Iaia Guardo's Blog, page 107

June 15, 2015

Orata in foglia di banano e carote al vapore con Goma Wakame e lime





 


Idrata le foglie di banano o immergile in acqua bollente per qualche minuto in modo che non restino secche. Lava per bene il pesce che hai scelto e insaporiscilo con le verdure, se non vuoi farle a parte al vapore, spezie e semi che preferisci. Avvolgi il pesce nella foglia di banano e cuoci in forno a una temperatura standard di 180-190 a seconda del peso del pesce e della grandezza. 


L’alga goma wakame l’ho semplicemente condita con del lime per smorzare un po’ il piccante purtroppo presente, essendo un prodotto preconfezionato e surgelato (dopo lo scongelamento può essere conservata in frigo per sette giorni).



 



In India come ai Tropici cuocere nelle foglie di banano è un’usanza casalinga e quotidiana. Che noi abbiamo la carta da forno, per dire. Siamo i soliti provincialotti. Cuocere nelle foglie di banano, oltre a conferire un gusto se vogliamo del frutto stesso, è naturale, sano. Non in ultimo molto scenografico. Parenti, amici e passanti li immagini già estasiati e curiosi. A me piace, e tanto, dire “etvualàscrittocosì pesce in foglie di banano”. Mi fa pensare di essere ai Caraibi con la gonnellina di rafia e le trecce rasta su un pontile assolato. Un tavolino apparecchiato sul mare, due sedie di plastica e il tramonto in arrivo. Grazie al cielo sono a casa sotto il condizionatore con i miei capelli perfettamente stirati e le alghe che mi aspettano. Non posso realmente reggere a cotanta bellezza abituata alle urla dei muratori e all’architettura decadente e fatiscente. Realtà ammè! Però, ecco, fosse anche solo per un secondo la foglia di banano ti catapulta altrove e fa scena.


La trovo come sempre da SantoCristaldidiCatania (la statua, Comune di Catania, la vogliamo fare o no?). La trovo congelata e non mi resta che tirarla fuori dal freezer e renderla umida. Si può bagnare (con lo spruzzino? anche) e reidratare, altrimenti lasciare in ammollo in acqua bollente giusto qualche minuto in modo che diventi malleabile, avvolgibile e perfettamente plasmabile. Non secca, insomma. Facevo prima a dire questo, ecco.


Allo stesso modo, surgelata come ticchettavo settimane fa su Miiichefame, trovo la Goma Wakame. Eccessivamente piccante per i miei gusti: se sto tre ore a togliere tutti i pezzetti di peperoncino però, alla fine riesco a non avere la bocca come se fossi la figlia di Daenerys Targaryen, mamma di tutti i Draghi. Qualsiasi tipo, anche a fette, di pesce può essere avvolto, protetto e insaporito dalle foglie di banano. Le spezie che si possono adoperare sono molteplici e pure le verdure di accompagnamento, che inutile a dirlo meglio se a vapore. Ho aggiunto anche dei semi, giusto perché ormai li metto pure nel ginseng. Le salsette di accompagnamento rimangono un’idea vincente sopratutto se il pesce è intero, come in questo caso. In pochi minuti con zero fatica si fa un pranzetto capace di farti vivere una vacanza durante una classica e semplice cena casalinga. 


Nella cucina cinese si trova molto spesso il pollo in foglie di banano. Non ho mai provato a fare il pollo (petto) con questo metodo ma è nella to do list delle cose da propinare alle mie ignare cavie. Come per le alghe, in Asia l’uso delle foglie nella cucina è molto più presente che da noi. In Kenya dove le piantagioni di banano pullulano (quando posso adoperare pullulano è sempre un grande giorno per me) diversi tipi di carne vengono serviti all’interno delle foglie cotte direttamente in bracieri primitivi. Fosse per me ci farei pure gli spaghetti allo scoglio al posto della carta stagnola.


Anzi. Lo faccio! Spaghetti in foglia di banano. Ma non spaghetti di soia o vermicelli. Proprio spaghetti italiani in foglie di banano. Devo tenere alto il tasso di idiozia. Ne va della mia inesistente reputazione! Oltre a trovare un motivo valido per resistere a questo fastidiosissimo Lunedì.







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Published on June 15, 2015 03:12

June 13, 2015

Smoothie, Centrifugati, Frullati, Deliri e Maestro Yoda. Dove? Su Runlovers!


 


 



Non ti racconterò che Koi ha mangiato la scheda SD di tutte le riprese con il cavalletto realizzate per il video di Runlovers. Non ti racconterò neanche che per un attimo mi è balenata (in questo caso si direbbe caneata, giusto?) l’idea di accompagnarla in autogrill, e non per comprarle la Rustichella. Non ti racconterò neppure di averla resa protagonista, ma solo nella mente, di una videoricetta NON vegana per il canale Youtube. Romanzerò il tutto dicendo che mi sono molto dispiaciuta sì, ma non perdendo il mio risaputo aplomb ho pianto solo otto ore. Vi è ancora un labrador felice che scorazza impunito sul mio terrazzo (la verità insomma, perché patatinamaledettadellamamma non si è resa minimamente conto – come avrebbe potuto del resto – del danno e dell’enorme perdita di tempo. Nel dubbio ho litigato con lei e per 48 ore le terrò il muso).




Oggi su Runlovers deliro circa Smoothiessss (oh yeah!), centrifugati, frullati e succhi e nettari e solo il cielo sa cosa.



Per leggere il mio articolo devi cliccare qui.
Per vedere il video dove ho messo gli unici file rimasti (tutti fuori fuoco – tutti con mano tremolante – orrendi insomma) devi cliccare invece qui.

( I capi di RunLovers sono tanto carini e hanno detto che il video “è perfetto così”; chiaramente le alte temperature, i miei articoli e vaneggiamenti generali li hanno a tal punto destabilizzati da non avere più un contatto con la realtà. Non in ultimo ho Maestro Yoda dalla mia parte. Loro lo temono, suppongo)


Ogni mattina, da un po’ di giorni, sull’Account Ufficiale Instagram di RunLovers compaiono delle colazioni con chicche, ricette, consigli veloci e preziose inutilità (sì, sto tentando di rovinare il Portale Italiano di Running più famosodelluniverso pure in quel social. Non è fantastico tutto questo?) e non in ultimo è partito l’hashtag #runloversfood inteso anche come cibo sano e salutare e non strettamente correlato a cuochi chef campioni mondiali di maratona. Se vuoi partecipare anche tu mi fai felice, ecco. E ti aspetto.




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I miei deliri su Runlovers?

Il Pollo Magico (un po’ di me e la mia storia con la corsa)
La scarpetta di Iaia (l’introduzione e il perché)
Cocktail di  Gamberoni con salsa al limone e zenzero (il Benvenuto ufficiale)
5 Ricette di Barrette Energetiche fai da te
3 Minutes Sandwich! Un Panino delizioso in 3 minuti: Hamburger in salsa worcester
Hamburger Vegetariano con Ceci e Lenticchie
Insalata di Tofu, Agrumi con dressing di Senape e Agave
Barrette (senza glutine) di riso (o altri cereali) e cioccolato
La Torta nella Tazza dentro il Microonde
La Colazione Perfetta per i Runner
Panino con Hamburger di Tacchino e Verdure Croccanti
Il Pranzo Perfetto per i Runner
Patatine chips al Microonde
La Cena perfetta per i Runner
L’Acqua Aromatizzata

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Published on June 13, 2015 03:20

June 10, 2015

Una Torta (Bomba!) al Cioccolato. L’ennesima, sì.






