Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 66

July 18, 2014

Lost in Lost #22 - Ep. 4x12-4x14

E giungiamo così al finale della quarta stagione, un triplo episodio che conclude quella che come dicevo all'inizio è secondo me la più significativa di tutta la serie. Locke ha ricevuto istruzioni di spostare l'isola, ma nessuno gli ha fatto la cortesia di spiegargli in che modo, e così il trio gioioso deve affidarsi a Ben che li conduce all'Orchidea, una delle stazioni Dharma più "mitologiche" (la sua esistenza era stata anticipata con una serie di teaser) dove, a quanto pare, venivano condotti esperimenti sullo spazio-tempo stesso! Ma i mercenari sanno che si dirigeranno là (protocollo di sicurezza fornito da Widmore), e quindi non sarà facile raggiungere il posto indenni. Intanto sulla nave viene scoperta la bomba, opportunamente collegata ai segni vitali del capomercenario Keamy, e Michael, Desmond e Jin si dedicano al suo disinnesco (dov'è Sayid quando serve?). Il gruppetto di eroi rientra in possesso dell'elicottero, che però è stato colpito durante lo scontro a fuoco coi mercenari e perde carburante. Bisogna perdere peso, ma siccome nessuno ha il cuore di dire a Hugo che se si butta lui possono arrivare fino in Indonesia, è Sawyer che si lancia in mare, dopo aver lasciato un ultimo messaggio a Kate, e quando riemerge fa giusto in tempo a festeggiare con Juliet l'esplosione della nave, che gli altri l'elicottero è riuscito a scampare, lasciando indietro soltanto Michael e Jin. Intanto, giù all'Orchidea, Ben assicura Locke che si occuperà lui di spostare l'isola, operazione che comporta l'espulsione immediata dalla stessa, e gli dà la sua benedizione in quanto nuovo leader degli Altri, che a questo punto non saranno più tanto Altri, almeno per lui. Ben gira la ruota magica (lo vediamo scendere con il giaccone che aveva all'inizio di The Shape of Things to Come, e basta fare 2+2...), e un flash persistente illumina il cielo, dopodiché l'isola è effettivamente sparita. Lapidus in cerca di un nuovo approdo dopo essere ripartito dalla nave in fiamme non ha più terra su cui posarsi, e l'elicottero va giù. Miracolosamente sopravvivono tutti (anche Aaron, che è rimasto con Kate), e dopo un tempo indefinito di attesa si avvicina un'altra nave il cui equipaggio parla portoghese. Ed è proprio Penny, stavolta arrivata davvero per prelevare il suo Desmond, e incidentalmente salvare tutti gli altri. Dopodiché torniamo al flashforward, a quello della fine della terza stagione, Jack disperato per la morte di qualcuno, sconvolto, intossicato, scaricato anche da Kate (il che è tutto dire), che torna alla camera mortuaria a contemplare il defunto misterioso. È lì che compare Ben, sempre sul pezzo, e gli dice che ha una soluzione: devono tornare tutti sull'isola. Tutti. Anche lui, il morto: Locke.

Al solito il finale vede impegnati i personaggi principali su più fronti, e qui sono davvero tanti i gruppi in movimento che si incrociano, si lasciano, si mischiano. Il body count finale non è così tremendo, se si escludono i cattivi e gli sconosciuti sulla nave. Abbiamo perso solo Jin e Michael, nonostante qualche brivido per la possibile morte di Sawyer o Desmond suggerite per qualche minuto. È interessante notare come a comportarsi da eroe in questo finale siano soprattutto i personaggi tradizionalmente "negativi": Sawyer, Ben e Michael si dimostrano disposti a sacrificarsi per far sopravvivere gli altri, anche se di Linus sappiamo già che ha un piano ben più ampio in testa (lo dice anche a Locke: "I always have a plan"). Finalmente abbiamo scoperto come gli Oceanic Six si sono salvati (e abbiamo la conferma che Aaron conti come uno dei sei), anche se l'intervento di Penny puzza un po' di deus ex machina (non del tutto ingiustificato, comunque, dopo The Constant ). Solo che dopo un'intera stagione ci ritroviamo praticamente al punto di partenza: la bara di Locke, e Jack che vuole tornare indietro. Ma forse c'è ancora qualcosa che non sappiamo, infatti Jack ha detto di sapere che sull'isola le cose sono andate male dopo la loro partenza. Questo pone quindi un'ulteriore serie di interrogativi: cosa è successo? Chi ha sofferto? E come ha fatto Locke a tornare a sua volta sulla terraferma? Questi si spera che siano punti che verrano chiariti (presto?) nella prossima stagione.

