Iaia Guardo's Blog, page 105
August 25, 2015
Quello che le foto non dicono- La Torta con la Torta dentro
Come fare una torta nella Torta? Un pois? Un cuore? Un coniglio? Un arcobaleno?
Quello che le Foto non dicono era nato perché molte (ma proprio molte) volte mi viene chiesto dove acquisto cucchiaini, alzate, tovaglioli e tutto quello che viene racchiuso all’interno delle mie fermatempo. Un modo, spero utile e carino, di raccontare anche cosa si cela dietro. In tutto quello che non sono solo oggetti o cose, la maggior parte delle volte. Ma ricordi e momenti.
E anche una rispolveratina generale alle ricette, perché no?
August 24, 2015
La Frutta Secca. Su RunLovers
Riprendiamo la buona abitudine di segnalare i link dei miei articoli su RunLovers? Anche perché mamma si confonde un bel po’ e con l’ipad va a finire su siti giapponesi e finlandesi se non le scrivo proprio MAMMA CLICCA QUI. E’ pur sempre un blog di famiglia, questo. Ogni Lunedì e Giovedì, a partire da adesso, su RunLovers ci sarà un appuntamento fisso. Il Lunedì ticchetterò maggiormente su alimenti e benefici compilando la rubrichetta correlata alla mia Mangiar S(tr)ano mentre il Giovedì ci sarà sempre una Ricetta, il più delle volte seguita da una VideoRicetta. Qui (domani scriverò un pochetto di più a riguardo) non cambierà nulla (se gli alieni stavolta non mi rapiscono sul serio). Una Ricetta, delirio, foto, FumettoRicetta, Idiozia al giorno sempre alle 12:12. Il primo periodo, sarà ancora di assestamento perché ho davvero tantissimo lavoro da fare. Questo continua a non esserlo e pretendo che rimanga tale. Ma il mio cuore è qui. Ed è qui che vuole stare, ergo riuscirò a non fuggire via mai più per così tanto tempo. Leggere che vi manco (mi preoccupa un po’ per voi, sarò onesta) fa sì che il mio cuore mi diventi piccolo piccolo, per l’imbarazzo e l’emozione, prima di esplodere in una gioia incontenibile.
Oggi su RunLovers parlo un po’ di Frutta Secca. Giusto due cenni. Benefici, proprietà, come inserirli nella dieta giornaliera e qualche ricettina facile e veloce. Se ti fa piacere leggermi trovi l’articolo qui: http://www.runlovers.it/2015/frutta-secca/. Nel frattempo allego tutte le foto -cliccando su ognuna di esse si accede all’articolo- delle Ricette fatte quest’estate, che non ho avuto il tempo di uplodare qui all’interno del Blog.
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Alcuni dei miei deliri su Runlovers?
Il Pollo Magico (un po’ di me e la mia storia con la corsa)
La scarpetta di Iaia (l’introduzione e il perché)
Cocktail di Gamberoni con salsa al limone e zenzero (il Benvenuto ufficiale)
5 Ricette di Barrette Energetiche fai da te
3 Minutes Sandwich! Un Panino delizioso in 3 minuti: Hamburger in salsa worcester
Hamburger Vegetariano con Ceci e Lenticchie
Insalata di Tofu, Agrumi con dressing di Senape e Agave
Barrette (senza glutine) di riso (o altri cereali) e cioccolato
La Torta nella Tazza dentro il Microonde
La Colazione Perfetta per i Runner
Panino con Hamburger di Tacchino e Verdure Croccanti
Il Pranzo Perfetto per i Runner
Patatine chips al Microonde
La Cena perfetta per i Runner
L’Acqua Aromatizzata
Smoothie Centrifugati e Frullati
5 Regole per sentirsi leggeri mangiando (e l’immancabile insalata)
Hamburger di ceci con fesa di tacchino e burro d’arachidi
Gazpacho di pomodoro, fragole e menta con bruschetta
I Runner scelgono il gelato artiginale
Una ciambella facile e veloce
Il Miglior Buongiorno (tutte le mie colazioni su Instagram RunLovers)
Non semplici Ghiaccioli Fatti in casa
RunLoverella-Crema di cioccolato e nocciole
Il Panino Parmigiana
Drink, Soft Drink e tutte le Bibite e Bevande
Cous Cous con avocado e pomodoro (Il Pranzo di Ferragosto)
L’Avocado: benefici, proprietà e ricette
La RunLovers Cheesecake (banane, yogurt greco e mandorle)
La Libreria di Iaia: Pane e Design 70 Ricette da infornare
Pane e Design – Le Ricette dei designer edito da Editrice Compositori, è un libro con 70 ricette da infornare al prezzo di 19.90 che fa parte di una collana che comprende:
Cavolo che design – 70 ricette con le verdure
Stuzzicati dal design – 70 antipasti e stuzzichini
Design al dente – 70 Ricette di pasta e primi piatti
Una spina nel Design – 70 secondi di pesce e crostacei
Campeggia la scritta Gaggenau perché il libro finisce con il capitolo Buono come il pane, a cura appunto di Gaggenau, dove tra tradizione della panificazione e consigli si tessono lodi per i forni della casa produttrice (e verrebbe da dire: come dar loro torto? Si parla effettivamente del meglio. E ricordo i gentili naviganti capitati in queste lande per puro e sfortunato caso che non è affatto un post sponsorizzato. Anzi tutt’altro).
