Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 63
October 13, 2014
Doctor Who 8x08 - Mummy on the Orient Express
Quando ho visto il trailer di questo episodio, ho pensato che sarebbe stata una di quelle storie un po' facilotte: il treno nello spazio, il mostro "tradizionale" che insegue le vittime e tutti che scappano da un vagone all'altro, il tutto poi spiegato con qualche technobabble. Il paragone più immediato è con l'episodio sul Titanic (in space), o i famigerati pirati e la loro sirena (in space). Episodi così ce ne sono tanti (erano lo standard nel DW classico), e non è detto che siano brutti, solo non lasciano certo una traccia indelebile nello spettatore.
Invece questa mummia si è rivelata più appassionante del previsto, perché non si tratta solo di fuggire da un mostro ma anche di studiarlo, nel brevissimo lasso di tempo che questo concede alle sue vittime. Il titolo non a caso richiama Murder on the Orient Express, perché è evidente che oltre a un mostro da sconfiggere che anche un mistero da risolvere, una serie di morti annunciate ma inevitabili da cui bisogna trarre uno schema per scoprire il disegno dell'assassino. Mi è piaciuta molto la soluzione finale, il modo in cui viene spiegata sia la modalità che la ragione degli attacchi della mummia, anche se alla fine non mi è chiaro se fosse in effetti la mummia classica delle maledizioni egizie o solo una cosa che sembrava una mummia. Mi è piaciuto così tanto che avrei voluto anzi saperne di più sulla mummia, scoprire la storia di questo soldato immortale e condannato ad attaccare, che aspetta soltanto di sapere che la sua guerra è finita da parecchi millenni. Diamine, è una storia con un potenziale immenso, come quei vietcong che non hanno mai appreso che la guerra era finita e hanno continuato a nascondersi nella giungla per quarant'anni. Solo che in questo caso sono quattromila, ecco. Da apprezzare anche la resa estetica delcadavere imbalsamato deambulente, realizzata in modo eccellente.
Fatti tutti i complimenti del caso al valoroso soldato, va anche segnalato che qualcosa scricchiola in questa puntata. Intanto il setup è forse un po' forzato, soprattutto per la presenza dell'entità (che sia un computer o un maniaco in collegamento col treno) che ha appositamente raccolto intorno a sé gli specialisti necessari per studiare la mummia: mi pare esagerato che questo complotto vastissimo sia stato messo insieme con l'unico scopo di scoprire la natura del mostro per semplice curiosità. Anche i ruoli a bordo dell'Orient Express (in space) forse sono poco coerenti: va bene fingere di essere su un treno di inizio 900 (d'altra parte se sei ricco puoi permetterti di pagare per credere quello che vuoi), ma nel momento in cui l'illusione viene rimossa e il treno si rivela essere un laboratorio, a che scopo continuare a comportarsi come dignitari europei? Insomma, mi pare che i due elementi (l'ambientazione e il mostro) non combacino alla perfezione. Si sarebbe potuta sfruttare la mummia in un altro contesto, così come l'Orient Express avrebbe potuto essere teatro di una serie di omicidi con una spiegazione più immediata.
Per quanto riguarda le scintille tra Dottore e companion, non saprei dire se si è vista un'evoluzione o una regressione del rapporto. Quello che doveva essere l'ultimo viaggio insieme si trasforma in un'occasione di riappacificazione, e sembra che tutto sia tornato com'era all'inizio tra i due. Ma è davvero così? Non ne sono tanto sicuro, e d'altra parte il Dottore ha mostrato ancora di essere un bel pezzo di merda rispetto alle sue versioni precedenti: quando le nuove vittime vengono prescelte dalla mummia, lui non si perde in una sequela di "I'm sorry. I am so, so, sorry. Very sorry" come avrebbe fatto il Dieci, ma si limita a constatare "Sì, stai per morire, ma puoi anche essermi utile". Il Dottore mente a Clara, e le chiede di mentire, e anche se alla fine riesce a salvare l'ultima vittima, non era sicuro che ci sarebbe riuscito, e la ragazza sarebbe potuta morire dopo essere stata tradita dalla sua nuova amica. E poi, siamo davvero sicuri che il Dottore abbia salvato tutti i passeggeri del treno, invece che soltanto Clara e il macchinista? Lui stesso non lo ammette apertamente, e il dubbio potrebbe ancora aleggiare, ma la companion sembra sottovalutare questo aspetto, dà per scontato che lui sia davvero l'eroe che nega di essere.
Tutto considerato ci si trova davanti a un episodio migliore delle aspettative, anche se non ben inquadrato nell'arco narrativo della stagione. Si merita comunque un buon voto 7/10
Invece questa mummia si è rivelata più appassionante del previsto, perché non si tratta solo di fuggire da un mostro ma anche di studiarlo, nel brevissimo lasso di tempo che questo concede alle sue vittime. Il titolo non a caso richiama Murder on the Orient Express, perché è evidente che oltre a un mostro da sconfiggere che anche un mistero da risolvere, una serie di morti annunciate ma inevitabili da cui bisogna trarre uno schema per scoprire il disegno dell'assassino. Mi è piaciuta molto la soluzione finale, il modo in cui viene spiegata sia la modalità che la ragione degli attacchi della mummia, anche se alla fine non mi è chiaro se fosse in effetti la mummia classica delle maledizioni egizie o solo una cosa che sembrava una mummia. Mi è piaciuto così tanto che avrei voluto anzi saperne di più sulla mummia, scoprire la storia di questo soldato immortale e condannato ad attaccare, che aspetta soltanto di sapere che la sua guerra è finita da parecchi millenni. Diamine, è una storia con un potenziale immenso, come quei vietcong che non hanno mai appreso che la guerra era finita e hanno continuato a nascondersi nella giungla per quarant'anni. Solo che in questo caso sono quattromila, ecco. Da apprezzare anche la resa estetica delcadavere imbalsamato deambulente, realizzata in modo eccellente.Fatti tutti i complimenti del caso al valoroso soldato, va anche segnalato che qualcosa scricchiola in questa puntata. Intanto il setup è forse un po' forzato, soprattutto per la presenza dell'entità (che sia un computer o un maniaco in collegamento col treno) che ha appositamente raccolto intorno a sé gli specialisti necessari per studiare la mummia: mi pare esagerato che questo complotto vastissimo sia stato messo insieme con l'unico scopo di scoprire la natura del mostro per semplice curiosità. Anche i ruoli a bordo dell'Orient Express (in space) forse sono poco coerenti: va bene fingere di essere su un treno di inizio 900 (d'altra parte se sei ricco puoi permetterti di pagare per credere quello che vuoi), ma nel momento in cui l'illusione viene rimossa e il treno si rivela essere un laboratorio, a che scopo continuare a comportarsi come dignitari europei? Insomma, mi pare che i due elementi (l'ambientazione e il mostro) non combacino alla perfezione. Si sarebbe potuta sfruttare la mummia in un altro contesto, così come l'Orient Express avrebbe potuto essere teatro di una serie di omicidi con una spiegazione più immediata.
Per quanto riguarda le scintille tra Dottore e companion, non saprei dire se si è vista un'evoluzione o una regressione del rapporto. Quello che doveva essere l'ultimo viaggio insieme si trasforma in un'occasione di riappacificazione, e sembra che tutto sia tornato com'era all'inizio tra i due. Ma è davvero così? Non ne sono tanto sicuro, e d'altra parte il Dottore ha mostrato ancora di essere un bel pezzo di merda rispetto alle sue versioni precedenti: quando le nuove vittime vengono prescelte dalla mummia, lui non si perde in una sequela di "I'm sorry. I am so, so, sorry. Very sorry" come avrebbe fatto il Dieci, ma si limita a constatare "Sì, stai per morire, ma puoi anche essermi utile". Il Dottore mente a Clara, e le chiede di mentire, e anche se alla fine riesce a salvare l'ultima vittima, non era sicuro che ci sarebbe riuscito, e la ragazza sarebbe potuta morire dopo essere stata tradita dalla sua nuova amica. E poi, siamo davvero sicuri che il Dottore abbia salvato tutti i passeggeri del treno, invece che soltanto Clara e il macchinista? Lui stesso non lo ammette apertamente, e il dubbio potrebbe ancora aleggiare, ma la companion sembra sottovalutare questo aspetto, dà per scontato che lui sia davvero l'eroe che nega di essere.
Tutto considerato ci si trova davanti a un episodio migliore delle aspettative, anche se non ben inquadrato nell'arco narrativo della stagione. Si merita comunque un buon voto 7/10
Published on October 13, 2014 11:22
October 8, 2014
Rapporto letture - Settembre 2014
Tre libri letti a settembre, e ancora una volta sono riuscito a tenere un buon equilibrio tra autori italiani ed esteri, e addirittura non anglofoni! Un mese di ottime letture, questo, infatti ricordo raramente una media di voto così alta in altri rapporti mensili.
Iniziamo con gli autori italiani. Claudio Selva è un collega di Factory, uno degli ultimi pubblicati dalla casa editrice che ha pubblicato anche il mio
Spore
. Ammetto di essere rimasto incuriosito da Y soprattutto per la copertina, e beh, ve lo dico, tanto non è spoiler, in effetti la doppia copertina: Y infatti si legge sia da un lato che dall'altro, e arrivati a metà libro ci si trova davanti a pagine a testa in giù, si capisce che bisogna cambiare letteralmente prospettiva. Questa particolarità non è solo un giochetto, ma funzionale ai fini della storia, accompagna il lettore nel senso di straniamento che si prova a passare dalla prima alla seconda parte. Nella prima infatti abbiamo una serie di racconti, alcuni molto brevi, vagamente collegai tra loro, mentre la seconda parte è una storia unica, ambientata in una città distopica nella quale si trovano insoliti collegamenti suggeriti a quanto letto in precedenza. Sì, vabbè, mi direte, questa è la struttura, ma la storia? Di che parla il libro? Ecco, non è facile fornire una descrizione semplice e completa. I temi principali sono probabilmente la creazione e la distruzione, sia in senso materiale che artistico, e la follia, e la prospettiva attraverso la quale vediamo il mondo. Non è un libro in cui si possano identificare introduzione, svolgimento, epilogo. Ma è un libro che dice molto, che fa vibrare delle corde che tutti abbiamo dentro, anche se di solito le teniamo ferme. La cosa più simile che mi viene da accostare a questo libro è il film Mulholland Drive, con la differenza che qui le cose hanno senso. Voto: 8/10
Per secondo abbiamo un altro libro di Ian MacDonald, e sono stato grato a Urania di aver ripubblicato questo titolo che cercavo da tanto. Forbici vince carta vince pietra (che poi, a logica, dovrebbe essere "sasso", non pietra, perché il gioco a me risulta si chiami forbici-sasso-carta, chi è che dice forbici-sasso-pietra?) è la storia di un programmatore che scopre delle immagini, semplici segni grafici, che scatenano con la sola visione reazioni devastanti e improvvise: gioia, estasi, esperienze mistiche, guarigione, oblio, dolore, morte. Sconvolto da questo potere, si incammina in un pellegrinaggio dei templi giapponesi, ma scopre che c'è qualcuno che vuole ancora sfruttarlo. L'idea è molto intrigante, e la storia costruita bene, con la narrazione presente (come sempre MacDonald riesce a rendere fedelmente le ambientazioni asiatiche) che si alterna a quella passata. Il libro è arricchito anche di altri quattro racconti più brevi, tra i quali spicca La ruota di Santa Caterina, che in qualche modo si può considerare un prequel di
Desolation Road
. Nel complesso un ottimo volume di un autore che sta vivendo un periodo di meritato riconoscimento in Italia. Voto: 8/10
E concludo con un altro autore che solo nominato dovrebbe suscitare rispetto e ammirazione. Non ho letto moltissimo di Stanislaw Lem, ma ogni volta rimango sorpreso e stordito dalla vastità di temi e idee che ogni suo opera trasmette, e di come sia in grado di passare da un tono leggero e umoristico (come in questo caso) a quello profondo e intimista come in Solaris o La voce del padrone (lettura che non a caso consigliavo agli appassionati di sf).