Veniamo quindi alle previsioni per la quinta serie. Si è già capito che qualcosa di brutto avverrà sull'isola, e probabilmente sarà dovuto proprio al fenomeno che si è verificato quando Ben ha girato la ruota: insomma, un'isola che sparisce nel nulla non può essere un sintomo incoraggiante. Che cosa è successo quindi a chi si trovata lì sopra in quel momento? Dopo la sparizione dell'isola i suoi occupanti non si sono più visti, tutta la parte successiva si è concentrata sul rientro degli Oceanic Six, quini non ci sono indizi su cui basarsi. Dall'altra parte abbiamo appunto il gruppo dei Six, e quest'alleanza Jack-Ben per riportare tutti indietro non promette niente di buono. Sarebbe troppo innovativo se davvero la loro storia proseguisse ora del tutto al di fuori dell'isola, quindi è probabile che ci torneranno davvero, intenzionalmente o meno. Per lo sviluppo dei temi nella prossima stagione sarebbe interessante vedere qualche sviluppo più profondo dei nuovi personaggi introdotti, in particolare Charlotte e Miles, che finora hanno fatto solo da comprimari (Faraday invece si è già conquistato una parte rilevante). Inoltre c'è il timore che, dopo essersi ricongiunto con la sua principessa, Desmond possa giustamente decidere di uscire dai giochi. Ma anche qui, Ben ha promesso di fare fuori la ragazza, e il coinvolgimento di Widmore è sempre elevato, quindi forse in un modo o nell'altro rimarrà comunque invischiato in queste lotte di potere.

Tutto sommato quindi questa stagione si è rivelata abbastanza intrigante, priva dei tempi morti che da metà della seconda iniziavano ad affliggere la serie. La meccanica del flashforward ha conferito nuova linfa alla narrazione, e bisogna vedere se nella prossima stagione questo meccanismo verrà confermato o magari anche ulteriormente innovato.


Nota: per una serie di ragioni che illustrerò al momento opportuno, è probabile che questo sia il penultimo post della rubrica "Lost in Lost", e che il prossimo sarà un riepilogo complessivo delle ultime due stagioni, giusto per completare l'opera. Nel giro di un paio di settimane dovrei avere chiara la situazione.
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Published on July 18, 2014 04:07

July 14, 2014

Rapporto letture - Giugno 2014

Siamo a tre libri per giugno, ed è sicuramente interessante il contrasto tra grandi nomi internazionali passati e contemporanei e sconosciuti selfpublisher di spazzatura. No, non sto affermando che selfpublishing = spazzatura (ne ho recensito uno non male proprio il mese scorso, e diavolo, l'ho fatto anch'io!), ma... beh, tra poco capirete.

Più riguardo a Halting State Iniziamo con Charles Stross, che non è poco. Contariamente a quanto di solito ho letto di lui, qui non siamo nell'ambito della fantascienza hard, stavolta leggiamo una storia ambientata in un futuro molto prossimo (mi pare sia il 2016), e il contesto tecnologico è un naturale sviluppo di quello attuale (tranne l'indipendenza della Scozia). Tutto inizia con una rapina condotta da una banda di orchi in un MMORPG, azione che inizialmente non sembra niente di più di una bravata ma che lentamente si scopre avere implicazioni ben più serie. I tre protagonisti si muovono in settori specifici diversi (polizia, assicurazioni, programmazione) ma convergono per smascherare le forze in gioco che raggiungono capillarmente ogni livello della società contemporanea. Il romanzo è carico di ironia e si legge con rapidità, perché lo svolgersi del mistero da una parte e la leggerezza dall'altro invitano a proseguire capitolo dopo capitolo, con una narrazione in seconda persona che alterna il pov dei protagonisti. Forse per riuscire a seguire bene la storia bisogna avere un minimo di background techno/geek, ma facendo questo piccolo sforzo il risultato è eccellente. Ed è sorprendente come in Halting State vengano proposte implicazioni ben plausibili di fenomeni (sociali, tecnologici e politici) attuali, tanto che l'autore, riesaminando a distanza di alcuni anni il suo lavoro, ha dovuto ammettere che a parte proprio l'autonomia scozzese tutto il resto da lui descritto è passato dal campo delle ipotesi a quello della realtà. Voto 8/10


Più riguardo a Stella doppia 61 Cygni Il secondo libro, per rimanere nella sf di alto livello, è un romanzo di Hal Clement, uno dei tanti autori dell'età d'orro della fantascienza americana. In Stella doppia 61 Cygni (originale: Mission of Gravity) seguiamo una missione umana su un pianeta di questo sistema stellare, Mesklin, che ha una conformazione piuttosto anomala, con una forma praticamente ovoidale (che comporta un'altissima gravità ai poli e bassa all'equatore) e una velocità di rotazione elevatissima (giorni di 17 minuti). In realtà gli umani intervengono poco direttamente, perché l'ambiente è troppo ostile per loro, e i personaggi a muoversi sul pianeta sono una specie inteligente indigena, simili per morfologia ai gamberi terrestri. La storia segue appunto l'equipaggio della nave dei meskliniti in viaggio dall'equatore al polo, in virtù di un accordo con gli umani che devono recuperare una loro sonda dispersa al polo sud. Scopriamo quindi gradualmente questo mondo, la sua fisica, geologia, meteorologia, biologia eccetera, con umani e meskliniti che sfruttano le rispettive conoscenze per affrontare le avveristà del viaggio. Una storia di fantascienza forte, che si concentra sulla pura speculazione scientifica, come confermato dall'interessante appendice in cui l'autore spiega proprio da quali punti è partito per creare il suo mondo più coerente possibile. Forse soffre soltanto di una certa mancanza di tensione, la storia scorre in modo fin troppo lineare senza grandi sconvolgimenti. Voto: 7/10