Un libro interessante, atipico e non convenzionale. Non soltanto per la formula ma perché non è certamente il classico libro di cucina. Non vi è uno stile nelle foto ma ce ne è da vendere in altro: tra parole, disegni, schizzi e arte un po’ qui e un po’ lì. Ha una struttura simpatica nonostante il font poco friendly e piccolo. E se lo dice un falco con dieci decimi ci sarebbe da scommetterci. Designer e architetti sono chiamati a elaborare una ricetta al forno, perché di questo si tratta. Non è un libro rivolto al pane come si potrebbe pensare dal titolo, bensì a tutto quello che può essere cotto in forno; anche se di pane e lievitati chiaramente ce n’è a volontà.
Foto del Design/Architetto e mini biografia seguita da piccola introduzione sul perché e sul per come la ricerca sia ricaduta sulla determinata ricetta. Ingredienti e spiegazione e infine abbinamento del vino. A seguire a tutta pagina la foto della ricetta, che non è sempre una foto ma pure un disegno-schizzo-composizione grafica e qualche alternativa o consigli se capita. La carta non è lucida ma rugosa e fibrosa e la fotografia generale dell’opera non ha colori accecanti e neanche molto enfatizzati, anzi l’opposto. Dal gusto un po’ aranciato, giallognolo e poco patinato. Anzi. Pochissimo. Perché ci si aspetterebbe per certi versi una cura diversa. Un’esposizione maggiore, sì. E invece il bello sta proprio nella naturalità e non nella sovraesposizione sia di arte che di pensiero che di fotografia stessa. Le ricette sono molto interessanti e ce ne sono alcune che pur essendo semplici rappresentano delle vere e proprie chicche. Certo non è il momento ideale per parlottare di un libro pieno zeppo di ricette da fare al forno, contando che ticchetto a inizio estate, ma può sempre tornar utile, no? Del resto fa così caldo che due spaghetti allo scoglio dentro il cartoccio sul parabrezza della macchina li possiamo pure trovare belli che pronti al ritorno dal lavoro, no? Mangiarli comodamente lì e ripartire più carichi (di sudore) di prima. Favoloso!
Tutto molto minimal ed essenziale. Ci sono le Ricette con titoli fantasiosi e non e pure un indice analitico dei Designer. Si parte con un timballo di Spaghetti con sauté di vongole altrimenti detto Timpano di Scammaro e si prosegue con una carrellata variopinta: Sole di scarola, Zucchine con formaggio al forno (Firinda Peynirli Kabak ovvero un piatto turco date le origine del Designer), Teoria di una torta verde, Cartoccio mediterraneo, Archeo gallette, La cecina rivisitata e Il cocuzzolo dell’Etna. Pane ai sette cereali, Torta Umbra, Lasagne al ragù di pesce con gamberi, Bassotti bird temple, Sformato di broccoli fiolari, Timballo di riso con bisi e salsiccia e Funghi al cartoccio con Butter Shoyu. Ci sono pure un po’ di pagine adorabili con le righe per gli appunti personali, che sono sempre quel quid che mi entusiasma. Nessuno mi chieda perché. Basta mettere due pagine per scrivere gli appunti e sono felice. Che poi questi appunti non li prenda mai nel libro è un altro discorso.
Se devo essere onesta a me di questo libro ha colpito principalmente l’introduzione di Davide Longoni. Nel senso che sì d’accordo un bel libro. Belle ricettine facili. Bella l’idea. Bella il concept. Bello tutto ma di quel bello che rimane bello e non ti fa gridare BELLOOOOOO. Tutto maiuscolo con tante o. Ma Bello. Oggettivamente bello.
Quello che invece ti fa gridare BEEEELLLLOOO maiuscolo e con tante o e doppie consonanti è proprio l’introduzione. Fosse per me sarebbe bastata quella a convincermi di comprare il libro e così è stato. Sì è vero che dall’introduzione ti aspetti un crescendo di oooooo del bello ma comunque, ribadisco, deluso non rimani. Insomma cosa è che mi ha colpito? Trovo ingiusto trascrivere tutta l’introduzione di Davide Longoni perché è corretto leggerla sul libro. Trascriverla in toto proprio no. Non si fa. Ma la riflessione che ne deriva è potente e centra punti e spunti a dir poco interessanti.
Geniale in un’accecante semplicità.
Il pane è il barometro dei tempi storici e la percezione delle sue qualità è mutevole: se per secoli il piano bianco è stato il pane dei ricchi che potevano permettersi di far togliere il peso alla farina oggi viene rivalutato il pane prodotto con farine intere.
Solo a me questa frase ha cambiato la vita? (sì voglio esagerare, ok?)
