Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 67

June 8, 2014

La dignità del racconto

L'esperienza con la diffusione e la promozione di Spore mi sta fornendo diversi spunti interessanti sulle distanze che separano autore e lettore. Ho già affrontato infatti argomento come l'ignoranza del lettore e la percezione della fantascienza da parte del pubblico generico, ma non è finita qui. Infatti, in due presentazioni su due fatte finora, mi è stata posta una domanda sul perché io scriva (e pubblichi) racconti piuttosto che romanzi. Facciamo quindi un po' di chiarezza.

È opinione diffusa, forse conseguenza del consumismo capitalista o magari anche eredità della formazione scolastica, che quantità = qualità. Tradotto in termini letterari, questo comporta che un lavoro lungo deve essere migliore di uno corto. Perché, si pensa, più parole significa più tempo, più tempo è più fatica, più fatica è più lavoro (per quanto sia già una persona illuminata chi considera la scrittura come un lavoro che implica fatica, piuttosto che solo un hobby frivolo). Per cui un romanzo può essere al limite un prodotto ragionato e completo, ma un racconto, una cosa che leggi in venti minuti, via, è una sciocchezza. E allora perché io mi presento e vi chiedo di pagare proprio per dei racconti?

Il punto è proprio che il racconto di per sé è una forma letteraria a mio avviso estremamente potente, e altrettanto sottovalutata. Scrivere un racconto infatti non è assolutamente più facile, almeno non in termini assoluti, che scrivere un romanzo (e ora che ho completato Retcon posso parlare con cognizione di causa). È chiaro che un romanzo richiede un impegno più continuativo, ma la concentrazione da dedicare a un racconto non è per nulla inferiore. Anzi, dovendo rimanere all'interno di un contesto limitato (gli stretti confini di qualche decina di migliaia di battute) bisogna avere molto più chiaro qual è l'obiettivo iniziale, che cosa si vuole dire e come, e bisogna essere abili per riuscire a rendere ambientazioni credibili e personaggi interessanti senza decine di pagine da dedicare allo sviluppo di ognuno di essi.

C'è anche un altro aspetto tutt'altro che secondario, che riguarda il genere che si scrive. Perché è innegabile che certi generi si adattano meglio alla forma breve, e la fantascienza è tra questi (così come possonoe esserlo il giallo, il weird e l'horror). Scrivere fantascienza, soprattutto quella fantascienza di derivazione hard su cui si orienta principalmente la mia produzione, significa innanzitutto prendere un'idea di partenza, svilupparla nell'ambito di una vicenda e con l'interpretazione di alcuni personaggi, ed esprimere l'idea arrivando al compimento della storia. Senza concedersi spazio per le divagazioni, ma limitandosi a dire tutto quanto è funzionale al procedere della trama o alla fornitura delle nozioni necessarie. La fantascienza, che di fatto è nata nella forma del racconto su rivista, è un genere che si esprime bene (e mi azzardo a dire, perché in questo settore esperienza di lettore ne ho a sufficienza, forse anche meglio) nell'ambito del racconto piuttosto che del romanzo. Tant'è che i premi per la letteratura fantascientifica di tutto il mondo distinguono le categorie racconto e romanzo.
Per questo, scrivere un racconto, una "storia breve" non è né più facile né più improvvisato di un romanzo, una "storia lunga". È una cosa diversa, ma che fatta bene produce risultati altrettanto validi. E se non ci credete, non vi resta che provare a leggere Spore e poi venirmi a dire che ne pensate.
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Published on June 08, 2014 23:50

June 6, 2014

Coppi Night 01/06/2014 - Batman: The Movie

Non facciamo confusione, perché qui non si parla né di Goerge Clooney, né di Uma Thurman, né di Tim Burton, né di Christopher Nolan. Questo è il film del 1966 con Adam West e Burt Ward, diretto spin-off della serie tv che andava in onda negli anni precedenti, quella che ha consacrato alla storia la colonna sonora nana nana nana nana nana nana nana nana batman!
Non avevo mai visto le puntate della vecchia serie tv, pur conoscendola di fama per i numerosi riferimenti, citazioni e parodie incontrate in tanti altri show. Ero quindi abbastanza curioso di vedere questo film, non sapendo bene cosa aspettarmi. Ebbene, devo ammettere che sono rimasto quasi scioccato: questo film mi ha completamente spiazzato, e anche, devo dire, mi ha fatto ridere come non mi capitava dalla prima volta che ho visto Una pallottola spuntata. Perché questo Batman è di una comicità teatrale disarmante, tutto concorre a creare situazioni paradossali e incredibili. La prima avvisaglia l'ho avuta quando Batman si cala dall'elicottero (bat-cottero, sorry) con una scala (bat-scala, sorry) in mare, e ne emerge con uno squalo attaccato alle gambe, squalo che sembra esattamente quello che comprai al gift shop dell'Acquario di Genova quando mi ci portarono in gita in terza elementare, il quale squalo, scacciato con un apposito spray reppellente per squali, una volta caduto in acqua esplode. Sulle prime sono rimasto confuso, chiedendomi se quella situazione dovesse sembrarmi drammatica, ma in seguito ho realizzato che il film era volontariamente pensato per creare situazioni ridicole di questo tipo. L'elenco di queste frivolezze sarebbe lungo, ma il top si raggiunge sicuramente nella scena della bomba (che è proprio una sfera nera con la miccia) di cui Batman cerca di liberarsi correndo in una direzione e nell'altra e trovando la strada sbarrata da... no dai, così ve la rovino, dovete vederla.



