Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 65

August 20, 2014

Futurama 7x24 - Murder on the Planet Express

Si dimetica facilmente che la Planet Express è, in prima battuta, un'impresa commerciale, e che l'equipaggio e gli altri membri sono dipendenti di un'azienda che avrebbe come obiettivo il profitto. Gli unici a ricordarlo ogni tanto sono Hermes e il Professore, e la puntata parte proprio dalla constatazione di quest'ultimo che la squadra non è abbastanza unita, e per aumentare la (scarsissima) produttività è necessario un corso di team-building, quella roba motivazionale che dovrebbe insegnare il lavoro di squadra, la fiducia reciproca, e così via. Il corso si svolge durante un ritiro di qualche giorno proprio sull'astronave, e quando si scopre che l'assistente del tutor motivazionale è un alieno assassino mutaforma, si fa presto a capire a che cosa allude il titolo dell'episodio.
Confinati sulla Planet Express alla deriva e con i sistemi vitali soppressi, braccati da un mostro famelico in grado di introfuloarsi in qualsiasi ambiente e assumere qualunque aspetto, tutti i membri dell'equipaggio (incluso Jackie Junior, l'apprendista di Scruffy) da una parte sono costretti a lavorare effettivamente di squadra, e fidarsi degli altri per poter rimettere in moto l'astronave e portarsi in salvo, dall'altra devono guardarsi dai compagni che sono potenzialmente una manifestazione dell'alieno che ha intenzione di cacciarli. Si scatena così una caccia-fuga in cui ognuno cerca di capire chi degli altri può essere il mostro, e i personaggi cadono in trappola uno dopo l'altro, finché in vita non rimangono altri che Fry e Bender, che durante il confronto finale si mettono reciprocamente alla prova per capire chi dei due è un impostore. Naturalmente si scoprirà che le vittime del mostro non sono effettivamente morte e perdute per sempre (è facile risolvere un problema del genere in uno show di fantascienza), ma il finale non è affatto scontato, e si arriva davvero a dubitare di ogni cosa che viene detta.
L'episodio si dimostra quindi in linea con quanto il titolo faceva supporre, mettendo in scena un crimine (anzi, una serie di crimini ripetuti) e utilizzando tensione e sospetto come ingredienti principali della trama. Certo lo spettatore non è seriamente inquietato da quanto si vede, ma se si cerca di risolvere il mistero si rimane coinvolti nella stessa caccia dei personaggi, che cercano di volta in volta di scoprire dove si trova il mostro. Il finale poi presente anche un classico dilemma del prigioniero, lasciato però in sospeso. La puntata risulta alla fine piacevole, sia nella fase iniziale in cui vengono mostrati i contrasti tra i personaggi, sia nella parte centrale che si svolge sull'astronave, con richiami ad Alien e La cosa. Voto: 8/10
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Published on August 20, 2014 04:04

August 18, 2014

Factory Day 2014

Bon, le vacanze sono finite. Cioè, in effetti sono ancora in ferie, ma trascorrerò i giorni rimanenti a casa, principalmente sdraiato sul divano o seduto davanti al pc. C'è però un evento rimarchevole che segnerà quest'ultima settimana di libera uscita, ed è il Factory Day 2014 che si terrà sabato 23 agosto a Viareggio.
Il Factory Day è una giornata pensata per festeggiare il primo anno di (proficua) attività della Factory Editoriale I Sognatori , la casa editrice "collettiva" di cui faccio parte e che ha pubblicato tra gli altri la mia raccolta Spore . Una giornata intera dedicata alla letteratura, all'arte e alla cultura in generale, ma anche al semplice (e tutt'altro che scontato) contatto diretto tra editore, autori e pubblico. Il programma è vario, e prevede sia presentazioni di libri che intermezzi musicali, dibattiti e naturalmente anche un buffet in compagnia. Ecco la locandina:



