Iaia Guardo's Blog, page 103
September 7, 2015
Uova in Cocotte con Caprino, Mascarpone e Menta
La Ricetta è tratta da Menu Cocotte, libro piacevolissimo di cui ho parlato qui.
Per una Cocotte:
2 uova
80 grammi di caprino
150 ml di panna (facoltativa)
1 cucchiaio di mascarpone
aceto bianco
sale e pepe macinati freschiLe uova devono essere a temperatura ambiente; che sembra una cosa ovvia ma se sei come mia mamma che le tiene in frigo per qualche oscura ragione non lo è. Riempi d’acqua una casseruola a bordi alti e scaldala con dell’aceto fino a quando non raggiunge l’ebollizione. Nel frattempo rompi le uova e mettile in piccoli stampini per farle scivolare delicatamente nell’acqua. Buon metodo questo invece che romperle direttamente nell’acqua (perché si spatafasciano-termine tecnico). Lasciale immerse per 3 minuti e poi poggiale su carta da forno e falle raffreddare. In una padella scalda la panna se hai scelto di usarla ma non è necessaria ai fini della ricetta. In una ciotolina lavora il caprino con il mascarpone e le foglie di menta. Puoi adoperare anche la ricotta o del formaggio fresco che preferisci. Unisci poi al formaggio la panna e gira per bene. Al fondo della cocotte metti un filo di olio o burro. Poi le uova. Poi la crema di formaggio. Chiudi con poco olio e metti per 4 minuti a 220 con grill già caldo.
La ricetta è facile e veloce e pare anche che riscuota un discreto successo. Con zero fatica, tre formaggi freschi e due uova in scadenza (uhm forse non dovevo dirla questa) fai felice chi ama cibarsi di pulcini liquefatti (devo smetterla con questa storia, vero? Non resisto). Mi piace quando il profumo di menta inonda la cucina. Mi piace berla, tagliarla, sniffarla e forse potrei addiritturla sfregarla sotto le narici, perché non ci ho pensato? Mi ricorda papà che amava berla freddissima e anche nel latte. Il suo famigerato “Tropical”, che consisteva in latte e menta. Che fosse vaccino o di mandorla poco importava. Quest’estate con la scoperta della Linea Zero, esente da zuccheri, degli sciroppi diciamo che ho esagerato. Giusto un tantino. Un litro al giorno è esagerato? Sudavo menta, insomma. E confesso pure, che il cielo mi perdoni, di aver assaggiato anche l’Estathé alla menta. Non provavo un prodotto confezionato di tal tipo da anni. Prima di tirare dalla cannuccia mi sono detta: rabbrividirò. E invece no. Sono stata catapultata alle elementari quando mi drogavo di grissini con la nutella innaffiando tutto di Estathé in quel all in one che non bastava mai (lo ricordi anche tu?).
Menta che non mente. E non dimentica. Perché magari lavori tanto per cambiarti, migliorarti e tentare di essere diversa. Ma poi ti riscopri uguale, forse peggiore ed è anche molto bello così.
September 5, 2015
gC Grande Cucina – La Rivista
Come sottosezione de La Libreria di Iaia nasce la sezione Riviste di Cucina. Volevo già farlo da tempo. Bofonchiare e sfogliare le Riviste con te, che per qualche oscura ragione mi rendi felice facendomi compagnia (grazie sempre!). Perché sono abbonata praticamente a tutte. Le sfoglio tutte. Le commento (da sola con il muro e con la povera Koi che non mi sopporta più) tutte e le colleziono (tutte l’ho detto?) sistemandole chiaramente per anno e numero come una brava psicolabile. Che tirar fuori tutte le Riviste di Natale dituttigliannitutti al momento giusto e vedersi susseguire immagini di cose già viste e riviste -ma dimenticate in qualche antro della memoria- è sempre una cosa bella. Sono dei veri e propri tesori formato fascicolo che non dovrebbero mai essere sottovalutati. Libri a pezzi che si ricompongono con gli anni. Enciclopedie di idee e di sapere che mai dovrebbero disperdersi. A maggior ragione quando si ha la possibilità di avere tutto a prezzo decoroso. Un finanziamento di idee gastronomiche a rate. C’è di meglio? Volevo cominciare e inaugurare quindi questa nuova rubrichetta parlando di una rivista non troppo comune. Questo non significa affatto che non sfoglieremo anche quelle, ma iniziare con una qualche particolarità mi incentiva ancor di più.
Di Grande Cucina ho avuto occasione di parlare riguardo i volumi ed esattamente qui:
Crostate di Gianluca Fusto
In Verde di Pietro Leemann
Fritti di Ernst Knam
Oltre di Ernst Knam
Già dallo scorso anno (o addirittura dal 2013? La vecchiaia è una brutta cosa, mi si perdoni) ho il piacere di sfogliare questa rivista che indubbiamente è tra le più raffinate e poetiche. Il prezzo della singola copia è di circa sei euro e gli arretrati si trovano a dodici, l’abbonamento per il 2015 sta intorno ai 42 euro. Economica, come tutta la linea, non è ma si tratta chiaramente di qualcosa per cui vale spendere, eccome, la cifra. Raramente rimango colpita così dall’estetica di una rivista e le copertine sono un piacevolissimo massacro visivo per l’iride tanta è la bellezza. Molta pubblicità -a parte la cucina spesso di design architettonico perché è connubio inscindibile- ma non fastidiosa come in altre. In questo momento ho tra le mani il numero di Maggio (preso così a casaccio, sì) che dedicava già gran parte di tutto all’Expo. Sempre in copertina campeggiano le ricette sorprendenti di Oldani e le visioni illuminanti di Gualtiero Marchesi e Iginio Massari con un Made in Italy che promette oltre 100 indirizzi per veri gourmand e Food & the city che è la nuova Milano da bere. L’articolo di Oldani si intitola “Stasera Caviale” e celebra per noi e l’Expo un D’O diverso, capace di sposare ingredienti gioielli come l’oro, l’ostrica e il foie gras senza tradire una filosofia che fa della democrazia, accessibilità e sostenibilità la propria cifra stilistica. Il testo è tradotto in inglese per permettere a tutti di poter usufruire visivamente e linguisticamente di questo bellissimo numero. L’immancabile e celeberrimo riso con zafferano, firma di Oldani, con la foglia d’oro “Sì ho copiato l’oro da Marchesi”. Il discepolo lo adopera su una suadente royale di foie gras, ingentilita da rafano e pepe. Ostrica, midollo e zabaione, un biscotto di carota con al centro il guscio dell’ostrica e lo zabaione con le scaglie di sale. E poi il Caviale e Anguria, che è poi la splendida copertina del numero. Si tratta di cipolla, panna, chiodi di garofano, foglie di alloro, bacche di ginepro, burro, vino, caviale Asetra con cubi di anguria e quaglia pochè. Si continua con Pavlova di salmone e caviale di limone. Insomma potrei pure fermarmi qui, no? Non è -e pare lapalissiano- una di quelle riviste che sfogli per dire: e vediamo che mi consigliano di cucinare questa settimana, va.