Ecco, il film si muove per la maggior parte del tempo su questo tono, e ogni dettaglio, dai costumi ai dialoghi, dall'improbabile plot (persone disidratate che diventano mucchi di polvere che si riformano a contatto con l'acqua!!!), dalla scenografia (etichette con l'indicazione del nome di ogni macchinario/stanza/oggetto) agli effetti speciali, per concludere con gli incomprensibili indovinelli dell'Enigmista che portano a soluzioni assurde che collegate tra loro in modi illogici rivelano i piani dei cattivi (esempio: uovo + marmellata = nazioni unite... e non credo che sia un problema di traduzione). È un Batman sicuramente edulcorato, e lo si vede in particolare nelle scene di combattimento che si svolgono principalmente a pugni e spintoni (sì, con i flash BANG! STOMP! KA-PLOOSH!), senza traccia di armi di qualunque tipo, ma questo non rende in alcun modo il film più moscio, perché non c'è davvero modo di annoiarsi seguendo la sconclusionata storia che si svolge, e che finisce con una furtiva fuga del duo dinamico (!?) che ha combinato un bel pasticcio. C'è anche della satira, nemmeno tanto velata, ma è un elemento secondario che si presenta senza troppo clamore, evitando di inquinare il tono scanzonato.

Insomma, sarà pure una cazzata, ma ce ne fossero! Il pubblico di oggi non è probabilmente quello adatto per un prodotto del genere, ma a me è quasi venuta voglia di vedere la serie originale...
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Published on June 06, 2014 01:37

June 3, 2014

Spore live @ Biblioteca Forini Lippi - Montecatini Terme, 13 giugno

Voi potete anche non crederci, ma credo sia noioso quasi più per me che per voi stare a segnalare le varie istanze dei live di Spore . E dopo Pisa e Bellaria, ecco che la mia raccolta tenta il colpaccio anche a Montecatin Terme, la mia città!
La presentazione si svolgerà venerdì 13 giugno, negli spazi esterni della Villa Forini Lippi, sul retro della biblioteca dove in estate viene fatto il cinema all'aperto. A presentarmi questa volta sarà Sergio Barni, con la collaborazione della biblioteca stessa che ci farà da supporto e contribuirà con le letture di alcuni brani. Inizieremo verso le 18 e andremo avanti fino alle 19:30 circa, orario di chiusura della biblioteca a partire dal quale dovremmo lasciare il suolo pubblico! Ecco la locandina, che potete diffondere a piacere:



E non pensiate che per il fatto di giocare in casa sia sicuro e fiducioso nel successo dell'evento. Anzi, proprio perché mi trovo nella mia città (letteralmente, a 100 metri da dove abito!) la pressione sarà invece più alta, perché un fallimento sarebbe doppiamente scoraggiante, mentre al tempo stesso dover attirare un pubblico che mi conosce per lo più come un bischero qualsiasi, piuttosto che uno scrittore, non sarà certo facile.
Montecatini, pur con la sua vocazione turistica, non è certo una città nevralgica, e la collocazione dell'evento non è la più comoda per chi deve spostarsi, per cui non mi aspetto un grande pubblico "da fuori". Tuttavia se qualcuno fosse interessato a raggiungerci, segnalo che la biblioteca si trova appena fuori dal centro ed è facilmente raggiungible, e anche se non si può parcheggiare direttamente davanti, nei pressi ci sono molte strade accessibili, nonché il parcheggio del bocciodromo che si trova a pochi passi.
Mi auguro quindi che avrete la voglia e la disponibilità di partecipare, il contesto è sicuramente meritevole, e poi a seguire credo che un aperitivo di quelli sostanziosi ce lo potremmo anche concedere. Ci vediamo lì, per chi ci sarà.
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Published on June 03, 2014 02:33

May 30, 2014

Coppi Night 25/05/2014 - John Q

Un padre con un figlio gravemente malato, in pericolo di vita. Una famiglia sull'orlo del baratro, costretta a lasciare tutto per poter sostenere le spese delle cure. Un trapianto urgente come unica soluzione, il tempo stringe, potrebbe essere questione di giorni prima che la piccola fiamma si spenga. La disperazione che porta il pover'uomo a tentare una soluzione estrema: sequestrare un intero reparto dell'ospedale e avanzare le sue richieste con la polizia, barattando la vita degli ostaggi con quella di suo figlio. Con un plot così drammatico, ne può uscire solo un film intenso, cupo, ruvido, un antesignano di Breaking Bad. E invece...