E infine veniamo alla tragedia. Chi mi segue sa che raramente mi dedico a recensire opere brutte, infatti i miei voti alle letture sono quasi sempre dalla sufficienza in su, questo semplicemente perché so cosa mi piace e so di non poter leggere tutto quello che vorrei, quindi non perdo tempo dietro libri che potrebbero lasciarmi insoddisfatto. Però una volta ogni tanto (parecchio tanto) mi concendo un'incursione in qualche campo meno conosciuto, per sapere cosa c'è là fuori. In questo caso ho approfittato di un'offerta scaricando gratis Due mondi dal kindle store, proprio perché volevo sperimentare uno di questi young-horror-trash e poterne parlare con cognizione di causa. Mettiamo subito in chiaro che questo e-book autopubblicato di Aneta Karbowiak (pseudonimo dietro cui si nasconde sicuramente un'autrice italiana, sarà qualcosa tipo Anna Carboni) è una gran schifezza, sotto tutti i punti di vista: storia, idee, personaggi, narrazione, stile, ortografia. È il tipico esempio di autore che butta giù qualcosa, non la rilegge nemmeno e ne tira fuori un epub che diffonde su tutti i portali possibili a prezzi esorbitanti (4.99 euro, ho pagato meno per Halting State di cui sopra!). Qui si racconta di vampiri che in realtà sono solo umani longevi (niente superpoteri) e un po' mafiosi, una grande "famiglia" diffusa in tutte le nazioni e che detiene ogni centro di potere (nonostante pare che siano meno di 200 in tutto il mondo). I protagonisti sono due fratelli, eredi del capo supremo dei vampiri (il cui titolo è appunto "Capo"), entrambi attratti da una giovane umana molto religiosa (non che questo serva a qualcosa, visto che qui i vampiri non sono creature demoniache). Nel frattempo sembra che ci sia un complotto di vampiri "astemi" (quelli che hanno rinunciato a nutrirsi del sangue umano) per distruggere la famiglia e i suoi centri di costruzione spaziale che stanno lavorando alle navi colonizzatrici da mandare su Marte (!?). Batti e ribatti la bimba concede la verginità a uno dei due, ma poi capisce che è cattivo, mentre l'altro vuole proteggerla dalle ire della famiglia, e alla fine scappano in Malawi. No, davvero, se ne vanno in Africa perché, diversamente da come millenni di letteratura ci hanno insegnato, scappare dai problemi è il metodo più sicuro per salvare la pelle (o i capelli, nel caso dei vampiri, perché tutta la loro froza sta lì (non sto scherzando, sono pure vascolarizzati!)). Insomma un gran minestrone senza capo né coda, con punti di vista che saltellano senza preavviso, livello di tensione zero, caratterizzazione di scuola Peppa Pig, e cristodiddio, la consecutio temporum! Penso di non aver mai letto così tante frase non coordinate tra loro nei tempi verbali come in questo, oltre a discutibili coniugazioni del tipo "non ebbe mai smesso di cercarla". E lasciamo stare interi paragrafi in cui non succede niente, superficialità e stereotipizzazione di personaggi e situazioni, e insomma, in pratica tutti gli aspetti di quest'opera sono completametne da cestinare. Dispiace perché c'è chi si dà da fare per mettere sugli store lavori ben fatti, ma poi il lettore casuale che incappa in una cosa del genere non può che arrivare a pensare che chi si autopubblica sia un disperato incapace e vanaglorioso. In questo caso penso di poter assegnare il mio primo voto 2/10
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Published on July 14, 2014 02:35

July 9, 2014

Coppi Night 06/07/2014 - Agenzia Riccardo Finzi, praticamente detective

Proviamo a fare una cosa diversa dal solito. Proviamo a prendere tutti gli elementi tipici dei filmacci comici italiani anni 70-80 (attori, autori, musiche, battute) e usiamoli all'interno di un giallo. Sì, insomma, una storia con un mistero intorno a un morto e un investigatore che cerca di scoprire cosa è successo. Potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante, no?
Beh, sì, potrebbe. Davvero, l'idea non era male, in partenza. Infatti ho voluto appunto sperimentare di cosa si trattava. Purtroppo la tecnica non era evidentemente al livello delle intenzioni, perché il risultato non è certo dei più validi. Per quanto come ho Pozzetto sia uno dei pochi nella pletora di attoracci dell'epoca/genere che riesco ad apprezzare, e il ruolo di investigatore privato improvvisato (diplomato per corrispondenza) si adatti bene al suo tipico personaggio, rimangono comunque molti dubbi prima di poter definire quest'operazione riuscita.
La giovane signorina assassinata (Lory Del Santo) non è niente di più della figlia di una ricca famiglia milanese, rimasta invischiata in un quadrilatero amoroso che coinvolge "funzionari" RAI, sacerdoti, studenti, hippy, esponenti politici e così via. C'è in questo un accenno di satira sociale, il tentativo di far emergere il marciume e lo squallora in cui tutto il mondo alto borghese era invischiato, e lo si percepisce soprattutto nella ripetuta citazione di "gruppi extraparlamentari" a cui alcuni di questi personaggi appartengono, ma la cosa lascia il tempo che trova, visto che non ha alcun impatto sullo svolgimento della vicenda. E non si può nemmeno dire che l'indagine sia condotta con metodo e metta lo spettatore in grado di raccogliere indizi ed elaborare la sua soluzione, che peraltro risulta anche piuttosto banale e per nulla sorprendente. In effetti la risposta arriva alla fine con un bluff degno di Colombo, in una sequenza che avrebbe potuto svolgersi anche quaranta minuti prima. Quindi quello che rimane a mandare avanti il film non è la trama investigativa ma la parte comica, che, a sua volta, non è poi così efficace (o almeno, non lo è più (o almeno, non lo è più per me )).
Insomma, apprezzo il tentativo, ma se l'intento era presentare una storia investigativa divertente siamo ben lontani dai livelli raggiunti da Monk, Dirk Gently o anche lo stesso Colombo (che se non lo avete riconosciuto, è questo qui a fianco).
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Published on July 09, 2014 23:40