Ma per sognare, stupirsi, restare increduli e commentare pure: sivabbè. Il caviale con l’anguria magnatela te! Che ci sta, no? Salvo poi scoprire che trattasi di abbinamento poetico ma poco importa. Una rivista per chi ama stupirsi e per chi vuole vedere oltre gli abbinamenti, per chi vuole stare appiccicato e affamato davanti a una vetrina di dolcetti e vedere cosa fanno i grandi. Che profumi producono e che meraviglie. L’Anguilla laccata al porto con polenta e pera di Daniela, Lorena e Lionello dell’Osteria Cera, che si trova sulla strada che conduce dalla Serenissima a Chioggia e che si tuffa nella laguna, si sposa con la polenta e la dolcezza della pera. Un giro per l’Italia che va dal Veneto alla Sicilia e si ferma da Pino Cuttaia con l’uovo di seppia tra illustrazioni e cibo. Ci sono cappuccini di seppie e parmigiane di melanzane al monù. Si parla del Trussardi Lounge e Cafè alla Scala che si fa in tre e i locali più cool e alla moda che ambiscono a stelle e riconoscimenti o che semplicemente li hanno già e si crogiolano nelle stupendevolezze.
Ogni numero di Grande Cucina è un viaggio. Senza contare che si trova oggettistica da cucina bella da far piangere, che ti entra come spilli negli occhi. Presentazioni da favola e vere e proprie opere d’arte. Essendo semplicemente un’introduzione a questa nuova sottosezione e Rubrichetta a sé non mi soffermerò su nessun numero in particolare ma sarebbe carino -e spero anche per te- sfogliarne insieme i numeri. Commentarli. E decidere perché no se fare un piatto insieme piuttosto che un altro. Magari non con Grande Cucina davanti, anche se magari da un bellissimo quadro irraggiungibile si può sempre replicare uno schizzo veloce ma non per questo poco bello.
Anzi.
Riassunto delle Spadellate precedenti
Tornano le buone abitudini e quindi i riassunti del Sabato (in realtà erano Domenica ma tornano sempre un po’ cambiate ed è giusto così). E’ cominciato Lunedì con i Biscotti Vegani con Avena e Anacardi pubblicati su RunLovers e ci sono state 100 Fermatempo per farlo ripartire. Qualche retroscena da quello che le foto non dicono . Abbiamo sfogliato insieme Semi e Cereali per la Libreria di Iaia e pure Cocotte. C’è stata una Tombola improvvisata per Veggie Burger e un addio doloroso a vecchi amici che avranno sempre biscottini glassati di sangue, qui. E insalate di amore e alghe. Un po’ di cenni sullo zucchero raffinato bianco senza allarmismi e pure qualche dritta per scegliere altro. Sempre su RunLovers.
E poi una festa dove ci siamo riuniti tutti (non ho guardato i vincitori e nulla ma oggi che non lavoro -leggi lavoro meno- sarà fatto) dove mi sono commossa più volte. Sì, perché l’immagine di me distratta e troppo impegnata è quella che hanno tutti ma molte volte sono dietro lo schermo. Che guardo inerme ed emozionata. Che vorrei scrivere, intervenire e.
E poi sto in silenzio e mi ripeto quanto sono fortunata. Ripartire è sempre difficile, fuorviante e alienante. Ti chiedi anche come sei riuscita a farcela prima perché adesso sembra tutto impossibile. Poi come diceva sempre mio papà “è difficile partire. Mai arrivare”.
E allora mi sento quasi un po’ arrivata nuovamente al traguardo. A me stessa. A quello che non voglio perdere più perché fagocitata da altro. Grazie per questa settimana. Grazie per non avermi lasciato sola. Grazie per essere la più bella certezza.
Ci vediamo Lunedì, Amici.
Uh no! Alle 12:12 c’è un altro Post! (tooooppplesa!)
Ci vediamo Sempre, Amici.
September 4, 2015
Di Alghe, Carotenemia e Amicizia Pura
La Goma Wakame la trovo surgelata dal mio spacciatore etnico di fiducia. Purtroppo si trova solo così. Amen. Taglio l’avocado e lo lascio marinare nel succo di limone o lime. Poi lavo per bene un limone e ne ricavo tanti piccoli triangoli, perché amo cibarmene sin da piccola e anche della buccia, se ne conosco la provenienza e so per certo che non sia trattata. Ne aggiungo il succo e i semi che ho in casa ma soprattutto quelli di zucca mi piacciono moltissimo. Anche i cetrioli si sposano benissimo come sapore e danno freschezza. Allo stesso modo le zucchine ma sta di fatto che con la base goma wakame-avocado-lime e semi si costruiscono solo cose belle su un piatto.
Qui se ti interessa dare un’occhiata ad altro che la contiene: Quinoa, Goma Wakame con semi di lino e lievito alimentare, orata in foglia di banano con carote al vapore e wakame.
Se mi segui su Miiichefame, ovvero l’allegra comunità di non recupero di noi tutte amiche affamate -Unisciti a noi! (nato per gioco -e in momento di sconforto, in realtà- e diventato qualcosa di profondo e importante)- sai già che ho un piccolissimo problema con le alghe. Se non fossi diventata arancione, due mesi fa, dopo un abuso e colpita da carotenemia starei ancora sgranocchiando alga nori nel tempo libero. Non ho parlato qui della vicenda che, inutile ironizzarci, mi ha fatto stare molto male. Psicologicamente intendo perché di fisico si accusa ben poco. Palmi della mano -ma anche il dorso– e dei piedi e tutto il viso ti fanno diventare di un arancione Umpa Lumpa. Un eccesso di vitamina A, molto diffusa ahimè anche tra chi soffre di disturbi alimentari. In quel periodo, sarò onesta, complice un fortissimo stress non riuscivo a mangiare niente altro che alghe, carote e centrifugati. Non bilanciavo bene tutto quello che ingerivo e non in ultimo non avevo il tempo e la forza di allenarmi e correre. Questo incredibile accumulo di vitamina A e l’ingestione continua degli stessi tre ingredienti (perché se dico alghe, carote e centrifugati è proprio nel senso solo alghe, carote e centrifugati. E i centrifugati erano per lo più spinaci-carote e pomodoro) mi ha portato a una forma più o meno forte di carotenemia che grazie al cielo sono riuscita a sconfiggere in poco più di due mesi. Purtroppo non si può mai dire in quanto tempo il corpo riesca a “scaricare”. L’unica cosa da fare è chiaramente controllare l’introduzione di Vitamina A, immettere moltissima Vitamina C e affidarsi al proprio corpo e alla sua reazione. Amen.