La manifestazione si tiene negli spazi e con la collaborazione dell'associazione Uovo di Colombo , a ingresso libero e gratuito, e vedrà la partecipazione, oltre dell'editore Aldo Moscatelli, anche di numerosi autori e collaboratori della Factory oltre che di ospiti esterni che interverranno in occasione della tavola rotonda.
Naturalmente ci sarò anch'io, e a tuti quanti sono in zona (ma anche no, Viareggio si raggiunge abbastanza facilmente da mezza Italia, anzi, se vi serve consulenza contattatemi pure) propongo di passare a fare un giro, non importa se per un paio d'ore o per tutta la giornata. Troverete sicuramente qualcosa di interessante e sorprendente. See you there!
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Published on August 18, 2014 02:53

August 12, 2014

Rapporto letture - Luglio 2014

Mentre leggete questo post io sono "in vacanza", che metto virgolettato perché in realtà non so bene cosa mi aspetta là dove sono diretto e dove, salvo imprevisti, mi trovo in questo momento. Facciamo conto quindi che io mi stia effettivamente godendo la "villeggiatura" (anche questo da virgolettare), e tenendo presente che anche nel corso di questa le letture non si fermano, passiamo a esaminare quello che ho assorbito il mese scorso.

Più riguardo a I ciclonauti Cominciamo con un collega di Factory. Non ho conosciuto Piero Sansò (che in realtà si chiama Pietro, vai a sapere...) ma lo farò presto, al Factory Day 2014 che si terrà a Viareggio la prossima settimana, e quando ci troveremo avrò un paio di cose da chiedergli. Perché il suo romanzo I ciclonauti è un'avventura bizzarra, sospesa al limite del surreale e del fantastico vero e proprio, che non è facile inquadrare. Si parte con un semplice club di ciclisti amatoriali, che però infondono nelle loro pedalate un significato mistico, un collegamento con antichi percorsi e antichi monumenti (i menhir in particolare). Le implicazioni si fanno poi più serie, quando emergono delle forze che sembrano voler fermare i ciclonauti, e a loro insaputa questi si trovano a viaggiare tra i mondi e tra i tempi. Il libro inizia in tono leggero ma si incupisce dopo la metà, e il finale è decisamente d'impatto. E per uno come me, che tutto sommato si trova a fare le sue buone pedalate, non è difficile concedere qualche limite di plausibilità alle fantasie dell'autore. Un romanzo insolito, e difficile da classificare, ma buono a più livelli di lettura. Voto: 7.5/10


Rimango sugli autori italiani, ma stavolta multipli, con la raccolta Perché nulla vada perduto e altri racconti , la più recente della serie delle antologie del Premio RiLL, che per inciso contiene anche un mio racconto, intitolato per forza di cose "La conquista" ma che io avevo concepito come Pace e morte. Ma al netto di questo mio contributo, all'interno si trovano racconti di autori noti (Luigi Rinaldi, Luigi Musolino, Massimiliano Malerba) ed esordienti (Davide Camparsi, il cui racconto dà il titolo alla raccolta), oltre ad alcuni racconti di scrittori stranieri selezionati in racconti europei equiparabili al RiLL. Le storie sono tutte di buon livello, e anche se non si trovano forse idee e temi estremamente originali, c'è molta cura e capacità. Devo anzi dire che i racconti che mi hanno entusiasmato meno sono quelli dei colleghi stranieri (Sopravvissuto  mi è sembrato banalotto), mentre ce ne sono di molto validi tra gli altri, che alternano tematiche e stili diversi riuscendo a mettere insieme un'antologia ben bilanciata. Devo anche dire che, avendo letto in pratica tutti i libri della serie di RiLL, mi pare di notare che con gli anni il livello medio si sia notevolmente innalzato. Vorrà dire qualcosa? Voto: 7/10


