripreso seriamente gli allenamenti qui? Forse��l’ho fatto solo su Facebook) perch�� proprio per non incorrere in psicopatie (mi conosco) ho fissato limiti e parametri. Da Luned�� a Venerd��: tassativo. Sabato: facoltativo. Domenica: proibito. Non disdegno affatto un bel frullato, smoothie o centrifugato o semplicemente una spremuta d’arancia, ma sar�� onesta uno Smoothie in versione salata come questo mi d�� ancora pi�� soddisfazione. Con la perdita dei sali minerali del resto c’�� forse qualcosa di migliore?


Mi piace girare il sedano nel Virgin Bloody Mary (che praticamente per la totalit�� delle volte si tratta di semplice e solo pomodoro, senza tabasco e nulla) per poi acciuffarlo dalle foglie e divorarlo mentre tracanno pomodoro come una novella Vampira Vegana (come non pensare alla mia Vam Pyr di Phobialand?).



Questa famiglia di Cruciferae (qui ne mostro qualcuna su Miiichefame Account Instagram), tra cavolo rapa-cinese-verza-cappuccio-cavolfiore, �� entrata nel mio cuore diversi decenni fa non andando pi�� via (oh sono sempre la Sicula dei Vrocculi Affucati). Trentino e Sicilia si contendono la produzione soprattutto in autunno e in inverno. Il Cavolo Verza, nella fattispecie, �� ricco di vitamine A e C e possiede consistente quantit�� di potassio, fosforo e calcio per essere una “semplice verdura”. L’apporto calorico �� minimo e come si �� ribadito pi�� volte ha una capacit�� saziante fuori dal comune. Due bicchieroni di centrifugato di cavolo saziano tantissimo. Tanto che si crede di scoppiare. E’ incredibile come l’effetto diuretico (�� opportuno non prenderlo quando non si ha voglia di incorrere in spiacevoli via vai verso la toilette) sia immediato al pari della sensazione di benessere. In moltissimi per combattere la stipsi ne fanno veri e propri decotti. Ha un potere purificante per tutto l’apparato intestinale. Io non mi vergogno affatto a sostenere, e ne sono proprio convinta in base alla mia esperienza e al mio corpo, che da quando ho introdotto il cavolo centrifugato il metabolismo (rallentato dalla sedentariet��, unito allo stress che influisce e non poco, senza sottovalutare la ripresa della mia routine di attivit�� fisica) �� ripartito alla grande; dando un grande aiuto anche al potenziamento di quello basale.


Se non cedi: Col Cavolo che guarisci il tuo intestino!

(scusate, dovevo dirlo. Era irresistibile)


 


 


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Published on February 03, 2015 03:12

February 2, 2015

La Libreria di Iaia: Il Vegetariano Gourmet di Jane Price




Da un po’ voglio parlare di questo Libro (ma �� da un po’ pure che voglio parlare di altritroppiancora) firmato da Guido Tommasi Editore, che si riconferma il pi�� all’avanguardia in fatto di pubblicazioni culinarie. E’ senza ombra di dubbio imbattibile. Il libro �� sapientemente rilegato e ha una grafica semplice, lineare e pulita senza troppi fronzoli. La foto a piena pagina sulla destra e la descrizione con ingredienti ed esecuzione sulla sinistra. Ricorda moltissimo l’impostazione Nigelliana (�� che la prima volta che l’ho vista �� stata l�� e da allora non smetto di epitetarla in tal modo). Le foto non sono di una bellezza sconvolgente; mi spiego meglio. Sono belle ed �� indiscutibile ma visto che siamo abituati ormai un po’ tutti a foto pi�� complesse, magari fatte con un 50 non troppo ravvicinato, vederle sempre un po’ nei dettagli e troppo fuori fuoco fa un po’ strano (almeno a me). Per gusto personale quindi. L’effetto eccessivamente sfocato e poi sbammmm arriva il dettaglio ravvicinato, se non �� una macro di natura-insetti-farfalle al mio occhio arriva male. Sar�� che pur amando moltissimo le diverse messe a fuoco, e lungi da me farle automaticamente (anzi tutt’altro), mi “infastidisce” quando il contrasto �� troppo esasperato. Poi da noiosa quale sono essendo super colorate e con contrasti molto forti fanno una “forzatura” eccessiva. Piccola critica priva di senso che rispecchia solo un mio modo di percepire e vivere le foto di cibo a parte, il libro rimane assolutamente: interessante, bello e da possedere assolutamentescrittodinuovo.