Quando ho fatto un giro per il web -il solito errore insomma- per vedere un po’ di cosa si trattasse ho passato giorni angoscianti in preda alla mia insana ipocondria. In nessun modo riuscivo a calmarmi; soprattutto perché era una cosa evidente a tutti. A livello fisico non accusavo, ripeto, assolutamente nulla. Se non una strano stato di torpore che però non so se possa essere esclusivamente legato a quello.
Non ero stata alle Barbados e neanche alle Lampados. E tutti lo sapevano, chiaramente. Ma non è tanto questo il punto. Il colore del volto e delle mani era, senza mezzi termini, ridicolo e innaturale (un po’ come lo stilista Valentino? Uhm. Anche!). Per una poi che è sempre stata chiarissima di carnagione -forse troppo- la curiosità è in agguato. E il “stai bene abbronzata” proferito con un po’ di incertezza diventa carburante per la paranoia.
Da brava estremista ho completamente eliminato (sbagliando) qualsiasi elemento contenesse la Vitamina A per due settimane. In pratica mi nutrivo di semi lievitando a più non posso, ma direi di omettere questi passaggi. La cosa che in realtà mi piacerebbe più fare è lasciare -semmai qualcuno lo dovesse ticchettare su google- un piccolo messaggio a chi dovesse essere colpito da carotenemia perché di italiano c’è ben poco e finire in qualche forum dove trovi dottori che dicono “tranquilla. In un anno tutto passerà”, propriamente bello non è.
Non è stato così, fortunatamente. I parametri e il livello dipendono chiaramente dai casi e io non mi sono autoeletta esperta di carotenemia, ci mancherebbe. Ma se dovessi incorrere in una forma lieve ti prego non perdere la calma come è successo a me. Molti la confondono con l’ittero e anche con patologie gravissime legate al fegato (del tipo mai mettere “sono arancione-gialla cosa mi sta succedendo? Perché l’oracolo Google potrebbe pure provocarti un infarto).
L’alga, sia nori che wakame, contiene moltissima Vitamina A e la grammatura consigliata nelle confezioni non è un numeretto coreografico che sta bene vicino al codice a barre (me lo sto ripetendo in quanto a cretinaggine non batto nessuno. E avevo sottovalutato che i super food vanno equilibrati per bene, perché i rischi -seppur non pericolosi- ci sono eccome). Il potere saziante, il gusto se piace e la complessità di elementi che la fa diventare un piatto non solo gustoso ma anche salutare e nutriente non deve mai trarre in inganno. Insomma se come me ti innamori della Nori e della Wakame -e se sempre come me ami abusare di cibo e diventare ossessiva nei confronti di un determinato alimento- metti in conto che potresti fare le audizioni per i prossimi Umpa Lumpa e avere la certezza di esser presa, fosse solo per il risparmio sul Make Up.
Ricordo quei primi giorni però con molto amore, nonostante la paura. Con me c’era Ombromino. Un’avventura nuova era appena cominciata. Ero davvero provata. E lei pure perché doveva sopportarmi nonostante un piccolo malessere le fosse capitato (fortunatamente passeggero). La cosa che non riesco a dimenticare è quella sensazione di bellezza. Di condivisione. E di confidenza. E mi rimane un fotogramma fatto a disegno (che vedi qui sulla pagina di Ombromino a cui dovresti assolutamente mettere un gigante mi piace) indelebile. E indistruttibile proprio come l’amore che provo per lei.
Quindi mi sento di apportare pure questa testimonianza: dalla Carotenemia sia guarisce più velocemente se hai accanto un’amica non speciale. Di più.
(poi dopo due mesi eravamo su delle chaise longue, non contente e impavide, a sgranocchiare alghe di nuovo sotto dei colli indimenticabili tanto quanto i tramonti. Innaffiando tutto con risate, api assassine, zanzare killer e bibite analcoliche di dubbia provenienza)
September 3, 2015
La Libreria di Iaia: Veggie Burger (e una copia è per te!)
Sì lo so, tre giorni di fila La Libreria di Iaia può diventare snervante (ma pure due, su) ma tra sistemazioni, libri ritrovati e un bel malloppotto appena arrivato di novità non ho resistito. Se si tratta di Sonda, poi. Dopo L’essenza del Crudo e i Formaggi Veg confesso di non essermene fatta più sfuggire uno e di controllare periodicamente su Amazon se ci siano nuovi arrivi.
Oggi tra l’altro metto in palio una copia del libro sul quale ticchetterò. Il trentesimo commento lo vincerà (vale solo la semplicissima regola di non farne tre di seguito giusto per non gareggiare da soli. Grazie per la comprensione). Il volume in questione è Veggie Burger. Le autrici sono Clea e Estèrelle Payany, che ho scoperto essere la stessa autrice di due volumetti mignon della Tommasi editore che ho adorato, ovvero Smoothie e Yogurt. Il prezzo del volume è davvero ridicolo –9.90– per il contenuto, l’estro grafico che volge sempre all’illustrativo e per gli incredibili consigli e foto davvero semplici ma belle. Le fotografie sono di Charlotte Brunet e lo styling di Kessie Kanelos Weiner. Molto colorato e simpatico e anche molto piccolo. Non arriva alle 100 pagine e si sfoglia in un pochissime ore. Mi è arrivato da alcuni giorni e me ne sono perdutamente innamorata. Lo capisco quando comincio a dire questavogliofarlaquestaanchequestaanche ogni volta che giro pagina. Il tutto è diviso in introduzione con ingredienti e attrezzatura utile e pure un simpaticissimo kit per burger sul quale voglio ritornare più avanti. I panini con le ricette. Non sono tante ma le trovo equilibrate e giustissime per ogni occasione: panini senza latte e burro, panini alle patate, panini senza glutine, panini al riso basmati, panini ai semi e spezie e panini di farina di segale alla melassa. Seguono le polpette vegetali e il burger party. Le polpette vegetali non sono tante (aspetta che le conto… uhm… 13) ma è difficile resistere a ognuna singolarmente. Le elenchiamo? Certo che sì!