Memorie di un viaggiatore spaziale
consiste in una serie di racconti di lunghezza variabile, che costituiscono le annotazioni dell'astronauta/avventuriero Ijon Tichy, che nella sua lunga carriera ha visitato innumerevoli mondi e civiltà. Volendo ridurre al massimo, questo libro si potrebbe considerare una versione fantascientifica dei Viaggi di Gulliver, perché Ijon scopre civiltà grottesche e usanze assurde, che però hanno una loro perfetta giustificazone e un chiaro intento satirico. Ma c'è anche dell'altro, perché tutti i temi tipici della fantascienza sono in qualche modo affrontati e sovvertiti: dal viaggio nel tempo e i suoi paradossi all'origine dell'universo, dalla percezione del mondo all'ingegneria genetica, dall'etica dei robot alla singolarità tecnologica. Il tono è sempre leggero, ma non per questo le idee sono banali e scontate, anzi, credo che da queste storie siano scaturita buona parte di tutta la fantascienza umoristica successiva (dalla Guida di Douglas Adams a
Futurama
), e se non si tratta di un'ispirazione diretta, lui non è stato sicuramente il precursore. Un'opera eccezionale, di un autore che credo non abbia mai sbagliato un colpo. Voto: 9/10
Iniziamo con gli autori italiani. Claudio Selva è un collega di Factory, uno degli ultimi pubblicati dalla casa editrice che ha pubblicato anche il mio
Spore
. Ammetto di essere rimasto incuriosito da Y soprattutto per la copertina, e beh, ve lo dico, tanto non è spoiler, in effetti la doppia copertina: Y infatti si legge sia da un lato che dall'altro, e arrivati a metà libro ci si trova davanti a pagine a testa in giù, si capisce che bisogna cambiare letteralmente prospettiva. Questa particolarità non è solo un giochetto, ma funzionale ai fini della storia, accompagna il lettore nel senso di straniamento che si prova a passare dalla prima alla seconda parte. Nella prima infatti abbiamo una serie di racconti, alcuni molto brevi, vagamente collegai tra loro, mentre la seconda parte è una storia unica, ambientata in una città distopica nella quale si trovano insoliti collegamenti suggeriti a quanto letto in precedenza. Sì, vabbè, mi direte, questa è la struttura, ma la storia? Di che parla il libro? Ecco, non è facile fornire una descrizione semplice e completa. I temi principali sono probabilmente la creazione e la distruzione, sia in senso materiale che artistico, e la follia, e la prospettiva attraverso la quale vediamo il mondo. Non è un libro in cui si possano identificare introduzione, svolgimento, epilogo. Ma è un libro che dice molto, che fa vibrare delle corde che tutti abbiamo dentro, anche se di solito le teniamo ferme. La cosa più simile che mi viene da accostare a questo libro è il film Mulholland Drive, con la differenza che qui le cose hanno senso. Voto: 8/10
Per secondo abbiamo un altro libro di Ian MacDonald, e sono stato grato a Urania di aver ripubblicato questo titolo che cercavo da tanto. Forbici vince carta vince pietra (che poi, a logica, dovrebbe essere "sasso", non pietra, perché il gioco a me risulta si chiami forbici-sasso-carta, chi è che dice forbici-sasso-pietra?) è la storia di un programmatore che scopre delle immagini, semplici segni grafici, che scatenano con la sola visione reazioni devastanti e improvvise: gioia, estasi, esperienze mistiche, guarigione, oblio, dolore, morte. Sconvolto da questo potere, si incammina in un pellegrinaggio dei templi giapponesi, ma scopre che c'è qualcuno che vuole ancora sfruttarlo. L'idea è molto intrigante, e la storia costruita bene, con la narrazione presente (come sempre MacDonald riesce a rendere fedelmente le ambientazioni asiatiche) che si alterna a quella passata. Il libro è arricchito anche di altri quattro racconti più brevi, tra i quali spicca La ruota di Santa Caterina, che in qualche modo si può considerare un prequel di
Desolation Road
. Nel complesso un ottimo volume di un autore che sta vivendo un periodo di meritato riconoscimento in Italia. Voto: 8/10
E concludo con un altro autore che solo nominato dovrebbe suscitare rispetto e ammirazione. Non ho letto moltissimo di Stanislaw Lem, ma ogni volta rimango sorpreso e stordito dalla vastità di temi e idee che ogni suo opera trasmette, e di come sia in grado di passare da un tono leggero e umoristico (come in questo caso) a quello profondo e intimista come in Solaris o La voce del padrone (lettura che non a caso consigliavo agli appassionati di sf).
Memorie di un viaggiatore spaziale
consiste in una serie di racconti di lunghezza variabile, che costituiscono le annotazioni dell'astronauta/avventuriero Ijon Tichy, che nella sua lunga carriera ha visitato innumerevoli mondi e civiltà. Volendo ridurre al massimo, questo libro si potrebbe considerare una versione fantascientifica dei Viaggi di Gulliver, perché Ijon scopre civiltà grottesche e usanze assurde, che però hanno una loro perfetta giustificazone e un chiaro intento satirico. Ma c'è anche dell'altro, perché tutti i temi tipici della fantascienza sono in qualche modo affrontati e sovvertiti: dal viaggio nel tempo e i suoi paradossi all'origine dell'universo, dalla percezione del mondo all'ingegneria genetica, dall'etica dei robot alla singolarità tecnologica. Il tono è sempre leggero, ma non per questo le idee sono banali e scontate, anzi, credo che da queste storie siano scaturita buona parte di tutta la fantascienza umoristica successiva (dalla Guida di Douglas Adams a
Futurama
), e se non si tratta di un'ispirazione diretta, lui non è stato sicuramente il precursore. Un'opera eccezionale, di un autore che credo non abbia mai sbagliato un colpo. Voto: 9/10
Published on October 08, 2014 23:20
October 6, 2014
Doctor Who 8x07 - Kill the Moon
Nell'ambito della scrittura si dice a volte che non c'è più niente da inventare, che tutto è già stato detto e raccontato, e che a fare la differenza non è tanto quello che viene raccontato, ma come questo viene fatto. Per quanto la limitatezza del nostro alfabeto implichi necessariamente che le storei articolabili siano un numero finito, io non sono così drastico nell'affermare l'inesistenza dell'originalità, tuttavia qualche dubbio mi viene, quando vedo che
Doctor Who
fa un episodio basato su un'idea che io ho usato anni fa in un racconto (era un raccontino breve, scritto in occasione di un'edizione del Fun Cool n. 75 della lista). Ovvio, non sto accusando nessuno di plagio, è che trovo curioso come certe premesse (una formazione scientifica di base e un senso delle proporzioni flessibile) conducano a risultati simili. Evoluzione convergente, potremmo dire, oppure great minds think alike. Sia come sia, la storia della Luna che è in effetti una creatura vivente (embrionale, ma pur sempre in crescita) ha sicuramente un suo fascino, e all'interno dell'episodio quest'idea di partenza viene usata in modo intelligente. D'altra parte non ci sono teorie accertate sulle origini della Luna, che presenta delle caratteristiche un po' aberranti per essere il satellite di un pianeta roccioso, per cui potrebbe anche essere che sia in realtà un uovo, no?
Già vedendo il trailer dell'episodio, avevo per un attimo pensato che il villain fossero i ragni visti in Planet of the Spiders, l'avventura in cui il Terzo Dottore arriva a rigenerarsi (cosa che mi avrebbe fatto piacere, visto che a mio parere il Dodicesimo ha molto in comune con il Terzo), ma i ragni, che poi non sono tali, si rivelano essere solo un effetto collaterale della vera minaccia in corso. Della storia raccontata in questo episodio mi è piaciuto molto il contesto storico, con la civiltà del 2049 sull'orlo dell'annientamento a causa di sconvolgimenti climatici che hanno messo a dura prova la resistenza dell'umanità. Un ultimo shuttle recuperato da un museo (un programma spaziale quindi inesistente, sintomo di una società già in declino) mandato a fare tutto il possible per fermare la minaccia ignota anche a costo di distruggere il corpo celeste che ha accompagnato l'umanità dall'inizio della storia. Io ci vedo qualcosa di molto drammatico in questo, perché la Luna ha un posto speciale nell'immaginario collettivo, e la sua sparizione credo che sarebbe un grande trauma per l'umanità intera. Il fatto poi che essa si riveli non essere solo una palla di roccia sterile ma una vita che si sviluppa, rende la decisione ancora più difficile, e costituisce il tipico dilemma: è giusto uccidere qualcuno per una colpa di cui non è a conoscenza, o che deve ancora compiere? Sarebbe giusto uccidere Hitler da bambino (il Dottore fa questo preciso esempio). La cosa interessante è che se di solito è il Dottore a confrontarsi con questo dilemma (lo ha fatto numerose volte, la più famosa è probabilmente in Genesis of the Dalek dove il Quarto ha la possibilità di distruggere il laboratorio da dove usciranno i primi Dalek e decide di non farlo), in questo caso lui se ne va e lascia gli umani a decidere del destino del loro pianeta, e dell'opportunità di uccidere una creatura relativamente innocente.