E’ proprio vero, santamichetta! Omero chiamava gli uomini “mangiatori di pane”. Il pane esiste da sempre e per sempre. Prima cibo per i ricchi. Poi cibo per i poveri. Prima bianco e accecante come il futuro. Poi nero e integrale come il passato. Perché sono la prima a panificare farina di tumminia ed è ormai uso comune farlo in casa. Dopo l’industrializzazione del pane, che ci ha fatto sentire indipendenti e cosmopoliti, adesso tutti a far lievitare 48 ore sotto il canovaccio. Riprendendo il lievito madre e maledicendoci (io, sì) per non aver chiesto alla nonna come si faceva essattamente “u criscinti”. In Sicilia (a Catania perlomeno) si chiamava così. U criscinti. E mia nonna lo accudiva e sfornava del pane, delle pizze e delle scacciate che ne sento ancora l’odore e il sapore in bocca. Longoni ci informa che ci sono ben oltre 200 tipi di forme di pane e che spesso questo riflette il luogo d’origine. Forme da un chilo enormi e quindi da bracciante che ne mangia un chilo. Forme piccole e delicate per i consumatori raffinati.
E mi rimbomba in mente Il pane è barometro dei tempi. Poche volte mi capita di restare estasiata davanti a concetti talmente semplici quanto complicati. Rarissime volte poi ne rimango rapita a tal punto da fissare il muro e annuire generando una serie di riflessioni storiche culinarie introspettive sociologiche (sono un po’ esaurita. Chi non lo è del resto?).
E niente. Un contenitore di storie, tradizioni e spadellamenti che ha un posto speciale nella Libreria, tutto qui.
La Libreria di Iaia
Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay
West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
Gelato – Lidl Edizioni
Oltre – Ernst Knam
Fritti – Ernst Knam
Ricette Vegetariane – Cocker/Montgomery
In Verde – Pietro Leemann
Crostate – Gianluca Fusco
Pane e Design
Quello che le foto non dicono – La Cheesecake di Agnese
La Cheesecake con Nutella e Mandorle di Agnese
Agnese la trovi qui
Quello che le Foto non dicono era nato perché molte (ma proprio molte) volte mi viene chiesto dove acquisto cucchiaini, alzate, tovaglioli e tutto quello che viene racchiuso all’interno delle mie fermatempo. Un modo, spero utile e carino, di raccontare anche cosa si cela dietro. In tutto quello che non sono solo oggetti o cose, la maggior parte delle volte. Ma ricordi e momenti.
E anche una rispolveratina generale alle ricette, perché no?
August 22, 2015
Quello che le foto non dicono – Buns-Scones per Myrtle Snow
Tipo Buns ma non sono Buns. Tipo Scones ma non sono Scones. Una Ricetta per Mirtle Snow
Quello che le Foto non dicono era nato perché molte (ma proprio molte) volte mi viene chiesto dove acquisto cucchiaini, alzate, tovaglioli e tutto quello che viene racchiuso all’interno delle mie fermatempo. Un modo, spero utile e carino, di raccontare anche cosa si cela dietro. In tutto quello che non sono solo oggetti o cose, la maggior parte delle volte. Ma ricordi e momenti.
E anche una rispolveratina generale alle ricette, perché no?
August 3, 2015
Non sono scomparsa (sfortuna per te), solo che….
No no no. Non sono scomparsa e non ho abbandonato niente e nessuno gettando l’umanità nella disperazione (vi vedo con le brasiliane che fate il trenino urlando di gioia. VI VEDO! SMETTETELA SUBITO!)
Solo che sto lavorando tantissimo e mi sono arresa all’evidenza di essere una. Sono spesso fuori casa. E troppo piùpiù spesso (si può dire?) fuori di testa. Sono una, dicevo (menomale). Concetto tanto semplice quanto difficile da comprendere per una stakanovista come me. Troppo lavoro, novità incredibili in arrivo e tantotanterrimotantissimo altro. Già da questa settimana qualcosa cambierà. Il tempo di capire da dove cominciare perché la mole è davvero (ma davvero) enorme.
Nel frattempo sappi che qualora ti mancassi terribilmente (menti per favore?) mi trovi Ogni mattina qui su Instagram che ti preparo la colazione e su Runlovers. Se non corro qui lo faccio lì in pratica. Sempre a casa, insomma.
Oggi, giusto per dirne una, è uscito il mio articolo sulla RunLoverella (che puoi leggere cliccando qui) . Lo so lo so. Non ho neanche aggiornato tutti gli articoli usciti su RunLovers. Sono indietrisssssssssimooooooo. Insomma bando alle ciance mi metto subito a lavoro!
(Mi mancate davvero moltissimo).
July 7, 2015
La Libreria di Iaia: Crostate di Gianluca Fusto
Dopo in Verde di Pietro Leemann e dopo Fritti di Ernst Knam, sempre della collana Fusion Ideas di Italian Gourmet (Reed Edizioni) arriva Crostate di Gianluca Fusto con le fotografie di Giovanni Panarotto. E’ incredibile come dopo aver postato la foto su Instagram (Account Miiichefame) sia comparso nientepopodimenoche Gianluca Fusto a dirmi “spero le piaccia”. Sono bei momenti. E sono molto seria. Ci si stupisce sempre, nonostante il web e tutto questo facciano parte della mia vita per certi versi più della realtà stessa, di come si sia vicini. Come tutto sia raggiungibile. E soprattutto come la potenza della giusta comunicazione in un sol colpo faccia apprezzare ancora la persona in sé oltre che l’artista. Perché a me Gianluca Fusto già piaceva un bel po’ ma che si addirittura si mettesse lì su Instagram a commentare, è innegabile, diventa un surplus. Quindi in alto le mani e che parta la ola.
