Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 68

May 16, 2014

Tutori della Scienza: Vicino conta a bocce

Come avevo anticipato, propongo un nuovo post che si inserisce nell'iniziativa Tutori della Scienza , lanciata dal blog di Gianluca Santini . Dopo aver spiegato per sommi capi perché l'uomo non discende dalla scimmia, torno su un argomento abbastanza familiare per chiunque ma su cui spesso si fa confusione. Ho pensato infatti che sia questo il taglio più appropriato da dare a questo filone di post: ci sono infatti tanti temi comuni che diamo per scontati, ma che hanno una "base scientifica" ben diversa da quella generalmente accettata.

Il tema di questo post, che forse dal titolo non è così evidente, è la cosiddetta legge dei grandi numeri. Ho ripreso il titolo dalla tipica risposta sardonica che si dà dalle mie parti, quando qualcuno afferma di essere andato vicino a raggiungere qualcosa. Del tipo:
"L'altra sera sono andato vicino a fare un canestro da tre!"
"Vicino conta a bocce..."
La risposta esprime in modo sintetico e dissacrante il concetto per cui non si può "approssimare" un obiettivo con quelli a lui vicini, a meno che, appunto, non si stia giocando a bocce (se non sapete come funziona il gioco delle bocce, aspettate di arrivare in pensione e capirete). Apparentemente questo è un concetto scontato e superficiale, ma in realtà approndendo il tema si scopre che c'è qualcosa di più.

L'esempio più semplice per spiegare tale dinamica è quello della lotteria. Consideriamo per semplicità anche il semplice gioco del lotto, in cui vengono estratti 6 numeri su 90. È evidente anche per chi non ha studiato la materia che la probabilità dell'uscita di un qualsiasi numero è appunto di 1/90 (non stiamo a complicarci la vita calcolando le probabilità delle varie combinazioni, perché non ci interessa, ma in effetti il discorso si applica anche in questi casi). Ciò che è meno intuitivo è che la probabilità di 1/90 si mantiene per tutte le estrazioni successive. Ogni volta che viene estratto un numero, a distanza di due giorni, una settimana, sei anni, la sua probabilità è sempre 1/90. Da ciò deriva il fatto che tutte le teorie e i sistemi basati sui numeri "ritardatari" sono essenzialmente delle cazzate, ed è proprio questo il punto dove forse l'intuito dei più vacilla. Siamo infatti portati a credere che, per la legge dei grandi numeri, nel lungo periodo qualunque numero debba uscire. Per cui se il 37 non esce da 114 estrazioni, alla 115esima è probabile che esca. Non è così.

La legge dei grandi numeri è un caso particolare (o volendo una formulazione più "volgare") del teorema del limite centrale, o teorema centrale del limite. Ai tempi in cui studiavo statistica avrei potuto snocciolarvi a memoria la dimostrazione di questo teorema su cui si basa in pratica tutta l'applicazione degli strumenti statistici ai casi pratici e sperimentali, ma attualmente ho difficoltà anche a calcolare un semplice integrale definito... in ogni caso, lo sviluppo matematico non ci interessa in questa sede. Riducendo il concetto dall'eleganza matematica al rozzo linguaggio parlato, si può dire che la media campionaria di una serie di esperimenti tende all'infinito alla media effettiva della popolazione. Semplificando al massimo, si ha che in una serie di prove infinite, la media ricavata dal campione e quella vera coincidono. Applicando questo teorema a una variabile casuale binomiale (che è il modello secondo cui si distribuisce appunto l'estrazione del lotto), si ottiene che per un numero di infinito di estrazioni ogni elemento verrà estratto un numero di volte proporzionale alla sua probabilità di estrazione, ovvero in questo caso una volta su novanta.

Formulando in questo modo (pur molto approssimativo rispetto ai termini matematici esatti) il teorema, apparentemente si ottiene la conferma che proprio perché il 37 non esce da 114 estrazioni, la 115esima sarà quella buona. Il problema sta nel fatto che si sottovaluta mostruosamente che cosa si intende con "grandi numeri": grande vuol dire infinito. E 115 non è una buona approssimazione dell'infinito, come non lo è 2613 e nemmeno 45631578541354. La probabilità che un numero esca non è influenzata dal fatto che non sia uscito precedentemente, per cui non ha senso parlare di numeri "ritardatari", come se ci si aspettasse che debbano farsi vivi e invece non sono arrivati. Quel 37 potrebbe anche ritardare di centosettanta milioni di anni, e la cosa sarebbe perfettamente in regola con le leggi matematiche in gioco. Allo stesso tempo, si ha che qualunque numero ha sempre la stessa probabilità di uscire, per cui potremmo giocare il 15 da qui all'eternità e vincere tutte le volte.

"Eh ma allora", dite voi, "se è così perché non ci sono numeri che non escono mai?" Perché i ritardatari effettivamente poi escono?". L'anticlimatica risposta è che, tutto sommato, 1/90 non è una probabilità così bassa. Invece di contare per quante estrazioni non esce il 37 sulla ruota di Bari, segnatevi la prossima combinazione vincente del Superenalotto e contate quante estrazioni ci vogliono perché quella stessa combinazione si ripresenti. Se non che, in realtà, potrebbe anche presentarsi la settimana successiva, e non ci sarebbe niente di strano...