Ecco che riemerge questo Dottore ruvido, antipatico, che sembra fare di tutto per farsi odiare ma mantiene saldi i suoi principi. Già in episodi precedenti il rapporto tra Clara e Dodici era sembrato più quello tra padre e figlia che tra due amici sottilmente invaghiti. Adesso il Dottore glielo dice esplicitamente: è l'ora di togliere le rotelle alla bicicletta. Parla dell'umanità, ma si rivolge a Clara, e il sottinteso è chiaro. Lei ci rimane male, ad essere trattata così, e lo lascia dicendogli di non tornare più, perché viaggiare con lui non è più divertente come un tempo, e sentirsi messi alla prova, sotto osservazione di questo individuo antico e potente, non è piacevole per niente. Potrebbe essere l'inizio di un'incrinatura nel loro rapporto, che mr. Pink si impegna a mantenere vivida.
Ci sono dei difetti, chiaramente. La presenza della ragazzina, di cui non ho compreso il ruolo (anche se si è dimostrata meno odiosa e stereotipo-di-adolescente-complicata del previsto), un finale non proprio credibile (la creatura rompe l'uovo, se ne va, e lascia dietro di sé un altro uovo altrettanto grande?), e qualche somiglianza di troppo con The Waters of Mars: ancora una volta un evento che decide il cammino dell'esplorazione spaziale dell'umanità, una capomissione donna decisa e disposta a mettere la sua vita in pericolo. Qui però la reazione del Dottore è diametralmente opposta a quella avuta allora: invece del delirio di onnipotenza in cui afferma di essere lui a controllare il destino dell'universo, stavolta fa un passo indietro e lascia che siano i piccoli umani a scegliere la loro via.
Quando commentando l'episodio precedente dicevo che per mostrare l'evoluzione del rapporto tra i personaggi non serve annacquare la storia principale, intendevo qualcosa come questo: in Kill the Moon abbiamo tanto una vicenda appassionante quanto un'interessante sviluppo parallelo delle dinamiche tra i protagonisti. Era così difficile? Nel prossimo episodio sembra che Clara non ci sia, può darsi che sia davvero questo l'inizio del suo allontanamento? Forse qualcosa si sta smuovendo davvero, e questo episodio riesce a esprimere bene la svolta di metà stagione che ci si sarebbe aspettati. Dovrei penalizzare la valutazinoe per il pessimo gusto di Capaldi nella scelta delle camicie, ma assegno comunque un voto: 7/10
Già vedendo il trailer dell'episodio, avevo per un attimo pensato che il villain fossero i ragni visti in Planet of the Spiders, l'avventura in cui il Terzo Dottore arriva a rigenerarsi (cosa che mi avrebbe fatto piacere, visto che a mio parere il Dodicesimo ha molto in comune con il Terzo), ma i ragni, che poi non sono tali, si rivelano essere solo un effetto collaterale della vera minaccia in corso. Della storia raccontata in questo episodio mi è piaciuto molto il contesto storico, con la civiltà del 2049 sull'orlo dell'annientamento a causa di sconvolgimenti climatici che hanno messo a dura prova la resistenza dell'umanità. Un ultimo shuttle recuperato da un museo (un programma spaziale quindi inesistente, sintomo di una società già in declino) mandato a fare tutto il possible per fermare la minaccia ignota anche a costo di distruggere il corpo celeste che ha accompagnato l'umanità dall'inizio della storia. Io ci vedo qualcosa di molto drammatico in questo, perché la Luna ha un posto speciale nell'immaginario collettivo, e la sua sparizione credo che sarebbe un grande trauma per l'umanità intera. Il fatto poi che essa si riveli non essere solo una palla di roccia sterile ma una vita che si sviluppa, rende la decisione ancora più difficile, e costituisce il tipico dilemma: è giusto uccidere qualcuno per una colpa di cui non è a conoscenza, o che deve ancora compiere? Sarebbe giusto uccidere Hitler da bambino (il Dottore fa questo preciso esempio). La cosa interessante è che se di solito è il Dottore a confrontarsi con questo dilemma (lo ha fatto numerose volte, la più famosa è probabilmente in Genesis of the Dalek dove il Quarto ha la possibilità di distruggere il laboratorio da dove usciranno i primi Dalek e decide di non farlo), in questo caso lui se ne va e lascia gli umani a decidere del destino del loro pianeta, e dell'opportunità di uccidere una creatura relativamente innocente.Ecco che riemerge questo Dottore ruvido, antipatico, che sembra fare di tutto per farsi odiare ma mantiene saldi i suoi principi. Già in episodi precedenti il rapporto tra Clara e Dodici era sembrato più quello tra padre e figlia che tra due amici sottilmente invaghiti. Adesso il Dottore glielo dice esplicitamente: è l'ora di togliere le rotelle alla bicicletta. Parla dell'umanità, ma si rivolge a Clara, e il sottinteso è chiaro. Lei ci rimane male, ad essere trattata così, e lo lascia dicendogli di non tornare più, perché viaggiare con lui non è più divertente come un tempo, e sentirsi messi alla prova, sotto osservazione di questo individuo antico e potente, non è piacevole per niente. Potrebbe essere l'inizio di un'incrinatura nel loro rapporto, che mr. Pink si impegna a mantenere vivida.
Ci sono dei difetti, chiaramente. La presenza della ragazzina, di cui non ho compreso il ruolo (anche se si è dimostrata meno odiosa e stereotipo-di-adolescente-complicata del previsto), un finale non proprio credibile (la creatura rompe l'uovo, se ne va, e lascia dietro di sé un altro uovo altrettanto grande?), e qualche somiglianza di troppo con The Waters of Mars: ancora una volta un evento che decide il cammino dell'esplorazione spaziale dell'umanità, una capomissione donna decisa e disposta a mettere la sua vita in pericolo. Qui però la reazione del Dottore è diametralmente opposta a quella avuta allora: invece del delirio di onnipotenza in cui afferma di essere lui a controllare il destino dell'universo, stavolta fa un passo indietro e lascia che siano i piccoli umani a scegliere la loro via.
Quando commentando l'episodio precedente dicevo che per mostrare l'evoluzione del rapporto tra i personaggi non serve annacquare la storia principale, intendevo qualcosa come questo: in Kill the Moon abbiamo tanto una vicenda appassionante quanto un'interessante sviluppo parallelo delle dinamiche tra i protagonisti. Era così difficile? Nel prossimo episodio sembra che Clara non ci sia, può darsi che sia davvero questo l'inizio del suo allontanamento? Forse qualcosa si sta smuovendo davvero, e questo episodio riesce a esprimere bene la svolta di metà stagione che ci si sarebbe aspettati. Dovrei penalizzare la valutazinoe per il pessimo gusto di Capaldi nella scelta delle camicie, ma assegno comunque un voto: 7/10
Published on October 06, 2014 10:24
October 4, 2014
Coppi Night 28/09/2014 - Capitan America: The Winter Soldier
Da qualche mese ho preso a seguire regolarmente il canale Youtube CinemaSins, il cui prodotto di punta è la serie di video Everything Wrong With, in cui i film vengono esaminati scena per scena e viene tenuto il conto dei "peccati" commessi, soprattutto a livello di sceneggiatura, evidenziando le incoerenze e le falle logiche. Ne emerge che i peccati più gravi sono compiuti nei grandi blockbuster, dal filone catastrofista fino ai supereroi. In questi si nota spesso come lo sforzo di stupire a tutti i costi cozzi inevitabilmente con la credibilità di buona parte delle storie, il tutto sommato a una serie di cliché tipici del cinema (come la mira approssimativa dei cattivi). Giusto per farvi un'idea, vi invito a guardare gli Everytingh Wrong dedicati a
Green Lantern
(che anch'io avevo descritto in modo simile) e i vari
Transformers
. Chiaramente sono in inglese, ma con i sottotitoli dovrebbe essere abbastanza facile seguirli.
Dicevo appunto che da tempo seguo CinemaSins, e forse questo ha contribuito ad acuire ancora di più il mio senso critico, in particolare proprio verso questo tipo di film di azione/avventura/ka-boooom!. Ecco quindi che The Winter Soldier, film che da ogni direzione era stato apprezzato e considerato come uno dei migliori di tutta la saga Marvel uscita finora, mi è parso piuttosto mediocre e anche irritante. Preciso che non sono un fanatico dei supereroi, non ho mai aperto un fumetto in vita mia e anche di tutto l'arco narrativo Marvel mi limito ai tre Iron Man (no, non ho visto nemmeno Avengers), quindi forse il mio parere è distorto in negativo, perché magari non riesco a cogliere tutti quei riferimenti incrociati tra film e fumetti che invece fanno impazzire i fan autentici.
Tuttavia, credo che gli aspetti che mi portano a dubitare della bontà di questo film siano indipendenti dalla sua posizione nella continuity della super-saga. Non sto a elencare punto per punto tutte le perplessità (anche perché per buona parte potete riscontrarle proprio nell'
Everything Wrong With
), ma ci sono una serie di elementi che rendono veramente dubbioso dare fiducia alla storia, anche al netto della sospensione della credulità richiesta da un film del genere. Ne butto lì qualcuna in ordine random, giusto per attizzare le fiamme: ma perché le mega-astronavi dovrebbero puntare e uccidere 20 milioni di persone in tutto il mondo? Ma perché costruirle con un pannello di controllo isolato e accessibile dall'esterno? Ma perché Capitan America a volte tira cazzotti che fanno volare in aria gli avversari, e altre invece nemmeno li scalfisce? Ma perché i nemici sparano sullo scudo invece che, per esempio, alle gambe? Ma perché nell'archivio dello SHIELD avrebbe dovuto esserci registrata l'impronta retinica dell'altro occhio di Nick Fury, anche dopo che questo è stato dichiarato morto e le sue credenziali sono state appositamente cancellate da evil Robert Redford? And so on, so on, so on...
Volendo riassumere, c'è una generale un affidamento su coincidenze, deus ex machina e impossibilità fisiche che alla lunga stanca. Quando per la quarta volta nello stesso film un personaggio si getta alla cieca fuori da una finestra al quarantesimo piano, inconsapevole che ci sia qualcuno ad aspettarlo, e quel qualcuno in effetti lo acchiappa, le mani mi cominciano a formicolare. E poi possibile che un film di alte pretese come questo debba ancora sfruttare il trucchetto della droga che ferma i battiti del cuore e simula la morte? Ma soprattutto perché, dopo la creazione del gruppo degli Avengers, quando capitano cose come quelle che si vedono qui (eccheccazzo, delle meganavi che stanno per ammazzare qualche milione di persone in pochi secondi!), non intervengono anche tutti gli altri? Che cazzo stavano facendo Hulk, Iron Man, e gli altri che non mi ricordo? Insomma, credo che per una saga ambiziosa come quella Marvel (pare abbiano piani fino al 2026), ci si potrebbe permettere di perdere 10 minuti in ogni film per spiegare i rapporti tra gli eroi. Posso a concordare che Capitan America qui abbia una buona caratterizzazione, e che sia un personaggio insospettabilmente più interessante di altri, ma questo non basta a rendere più maturo un film che si basa quasi interamente su giochetti del chi-è-chi e improbabili salvataggi all'ultimo secondo. Siamo molto lontani dalla maturità di temi e meccanismi.