July 7, 2014

Futurama 7x23 - Game of Tones

In Futurama esistono essenzialmente due tipi di storie "struggenti", di quelli i cui ultimi due minuti ti ritrovi a vederli tuo malgrado attraverso i lucciconi agli occhi: quelle in cui Fry cerca di conquistare Leela (o dopo la stagione 6, di tenerla con sé), e quelli in cui Fry si confronta con il mondo che ha abbandonato il 31 dicembre 1999, quando si è accidentalmente ibernato per 1000 anni. Game of Tones rientra in quest'ultima categoria, e per la precisione ci mostra proprio tutto quello che è avvenuto quel fatidico 31 dicembre 1999.
La storia inizia quando un'astronave non identificata si avvicina alla Terra emettendo una serie di note (dei toni, got it?), che a causa dell'alta frequenza sono potenzialmente in grado di distruggere l'intero pianeta. Sentendo da lontano le note, Fry afferma di conoscerle già, e che ricorda di averle già sentite proprio durante quel suo ultimo giorno nel XX secolo. Pensando che capirne l'origine sia l'unico modo per scongiurare il pericolo, il Professore pone Fry in uno stato di trance che gli permette di rivivere mentalmente l'intera giornata, prestando attenzione a tutti i suoni fino a scovare quando e come ha già sentito quei toni misteriosi. Vediamo quindi Fry risvegliarsi nel letto con Michelle, mangiare coi genitori e salutare il cane Seymour, recarsi a lavoro da Panucci e imbarcarsi per quell'ultima consegna che lo porta al centro criogenico, ma la melodia ancora non viene fuori. Inoltre, trascorrendo del tempo con la sua famiglia da tempo perduta, Fry inizia a cambiare idea e pensa che tutto sommato non gli importa di risolvere l'enigma, vuole solo godersi quelle poche ultime ore con i suoi, abbracciare sua madre un'ultima volta, dirle quanto è importante per lui... ma all'interno del sogno non c'è spazio per cose nuove, e il mondo onirico che sta visitando si limita a quello che lui ha effettivamente visto e fatto in quel giorno.
Alla fine, ma proprio alla fine, la natura delle note viene scoperta, e si rivela essere qualcosa di direttamente collegato a Fry e alla sua missione nel futuro (perché ricordiamo che non è arrivato nel 3000 per caso). Tuttavia sembrerebbe mancare qualcosa, perché in rivivendo quell'ultimo tragico giorno Fry non ha avuto modo di fare quello che davvero riteneva importante. Ed è qui che arriva il finale da lucciconi, che di nuovo, come sempre hanno saputo fare gli autori di questa serie, ti prende direttamente alle costole e ti torce le viscere.
Nel corso di passati episodi ambientati o collegati al passato, abbiamo imparato a conoscere la famiglia di Fry, e nonostante questa apparisse sulle prime disunita, superficiale, meschina, lentamente abbiamo capito che le cose non stavano così. Un po' per volta siamo venuti a pace con suo fratello, con suo padre, e non nomino nemmeno il cane perché sennò so che vi strappate i capelli dalla tristezza. Mamma Fry era l'ultima per la quale non avevamo ancora avuto una parola di conforto, e questo episodio assolve precisamente quella funzione, mostrandoci qualcosa del rapporto più profondo tra il ragazzo e la madre.
Come in tutti gli episodi più orientati sulla parte sentimentale che quella umoristica, Game of Tones ha una struttura ben congegnata, con il mistero delle note che fa da tema di fondo che ricollega passato e presente (cioè futuro). Vedere inoltre l'ultimo giorno di Fry nella sua epoca natale è un regalo inestimabile per tutti i fan, che hannon così l'occasione di cogliere numerosi riferimenti e fatti e personaggi visti o citati in tanti episodi precedenti. Non mancano le gag, anche se in questa storia sono quasi un elemento secondario rispetto alla ricerca, dapprima ufficiale e poi solamente personale, di Fry. Voto 9/10
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Published on July 07, 2014 11:12