Ingredienti per 8-10 persone circa: 80 grammi di cioccolato fondente nero tagliato per bene, 150 ml di latte intero, 180 grammi di burro non salato morbido, 250 grammi di zucchero di canna, 3 uova, 250 grammi di farina, 1 bustina di lievito per dolci, 80 ml di panna. Per il ripieno come nella Sacher una marmellata sta benissimo per spezzare un po’ il gusto cioccolatoso quindi albicocche, mirtilli, lamponi, fragole o ciliegie. Per la copertura una ganache scemplissima. La mia era semplicemente composta da cioccolato fondente stemperato con un po’ di panna. Per la guarnizione in questo caso ho adoperato delle arance candite ma stesso discorso per il ripieno. Largo sfogo alla fantasia.


Preriscalda a 190. Sciogli il cioccolato con il latte a fuoco lento e poi lascia raffreddare, meglio se a bagnomaria. Amalgama il burro e lo zucchero in una ciotola e quando l’impasto è soffice e leggero aggiungi le uova una alla volta e sbatti dopo ogni aggiunta. Setaccia la farina insieme al lievito e incorpora delicatamente mescolando con cura. Aggiungi poi il latte con il cioccolato sempre lavorando per bene e inforna per 35-40 minuti controllando con uno stecchino. Se vien fuori asciutto la torta è pronta. Lascia raffreddare. Poi aggiungi eventuamente il ripieno di marmellata dopo aver proceduto al taglio e ricopri con la ganache se preferisci. Una preparazione base (bomba! Cioccolatossisssima!) che puoi riempire, adornare, coprire come più ti piace e in svariati modi. Ne basta un micro pezzetto per andare in overdose.





La verità è che era inverno quando sfornavo questa torta; credo fosse addirittura Gennaio se non Dicembre. Non pare proprio neanche il caso di riesumarla adesso in tutta la sua sconvolgente cioccolatosità ma svuotare l’archivio e programmare ricette atemporali è un po’ il mio tratto distintivo, no? Come fare andare la polenta calda calda con salsiccia e formaggio a ferragosto e due spaghettini di alga a Capodanno (del resto a Capodanno chi è che parlava di Crudismo tra piatti regionali e strutto spalmato sulle tempie? Sì sto fischiettando, ridacchiando).


Ricordo di questa torta gli occhi fuori dalle orbite di chi l’ha provata. Il risultato è esagerato e talmente cioccolatoso che pure chi ne è amante non può che collassare al grido di basta più. Corposa, resistente al palato e persistente pure. Credo che  anche dopo tre lavaggi con il Marvis alla cannella, liquirizia e menta, due giri di Listerine e trenta passate con il filo interdentale si odori ancora di cioccolato. Importante per questo sceglierne uno davvero buono e non eccessivamente commerciale o zuccherato. La qualità (come sempre del resto) farà la differenza e uno amaro, considerato che vi è lo zucchero anche in generosa presenza, farà al caso nostro.



Delirio cioccolatoso e ricette atemporali a parte, la cosa più interessante da dire oggi è solo una. Quando ho pubblicato questa foto, parecchio tempo fa nei diversi social, solo una domanda (giustamente) mi è stata posta ed è: ma il piatto con il Bianconiglio dove lo hai comprato? Presto detto. Lo scrivo anche qui, che non si sa mai possa essere d’aiuto a qualcuno che volesse fiondarsi nella ricerca: H&M Home. Che da quando hanno aperto lo shop online è stata la fine per noi cosedacasaaddicted. In pratica ho alzate nell’armadio. Bicchieri nel mobiletto del bagno. Calici dentro l’asciugatrice. Posate nel box doccia. Ma non importa. Per le cose davvero utili e importanti (e soprattutto NECESSARIE) lo spazio si trova sempre, no?


(devo mandare fuori da qui il Nippotorinese. Mi occupa troppo spazio. Gli ho concesso pure un cassetto nella cabina armadio che potrei sfruttare per i portatovaglioli graziosissimi di H&M Home. Devo intervenire!)



Altre Torte al Cioccolato?

Anche se le ho segnalate per Halloween ma rimane comunque una lista sicura: qui trovi la top ten delle torte al Cioccolato
Torta Vegana al Cioccolato a strati (vegana)
Torta Cioccolato, Cannella e Caffè
Torta Isabeau (senza farina e con le castagne)
Torta a strati cioccolatosissssssima
Torta Regina di Saba
Ciambellone al cacao, spezie e miele
Torta al latte caldo e crema al caramello
Chessecake (la mettiamo una cheesecake? dai) ai Lion
Cliccando qui accedi alla sezione Cioccolato nel caso in cui volessi dare una sbirciatina in archivio

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Published on June 10, 2015 03:12

June 9, 2015

Cosa c’è nel Mio Carrello. Oggi Raw-Gluten Free e Vegan (evvabbèdai)



Io di queste Energy Balls ho parlato qui e pure fino allo sfinimento su Miiichefame dove hanno destato tantissimo interesse. A distanza di tempo asserisco e confermo che i miei preferiti rimangono i rettangolini di cocco nonostante siano nauseabondi quanto i Vegan Raw Bounty che ho fatto con Ombretta (ti sei perso la videoricetta? Sacrilegio!). Come ho scritto in quel post dettagliato sono esclusivamente composti da pochi ingredienti dove per ovvie “ragioni raw crudiste” compare a manetta il dattero, l’unico capace di incollare e cementare qualsiasi cosa meglio del calcestruzzo e l’apporto nutritivo rimane comunque consistente. Per capirci con nove palline andiamo in coma iperglicemico, ok? Adesso ho trovato questa versione goduriosa a dir poco (ma va detto che da brava maniaca del Cocco se me lo metti pure sulla senape putrefatta ti dico: YUMMYBUONOGNAMANCORA, ergo sono poco attendibile): Datteri-Noce di Cocco. Senza glutine fa parte sempre dell’alimentazione crudista e gli ingredienti sono:


70% di datteri, noce di cocco in burro, cocco in fiocchi 10% e basta. Non è meraviglioso tutto questo? Ai limiti del commovente? Sì. L’agricoltura è biologica certificata e fa parte di un progetto equosolidale. I datteri sono della Tunisia e i cocchi delle Filippine, perché c’è da dire che la precisione qui la fa da padrona. Non potendo scrivere novemila oli di dubbia origine, aromi e ingredienti a caso buttati giusto per assemblare e insaporire, si perde tempo a scrivere roba che francamente è quella che interessa di più. Non so voi ma mi sento rassicurata dal fatto che il cocco sia delle Filippine (sono ironica, sì ma anche un po’ vera, dai). I valori nutrizionali sono 399 Kcal per 100 grammi. I carboidrati sempre per 100 grammi di prodotto sono 54 e le proteine 1,6. I grassi sono 10, 4 e non pochi e c’è pure un po’ di soia. Il peso della confezione è di 120 grammi e la scadenza abbastanza lunga, sembrerebbe (la mia intorno a marzo 2016).