Quindi no, The Winter Soldier non è un buon film, e se è il migliore della saga Avengers, ringrazioddio di non averne visti molti. Credo inoltre che dopo questo eviterò accuratamente tutti gli altri, precedenti o successivi, perché ormai ho scoperto che non c'è gioia per me, qui.
Dicevo appunto che da tempo seguo CinemaSins, e forse questo ha contribuito ad acuire ancora di più il mio senso critico, in particolare proprio verso questo tipo di film di azione/avventura/ka-boooom!. Ecco quindi che The Winter Soldier, film che da ogni direzione era stato apprezzato e considerato come uno dei migliori di tutta la saga Marvel uscita finora, mi è parso piuttosto mediocre e anche irritante. Preciso che non sono un fanatico dei supereroi, non ho mai aperto un fumetto in vita mia e anche di tutto l'arco narrativo Marvel mi limito ai tre Iron Man (no, non ho visto nemmeno Avengers), quindi forse il mio parere è distorto in negativo, perché magari non riesco a cogliere tutti quei riferimenti incrociati tra film e fumetti che invece fanno impazzire i fan autentici.
Tuttavia, credo che gli aspetti che mi portano a dubitare della bontà di questo film siano indipendenti dalla sua posizione nella continuity della super-saga. Non sto a elencare punto per punto tutte le perplessità (anche perché per buona parte potete riscontrarle proprio nell'
Everything Wrong With
), ma ci sono una serie di elementi che rendono veramente dubbioso dare fiducia alla storia, anche al netto della sospensione della credulità richiesta da un film del genere. Ne butto lì qualcuna in ordine random, giusto per attizzare le fiamme: ma perché le mega-astronavi dovrebbero puntare e uccidere 20 milioni di persone in tutto il mondo? Ma perché costruirle con un pannello di controllo isolato e accessibile dall'esterno? Ma perché Capitan America a volte tira cazzotti che fanno volare in aria gli avversari, e altre invece nemmeno li scalfisce? Ma perché i nemici sparano sullo scudo invece che, per esempio, alle gambe? Ma perché nell'archivio dello SHIELD avrebbe dovuto esserci registrata l'impronta retinica dell'altro occhio di Nick Fury, anche dopo che questo è stato dichiarato morto e le sue credenziali sono state appositamente cancellate da evil Robert Redford? And so on, so on, so on...Volendo riassumere, c'è una generale un affidamento su coincidenze, deus ex machina e impossibilità fisiche che alla lunga stanca. Quando per la quarta volta nello stesso film un personaggio si getta alla cieca fuori da una finestra al quarantesimo piano, inconsapevole che ci sia qualcuno ad aspettarlo, e quel qualcuno in effetti lo acchiappa, le mani mi cominciano a formicolare. E poi possibile che un film di alte pretese come questo debba ancora sfruttare il trucchetto della droga che ferma i battiti del cuore e simula la morte? Ma soprattutto perché, dopo la creazione del gruppo degli Avengers, quando capitano cose come quelle che si vedono qui (eccheccazzo, delle meganavi che stanno per ammazzare qualche milione di persone in pochi secondi!), non intervengono anche tutti gli altri? Che cazzo stavano facendo Hulk, Iron Man, e gli altri che non mi ricordo? Insomma, credo che per una saga ambiziosa come quella Marvel (pare abbiano piani fino al 2026), ci si potrebbe permettere di perdere 10 minuti in ogni film per spiegare i rapporti tra gli eroi. Posso a concordare che Capitan America qui abbia una buona caratterizzazione, e che sia un personaggio insospettabilmente più interessante di altri, ma questo non basta a rendere più maturo un film che si basa quasi interamente su giochetti del chi-è-chi e improbabili salvataggi all'ultimo secondo. Siamo molto lontani dalla maturità di temi e meccanismi.
Quindi no, The Winter Soldier non è un buon film, e se è il migliore della saga Avengers, ringrazioddio di non averne visti molti. Credo inoltre che dopo questo eviterò accuratamente tutti gli altri, precedenti o successivi, perché ormai ho scoperto che non c'è gioia per me, qui.
Published on October 04, 2014 00:45
October 1, 2014
Futurama 7x26 - Meanwhile / Nel frattempo
E così, ci risiamo. Futurama si trova di nuovo a dover scrivere un finale, e come le altre volte in circostanze piuttosto incerte. Ripercorriamo un attimo la storia: The Devil's Hands Are Idle Playthings non era un episodio concepito come finale, ma dopo le 4 stagioni su Fox c'era il sospetto che la serie non sarebbe stata rinnovata, pertanto si cercò di fare in modo che il potenziale ultimo episodio fosse una conclusione degna (e lo è, si tratta del mio episodio preferito ever!); in seguito, dopo che la serie viene riesumata per quattro film (cosa mai successa nella storia delle serie animate), la fine di Into The Wild Green Yonder era probabilmente un addio: "We don't know if we'll ever return" dice il Professore; senonché poi ritornano davvero, stavolta su Comedy Central, ma il contratto è solo per una stagione (26 episodi suddivisi in due blocchi di 13), quindi anche stavolta bisogna fare in modo che l'ultimo episodio sia valido, se dovesse davvero essere l'ultimo, e il risultato è il meraviglioso
Overclockwise
; ma poi CC rinnova per un'altra stagione, e siamo daccapo, l'ultimo del blocco deve essere abbastanza buono da poter essere la conclusione di tutta la serie. Che stavolta, probabilmente, è davvero.
Come tutti i finali, l'episodio si basa fortemente sul rapporto Fry/Leela, che da sempre è stato uno dei motori principali della storyline di Futurama. In questo caso però viene aggiunto anche un altro elemento perturbativo, uno di quelli forti, capaci di creare delle storie potenti: il viaggio nel tempo. Già sfruttato con risultati eccellenti in altre occasioni (da The Why of Fry a Bender's Big Score, fino all'eccezionale The Late Philip J. Fry, secondo mio episodio preferito ever!), questa volta però la formula è ancora diversa: un semplice apparecchio che alla pressione di un pulsante riporta l'universo di 10 secondi nel passato, mantenendo solo il suo utilizzatore immune da questo "reset". Il meccanismo però richiede a sua volta 10 secondi per ricaricarsi, quindi non si può usarlo di continuo per viaggiare indietro, ma si può al più ritornare costantemente al momento della prima pressione del comando. L'idea di Fry è che, in questo modo, si potrebbe rivivere infinite volte un momento particolarmente bello, ed è per questo che decide di tenerlo in mano nel momento in cui chiederà a Leela di sposarlo. Le cose poi si complicano, perché chiaramente quando c'è di mezzo il viaggio nel tempo viene fuori sempre qualche pastrocchio, e Fry rimane incastrato in un loop nel quale continua a morire ancora e ancora e ancora.
Il punto centrale tuttavia rimane proprio quello: il matrimonio tra Fry e Leela, un passo che sembrava quasi obbligato fin da quando la loro relazione si è consolidata (dalla stagione 6 in poi), e che per molti potrà sembrare melenso e scontato. Per uno spettatore occasionale in effetti può davvero apparire così, ma chiunque abbia seguito la serie con regolarità sa quanto questo passaggio fosse non solo auspicabile ma quasi obbligato. Il pubblico fedele di Futurama è troppo smaliziato per credere nel "vissero felici e contenti", ma l'affermazione del legame tra i due era ampiamente dovuta da molto tempo, e in questo senso la decisione di assecondare questa richiesta non si tratta di superficialità degli autori, e nemmeno di un semplice tributo ai fan: è un atto di rispetto nei confronti dei personaggi stessi, un riconoscimento del loro valore e della loro dignità. Fry e Leela meritavano di arrivare a questo, e gli autori lo hanno riconosciuto.
Il fatto che tutto ruoti intorno al matrimonio (per quanto sia un matrimonio particolare, e alla fine della puntata si possa discutere sul fatto che sia avvenuto o no) è allo stesso tempo la forza e il punto debole dell'episodio: nei precedenti finali infatti non avevamo solo Fry/Leela, ma anche un qualche tipo di contrasto, un avversario che si frapponeva e doveva essere sconfitto; nell'ordine: il Robodiavolo, The Dark One, Mom. Da questo punto di vista quindi Meanwhile non è avvincente quanto altri finali precedenti, ma la storia rimane comunque impressionante ed intensa. La conclusione ha l'amaro retrogusto del "reset button" tanto temuto anche nelle stagioni precedenti, quando si credeva che dopo i film la serie sarebbe tornata a uno stato precedente, in cui i sentimenti tra Fry e Leela sarebbero stati retconizzati. Ma è un reset comunque blando, che se cancella gli avvenimenti non ne cancella comunque le premesse, e fa quindi sperare che qualcosa di simile possa nascere comunque. Era d'altra parte necessario, come in tutte le occasioni precedenti, lasciare aperto il campo per un possibile ritorno della serie.
Perché sì, Futurama potrebbe tornare. Non perché qualcuno ci stia già lavorando, ma perché dopo tre resurrezioni la quarta non sembra così improbabile, e perché attualmente ci sono modi per far avanzare una serie che fanno a meno dei grandi network e produttori (crowdfounding, netflix et simila). Ma questo è argomento per un altro post.
Rimane quindi da stabilire: Meanwhile è un buon season finale? Sì, lo è sicuramente. È il miglior season finale? No, penso che ad esempio Overclockwise fosse più efficace in questo senso. Ma non importa, perché quello che era necessario si è compiuto, e a questo punto della magnifica storia che abbiamo visto, quasi commosso solo a pensare che questa è la FINE, non posso nemmeno costringermi ad assegnare un voto all'episodio, perché vorrebbe quasi dire giudicare l'intera serie, e non me la sento.
Per cui non concludo con un numero, ma con una parola: grazie.