Tutto l'esempio del lotto si basa chiaramente sul fatto che le estrazioni siano davvero casuali e non "pilotate". Non mi meraviglierebbe che ci fosse un sistema studiato apposta per programmare i "ritardi", ma questo va oltre quanto si può spiegare con la sola matematica. In definitiva, ecco perché è vero che "vicino conta a bocce": non c'è modo di avvicinare un fenomeno casuale, e anche se possiamo contare sulla legge dei grandi numeri, questo in realtà non ci garantisce niente, nei limiti della nostra ristretta esperienza terrena. Perché a dirla tutta, nemmeno se potessimo giocare da qui alla fine dell'universo saremmo sicuri di vincere almeno una volta.
Concludo solo specificando che questo post non è pubblicità progresso e non vuole insegnarvi a "giocare responsabilmente". Fate quello che vi pare, purché siate coscienti dei meccanismi con cui vi confrontate. Se poi avete anche la prozia morta che vi passa i numeri in sogno, tanto meglio.
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Published on May 16, 2014 05:25

May 14, 2014

Coppi Night 11/05/2014 - Amici miei

Questa non è una recensione, perché in realtà non dirò nulla del film che domenica scorsa è stato scelto dal Coppi Club (soprattutto perché si è scoperto che qualcuno al suo interno non l'aveva visto, intollerabile!). Non dirò nulla perché non c'è niente che possa dire per aggiungere spunti utili su questo film che è più di un cult e più di un classico, è un archetipo vero e proprio. Avevo già parlato tempo fa di Amici miei atto III , qui però il discorso è a maggior ragione più radicato, perché questo è il primo della serie.
Quello che mi stupisce è come, a distanza di quarant'anni (!!!) da quando è stato realizzato, e forse di venti da quando l'ho visto per la prima volta, questo film riesca ancora a divertirmi. E non intendo quel divertimento patinato di rivedere qualcosa che in passato ci ha divertito e per cui si sente qualcosa del tipo "Ah, sì, questa era una bella scena" e si sorride al ricordo. Gli sketch e le battute qui presenti funzionano sempre, e in questo sorpassano in qualità la quasi totalità delle commedie italiane seguenti.
Forse poi dalla mia ho il fatto di essere toscano, e di ritrovare nello spirito e nello slang dei personaggi quello che io stesso conosco, e con cui mi trovo a vivere ogni giorno. E non si avverte nessuna differenza per il fatto che la storia sia ambientata negli anni '70, perché davvero io tuttora ribatto "La fava!" per screditare le affermazioni altrui. Viene quasi da chiedersi se espressioni come questa sono entrate nel film perché parte ordinaria della cultura popolare, o se attualmente siano parte della cultura popolare perché presenti nel film. È così che nascono i miti, no? Sarebbe interessante capire se all'esterno dei confini regionali ha avuto la stessa presa, perché credo che questo sia il miglior esempio di "toscanità" portato a schermo. Per dire, magari i film di Totò sono l'equivalente partenopeo di questo, e proprio perché non ne faccio parte sono io a non coglierlo.
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Published on May 14, 2014 07:53

May 12, 2014

Report Spore @ Pisa, 10 maggio 2014

Ho esitato un po' prima di scrivere questo post, perché non sapevo quanto fosse opportuno. Il mio dubbio era: "Ma al pubblico di questo blog quanto mai gli potrà importare di cosa si è fatto e come è andata la prima presentazione di Spore?". Poi però mi sono detto, già che vi ho invitati perché non dovrei farvi sapere com'è andata? E poi what the hell, è la mia prima presentazione da solista! Se non me ne crogiolo ora, quando potrò farlo?
A qualche giorno di distanza, analizzando la serata a mente fredda, posso dire di ritenermi soddisfatto. Il pubblico non era smisurato, ma il locale era pieno quindi una trentina di persone ad ascoltarmi c'erano. Di queste, forse la metà erano mie conoscenze dirette, le altre "sconosciuti" richiamati all'evento da qualcuno degli altri presenti. In ogni caso il pubblico si è dimostrato attento, e la serie di domande poste da Alberto Fanfani credo che siano state in grado di toccare argomenti vari e interessanti anche per chi non è del settore: il ruolo della fantascienza, il rapporto tra letteratura e cinema, i meccanismi della scrittura, gli obiettivi dell'autore. Credo che sia merito soprattutto di queste domande ben congegnate se siamo riusciti a tenere alta l'attenzione per tutto il tempo (e non so quanto è durato, perché l'orologio era l'ultimo dei miei pensieri... un'ora e qualcosa, suppongo). Anche le vendite, considerando che una buona parte dei presenti aveva già il libro, sono andate bene. E vedersi formare la fila per autografare i libri è sicuramente un'esperienza inebriante. Voglio dire, non sono un novellino, e nella mia "carriera" ho già avuto modo di firmare qualche volume... ma mai mi era capitato di vedere una decina di persone in coda solo per me. File under: cose che fanno bene all'ego.
Il Caffè Letterario Volta Pagina si è dimostrato a sua volta disponibile e preparato, e oltre ad averci dato disponibilità si è anche impegnato per contribuire al successo della serata, quindi un plauso va anche a loro. Posti come questo meritano davvero di crescere e prosperare, perché rappresentano isole felici nel generale mare di squallore. I ringraziamenti vanno anche a Matteo Panerai e Alessandra Favilli, che hanno letto i brani tratti dai racconti, Donatella Piccini che si è occupata del gravoso compito di riscuotere e fare i resti, Filippo Bernardeschi ed Elena Barni che hanno avuto l'ardire di porre delle domande a fine presentazione. So che è noioso elencare i credits in un post ma non potevo fare finta di nulla.

Cosa mi è rimasto da questa serata che per quanto breve ha richiesto settimane di preparazione? Esaurita la scarica di adrenalina del momento, le mie impressioni predominanti sono due:
Primo: la Factory funziona. Io ho sempre evitato di parlare qui sul blog dei progetti e dell'attività che si svolge all'interno del gruppo nato l'estate scorsa su idea di Aldo Moscatelli, ma gli ultimi sviluppi mi convincono sempre di più che questo meccanismo dà i suoi frutti. E dico la verità, nemmeno io avevo la certezza che fosse la strada giusta, che l'idea di una casa editrice a numero chiuso e dalle competenze spalmate tra tutti i suoi membri potesse essere un modello vincente, ma diamine, sabato l'hanno visto tutti. Perché sfido qualunque "esordiente" a mettere su una presentazione così ben strutturata in collaborazione con il suo editore. E credetemi, ho partecipato ad altri eventi organizzati da case editrici, e so di cosa parlo.
Secondo: mi è venuta ancora più voglia di scrivere! Perché sì, è bello mettere insieme una storia, è ancora più bello pubblicarla e sapere che qualcuno la legge e la apprezza, ma è estasi quando hai davanti x persone genuinamente interessate a quello che stai raccontando, vedere direttamente le loro reazioni alle tue parole, e poterci poi scambiare battute e osservazioni, inventare una dedica per ognuno di loro, stringere mani e ricevere complimenti e sentirsi dire faccia a faccia "Questo tuo racconto mi ha davvero colpito". Forse è un accenno di qualche patologia ossessiva, ma ne voglio ancora! E questo credo che mi porterà a impegnarmi ancora di più nella scrittura. Se poi ne verranno dei risultati, è un altro discorso...