La scoperta però non solo della settimana ma proprio del mese (VITA! Voglio urlare VITA!) sono questi due pacchettini qui. E’ tanta l’emozione che mi tremano le dita (anche perché sono finite e ho degli attacchi di panico in corso). Non conoscevo Inspiral (qui ci si può fare un giro e c’è pure lo shop) che pare sia famosissimo in Inghilterra ma da oggi, oltre a tatuarmelo sul cuore logo compreso, vivrò affinché il mio obiettivo si realizzi: vivere accanto alla fabbrica o se possibile entrare a lavorare lì dentro, sequestrare tutti, prendere pieno possesso della produzione, buttarla giù nell’intestino e morire felice su qualche rullo trasportatore di sacchetti. Non è incredibilmente sensato? Vi dico solo una cosa: droga. Qui si rischia davvero di far fuori ettordicimilioni (esiste questo numero, eh) di sacchetti in un sol colpo. Nessuno mai al mondo potrebbe credere che ci sia qualcosa più buona delle patatine in sacchetto, no? Ecco. Queste smentiscono tutto. Ho provato le carote, le barbabietole e verdure che non fossero patate fritte, scoppiate, e solo il cielosacosaaaria in sacchetto ma. Nulla come queste e una di queste due è anche senza olioooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo. Lasciatemelo gridare santocielo! Lasciatemelo gridare!



Sacchetto logo color rosa: Chips di cavolo riccio con barbabietola e acerola – foglie di cavolo riccio essiccate ad aria (bassa temperatura) rivestite di salsa di semi di acerola lievemente piccante e barbabietola rossa



cavolo riccio 47%, semi di girasole, grano saraceno, succo di limetta, carote, lievito alimentare, olio di oliva, olio di girasole, barbabietola in polvere, sale rosa dell’Himalaya, acerola e tracce di frutta. Tutti gli ingredienti sono biologici. Per 100 grammi le calorie sono 495 ma il pacchetto è di 30 grammi e quindi per porzione circa 149 Kcal. I grassi sono per porzione 9.6 e i carboidrati 7.4 mentre le proteine 6 e le fibre 3.6 grammi.



Sacchetto logo color giallo senape: Chips di cavolo riccio con mais viola – foglie di cavolo riccio essiccate ad aria (bassa temperatura) rivestite di salsa di anacardi al gusto di formaggio (chiaramente prodotto vegan) con mais viola



cavolo riccio 54%, anacardi 34%, lievito alimentare, sale rosa, estratto di mais viola, farina di mais viola. Tutti ingredienti biologici e qui non è presente l’olio. Per 100 grammi le calorie sono 501 ma la porzione è da 30 e quindi intorno a 150 kcal a sacchetto. I grassi sono 10.2 mentre i carboidrati 4.4 con proteine 8.3 e fibre 4.1.




Quando Ombretta è stata qui abbiamo passato, per il mero gusto di stare da sole e per altri progetti in corso d’opera, tre giorni rinchiuse in una gabbia dorata (forse anche un po’ zebrata ma noi giuro non lo sapevamo. Incidenti trash e kitsch di percorso ovunque, insomma) ovvero un albergo sito tra il vulcano e il mare di Sicilia. Volendo forzatamente questo, rinchiuderci per l’appunto, ci siamo chieste cosadiavolomaiavremmopotutomangiare. Sagaci e motivate abbiamo quindi riempito i trolley (perché solo io potevo portare due trolley e una valigia e una keepal e infilare roba pure da Ombretta) anche di alghe, barrette, semi e frutta secca per la sopravvivenza. Poi abbiamo mangiato granita sfrecciando fuori nelle fredde notti di giugno (oh faceva freddo. Perché va sempre tutto al contrario?) dimenticandoci praticamente tutto il cibo raw vegan glutenfreecippalippa e avendo un intossicazione alimentare da zucchero raffinato bianco che non ingerivamo da anni ma chiseneimporta? Siamo state felici di condividere oltre che momenti romantici anche una bella intossicazione per non negarci proprio niente. Tra tutte le barrette ne è stata decretata (al ritorno a casa) una come vincitrice indiscussa ed è quella che mostro orgogliosa qui. Il packaging per me è terrificante. Il giallo e il verde già da soli mi provocano orticaria ma insieme riescono a perforarmi la retina. Ma nonostante questo: amen. Barrette allo zenzero e cocco. C’è forse qualcosa di più buono? Sì. I sacchetti sopra ma nell’ambito delle barrette raw vegan gluten free queste sinora non le batte nessuno. Sono della Rapunzel, che mi aspetto vinca il Nobel al più presto per la sanità neuronale di noi Alieni Vegani. Le informazioni sono tutte scritte in teteschen ed è molto bello ma Iaia è brava e dolce e con il translate corre in aiuto dei bisognosi (di cui fa parte). L’energia è di 532 kcal per 100 grammi ma niente paura perché la barretta è meno della metà e quindi 40 grammi. Non è leziosa come potrebbe sembrare a leggere il gusto perché lo zenzero smorza moltissimo la dolcezza del cocco nauseabonda. La consistenza mi piace perché è croccante rispetto alle altre che ho provato e ha una sorta di ostia che la ricopre per intero. I grassi sono 32 e se avete la mia stessa faccia vi capisco ma si vive una volta sola santo cielo! Gli zuccheri ci sono e sono 38 e i carboidrati 54. Certo non è una cosina leggera dal punto di vista di carboidrati e zuccheri, su macchissenefrega. Non ci sono schifezze dentro. Cocco, sciroppo di agave, noce di cocco, zenzero candito, sciroppo di riso in polvere, sale e olio di girasole (e spero che Translate abbia tradotto bene ma ho sempre il mio asso nella manica: la zia Luci! Chiederò conferma).


 


Ti sei perso dei Carrelli?

Gli alimenti che non mancano mai nella mia dispensa

 



Cosa c’è nel mio carrello (spesa #1) Crackers raw al grano saraceno  e al sesamo. Crackers senza glutine, Burro d’arachidi vegan e Crema di arachidi
Cosa c’è nel mio carrello (spesa #2) Dolcetti raw cocco cioccolato e datteri, Noodles di Riso nero e Cioccolato Raw con i semi di chia
Cosa c’è nel mio carrello (spesa #3) Quinoa Rossa e Nera, Spaghetti di Quinoa, Crackers dolci Raw di Grano Saraceno
Cosa c’è nel mio carrello (spesa #4) Barretta Cocco e Zenzero, Dolcetti raw vegan gluten free datteri e cocco, Chips di Cavolo Riccio

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Published on June 09, 2015 03:12

June 8, 2015

A Cherry Pie and a damn fine cup of coffee – Le Ricette di Twin Peaks





La Ricetta di questa Cherry Pie è tratta dal mio Libro (momento autoreferenziale ai massimi livelli) “Le Ricette di Maghetta Streghetta” edito da Mondadori. La versione di More, quella di Biancaneve, invece la trovi qui.