Più riguardo a Hunger Games Arrivo poi al libro che ho letto e che direte "ma come te queste cose ma dai ti fai trascinare ma proprio te ma non ti vergogni", ma io mantengo la mia posizione e dico che Hunger Games non è affatto brutto. Sia chiaro che non l'ho comprato, ma me lo sono fatto prestare da mia nipote, proprio per vedere se fosse un libro che merita il successo e il fenomeno che ha generato o l'ennesimo caso costruito. Ecco, dopo averlo letto non posso che affermare che se questo è il tipo di letture che acchiappa i ragazzini di adesso, ben venga! Il romanzo è una distopia sicuramente non originale, e per chi legge fantascienza da decenni non c'è niente qui dentro che non si sia già visto e letto migliaia di volte, ma la storia è costruita in modo credibile, i personaggi non sono monodimensionali (sicuramente meno qui che nei film che ne sono stati tratti) e le vicende appassionanti. È uno young adult, questo è evidente, ma per me questa classificazione non è necessariamente male, e in questo caso penso che si possa riconoscere che si tratta di un lavoro mediamente buono (per capirsi: ho letto romanzi "per adulti" e anche di "grandi autori" decisamente inferiori a questo). Non credo che leggerò il seguito della serie, perché temo che possa virare sulla componente melensa di cui faccio tranquillamente a meno, ma sono tenuto ad assegnare a Suzane Collins, almeno per questo, un inaspettato voto 7/10


Più riguardo a Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton E infine arriviamo a uno di quei "grandi nomi" di cui sopra, perché ho avuto modo di leggere qualcosa anche di Robert Sheckley, autore sempre apprezzato. Spesso le suo storie sono la traslazione in forma di racconto di sketch umoristici, e questo romanzo tutto sommato segue quella forma. Il matrimonio alchimisto di Alistair Crompton è in fin dei conti una sorta di pastiche in cui si può trovare di tutto, pur partendo da una premessa interessante: il proagonista del titolo in giovane età ha manifestato segni di pericolosa schizofrenia, e così le sue personalità devianti sono state estirpate dal suo corpo e installate in androidi per vivere autonomamente. Ma Crompton decide di doversi Reintegrare con queste e tornare a essere una persona completa, e parte così in un viaggio per mezza Galassia alla ricerca delle sue parti mancanti. Il romanzo è prima di tutto divertente, con situazioni assurde e personaggi stereotipati (ma non per superficialità, la loro scarsa caratterizzazione è funzionale e giustificata proprio dal fatto di essere parti isolate di una personalità più complessa), e una scrittura che gioca anche con il lettore, arrivando anche ad abbattere la quarta parete. Insomma un libro che si legge al volo e si gode in pieno, anche se forse non riesce a mantenersi abbastanza esplosivo anche nel finale, che pare un po' tirato via. Voto: 7.5/10
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Published on August 12, 2014 01:00

August 7, 2014

Coppi Night 03/08/2014 - Eastern Promises

Non ho mai capito bene come funziona il discorso dei sottotitoli sui video scaricati. Cioè sì, so che ci sono dei file a parte che il file riconosce e quindi riproduce a seconda della scelta, anche se spesso la sincronia non è delle migliori. Quello che non capisco è: ma i sottotitoli "integrati" nel film, non sono già a video, anche quelli vanno aggiunti? Per dire, se mi scarico La passione di Cristo, i sottotitoli non sono già previsti, o li devo trovare a parte? Non che sia un problema che mi preoccupa tanto, in generale tanto guardo i film in inglese e non ho difficoltà, tranne quando, per metà film, i personaggi non parlano né italiano né inglese, ma, per esempio... russo?