E invece a rovinare tutto troviamo una serie di stereotipi dei più fastidiosi: l'americanità che trasuda da ogni scena, dalla famiglia che canta in chiesa alla partita di baseball dei bambini (e il tragicomico slow-motion del malore in campo); la dottoressa stronza che pensa solo ai soldi e quello buono (e anche figo, un discount George Clooney in ER) che porta i giocattoli al bambino; il poliziotto negoziatore ragionevole contro il capo della polizia che è sotto elezioni e vuole solo fare bella figura con la stampa; il giornalista giustiziere che finge di interessarsi al caso umano ma poi è solo interessato allo scoop.

Su tutto spicca poi una colonna sonora totalmente fuori luogo. Va bene che erano gli anni 90, ma certe musiche sembrano messe davvero senza pensare alle scene che accompagnano, come se il regista avesse pensato a 10 pezzi che gli piacevano tanto e volesse infilarceli per forza. Anche qui l'effetto è involontariamente comico, così come estremamente narm è l'operazione a cuore aperto a cui si assiste durante il climax finale, con effetti speciali da film slasher.

Che poi, come può il cuore di una donna adulta essere adatto per sostituire quello di un bambino di 6-7 anni? È vero che in quanto miopatico aveva un cuore sovradimensionato, quindi aveva già "lo spazio" adatto, ma se proprio questo era il suo problema, che senso ha impiantargli un altro cuore troppo grande? Ma soprattutto, perché dare un cuore nuovo a un bambino che ha come idoli i body-builder, sapendo che nel giro di quindici anni lo avrà di nuovo spanato a furia di steroidi?

Ma ciò che è davvero irritante in questo film, è come dio venga evocato per operare il miracolo che salverà il piccolo innocente. E anche se non si considera che se il signor John Q non avesse mosso il culo minacciando di ammazzare tot persone suo figlio sarebbe morto comunque, preghiere o non preghiere, quello che vediamo realizzarsi come miracolo è il buon dio ha pensato bene di far morire una donna (con il braccaletto dei donatori di organi) in un incidente stradale. Ma non c'è da preoccuparsi, sicuramente era una buddhista, anche perché in genere i cristiani mica donano gli organi, no?
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Published on May 30, 2014 08:23