Ingredienti per una teglia di 28 centimetri circa



Per la pasta brisèe: 500 grammi di farina 00, 200 grammi di burro morbido a pezzetti, 1 pizzico di sale.
Per il ripieno: 500 grammi di ciliegie fresche o amarene denocciolate (se usi quelle sotto spirito, sciacquale più volte sotto l’acqua), 200 grammi di marmellata di ciliegie meglio se senza zuccheri aggiunti, 30 grammi di amido, 1 pizzico di sale, 1 cucchiaio di succo di limone e metà della sua scorza grattugiata, 150 grammi di zucchero di canna, 1 cucchiaino di vaniglia in polvere o essenza, 30 grammi di burro a tocchetti e se ti piace anche un po’ di essenza di mandorla che ci sta benissimo.
Per la copertura finale: 1 uovo e zucchero di canna.

Per comodità spesso adopero l’impastatrice ma il classico metodo manuale di picchiettare il burro con la farina aggiungendo pian piano i 140 grammi di acqua freddissima rimane indiscutibilmente il migliore (se hai tempo). Ricopri sempre e comunque con la pellicola e fai riposare almeno 30 minuti in frigo. Per il ripieno: versa le ciliegie denocciolate, la marmellata, l’amido, lo zucchero, il succo e la scorza di limone e la vaniglia. Gira con cura fino a ottenere un composto omogeneo. Stendi la metà della pasta brisèe tolta dal frigo su un piano infarinato e versaci sopra il ripieno e poi i tocchetti di burro. Stendi la pasta rimasta e ricopri per bene la torta. Se ne hai ancora fai la chiusura, aggiungi decori o qualsiasi cosa la fantasia ti suggerisca. Fai una incisione a x sulla superficie della torta ma non fare fuoriuscire troppo il contenuto. In una ciotolina sbatti un uovo e spennella la superficie. Puoi aggiungerci latte o zucchero così la crosticina verrà ancora più croccante e dura. Inforna a 205 per 15 minuti e poi a 180 per 35-40 sempre tenendola d’occhio. Si accompagna perfettamente a generose cucchiaiate di panna fresca montata sul momento e all’immancabile caffè nero ma pure con una bella pallottola di gelato che visto il periodo male proprio non fa.




Il fatto è che ero davvero molto presa da American Horror Story (qui ancora, ancora, ancora, ancora sìancora e ancoramesi or sono. Tutta bella organizzata a prendere appunti; che non è così semplice come può apparire. Riguardati le puntate e fai i fermo immagine quando mostrano la ricetta, inseriscila nel contesto e nella puntata e sviluppala interpretandola. Provala sperando sia quella giusta, e non è detto che accada al primo colpo, e così via. Non che qualcuno mi punti una bistecca di agnello alla tempia (che è sempre peggio di una pistola per certi versi. Anzi no. Forse un cosciotto di coniglio in agrodolce a ben pensarci) ma l’entusiasmo è passato. L’incontenibile gioia, pure. Alla terza stagione, nonostante i clichè e la monotonia del giàvistorivisto unito alla “commercializzazione” del tutto, ero riuscita comunque a mantenere alta la soglia di interesse. Poi la trepidazione inaspettata, che non provo mai.  L’irrefrenabile desiderio che le lancette corressero avanti velocemente quando il tema del Circus era stato svelato. Ricordo ancora la commozione mia e delle mie amiche, in particolar modo BestiaBionda e Ombretta. Il circo, i clown e tutto il mio immaginario. Post su Post. Entusiasmo all’ennesima potenza e.


Il Declino sin dalle prime puntate. Ho continuato ad appuntare, seppur svogliatamente confesso, tutte le ricette passate nei diversi episodi perché come in tutte le stagioni sono tante, pertinenti se vogliamo e per certi versi interessanti per il modo in cui vengono inserite nel contesto; tanto da farmi continuare a credere che nella banda degli sceneggiatori ci fosse davvero un gran gourmet o un foodie.




Poi all’improvviso la notizia che mi fa dimenticare il dolore di questa enorme perdita. Perché tale è stata per me la dipartita del genio di American Horror Story (confido in un finale dove tutto sia collegato e che riesca a farmi strabuzzare gli occhi dalla felicità).  Non sono fanatica di serie tv e si è capito. Ho retto a una puntata e mezza di Sherlock e posso vivere anche senza l’ultima di Game of Thrones (mi sto già addormentando all’attuale serie mentre tutti sono esaltati e prendono valium). Per principio non ho visto l’ultima serie di Dexter e se Penny Dreadful mi ha entusiasmato sì, ciò non significa che alla prima della seconda stagione io lasci perdere il mio uncinetto per correre a vedere la puntata (e infatti non l’ho cominciata). Sono svogliata e mi annoio facilmente. Mi fanno rimanere incollata poche cose.


Se c’è una e dico una visione che non ha smesso nei miei ricordi, e nel mio presente, di farmi stare appiccicata con la retina fissa sullo schermo è Twin Peaks. Quanti anni sono che tedio l’universo con Twin Peaks e Lynch? Venti? Perché tanti ne sono passati dalla prima visione. Che ci fosse anche solo una remota ipotesi che Lynch non potesse girare la serie in lavorazione mi aveva gettato temporaneamente  in una depressione che manco vagonate di xanax o barbiturici (e chili di granita al cocco).




Sul mio Libro la Cherry Pie è stata in assoluto la prima a essere fatta insieme ai Brownies dedicati a Poirot e il Bento Totoro di Miyazaki. Se dovessi sempre avere quella bistecca o cosciotta di coniglio puntata alla testa tra Burton, Kitano, Kim Ki Duk, Miyazaki e Kubrick io direi sempre e solo Lynch. David ha il mio cuore. Con i suoi pavimenti a scacchi e le sue tende rosse. Sono fatta non di acqua ma di Lynch, a dirla tutta. Non smetterei mai. Da qualche settimana, in quei piccoli di ritagli di tempo che ho, sto rivedendo Twin Peaks; questo perché non mi ero mai davvero dedicata alla raccolta di appunti di cibo. Non so per quale inspiegabile motivo io abbia perso anche solo tempo e impiegato entusiasmo con American Horror Story. Sarà stata la novità e la foga del momento, o semplicemente il mio inesauribile e sempiterno esaurimento in corso.


Ma come ho potuto non catalizzare tutto il mio amore e il mio entusiasmo in Twin Peaks? Perché proprio adesso che tutti ne parlano? Perché sono appunto esaurita. Semplicissimo. Lineare. Logico.


Ho perso già abbastanza tempo. Tocca rimediare; nonostante per autoimposizione (e anche per tutto il tempo dedicato che non voglio vada sprecato) abbia intenzione di continuare con le Ricette di American Horror Story, vorrei dare maggior spazio e rilievo all’Agente Cooper e alle decine di personalità complesse che meriterebbero una serie a parte singolarmente.





Si poteva cominciare degnamente in qualche altro modo (?) che non fosse la Torta di Ciliegia accompagnata da un caffè nero scurissimo “come una notte senza luna”; perché è proprio così che l’Agente Cooper dice poeticamente di preferire e amare il caffè. Le mie (inutili) considerazioni su quanto sia diverso, e importante, rivedere una visione che ci ha colpito a distanza di tempo per coglierne ancor più significati e segni le ticchetterò un’altra volta che mica c’è fretta. Una sensazione però mi rende realmente felice nel più puro senso del termine. Non aver cambiato idea. Non essermi ritrovata davanti un altro prodotto. Non aver contestualizzato venti anni fa. Non averlo fatto adesso.