È il caso di questo film (La promessa dell'assassino in italiano), i cui personaggi principali, tutti più o meno collegati all'ambiente russo, alternano agilmente (e in certi casi incomprensibilmente) una lingua all'altra. E per la parte in russo, non avevo i sottotitoli. Mi sono perso di conseguenza la storia dell'"autista" (Viggo Mortensen) così come un paio di battute a effetto con cui lui o altri hanno concluso un discorso, probabilmente delle badass lines che costituiscono un terzo del godimento del film. Tuttavia non ho avuto difficoltà a seguire la storia, anche perché i dialoghi in russo si riescono comunque a intuire grazie a toni e gestualità, e poi, insomma, nessuno usa il russo per dire all'altro che belle scarpe che ha indosso. Eastern Promises è in ultima analisi un gangster movie, anche se invece dei soliti mafiosi italiani a New York usa i mafiosi russi a Londra. Per il resto le abitudini e gli interessi dei malavitosi sono sempre gli stessi: il capofamiglia che dirige un ristorante (che poi, ristorante russo: da quando sanno cucinare?), il figlio cazzone e incapace (Vincent Cassel) che si tiene in piedi (a volte letteralmente) solo grazie all'aiuto del suo chaffeur-tuttofare. Forse l'unica differenza tra mafiya e mafia è che i russi sembrano avere una predilezione per le puttane (anche giovani) e la violenza sulle donne (soprattutto giovani), che credo invece non faccia parte della tradizione siciliana (sì, ok, c'è la sottomissione e la sudditanza, però di solito le ragazze vengano stuprate... ma magari mi ricordo male, se qualche mafioso vuole correggermi lo accetto ben volentieri). La storia segue un percorso abbastanza tipico per un gangster movie, con omicidi, occultamenti, tradimenti, doppigiochi e così via. Niente volgari sparatorie, ma alcune buone scene d'azione, su tutte il combattimento nella sauna con Mortensen nudo (sì, gli si vede tutto), insolitamente realistico per essere un corpo a corpo due contro uno.

Alla fine dei conti quindi Cronenberg riesce a mettere insieme un film intenso, crudo ma non esagerato, e che ha il pregio di azzeccare qualche buona sorpresa. Niente di indimenticabile, ma comunque di buon livello, in un sottogenere che spesso ha poco da dire.
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Published on August 07, 2014 02:03

August 4, 2014

Ultimi acquisti - Luglio 2014 (parte 2)

Dopo aver commentato nella parte 1 i nuovi album acquistati a luglio, passiamo adesso a raccolte e dj mix di vario genere appena finite nella mia collezione.

Voglio iniziare subito con quella che considero la chicca delle novità: questo doppio vinile The Best of Disco Demands 2 è un album che il buon Roby di Mastelloni ha sentito la necessità di consigliarmi: una raccolta Compilata da Al Kent che mette insieme una serie di pezzi disco degli anni 70 ormai introvabili in qualunque forma. Ora, io non conosco così bene questo genere da poter citare con cognizione gli artisti più rappresentativi ivi inclusi, tuttavia si tratta di pezzi che rievocano con forza quel sound che è stato l'origine di tutta la club culture mondiale, per cui l'ascolto è davvero piacevole. Ascoltati oggi questi pezzi assumono tutto un altro significato, perché se all'epoca potevano essere canzoni leggere e di poco conto, in retrospettiva si tratta di un fenomeno che ha rivoluzionato la musica nel mondo. È quindi un'esperienza non solo piacevole ma anche istruttiva. Senza nemmeno considerare le vistose zinne in copertina, che non fanno mai male.