La biografia di Gianluca Fusto vanta nomi prestigiosi come Ducasse, Gualtiero Marchesi e Aldo Moroni. La firma delle sue creazioni dolci è l’eleganza delle forme geometriche. Miglior pasticciere dell’Anno al congresso internazionale “Identità Golose” nel 2012 e tutta una serie di traguardi incredibili. Questa monografia Crostate, che come tutti i volumi della collana vanta foto-impaginazione-impostazioni-tipologia di carta-struttura-qualsivoglia elemento di altissimo livello, rappresenta la sua visione innovativa di quello che è in assoluto un dolce classico della tradizione italiana. Come nel caso di Pietro Leemann e di Ernst Knam c’è questo preponderante bisogno di partire da un’origine. Che sia un ricordo. La sacra scintilla che è poi diventata fiamma di una passione incontrollabile. Espressa in arte.
A noi non rimane che restare estasiati davanti a cotanta meraviglia.
Mai fatta tanta fatica a definire, raccontare e sfogliare insieme questi volumi. E’ tanta la bellezza e la varietà di informazioni che si rimane storditi. Il prezzo è su per giù simile a quelli precedenti e varia di qualche euro, 69 circa a dirla tutta. L’impaginazione è la stessa e il tipo di carta pure, quindi non mi dilungherò. La copertina è liscia e in pieno stile Fusion Ideas porta con sé il carattere di un colore forte e sincero. In questo caso un accecante arancione che ricorda le trame dell’arancia più buona. Dopo tre prefazioni scritte non dall’autore troviamo il capitolo tecnica: Che cosa rappresentano le frolle per me è il titolo. Gianluca Fusto ci ricorda quanto la frolla non sia un semplice agglomerato di farina e burro, ma con poesia evocativa ci porta a vederla come una struttura.
“Sono impasti in apparenza semplici da realizzare, vista la povertà degli ingredienti -dice- ma richiedono tuttavia conoscenze indispensabili per realizzarli”
Ed è qui che cominciano quelli che il titolo enuncia come brevi cenni: una carrellata sui prodotti principali che occorrono per creare questa magia nelle Crostate. Il burro con il suo sapore, struttura e colore. Le uova, la farina, lo zucchero, il sale sempre con la loro strutura, colore e sapore. In poche righe spiega quello che difficilmente viene compreso quando si parla di agenti lievitanti. Parla dei biologici e dei chimici. Di anidride carbonica e aria. Di sviluppo di gas. Della lievitazione chimica, meccanica, fisica o biologica. Dopo aver letto questo capitolo, insomma, ci penseremo un po’ tutti a dire “Che ci vuole! Picchietta! Fai la sabbiatura! Avvolgi nella pellicola e lasci riposare”. E ci penseremo tanto, eh.
Non sono certo delle crostate che dici: “ma sai che ti dico ne faccio una di pomeriggio, va”. O per meglio dire. Potremmo pure dirlo io e te ma, per quanto mi riguarda, dubito fortemente che la mia possa essere anche solo vagamente somigliante per struttura, estetica e gusto a uno di questi capolavori. Dovrei filmarmi quando sfoglio questi libri. Gli occhi sbarrati tipo lemure (ma anche di quelle scimmiette bicolore di cui, ovviamente, non ricordo la specie. Potrei dire bicolorus bipides scimmiettam a ben pensarci. Chi controllerebbe mai?) e una coroncina di cuoricini a mo’ di aureola che orbita sul capo. Quando leggo zucchero invertito mi viene sempre un brivido lungo la schiena. Con il libro di Fusco brividi se ne possono avere quanti più se ne immaginano. Un po’ come farsi un giro sulle montagne russe con triplo salto mortale e tuttiatestaingiùsottacqua per qualche secondo. Hèlice, Bahibe arancia amara e cacao; che se la guardi bene dici d’accordo è solo una pasta frolla alle mandorle e cacao, della marmellata di arancia, della ganache Bahibe e dell’arancia candita. E che ci vuole? Poi basta tornare un attimo sul pianeta terra, fissare la foto a pagina 139 e riflettere. Puoi fare solo una cosa. Appoggiare la guancia sulla foto, ringraziando l’editore per averla scelta così lucida e fresca che d’estate è sempre bello avere a che fare con pagine così, e sussurarle (alla foto sì) parole d’amore. Venerandola come è giusto che sia. Strappare la pagina e portarla con sé a mo’ di santino nel portafogli, poi con calma si può sempre fare.
Linda, a tutta pagina è una crostata commovente (quella che vedi fotografata poco più su). Lamponi, rosmarino e vaniglia (pure questa dici “ecchecivuole! Tre ingredienti!”. Già. Sablè bretone al rosmarino. Confettura di lamponi. Biscotto amaretto al limone. Suprema alla vaniglia Tahiti. Glassa al lampone e laponi. E non te lo chiedi nemmeno se sia necessaria davvero la vaniglia Tahiti. La vuoi e basta. E nessuna cosa avrà più senso senza la vaniglia Tahiti.