Niente mi ha deluso. Aggiungo un “sinora”, giusto perché non ho completato il percorso; seppur già sia ne sia convinta in modo assoluto sin da ora. Twin Peaks mi ha segnato emotivamente, esteticamente e visivamente. Continua a farlo e suppongo quanto spero: non smetterà mai.


 


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Published on June 08, 2015 03:20

June 5, 2015

L’Essenza del Crudo: Zuppe, Creme e Vellutate



Ho aperto l’anno vaneggiando circa il Crudismo e nella Libreria di Iaia mi sono subito buttata a ticchettare di Crudo di Delphine De Montalier e credevo di aver dedicato un vero e proprio articolo anche all’Essenza del Crudo di David Cotè e Mathieu Gallant; così non è (la vecchiaia che brutta cosa è?) e ne faccio cenno solo a Capodanno, strafatta di coca zero e acqua frizzante con scorza di limone. Sono davvero sconvolta perché avrei scommesso Koi, tutti i suoi peluche e pure gli ossi vegani che all’Essenza del Crudo avessi dedicato pagine pagine e pagine. Rimedierò proprio in questo contesto, considerato che andava assolutamente fatta una cosa: parlare di Zuppe, Creme e Vellutate. Sempre edito da Sonda (devo premurarmi di scrivere alla casa editrice per organizzare un pellegrinaggio. Devono sapere che li amo. Ne ho proprio una necessità fisica e mentale). Firmato sempre da David Cotè e Mathieu Galant, allo stesso modo di Grigliate Vegan Style e i Formaggi Veg ritroviamo la stessa impaginazione, tipo di carta e grafica come fosse una vera e propria enciclopedia. Colorata e con la stessa identica impostazione, è un’edizione del 2014, la prima a Ottobre, ed è un volume trattato dal titolo originale “Les soupes de Crudessence” del 2013, edito da Les Editions de L’Homme Division du Groupe Sogides in Canada. L’indice ci segnala immediatamente il manifesto dell’essenza del crudo, che è poi quella su cui ho ticchettato giustappunto il primo dell’anno e che se ti fa piacere puoi rivedere cliccando qui. Segue un “Benvenuti a Casa Vostra”, la saggezza alimentare degli antichi e la scienza di oggi, vai con le zuppe, gli utensili, gli ingredienti da scegliere, la preparazione dei patè di spezie, zuppe in brodo, creme e vellutate, zuppe e dadini, ringraziamenti e infine alla centoquarantesima pagina l’indice di tutte le ricette. E’ un libretto piccolo, molto facile da trasportare tra libreria-cucina-ancora libreria-ancora cucina e ha quelle pagine molto lisce e quasi impermeabili che piacciono a me. Non è mai un mistero per nessuno (nessuno di quegli eroi che mi segue) che sia già da un po’ orientata al crudo. Su Miiichefame non faccio che postare roba cruda, esclusa quella che propino agli altri, e vagamente inneggio alla filosofia crudista. Non sono, come nel caso della dieta vegana, un’estremista pazza e continuo a credere che solo nella via di mezzo esista la salvezza. Mi sento bene mangiando crudo ed è questa la verità; questo non significa che se ho voglia di hummus non mi spari otto chili di ceci cotti e amen. Innegabile però come lo stomaco continuamente sotto stress riceva una botta di vita allor quando arriva tutto così: nudo e crudo. E’ proprio il caso di dirlo.









Per David e Mathieu sembra essere una missione perché amano ogni giorno fare dei gesti responsabili, dicono, improntati al rispetto del proprio organismo e dell’ambiente. Loro ci credono davvero e servire alimenti vivi che nutrono e rigenerano il corpo dicono essere un’occasione privilegiata per informare le persone, invitandole quindi a compiere un gesto innanzitutto verso se stessi senza dimenticare l’impatto ambientale. Insomma David e Mathieu sembrano degli invasati pazzi che potrebbero pure cominciare a parlare di alieni per alcuni, altrimenti due tipi davvero da ammirare. Sta a voi capire da che pianeta arrivate, insomma. Chiudono il loro manifesto con una frase tanto semplice quanto meravigliosamente pregna di significato.


Siamo al servizio della vita.


Molto spesso mi viene chiesto perché sono vegetarianaveganaancoranonhannocapito (e poco importa perché non ho tutta questa voglia di spiegarlo, visto che non è per moda o per spiegare agli altri cosa è giusto fare e cosa no. Lo faccio per me. Me lo tengo per me. Semplice) e una delle risposte più sintetiche che riesco a dare e alla quale credo fortemente è che.


Mi nutro di vita. Non di morte.


Non la reputo offensiva nei confronti di nessuno. Non inneggio ad alcunché ma sta di fatto che davvero mi nutro di vita e non di morte. Quello che incamero dentro di me si rigenera e allo stesso modo rinasce in un perpetuo. Siamo al servizio della vita è un’altra frase che sorprendentemente sento molto anche mia. Non resta che ringraziare questi due simpaticoni, insomma. E sperare un giorno di poter far fuori qualcosa da loro, magari con la mia Ombretta. Dopo l’introduzione specificano quanto sia importante la cucina viva che ha come particolarità i cambiamenti e l’instabilità delle stagioni. Sottolineano poi come davvero sei quello che mangi e che molto spesso non è una scelta consapevole e ragionata, piuttosto dovuta a caratteristiche individuali certamente ma anche economiche, di stato d’animo e di salute in genere. La passione per se stessi, per la cucina e per la cura di quello che c’è intorno è determinante. Il lato estetico anche. Nonostante Mathieu e David non ne facciano cenno io, per personalissimo parere, credo che anche il fattore estetico abbia un valore fondamentale. Un discorso complesso che non è il caso di approfondire giustappunto adesso, perché del libro si deve parlare, ma l’estetismo e l’occhio di guarda con inclinazione per i propri gusti e forme d’arte è determinante quando poi ci si inoltra in un contesto ai limiti del catartico tra te stesso e il cibo. Spero di aver modo di poter approfondire tutto questo.







Uno dei capitoli sicuramente più interessanti è “La saggezza alimentare degli antichi e la scienza di oggi” che sottolinea capitoli fondamentali quali: secondo le stagioni, combinazioni alimentari (ricordi il ph?), ascoltare la propria fame, mangiare in modo frugale, adattarsi al mondo attuale, la scienza oggi e una grande arte. Capitolo con sottosezioni molto sintetico, diretto, comprensibilissimo e senza troppi vaneggiamenti che centra perfettamente l’argomento anche per chi si trova davanti al primo libro di Crudismo o cultura raw.  L’importanza dei prodotti locali e delle stagioni e l’equilibrio dello yin e yang (ricordi la cucina taoista su cui vaneggiai anni e anni or sono?). La natura di per sé, a ben pensarci, ci offre un equilibrio con le stagioni e allo stesso modo con i frutti che ci dona. Da qui a immaginarci a un altare di Madre Natura con quattro banane e tre cocchi ce ne vuole. Perché il crudista passa sempre un po’ per lo squinternato di turno che potrebbe pure fare queste cose. E, colpo di scena, lo penso pure io senza girarci tanto intorno. Se però tutto viene contestualizzato a individui raziocinanti, intelligenti, che non si fanno condizionare dagli estremismi non è così tanto assurdo pensare che ci si possa sempre sedere insieme e parlottarne un po’ giusto per informarsi. La combinazione alimentare sbagliata è assodato che rallenti il metabolismo e all’interno del libro c’è un utilissimo dischetto, facile da consultare, dove gli amidi stanno insieme abbracciati ai farinacei e la frutta viene divisa in zuccherina, semiacida e acida, ortaggi e proteine a parte. Davvero un quadro, ripeto, completo e interessante per tutti.