Alle lenticchie corallo e al cavolfiore con anacardi
alla barbabietola e fagioli rossi
fagioli bianchi noci e “parmigiano”
seitan alla provenzale
tempeh dolci salate
alle erbe fini
di melanzana croccante
di sedano rapa teriyaki
tofu e zucchine all’orientale
tofu affumicato alle alghe
funghi portobello arrostiti
zucca al gouda
E per le salse e condimenti? Ci pensa la sezione burger party che trovo adorabile:
Ketchup allo zenzero
Veganese
Salsa barbecue
Salsa yogurt sesamo
Crema di avocado
Crema al crescione
Caviale di zucchine crude
Tartare di funghi
Pesto di cipollotti alla menta
Sottaceti espresso
Patate a spicchi
Bastoncini di verdure fritte
Anelli di Cipolla
La coleslaw di Clea
La coleslaw di Estèrelle
La maggior parte degli hamburger/polpette è a base di legumi proprio perché l’intenzione è quella di renderli un vero e proprio pasto bilanciato con le verdure, proteine vegetali e carboidrati. Sono ben bilanciati e ricche anche di diversi elementi. Senza e con glutine possono essere declinati e modificati in tantissime varianti e basta sempre la solita fantasia pilotata dal proprio gusto. La base dei legumi può essere personalizzata come si vuole. Un hamburger di ceci infatti non sarà sempre lo stesso se mixato con diversi ingredienti (quella dei fagioli con la barbabietola ad esempio la trovo un’adorabile genialata che non ho mai provato e che voglio replicare al più presto). Le creme da spalmare, che si vogliano mettere o meno, conferiranno un sapore sempre diverso insieme alle onnipresenti verdure presentate nelle più svariate varianti (si può dire svariate varianti senza risultare ridondante? Ma che dico! Io sono ridondante! E pure rintronata, vabbè). Un libriccino adorabile da possedere e coccolare. Un bignami sull’hamburger vegan, detto da una che di questi volumi ne ha a bizzeffe e pure super-iper-stra-mega-prufesciunal. Ma questo è adorabile. Tanto che ti viene voglia di abbracciarlo. Perché in tutta la sua piccolezza -e a un prezzo davvero ridicolo ribadisco per contenuti/foto/illustrazioni/simpatia/fantasia– riesce a essere un volumone da idolatrare. Mi piace la dispensa indispensabile che in poche righe ti consiglia in un sol colpo la farina di ceci e mais ma pure quella di riso, farro, grano saraceno e chi più ne ha più ne metta. Niente perdite di tempo e dritti al sodo, per gente che non ha voglia di perder tempo in chiacchiere (io non ce la faccio a non perdermici. E’ una malattia santotofu!) e vuole agguantare in men che non si dica un bel Veggie Burger caldo caldo!
Il libro stesso, a pagina 17, consiglia la lettura di Formaggi Veg, edito sempre da Sonda di Grazia Cacciola (ne ho parlato qui) presentandoli giustamente come Coprotagonisti. Inoltre a pagina 32-33 c’è il Kit per burger a cui accennavo sopra. Uno schemino dove illustra tutti i panini dicendoti che tipo di pane ci sta bene e polpetta e pure salsa e aggiunte. Li divide in classico, godurioso, provenzale e falafel ma pure Mediterraneo, atlantico, sano e leggero, indiano, piccante, vero italiano e tradizionale. Non è adorabile? La trovo una cosa semplice e geniale. Per un vero italiano dovremmo usare il pane a pagina 36 e la polpetta a pagina 62 e abbinare la tartare che si trova a pagina 82 e magari come da consiglio aggiungere pure del pomodoro e della mozzarella rigorosamente vegan da taglio. E via così con le combinazioni.
Clea è una delle più note blogger veg francesi. Curiosa e appassionata, ha un interesse per l’oriente (ecco perché la amo già!) mentre Estèrelle Payany è una giornalista esperta gastronoma con una passione per pani e panini a cui ha dedicato un ricettario di successo. Anima un blog in cui il cibo vegetale e le nuove tendenze gastronomiche vanno a braccetto.
Ed è un altro volume di Sonda che stupisce per semplicità, ricchezza e bellezza. Per chi vuole approcciarsi al vegan o per chi c’è dentro filo al collo. Piacerà in tutti i casi. Non ho nessun dubbio (adesso devo solo provarli TUTTI e poi ti dico).
E tu? Pronto a ricevere la tua copia in questa tombola improvvisata?
Il Dramma: Lo zucchero (su RunLovers)
(per la splendida Tavola marrone si ringrazia lo Zio Peppeeeeeeeeeee bellissimo, che mi ha fatto questa incredibile sorpresa. La volevo da tantissimo. Dipinta da lui*commozione)
Giovedì? RunLovers ordunque! Stamattina è uscito un mio delirante articolo sullo Zucchero, e di conseguenza carboidrati e queimaledettipolisaccaridimonosaccaridiglucidicomesichiamano, che ci fanno dannare e tormentano le nostre notti (non quando ho una vaschetta di granita al cocco tra le mani, sia chiaro. Lì resetto e via. Per poi ricordarmene al mattino seguente). Sono reduce da febbre altissima, colpo della strega e pure un leggerissimo esaurimento nervoso da caldo improvviso (ma non doveva arrivare l’Autunno?) ma tutto questo non mi farà dimenticare -cosa stavo dicendo?- di ricordare che sulla Rubrichetta Mangiar S(tr)ano qualche cenno sul maledetto zucchero raffinato bianco era stato già fatto. Qualora ti facesse piacere leggerlo trovi tutto qui.
Adesso tutti a sniffare canna integrale e Pere con sciroppo d’acero! (Sono di un’idiozia preoccupante o sbaglio?)
Segui Runlovers
Segui Runlovers su Facebook
Segui Runlovers su Google +
Segui Runlovers su Twitter
Segui Runlovers su Instagram
Segui Runlovers su Youtube
Alcuni dei miei deliri su Runlovers?