Rimaniamo poi in un ambito leggermente al di fuori di quello cehe tratto di solito, con la raccolta Coming Home compilata in questo caso da Sven Vath (di cui evito di fornire notizie biografiche, chi non sa di chi sto parlando non ha motivo di leggere questo e tutti gli altri post musicali da me scritti). Siamo abituati a sentire Sven almeno una volta l'anno, con il suo mix The sound of the #th season, ma in questo caso si tratta di qualcosa di diverso: qui dentro non ci sono i pezzi suonati da Sven durante le sue performance, ma quelli che lui ascolta e ama. Un po' come le Late Night Tales di Trentemoller, qui scopriamo l'altro lato di un artista della musica elettronica: i pezzi scelti da Vath sono infatti profondi e variegati, e spaziano dal puramente strumentale all'ambient, dal downtempo al pop. Troviamo tra gli altri Boards of Canada, Holden, Horror Inc, ma anche tanti altri autori sconosciuti e che difficilmente avrei potuto scoprire diversamente. Questo tipo di operazioni mi piace sempre di più, e credo che a suo tempo mi andrò a cercare altre raccolte di questa o altre serie simili.
Torniamo poi a parlare di Paul Kalkbrenner, altro nome che va conosciuto e basta. Giusto l'anno scorso è uscito il suo ultimo album Guten Tag , e a breve distanza ecco arrivare X , che non è un album ma una raccolta di remix. I pezzi di Guten Tag ma anche degli album precedenti (li trovate tutti recensiti sul blog) sono stati qui reinterpretati da colleghi di Kalkbrenner come Vitalic, Joris Voorn, Format:B, Pig and Dan, e il fratellino Fritz. Meriterebbe quasi un intero discorso a parte i remix di Robag Wruhme di Sky and Sand, ma per spiegare il valore di questo pezzo soltanto mi infilerei in una serie infinita di digressioni che non è il caso di affrontare qui. Magari ascoltatelo, non prima però di aver ascoltato la versione originale della canzone, che in realtà conoscete già ma non sapete che è proprio quella. Insomma, una delle migliori raccolte di remix, per calibro degli artisti coinvolti e qualità dei pezzi, dai tempi di Luna . Interessante notare che c'è anche un remix eseguito dai Martini Bros, aka Artist Unknown, autori di quell'Unknown to Millions che dà il titolo a questo blog!

E concludo con un mix cd vero e proprio, l'edizione 2014 di una compilation che avevo acquistato l'anno scorso: Enter. Ibiza 2014 , che si può pressappoco considerare l'equivalente di Richie Hawtin del Sound of the Season di Sven Vath, anche quest'anno presenta 4 cd mixati da quattro autori diversi, che a parte Matthew Hawtin (che sospetto essere parente di Richie, ma non ho controllato), che contano nel complesso una sessantina di pezzi di quella salutare techno che potremmo ascoltare appunto in una settimana ad Ibiza, ma ad un prezzo decisamente più accessibile. Sempre apprezzabile la presenza di un cd dedicato a pezzi instrumental/ambient, che fa da valido intermezzo agli altri.
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Published on August 04, 2014 11:08