Interessante (vabbè lo è tutto) anche il capitolo sugli insaporitori da scegliere, come salsa tamari, miso, tamarindo, coriandolo fresco, zenzero e molte idee perché non è mica solo sale e pepe la via definitiva, anzi tutt’altro. Un uso per altro di questi insaporitori potrebbe limitare il consumo del sale che certamente male non fa. Per le ricette cosa troviamo? Di tutto. Davvero di tutto. Brodo cinese, won ton, zuppa di ravioli, zuppa di miso di arame, scodella thai ai pleuroti, zuppa coreana con shiitake e polpa di noce di cocco, zuppa di arancia amara con il cavolfiore e il riso selvatico (super yummy!), zuppa di funghi delle meraviglie, zuppa di funghi portobello, zuppa moscata e con l’uso di spaghettini di konjac. Una vastissima scelta di zuppe che continua con le mie preferite, ovvero crema al cetriolo, crema di sesamo rossa, crema di mais al basilico, crema di “pollo” veg yami, zuppa di sedano rapa, crema di champignon alle mandorle con una ricetta che voglio provare assolutamente ovvero quella di cracker alla cipolla, crema delicata al finocchio, zuppa di cocomero e finocchio, zuppa di crema curry al cocco e moltissime varietà (infinite, direi) di queste zuppe fredde che ti fanno pensare a gazebo, tavolo di legno, dondolo e luna d’estate a guardare le stelle e chiacchierare.


Il classico gazpacho con varianti non manca e le foto sono davvero molto belle. Mi piacciono le sottolineature che ci sono talvolta a fine ricetta come quando si parla della quinoa quando meno te l’aspetti o quei consigli e quegli appunti che trovi, come se il libro fosse un quaderno di cucina che hai ereditato con i pensieri di chi te lo ha donato lasciandoti parte di sè. Il gazpacho fragole e pepe l’ho detto? Ma ci sarebbe davvero da dirle tutte e parlare di queste zuppe che ti fanno colare la bavetta ogni volta che giri pagina. Anche questo non è un libro a uso e consumo esclusivo delle persone vegetariane  o vegane, ma un bel modo, come sempre, per avvicinarsi alla cultura vegetale prendendone spunto. Si ha spesso quest’idea che senza infilarci dentro un pezzo di carne o pesce sia tutto insapore o poco corposo. Se volessimo ancora l’ennesima riprova che è quanto di più sbagliato si possa immaginare: eccola.


Il prezzo non è onesto ma di più. Per il tipo di foto, suggerimenti e idee 12.90 è pochissimo e molto più che onesto. Sempre da Sonda, oltre a L’Essenza del Crudo, c’è una pubblicazione che non è ancora mia (ma devo provvedere al più presto) ovvero: Torte, Gelati e Dessert; confesso che un brivido di gioia mi ha appena percorso.


La Libreria di Iaia

Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese  stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay


West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
L’essenza del Crudo: zuppe, vellutate e Creme

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Published on June 05, 2015 03:20

June 4, 2015

Pasta cu Niuru – Pasta con il Nero di Seppia



E anche oggi un’altra VideoRicette con le Donne della mia Vita. Oggi SantaSignoraPina ci prepara un primo piatto che in estate soprattutto (ma pure a Natale, a Pasqua e sempre) non manca mai sulle tavole siciliane: A Pasta cu Niuru! (Seppia come si dice? Siccia! Sicilian lesson number uan-milion). E pasta con il nero di seppia sia. Ora detto da me suonerà anche discretamente strano ma è davvero molto buona. Ricordo di averla ripudiata per una vita. Ho ceduto alle lusinghe dell’assaggio all’età circa di diciotto anni quando papà mi ha detto: chiudi gli occhi e fidati. E come non fidarsi del mio Turi? L’ho fatto e ne ricordo ancora il sapore dolce e forte. Esteticamente non rende giustizia. Il gusto è diametralmente opposto alla sensazione che si può avere di questa preparazione, legandola prettamente alla mera questione visiva. Se vi capita di assaggiarla cedete alle lusinghe e chiudete gli occhi anche voi. Fidati. Per quanto assurdo possa sembrare poi per alcuni il formaggio di qualunque tipo sui primi di pesce, questa è una di quelle ricette che va assolutamente gustata così: con il pecorino siciliano. Non ci sono storie.


Le Altre VideoRicette con le Donne della Mia Vita?

La Torta Mimosa con Pina
KartoffelSalat con la Zia Luci
Il Rotolo con la Nutella insieme a Laura, Martina e Salvo (special guest)
Bauernfrühstück – La Colazione del Contadino Tedesco con la zia Luci

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Published on June 04, 2015 03:12

June 3, 2015

L’Acqua Aromatizzata? Su Runlovers!


Come ogni Giovedì. Ah no, è Mercoledì e Giovedì scorso è saltata. NON PER COLPA MIA SIA CHIARO! Sono stati i cattivissimi Nani da Giardino che non sono riusciti a comunicare al Grande Capo Big le informazioni necessarie alla pubblicazione (sì, la smetto).


Oggi su che cosa deliro? Ma sulla moda che da un anno impazza! Sul risvoltino dei pantaloni? No. Grazie al cielo no. Sull’Acqua Aromatizzata. Anche tu sei adepto, VERO? (del risvoltino? Parliamone te ne prego)



L’Articolo sull’acqua aromatizzata la trovi qui.
La VideoRicetta sull’acqua aromatizzata la trovi qui sul canale Youtube di Runlovers.


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I miei deliri su Runlovers?

Il Pollo Magico (un po’ di me e la mia storia con la corsa)
La scarpetta di Iaia (l’introduzione e il perché)
Cocktail di  Gamberoni con salsa al limone e zenzero (il Benvenuto ufficiale)
5 Ricette di Barrette Energetiche fai da te
3 Minutes Sandwich! Un Panino delizioso in 3 minuti: Hamburger in salsa worcester
Hamburger Vegetariano con Ceci e Lenticchie
Insalata di Tofu, Agrumi con dressing di Senape e Agave
Barrette (senza glutine) di riso (o altri cereali) e cioccolato
La Torta nella Tazza dentro il Microonde
La Colazione Perfetta per i Runner
Panino con Hamburger di Tacchino e Verdure Croccanti
Il Pranzo Perfetto per i Runner
Patatine chips al Microonde
La Cena perfetta per i Runner
L’Acqua Aromatizzata



 


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Published on June 03, 2015 01:10

June 2, 2015

La Libreria di Iaia: Fantasie di Gelato (al Lidl)



La zia Luci, che ormai conosci davvero vista la KartoffelSalat e la Bauernfrühstück, va molto spesso al Lidl e grazie a lei la mia passione nei confronti di tal luogo ha preso il sopravvento; fosse solo perché vivrei di cetrioli: barattolo grande e piccolo, poco importa (lo confesso senza neanche troppa vergogna proprio nella Videoricetta dell’insalata di patate tedesca più famosa del globo rimembrando il mio breve soggiorno a Monaco). 