Come tutti i finali, l'episodio si basa fortemente sul rapporto Fry/Leela, che da sempre è stato uno dei motori principali della storyline di Futurama. In questo caso però viene aggiunto anche un altro elemento perturbativo, uno di quelli forti, capaci di creare delle storie potenti: il viaggio nel tempo. Già sfruttato con risultati eccellenti in altre occasioni (da The Why of Fry a Bender's Big Score, fino all'eccezionale The Late Philip J. Fry, secondo mio episodio preferito ever!), questa volta però la formula è ancora diversa: un semplice apparecchio che alla pressione di un pulsante riporta l'universo di 10 secondi nel passato, mantenendo solo il suo utilizzatore immune da questo "reset". Il meccanismo però richiede a sua volta 10 secondi per ricaricarsi, quindi non si può usarlo di continuo per viaggiare indietro, ma si può al più ritornare costantemente al momento della prima pressione del comando. L'idea di Fry è che, in questo modo, si potrebbe rivivere infinite volte un momento particolarmente bello, ed è per questo che decide di tenerlo in mano nel momento in cui chiederà a Leela di sposarlo. Le cose poi si complicano, perché chiaramente quando c'è di mezzo il viaggio nel tempo viene fuori sempre qualche pastrocchio, e Fry rimane incastrato in un loop nel quale continua a morire ancora e ancora e ancora.Il punto centrale tuttavia rimane proprio quello: il matrimonio tra Fry e Leela, un passo che sembrava quasi obbligato fin da quando la loro relazione si è consolidata (dalla stagione 6 in poi), e che per molti potrà sembrare melenso e scontato. Per uno spettatore occasionale in effetti può davvero apparire così, ma chiunque abbia seguito la serie con regolarità sa quanto questo passaggio fosse non solo auspicabile ma quasi obbligato. Il pubblico fedele di Futurama è troppo smaliziato per credere nel "vissero felici e contenti", ma l'affermazione del legame tra i due era ampiamente dovuta da molto tempo, e in questo senso la decisione di assecondare questa richiesta non si tratta di superficialità degli autori, e nemmeno di un semplice tributo ai fan: è un atto di rispetto nei confronti dei personaggi stessi, un riconoscimento del loro valore e della loro dignità. Fry e Leela meritavano di arrivare a questo, e gli autori lo hanno riconosciuto.
Il fatto che tutto ruoti intorno al matrimonio (per quanto sia un matrimonio particolare, e alla fine della puntata si possa discutere sul fatto che sia avvenuto o no) è allo stesso tempo la forza e il punto debole dell'episodio: nei precedenti finali infatti non avevamo solo Fry/Leela, ma anche un qualche tipo di contrasto, un avversario che si frapponeva e doveva essere sconfitto; nell'ordine: il Robodiavolo, The Dark One, Mom. Da questo punto di vista quindi Meanwhile non è avvincente quanto altri finali precedenti, ma la storia rimane comunque impressionante ed intensa. La conclusione ha l'amaro retrogusto del "reset button" tanto temuto anche nelle stagioni precedenti, quando si credeva che dopo i film la serie sarebbe tornata a uno stato precedente, in cui i sentimenti tra Fry e Leela sarebbero stati retconizzati. Ma è un reset comunque blando, che se cancella gli avvenimenti non ne cancella comunque le premesse, e fa quindi sperare che qualcosa di simile possa nascere comunque. Era d'altra parte necessario, come in tutte le occasioni precedenti, lasciare aperto il campo per un possibile ritorno della serie.
Perché sì, Futurama potrebbe tornare. Non perché qualcuno ci stia già lavorando, ma perché dopo tre resurrezioni la quarta non sembra così improbabile, e perché attualmente ci sono modi per far avanzare una serie che fanno a meno dei grandi network e produttori (crowdfounding, netflix et simila). Ma questo è argomento per un altro post.
Rimane quindi da stabilire: Meanwhile è un buon season finale? Sì, lo è sicuramente. È il miglior season finale? No, penso che ad esempio Overclockwise fosse più efficace in questo senso. Ma non importa, perché quello che era necessario si è compiuto, e a questo punto della magnifica storia che abbiamo visto, quasi commosso solo a pensare che questa è la FINE, non posso nemmeno costringermi ad assegnare un voto all'episodio, perché vorrebbe quasi dire giudicare l'intera serie, e non me la sento.Per cui non concludo con un numero, ma con una parola: grazie.
Published on October 01, 2014 04:30
September 29, 2014
Doctor Who 8x06 - The Caretaker
Tutto l'universo narrativo di
Doctor Who
potrebbe accrescere immensamente di credibilità se un giorno qualcuno spiegasse che cosa diamine ha la Terra di tanto speciale, da fare in modo che fin dal'alba dei tempi migliaia e migliaia di alieni si trovino volontariamente o per caso a visitare, transitare, naufragare, attaccare, spostare, annichilire questo pianeta. Di tutti i mondi che esistono in tutta la storia dell'universo, che ci fanno tutti qui? Chiaramente la presenza degli alieni sulla Terra serve gli scopi narrativi, eppure viene da chiederselo ogni tanto, quando l'ennesima macchina si "perde" proprio qui e mette incidentalmente a repentaglio la vita, la storia e l'umanità. La stessa casistica si ripropone anche qui con il robot assassino che è il villain della puntata, anche se in realtà la sua presenza sembra più un accessorio per mettere in moto dinamiche di altro tipo.
Come in Listen infatti, la presenza del mostro passa praticamente in secondo piano rispetto all'interazione tra i personaggi, con un Danny Pink che dopo tanti teaser sale finalmente al ruolo di comprimario. C'è in effetti poco da commentare circa la natura del robot e la strategia adottata per combatterlo, si può giusto notare che per essere una macchina distruttrice ha una mira piuttosto scadente, e che il piano pensato dal Dottore è alquanto complicato (ma non è una novità che concepisca idee fin troppo arzigogolate per problemi anche semplici). Il focus dell'episodio è invece il rapporto tra Clara e Danny (una relazione ormai stabile, a quanto pare), e il primo incontro ufficiale tra questi e il Dottore. Primo, se si esclude quello avvenuto durante l'infanzia di Rupert/Danny, che qui sembra quasi non sia mai avvenuto, visto che il Danny adulto non riconosce il Dottore (e peraltro non aveva riconosciuto nemmeno Clara). Si può comunque ipotizzare che quella nottata sia stata col tempo ridimensionata a livello di incubo e dimenticata.
C'è da subito un certo attrito tra i due uomini, e l'aspetto che più sembra infastidire il Dottore è che Mr. Pink fosse un soldato. Questo lo renderebbe inaffidabile e abietto, e in ogni caso inadatto ad accompagnare Clara. Quando poi è Danny a scoprire la verità sul Dottore e la sua natura, a sua volta si dimostra diffidente e scontroso contro quello che, per quanto disprezzi tanto il soldato, si comporta a tutti gli effetti come un ufficiale (d'altra parte si definisce Time Lord). Nonostante quindi l'atto di eroismo, Danny non si conquista la fiducia del Dottore, ma sembra comunque non essere interessato alla sua approvazione.
Non è chiaro come mai questo Dottore mostri un tale astio nei confronti dei militari (lo aveva fatto anche in Into the Dalek ), quando uno dei compagni storici più longevi della serie è il Brigadiere, ufficiale dell'UNIT, che chiaramente era un militare e si comprtava nella maggior parte delle occasioni come tale. Anche altri personaggi che affiancano il Dottore erano soldati o agivano da soldati (in tempi recenti basta ricordare Strax, ma anche il capitano Jack), e non si capisce quindi perché adesso basti la sola parola a farlo incazzare. Si può supporre che qualcosa sia cambiato in lui dopo gli eventi di The Day of the Doctor, quando il War Doctor ha dimostrato di non essere l'assassino che credeva, ma in questo caso non avrebbe dovuto a maggior ragione far pace con se stesso (e tutti gli altri soldati della storia)? Non sono sicuro quindi se ci sia una ragione precisa per questo atteggiamento, o se si tratti piuttosto di un meccanismo per creare tensione tra i personaggi, che però meriterebbe di essere giustificato.
L'osservazione di Pink in effetti non è scorretta: è vero che il Dottore ripudia la violenza, ma è anche evidente che se lui non si sporca le mani, riesce quasi sempre a manipolare (magari senza malafede, ma di fatto lo fa) i suoi compagni a compiere le azioni, anche violente, di cui è bisogno per risolvere la situazione. Non si tratta di un tema nuovo, anzi nel finale della quarta stagione Davros accusava proprio di questo il Decimo Dottore, facendogli notare come egli stesso creava dei mostri disposti a qualunque atto sconsiderato per affermare i propri ideali. La tematica quindi è interessante, ma qui sembra inserita quasi a forza, perché l'odio irrazionale del Dottore merita una spiegazione più approfondita.
Da notare nel corso di questo episodio prologo ed epilogo, entrambi scollegati dalla trama principale: all'inizio vediamo il Dottore e Clara incatenati in un deserto, una situazione che probabilmente si ricollegherà a qualcosa che emergerà verso il finale di stagione, mentre alla fine troviamo una nuova vittima nel "paradiso" gestito dalla misteriosa Missy che avevamo visto nei primi due episodi. A questo punto la mia teoria che in quel posto venissero raccolte le vittime del Dottore perde di senso, perché il poliziotto carbonizzato dal robot assassino non aveva niente a che fare con lui, ed è stato ucciso prima che entrasse in azione. Inoltre questo paradiso inizia ad assumere un significato più letterale, con enormi stanze vuote comlpetamente bianche e un ufficio reception surreale.
The Caretaker è quindi un episodio di transizione, ma anche se instaura delle dinamiche potenzialmente interessanti, lo fa a scapito della vicenda principale. Per quanto sia piacevole vedere la struttura del "monster of the week" arricchita da una storyline più complessa che abbraccia numerosi episodi, in questo caso siamo però all'opposto, con un nemico inserito quasi svogliatamente solo per giustificare un intervento del Dottore e le dinamiche successive. Viene da pensare che lo scontro con Pink avrebbe potuto tranquillamente inserirsi all'interno di una storia più organica, pertanto la valutazione di questa puntata rimane bassa proprio perché sembra quasi un'avventura monca. Voto 5.5/10
Come in Listen infatti, la presenza del mostro passa praticamente in secondo piano rispetto all'interazione tra i personaggi, con un Danny Pink che dopo tanti teaser sale finalmente al ruolo di comprimario. C'è in effetti poco da commentare circa la natura del robot e la strategia adottata per combatterlo, si può giusto notare che per essere una macchina distruttrice ha una mira piuttosto scadente, e che il piano pensato dal Dottore è alquanto complicato (ma non è una novità che concepisca idee fin troppo arzigogolate per problemi anche semplici). Il focus dell'episodio è invece il rapporto tra Clara e Danny (una relazione ormai stabile, a quanto pare), e il primo incontro ufficiale tra questi e il Dottore. Primo, se si esclude quello avvenuto durante l'infanzia di Rupert/Danny, che qui sembra quasi non sia mai avvenuto, visto che il Danny adulto non riconosce il Dottore (e peraltro non aveva riconosciuto nemmeno Clara). Si può comunque ipotizzare che quella nottata sia stata col tempo ridimensionata a livello di incubo e dimenticata.C'è da subito un certo attrito tra i due uomini, e l'aspetto che più sembra infastidire il Dottore è che Mr. Pink fosse un soldato. Questo lo renderebbe inaffidabile e abietto, e in ogni caso inadatto ad accompagnare Clara. Quando poi è Danny a scoprire la verità sul Dottore e la sua natura, a sua volta si dimostra diffidente e scontroso contro quello che, per quanto disprezzi tanto il soldato, si comporta a tutti gli effetti come un ufficiale (d'altra parte si definisce Time Lord). Nonostante quindi l'atto di eroismo, Danny non si conquista la fiducia del Dottore, ma sembra comunque non essere interessato alla sua approvazione.