May 28, 2014

Stephen Baxter - La serie degli Xeelee

Nei rapporti letture dei mesi scorsi ho parlato più volte di una serie di storie di Stephen Baxter tutte afferenti allo stesso ciclo, quello degli Xeelee. Qualche settimana ho finito di leggere Ring, l'ultimo capitolo della saga, e posso quindi fornire un quadro complessivo di tutto il ciclo, che presenta numerosi punti di interesse.
La serie è composta da quattro romanzi (Raft, Timelike Infinity, Flux, Ring) e una trentina di racconti accorpati e incorniciati nella raccolta Vacuum Diagrams , tutti pubblicati tra il 1991 e il 1997. Nonostante Baxter sia uno degli autori di spicco della nuova fantascienza hard, e di quella new space opera inglese che ha avuto una grande diffusione negli ultimi anni, a quanto mi risulta la serie è attualmente del tutto inedita in Italia, o al più potrebbero essere stati tradotti alcuni dei singoli racconti che si sviluppano indipendentemente dal resto, ma in ogni caso se volete leggerlo non lo troverete in italiano. Segue qualche moderato spoiler, nel senso che riferisco il contesto generale della serie e l'arco narrativo complessivo, ma niente che non trovereste in una quarta di copertina.
Per spiegare di cosa tratta la serie degli Xeelee, sarebbe logico spiegare innanzitutto cosa sono questi Xeelee. "Xeelee" è il nome di una razza aliena, e più precisamente la più antica, sviluppata e potente esistente nell'universo. In realtà nessuno nel corso della serie incontra mai uno Xeelee, e le informazioni su di loro sono per lo più frammentarie e al limite del mitologico, ma gli Xeelee esistono e si muovono da sempre nell'universo perseguendo i loro imponderabili scopi. In possesso di tecnologie che permettono loro di manipolare a piacere energia, materia e spazio-tempo (convertitori di luce in materia, cannoni gravitazionali, motori iperspaziali e così via), gli Xeelee sono talmente superiori e disinteressati a ciò che li circonda che intere guerre possono essere scatenate dalle altre specie intelligenti per entrare in possesso dei loro rifiuti. Questo perché un singolo artefatto dimenticato dagli Xeelee alla deriva in qualche sistema stellare può contenere applicazioni tecnologiche tali da cambiare radicalmente la storia di una civiltà. Di fatto la tecnologia per il volo interestellare si è diffusa proprio in questo modo. Gli Xeelee sono quindi l'eminenza grigia dell'intero universo, ma non sono certo gli unici esseri intelligenti: nel corso della serie infatti, oltre agli umani conosciamo Squeem, Qax, Fantasmi (Ghosts), Spline e decine di altre forme di vita più o meno consapevoli di sé stesse. Anzi, in effetti nell'universo di Baxter la vita è quasi la regola, piuttosto che l'eccezione; per essere ancora più precisi, l'intelligenza (la "mente") si sviluppa ovunque e in qualunque circostanza, e creature capaci di pensare si annidano anche nel nostro stesso Sistema Solare. Molte verranno scoperte solo quando hanno ormai smesso di esistere, e l'universo si rivela essere disseminato dei resti di civiltà estinte.
In questo ampio contesto, la serie segue principalmente le vicende degli umani. La storia dell'universo è distinta in una sequenza di ere, da quella primordiale in cui è avvenuto il Big Bang fino alla Singolarità finale, e nel mezzo si succedono tutte le fasi dello sviluppo dell'umanità. L'Uomo infatti è una specie tenace, forse per certi versi ingenua ma capace di grandi imprese. Dopo la prima espansione nel Sistema Solare grazie all'invenzione ad opera di Michael Poole (uno dei pochi personaggi ricorrenti) dei motori GUT (Great Unified Theory) e in seguito delle Interfacce wormhole, e dopo aver sopportato due occupazioni (Squeem e Qax) l'umanità ha continuato a estendersi nelle galassie, durante una lunga fase detta Assimilazione in cui ogni altra specie aliena è stata conquistata o distrutta. Infatti, l'Uomo diventa in poco più di centomila anni la più forte razza sub-Xeelee, e da lì il passo è breve a iniziare a combattere anche contro questi imperscrutabili Signori del Creato. Quello che l'umanità non sa è che gli Xeelee a loro volta stanno combattendo una guerra vecchia quanto l'universo stesso. Il vero nemico infatti sono i photino birds, creature composte di materia oscura e pertanto impenetrabili alla normale materia barionica di cui sono composte tutte le altre razze senzienti. I photino birds sono come una peste: "infestano" le stelle alterando le loro reazioni interne in modo da renderle stabili nane brune nel cui blando e freddo pozzo gravitazionale possano adagiarsi (anche il nostro Sole è infestato da diversi miliardi di anni). Gli Xeelee hanno capito molto presto (a poche centinaia di milioni di anni dal Big Bang) che i photino birds erano una minaccia, e hanno iniziato da subito a costruire l'Anello (Ring), una colossale struttura tanto immensa da attirare a sé tutte le altre Galassie (in pratica il Grande Attrattore), che serve come arma finale contro i nemici photinici.
Tutte le storie (racconti o romanzi che siano) che compongono la serie sono autoconclusive, e Baxter stesso afferma che non c'è un ordine preciso per leggerle. Volendo però individuare una sequenza più logica, è sicuramente utile leggere per prima la raccolta Vacuum Diagrams, che fornisce un contesto complessivo della storia, a partire appunto dall'Espansione nel Sistema Solare, passando per le varie invasioni aliene, fino alla guerra con gli Xeelee e il suo inevitabile esito, per concludere con la morte dell'universo. A seguire si possono leggere Timelike Infinity e Ring, le due storie più collegate tra loro, ambientata la prima durante l'occupazione Qax e la seconda qualche millennio dopo (e cinque milioni di anni dopo). Entrambi questi romanzi giocano molto sulla possibilità di viaggiare nel tempo, e anzi viene qui presentato un modo nuovo di renderlo possibile, che sfrutta le differenze nello scorrere del tempo quando ci si avvicina alle velocità relativistiche (ne parlavo recensendo Timelike Infinity). Ring si può di fatto considerare come il libro conclusivo della serie, poiché in questo vengono forniti riferimenti a tutti gli altri romanzi, e si conclude effettivamente con un epilogo che chiude la storia della specie umana.

Raft e Flux sono in realtà delle storie tangenziali a quella principali. Il primo in particolare non ha praticamente nessun legame con il contesto principale, visto che la storia è ambientata in un altro universo, in cui gli uomini sono finiti come effetto collaterale della guerra con gli Xeelee. In Flux invece abbiamo degli "esseri umani" adattati alla vita sulla superficie di una stella, anch'essi inconsapevoli pedine della guerra Uomo-Xeelee. Allo stesso modo, molti dei racconti di Vacuum Diagrams hanno collegamenti solo marginali con la trama principale, al limite che molti di questi sono in pratica soltanto ambientati nello stesso universo narrativo. Lo stesso racconto da cui tutta la serie (e lo stesso nome "Xeelee" ha avuto origine, The Xeelee Flower, narra semplicemente le vicende di un uomo costretto ad andare a caccia su un mondo devastato alla ricerca di rifiuti Xeelee, ma di chi o cosa siano questi non si sa niente. In retrospettiva, questo racconto è inquadrato all'epoca dell'occupazione Squeem, così come molti altri racconti apparentemente svincolati dal resto trovano invece una loro precisa posizione nella timeline della serie (che l'autore si è preoccupato di fornire per aiutare i lettori). Questa indipendenza dei racconti può a prima vista sembrare un difetto, nel senso che fa perdere unità e complessità alla serie, ma proseguendo nella lettura ci si accorge che non è affatto così. Tutt'altro: ogni singola storia, proprio perché slegata dalle altre, assume un valore di per se stessa, e permette di trattare un tema autonomo, con personaggi e storie che si sviluppano solo per il tempo necessario. In tutta la serie i personaggi ricorrenti sono davvero pochi, se si escludono gli Xeelee in quanti "entità": Michael Poole, l'uomo che ha aperto lo spazio all'umanità, Jim Bolder (per la verità più citato che presente), colui che ha scoperto Ring e ha rovesciato gli occupanti Qax, e pochi altri. Per questo tutte le storie risultano estremamente plot-driven, senza però risultare piatte dal punto di vista emotivo per i personaggi presenti (penso ad esempio ai racconti More Than Time or Distance, Vacuum Diagaram, Eve e Lieserl).