July 6, 2014

Ci scusiamo per il disagio


Unknown to Millions è rimasto inattivo per un paio di settimane, a causa di un irrimediabile problema al mio pc personale. Nonostante i molteplici tentativi, stavolta l'oven trick non ha funzionato, e alla fine è stato comunque necessario acuistare un nuovo computer. Il regolare servizio sul blog riprenderà quindi a partire dalla prossima settimana, sempre che per allora avrò acquisito abbastanza familiarità con Windows 8.
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Published on July 06, 2014 01:01

June 25, 2014

Coppi Night 22/06/2014 - The Conjuring

Queto tipo di film di solito viene classificato come "horror", ma fosse per me il genere corretto sarebbe "exasperation". Sì perché la sensazione principale che mi viene stimolata è proprio questa, l'esasperazione. Film sempre uguali a se stessi, storie che puntano tutto non tanto sull'inquietudine ma sulla sorpresa, come se non cercassero di terrorizzarti ma di farti passare il singhiozzo.

In questo film abbiamo i tipici cliché della famiglia che si trasferisce nella casa nuova, i primi episodi anomali, bambini che parlano con amici invisibili, gente che passeggia incosciente nel cuore della notte, uccelli che si schiantano alle finestre (ehi, siamo sicuri che non sia un caso di abduction?) eccetera. In scena entrano due demonologi di professione (tanto autorevoli da tenere una conferenza in università, mi piacerebbe sapere quale tipo di istituto dà spazio a soggetti del genere), che però guarda caso si trovano davanti al caso di possessione più terribile mai visto. Per qualche ragione poi pur parlando di possessioni demoniache si scopre che l'origine del maleficio è una strega di quelle incenerite nel rogo di Salem, probabilmente la più stronza di tutte. E naturalmente viene fatto intendere che la strega era devota a Satana, cosa che, mi rincresce dirlo, è probabilmente l'idea che se ne erano fatti i suoi inquisitori, visto che generalmente le streghe "vere" portano avanti un culto di comunione con le forze naturali più simile a quelli druidici che al satanismo. Ma siamo in America, l'unico dio mai esistito è quello cristiano, quindi whatever.

E insomma, un sacco di episodi che non portano a nulla, una coerenza interna nulla (esempi random: all'inizio si dice che i demoni possiedono solo le persone, poi il demonologo mostra la sua collezione di oggetti posseduti di cui non può liberarsi altrimenti i demoni ne uscirebbero; conosciamo all'inizio una bambola demoniaca che non ha niente a che fare con la strega in questione, ma che si mette comunque in azione per ostacolare i demonologi; e poi si dice che l'esorcismo può essere autorizzato solo dal Vaticano e amministrato da un sacerdote, ma il coraggioso demonologo si improvvisa esorcista parlando per metà in latino e metà in inglese, wtf!?), e un finale che non vale nulla, perché se dopo 85 minuti che mi fai credere che il demone si può sconfiggere solo con procedure precise e arcaiche, poi la strega se ne va in una pozza di vomito perché la famiglia si vuole bene, allora mi hai preso per il culo. Tutto questo senza nemmeno considerare che di "evocazioni" nel film non c'è traccia.
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Published on June 25, 2014 09:06

June 22, 2014

Bustina # 25

Nell'ultimo rapporto letture ho parlato del romanzo Creature della luce e delle tenebre di Roger Zelazny,  che come ho detto mette in scena una serie di personaggi superumani, per lo più divinità egizie. Tra i pochi personagi umani ci sono un mago e un sacerdote, che fanno un po' anche da coppia comica della storia. Nel capitolo in cui viene presentato, il sacerdote si trova ad assistere a un'esecuzione, e il condannato gli richiede una benedizione prima della morte.

Queste sono le belle parole da lui spese per la vittima:

Ove mi sia possibile essere udito da qualsiasi cosa, che potrà o meno curarsi di ciò che dico, io chiedo, se importa, che tu venga perdonato dalle cose che, avendole tu fatte, o omesso di fare, richiedano il prdono. Al contrario, se non lo richiedono, ed è invece necessario qualcos'altro per assicurarti ogni possibile beneficio cui tu sia eligibile dopo la distruzione del corpo, io domando che questa cosa, qualunque essa sia, ti venga concessa o tolta, a seconda dei casi, in modo da assicurarti l'assegnazione dei benefici suddetti. Chiedo questo in qualità di intermediario eletto tra te e ciò che potrebbe non essere te stesso, ma che potrebbe avere interesse nel favorirti affinché tu riceva tutto ciò che è possibile ricevere, e che potrebbe essere, in qualche modo, influenzato da questa cerimonia. Amen.