Non è chiaro come mai questo Dottore mostri un tale astio nei confronti dei militari (lo aveva fatto anche in Into the Dalek ), quando uno dei compagni storici più longevi della serie è il Brigadiere, ufficiale dell'UNIT, che chiaramente era un militare e si comprtava nella maggior parte delle occasioni come tale. Anche altri personaggi che affiancano il Dottore erano soldati o agivano da soldati (in tempi recenti basta ricordare Strax, ma anche il capitano Jack), e non si capisce quindi perché adesso basti la sola parola a farlo incazzare. Si può supporre che qualcosa sia cambiato in lui dopo gli eventi di The Day of the Doctor, quando il War Doctor ha dimostrato di non essere l'assassino che credeva, ma in questo caso non avrebbe dovuto a maggior ragione far pace con se stesso (e tutti gli altri soldati della storia)? Non sono sicuro quindi se ci sia una ragione precisa per questo atteggiamento, o se si tratti piuttosto di un meccanismo per creare tensione tra i personaggi, che però meriterebbe di essere giustificato.
L'osservazione di Pink in effetti non è scorretta: è vero che il Dottore ripudia la violenza, ma è anche evidente che se lui non si sporca le mani, riesce quasi sempre a manipolare (magari senza malafede, ma di fatto lo fa) i suoi compagni a compiere le azioni, anche violente, di cui è bisogno per risolvere la situazione. Non si tratta di un tema nuovo, anzi nel finale della quarta stagione Davros accusava proprio di questo il Decimo Dottore, facendogli notare come egli stesso creava dei mostri disposti a qualunque atto sconsiderato per affermare i propri ideali. La tematica quindi è interessante, ma qui sembra inserita quasi a forza, perché l'odio irrazionale del Dottore merita una spiegazione più approfondita.
Da notare nel corso di questo episodio prologo ed epilogo, entrambi scollegati dalla trama principale: all'inizio vediamo il Dottore e Clara incatenati in un deserto, una situazione che probabilmente si ricollegherà a qualcosa che emergerà verso il finale di stagione, mentre alla fine troviamo una nuova vittima nel "paradiso" gestito dalla misteriosa Missy che avevamo visto nei primi due episodi. A questo punto la mia teoria che in quel posto venissero raccolte le vittime del Dottore perde di senso, perché il poliziotto carbonizzato dal robot assassino non aveva niente a che fare con lui, ed è stato ucciso prima che entrasse in azione. Inoltre questo paradiso inizia ad assumere un significato più letterale, con enormi stanze vuote comlpetamente bianche e un ufficio reception surreale.
The Caretaker è quindi un episodio di transizione, ma anche se instaura delle dinamiche potenzialmente interessanti, lo fa a scapito della vicenda principale. Per quanto sia piacevole vedere la struttura del "monster of the week" arricchita da una storyline più complessa che abbraccia numerosi episodi, in questo caso siamo però all'opposto, con un nemico inserito quasi svogliatamente solo per giustificare un intervento del Dottore e le dinamiche successive. Viene da pensare che lo scontro con Pink avrebbe potuto tranquillamente inserirsi all'interno di una storia più organica, pertanto la valutazione di questa puntata rimane bassa proprio perché sembra quasi un'avventura monca. Voto 5.5/10
Published on September 29, 2014 03:04
September 25, 2014
Coppi Club 21/09/2014 - Demolition Man
Questo film è un classico, c'è poco da dire. Risalente a un'epoca in cui probabilmente fare un film era più facile, nel senso che non esisteva (o forse era appena iniziata) la corsa all'effetto speciale e la gara a sorprendere lo spettatore con riferimenti incrociati, easter egg e scene after-credits. E forse era anche più facile risultare credibili mostrando tecnologie fantascientifiche diventate di uso comune a distanza di pochi anni, quando adesso difficilmente si riesce a farla franca mostrando nuove tecnologie di 10-20-30 anni nel futuro. Quindi non c'è da meravigliarsi che gli spettatori smaliziati di allora abbiano adorato Demolition Man, che conserva ancora qualcosa del suo fascino originario.
Non sto a descrivere la trama perché appunto si tratta di un film più che noto, anche se devo ammettere che, sottraendo tutta la parte di distruzione e scontro tra buoni e cattivi, il plot è meno banale di quel che può sembrare. Per dire, ha molto più senso (con le dovute proporzioni) quello che succede in questo film rispetto, chessò, ai più recenti
A-Team
o
Mercenari
(ma anche ai ultimi Batman di Nolan, per dire). Un aspetto interessante è sicuramente la parte satirica, perché anche se non si può dire che il film abbia un valore allegorico, c'è sicuramente un sottinteso nel ritratto di questa società del futuro in cui la polizia non sa cosa sia un omicidio e le macchinette automatice multano per ogni oscenità pronunciata. Quindi non voglio stare a scavare e tirare fuori interpretazioni da cinema d'essai, ma l'utopia del 2030 non è soltanto un'ambientazione a sé, ma un'efficace parodia di quello che già conosciamo.
Ribadisco anche che il film segue dei cliché piuttosto facili: il poliziotto infallibile, il criminale psicotico (Phoenix probabilmente è un buon esempio di allineamento chaotic evil), il politico corrotto, il povero coraggioso e così via. In questa società artefatta però la formula non stona troppo, e tutto sommato lo spettatore empatizza con Stallone che a sua volta si trova spaesato e confuso dal nuovo contesto. C'è però qualche discrepanza nel modo in cui viene mostrata la nuova epoca: dando pure per buoni tutti gli avanzamenti tecnologici e sociali, si tratta comunque del 2030, quindi 30-40 anni nel futuro rispetto all'epoca di partenza. Ora, alcuni personaggi hanno pressappoco trent'anni, altri anche di più, per cui è improbabile che possano davvero aver dimenticato tutto del mondo di qualche decennio prima, dalla criminalità, alla musica, alla carta igienica. Forse è una sottigliezza, e alla fine dei conti un peccato lieve che non ha impatto sulla trama (a differenza di altri plot hole ben più rilevanti in altri film), ma è impossibile non farci caso.
Quindi un film d'azione vecchio stile, quando non ci si faceva troppi scrupoli a mostrare una certa violenza anche cruda, e tutto sommato sempre piacevole da rivedere.
Non sto a descrivere la trama perché appunto si tratta di un film più che noto, anche se devo ammettere che, sottraendo tutta la parte di distruzione e scontro tra buoni e cattivi, il plot è meno banale di quel che può sembrare. Per dire, ha molto più senso (con le dovute proporzioni) quello che succede in questo film rispetto, chessò, ai più recenti
A-Team
o
Mercenari
(ma anche ai ultimi Batman di Nolan, per dire). Un aspetto interessante è sicuramente la parte satirica, perché anche se non si può dire che il film abbia un valore allegorico, c'è sicuramente un sottinteso nel ritratto di questa società del futuro in cui la polizia non sa cosa sia un omicidio e le macchinette automatice multano per ogni oscenità pronunciata. Quindi non voglio stare a scavare e tirare fuori interpretazioni da cinema d'essai, ma l'utopia del 2030 non è soltanto un'ambientazione a sé, ma un'efficace parodia di quello che già conosciamo.Ribadisco anche che il film segue dei cliché piuttosto facili: il poliziotto infallibile, il criminale psicotico (Phoenix probabilmente è un buon esempio di allineamento chaotic evil), il politico corrotto, il povero coraggioso e così via. In questa società artefatta però la formula non stona troppo, e tutto sommato lo spettatore empatizza con Stallone che a sua volta si trova spaesato e confuso dal nuovo contesto. C'è però qualche discrepanza nel modo in cui viene mostrata la nuova epoca: dando pure per buoni tutti gli avanzamenti tecnologici e sociali, si tratta comunque del 2030, quindi 30-40 anni nel futuro rispetto all'epoca di partenza. Ora, alcuni personaggi hanno pressappoco trent'anni, altri anche di più, per cui è improbabile che possano davvero aver dimenticato tutto del mondo di qualche decennio prima, dalla criminalità, alla musica, alla carta igienica. Forse è una sottigliezza, e alla fine dei conti un peccato lieve che non ha impatto sulla trama (a differenza di altri plot hole ben più rilevanti in altri film), ma è impossibile non farci caso.
Quindi un film d'azione vecchio stile, quando non ci si faceva troppi scrupoli a mostrare una certa violenza anche cruda, e tutto sommato sempre piacevole da rivedere.
Published on September 25, 2014 23:30
September 23, 2014
Doctor Who 8x05 - Time Heist
La rapina in banca è un classico. Forse è uno dei crimini più socialmente accettato, perché il popolino ha la percezione che in questo modo vengano colpiti i ricchi che non meritano tutti quei soldi, per cui quando un gruppetto di scappati di casa riesce a infliggergli un colpo sa di giustizia poetica. La filmografia in proposito è vasta, anche se un nuovo standard è stato stabilito in tempi recenti da Ocean's Eleven e successivi, e abbiamo esempi del genere anche in
Futurama
(
Viva Mars Vegas
) e nel cinema italiano (il per nulla mediocre
I mitici
). Per cui in un sottogenere tanto vasto, che cosa può aggiungere Doctor Who?
La risposta è quasi banale: il viaggio nel tempo. Anzi, come giustamente fa notare il Dottore, pianificare una rapina quando si ha un Tardis è una sciocchezza. Ma in queste occasioni c'è sempre un ostacolo che rende l'utilizzo della macchina del tempo impossibile, ed ecco che ci si trova a dover usare i tipici mezzi del furto organizzato per arraffare il malloppo. Come nella miglior tradizione, la prima fase è la composizione della squadra in cui ogni membro ha un ruolo specifico: abbiamo così l'hacker ciberneticamente potenziato e la mutante che può assumere l'aspetto di altre persone, oltre al Dottore e Clara che di superpoteri, apparentemente, non ne hanno. Reclutati da un individuo misterioso che si autodefinisce "L'Architetto", come prima mossa decidono di cancellarsi tutti la memoria, in modo da dimenticare di aver preso l'accordo e quale sia il loro obiettivo.