Baxter si è sempre distinto per la forte componente scientifico/speculativa delle sue storie, e quello che troviamo in questo ciclo non è da meno. Ogni singolo racconto di Vacuum Diagrams infatti procede intorno un'idea forte e precisa, che richiede anche una notevole attenzione da parte del lettore per seguire le speculazioni di carattere matematico, fisico, e anche filosofico. Esempi degli argomenti tirati in ballo sono le Costanti di Planck, il Teorema di Incompletezza di Godel, il Principio di Pauli, l'universo multidimensionale, le stringhe cosmiche, l'entanglement quantistico, la supergravità e così via. È estremamente soddisfacente, per i lettori appassionati di fisica, assorbire queste nozioni e vederle manipolate per creare delle storie coinvolgenti. Da questo punto di vista, la scrittura di Baxter è sicuramente una delle più accurate e valide, degno erede di autori come Arthur Clarke (con il quale infatti ha anche collaborato nella serie Odissea nel Tempo). In definitiva, questa serie rappresenta a mio avviso una delle massime espressioni di cosa la fantascienza più hard è in grado di fornire, sia dal punto di vista delle saghe di ampio respiro cosmico che per l'eccellente sfruttamento delle prospettive scientifico/tecnologiche.




Per completezza, bisogna anche citare la serie Detiny's Children , a sua volta composta di tre romanzi (Coalescent, Exultant, Transcendent) e una raccolta ( Resplendent ): anch'essi sono ambientati nello stesso universo e presentano dei collegamenti, ma l'autore li ritiene comunque una serie a parte. Prevedo in effetti di passare a suo tempo anche a questi, perché quella degli Xeelee è una serie di cui non si vorrebbe mai smettere di leggere.
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Published on May 28, 2014 03:58

May 26, 2014

Lost in Lost #21 - Ep. 4x10-4x11

Ci avviciniamo al finale di stagione. Abbiamo da poco appreso quali sono le forze in gioco, conosciamo tutti gli Oceanic Six ma ancora non è chiaro come effettivamente si salveranno. In Something Nice Back Home a Jack esplode l'appendicite e qui torna utile Rose per far notare che solitamente in quel posto la gente viene curata. L'operazione può procedere solo quando Kate si leva di torno, ed è un grande sollievo, mentre non fa altrettanto piacere vedere la vita da coppietta dei due nel flashforward. Questo potrà aver fatto la gioia dei "jaters" (credo si chiamassero così all'epoca), i sostenitori della coppia Jack-Kate nel triangolo quadrilatero Jack-Kate-Sawyer-Juliet. Sawyer invece, che si sta occupando da solo di portare in salvo Claire e suo figlio, con Miles al seguito, dimostra di nuovo di aver maturato una coscienza diversa da quella ostentata all'inizio, e sembra anzi un leader più affidabile di quelli che finora si sono spartiti il comando. Peccato che Claire alla fine sparisca, abbandonando Aaron...
In Cabin Fever abbiamo uno di quei gustosi episodi "dalla culla alla tomba", o meglio, alla sedia a rotelle, visto che si parla di Locke. Mentre infatti Locke cerca il modo di trovare la capanna di Jacob (e viene in questo aiutato dai sogni in cui gli compare il buon vecchio Horace, che pure lui non ha mai conosciuto), vediamo alcune scene selezionate della sua vita, dalla nascita prematura, al Buddha-test sottopostogli da Alpert, fino all'incontro con Abaddon, l'inquietante nero con la testa a punta che abbiamo scoperto essere uno degli uomini di Widmore. E mentre Hugo e Ben si dividono una barretta, la risposta di Jacob, che parla per bocca del padre di Jack (e tiene in casa con sé Claire), è che per salvare l'isola bisogna spostarla.
Ecco, anche qui di ciccia ce n'è. Passi appunto la romance tra Jack e Kate, di cui potevamo fare tutti a meno, ma quello che apprendiamo, e che ci sta portando verso il triplo episodio finale, è piuttosto intenso. Infatti, se da una parte Locke presumibilmente cercherà di spostare l'isola (come? in senso letterale o metaforico?), gli altri dovranno preoccuparsi dell'imminente attacco dei mercenari di Widmore, parecchio incazzati dopo l'attacco del Mostro. Altri punti interessanti sono appunto il fatto che Jack si sia sentito male, il che lo rende l'unico abitante dell'isola a cui è stata rifiutata la grazia, insieme a Benjamin Linus (sì ok, e tutte le donne incinte...). Questo potrebbe essere il segnale che l'isola sta "disapprovando" quello che loro hanno fatto o pensano di fare? E quindi il proposito di abbandonare l'isola è forse sbagliato fin dal principio? Abbiamo anche visto il dottore della nave scannato e buttato in mare, episodio che si ricollega con quanto visto nell'episodio 9, e che conferma quindi la discrepanza temporale dentro e fuori dall'isola. Infine, abbiamo avuto la conferma che effettivamente Alpert non è mai invecchiato (lo sospettavamo, ma adesso lo abbiamo visto): potrebbe forse essere lui Jacob, che si muove in mezzo alla sua gente in borghese? E la vita di Locke, a quanto pare da sempre tenuta d'occhio (tanto da Alpert che da Widmore), significa forse che lui è davvero un "predestinato"? Che davvero la sua missione è sempre stata quella di raggiungere l'isola e guidarla? Eppure Alpert non sembrava molto convinto della sua scelta del pugnale durante il test degli oggetti...
Manca solo il finale, e ci sono diversi aspetti ancora da scoprire: innanzitutto, come e perché i Sei laseranno l'isola, e perché solo loro. Avremo sicuramente un altro scontro tra i mercenari e il gruppo, e qualcuno deve rimetterci la pelle, è chiaro. E qualcosa dovrà succedere anche sulla nave, dove Sayid, Desmond e Michael sono ancora operativi (nonostante stiano rischiando grosso). Infine, bisogna capire in che modo l'isola verrà spostata, e probabilmente, come nel finale della stagione precedente, ci troveremo di nuovo a un confrontro tra Jack e Locke, entrambi intenzionati a mantenere la propria linea. Se non che è sempre più difficile capire chi abbia ragione e chi sia completamente pazzo...
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Published on May 26, 2014 11:47