Il prezzo �� un po’ altino ed �� di 25 euro, ma contando la copertina rigida, la rilegatura, la cura e il tessuto laterale, la tipologia della pagina che al tatto �� liscia ma non scivolosa e bella resistente, direi che �� un prezzo molto pi�� che onesto. Vanta poi una vera e propria selezione di ricette deliziose, semplici ma al contempo stesso sofisticate che provengono da diverse parti del mondo. Diverse tecniche di cottura, un indice fatto benissimo (e non �� sempre detto che ci sia) e diversi capitoli che ti orientano nell’avventura visiva:


Antipasti e Snack

Bondas, Ceci fritti, Pomodori verdi fritti, Bhel Puri, Patatine e Ceci, Funghi marinati al peperoncino, Pakoras di verdure, Triangolini di zucca con pesto alle nocciole, Carciofi con maionese al dragoncello e molto altro.


Insalate e Contorni

Fagiolini in salsa di sesamo,��Melanzane a fette piccanti, Asparagi all’andalusa, Rosti di Patate Dolci, Spinaci con uvetta e pinoli, Tuberi al forno con glassa dolce allo zenzero.


Pasta Noodles e Riso

Pilaf di riso selvaggio timo e funghi, Tortelli con le melanzane, Penne con pesto alle olive e pistacchi, Phad Thai vegetariano, Riso e piselli giamaicano, Noodles satay piccanti, Noodles vegetariani alla buddhista.


Casseruole. Curry, Piatti al salto e al forno

Patate dolci e spinaci al salto,��Korma di verdure, Spanokopita, Casseruola di ceci e verdure piccanti, Curry di patate con semi di sesamo, Pasticcio messicano di pomodori, Tofu con anacardi e marmellata di peperoncini, Tempeh al salto, Tofu e taccole al salto.



Trovo letteralmente coerente la scelta di non inserire i dolci, perch�� sovente capita di ritrovarsi molti dolci nei libri vegetariani e credo che sia un controsenso. Il vegetariano non credo abbia problemi a reperire enciclopedie o volumi che trattino di dolci perch�� ne �� pieno zeppo il mondo e pure in edicola a prezzi contenuti trovi raccolte di tutti i tipi. Senza contare minimamente il fatto che il web, gratis, mette a disposizione contenuti interminabili in tutte le lingue del mondo. Il vegano��capisco che al contrario del vegetariano possa essere giustamente interessato anche delle specifiche preparazioni; essendo l’emarginato di turno potrebbe essere grato per la delicatezza di inserire anche qualche gustosa preparazione dolce. Questo libro mi fa una smisurata simpatia anche per questo che non �� un dettaglio passato ai miei occhi inosservato. Come capita spesso c’�� da fare un distinguo. Le ricette��come ticchettavo poco pi�� su sono semplici e molto sofisticate al tempo stesso, ma chi ama la cucina vegetariana, o per devozione o per pratica o per gli altri infiniti motivi, non si trover�� di fronte abbinamenti sconvolgenti mai visti, ma anzi un bel riassunto di quello che pi�� buono e fantasioso, come se non bastassero ulteriori conferme, �� capace di offrire la cucina vegetariana.



Il quid in pi�� che apporta �� di sicuro il fatto che si siano valicati i confini e che per certi versi si faccia un giro intorno al mondo giocando sempre in casa; nel senso che non c’�� una ricetta che ti fa tribolare perch�� gli ingredienti sono eccessivamente ricercati e quindi chi �� poco avvezzo a nomi inquietanti tipo tofu-seitan-noodles-shiitake si debba mettere��le mani dei capelli al grido di “e m�� ‘ndo vado a prenderli?”. Tutti ingredienti, che evviva il cielo, si trovano senza problemi (gli shiitake era un problema reperirli prima ma adesso su, la wakame te la tirano dietro come fosse polenta taragna, no? Nessuno dica no o mi cade tutto questo costrutto sintattico fantasioso). Insomma s�� ci sono le note che ti spiegano gli shiitake, gli shimeji, gli enoki e pure il mirin qualora proprio non fosse alla tua portata (ma ne dubito! Lo vedo in faccia che sei un vero foodie!) ma in linea generale rispetto alle centinaia di libri del genere a cui sono abituata��questo �� una bella passeggiata di salute.