Questo inizio fulmineo è intrigante, perché nei primi cinque minuti ci si trova completamente destabilizzati, tuttavia andando avanti la trama va annacquandosi. Il problema è che la rapina in sé è fin troppo facile, e quella che dovrebbe essere la banca più impenetrabile della galassia può essere infiltrata semplicemente scappando nei corridoi e collegandosi a un paio di terminali. Piuttosto che sulla meccanica del furto la storia si concentra sulla fuga da un mostro telepatico, guardiano supremo della banca, capace di percepire le intenzioni ostili e spappolare (letteralmente) il cervello delle sue prede. Ecco quindi che il focus della puntata cambia, e anche se ovviamente ci si aspettava che l'obiettivo finale non fosse un semplice furto di denaro, ci si trova davanti una storia che non è quella che si aspettava. Intendiamoci, venire sorpresi dalle storie non è un male (anche Listen è una storia diversa da quella che sembrava inizialmente), ma in questo caso credo che un'avventura pura e semplice, con un tesoro nascosto da recuperare (che poteva essere qualcosa che si ricollega all'arco narrativo principale), avrebbe fatto il suo lavoro.
Lo spunto iniziale quindi si perde un po' dietro a situazioni e personaggi già visti: da una parte Johnny Mnemonic e un ibrido Mystica/Rogue, dall'altra l'ennesimo alieno last-of-his-kind che fa lo stronzo ma in fondo in fondo è un bonaccione. Alla fine dei conti un episodio piacevole, che però avrebbe potuto sfruttare meglio le sue premesse e tirare fuori qualcosa di più scoppiettante. Voto: 6.5/10
La risposta è quasi banale: il viaggio nel tempo. Anzi, come giustamente fa notare il Dottore, pianificare una rapina quando si ha un Tardis è una sciocchezza. Ma in queste occasioni c'è sempre un ostacolo che rende l'utilizzo della macchina del tempo impossibile, ed ecco che ci si trova a dover usare i tipici mezzi del furto organizzato per arraffare il malloppo. Come nella miglior tradizione, la prima fase è la composizione della squadra in cui ogni membro ha un ruolo specifico: abbiamo così l'hacker ciberneticamente potenziato e la mutante che può assumere l'aspetto di altre persone, oltre al Dottore e Clara che di superpoteri, apparentemente, non ne hanno. Reclutati da un individuo misterioso che si autodefinisce "L'Architetto", come prima mossa decidono di cancellarsi tutti la memoria, in modo da dimenticare di aver preso l'accordo e quale sia il loro obiettivo.Questo inizio fulmineo è intrigante, perché nei primi cinque minuti ci si trova completamente destabilizzati, tuttavia andando avanti la trama va annacquandosi. Il problema è che la rapina in sé è fin troppo facile, e quella che dovrebbe essere la banca più impenetrabile della galassia può essere infiltrata semplicemente scappando nei corridoi e collegandosi a un paio di terminali. Piuttosto che sulla meccanica del furto la storia si concentra sulla fuga da un mostro telepatico, guardiano supremo della banca, capace di percepire le intenzioni ostili e spappolare (letteralmente) il cervello delle sue prede. Ecco quindi che il focus della puntata cambia, e anche se ovviamente ci si aspettava che l'obiettivo finale non fosse un semplice furto di denaro, ci si trova davanti una storia che non è quella che si aspettava. Intendiamoci, venire sorpresi dalle storie non è un male (anche Listen è una storia diversa da quella che sembrava inizialmente), ma in questo caso credo che un'avventura pura e semplice, con un tesoro nascosto da recuperare (che poteva essere qualcosa che si ricollega all'arco narrativo principale), avrebbe fatto il suo lavoro.
Lo spunto iniziale quindi si perde un po' dietro a situazioni e personaggi già visti: da una parte Johnny Mnemonic e un ibrido Mystica/Rogue, dall'altra l'ennesimo alieno last-of-his-kind che fa lo stronzo ma in fondo in fondo è un bonaccione. Alla fine dei conti un episodio piacevole, che però avrebbe potuto sfruttare meglio le sue premesse e tirare fuori qualcosa di più scoppiettante. Voto: 6.5/10
Published on September 23, 2014 10:07
September 17, 2014
Futurama 7x25 - Stench and Stenchibility / Puzza e sentimento
Il dottor Zoidberg all'inizio della serie era un alieno strambo, incompetente nel suo lavoro e ignorante degli usi e costumi umani, ed è stato solo gradualmente che il suo personaggio ha virato verso il patetico, mostrandosi via via sempre più misero, dalla vita infelice e indecorosa, spesso oggetto di scherno degli altri (o anche autoinflitto). Anche negli episodi in cui era il protagonsita, Zoidberg era di solito destinato all'illusione o al fallimento, come quando è tornato sul suo pianeta natale per l'accoppiamento (che non ha ottenuto) o ha cercato di spronare il suo vecchio zio a dirigere un nuovo film (che è stato un fiasco). Per questo l'inversione di tendenza vista nelle ultime stagioni, in cui il dottore riesce effettivamente a dimostrarsi utile e anche coraggioso, non dispiace affatto: è lui l'eroe a salvare il Professore dopo un patto decennale, ed è colui che riesce a opporsi alla robomafia sia sulla Luna che su Marte. Il fatto che in questa puntata (la penultima!) Zoidberg riesca a trovare una compagna amorevole e normale ha quindi un che di giustizia poetica.
In realtà, il fatto che il decapodiano riesca a risultare non solo non repellente, ma addirittura piacevole, alla giovane e bella (per gli standard umani) Marianne, dipende soprattutto dal fatto che questa non ha il senso dell'olfatto, cosa che peraltro non le rende facile il mestiere di fioraia. La felicità della coppia è quindi messa in dubbio quando la ragazza esprime il desiderio di poter finalmente annusare il profumo di un fiore e Zoidberg le rivela di essere in grado di svolgere l'operazione che le renderà l'olfatto. Il dottore deve quindi decidere se è più importante la felicità di Marianne o la sua relazione, che si basa essenzialmente sulla barriera odorosa tra i due.
Come in molti episodi, parallelamente a quella di Zoidberg si svolge una trama secondaria, in cui Bender insegue il suo ennesimo sogno di gloria, stavolta dedicandosi al tip-tap, di cui ha appena sentito parlare e che vuole dominare vincendo un torneo di quartiere. Il suo avversareio però è una piccola e adorabile bimba, che non è solo un'abilissima ballerina ma anche una creatura di estrema perfidia.
L'episodio è tutto sommato leggero, anche se il dilemma amoroso di Zoidberg non è di poco conto. Certo, per come siamo abituati a considerare il crostaceo, tutta la storia fa sorridere, tuttavia è facile capire come possa trattarsi di una questione della massima importanza per qualcuno che non ha mai avuto una sana vita sociale. Alla sottotrama di Bender e del tip-tap tocca la parte più ricca di gag, per cui alla fine la puntata nel complesso non risulta smielata. Anzi, Bender qui raggiunge una delle sue performance più macarbe, compiendo un'azione che va ben oltre il politically correct anche per una serie fuori dagli schemi come Futurama.
È curioso notare come nella versione originale la doppiatrice di Marianne è Emilia Clarke, meglio nota al pubblico come Daenerys Targaryen Stormborn Khaleesi Mother of Dragons, e un sacco di altre cose, insomma, l'attrice di Game of Thrones, quando proprio un episodio fa si intitolava Game of Tones , e all'interno di questo c'era un cameo di Seth MacFarlane (il creatore di Family Guy e American Dad), il quale ha anche avuto una relazione con la suddetta Emilia Targaryen. Ma probabilmente è solo una coincidenza multipla. Notevole anche il cameo di Wash Bucket (che vedete nell'immagine), il secchio di Scruffy che aveva avuto una parte centrale in The Prisoner of Benda .
Alla fine, questo episodio è soprattutto una buona occasione per dare anche al dottor Zoidberg un'ultima possibilità di riscatto, prima della fine della serie. Perché è vero che fa schifo, ma alla fine dei conti vogliamo bene anche a lui. Voto: 7/10
In realtà, il fatto che il decapodiano riesca a risultare non solo non repellente, ma addirittura piacevole, alla giovane e bella (per gli standard umani) Marianne, dipende soprattutto dal fatto che questa non ha il senso dell'olfatto, cosa che peraltro non le rende facile il mestiere di fioraia. La felicità della coppia è quindi messa in dubbio quando la ragazza esprime il desiderio di poter finalmente annusare il profumo di un fiore e Zoidberg le rivela di essere in grado di svolgere l'operazione che le renderà l'olfatto. Il dottore deve quindi decidere se è più importante la felicità di Marianne o la sua relazione, che si basa essenzialmente sulla barriera odorosa tra i due.Come in molti episodi, parallelamente a quella di Zoidberg si svolge una trama secondaria, in cui Bender insegue il suo ennesimo sogno di gloria, stavolta dedicandosi al tip-tap, di cui ha appena sentito parlare e che vuole dominare vincendo un torneo di quartiere. Il suo avversareio però è una piccola e adorabile bimba, che non è solo un'abilissima ballerina ma anche una creatura di estrema perfidia.
L'episodio è tutto sommato leggero, anche se il dilemma amoroso di Zoidberg non è di poco conto. Certo, per come siamo abituati a considerare il crostaceo, tutta la storia fa sorridere, tuttavia è facile capire come possa trattarsi di una questione della massima importanza per qualcuno che non ha mai avuto una sana vita sociale. Alla sottotrama di Bender e del tip-tap tocca la parte più ricca di gag, per cui alla fine la puntata nel complesso non risulta smielata. Anzi, Bender qui raggiunge una delle sue performance più macarbe, compiendo un'azione che va ben oltre il politically correct anche per una serie fuori dagli schemi come Futurama.
È curioso notare come nella versione originale la doppiatrice di Marianne è Emilia Clarke, meglio nota al pubblico come Daenerys Targaryen Stormborn Khaleesi Mother of Dragons, e un sacco di altre cose, insomma, l'attrice di Game of Thrones, quando proprio un episodio fa si intitolava Game of Tones , e all'interno di questo c'era un cameo di Seth MacFarlane (il creatore di Family Guy e American Dad), il quale ha anche avuto una relazione con la suddetta Emilia Targaryen. Ma probabilmente è solo una coincidenza multipla. Notevole anche il cameo di Wash Bucket (che vedete nell'immagine), il secchio di Scruffy che aveva avuto una parte centrale in The Prisoner of Benda .