Il Pollo Magico (un po’ di me e la mia storia con la corsa)
La scarpetta di Iaia (l’introduzione e il perché)
Cocktail di Gamberoni con salsa al limone e zenzero (il Benvenuto ufficiale)
5 Ricette di Barrette Energetiche fai da te
3 Minutes Sandwich! Un Panino delizioso in 3 minuti: Hamburger in salsa worcester
Hamburger Vegetariano con Ceci e Lenticchie
Insalata di Tofu, Agrumi con dressing di Senape e Agave
Barrette (senza glutine) di riso (o altri cereali) e cioccolato
La Torta nella Tazza dentro il Microonde
La Colazione Perfetta per i Runner
Panino con Hamburger di Tacchino e Verdure Croccanti
Il Pranzo Perfetto per i Runner
Patatine chips al Microonde
La Cena perfetta per i Runner
L’Acqua Aromatizzata
Smoothie Centrifugati e Frullati
5 Regole per sentirsi leggeri mangiando (e l’immancabile insalata)
Hamburger di ceci con fesa di tacchino e burro d’arachidi
Gazpacho di pomodoro, fragole e menta con bruschetta
I Runner scelgono il gelato artiginale
Una ciambella facile e veloce
Il Miglior Buongiorno (tutte le mie colazioni su Instagram RunLovers)
Non semplici Ghiaccioli Fatti in casa
RunLoverella-Crema di cioccolato e nocciole
Il Panino Parmigiana
Drink, Soft Drink e tutte le Bibite e Bevande
Cous Cous con avocado e pomodoro (Il Pranzo di Ferragosto)
L’Avocado: benefici, proprietà e ricette
La RunLovers Cheesecake (banane, yogurt greco e mandorle)
L’Importanza della Frutta Secca
Il Pollo in mille modi
Biscotti con Avena e Anacardi senza burro e zucchero
September 2, 2015
La Libreria di Iaia: Menu Cocotte
Possiedo questo libro da molto tempo. Non ho provato molte ricette, perché sarò onesta la mia fissa per le cocotte è stata messa da parte a favore di couscoussiera-tajine e pentoline rettangolari per il tamagoyaki (il Pappamondo in pratica). Sta di fatto che le piccole e adorabili cocotte, pentolini da forno esteticamente belli tanto da provocare collassi emotivi, che ti riportano a quando eri bambina nel tuo cucinino (mamma non me lo hai comprato e non ti perdonerò mai!) rimangono tra i metodi di cottura più facili, e al tempo stesso scenografici, esistenti. E che rimandano volenti o nolenti alla meravigliosa France. Ricordo ancora il disastro che ho fatto con le lasagne in cocotte e la soddisfazione di un dolcetto facilissimo e speziato con pesca e cannella addirittura cotto al microonde. Pure il castagnaccio in cocotte se è per questo, e una deliziosa cheesecake al cioccolato (e alle fragole? La ricordi? Incredibilmente buona!). Una su tutte è però senza dubbio alcuno la crema pasticcera da fare in cocotte. Ricetta (la trovi qui) che consiglierei caldamente a tutti.
Che siano di ghisa o ceramica, rustiche, shabby o ipermoderne le cocotte sono deliziose da portare in tavola e garantiscono piacevoli gridolini di stupore. Che si tratti di primo, contorno, secondo o dolce. Perfette per cuocere le uova, il pollame, le verdure, le carni, il pesce e riciclare in modo molto glamour e fashion pure gli avanzi. Monoporzioni deliziose di tutte le fatture e prezzi (su amazon se ne trovano di ogni e quelle a forma di cuore sono un must). Il libro in questione Menu Cocotte – 100 Ricette originali di Mini Cocotte, di José Maréchal edito da Guido Tommasi con le foto di Charlotte Lascéve è un’opera d’arte. Formato rettangolare molto lungo che darà del filo da torcere alle allineatrici di volumi seriali come me, carta lucidissima e patinata, foto molto mamoltomamolto belle e spiegazione incisiva, sintetica, esaustiva senza introduzione frizzi e lazzi. Si va al sodo senza girarci tanto intorno. Pure l’introduzione spiazza per sinteticità. Infatti parte con i metodi di cottura e consigli per una perfetta cocotte. Consigli quindi sul taglio degli ingredienti perché per gustare al meglio il cibo in cocotte è importantissimo il taglio (e anche per la cottura) e cosa si deve fare prima con determinati tipi di carne o frutta. Molte volte infatti è meglio cuocere prima. Si può cuocere a bagnomaria. Si può brasare e arrostire. Una bella pagina piena ci illustra visivamente quante meraviglie si possano creare grazie all’ausilio della pasta fillo, fogli di brick, pasta kataifi, pasta sfoglia e brisè. Sotto qualche ricetta c’è la voce “trucco”, ovvero dei piccoli consigli estemporanei (anche questi molto sintetici) per variazioni, conservazioni, varie ed eventuali. Uhm, diciamo giusto qualche titolo di queste deliziose Cocotte?
Cocotte di triglie avvolte in capelli d’angelo, tapenade e pomodori confit, filetti di anatra croccanti con frutta secca, Cocotte di capesante al tè e alla citronella, Capesante all’escabeche di verdure e spezie dolci, uova in camicia nella cocotte con caprino e menta, Frittata di verdure in cocotte, Uovo alla basca in cocotte, Uova in cocotte in salsa di vino rosso, Cocotte vol au vent, Alette di pollo caramellate e purea di castagne, Flan di broccoli e cheddar, Guancia di maiale e fagioli bianchi, Filetti di sogliola e spinaci con meringa alle mandorle, Gnocchi con olive e crema di parmigiano, Cipolle rosse farcite di agnello feta e pinoli, Filetti d’anatra al satè, Cocotte al pain perdu camembert e ribes, tian di sardine e peperoncini piquillos e Cocotte crumble con escargot e pettini. Ravioli in brodo di pollo e poi pere al vino e alle mandorle, Cocotte Victoria, Cheesecake ai mirtilli, Flan di ananas e cocco, Pain perdu al latte di cocco lamponi e pistacchi e Cocotte di zucca e castagne con crema di vaniglia.
Sono ricette, seppur semplici da realizzare, molto ricercate e franscesi (scritto così). Squisitamente presentate in un rustico dalle note estremamente glamour con colori molto caldi tra canovacci, cucchiai finti sporchi e deliziosi fuori fuoco.
Il prezzo è altino ed è all’incirca sui venticinque euro ma per la qualità delle foto, le ricette e la particolarità del libro sono soldi assolutamente ben spesi. Insomma pure un uovo cotto al forno grazie alla cocotte sembrerà un piatto elaboratissimo, ricercato e deliziosamente d’antan (a me non piace ma mi attornio di gente che lo ama quindi nel caso: un po’ di tartufo ed è fatta).