Ho provato diverse ricette di questo libro. Non tutte confesso ma per esempio quella di zucca con chili di avocado, seppur modificata s�� perch�� la zucca con l’avocado, pur essendo due tra gli alimenti che amo visceralmente pi�� al mondo, non mi era mai capitato di averli nello stesso piatto. Ci sono anche dei piccoli capolavori, facilissimi da realizzare, di pasticceria salata pur non essendo indicata cos��, ma i biscottini salati con il formaggio alle erbe che sembrano tanti piccoli e deliziosi macaron dove vogliamo metterli?



Un libro prezioso anche e soprattutto per chi Vegetariano non ��. E’ uno di quei volumi che non passa inosservato neanche se ��guardato dall’individuo pi�� diametralmente opposto alla cultura vegetariana. Succulenti preparazioni che ti fanno dimenticare un’insulsa fettina di carne sbattuta sul piatto. E forse pure un bel complicato stufato al vino. E pure forse il roastbeef, oh. Voglio essere proprio ottimista oggi, su.


Il Vegetariano Gourmet di Jane Price si trova anche a prezzo inferiore talvolta su Amazon. Direi di tenerlo d’occhio, eccome.


Come spesso accade qui per la Rubrica La Libreria di Iaia metto in palio una copia di questo libro, che acquister�� personalmente su Amazon.Vince il commento numero��12 (le “regole”sono sempre le solite della tombolata).


(ero fuori e volevo correggere una cosa dall’app di wordpress su iphone. Ho fatto un pasticcio schiacciando su bozza ed �� per questo che il post �� scomparso, pardon)


La Libreria di Iaia��

(ecco i volumi su cui ho blaterato)



Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorainne Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese ��stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei men�� da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay��
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay


West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards

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Published on February 02, 2015 02:11

February 1, 2015

La Pizza del Cavol(fiore)! Senza farina e senza uova


Per 900 grammi / un chilo di cavolfiore: 50 grammi di semi di lino e 6 cucchiai di acqua, 80/90 grammi di farina di mandorle.




Lava per bene il cavolfiore. Tritalo con un food processor o bimby o frullatore. Passalo con il setaccio e cerca di eliminare quanta pi�� acqua possibile. Frulla le mandorle e rendile farina. Frulla i semi di lino con l’acqua fino a ottenere una sorta di pappetta appiccicosa. Metti il cavolfiore in un pentolino e copri di acqua. Porta a ebollizione poi abbassa il fuoco e cuoci con coperchio per altri sei minuti. Scola per bene e passa nuovamente al setaccio eliminando l’acqua.��Una volta ottenuto questi tre ingredienti: cavolfiore tritato lessato, pappetta semi di lino e acqua e farina di mandorle versa il tutto in una planetaria e lascia che si amalgami per bene. Stendi su carta da forno (un centimerto e mezzo massimo. Pi�� bassa �� e pi�� viene croccante, proprio come accade con la pizza) e cuoci per 20-25 minuti in forno. Gira la base aiutandoti con un altro foglio di carta forno e cuoci l’altra parte. Se non sei coraggioso spegni la parte superiore del forno e lascia accesa solo quella inferiore. Condisci e cuoci un altro po’.


Il cavolfiore pu�� essere cotto anche su carta da forno a 180 per 30 minuti. Questo evita tutto il passaggio del setaccio (alla domanda “e perch�� tu l’hai fatto bollito? perch�� sei cretina? ” la risposta �� “s��” e perch�� volevo dimostrare al mondo che fosse una cretinata. VOGLIO un premio vi prego. Per essermi immolata pubblicamente alla ricerca per la Pizza del Cavolo).