Ho riletto questa formula diverse volte, perché all'inizio temevo di non averla ben compresa, ma poi ho realizzato che si trattava proprio di un condensato di indeterminatezza che esprime con estrema efficacia il ruolo delle credenze legate all'aldilà, superstiziose o religiose che siano (e ammettendo che ci sia differenza tra le due).
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Published on June 22, 2014 02:00

June 18, 2014

Rapporto letture - Maggio 2014

A maggio mi sono dato da fare, e ho segnato sei tacche sul muro dei libri letti. Come avrete sentito ripetere fino alla noia da queste parti, si parla principalmente di fantascienza, ma ci sono tracce anche di altri genere più o meno definiti.
Più riguardo a Xeelee Si inizia con Ring , l'ultimo pezzo che compone la serie degli Xeelee di cui ho già parlato in modo approfondito in un post precedente. In quest'ultima storia della serie, Stephen Baxter ci porta a conoscere il destino degli ultimi umani sopravvissuti a bordo di una GUTship, destinata come quella di Timelike Infinity a portarsi dietro un wormhole che permettesse di viaggiare nel tempo. Ma il Sistema Solare a cui ritornano questi viaggiatori al termine del loro viaggio è disabitato e morente, con un Sole ormai ridotto a nana rossa ad opera dei photino birds, e con l'umanità ormai scomparsa dopo la lotta con gli Xeelee stessi. All'equipaggio non rimane altro che dirigersi verso Ring, per scoprire lo scopo dell'arma finale progettata dagli Xeelee nella guerra eterna contro i photino birds. Questo romanzo chiude pressappoco il ciclo narrativo della serie, anche se chiaramente la storia è così ampia che si possono trovare nuove sottotrame in qualunque punto della cronologia. Qui tuttavia veniamo a conoscere proprio la fine degli ultimi umani, e per la prima volta otteniamo una prospettiva chiara e ravvicinata del conflitto universale che si è svolto fin dall'inzio dei tempi tra la materia barionica e quella oscura. Come sempre in tutte le storie della serie, la componente speculativa è forte e intrigante, e qui si basa su particolari teorie cosmogoniche e la natura del Grande Attrattore. Una lettura di hard sf assolutamente coinvolgente. Voto: 9/10


Più riguardo a Domani forse mai Si cambia decisamente tono con questa raccolta di racconti di Francesco Troccoli. Troccoli è noto ultimamente soprattutto per la serie di Ferro Sette , composta attualmente da due romanzi e presto di un terzo, ma la sua produzione conta numerosi racconti sparsi su numerose antologie, alcuni dei quali riuniti in questo Domani forse mai . Avevo già letto diversi dei racconti qui contenuti, come Strudel alla viennese, Tempus fugit, Il caso estremo Ana Caldera, molti dei quali usciti sui precedenti volumi editi da RiLL. Dai racconti emerge la vena che più contraddistingue l'autore, fatta di narrazioni morbide e intimiste, in cui nonostante la presenza di elementi straordinari il focus rimane sempre sui personaggi e le loro ricerche personali. Le storie pur mantenendo sempre un certo mistero non sono mai esagerate né eclatanti, ma solide e pacate. Lo stile si adatta perfettamente a questo tono sommesso, risultando in un libro breve ma ben equilibrato. Voto: 7.5/10


Più riguardo a Creature della luce e delle tenebre Recuperato quasi per caso dopo anni che lo cercavo, sono riuscito finalmente a leggere anche uno dei romanzi di Roger Zelazny che mi incuriosiva maggiormente. Creature della luce e delle tenebre compone un'ideale trilogia insieme a Signore della Luce e Io l'immortale in cui l'autore si dedica a trasporre in forma fantascientifica le mitologie religiose. Se anche l'operazione meglio riuscita è sicuramente quella che troviamo in Signore della Luce con il pantheon indù, anche questo libro, che si concentra invece sulle divinità egizie, ha sicuramente un suo fascino. Scritto in modo particolare, con una struttura e uno stile che ricorda il poema epico (un paio di capitoli sono effettivamente in versi), nel romanzo si narra la storia che segue dal momento in cui Horus e Anubi si sono spartiti il dominio dei "mondi di mezzo", ovvero tutti i pianeti che stanno stra la Vita e la Morte. I personaggi della storia sono quasi tutti dèi o semidèi, e ognuno ha una sua storia segreta o un obiettivo nascosto che emerge solo in un secondo momento. Lo scontro tra le divinità, anche se oblitera incidentalmente qualche decina di pianeti, non raggiunge mai un climax vero e proprio, e si conclude forse troppo in fretta. Il libro rimane comunque avvincente, soprattutto perché lo stile contribuisce a rendere il tutto molto più "esotico". Voto: 8/10


Ho trovato poi il tempo anche di leggere Robot 68, che avevo in casa da diverso tempo. In questo numero forse la parte più interessante sono i venti miniracconti ambientati nell'univero di Mondo9, mentre per il resto gli altri racconti non mi sono sembrati di livello elevato. Buono Schiuma rossa, sempre di Tonani, vincitore del Premio Robot 2012, ma per il resto sia gli autori italiani che quelli internazionali non hanno tirato fuori granché (il racconto della LeGuin mi è parso piuttosto insipido, ma ammetto che forse sono io a non recepire al meglio le sue opere, mentre ho trovato Tontentanz di Altieri estremamente banale: di giochi televisivi estremi ne abbiamo visti fin dai tempi di Rollerball, e non guadagni punti se li chiami reality show e ci metti un dittatore e un paio di slogan). La parte di saggistica non offre spunti di rilievo, se non qualche aneddoto curioso.