(come se si trovasse alla Coop, uff)
Quello che le foto non dicono: Spiedini di Aringa e Cetriolo con salsa di Barbabietola e Aneto
Spiedini di Aringa e Cetriolo con salsa di Barbabietola e Aneto
Quello che le Foto non dicono era nato perché molte (ma proprio molte) volte mi viene chiesto dove acquisto cucchiaini, alzate, tovaglioli e tutto quello che viene racchiuso all’interno delle mie fermatempo. Un modo, spero utile e carino, di raccontare anche cosa si cela dietro. In tutto quello che non sono solo oggetti o cose, la maggior parte delle volte. Ma ricordi e momenti.
E anche una rispolveratina generale alle ricette, perché no?
September 1, 2015
Ci saranno sempre Biscottini glassati di sangue per te, Wes
Un tumore al cervello stronca Wes Craven il 30 Agosto scorso. Una vita a inventare e raccontarci mostri indelebili per poi affrontare l’unico. L’unico vero mostro che tormenta le nostre vite e sogni. Per maledetta e tragica ironia lo colpisce lì. Dove tutto è nato tra pensieri e inquantificabile creatività. Chi -anche poco- mi conosce o legge sa che ho sempre definito Freddy Krueger e Michael Myers i miei migliori amici (e qui ci sono casette a Elm Street di biscotto quando ancora questo posto era un ibrido. E pure io). Il mio amore viscerale per l’horror che coltivo instancabilmente da quando avevo otto anni. Se mamma è sempre stata molto preoccupata e ansiosa al riguardo, ricordo ancora la considerazione razionale e lucida di papà: “è fantasia”. Papà è sempre riuscito a sintetizzare tutto della vita e di me. Horror e Favole: sono fatta di questo e lui più di tutti lo aveva capito sin da subito. Per questo esserne orfana mi rende più vulnerabile, incompresa e stanca. Vedermi appassionata a Poltergeist all’età di otto anni non l’ha scomposto minimamente. Ascoltava i miei deliri riguardo Caroline intrappolata nel televisore. Si appassionava –non perché doveva ma davvero- quando raccontavo di Elm Street e dei paradossi. Era molto orgoglioso di me -e non perdeva occasione per farmelo notare- quando gli dicevo “spengo il televisore appena finisce, papà”. Perché sapeva che lo avrei spento sul serio. Ho avuto il televisore in camera e il permesso di guardare quello che volevo sin da piccolissima. Questo, insieme agli insegnamenti sulla fiducia e la verità nei confronti di chi si ama, sono diventate poi le basi di tutta la mia esistenza. Papà non preoccupandosi minimamente (non facendomelo notare e incentivandomi a raccontargli e condividere tutto) del mio interesse per il buio e i mostri mi ha salvato da gran parte delle mie paure. Che ci sono eccome ma potevano essere molte di più. Sarà un’immagine stupida e infantile ma mi piace immaginare Papà e Wes a bere menta ghiacciata adesso. Perché chi muore sconfiggendo il mostro supremo starà allo stesso bar a festeggiare. Godendosi il fresco, un bel tramonto e pure qualche salatino appetitoso. E voglio crederci fortemente a questa cosa. Papà gli starà sicuramente raccontando che ho tutti i dvd originali di Freddy e di tutte le sue regie. Della mano di Freddy che sta nel mio studio nell’iperuranio e dell’Action Figure. Di quando l’ho comprata al Museo del Cinema di Torino e ho girato indisturbata per La Signora con Freddy in borsa (la diapositiva l’abbiamo ma un senso di pudore mi ha colto. Forse perché non ho i capelli tanto in ordine e gli occhiali a cuoricini ma privatamente nel caso spedisco). Ci ho bevuto pure il caffè insieme a Palazzo Madama e nel Bar di Palazzo Reale. L’ho portato per musei e a vedere la luna ai Murazzi. Abbiamo scritto cartoline. Per mostrare a Freddy e tutte le mie paure cosa ero diventata. Che quella bambina, alla fine, ce l’aveva fatta. Diciamo così?
Wes Craven diventa padre dei nostri incubi. Con genialità stordisce tutti inventando una sagoma senza pelle ma fatta di frattaglie e sangue che colpisce quando si è più inermi. Che si insinua nei sogni. Nel silenzio e totale abbandono. Ed è così che continua per tutta la sua sfavillante carriera. Creando mostri che ti tirano i piedi nel buio o che si trovano a fondo di un corridoio. Che indossano maschere e mai sono se stessi visivamente ma nella totale natura sì. Una gita in collina diventa scenario di cannibali e anche in casa -soprattutto in casa- non sei al sicuro. Perché non si fugge mai dall’angoscia. Il messaggio è chiaro e inequivocabile. Testamento visionario di un’infanzia difficile e complicata che lo vede orfano e poco fortunato in amore, Wes Craven dice di ispirarsi visivamente a un alcolista che abitava di fronte a casa sua con una maglia a righe rossa che turbava i suoi pensieri e per il nome a uno stupido bulletto del liceo di nome proprio Freddy Krueger. Nel rifacimento di qualche anno fa -che ho trovato personalmente orrendo e privo di senso- c’è un chiaro riferimento a quello che Freddy ha fatto, assente nei Nightmare diretti da Craven. E anche in tutti gli altri da lui non diretti. Freddy è un molestatore di bambini. Specifica che mi ha turbato in maniera incredibile. Che il mio inconscio aveva colto sin da subito a ben guardare ma non urgeva, per quanto mi riguarda, una così totale schiettezza. A dimostrazione che il nuovo horror è stupido e ha poco da far sedimentare dentro il buio di ognuno. Deve imboccarti tutto con un cucchiaino. Mostrare ed essere pieno di effetti speciali, urletti e computer. Come nelle animazioni? Già.
Craven no. Non ne aveva affatto bisogno. Il messaggio era chiaro davanti a quel forno nel primo -e unico e vero- Nightmare. La madre spiega a Nancy che in Elm Street Freddy Krueger aveva ucciso e torturato venti bambini e per questo motivo era stato bruciato vivo dai genitori della via. Per liberarsene quando la legge non aveva saputo tutelare i loro affetti. Amen. Che c’era da aggiungere? Un sottotitolo glitterato?
Una denuncia sociale e messaggi non troppo subliminali sono ciò che Craven propone costantemente. Perché negli horror/film di paura pura -quelli veri intendo- ci sono messaggi di lettura alternativa che per pigrizia (e poca arguzia? uhm) non vengono colti.