Hanno tutte un nome. Come fossero figli e per certi versi suppongo lo siano. C’è anche una torta di mele con nocciole e cannella di Ceylon proprio all’inizio; di quelle che già solo a vederle ti vien voglia di buttarti dentro. Affondarci la faccia. La base non è una semplice frolla (come potrebbe del resto?) ma biscotto financier alla nocciola IGP del Piemonte. Crunchy Paradise, Madama Dorè, Molino (orzo, albicocca e rosmarino), Magritte (pistacchio, amarena, gianduja), Torta delle nonne (con pinoli di San Rossore), Cinque frolle (dedicata alla sua dolce mamma Anna Maria). Ci sono le classiche: Apple Strudel, Strawberry Fields, Summertime, Coco de Mère, Mome e Giotta. Ci sono quelle al cioccolato: Black Emotion, Hèlice, Sogno di te, Cherish, La Bise, Makie, Bauhaus, Très Choc e Maya. E poi se proprio dovessi avere una crostata esplosiva puntata alla tempia. Sceglierei sempre e solo quelle di Design. Ti lasciano senza fiato.
Artù, Luz, Pollock, Barocca, Madagascar, Trinario, Atmosfera, Rossa, Ma va laaa!, Tarte Decò.
Non si potrebbe desiderare niente altro di più, giusto? E invece ce ne è ancora e ancora. E c’è anche il testo in inglese. Le basi in inglese. Che fanno di questo libro un volume come tutti quelli che compongono la collana sfarzosa Fusion Ideas: un incanto.
La Libreria di Iaia
Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay
West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
Gelato – Lidl Edizioni
Oltre – Ernst Knam
Fritti – Ernst Knam
Ricette Vegetariane – Cocker/Montgomery
In Verde – Pietro Leemann
Crostate – Gianluca Fusco
July 6, 2015
Ma un’altra Cheesecake la facciamo?
Per la base: 130 grammi di burro, 240 grammi di farina, 30 grammi di zucchero, 2 tuorli e un cucchiaio generoso di formaggio spalmabile.
Per il ripieno: 300 grammi di ricotta, 200 grammi di formaggio spalmabile, 4 uova, 200 grammi di latte condensato, 130 grammi di burro fuso.
Lavora il burro con la farina usando le punte delle dita fino a ottenere un impasto sbricioloso (è un po’ più una frolla come metodo. Generalmente nelle cheesecake si mette il burro fuso). Aggiungi lo zucchero, i tuorli e il formaggio in modo da realizzare un impasto morbido. Aggiungi un po’ di farina se dovesse essere troppo molle. Avvolgilo nella pellicola e lascia riposare per un’ora in frigo. Tira fuori dal frigo e riportalo a temperatura ambiente. Stendila su una superficie infarinata e imburrata. Accendi il forno a 180. Prepara la crema passando al setaccio la ricotta e lavora tutti gli ingredienti ottenendo così una crema omogenea e compatta. Versa la crema sulla base e cuoci per 55 minuti circa. Deve rimanere un po’ molle al centro, non preoccuparti. Tira fuori e lascia raffreddare.
Ma era da un po’ che non si faceva una Cheesecake in queste lande, nevvero? Winter is coming del resto e dobbiamo ricominciare. Ti prego dimmi che manca poco a Natale. Non credo di poter resistere ulteriormente ai colori, al sole, alla gioia dei tuffi, a gente oliata e glitterata, al capello bagnato e soprattutto al blush perlescente con i rossetti lurex. Ma soprattutto no. Non credo di poter resistere già più alle infradito. D’estate soffro molto, davvero. Non è un’esagerazione, te lo assicuro. Quello che non riesco davvero a sopportare è vedere i piedi brutti in scarpe brutte. Essendo un’esteta maniacale e una grande estimatrice del corpo umano e delle proporzioni (per questo mi odio, sia chiaro), mal sopporto la vista di piedi oggettivamente classificabili alla voce: da coprire per il bene della comunità.
Capisco che faccia caldo e non si possa andare in giro con calzettoni o scarpe chiuse ma un po’ di coscienza in più non guasterebbe; servirebbe a regalare, una su tutte, un’estate felice a gente triste e insopportabile come me. Perché non è cattiva la mia specie (ovvero la specie dei Piedibellimapotrebberoesserlodipiù. Abbiamo altri seri problemi, certo) ma stanca. Ti assicuro: molto stanca. Basterebbe poco, sai? Un semplice sandaletto per non mettere in risalto. Non una calzatura gioiello con pietre finte e brillantini che ti costringono letteralmente ad abbassare lo sguardo e subire questo pugno di cattivo gusto in pieno volto. Un sandaletto semplice. Un francescano. Perché non incitiamo la vendita dei francescani e degli smalti nude? Farfalline sull’alluce e la scritta “Very Cool”, “Yeah!”, “Summertime” sui glitter per carità no. Ma neanche se hai quattro anni. NO, TE LO IMPEDISCO, CHIARO? *disse buttando giù un po’ di ansiolitici*.
Devo calmarmi e dire due cose sensate su questa cheesecake, vero? Non posso farcela. Troppo difficile. E’ ingestibile questo mio disagio. Però una cosa, prima di andare a buttare giù seriamente due righe per il Progetto “Sì al Francescano” (chi si unisce a me?), è mio dovere trascrivere: buona.
Una cheesecake buona davvero che tornerà utile come base perché si può insaporire nei modi più svariati? Un’idea estiva? Ricoprirla di crema e un po’ di frutta fresca non è una cattiva idea, affatto.
Altre Cheesecake?