Lost in Lost #20 - Ep. 4x10-4x11

Ci avviciniamo al finale di stagione. Abbiamo da poco appreso quali sono le forze in gioco, conosciamo tutti gli Oceanic Six ma ancora non è chiaro come effettivamente si salveranno. In Something Nice Back Home a Jack esplode l'appendicite e qui torna utile Rose per far notare che solitamente in quel posto la gente viene curata. L'operazione può procedere solo quando Kate si leva di torno, ed è un grande sollievo, mentre non fa altrettanto piacere vedere la vita da coppietta dei due nel flashforward. Questo potrà aver fatto la gioia dei "jaters" (credo si chiamassero così all'epoca), i sostenitori della coppia Jack-Kate nel triangolo quadrilatero Jack-Kate-Sawyer-Juliet. Sawyer invece, che si sta occupando da solo di portare in salvo Claire e suo figlio, con Miles al seguito, dimostra di nuovo di aver maturato una coscienza diversa da quella ostentata all'inizio, e sembra anzi un leader più affidabile di quelli che finora si sono spartiti il comando. Peccato che Claire alla fine sparisca, abbandonando Aaron...
In Cabin Fever abbiamo uno di quei gustosi episodi "dalla culla alla tomba", o meglio, alla sedia a rotelle, visto che si parla di Locke. Mentre infatti Locke cerca il modo di trovare la capanna di Jacob (e viene in questo aiutato dai sogni in cui gli compare il buon vecchio Horace, che pure lui non ha mai conosciuto), vediamo alcune scene selezionate della sua vita, dalla nascita prematura, al Buddha-test sottopostogli da Alpert, fino all'incontro con Abaddon, l'inquietante nero con la testa a punta che abbiamo scoperto essere uno degli uomini di Widmore. E mentre Hugo e Ben si dividono una barretta, la risposta di Jacob, che parla per bocca del padre di Jack (e tiene in casa con sé Claire), è che per salvare l'isola bisogna spostarla.
Ecco, anche qui di ciccia ce n'è. Passi appunto la romance tra Jack e Kate, di cui potevamo fare tutti a meno, ma quello che apprendiamo, e che ci sta portando verso il triplo episodio finale, è piuttosto intenso. Infatti, se da una parte Locke presumibilmente cercherà di spostare l'isola (come? in senso letterale o metaforico?), gli altri dovranno preoccuparsi dell'imminente attacco dei mercenari di Widmore, parecchio incazzati dopo l'attacco del Mostro. Altri punti interessanti sono appunto il fatto che Jack si sia sentito male, il che lo rende l'unico abitante dell'isola a cui è stata rifiutata la grazia, insieme a Benjamin Linus (sì ok, e tutte le donne incinte...). Questo potrebbe essere il segnale che l'isola sta "disapprovando" quello che loro hanno fatto o pensano di fare? E quindi il proposito di abbandonare l'isola è forse sbagliato fin dal principio? Abbiamo anche visto il dottore della nave scannato e buttato in mare, episodio che si ricollega con quanto visto nell'episodio 9, e che conferma quindi la discrepanza temporale dentro e fuori dall'isola. Infine, abbiamo avuto la conferma che effettivamente Alpert non è mai invecchiato (lo sospettavamo, ma adesso lo abbiamo visto): potrebbe forse essere lui Jacob, che si muove in mezzo alla sua gente in borghese? E la vita di Locke, a quanto pare da sempre tenuta d'occhio (tanto da Alpert che da Widmore), significa forse che lui è davvero un "predestinato"? Che davvero la sua missione è sempre stata quella di raggiungere l'isola e guidarla? Eppure Alpert non sembrava molto convinto della sua scelta del pugnale durante il test degli oggetti...
Manca solo il finale, e ci sono diversi aspetti ancora da scoprire: innanzitutto, come e perché i Sei laseranno l'isola, e perché solo loro. Avremo sicuramente un altro scontro tra i mercenari e il gruppo, e qualcuno deve rimetterci la pelle, è chiaro. E qualcosa dovrà succedere anche sulla nave, dove Sayid, Desmond e Michael sono ancora operativi (nonostante stiano rischiando grosso). Infine, bisogna capire in che modo l'isola verrà spostata, e probabilmente, come nel finale della stagione precedente, ci troveremo di nuovo a un confrontro tra Jack e Locke, entrambi intenzionati a mantenere la propria linea. Se non che è sempre più difficile capire chi abbia ragione e chi sia completamente pazzo...
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Published on May 26, 2014 11:47