Sulla pagina Facebook de I Sognatori ci sono già alcune foto, così come su Twitter, e in seguito dovrebbero essere disponibili anche alcuni video. Concludo qui questa parentesi di autocelebrazione, anche perché presto dovrò aprirne altre, perché ci sono diversi progetti in cantiere...
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Published on May 12, 2014 04:34

May 9, 2014

Rapporto letture - Aprile 2014

Aprile è stato un mese dedicato agli "esordienti", estendendo il significato tradizionale di questo termine non solo agli autori ma anche agli editori. I tre libri letti infatti appartengono tutti a case editrici nuove, piccole, e sicuramente coraggiose. Il che di solito non basta a determinare il successo, ma, chissà, le basi ci sono...
Più riguardo a Desolation Road Il primo libro non è certo di un autore sconosciuto, anzi, si tratta di uno scrittore affermato da anni a livello internazionale, se pur nel limitato ambito della fantascienza. Ian MacDonald è stato il primo autore scelto da Zona 42, una nuova casa editrice nata pochi mesi fa con l'intento di diffondere appunto le migliori opere sf, con particolare riguardo per quelle inspiegabilmente mai giunte in Italia. Desolation Road è infatti un romanzo vecchiotto, ma che per qualche ragione non era mai stato tradotto (mentre molti altri libri di MacDonald successivi ci sono arrivati). È difficile inquadrare la storia che si sviluppa in questo complesso romanzo: volendo descriverla proprio in termini generici si tratta di un'epopea marziana, che segue la nascita della cittadina di Desolation Road, la sua successiva popolazione, e le gesta tra loro interconnesse di tutti i personaggi in un modo o nell'altro collegati a questo posto. All'inizio le atmosfere sono quelle di un western, con il villaggio sperduto in mezzo al deserto (il nome del borgo non è certo casuale) a cui approdano in sequenza fuggiaschi, profughi e disperati di varia origine. Le famiglie poi si stabilizzano, crescono e si incrociano, le generazioni si succedono e i figli dei figli lasciano il loro villaggio per scoprire le grandi metropoli del pianeta, ognuno segue un percorso diverso ma tutto alla fine converge nello stesso punto da dove è iniziato, finché Desolation Road stessa viene abbandonata e dimenticata. La storia è corale e imprevedibile, e se a un certo livello si parla di fantascienza (perché siamo su Marte, perché ci sono giganteschi robot terraformatori e tecnologie avanzate), in un altro senso si trovano anche mitologia e mistero (penso ad esempio alle gerarchie angeliche e alla divinità delle macchine). Le influenze in effetti sono diverse, molte delle quali io non sono in grado di cogliere. Quello che rimane è una storia articolata, imprevedibile, che non sorprende tanto per la presenza di rivelazioni o colpi di scena, ma perché dopo qualche capitolo si impara che è impossibile districarsi e capire dove si andrà a parare, per questo ogni capitolo è a suo modo una storia nuova e coinvolgente. Un romanzo quindi di ampio respiro, forse non di facilissima lettura, non tanto per la presenza di concetti complicati, ma per la presenza che richiede al lettore. Voto: 8/10

Più riguardo a L'ultimo Khama A seguire viene il primo "libro vero" di Stefano Andrea Noventa, un autore che conosco da alcuni anni e di cui ho avuto modo di apprezzare altrove (in raccolte e online) le capacità. Pubblicato da Plesio Editore, L'ultimo Khama è apparentemente un romanzo fantasy. E già qui mi dovrei mordere la lingua, perché da quand'è che leggo fantasy? In realtà quella fantasy è solo una crosta, perché l'autore qui descrive un universo estremamente complesso, con precise meccaniche che se pure si manifestano in fenomeni "magici" hanno alla base una spiegazione del tutto coerente. La storia segue due sorelle, entrambe destinate a diventare Interpreti, ovvero (per intendersi) delle "sacerdotesse" in grado di fare da tramite tra il mondo degli uomini e quello dei daimoni, le divinità-macchine che rappresentano le forze dell'universo. Con il rito periodico del Khama il patto tra uomini e dèi viene rinnovato, fino a quando le perturbazioni nelle forze cosmiche richiedono di nuovo che gli Interpreti si facciano avanti per ristabilire l'equilibrio. Ma il ciclo si sta spezzando, perché l'ultimo interprete degli dèi del buio ha intenzione di sovvertire l'ordine cosmico, perciò le sorti del mondo risiedono nelle mani di chi ha il potere per contrastarlo. La narrazione procede su due piani paralleli, e guida il lettore nella serie di nozioni che servono per comprendere l'universo (un universo "progettato" da entità precedenti) in cui si muovono i personaggi. E se c'è un punto debole in questo romanzo sta proprio qui: i concetti infatti sono forse fin troppo densi, e non c'è quasi un capitolo che non contenga spiegazioni determinanti per il procedere della trama. Sembra che le pagine del libro siano troppo strette per contenere tutto quanto c'è da sapere su questo universo, e laddove pare che manchino alcuni particolari ci si rende conto che in realtà non c'è il tempo di approfondire i temi come meriterebbero, perché l'azione narrata è troppo pressante per potersi perdere in dettagli marginali che tuttavia avrebbero arricchito e "umanizzato" il tutto. Inoltre bisogna anche dire che, fin da quando l'antagonista viene presentato, e viene spiegato quale sia il suo obiettivo, si intuisce da subito che è lui ad avere ragione, per cui tutta la lotta successiva perde in una certa misura di intensità. Il romanzo quindi non è perfetto, e probabilmente con uno spazio maggiore per svilupparsi (basterebbe una lunghezza di una volta e mezzo quella attuale) renderebbe molto meglio, riuscendo a far davvero immergere il lettore nell'universo dei daimoni e degli Interpreti. Si tratta comunque di una prova più che buona, anzi, ce ne fossero di esordi di questo livello! Voto 7.5/10