Appunti su una Cheesecake Perfetta
Cheesecake con i Bounty
Cheesecake Raw
Cheesecake Acqua di Rose, pistacchi e datteri
Cheesecake straimbottita di cioccolato fondente
Cheesecake zucca, cannella e mandorle (videoricetta)
Cheesecake al Cocco
Cheesecake Cannolo
Cheesecake al limone meringata
Cheesecake Nutella e Mandorle
Cheesecake Cioccolato e Zenzero
Cheesecake con i Lion
Cheesecake al tofu e Mirtilli
Cheesecake in formato barretta, cioccolatosissima
Cheesecake fredda allo yogurt e zenzero su base di biscotto speziato e mandorla con melagrana
Cheesecake al mango (videoricetta)
Cheesecake fredda al cioccolato in cocotte
Cheesecake fredda al cioccolato con granella di amaretti
Brownies Cheesecake (sì una cheesecake in formato brownies o viceversa)
Cheesecake di fragole in cocotte
Cheesecake al tè matcha
Cheesecake ai mirtilli gluten free
Cheesecake alla zucca
Cheesecake al forno classica con i Digestive
Cheesecake al cioccolato coulant
Kie Lime Pie cheèunacheesecakeva
July 1, 2015
La Libreria di Iaia: In Verde di Pietro Leemann
Pietro Leemann nasce in Svizzera e sviluppa (e come potrebbe mai essere altrimenti?) un amore smisurato per la terra e la natura confrontandosi con l’orto di famiglia ogni giorno. Segna il destino di questo grandissimo Chef. Quello che ho tra le mani è davvero quello che è scritto nella strabiliante copertina:
Non è solo un libro di cucina quello ci propone in queste pagine Leemann, ma una vera e propria filosofia gastronomica al cui centro s’impone il benessere fisico e spirituale dell’uomo.
L’incontro tra la cultura occidentale e quella orientale, che Leemann fissa come la sua musa ispiratrice. Una cucina rigorosamente vegetariana fondata su un ordine etico, morale e spirituale.
Dal 1989 è titolare di Joia (alta cucina naturale) a Milano, primo ristorante vegetariano in Europa ad aver ricevuto una stella Michelin (e unico in Italia, inciso). Un’oasi zen che diventa esperienza spirituale a tutti gli effetti. Leemann nelle prime pagine del libro comincia con i ricordi, come spesso accade in questi percorsi di vita in stretta correlazione con il cibo, quando suo padre invitò a casa un grande cuoco ticinese che portò in regalo la Charlotte Russe. Ne rimase folgorato a quindici anni quando ancora non sapeva, dice, cosa fare della sua vita. La carriera di cuoco comincia con la scuola alberghiera e poi con un apprendistato in un ristorante di cucina classica italiana. Poi francese. Dice che formò così le sue basi e la sua conoscenza. Ha lavorato con Marchesi e nel periodo magico della cucina e dei grandi cambiamenti getta le basi per un incredibile futuro che lo fa e farà ricordare nell’ambiente per sempre. Comincia pian piano un percorso di conoscenza del mondo orientale. Solo attraverso i libri, sottolinea Leemann, perché certamente allora non vi era questo interesse e questa poliedricità culturale gastronomica. Stabilisce un contatto con la scuola Tsuji di Osaka e comincia a seguire corsi di cucina cinese e giapponese. Racconta del suo arrivo a Shanghai e di come pioveva. Del tassista. Della sua voglia di scappare. Imparò la lingua e praticò Tajiquan. Imparò la lingua, dice. E mangiò molto, sottolinea. L’introduzione è ricca, appassionante e accurata. Tratta di cultura, nell’accezione più aulica possibile, gastronomia globalizzata e del fermento. Parla dell’esperienza, dei parametri e della ricerca del piacere. Molto introspettivo, particolare, inusuale e a tratti filosofico (potrebbe essere diversamente vista l’influenza orientale?). La grafica è eccezionale. Non è anche questo un semplice libro ma un’avventura. L’ennesimo viaggio. Con una copertina che ricorda la corteccia di un albero e i ghirigori infiniti di vita che si attorcigliano.
Il libro è edito da Red Edizioni (ormai che ho cominciato vorrei parlare di tutto quelli che possiedo perché meritano davvero una menzione d’onore) e costa 77 euro, essendo come tutta la produzione di fascia alta. Un prezzo per nulla esagerato contestualizzato a quello che contiene. Le foto splendide sono di Giovanni Panarotto. Hanno le linee orientali e il pragmatismo visivo nipponico. I cubi di Kitchen, che è una composizione di cubi (ben 12), ricorda Mirò e Kandinskij. Sfogliarlo è un po’ come andare al Louvre: che ti pare quasi di scorgere la grandezza e la magnificenza della Gioconda dietro il risotto con barbabietola e fungo shiitake arrostito allo zenzero. Già leggere solo i 12 cubi vale la pena di possederlo. Cubo di pane con pesto di basilico e fontina di montagna. Cubo di pesto di rape con spuma di gorgonzola e contrasto di balsamico. Cubo di patate bollite e schiacciate con timo e olio d’oliva con patè di ceci rotolato in mandorle tritate. Cubo di pesto di zucca con panissa fritta e cubo con pesto di avocado e verdure con chiffonade di crudità. E tanti di quei cubi come se fossi finito dentro a Rubik.