May 24, 2014

Dj set: Retcon

In questo momento, a meno che non abbia forato in autostrada, io sono a Bellaria, e mi sto immergendo per la prima volta nell'Italcon, conoscendo un po' di gente che spero possa avere voglia di venirmi a sentire domani, quando parlerò di Spore. Ma mentre io sono là, voi siete più o meno costretti tutti alle vostre solite giornate, e domani dovete pure andare a votare, per cui ho pensato di farvi cosa gradita regalandovi un nuovo dj set mixato da me da ascoltare. Ecco quindi Retcon, 19 tracce tra techno, minimal, electro, trance, idm:


Piscu - Retcon by Piscu on Mixcloud

Ora, leggendo il titolo del set potrebbe venirvi in mente qualcosa. "Retcon..." dov'è che l'avete già sentito? Se siete pubblico affezionato di questo blog, il mistero è svelato abbastanza in fretta. Retcon è il titolo del romanzo che ho iniziato a scrivere verso la fine dell'anno scorso e completato a gennaio di quest'anno. Il mio "primo romanzo", in un certo senso. Retcon è stata una bella esperienza, e sembra che il risultato non sia così male, visto che al premio della Mezzotints pur non arrivando tra i tre finalisti ha ricevuto la menzione di merito. E non è escluso che in seguito non ne sentiate di nuovo parlare, ma è davvero troppo presto per lasciare anticipazioni...

In ogni caso, la trasposizione dal romanzo al dj set mi è venuta piuttosto spontanea: il fatto di avergli dato questo titolo non è un'assegnazione casuale, ma una seria dichairazione di intenti. I temi, i titoli e anche i testi dei pezzi contenuti in questa selezione sono infatti in qualche modo collegati a ciò che si trova in Retcon. Purtroppo è impossibile cogliere i riferimenti senza sapere di cosa si tratta, ma basta la partenza con Dream Machine, e poi Flying Practice e You Don't Know Me, e sembra assurdo ma anche 1-2-3-4 vuol dire qualcosa. E pensando alle parole, "There is something out there" di Contact così come "Deep inside the Milky Way" in Deep Inside si sono rivelati quasi a mia stessa sorpresa del tutto azzeccati. Insomma, c'è molto più di quello che sembra apparentemente in questa tracklist, ma il set deve essere buono di per sé, e quindi non vi resta che ascoltarlo.

Con la speranza che, un giorno, anche voi possiate capirlo come l'ho pensato io.
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Published on May 24, 2014 01:40

May 20, 2014

Coppi Night 18/05/2014 - Shaun of the Dead

Qualche tempo fa dopo aver visto La fine del mondo ho accennato alla "Trilogia del Cornetto", un tris di film scritti da Edgar Wright e Simon Pegg idealmente legati tra loro, anche se indipendenti. Shaun of the Dead è il primo della serie, uscito nel 2004, ed è una versione parodistica del tipico film di epidemia zombie planetaria. Attenzione, con "parodia" non si intende però roba alla Scary Movie, e se l'adattamento italiano del titolo (L'alba dei morti dementi) può ingannare, in realtà non ci si trova davanti a un prodotto demenziale. L'umorismo è sicuramente l'ingrediente principale, ma è di tipo più soft, grottesco ma non invadente, sicuramente insolito in una storia di apocalisse zombie.

Come in tutti i film della serie il protagonista è Simon Pegg (qui lo Shaun del titolo, necessario per il pun su Dawn of the Dead), che interpreta un giovane indolente e accidioso che si trascina nella vita crogiolandosi nella routine: la fidanzata insoddisfatta, l'amico nullafacente (Nick Frost), la madre semirincoglionita (che poi è l'attrice che faceva il primo ministro inglese nelle prime stagioni di Doctor Who, si vede che ha un talento per fare la rimbambita) e il patrigno stronzo. Naturalmente tutto cambia quando si troveranno a doversi confrontare con l'attacco degli zombie (anche se sta male chiamarli così!) e dovranno quindi trovare rifugio in attesa di essere salvati. Chiaramente le cose non vanno come previsto, il gruppo si troverà spesso in pericolo, e qualcuno rimarrà vittima dei morti viventi. Tutto questo però è portato su schermo con un tono leggero ma non per questo falsato.