Più riguardo a Il mondo sopra Ultimo esordiente del gruppo è Michel Franzoso, mio collega autore della Factory Editoriale nella collana di fantascienza (siamo a 2 titoli di sf su 3 uscite, una bella proporzione!) che con Il mondo sopra ci porta in un'ambientazione fantascientifica tipica: la megalopoli futura, con grattacieli altissimi di cemento e acciaio. In realtà il mondo di questo romanzo è diviso in due, e (non è difficile da capire) esiste anche un "mondo sopra" a quello conosciuto dalla giovane protagonista Meela. Sarà infatti lei, insieme al suo tutore robot, ad avventurarsi in questo mondo sconosciuto e proibito, per scoprire che c'è molto che lei e tutti i suoi concittadini ignorano. La storia si può definire un romanzo di formazione, perché abbiamo una ragazzina per protagonista, che lentamente oltrepassa i confini delle proprie conoscenze e matura in funzione di queste nuove scoperte. A funzionare è soprattutto la coppia Meela-Cyman, così come la successiva alleanza del robot con uno dei personaggi introdotti più avanti. Si tratta di una storia semplice, che non si basa su azione esagerata o complotti da sovvertire, ma si focalizza soprattutto sui personaggi, e su come la loro nuova consapevolezza modifica il loro modo di pensare e concepire il mondo. Si termina la lettura con un sorriso e tanti buoni sentimenti, e in effetti sembra che possa esserci spazio per un seguito. Questo è sicuramente un libro adatto "ai ragazzi", con il che non intendo che si tratti di un young adult, e nemmeno che si tratti di roba scontata; piuttosto, il punto di vista e lo svolgimento della trama si adattano bene a quello che un ragazzo può cercare in una storia. Voto: 7/10
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Published on May 09, 2014 00:10

May 6, 2014

Lost in Lost #20 - Ep. 4x07-4x09

Altre tre puntate piuttosto ricche di rivelazioni e novità. In Ji Yeon scopriamo chi è l'ultimo degli Oceanic Six, e l'identità del misterioso agente di Ben sulla nave: Michael il "traditore" che aveva lasciato gli altri alla fine della seconda stagione, primo e unico (finora) ad aver davvero abbandonato l'isola. E proprio per riempire il gap lasciato dalla sua assenza, nell'episodio successivo Meet Kevin Johnson ci viene mostrato come se l'è cavata dopo essere ritornato sulla terraferma, o meglio, dopo aver interrotto i rapporti con Walt, inorridito dalla sua confessione di aver ucciso per poterlo liberare. Dopo aver raccontato la sua storia a Sayid e Desmond, il primo come ogni torturatore che si rispetti decide che sia il caso di sottoporlo al giudizio del capitano, in quanto spia e sabotatore. In seguito, in The Shape of Things to Come, torniamo a seguire Ben, sull'isola impegnato a contrastare l'attacco dei mercenari inviati da Widmore, i quali non si fanno scrupoli a uccidere sua figlia Alex (dopo aver già eliminato sua madre, ciao ciao Rousseau) davanti ai suoi occhi. Il suo flashforward mostra invece come dopo aver a sua volta lasciato l'isola Ben è entrato in contatto con Sayid, e assistiamo al suo primo confronto (solo a parole) con Widmore, l'antagonista rivelato poche puntate fa. A quanto pare Ben ha deciso di uccidere la povera Penelope, che si troverà quindi invischiata ancora di più negli affari dell'isola, così come il suo Desmond, che pure sta facendo di tutto per allontanarsene.
Personalmente ritegno che proprio questo sia il mio episodio preferito in assoluto di tutta la serie: un po' perché Benjamin Linus è sicuramente uno dei personaggi più interessanti, e di riflesso lo sono tutte le puntate a lui dedicate, in secondo luogo perché è qui che davvero si inizia a intuire che c'è un conflitto tra due parti in gioco che comporta conseguenze anche per persone estranee e "innocenti". Ma questa è solo una nota personale, la mia cavia è di altro avviso. Intanto nell'episodio dedicato a Jin e Sun si è sentita vagamente presa in giro dall'alternanza tra flash avanti e indietro (back/forward) dei due protagonisti, che sembrano non avere alcuna utilità narrativa se non quella di confondere lo spettatore (oh, se solo sapesse cosa ancora la aspetta...). A parte questo, apprendere che Jin è morto è interessante, perché fa supporre che dovremo assistere presto a una qualche straziante scena di separazione tra i due. Nell'episodio dedicato a Michael invece due sono le nozioni chiave: il fatto che l'isola richiami ancora la presenza di qualcuno che l'ha lasciata ("L'isola non ha finito con te"), e che il suo potere si estenda al di là dei suoi confini: Michael infatti non riesce a uccidersi, ed è questo a portarlo a credere che davvero l'isola lo stia reclamando. Certo è anche da notare che Michael ha vissuto un perido parecchio intenso, perché anche se non lo abbiamo visto per un'intera stagione, a livello cronologico non è passato molto da quando se n'è andato, e deve aver trovato il tempo di tornare a casa, litigare con suo figlio, tentare il suicidio, riprendersi dalle ferite, tentare ancora il suicidio, imbarcarsi sulla nave di Widmore, viaggiare fino all'isola, sabotare la nave: non si è riposato un attimo! Ben invece dimostra finalmente in prima persona di avere contatti ovunque e piani alternativi pronti per qualunque evenienza, tanto che dal deserto arriva in poco temo in Iraq e poi a Londra, e in tutti questi posti riesce a ottenere quello che cercava. Sull'isola invece abbiamo il primo indizio che sia in grado di controllare (o almeno evocare) il Mostro. Viene da pensare se sia stato sempre lui a dirigerlo oppure questo abbia una volontà sua che non dipende dagli ordini di Ben (o di Jacob?). La morte di Alex, così immediata e cruda, è sicuramente una delle scene più forti viste finora, anche considerando come suo padre adottivo l'ha lasciata, dicendole che non ha alcun valore per lui, evidentemente convinto di poter in questo modo evitare l'omicidio. Determinante in questo episodio anche il confronto tra Jack e Faraday: quest'ultimo afferma finalmente che la nave arrivata non ha alcuna intenzione (e non l'ha mai avuta) di salvare i naufraghi. E dopo il primo esperimento di Faraday viene di nuovo confermato che esiste una qualche differenza nello scorrere del tempo sull'isola e fuori, con il cadavere del dottore che giunge in spiaggia quando sulla nave non è ancora successo nulla. Questo è un particolare che potrebbe contribuire a spiegare molti fenomeni finora accennati ma non giustificati.
Le previsioni sul seguito ora si fanno piuttosto nebulosa, nonostante manchino solo quattro episodi alla fine. Questo perché dopo l'attacco alla base, il gruppo di Locke si è di nuovo frammentato, con Ben, Locke e Hugo in cerca della capanna di Jacob e gli altri in viaggio verso la spiaggia. Jack è svenuto a metà puntata (sarà solo lo shock?), e il resto del suo gruppo ha appena scoperto che non verrano mai salvati, quindi anche loro devono studiare un nuovo piano d'azione. Tutto questo mentre il contingente di mercenari, pur decimato dal Mostro, è sempre in giro e di certo non è di buon umore. Infine, sulla nave Michael è stato smascherato e portato dal capitano, e questo potrebbe avere conseguenze anche per gli altri due occupanti. Anche la rivelazione fatta dal buon vecchio (e chiaramente omosessuale) Tom Friendly, secondo cui il relitto dell'815 sul fondale è stato opportunamente piazzato da Widmore, mette in gioco tutta una nuova serie di variabili, perché implica che questi sapeva già che l'aereo fosse arrivato sull'isola. E se adesso (cioè, dopo il suo ritorno) Ben vuole uccidere Penny, presto avremo sicuramente un gustoso confronto Linus vs Hume. Chi l'avrebbe mai detto?
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Published on May 06, 2014 01:10