Non mi sono fatto mancare nemmeno la mia dose di selfpublisher, questo mese con Andrea Santucci, autorucolo che scrive ogni tanto su un blog che seguo. Un paio di mesi fa se n'è uscito con il racconto Correre , disponibile su Amazon al prezzo minimo sindacale. Si tratta di una storia horror/thriller, credo si possa definire così, in cui il giovane protagonista (campione di maratona) dopo un incidente stradale si trova alle prese con un energumeno che ha tutte le intenzioni di ammazzarlo, anche se non è chiaro perché. All'atleta quindi non rimane altro da fare che correre, appunto, per mettersi in salvo, e la storia procede seguendo il suo tentativo di fuga, intervallato da qualche flashback. Il racconto scorre bene, appassiona, ma forse rimaneva ancora un po' di spazio per dare maggior peso ad alcne situazioni di contorno, come il rapporto con l'ex fidanzata o le reali motivazioni dell'assassino (ammesso che esistnao). In realtà la storia non sembra incompleta, si capisce che l'autore non ha trascurato questi elementi per superficialità, ma qualche cartella di approfondimento in più non avrebbe fatto male. Voto: 7/10


Più riguardo a Terminal shock Infine concludiamo con un altro ebook italiano, anche se stavolta di un autore "affermato", seppur nel modesto ambito della sf nostrana. Giovanni De Matteo racconta in Terminal Shock una storia che parte dal tipico "messaggio alieno" da decifrare, anche se stavolta l'origine della trasmissione è ben identificata in una stazione di fabbricazione extraterrestre presente ai margini del Sistema Solare. Il team inviato per investigare sulla scomparsa della precedente squadra dovrà così cercare di risolvere il mistero di Terminus e magari riportare a casa i sopravvissuti della spedizione precedente, se ce ne sono. La storia è abbastanza interessante nella prima parte, quando appunto si pensa soprattutto a interpretare il messaggio e spiegare la funzione della stazione aliena, ma una volta raggiunta la struttura e iniziata l'esplorazione la narrazione si sposta fin troppo su un versante onirico che annacqua la componente di fantascienza hard che sorreggeva la prima parte. Le abbondanti e pressoché inconcludenti elucubrazioni dei personaggi non aggiungono nulla, e rallentano di parecchio il ritmo di una storia che avrebbe potuto dire molto di più. Voto: 7/10
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Published on June 18, 2014 23:40

June 16, 2014

Sondaggio: recensire la nuova serie di Doctor Who?

È da tempo che non propongo un sondaggio sul blog, in effetti è una cosa che faccio raramente e solo se mi sembra necessario l'intervento del pubblico per decidere su questioni "strutturali". Stavolta chiedo a chi frequenta abitualmente questo posto (ma anche chi passa per caso può farsi sentire), se ritiene possa essere interessante l'integrazione di una nuova rubrica. Un po' di storia: ad agosto (sì, ad agosto!) inizierà la nuova stagione del Doctor Who rinnovato iniziato nel 2005. Con l'ottava stagione abbiamo anche il rinnovo del quarto dottore (e mezzo) dell'era moderna, che poi sarebbe il Dodicesimo (ma anche il Tredicesimo, se si conta il War-Doctor, e il quattordicesimo se si cosnidera la seconda iterazione del Dieci...). È già stato annunciato che questa ottava stagione sarà un po' un rinnovamento della nuova serie: chiusi gli archi narrativi tenuti aperti durante tutta l'epoca di Matt Smith, come alla fine della quarta serie erano stati chiusi tutti quelli di Tennant, con l'avvento di Capaldi ci sarà qualche innovazione nella formula con cui Doctor Who si presenta al pubblico. Per questo, anche se finora non l'avevo mai fatto se non nel caso di episodi particolari ( The Name of the Doctor e lo special An Adventure in Space and Time ), ho pensato che questo semi-reboot fosse l'occasione buona per iniziare a parlare sistematicamente di Doctor Who sul mio blog, recensendo episodio per episodio la nuova serie.

Il problema è che di recensioni di DW se ne trovano a centinaia in rete, quindi perché dovrei farlo anch'io? Ritengo di essere in un certo senso "qualificato" per questo compito principalmente per il fatto che al contrario di buon parte del pubblico attuale della serie, ho una buona conoscenza anche del Doctor Who classico, visto che da diverso tempo ho preso a guardare in parallelo proprio gli episodi vecchi, a partire da quelli con William Hartnell del 1963. Attualmente sono circa a metà dell'era di Tom Baker (il Quarto e più "iconico" di tutti), e pur con una certa calma sto ancora avanzando. Questo mi rende quindi più documentato della media degli altri recensori (soprattutto quelli italiani), pertanto ritengo che la mia prospettiva possa essere abbastanza autorevole rispetto alle altre che girano. Il dubbio però mi rimane, per questo appunto mi rivolgo al mio pubblico e chiedo: volete che recensisca questo nuovo Doctor Who o no? Elenco qui quelli che ritento i pro e i contro di tale scelta:
Pro: Doctor Who è molto popolare e i post attirerebbero sicuramente un buon pubblico.Pro: avendo una consocenza più approfondita della media del pubblico italiano potrei realizzare recensioni più interessanti.Contro: un'ulteriore rubrica dedicata all'ambito televisivo sbilancerebbe il blog sul versante cinema/tv, mentre mi piacerebbe mantenere un certo equilbrio tra cinema, letteratura e musica.Contro: le recensioni avrebbero cadenza settimanale, e dovrei essere anche abbastanza puntuale nel pubblicarle dopo l'usita dell'episodio, cosa che non sono sicuro di poter garantire.Contro: in realtà non tutti gli episodi di Doctor Who sono abbastanza densi di contenuti da meritare una recensione dedicata, tant'è che finora mi ero sempre limitato ad alcuni temi particolari; alcuni post richierebbero di essere alquanto vuoti.
A questo punto vi chiedo quindi: voi che ne pensate? Avete voglia di leggere i miei commenti o non è quello che cercate su questo blog? Potete rispondere nei commenti e/o nel sondaggio, faccio comunque presente che la mia decisione sarà autonoma e non a maggioranza dei voti ricevuti. Grazie a tutti per la partecipazione!
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Published on June 16, 2014 03:38