(io l’ho bollito solo due volte. La primissima volta quando ero incosciente e questa, sul serio, per dimostrarvi che �� una perdita di tempo inutile. Adesso non mi verrebbe neanche mai in mente di non farlo su carta da forno)



Sul Canale Youtube (che sto cercando di mettere in moto nuovamente perch�� era rimasto l�� sospeso nel tempo) ho pubblicato questa settimana��(ma mancavano foto e post) questa famigerata Pizza con la base di cavolfiore al posto del classico impasto di farina, acqua e lievito; che qui le pizze di qualsiasi verdura ci piacciono un sacco (come dimenticare le Pizzette di Melanzana? ��Qui il Video e qui il post).



Su questa pizza se ne sono dette tante, giustamente. Si pu�� fare in svariati modi e la versione sicuramente pi�� “facile” e con maggior appeal per voi umani capaci di intendere e volere �� quella dove si utilizza l’uovo. Per noi fuori di testa che non cediamo alle lusinghe dei derivati animali viene un attimino pi�� difficoltoso, ma la vita �� anche questo: una sfida continua. E allora perch�� noi alieni vegani non possiamo goderci questo popopopopodiroba?


Questa �� la versione senza uovo e��senza farina (di alcun genere e se vogliamo proprio escludere a priori il fatto che le mandorle sbriciolate siano comunque “farina” di mandorle. Ok basta mi sto incartando); che come blatero nel video �� gustosa, leggera e buonissima. Ne seguiranno altre anche perch�� qui Nanda, la mia mammina, si �� entusiasmata a dir poco, gi�� qualche mese fa, e brama tonnellate di pizza da vera fan sfegatata del cavolfiore (da settimane manifesta la voglia di�� farne una versione con salsiccia ma questo non vorrei neanche specificarlo). Senza uovo si sopravvive. Posso testimoniare io stessa. A prescindere dalla dieta vegana, chi mi segue sa che non sono mai stata un’ammiratrice dell’uovo e che anzi l’ho sempre detestato con brio. Lo mangiavo nei dolci e nelle schifezze certo, ma l’uovo bollito-fritto-frittata-qualsiasiversione era per me una vera e propria tortura (chi si ricorda del pulcino liquefatto alzi la mano!). Insomma perch�� dopo aver blaterato per 11 minuti filati sento ancora il bisogno di annoiarvi e farvi scoppiare un’emicrania? Non lo so.


Ho solo una certezza: voglio distruggere i neuroni di TUTTO il mondo (�� l’invidia. Non possedendoli voglio che i vostri si annientino). Provatela anche senza uovo. So gi�� che potreste apprezzare di pi�� la prossima versione ma �� davvero buona. Oh.



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Published on February 01, 2015 01:10

January 31, 2015

Operazione #PizzaNinja: Turtle Pizza con Provola e Salame Piccante



Non mi ha mai appassionato pi�� di tanto il genere fantascientifico, eppure le Tartarughe Ninja hanno sempre avuto un posto speciale nel mio cuore; anche i fumetti a dir la verit��. Quel quid nippo-zen ha fatto il resto. Non c’era pomeriggio in cui non mi piazzassi l�� sul divano di nonna, dopo una scorpacciata di Scooby Doo che credo con il senno di poi mi abbia introdotto all’amore smisurato per il genere thriller/giallo/indagatore, a gustarmi un puntatone tra le fogne di New York, dove a effondersi non era affatto l’odore di liquame ma piuttosto di pizza al salame. Nonostante tra fumetti e cartoni animati siano diverse le forme in cui sono stati presentati storia e personaggi, non si pu�� non pensare immediatamente alle bende colorate sugli occhi di questi simpaticissimi guerrieri che con risate, astuzia e forza lottavano per il bene, tra una fettina fumante e un morso goloso a una pizza gustosa.


Ho scelto la fascia rossa di Raffaello perch�� lo ricordo come quello anticonformista, eccessivamente impulsivo ma giusto; in realt�� �� per�� una pizza che dedico a tutta la formidabile squadra che mi ha tenuto molta compagnia. Non so se Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo avrebbero mai apprezzato questa sorta di Calzone/Danubio Salato/Pizza Tartarugosa perch�� erano molto convenzionali e affezionati alla classica pizza tonda, ma io da piccola sognatrice spero tanto che possano apprezzarne l’amore con cui l’ho preparata.