Lost in Lost #19 - Ep. 4x07-4x09

Altre tre puntate piuttosto ricche di rivelazioni e novità. In Ji Yeon scopriamo chi è l'ultimo degli Oceanic Six, e l'identità del misterioso agente di Ben sulla nave: Michael il "traditore" che aveva lasciato gli altri alla fine della seconda stagione, primo e unico (finora) ad aver davvero abbandonato l'isola. E proprio per riempire il gap lasciato dalla sua assenza, nell'episodio successivo Meet Kevin Johnson ci viene mostrato come se l'è cavata dopo essere ritornato sulla terraferma, o meglio, dopo aver interrotto i rapporti con Walt, inorridito dalla sua confessione di aver ucciso per poterlo liberare. Dopo aver raccontato la sua storia a Sayid e Desmond, il primo come ogni torturatore che si rispetti decide che sia il caso di sottoporlo al giudizio del capitano, in quanto spia e sabotatore. In seguito, in The Shape of Things to Come, torniamo a seguire Ben, sull'isola impegnato a contrastare l'attacco dei mercenari inviati da Widmore, i quali non si fanno scrupoli a uccidere sua figlia Alex (dopo aver già eliminato sua madre, ciao ciao Rousseau) davanti ai suoi occhi. Il suo flashforward mostra invece come dopo aver a sua volta lasciato l'isola Ben è entrato in contatto con Sayid, e assistiamo al suo primo confronto (solo a parole) con Widmore, l'antagonista rivelato poche puntate fa. A quanto pare Ben ha deciso di uccidere la povera Penelope, che si troverà quindi invischiata ancora di più negli affari dell'isola, così come il suo Desmond, che pure sta facendo di tutto per allontanarsene.
Personalmente ritegno che proprio questo sia il mio episodio preferito in assoluto di tutta la serie: un po' perché Benjamin Linus è sicuramente uno dei personaggi più interessanti, e di riflesso lo sono tutte le puntate a lui dedicate, in secondo luogo perché è qui che davvero si inizia a intuire che c'è un conflitto tra due parti in gioco che comporta conseguenze anche per persone estranee e "innocenti". Ma questa è solo una nota personale, la mia cavia è di altro avviso. Intanto nell'episodio dedicato a Jin e Sun si è sentita vagamente presa in giro dall'alternanza tra flash avanti e indietro (back/forward) dei due protagonisti, che sembrano non avere alcuna utilità narrativa se non quella di confondere lo spettatore (oh, se solo sapesse cosa ancora la aspetta...). A parte questo, apprendere che Jin è morto è interessante, perché fa supporre che dovremo assistere presto a una qualche straziante scena di separazione tra i due. Nell'episodio dedicato a Michael invece due sono le nozioni chiave: il fatto che l'isola richiami ancora la presenza di qualcuno che l'ha lasciata ("L'isola non ha finito con te"), e che il suo potere si estenda al di là dei suoi confini: Michael infatti non riesce a uccidersi, ed è questo a portarlo a credere che davvero l'isola lo stia reclamando. Certo è anche da notare che Michael ha vissuto un perido parecchio intenso, perché anche se non lo abbiamo visto per un'intera stagione, a livello cronologico non è passato molto da quando se n'è andato, e deve aver trovato il tempo di tornare a casa, litigare con suo figlio, tentare il suicidio, riprendersi dalle ferite, tentare ancora il suicidio, imbarcarsi sulla nave di Widmore, viaggiare fino all'isola, sabotare la nave: non si è riposato un attimo! Ben invece dimostra finalmente in prima persona di avere contatti ovunque e piani alternativi pronti per qualunque evenienza, tanto che dal deserto arriva in poco temo in Iraq e poi a Londra, e in tutti questi posti riesce a ottenere quello che cercava. Sull'isola invece abbiamo il primo indizio che sia in grado di controllare (o almeno evocare) il Mostro. Viene da pensare se sia stato sempre lui a dirigerlo oppure questo abbia una volontà sua che non dipende dagli ordini di Ben (o di Jacob?). La morte di Alex, così immediata e cruda, è sicuramente una delle scene più forti viste finora, anche considerando come suo padre adottivo l'ha lasciata, dicendole che non ha alcun valore per lui, evidentemente convinto di poter in questo modo evitare l'omicidio. Determinante in questo episodio anche il confronto tra Jack e Faraday: quest'ultimo afferma finalmente che la nave arrivata non ha alcuna intenzione (e non l'ha mai avuta) di salvare i naufraghi. E dopo il primo esperimento di Faraday viene di nuovo confermato che esiste una qualche differenza nello scorrere del tempo sull'isola e fuori, con il cadavere del dottore che giunge in spiaggia quando sulla nave non è ancora successo nulla. Questo è un particolare che potrebbe contribuire a spiegare molti fenomeni finora accennati ma non giustificati.
Le previsioni sul seguito ora si fanno piuttosto nebulosa, nonostante manchino solo quattro episodi alla fine. Questo perché dopo l'attacco alla base, il gruppo di Locke si è di nuovo frammentato, con Ben, Locke e Hugo in cerca della capanna di Jacob e gli altri in viaggio verso la spiaggia. Jack è svenuto a metà puntata (sarà solo lo shock?), e il resto del suo gruppo ha appena scoperto che non verrano mai salvati, quindi anche loro devono studiare un nuovo piano d'azione. Tutto questo mentre il contingente di mercenari, pur decimato dal Mostro, è sempre in giro e di certo non è di buon umore. Infine, sulla nave Michael è stato smascherato e portato dal capitano, e questo potrebbe avere conseguenze anche per gli altri due occupanti. Anche la rivelazione fatta dal buon vecchio (e chiaramente omosessuale) Tom Friendly, secondo cui il relitto dell'815 sul fondale è stato opportunamente piazzato da Widmore, mette in gioco tutta una nuova serie di variabili, perché implica che questi sapeva già che l'aereo fosse arrivato sull'isola. E se adesso (cioè, dopo il suo ritorno) Ben vuole uccidere Penny, presto avremo sicuramente un gustoso confronto Linus vs Hume. Chi l'avrebbe mai detto?
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Published on May 06, 2014 01:10