Direi addirittura che proprio la credibilità dei personaggi è uno degli elementi che più mi hanno sorpreso in questo film. Si capisce fin da subito che abbiamo davanti personaggi stereotipati (il fallito, il fannullone, l'attricetta ecc), ma le loro reazioni in questo contesto chiaramente fuori dall'ordinario sono del tutto plausibili. Non ci sono infatti eroi determinati o sterminatori infallibili di zombie: anzi, quando il gruppo trova un fucile non sanno quasi come usarlo, e dei pochi proiettili a disposizione sono pochi quelli che vanno a segno. Anche alcuni dei cliché sui film zombie sono smontati, ad esempio qui non c'è nessuna difficoltà a fuggire da un gruppo di zombie inseguitori (che notoriamente procedono a passo di lumaca), e per una volta l'esercito con le mitragliatrici non ha problemi a ripulire le strade dai non-morti. Insomma, questo non è The Walking Dead, ma una zom-rom-com (zombie romantic comedy, come l'ha definita il suo autore) che non si prende sul serio ma fa le cose per bene. Rivedendolo per la secona volta infatti ho notato diversi dettagli piazzati ad arte e che assumono maggiore significato nell'economia complessiva del film.
Shaun of the Dead non raggiunge gli stessi livelli di The World's End, perché sia la parte drammatica che l'azione in quest'ultimo sono decisamente più intense, ma si tratta comunque di un prodotto ben strutturato, divertente ma intelligente, un'altra prova che per far ridere il pubblico non serve essere idioti, così come per farlo inquietare non bisogna essere truci.
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Published on May 20, 2014 23:00

May 18, 2014

Spore + Il mondo sopra live @ Italcon (Bellaria), 25 maggio

Giusto il tempo di ritirare il fiato dopo la prima presentaione a Pisa che devo tornare ad annunciare un nuovo evento. D'altra parte vi avevo preannunciato che avrei dovuto presto riaprire la parentesi autocelebrativa, no? Stavolta però c'è una novità, infatti non sarò solo io a presentare il mio Spore , ma sarò affiancato dal collega Michel Franzoso , che presenterà il suo libro Il mondo sopra , anch'esso edito da I Sognatori Factory Editoriale . De Il mondo sopra ho parlato pochi post fa nell'ultimo rapporto letture, perché appunto l'ho letto da poco. Avrò quindi il piacere di affiancare Michel sul palco dell' Italcon 40 .
Sì perché c'è una ragione se saremo affiancati, ed è che la presentazione si svolgerà nell'ambito dell'Italcon, la convention annuale italiana di fantascienza, che quest'anno si terrà dal 22 al 25 maggio a Bellaria (provincia di Rimini). E quale occasione migliore di presentare in un colpo solo i due titoli della collana "Stazioni orbitali" dedicata alla fantascienza? Il titolo della presentazione prende proprio il nome da questa, ed ecco la locandina che abbiamo preparato per l'occasione.

Saremo in scena domenica 25 maggio, l'ultimo giorno della convention, dalle ore 15 alle 16, all'interno della sala Babel del Palazzo Congressi dove si svolge tutta la manifestazione. Presenti ovviamente io e Michel, e forse qualche illustre (e più rinomato nel settore) ospite che gentilmente vorrà farci da presentatore per conquistare la diffidente platea dello Star Trek Italian Club che sponsorizza tutto l'evento. Credetemi, conosco il fandom, so che saranno diffidenti se non apertamente ostili, soprattutto quando scopriranno che non ho mai visto un-episodio-uno di Star Trek...
Non sarà facile riuscire ad avere un pubblico attento, soprattutto considerando che gli eventi sul calendario sono molti e proprio domenica è uno dei giorni più fitti di appuntamenti, molti dei quali si svolgono in contemporanea. Ma ci proveremo lo stesso, e insieme la coppia Viscusi/Franzoso sta cercando di proporre qualcosa di un po' diverso dalla classica presentazione-di-libro-con-autore-e-lettura-brani. Se qualcuno volesse intervenire, ricordo che per accedere all'Italcon è necessario registrarsi e pagare l'ingresso giornaliero. Peraltr io sarò presente già da sabato, quindi se passate di lì fatemi sapere, e una piadina insieme ce la possiamo anche fare.

Infine, ho deciso che per i due giorni in cui sarò a Bellaria, metterò in promozione su Amazon i miei ultimi due e-book, Pixel e Weird Love : entrambi saranno scaricabili completamente gratis! Ma sbrigatevi ad accaparrarli finché non ci sono, perché appena torno rimetto i prezzi normali, eh.
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Published on May 18, 2014 02:00

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
Il blog di Andrea Viscusi since 2010

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