June 12, 2014

Coppi Night 08/06/2014 - Gravity

Questo è un film che avevo intenzione di vedere più o meno dalla sua uscita, ma poi per una cosa o l'altra non ci ero mai riuscito. Col senno di poi credo che sarebbe stato meglio vederlo al cinema, perché credo che sia uno di quei pochi film in cui l'aspetto scenografico conta davvero, e sul grande schermo (magari pure in 3D, anche se non sono un amante di questa tecnica) deve avere tutta un'altra resa. Comunque, sono già soddisfatto di averlo finalmente visto, e di potermi quindi accodare alla carovana di commenti più o meno polemici che ne hanno seguito l'uscita. Finora ne ero rimasto fuori, e anzi ero talmente convinto di dovermi prima formare la mia opinione che ho evitato tutti i commenti su forum, Honest Trailer e Everything Wrong With (da poco uscito, featuring Neil deGrasse Tyson!). Segnalo che ho inserito il tag fantascienza in questo post, più per convenzione con il pensiero comune, ma penso che in questo caso credo sia quasi fuori luogo inquadrarlo in questo genere, in quanto la storia narrata è effettivamente nei parametri di quanto accade o potrebbe accadere attualmente.

Non ho vogila di googlare e non ho una memoria così affidabile in queste faccende, ma mi pare che Cuaron abbia vinto un paio di Oscar (tipo: regia e fotografia?) per questo film, e credo che se li sia meritati. Non penso si possa arrivare a definire Gravity un esercizio di stile, ma è anche vero che a livello di plot e sviluppo dei personaggi non ci sia poi molto da seguire. La storia dell'astronauta, per di più "improvvisato" (in effetti non mi è chiaro in base a quali competenze la dottoressa Stone è stata selezionata per essere inviata in orbita) che rimane isolato con la possibilità di non poter mai rientrare sulla Terra non è certo nuova, ma conserva sempre quel fascino da naufragio "estremo" da cui è impossibile salvarsi. Il punto di forza di questo film dovrebbe essere la rigorosità scientifica, e per quanto ne sappia io (non sono uno specialista, ma probabilmente ho una conoscenza in materia superiore alla media) Cuaron ci è andato abbastanza vicino. Qualche concessione se l'è presa soprattutto con la diffusione dei suoni nello spazio, pur evidenziando nei titoli di testa che appunto nel vuoto il suono non si trasmette, e qualche altro particolare su come funziona l'inerzia non mi sembra del tutto coerente. In questo senso forse nessuno è mai stato tanto rigoroso come Kubrick in 2001. Si può dire comunque che il risultato è buono, e offre una prospettiva sostanzialmente realistica di come gli astronauti (quelli veri, che sono lassù anche ora) si muovono nelle stazioni orbitali.

Quello che mi è sembrato meno appropriato in questo film è la storia della protagonista. Parlare del suo nome maschile, o della morte della sua figlia di quattro anni, non mi sembra aggiungano niente alla profondità della trama. Stone si trova già in situazioni di tensione estrema, ben evidenziati da effetti speciali efficaci (e non esagerati), e in questo senso sapere che ha avuto un terribile lutto non cambia di nulla la sua posizione, né il coinvolgimento emotivo dello spettatore che la sta vedendo adesso, come astronauta improvvisato abbandonato nello Spazio, non come madre a lutto. Mi è sembrato più convincente Clooney con i suoi aneddoti fuori luogo, e anzi se c'è una cosa per cui mi è rimasta la curiosità non è certo la scarpetta ritrovata sotto il letto, ma la fine della storia dell'uomo trovato al carnevale. Insomma, credo che se non si fosse fatto il tentativo (inutile) di aggiungere la tragedia per dare più consistenza al personaggio non si sarebbe in realtà perso niente, e si avrebbe avuto invece una focalizzazione ancora maggiore sull'obiettivo finale, visto che la dottoressa non aveva certo bisogno di motivazioni forti per voler tornare coi piedi per terra.

Quindi un film buono, e che posso dire mi sia piaciuto, ma sicuramente perfezionabile. A volte bisognerebbe avere il coraggio di non cercare la lacrimuccia facile, e concentrarsi su quello che davvero si vuole mostrare.
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Published on June 12, 2014 04:13

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
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