Non partecipo mai a operazioni del genere, e non perch�� sia un’antipatica anziana asociale (un po’ s��, dai) ma soprattutto perch�� il tempo scarseggia. Solo che se arriva questa ondata di ricordi a chiederti un piccolo contributo tu che fai? Per le Tartarughe Ninja questo e altro!


Operazione #pizzaninja! Crea la tua pizza ispirata alle tartarughe Ninja e condividi la tua foto e la ricetta su Facebook, Twitter o Instagram con l’hashtag #pizzaninja. Hai tempo fino al 2 Febbraio (da parte mia chiedo scusa per non aver divulgato la notizia prima ma ahim�� �� stato tutto troppo frenetico). Dai che abbiamo un week end! Ce la facciamo, no? Per quattro vecchi amici il tempo si trova sempre!



per 4 persone �� perfetta



600 ml di acqua tiepida
8��cucchiai di olio extra vergine d’oliva
1��cucchiaio di zucchero
25 grammi di lievito di birra
1 kg di farina 0
un pizzico di sale
una porzione generosa generosa di provola tagliata a quadretti piccoli (per il ripieno dipende dal vostro gusto se renderlo meno corposo o il contrario)
un salamino piccante tagliato a dadini piccoli
salsa di pomodoro ciliegino (facoltativo)

Disponi la farina a fontana su una spianatoia (o dentro un recipiente molto capiente se preferisci, oppure ancora lavora con un robot da cucina o planetaria). In una ciotola a parte sbriciola il lievito, versa un bicchiere di acqua tiepida in modo che si possa sciogliere per bene e aggiungi lo zucchero. Quando il composto acqua-lievito-zucchero �� ben sciolto versalo al centro della montagnetta di farina. Aggiungi il sale e poi l’olio a filo. Comincia a impastare pian pianino aggiungendo la farina e vedendo quanta ne richiede l’impasto. Alternando con l’acqua tiepida che resta e facendo questi piccoli gesti con amore e precisione. Sentendolo proprio l’impasto. Sar�� lui a chiederti quello di cui ha pi�� bisogno. Una volta che hai ottenuto un impasto omogeneo ed elastico forma una palla e metti dentro un recipiente. Copri con una canovaccio e mettila a riposare fino a quando non �� raddoppiata di volume. Una volta trascorso il tempo dividi l’impasto in tante piccole palline (dodici saranno perfette) e una pi�� grande per la testa. Poggiale su carta da forno distanziandole per bene e lascia lievitare un’altra oretta, sempre coperte con un canovaccio, in un luogo asciutto. Una volta trascorso il tempo premurati gi�� di aver preparato il formaggio e il salame. Prendi ogni pallina in mano e allargala un po’, metti al centro un po’ di salsa di ciliegino, pezzi di salame e formaggio e poi con cura richiudi per bene. E’ importante che il formaggio non fuoriesca perch�� potrebbe “macchiare e bruciacchiare” l’esterno della tua pizza. Inumidisciti magari le mani con l’olio e lavora un po’ la pallina, poi inserisci il ripieno e richiudi per bene come se dentro non ci fosse nulla. Dopo aver fatto quest’operazione per tutte le palline (se vuoi anche con la testa, io l’ho lasciata vuota) fai la forma della tartaruga e “incolla” le palline semplicemente spennellando con dell’olio (ma non troppo). Il calore far�� il resto. Accendi il fuoco e portalo a temperatura (200 sar�� perfetto) e inforna. Quando vedrai che �� tutto ben dorato tira fuori e servi. E’ comoda perch�� pur non essendo una pizza convenzionale si pu�� porzionare facilmente prendendone ognuno un pezzetto; questo pu�� tornare utile soprattutto se si �� tra amici o in famiglia e senza l’uso di forchette e coltelli si pu�� passare un momento di allegria sbocconcellando una vera delizia. Naturalmente si possono fare infinite variazioni: vegetariane e vegane, perch�� no? Mettere tante verdure gi�� grigliate dentro oppure ricotta e spinaci che rimangono un classico abbinamento. Volevo ricoprirla tutta di spinaci dapprima, in modo che fosse totalmente verde. Poi mi sono arresa e ho optato per Salame e Formaggio in onore delle nostre Tartarughe!


E insomma: la #pizzaninja �� servita!



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Published on January 31, 2015 08:22

Iaia Guardo's Blog

Iaia Guardo
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