May 3, 2014

Ultimi acquisti - Aprile 2014

Sono un po' indeciso iniziando questo post su cosa includere nel periodico aggiornamento sugli acquisti musicali appena effettuati. Questo perché da quando sono entrato in possesso di un giradischi, mi sono finalmente aperto al mercato del vinile, e questo comporta una serie di conseguenze sul mio modo di condurre gli acquisti. Se infatti limitandomi ai cd acquistavo album o compilation, adesso mi posso dedicare anche a singoli ed EP. Il che pone una questione: ha senso recensire un disco single-sided, ovvero una traccia sola? Ci ho pensato e sono giunto alla conclusione che sì, ha senso anche questo, perché è un po' come recensire un singolo racconto piuttosto che una raccolta o un romanzo, e se mi capita di leggere un e-book con un solo racconto anche breve non vedo perché non dovrei commentarlo. Da adesso in poi, quindi, negli "ultimi acquisti" non commenterò più soltanto album e raccolte, ma anche singoli. E si comincia proprio da oggi.

Partiamo comunque rispettando la tradizione, con un buon album su cd. Si tratta di Self Portrait , secondo album di Joseph Capriati, dj italiano che ha acquisito negli ultimi anni una crescente autorevolezza nell'ambito techno. Se in Save My Soul Capriati si prendeva una pausa dal suono techno puro, fatto di cassa distinta e lineare, in questo secondo lavoro punta invece soprattutto sulle sonorità techno-minimal, con poche concessioni a suoni più distesi. Non a caso quindi l'album si chiama "auoritratto", visto che quanto si trova qui dentro corrisponde proprio al Joseph Capriati come si è fatto conoscere nel mondo. Non si trova niente di eccezionale o innovativo nelle tracce contenute qui, ma una serie di pezzi techno autentici e affidabili.

[image error] La sezione album finisce già, perché si passa subito agli ep. Il primo della serie è Repetitive Digital Noise di i, disco del 2006 uscito su Recognition, l'etichetta del polacco Jacek Sienkiewicz. Ancehe in questo caso ci troviamo di fronte a techno forte e loopposa, il che dovrebbe essere abbastanza chiaro visto il titolo dell'EP. Suoni ruvidi che non lasciano alcuno spazio a melodie di qualunque tipo, qui tutto è monocromatico.





Troviamo poi un singolo di Ruede Hagelstein , che da tempo ho imparato ad apprezzare. Nei 10 minuti di Minus Hagelstein ci fa scorrere lungo un efficace percorso minimal-house, basato su un'ottima composizione di bassi e percussioni, con il previsto drop a due terzi dall'inizio e il rush finale che conclude l'opera. Un pezzo di qualità, che mantiene l'atmosfera tesa per tutta la durata.






Forse di tutti i dischi che ho riportato a casa stavolta questo è quello per cui mi sono esaltato di più. Sì perché per Dominik Eulberg nutro un'estrema adorazione, e la collaborazione con Gabriel Ananda non fa che accrescere le aspettative (già in Heimische Gefilde c'era un pezzo realizzato a quattro mani da loro). Firend of All that Lives riflette già dal titolo la dedica al mondo naturale tipica di Eulberg, e le due tracce esprimono al solito questa sua attitudine, con la capacità subliminale di evocare in qualche modo proprio quest'idea di "selvaticità". Si tratta comunque di pezzi techno, ma è un'interpretazione unica e ormai caratteristica di questo genere.