Grazie alla bellissima zia Luci ho avuto modo di testare questi adorabili volumetti. Lavorando insieme molto spesso la vedo arrivare, con i suoi occhi come il cielo limpido sull’Etna, con un pacchettino tra le mani. Premure che mi commuovono sistematicamente. Una volta i cetriolini. Una volta il coniglietto portafiori. E una volta quello e una volta l’altro spacchetto sempre pensieri che mi fanno tornare il sorriso ricordandomi quanto fortunata sia.


Mi ha regalato diversi volumi di Ricette firmate Lidl e io oggi visto il periodo direi proprio che è opportuno parlare di questa piccola perla (che puoi sicuramente trovare ancora).





Senza troppi fronzoli, case editrici rinomate e chissà quali contorni visivi, il libretto in questione arriva dritto al punto, oh! Ti dice che tutte le foto sono di TLC Fotostudio e specifica pure che alcune appartengono ad altri facendone nome e cognome (amo la precisione teteschen, ja!). Abbreviazioni e unità di misura sono messe proprio in prima pagina e ti ricorda che in questo libro tutti i gelati sono preparati senza gelatiera (ma che si può chiaramente adoperare nel caso). Fantasie di Gelato ha il seguente sommario: Granite rinfrescanti, Sorbetti raffinati, Delizie leggere con yogurt, Golosi con panna e latte, Parfait vellutati, Specialità di gelateria e infine l’indice delle ricette per poco più di 200 pagine ben distribuite e stilisticamente accattivanti. Foto a piena pagina sulla destra e ricetta sulla sinistra: chiara, veloce, intuitiva e pure con le calorie per porzione. No, dico: e che vogliamo di più?


Talmente lineare, semplice e perfetto che potrebbe far gridare all’assenza di personalità. Così non è perché la si trova tra i titoli dei gelati che variano dai più semplici, ai cliché sino ad arrivare ad abbinamenti inconsueti e accattivanti. Non c’è il prezzo, perché è stato rimosso essendo un regalo, ma sicuramente non si discosta dai precedenti volumi che ho acquistato (e ricevuto ancora una volta in regalo dalla zietta bellissima). Stiamo intorno ai cinque euro. Ne vogliamo parlare? No. Allacciamo le sneakers, la cintura e corriamo alla Lidl. Amen.




Le granite vengono intese come grattachecche romane, per intenderci, e non si tratta di quelle della Sicilia orientale; non per questo significa che qui non se ne prepareranno nove chili. Granita di fragole deliziosamente leggera, Granita con i fiori di ibisco, Granita di yogurt e miele, Granita di melagrana con succo di uva, granita di cocco e mandorla e molto altro. Sui sorbetti diverse sono le preparazioni interessanti: Sorbetto d’arancia al Campari (che bramo di eseguire ma in una versione salata), Sorbetto di spumante con mango e fragole, Sorbetto di papaia, Sorbetto di ananas e lime, Sorbetto al tè verde e limoncello e davvero tantissimi altri tra i quali mela, anguria e tuttifrutti. Francamente il capitolo sorbetti è in assoluto il mio preferito, per quanto possa valere.





Con  i gelati si va sul sicuro in quanto gli evergreen, soprattutto creme, ci sono ma anche innovazioni e accostamenti interessanti. Poi c’è il gelato alla cannella, tra i miei preferiti, e quindi fosse solo per quello il libro va acquistato: gelato ai mirtilli, al passion fruit con lo yogurt, con briciole di pan di spezie al sapore di cannella (gnam!), lime-yogurt e quark, papaia-quark-zenzero (oh, devo provarlo questo quark. Qualcuno ne sa qualcosa?) e via con quello alle noci, il budino gelato con frutta secca, fondente intensamente saporito, al litchi con lo zucchero candito, all’arancia e Cointreau, alle albicocche al rosmarino, alla cassata Siciliana (sguardo a cuoricino), alle nocciole, al caramello e via di parfait con il caffè e caramello con scaglie di arachidi (abbinamento eccelso), parfait di noci al caramello, al caffè espresso con il liquore di arancia, e al vin brulè con il cardamomo.







L’editore è FSC e in questo libro con oltre 100 ricette golose e semplicissime da realizzare ci regala davvero un interessante contenitore di momenti felici; del resto il gelato cosa è se non questo?


Farlo in casa è quanto di più facile e sano (ti lascio il link di quello alla banana? La VideoRicetta la ricordi?) ed effettivamente non è necessaria la gelatiera. Molto spesso basta un buon frullatore con lame robuste (sì con il Bimby viene perfetto, lo confesso a capo chino) o altrimenti una bella accetta, tanto nervosismo e un blocco di ghiacciofruttoso per sfogare la rabbia.


Del resto nasce tutto così, no?


E via al Lidl a comprare cetriolini che ci facciamo pure il gelato, su! (rinchiudetemi, vi prego. AIUTATEMI)


La Libreria di Iaia

Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese  stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay


West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti




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Published on June 02, 2015 03:12

May 11, 2015

La Libreria di Iaia: La Cucina Ebraica di Clarissa Hyman

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Ho parlato diverse volte di questo libro, fatto tante ricette e preso molte volte spunto. Lo possiedo da anni ed �� gi�� sin troppo tempo che mi riprometto di sistemarlo qui nella Libreria di Iaia; finalmente �� arrivata la volta buona perch�� merita, eccome. La Cucina ebraica – Ricette e Racconti da tutto il mondo – con le fotografie di Peter Cassidy �� di Guido Tommasi Editore, che gi�� solo a nominarlo ti vien voglia di piangere di commozione per quanto riguarda le uscite food. Il prezzo �� medio alto e si aggira intorno ai 30 euro ma su Amazon si riesce a trovare anche a��meno. La copertina �� rigida e indistruttibile e ha resistito ai miei traslochi, scatoloni e martirii in cucina. Amo i Libri, certo, e tento di trattarli nel miglior modo possibile ma �� chiaro che se ci studi sopra e li trasporti in cucina, sopra, sotto, ufficio, borsa bisogna prestare davvero molta attenzione. E’ uno dei libri, come ho fatto finora dando priorit�� ai miei irrinunciabili, che pi�� ha fatto la spola libreria-studio-cucina e nonostante questo rimane immacolato e intonso. La prima edizione risale addirittura al 2003 e sono dovuti passare ben 4 anni per poi farlo uscire nell’edizione italiana grazie a Guido Tommasi, con la traduzione di Caterina Paversi e Tosca Saracini. Le prime righe recitano cos�� “Questo �� un libro di cucina ebraica, quindi comincer�� con una barzelletta ebraica. Come molte delle ricette di questo libro, �� ben collaudata e il successo �� garantito. Quindi, anche se l’avete gi�� sentita, vale la pena di rileggerla. Che faccio ve la racconto o vi invito a comprarlo o sfogliarlo in libreria?” (�� un po’ lunghetta, uhm).


No. Non sono cos�� cattiva, ve la racconto. Anche se faccio parte della fazione: non rido mai alla barzellette (forse per una stupida questione di principio).