Wes Craven deve sopportare la sua creatura messa alla mercè di idioti perché non tutti i Nightmare sono degni di esser visti escluse le sue direzioni, tranne che il tre; li ho sempre reputati i miei preferiti. La scena in cui muore il novellino e sconosciuto Johnny Depp è nel mio immaginario di bambina tra le più angoscianti e a ben pensarci non è che sia cambiato molto. Fagocitato con tv e cuffie dal letto e poi un geiser di sangue che cola dal tetto riuscendo a penetrare mattoni e cemento. Non è occorso affatto far vedere altro. Fosse stato girato adesso ci sarebbero state otto inquadrature di sangue, frattaglie e splatter inutile (per quanto possa piacermi). Si ha paura nei film di Craven perché i personaggi, nonostante la fantasia, sono veri. La potenza di Freddy Krueger è quella di far entrare il dramma che ogni genitore vive nei confronti dei propri figli attraverso un personaggio che ne spiega l’orrendevolezza. Poi Freddy diventa macchietta. Simpatico. E anche ironico nei capitoli a seguire. Perché ne perde anche un po’ l’essenza.
Da Freddy Krueger a Scream, altro capolavoro di genere che ho sempre amato, Craven entra nelle teste di tutti ma è regista di molto altro e anche di titoli commoventi. La filmografia e quello che ci rimane di lui grazie al cielo è lunga e può essere gustata ancora e ancora. Ieri per dirgli addio ho visto Scream e Nightmare. E mi sono commossa. Nel ricordo di come ero e anche all’immagine di lui e papà nel bar. Infantile sì, ma vero. E, mi si consenta, bella. Perché non perdere mai parti di sé e lasciarle intatte è complicato sì, ma appagante. Ho deciso che questo Halloween -sì ci sto pensando- sarà dedicato a Wes Craven. Che le sezioni Cibo e Cinema e Cibo e Horror strariperanno di sue visioni. Perché è giusto fare un tributo a un amico cui devi gran parte di quello che sei tra incubi, vittorie e sconfitte. E perché per quanto stupido possa sembrare è importante ringraziare -con qualsiasi mezzo- chi ti ha mostrato le paure per tentare di sconfiggerle. Poco importa se ce l’hai fatta o ancora no. La chiave te l’ha data e anche parecchie serrature. Tocca trovare solo quella giusta in fondo.
Di cibo c’è ben poco e già lo so. Per lo più hamburger, come nel primo Nightmare, qualche pancake e inquadrature fuori fuoco in cene sanguinolente. Ma qualcosa si inventa eccome per un amico fidato come Wes.
Perché per te sempre ci saranno biscotti glassati di sangue, amico mio.
La Libreria di Iaia: Semi e Cereali
Che Red Edizioni sforni libri uno più bello dell’altro non è più un segreto per nessuno. In questi giorni ho messo in ordine la mia libreria culinaria -sottotitolo: non so più dove metterli- e son venuti fuori libri e libri. Confesso che negli ultimi mesi il mio maniacale ordine è andato a farsi friggere. Tra lavoro, impegni, distrazioni e vecchiaia (solo l’ultima a dirla tutta) ho contravvenuto un po’ alle rigide e ferree regole del tipo: sistema in ordine di altezza, colore, edizione, anno, autore e assurdità assortite. Un po’ tutto alla rinfusa. In casa si vocifera che io non sappia cosa significhino esattamente i termini alla rinfusa e in disordine e che i parametri siano leggermente sfalsati. Come dire insomma che “un paio” non significhi: quattro-cinque. Sì hai letto bene (ma pure sei-sette). Per un siculo “un paio” non è due. Seriamente come si fa a pensare che “un paio” sia contestualizzabile a tutto. Impossibile! Il Nippotorinese non dice più al panettiere “dammi un paio di panini” perché almeno sono quattro-cinque. Anche “passami un paio di cotolette” può significare ritrovarsi nel piatto un chilo di carne. Ma perché sono finita a parlare di un paio? Ah sì. Comunque so esattamente cosa significhino i termini. E se dico alla rinfusa dico che c’erano almeno quattro libri non allineati correttamente. Ho ragione o no? (Non vi faccio tenerezza? Acconsentite. Ho pure il colpo della strega e digito da un letto alla rinfusa, ovvero il cuscino medio bianco non è accostato perfettamente a quello in merletto)
(Sono una vecchia signora antipatica con cuscini fatti di merletto. Come mi sono ridotta così? Se arriva la deriva shabby sparatemi piombini di zucchero a vista)
Ma voglio parlare di questo adorabile volume, trovato proprio lì. Alla rinfusa. Acquistato non troppo tempo fa su Amazon. Semi e Cereali di Amy Ruth Finegold – Tanti modi salutari per gustare ogni giorno questi superfood. Red Edizioni 19.50. Copertina rigida, foto splendide e libro da avere. Amen. Potrei pure finirla qui. Ma sei così fortunato? No. Continuo nei miei deliri.
Ho dovuto ricontrollare la categoria La Libreria di Iaia (con il nuovo template non trovi che sia tutto aulicamente ordinato? Menti perché sto impazzendo) perché il dubbio di averne parlato mi ha assalito (ritorniamo al punto iniziale del vero problema: la vecchiaia). L’introduzione spiega sin da subito il perché di questo libro. Non è tanto un testo di cucina, dice l’autrice, quanto il bisogno di condividere e riflettere sugli aspetti del suo stato di salute. Avendo combattuto per più di venti anni con disturbi digestivi tutto quello che è benessere inevitabilmente ha dovuto prendere il sopravvento, lato alimentazione. Dice una grande verità Amy, ovvero che i medici possono consigliare e prescrivere ma è il corpo -il proprio- a dare le vere risposte. Solo studiandolo si può davvero capire cosa ci fa star bene e cosa no. Si decide quindi, in seguito ai disturbi digestivi, ad affrontare anche da sola la faccenda. Con il tempo e con l’aiuto di nutrizionisti -oltre alla passione smisurata per la cucina e l’alimentazione a tutto tondo- è riuscita a trovare un equilibrio con una dieta povera di zuccheri, glutine e latticini. Amy è convinta che bisogni mangiare più prodotti della terra possibili. Quelli che lei definisce (a ragion veduta) “cibi antichi”. I cereali antichi sono grazie al cielo un mercato in continua espansione come i semi e i prodotti integrali (se ti fa piacere ho blaterato di semi qui nella Rubrichetta Mangiar S(tr)ano), ergo non è affatto difficile reperirli e pensare di introdurli nella dieta di ogni giorno. La prima parte del libro, interessante e schematica, è dedicata all’approccio per conoscere i semi e cereali, quindi consigli sulla cottura e suggerimenti per la conservazione. Amy divide i cereali che contengono il glutine (orzo, bulgur, farro, freekeh, kamut, spelta e grano intero) e quelli che non lo contengono (amaranto, miglio, grano saraceno, quinoa, riso marrone, nero e rosso, riso integrale, riso selvatico e teff). Parla dei semi di chia, lino, canapa, zucca, sesamo, girasole e anche altri alimenti salutari quali acai, farina di mandorle e olio di cocco. L’indice delle Ricette è diviso per colazione, zuppe, insalate e spuntini, piatti principali e dessert. Le foto sono molto belle. L’art director è Leslie Harrington e la food stylist è Rosie Reynolds. La traduzione è di Chiara Iacomuzio. Nonostante la carta non sia lucida e patinata ma ruvidina come piace a me i colori delle foto risaltano nel contesto tenuemente colorato, che rende se vogliamo un po’ “antico” e vintage -ma sì diciamolo- il tutto. Di quel vintage forzato intendo ma al tempo stesso contemporaneo e attuale. Ok la finisco. Bello. Mi piace. Punto.