[image error] L'ultimo vinile della tornata è una raccolta di pezzi curata da Trentemoller, che fa parte della serie Late Night Tales : una selezione di pezzi da lui considerati significativi e importanti per la sua formazione, e conoscendo il soggetto c'è ovviamente da fidarsi. Uscita dapprima su cd, questa raccolta è stata da poco ristampata in vinile per soddisfare i collezionisti, ed è grazie a Trentemoller che ora posso dire di avere in archivio pezzi di This Mortal Coil, Velvet Underground, Ekko, Low. Difficile identificare un genere che li accomuni tutti, ma è evidente la presenza di un forte valore intrinseco in ognuno di questi, e dal tizio che ho visto esibirsi a Bologna all'inizio di quest'anno non ci si poteva aspettare di meno.

Concludo quindi con l'ultimo mix made in Cocoon: Neun , mixato da Chris Tietjen, che prosegue la serie parallela alla Cocoon Compilation con i migliori pezzi dell'etichetta in un set continuo. Stavolta abbiamo davanti un set molto profondo, grazie al contributo di tracce di Matt John, Minilogue (tratto da Blomma ), Nick Curly, Julien Bracht, e la notabile presenza di Mauro Picotto e Riccardo Ferri con il loro singolo uscito per questa etichetta. Molte delle tracce sono state estratte dalla già storica raccolta Cocoon 100 e dalla Cocoon Compilation M , e in questo modo il cerchio si chiude sulla stagione musicale appena trascorsa per l'etichetta che sta in pratica inventando la techno degli ultimi dieci anni.
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Published on May 03, 2014 00:40

May 1, 2014

Coppi Night 27/04/2014 - Saint Tropez Saint Tropez

*sospiro*
Non è facile, lo garantisco, non è per niente facile, perché ogni volta che penso che i film di questo tipo siano esauriti mi ritrovo con il Coppi Club che mi si rivolta contro e va a far vincere questa roba. E gesussanto, è davvero triste.
Il mio commento a questo film si riassume in quel sospiro iniziale. Mi pare uno spreco di tempo dovermi mettere ad analizzare punto per punto le assurdità, l'incoerenza, la superficialità e in generale lo schifo di queso film. Anche perché basta leggere la recensione a uno degli altri simili a questo e in pratica si parla della stessa cosa: provate qui, o qui o qui e poi non ho voglia di cercarne altri. Tuttavia questo film in particolare è riuscito a dimostrare estremamente irritante, perché è un po' il capostipite della razza dei "vacanze a": ambientato in un luogo di villeggiatura (indovinate dove). Di questi ha la struttura con più filoni narrativi con personaggi diversi completamente slegati tra loro, la fastidiosa tendenza a puntare tutto sulle facce note ma senza alcun valore, e soprattutto il livello estremamente basso di humor.
Riassumo i punti essenziali della "trama", in realtà non per spiegare di cosa tratta il film (perché non si può dire che affronti degli argomenti) ma solo per dare un'idea di come si muovono le cose. C'è Jerry Calà che è un pianista-popstar separato dalla moglie che torna a trovarla per riconquistarla in prossimità del suo nuovo matrimonio. Questo nonostante sia chiarito subito che era un fedifrago che ha abbandonato la famiglia poco dopo la nascita del figlio e non abbia alcun interesse reale a mantenersi unito ad essi, perché che sia un puttaniere è palese. Poi abbiamo Debora Caprioglio che è una ricca e antipaticissima mocciosetta che vuole a tutti i costi scopare con un burino che però ha un bel fisico, e viene aiutata in questo dal cugino incestuoso che vuole a sua volta scoparsi lei, il che alla fine avverrà davvero in un disgustoso amplesso sadomasoincestochista. Serena Grandi e un ignoto autore che chiaramente non recita in italiano sono una coppia sposata che ripercorre il viaggio di nozze in cerca di quella scintilla che faccia riesplodere la passione di un tempo (ricordiamo che all'epoca non esisteva il viagra e si credeva ancora nelle ostriche). Infine Alba Parietti interpreta con una capacità di immedesimazione sconvolgente e un accento perfetto (non ho aperto il tago [sarcasmo], ma penso si capisca lo stesso) la figlia di un boss mafioso inviata a Saint Tropez per uccidere il capo di un clan rivale, che viene ostacolata da Fabrizio Bracconeri in una serie di situazioni credibili solo all'interno di un Benny Hill Show.
Alla fine del film se ne trae, come spesso in queste situazioni, che i valori vincenti sono il denaro e l'incuria, e che quello che piace veramente alle donne sono la violenza fisica e verbale, oltre che l'incesto, appunto. C'è anche da rilevare, come ha puntualizzato uno dei membri del Club, come le protagonista femminili contino in tre mezzo quintale di tette, il che non può essere un caso. Dal punto di vista tecnico è veramente disgustoso il doppiaggio, che è fatto talmente male che sembra uno di quei film di Bollywood tradotti. Che poi seriamente, ma solo in Italia è d'uso ridoppiare gli attori con le loro stesse voci? Partendo dal presupposto che questo film in particolare fa cagare comunque, ma perché questa tradizione di chiedere agli attori di ripetere le battute in sala di registrazione, con quell'orrido effetto voiceover da televendita? Non so, ma sono in un certo senso sollevato di aver visto questo film perché significa un altro in meno... finiranno, prima o poi.
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Published on May 01, 2014 01:34

April 28, 2014

Spore live @ Volta Pagina - Pisa, 10 maggio

Probabilmente pensavate che essendo uscito a novembre ci fosse rimasto ormai poco da dire su Spore . E invece dopo la soundtrack e il contest, oggi arrivo ad annunciarvi il primo di una serie di appuntamenti live che si terranno nei prossimi mesi, di cui naturalmente sarete avvisati per tempo.
Spore verrà presentato per la prima volta in pubblico sabato 10 maggio, al Caffè Letterario Volta Pagina di Pisa. Siete quindi tutti invitati dalle ore 18 in poi a partecipare per ascoltare due chiacchiere sui temi dei miei racconti, fare le domande che non avete mai osato porre, e naturalmente per chi non l'ha ancora fatto (mannaggia a voi!) acquistare il libro. Senza contare la possibilità di passare un pomeriggio in compagnia di tanta bella gente, bere una birra artigianale, gustarsi un aperitivo in un locale davvero delizioso.
A dirigere la presentazione sarà Alberto Fanfani , che sarà relatore e moderatore. Oltre a lui avremo la collaborazione tecnica di altri autori della Factory Editoriale e le letture di alcuni brani di Alessandra Favilli e Matteo Panerai. Trovate tutto sulla locandina, che potete liberamente diffondere:



Via San Martino è nel centro di Pisa, e facilmente raggiungibile anche dalla stazione se venite in treno. Purtroppo non si può parcheggiare direttamente sulla strada, e il traffico in quella zona non è molto agevole (ZTL e infamie simili) per cui se siete in macchina consiglio di cercare un posto nei parcheggi di Via Paparelli, Lungarno Guadalongo o Giardino Scotto, tutti abbastanza vicini per poter poi raggiungere il locale a piedi.
Potete seguire tutti gli aggiornamenti tramite la pagina facebook del Volta Pagina o de I Sognatori, e ovviamente potete contattare me per tutte le informazioni in merito. Quindi, a questo punto, ci vediamo lì!
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Published on April 28, 2014 05:44

April 25, 2014

Lost in Lost #18 - Ep. 4x05-4x06

Quando ho detto che la quarta stagione è la mia preferita di Lost , lo intendevo per la presenza di episodi come The Constant, assolutamente geniali e sconvolgenti. Credo che questa puntata Demond-centrica sia in assoluto la migliore come storia a sé stante (cioè slegata dalla trama complessiva della serie). I lmodo in cui Desmond "viaggia nel tempo", con la sua sola coscienza che salta da un'epoca all'altra della sua vita, incapace di rimettere insieme i pezzi della sua memoria, è originale ed estremamente drammatico, e vede forse per la prima volta apparire un'idea palesemente fantascientifica come nucleo della storia. Con l'occasione abbiamo anche modo di iniziare a conoscere l'equipaggio della nave ancorata al largo dell'isola, scoprire che sono isolati dalle comunicazioni e bloccati per via di un sabotatore (chiaramente l'agente di Ben). L'occhio cade subito su un paio di personaggi che sembrano poco raccomandabili, e scopriamo anche chi è Minkowski, l'uomo che ha risposto alla chiamata di Jack alla fine della terza stagione. Nell'episodio successivo, The Other Woman, torniamo a un flashback tradizionale, che ci mostra qualche altro particolare della vita di Juliet sull'isola, e del suo tormentato rapporto con Ben. Per la verità questo episodio non aggiunge molto, se non (per chi crede in queste cose) il bacio tra Juliet e Jack, che è chiaro essere solo una componente del triangolo quadrilatero amoroso Jack-Kate-Sawyer-Juliet.
Nonostante la mia cavia abbia trovato un po' sdolcinato il finale di The Constant, c'è anche da ammettere che in casi come questo la smielatezza paga: l'incontro tra Penelope e Desmond è qualcosa per cui siamo stati preparati fino dalla fine della seconda stagione, e che anche in occasione della morte di Charlie era stato suggerito ma non realizzato. Vedere i due che finalmente entrano in contatto è liberatorio e confortante, e lo è ancora di pù se si pensa che la loro potenziale riunione (che peraltro deve ancora compiersi) non ha nessun collegamento diretto con l'isola: a Desmond non importa niente di quel posto, non ha nessun ruolo nella battaglia che si sta compiendo per impossessarsi dell'isola, per cui la sua è una spinta del tutto personale. È stato interessante anche vedere Faraday nel contesto delle sue ricerche, diversi anni nel passato, e scoprire che le sue teorie su radiazioni e viaggi nel tempo (con un esperimento che ricorda molto Fiori per Algernon ) sono probabilmente la causa dei difetti di memoria che ha già mostrato. Anche la sua teoria su come risolvere lo "strappo" temporale (unstuck in time, dice, come lo è il protagonista di Mattatoio n. 5) ha un suo fascino, e se anche non appare rigorosamente scientifica è sicuramente d'effetto a livello emotivo: trovare la propria costante per poter rimanere sani (e vivi), il bisogno fisico di qualcosa di stabile e riconoscibile per tutto il corso della propria vita. È anche chiaro, secondo quanto dice Minkowski, che questa strana patologia ha già colpito altri sulla nave, quindi viene confermato che avvicinare l'isola non è facile né sicuro: la sola vicinanza può provocare strani effetti di questo tipo, e a lungo andare la morte. Degli eventi di The Other Woman forse il più interessante è la scoperta dell'antagonista di Ben: Charles Widmore, il padre di Penny, cosa che spiegherebbe perché Naomi aveva una foto di Desmond con sé, e perché fingesse di essere stata mandata proprio da lei. A questo punto quindi il collegamento tra i personaggi si infittisce, e forse anche la presenza di Desmond sull'isola è meno casuale di quanto si potesse pensare (anche considerando che è stato lui a far precipitare il volo 815). Interessante riscontrare come Faraday e la rossa abbiano evidentemente un piano d'azione di quello che devono compiere sull'isola, anche se sul fatto di dover rilasciare il gas mortale bisogna prenderli in parola (nonostante pare che già in un'altra occasione quest'arma estrema sia stata usata proprio da Ben).
Le previsioni per i prossimi episodi riguardano soprattutto ciò che avverrà sulla nave, che sembra diventata il vero centro dell'azione e delle rivelazioni: con Desmond "ricomposto", e la scoperta che quella gente è stata inviata da suo suocero, le cose hanno il potenziale per accelerare drasticamente, anche perché di solito dove c'è Sayid capita sempre qualche scazzottata. Desmond è in cerca di risposte, e forse sarà la talpa di Ben a fornirgliele: difficile dire cosa può sucedere quando scoprirà che quella non è Penny's boat, ma Penny's father's boat. Sull'isola invece per ora non sembrano esserci i presupposti per eccezionali rivelazioni, con i due gruppi ancora separati e nessuno sconvolgimento in vista, ma si sa che la situazione può sempre ribaltarsi molto in fretta.
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Published on April 25, 2014 01:36

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
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