Una giovane mamma ebrea sta preparando una punta di petto per cena. La figlia le chiede perch�� prima di metterla in padella taglia via le estremit��. Dopo una breve pausa, la madre risponde “Sai che non lo so neanche io? Ho sempre visto mia madre fare cos��. Chiamiamo la nonna e chiediamo a lei”. La donna telefona alla madre e le chiede perch�� si tagliano le estremit�� della punta di petto prima di cuocerla. La nonna ci pensa un po’ e poi risponde “Sai, non lo so bene neanche io. E’ il modo in cui l’ha sempre preparata mia madre”. A questo punto le tre donne incuriosite fanno visita alla bisnonna nella casa di riposo “Sai quando si prepara la punta di petto” le chiedono in coro “Si tagliano sempre le estremit�� prima di metterle in padella. Perch��?”


“Non so perch�� lo facciate voi” risponde l’anziana signora “Ma io lo facevo perch�� non ho mai avuto una padella abbastanza grande”



(oh non ho riso ma ho sorriso, lo confesso).


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Questa barzelletta a ben pensarci per�� �� pi�� uno spaccato di vita perch�� ricorda quanto la cucina sia tradizione e ricordo. Ci insegna a guardare al passato, al presente e al futuro. Trovo l’introduzione di questo libro bella, intensa e ricca, tanto quanto la cucina ebraica che miscela in modo a dir poco variegato una cultura e un popolo che ha moltissimo da insegnare. La cucina �� una costante come in tutti i popoli ma lo �� ancor di pi�� per certi versi quando il continuo peregrinare da un paese all’altro, tra fughe, persecuzioni e pregiudizi diventa quasi una sicurezza personale. Quasi un appiglio a tutto quello che di importante c’�� da tramandare, ricordare e lasciare in eredit��. Gli ebrei hanno assorbito naturalmente il cibo dei paesi dove si sono fermati o stabiliti seppur in modo non definitivo. Questo libro, come spiega l’autrice stessa, abbraccia tutto il mondo non dimenticando le sfumature che sono state assimilate, gli alimenti che sono stati introdotti grazie al luogo e alle tradizioni precedenti diventando una miscellanea incredibile di sapori. E’ un viaggio storico culinario questo libro. Non �� francamente un libro di cucina per tutti. Non si apre e si trova: primo, secondo, antipasto, contorno e dolce. Devi avere proprio voglia di leggere un libro dove ci trovi anche del cibo, mettiamola cos��. Si comincia con i Bagel (ti ricordi? Li ho preparati qui insieme ai Kaak, biscotti tipici ebrei. E c’�� anche il pane ebraico). E’ diviso in capitoli per ingredienti e insieme ai Bagel farciti parte il Latte. Con la zuppa di salmone e di mais che �� un tributo alla comunit�� dell’Alaska, alla zuppa di Cetriolini di Gabu Nonhoff nata in Israele e residente a Berlino, per passare pure dall’insalata di aringhe baltica che pare fosse una forespeisen con cui stuzzicare il palato; un equivalente yiddish di un amuse-gueule dove ci invita non essere tirchi in fatto di panna acida. Borscht del caf�� Sheherazade (io amo il Borscht perch�� ho un problema con le barbabietole!) e quello di frutta estivo (che ho provato e ha ottenuto un grande successo; purtroppo in quell’occasione non l’ho fotografato). Mina de maza, Hevos Haminados e Matzah brei e Bumywelos che sono delle frittelle di matza da Salonicco.


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Si passa alle Luci del Nord e al Galut che significa esilio dalla Terra Santa. E nelle reminescenze nordiche dedicati ai territori freddi e incontaminati troviamo l’halibut al forno con panna al rafano, Sotlach che �� una sorta di budino di latte (che ricorda moltissimo il Ris a l’amande e moltissimi altri dolcetti di tradizione giudeo spagnola). Rugelach di nocciole (ricetta provata e strepitosa!), Bublanina (ricetta provata e strepitosa. Oh. Le ho fatte davvero e sono tantissime. E’ una conferma perenne questo libro), Torta nordafricana di arancia e cocco, Boterkoek (dolcetti di burro olandesi), Marmorkuchen che non �� altro che una torta aromatizzata ma le dosi sono perfette e da provare. Le foto non ti lasciano estasiato; non perch�� non siano belle per carit��. Va detto pure che risalgono a una decina di anni fa se la matematica non �� una opinione (per me lo ��). Sono semplici ma fatte bene e dal taglio accattivante rivolto prettamente al cibo (non come piacciono a me dove confondi tutti con 29482482934 oggetti a caso). Pulite. Sintetiche. E per questo vincenti. Vanno dritte al punto e ti fanno capire immediatamente di cosa stiamo parlando (anche perch�� i titoli potrebbero terrorizzare i meno avvezzi alla cultura gastronomica mondiale, diciamolo).


Ma’amoul, che sono dei dolcetti da una vita nella mia to do list, ovvero dei dolcetti mediorientali ripieni di datteri e noci che gi�� solo il ripieno mi fa girare la testa tanta �� la bava alla bocca. Zuppa di pollo di Curacao, Pollo alla georgiana e pollo alla marocchina con i datteri (provata e voglio fare la videoricetta!), Pollo al asala di curry verde (provato ma non fotografato maledizione!), Riso ingioiellato alla persiana con pollo, Picadillo cubano, Kubba di barbabietole iracheni e in ultimo ma assolutamente non in ordine di importanza Lahma bi ma’ala che mi lega al mio amico Mohamed e ben presto potr�� ticchettare al riguardo (non vedo l’ora tra l’altro).


E’ un libro che piacer�� a chi ama viaggiare anche dalla cucina di casa propria. Per chi non ha paura di osare. Per chi non storce il naso alla parola ceci e coriandolo o “alla marocchina”, ��o “Tzimmes siberiano”. E’ per chi ha un cervello e un cuore cosmopolita. Per un itinerante di sogni, culture che ha sete di scoprire, volere di pi�� sempre e non fermarsi. E’ un libro per chi ama la famiglia. Per chi �� generoso, desideroso di condividere e non si ferma alle apparenze. Per chi non ha paura di osare e rispetta se stesso, la sua terra, gli altri e quella degli altri. E’ un libro per chi non ha confini. Nella testa. Nel cuore. Se vi capita di sfogliarlo, fatelo. Sar�� difficile non dargli una casa. La vostra.

E lui sapr�� ricambiare con amore e devozione.


La Libreria di Iaia

Il Vegetariano Gourmet ��� Jane Price
In linea con il Sushi ��� Makiko Sano
La Mia Cucina Easy ��� Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista ��� Kakuho Aoe
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Una Merenda a New York ��� Grossman
Le Tre minestre ��� Andrea Vitali
200 Cupcake ��� Joanna Farrow
Nigella Express ��� Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese ��stile Occidentale ��� Jane Lawson
Every Day Food ��� Martha Stewart
India in Cucina ��� PushPesh Pant
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L���abito non fa il cuoco ��� Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche ��� Luisanna Messeri
La mia piccola cucina ��� Julie Andrieu
Un sano appetito ��� Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica ��� Gordon Ramsay


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Il Libro delle Tapas ��� Simone e In��s Ortega
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Published on May 11, 2015 03:12

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Iaia Guardo
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