I titoli sono anche informazioni che l’artista, perché solo cuoco non è, ci regala e quindi il Patè di patate peruviane, ceci e piselli con insalata di germogli e crudità e blinis di grano saraceno diventa: quello che mangerei ogni giorno, Ci sono nozioni, appunti e informazioni dettagliate. C’è tanto stupore e lo sfondo nero fotografico che mi lascia sempre senza fiato. C’è l’uovo apparente che è un uovo di ricotta di capra di Boscasso, fonduta di verdure e tre sorprese con una crema al sesamo e al timo e una purea di patate americane cotte al vapore e passate al setaccio. Ogni esperienza, perché chiamarla ricetta è riduttivo, porta dentro sé mondi sconfinati, conoscenze e leggende.
Una “semplice insalata di mare” con insalata riccia, belga, carote, sedano verde, taccole, pomodori, mozzarella, foglie di levistico e petal di rosa diventa un calice di magia. Ci sono foto macro a doppia pagina che ti stupiscono come quando fai click sulle ali delle farfalle e non puoi che sbalordirti intontito davanti all’immensa bellezza della natura. Ai più piccoli segreti e sfumature. Amo la costruzione del Nuovo Giorno a pagina 44: tre verdure di patè, asparagi, spinaci e finocchio con pesto di aglio orsino ed emulsione di arancia. Costruzioni di piatti cubisti e minimalisti. E’ la prima volta che mi trovo davanti a qualcosa di colossale e spettacolare, dopo Ducasse. Non mi era mai successo di dire: Piatti più belli di quelli di Ducasse. Ci aveva pensato Nobu a darmi quella sensazione di linearità e sconfinata semplicità travolta da una stordente complicità (sì. Un po’ contorto ma proprio così) ma sinora Niente e dico NIENTE ha battuto Leemann. Umami, il sesto gusto che affascina: raviolo di cavolo cinese, cilindro di giovani rape e sesamo, sushi di orzo e avocado, tagliolini di konbu e daikon con gusti orientali che tutti amiamo. Paginone centrale e foto di rara bellezza dove si mischiano colori e consistenze che sembra quasi di sentirne il sapore. Paradisiaco.
Diviso in primi piatti, piatti principali e dessert e pure antipasti ma. Ma è davvero un insulto anche solo tentare di catalogare cotante meraviglie. Agrumi all’orientale, Due passi indietro e tre passi in avanti, Finalmente c’è stata la pioggia, Il tempo delle fragole, Le mie dolci verdure, Mi hai pensato Simone, Milano Joia 2020, Ricordo, Zuccherino, Oltre il nuovo rassicurante equilibrio sono i nomi dei dessert.
La zuppa calda e avvolgente con il cioccolato di Vestri e il divertimento del Joia. Con ciotole trovate alle fornaci di Cunardo, vicino Varese. Perché racconta pure questo. Dei contenitori. Dove far riposare e cullare le sue creazioni. Ed è questa la grandezza ne sono sicura.
Un libro da abbracciare. Portare nel cuore. Rimarrà lì ancorato.
La Libreria di Iaia
Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay
West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
Gelato – Lidl Edizioni
Oltre – Ernst Knam
Fritti – Ernst Knam
Ricette Vegetariane – Cocker/Montgomery
In Verde – Pietro Leemann
La libreria di Iaia: In Verde di Pietro Leemann
Pietro Leemann nasce in Svizzera e sviluppa (e come potrebbe mai essere altrimenti?) un amore smisurato per la terra e la natura confrontandosi con l’orto di famiglia ogni giorno. Segna il destino di questo grandissimo Chef. Quello che ho tra le mani è davvero quello che è scritto nella strabiliante copertina:
Non è solo un libro di cucina quello ci propone in queste pagine Leemann, ma una vera e propria filosofia gastronomica al cui centro s’impone il benessere fisico e spirituale dell’uomo.
L’incontro tra la cultura occidentale e quella orientale, che Leemann fissa come la sua musa ispiratrice. Una cucina rigorosamente vegetariana fondata su un ordine etico, morale e spirituale.
Dal 1989 è titolare di Joia (alta cucina naturale) a Milano, primo ristorante vegetariano in Europa ad aver ricevuto una stella Michelin (e unico in Italia, inciso). Un’oasi zen che diventa esperienza spirituale a tutti gli effetti. Leemann nelle prime pagine del libro comincia con i ricordi, come spesso accade in questi percorsi di vita in stretta correlazione con il cibo, quando suo padre invitò a casa un grande cuoco ticinese che portò in regalo la Charlotte Russe. Ne rimase folgorato a quindici anni quando ancora non sapeva, dice, cosa fare della sua vita. La carriera di cuoco comincia con la scuola alberghiera e poi con un apprendistato in un ristorante di cucina classica italiana. Poi francese. Dice che formò così le sue basi e la sua conoscenza. Ha lavorato con Marchesi e nel periodo magico della cucina e dei grandi cambiamenti getta le basi per un incredibile futuro che lo fa e farà ricordare nell’ambiente per sempre. Comincia pian piano un percorso di conoscenza del mondo orientale. Solo attraverso i libri, sottolinea Leemann, perché certamente allora non vi era questo interesse e questa poliedricità culturale gastronomica. Stabilisce un contatto con la scuola Tsuji di Osaka e comincia a seguire corsi di cucina cinese e giapponese. Racconta del suo arrivo a Shanghai e di come pioveva. Del tassista. Della sua voglia di scappare. Imparò la lingua e praticò Tajiquan. Imparò la lingua, dice. E mangiò molto, sottolinea. L’introduzione è ricca, appassionante e accurata. Tratta di cultura, nell’accezione più aulica possibile, gastronomia globalizzata e del fermento. Parla dell’esperienza, dei parametri e della ricerca del piacere. Molto introspettivo, particolare, inusuale e a tratti filosofico (potrebbe essere diversamente vista l’influenza orientale?). La grafica è eccezionale. Non è anche questo un semplice libro ma un’avventura. L’ennesimo viaggio. Con una copertina che ricorda la corteccia di un albero e i ghirigori infiniti di vita che si attorcigliano.