I pancake di grano saraceno e semi di lino (ricetta provata e leggermente modificata che devo pubblicare da mesi, vabbè) sono ottimi e con assoluta certezza mi sento di dire che le ricette sono tutte davvero molto facili, veloci, intuitive e pure facili da ricordare perché ne ho provate diverse e mai delusione è arrivata. Anzi. Tutt’altro. Biscotti per la colazione al cocco fatti con i chicchi d’avena, Muffin alla crusca e all’ananas, Muffin ai mirtilli e yogurt ma senza latticini, Smoothie al cioccolato con il burro di mandorle e via con le zuppe. La verde disintossicante, l’estiva con il melone e il tamarindo e quella di avocado (gnammyssymo scritto così), zuppa di lenticchie e zucca (che non vedo l’ora di provare quando sarà tempo di zucche. Finalmente manca poco perché non ce la faccio più) e zuppa fredda ai pomodori e semi di lino. Le insalate, sono onesta, è la parte che preferisco perché l’uso sapiente dei cereali e semi in questi contesti dà tantissimi spunti. L’insalata di quinoa con verdure ed erbe aromatiche con salsa di agrumi, l’insalata di broccoli e grano saraceno guarnita con dukkah, riso selvatico con carciofi, pesche e pinoli, insalata di chicchi di grano con mele e noci americane, insalata di quinoa rossa con pollo funghi e vinaigrette all’harissa. E molto altro. Superbo e fine. L’accostamento perenne è sempre e solo questo a mio modestissimo avviso. La trovo molto elegante negli accostamenti, Amy. Una vera Signora in cucina, ecco.
Non vedo l’ora di fare la quiche di quinoa (sono pur sempre quella che ha fatto la pastiera con la quinoa, ahem) e pure la zucca abbrustolita con la salsa di avocado, lo yogurt e la canapa ma in versione vegan. Piatti di carne ce ne sono e il pollo bazzica un po’ ovunque. La torta speziata con farina di mesquite è una tra quelle che mi incuriosisce di più ma anche le barrette di cioccolato con i semi e i cereali soffiati che somigliano a quelle fatte su RunLovers ma sono del tipo un po’ più secchetto. Pudding al cocco e semi di chia, Biscotti al burro con anacardi e quinoa e Tea loaf alla farina di mandorle con frutti di bosco ma anche Panna cotta allo yogurt con crumble di avena. Uhm. Tutte da provare, insomma.
Sarà che ormai rumino semi senza mai smettere, ma tutto quello che è contenuto all’interno di questo libro mi piace. E mi piace che ci siano piatti di ogni tipo che possono comunque essere replicati nella versione vegetariana o vegan. Un libro assolutamente da possedere per chi ha voglia di prendere confidenza con semi e annessi. Con cereali integrali e annessi, pure. Un libro da sfogliare per entrare in questo mondo in continua evoluzione. Perché dalle bacche di Goji in poi, diciamolo, mangiare semi di zucca e chia nello yogurt non è poi così strambo.
O forse sì, ma ancora per poco e per pochi.
La Libreria di Iaia
Il Vegetariano Gourmet – Jane Price
In linea con il Sushi – Makiko Sano
La Mia Cucina Easy – Lorraine Pascale
Crudo di Delphine De Montalier
La Cucina del Monaco Buddhista – Kakuho Aoe
Food Lovers – Lonely Planet
Cucina Cinese – Ken Hom
Una Merenda a New York – Grossman
Le Tre minestre – Andrea Vitali
200 Cupcake – Joanna Farrow
Nigella Express – Nigella Lawson
Yoshoku Cucina Giapponese stile Occidentale – Jane Lawson
Every Day Food – Martha Stewart
India in Cucina – PushPesh Pant
Marzagiochi Steccodolci – Luca Montersino
La Cucina di Vefa
Chef per un giorno
I miei menù da 30 minuti – Jamie Oliver
Cucina Vegana – Salvini
La pasta e gli altri primi piatti 600 Ricette
La cucina Giapponese di Harumi Kurihara
Il Diavolo e la Rossumata – Sveva Casati Modignani
Polpette – Karen Fingerhut Oliver Rouault
L’abito non fa il cuoco – Alessandro Borghese
Il Club delle Cuoche – Luisanna Messeri
La mia piccola cucina – Julie Andrieu
Un sano appetito – Gordon Ramsay
Il Pranzo della Domenica – Gordon Ramsay
West – Nobu Matsuhisa Mark Edwards
Cucina Smart – Jamie Oliver
Grigliate Vegan Style – John Schlimm
Pasticceria Vegana – Dunja Gulin
Il Libro delle Tapas – Simone e Inès Ortega
Il Pranzo in Famiglia – Ferran Adrià
La Cucina Ebraica – Clarissa Hyman
I formaggi Veg – Grazia Cacciola
Morso e Mangiato – Almo Bibolotti
Gelato – Lidl Edizioni
Oltre – Ernst Knam
Fritti – Ernst Knam
Ricette Vegetariane – Cocker/Montgomery
In Verde – Pietro Leemann
Crostate – Gianluca Fusco
Pane e Design
Cereali e Semi – Amy Finegold
Iaia Guardo's Blog
- Iaia Guardo's profile
- 1 follower