Alla fine, questo episodio è soprattutto una buona occasione per dare anche al dottor Zoidberg un'ultima possibilità di riscatto, prima della fine della serie. Perché è vero che fa schifo, ma alla fine dei conti vogliamo bene anche a lui. Voto: 7/10
Published on September 17, 2014 23:20
September 15, 2014
Doctor Who 8x04 - Listen
Fin da quando Steven Moffat è diventato lo showrunner di
Doctor Who
(cioè l'autore responsabile della serie nel suo complesso, che indirizza gli episodi, anche quelli scritti da altri sceneggiatori, verso i temi e l'arco narrativo da lui predisposti), la comunità degli Whovians ha subito uno scisma che vede contrapporsi sostenitori integralisti e detrattori terroristi del Moffat stesso. Già dai primi episodi da lui scritti per la serie (ancora ai tempi di Russell T Davies) si è evidenziata la sua propensione a basare le sue avventure sulle più remote paure infantili: è il caso degli Angeli (che non sono altro che la trasposizione fantascientifica del gioco 1-2-3-stella), degli incubi reali (quelli della Biblioteca), dei nemici dai quali puoi sfuggire solo trattenendo il respiro. La cosa curiosa è che il partito dei sostenitori afferma che da queste storie si palesi la grandezza di Moffat, mentre i suoi oppositori lo contestano proprio per la banalità di queste idee.
Anche Listen si inserisce nello stesso filone, in quanto essenzialmente si tratta di stanare e combattere il mostro sotto il letto. Il tutto parte con un monologo del Dottore, che ipotizza che come l'evoluzione ha sviluppato sistemi di caccia e di difesa perfetti, deve esserci da qualche parte anche il prodotto della perfetta mimesi, una creatura tanto abile a nascondersi che sia impossibile da individuare, anche se è costantemente intorno a noi. Questo si collega all'incubo ricorrente che tutti fanno almeno una volta nella vita, di una presenza che si muove nella notte intorno al nostro letto e appena mettiamo piede in terra ci afferra la caviglia intimandoci di tornare a dormire.
Personalmente non ricordo nello specifico se mi sono mai sentito afferrare la gamba, ma la presenza nel buio della camera da letto è sicuramente una delle esperienze più terrificanti e oppressive che si possa sperimentare. Dare la caccia al vero responsabile di questi incubi è un buon punto di partenza per una di quelle puntate che capitano ogni tanto dalle atmosfere tendenti all'horror. Mi vengono in mente almeno tre filmacci horror che sfruttano questo tema, ma in questo caso non si cerca di spiegarlo in chiave soprannaturale ma fantascientifica.
Ma in realtà il mostro sotto il letto non è il vero protagonista, piuttosto è un pretesto per un episodio che ha più peso nella continuity della serie di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Torniamo infatti a vedere Danny Pink, introdotto in Into the Dalek e a quanto pare personaggio chiave di questa stagione; e oltre a lui conosciamo anche un suo presumibile discendente, Orson, protoviaggiatore nel tempo finito fuori rotta. Entrambi dimostrano una connessione piuttosto forte con Clara, e forse anche con il Dottore stesso. Ma non è nemmeno questo l'aspetto più rilevante della puntata, perché a pochi minuti dalla fine dell'episodio si assiste a un'ultima scena, un nuovo incontro tra Clara e il Dottore lungo le loro timeline continuamente intrecciate, e scopriamo l'origine di questa fissazione del Dottore per il mostro sotto il letto e gli incubi che ti parlano.
E scopriamo anche qualcos'altro: un Dottore che sbaglia, un Dottore che ha paura e cerca risposte a domande che lo terrorizzano. La paura è come un compagno, la paura sarà sempre con te, è questo che il Dottore impara, e probabilmente si porta dietro dall'inizio del suo viaggio, da sempre. Credo che la forza di questo episodio stia soprattutto in questo: per una volta il Dottore non è l'eroe che conosce alla perfezione ciò che sta affrontando, non ha la soluzione in mano e anzi è lui stesso a convincersi (forse suggestionarsi) della natura del suo avversario. In questo senso l'episodio mi ha ricordato in parte Midnight, l'unica altra puntata del nuovo DW in cui il Dottore si è trovato completamente disarmato e incapace di reagire.
Poi sicuramente ci sono tanti particolari poco chiari. Alla fine non sappiamo se il mostro c'era davvero o no, anche se qualcosa si è visto. L'episodio non lo spiega, e ci fa capire che non importa, ma a qualcuno non piacerà questa idea. A qualcuno non piacerà che Clara abbia incontrato il Dottore bambino, anche se abbiamo già scoperto che si sono incrociati numerose volte per via di quanto accaduto in The Name of the Doctor ; a qualcuno non piacerà che il sistema di mimesi perfetta ipotizzato dal Dottore è tutto sommato quello usato dai Silent, così come il fatto di non dover guardare il mostro è proprio l'opposto di quanto si fa con gli Angeli, che sono le due creature più rappresentative dell'era Moffat; a qualcuno non piacerà il riferimento forse forzato a The Day of the Doctor. Sono elementi che anch'io ho notato e che probabilmente deviano dalla via dalla perfezione una puntata eccellente. È vero, c'è qualche stonatura, ma alla fine dei conti se ne esce con un quadro decisamente più ricco di quello che avevamo finora, con questo nuovo Dottore che sta mostrando una serie di sfaccettature che sembrano quasi indirizzarlo a rifiutare il suo ruolo tipico. Per questo secondo me questo episodio merita un voto 8/10, e credo che difficilmente nel corso della stagione potrà essere eguagliato.
Un'ultima nota per concludere. Mi sembra di essere l'unico ad averci fatto caso, quindi chiedo conferma: ma solo a me sembra che Capaldi abbia gli orecchi montati a testa in giù? In questa puntata abbiamo anche un grazioso primo piano dell'organo in questione, e ditemi voi se non ha il lobo orientato nella direzione sbagliata...
Anche Listen si inserisce nello stesso filone, in quanto essenzialmente si tratta di stanare e combattere il mostro sotto il letto. Il tutto parte con un monologo del Dottore, che ipotizza che come l'evoluzione ha sviluppato sistemi di caccia e di difesa perfetti, deve esserci da qualche parte anche il prodotto della perfetta mimesi, una creatura tanto abile a nascondersi che sia impossibile da individuare, anche se è costantemente intorno a noi. Questo si collega all'incubo ricorrente che tutti fanno almeno una volta nella vita, di una presenza che si muove nella notte intorno al nostro letto e appena mettiamo piede in terra ci afferra la caviglia intimandoci di tornare a dormire.Personalmente non ricordo nello specifico se mi sono mai sentito afferrare la gamba, ma la presenza nel buio della camera da letto è sicuramente una delle esperienze più terrificanti e oppressive che si possa sperimentare. Dare la caccia al vero responsabile di questi incubi è un buon punto di partenza per una di quelle puntate che capitano ogni tanto dalle atmosfere tendenti all'horror. Mi vengono in mente almeno tre filmacci horror che sfruttano questo tema, ma in questo caso non si cerca di spiegarlo in chiave soprannaturale ma fantascientifica.
Ma in realtà il mostro sotto il letto non è il vero protagonista, piuttosto è un pretesto per un episodio che ha più peso nella continuity della serie di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Torniamo infatti a vedere Danny Pink, introdotto in Into the Dalek e a quanto pare personaggio chiave di questa stagione; e oltre a lui conosciamo anche un suo presumibile discendente, Orson, protoviaggiatore nel tempo finito fuori rotta. Entrambi dimostrano una connessione piuttosto forte con Clara, e forse anche con il Dottore stesso. Ma non è nemmeno questo l'aspetto più rilevante della puntata, perché a pochi minuti dalla fine dell'episodio si assiste a un'ultima scena, un nuovo incontro tra Clara e il Dottore lungo le loro timeline continuamente intrecciate, e scopriamo l'origine di questa fissazione del Dottore per il mostro sotto il letto e gli incubi che ti parlano.
E scopriamo anche qualcos'altro: un Dottore che sbaglia, un Dottore che ha paura e cerca risposte a domande che lo terrorizzano. La paura è come un compagno, la paura sarà sempre con te, è questo che il Dottore impara, e probabilmente si porta dietro dall'inizio del suo viaggio, da sempre. Credo che la forza di questo episodio stia soprattutto in questo: per una volta il Dottore non è l'eroe che conosce alla perfezione ciò che sta affrontando, non ha la soluzione in mano e anzi è lui stesso a convincersi (forse suggestionarsi) della natura del suo avversario. In questo senso l'episodio mi ha ricordato in parte Midnight, l'unica altra puntata del nuovo DW in cui il Dottore si è trovato completamente disarmato e incapace di reagire.
Poi sicuramente ci sono tanti particolari poco chiari. Alla fine non sappiamo se il mostro c'era davvero o no, anche se qualcosa si è visto. L'episodio non lo spiega, e ci fa capire che non importa, ma a qualcuno non piacerà questa idea. A qualcuno non piacerà che Clara abbia incontrato il Dottore bambino, anche se abbiamo già scoperto che si sono incrociati numerose volte per via di quanto accaduto in The Name of the Doctor ; a qualcuno non piacerà che il sistema di mimesi perfetta ipotizzato dal Dottore è tutto sommato quello usato dai Silent, così come il fatto di non dover guardare il mostro è proprio l'opposto di quanto si fa con gli Angeli, che sono le due creature più rappresentative dell'era Moffat; a qualcuno non piacerà il riferimento forse forzato a The Day of the Doctor. Sono elementi che anch'io ho notato e che probabilmente deviano dalla via dalla perfezione una puntata eccellente. È vero, c'è qualche stonatura, ma alla fine dei conti se ne esce con un quadro decisamente più ricco di quello che avevamo finora, con questo nuovo Dottore che sta mostrando una serie di sfaccettature che sembrano quasi indirizzarlo a rifiutare il suo ruolo tipico. Per questo secondo me questo episodio merita un voto 8/10, e credo che difficilmente nel corso della stagione potrà essere eguagliato.
Un'ultima nota per concludere. Mi sembra di essere l'unico ad averci fatto caso, quindi chiedo conferma: ma solo a me sembra che Capaldi abbia gli orecchi montati a testa in giù? In questa puntata abbiamo anche un grazioso primo piano dell'organo in questione, e ditemi voi se non ha il lobo orientato nella direzione sbagliata...
Published on September 15, 2014 23:00
Unknown to Millions
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