Il libro è edito da Red Edizioni (ormai che ho cominciato vorrei parlare di tutto quelli che possiedo perché meritano davvero una menzione d’onore) e costa 77 euro, essendo come tutta la produzione di fascia alta. Un prezzo per nulla esagerato contestualizzato a quello che contiene. Le foto splendide sono di Giovanni Panarotto. Hanno le linee orientali e il pragmatismo visivo nipponico. I cubi di Kitchen, che è una composizione di cubi (ben 12), ricorda Mirò e Kandinskij. Sfogliarlo è un po’ come andare al Louvre: che ti pare quasi di scorgere la grandezza e la magnificenza della Gioconda dietro il risotto con barbabietola e fungo shiitake arrostito allo zenzero. Già leggere solo i 12 cubi vale la pena di possederlo. Cubo di pane con pesto di basilico e fontina di montagna. Cubo di pesto di rape con spuma di gorgonzola e contrasto di balsamico. Cubo di patate bollite e schiacciate con timo e olio d’oliva con patè di ceci rotolato in mandorle tritate. Cubo di pesto di zucca con panissa fritta e cubo con pesto di avocado e verdure con chiffonade di crudità. E tanti di quei cubi come se fossi finito dentro a Rubik.
I titoli sono anche informazioni che l’artista, perché solo cuoco non è, ci regala e quindi il Patè di patate peruviane, ceci e piselli con insalata di germogli e crudità e blinis di grano saraceno diventa: quello che mangerei ogni giorno, Ci sono nozioni, appunti e informazioni dettagliate. C’è tanto stupore e lo sfondo nero fotografico che mi lascia sempre senza fiato. C’è l’uovo apparente che è un uovo di ricotta di capra di Boscasso, fonduta di verdure e tre sorprese con una crema al sesamo e al timo e una purea di patate americane cotte al vapore e passate al setaccio. Ogni esperienza, perché chiamarla ricetta è riduttivo, porta dentro sé mondi sconfinati, conoscenze e leggende.
Una “semplice insalata di mare” con insalata riccia, belga, carote, sedano verde, taccole, pomodori, mozzarella, foglie di levistico e petal di rosa diventa un calice di magia. Ci sono foto macro a doppia pagina che ti stupiscono come quando fai click sulle ali delle farfalle e non puoi che sbalordirti intontito davanti all’immensa bellezza della natura. Ai più piccoli segreti e sfumature. Amo la costruzione del Nuovo Giorno a pagina 44: tre verdure di patè, asparagi, spinaci e finocchio con pesto di aglio orsino ed emulsione di arancia. Costruzioni di piatti cubisti e minimalisti. E’ la prima volta che mi trovo davanti a qualcosa di colossale e spettacolare, dopo Ducasse. Non mi era mai successo di dire: Piatti più belli di quelli di Ducasse. Ci aveva pensato Nobu a darmi quella sensazione di linearità e sconfinata semplicità travolta da una stordente complicità (sì. Un po’ contorto ma proprio così) ma sinora Niente e dico NIENTE ha battuto Leemann. Umami, il sesto gusto che affascina: raviolo di cavolo cinese, cilindro di giovani rape e sesamo, sushi di orzo e avocado, tagliolini di konbu e daikon con gusti orientali che tutti amiamo. Paginone centrale e foto di rara bellezza dove si mischiano colori e consistenze che sembra quasi di sentirne il sapore. Paradisiaco.
Diviso in primi piatti, piatti principali e dessert e pure antipasti ma. Ma è davvero un insulto anche solo tentare di catalogare cotante meraviglie. Agrumi all’orientale, Due passi indietro e tre passi in avanti, Finalmente c’è stata la pioggia, Il tempo delle fragole, Le mie dolci verdure, Mi hai pensato Simone, Milano Joia 2020, Ricordo, Zuccherino, Oltre il nuovo rassicurante equilibrio sono i nomi dei dessert.
La zuppa calda e avvolgente con il cioccolato di Vestri e il divertimento del Joia. Con ciotole trovate alle fornaci di Cunardo, vicino Varese. Perché racconta pure questo. Dei contenitori. Dove far riposare e cullare le sue creazioni. Ed è questa la grandezza ne sono sicura.
Un libro da abbracciare. Portare nel cuore. Rimarrà lì ancorato.
La Libreria di Iaia
Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay
West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
Gelato – Lidl Edizioni
Oltre – Ernst Knam
Fritti – Ernst Knam
Ricette Vegetariane – Cocker/Montgomery
In Verde – Pietro Leemann
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