August 2, 2014

Lost in Lost #23 - Stagioni 5 e 6

L'avevo anticipato nell'ultimo post, che la rubrica avrebbe chiuso prima del previsto. Le ragioni sono principalmente due: innanzitutto ho notato con il tempo che il riscontro ottenuto è abbastanza scarso, e visto che cerco di equilibrare le distribuzione dei post, questa rubrica toglieva spazio vitale ad altre che potevano suscitare più interesse; ma ancora più importante, il problema è che la stesura dei resoconti e la ri-visione insieme alla cavia ignara della serie non procedevano di pari passo. Di solito, il ritmo normale era quello di due-tre episodi la settimana, il che mi permetteva di mettere insieme un post a consuntivo anche con un breve ritardo. Ma poi, finita la quarta stagione, perché la cavia aveva sempre più voglia di scoprire "come va a finire", e ci siamo trovati a guardare anche 3-4 puntate di fila in una sola serata. In questo modo il divario tra episodi visti e commentati si è allungato sempre di più, e mi è risultato difficile tenere traccia delle impressioni da riportare. Fatto sta che la visione della sesta stagione (per me era la prima volta che la rivedevo) si è conclusa a maggio, per cui ormai non ha più senso seguire una scaletta.
Cerchiamo quindi di riassumere velocemente quelle che sono state le impressioni complessive di quanto rimane nella quinta e sesta stagione di Lost. Se la prima parte della quinta stagione sembrava interessante, da una parte con i salti temporali, utili anche per mostrare un po' di mitologia dell'isola, dall'altra con il gruppo dei Six che viene rimesso insieme, dopo il rientro di questi ultimi sull'isola nell'epoca della Dharma la marcia cambia, e anche se è simpatico veder sviluppare la storia di cui avevamo sentito parlare, alcuni punti sono trattati con fin troppa leggerezza. La gestione del viaggio nel tempo e dei possibili paradossi è teoricamente buona (whatever happened happened), ma si scontra con alcune evidenze contrarie risolte con troppa semplicità (Ben ragazzino che dopo essere portato al Tempio dimentica tutto e non riconosce Sayid da adulto; la Rousseau che non riconosce Jin conosciuto 16 anni prima perché... è pazza?). Se poi un personaggio come Daniel Faraday viene buttato via (nonostante la sua sia una delle puntate migliori della serie), si rimane davvero confusi. Il finale della quinta serie lascia spazio a molti interrogativi, ma quando la storia riprende non abbiamo indizi per capire cosa effettivamente stiamo vedendo. Se le prime puntate sono abbastanza sorprendenti, perché ricche di nuove scoperte sull'isola (la gente del Tempio, la forma del Mostro, la caverna coi nomi numerati), anche qui via via che il conflitto finale va delineandosi si perdono pezzi per la strada, e la prevedibile Battaglia per la Terra non riesce a conquistare fino in fondo. Non che questo significhi che non ci sono buoni episodi: la storia di Alpert è molto bella, e così anche l'episodio di Desmond (Happily Ever After) che dopo metà stagione segna finalmente un punto di contatto tra la trama sull'isola e i flash, fino a quel momento indefiniti. Peccato che quando si arriva a scoprire cosa siano effettivamente i flash si rimanga piuttosto interdetti, e anche qui la cosa che viene da pensare è che sia stata scelta la soluzione più semplice, il jolly inattaccabile non poi molto diverso dal classico "era tutto un sogno".
Ora, ci sono stati molti fraintendimenti all'epoca sul finale di Lost, e c'è gente che ha capito che tutto quanto avvenuto sull'isola fosse un'anticamera della morte per tutti i naufraghi, che in realtà non sono mai arrivati in quel posto. Questo è palesemente errato, perché le uniche parti "sognate" sono i flashsideways della sesta stagione; ciònondimeno, proprio il fatto che questa parte della stagione non sia "mai avvenuta" sembra sprecare il tempo dello spettatore, anche perché numerosi indizi portano a credere che quanto avviene dopo l'atterraggio dell'Oceanic 815 abbia in realtà una connessione diretta con gli eventi che già conoscevamo. L'ipotesi più accreditata, per me, era quella della realtà alternativa creata dall'esplosione della bomba innescata da Julieta alla fine della quinta stagione, e un successivo collasso e sovrapposizione delle due realtà, ma gli autori (che secondo me si sono tenuti aperta questa possibilità almeno fino all'episodio 13-14) hanno poi deciso di virare sul mistico piuttosto che rimanere nel fantascientifico, forse per semplice pigrizia: con argomenti metafisici non c'è bisogno di essere completamente coerenti, e si può più facilmente chiudere una storia che si sa bene ha troppi punti rimasti in sospeso per poter essere commpletamente coerente. Qualcuno ci ha visto una forte componente religiosa, e in particolare cristiana, ma io credo che il finale si possa interpretare in senso mistico al di là della precisa definizione di un pantheon. Rimane comunque il fatto che appare come qualcosa di raffazzonato all'ultimo momento.
La mia cavia è rimasta turbata per qualche giorno, dopo il finale. Ma non nel senso di sconvolta, intendo proprio incazzata, tanto di malumore da non poter essere avvicinata. "Io ho sprecato un anno della mia vita a guardare questa roba?", si lamentava. Le ho spiegato che la sua reazione non è certo isolata, e che più o meno 3/4 del pubblico ha pensato la stessa cosa, inizialmente. Per quanto mi riguarda, rivedendo la sesta serie con più distacco a 4 anni dall'ultima volta, sono riuscito ad assimilarla meglio, pur continuando a vederne le evidenti pecche. Rimane comunque il fatto che, al di là (o aldilà?) di una chiusura approssimativa, Lost è una storia straordinaria, che ha saputo piazzare diversi colpi e, che piaccia o no, ha profondamente segnato tutto il settore delle serie tv, diventando un nuovo punto di riferimento (dopo Twin Peaks e X-Files, e prima di Game of Thrones). Quindi disconoscergli questo merito sarebbe disonesto. Peraltro, proprio ieri, la cavia mi ha detto che avrebbe quasi voglia di rivederlo, perché forse, dopo aver buttato giù l'amarezza iniziale, potrebbe essere interessante ricominciare per coglierne i molti aspetti secondari. Quindi, vuol che in fondo qualcosa di questa serie rimane comunque.
Concludo riportando un video in cui Damon Lindelof, uno degli autori maggiormente responsabili per lo svolgimento dello show dalla terza serie in poi, commenta a mente fredda alcuni degli aspetti pù controversi della serie. A me ha aiutato molto:


"Lost in Lost" finisce qui, e posso dire nonostante la debacle finale è stato molto interessante per me portare avanti questa rubrica. E forse voi non l'avete notato, ma alla fine i post di questa rubrica sono 23. Vi lacio trarre le dovute conclusioni.
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Published on August 02, 2014 00:51

July 31, 2014

Coppi Night 27/07/2014 - The Strangers

Ultimamente sembra che all'interno del Coppi Club sia emersa una grande voglia di horror, cosa di cui non sono per nulla entusiasta. Dopo qualche recente puttanata e un classico, stavolta abbiamo provato un film di qualche anno fa che all'epoca ebbe un certo hype. In un'ipotetica suddivisione dei sottogeneri dell'horror che sicuramente esiste ma che io non conosco, questo si colloca nel filone non-soprannaturale e con lo schema delle vittime chiuse in casa e assediate dagli assalitori. Di fatto i due protagonisti (una coppia vagamente in crisi [quando chiedi alla tua compagna di sposarti e lei risponde di no, qualcosa di storto c'è], soli nella casa di campagna di lui) cercano per buona parte del tempo di fuggire dall'ambiente ostile, ma con scarsi risultati.

Il tutto inizia quando i due si recano in questa rustica casetta in mezzo al bosco (where no one can hear you scream), e alla ragazza viene in mente che ha bisogno di sigarette, ora, subito, anche se il tabacchino più vicino è a 130 miglia. Dopo questa sfuriata alla Filippo Nardi, lui decide che è il caso di assecondare la compagna (tanto più se vuole avere una chance che lei accetti l'anello di matrimonio), e la lascia quindi sola nello chalet. A questo punto inizia la lunga fase in cui la reazione dello spettatore si riassume in tre parole: "NON LO FARE!" Con una serie di mosse volpine in fatti gli stranieri si introducono in casa e iniziano ad accerchiare la ragazza rimasta sola, e si assiste a una sequenza infinita di occasioni in cui il comportamento di lei (e poi di entrambi, quando lui ritorna) appare estraneo a ogni logica e cautela. Bisogna ammettere che inizialmente la caccia è divertente, se si esclude la frustrazione per il comportamento idiota delle vittime, e le fasi in cui si vedono apparire fugacemente le maschere degli intrusi riesce a suscitare una certa inquietudine. La cosa però si fa ripetitiva, e soprattutto viene commesso un errore a mio avviso imperdonabile, che squalifica quasi tutto il lavoro svolto: i tre assalitori compiono azioni al limite del soprannaturale. Perché per quanto tu possa essere abile, se non sei Lupin né Houdini difficilmente riesci a introdurti all'interno di una casa, farti vedere alle spalle del tuo obiettivo e poi volatilizzarti quando questo gira la testa; non puoi far echeggiare la tua risata nel bosco e non essere visibile; non puoi ricevere una fucilata in pieno viso e non risentirne. Un caso è particolarmente eclatante: il ragazzo viene toccato sulla spalla da uno straniero (lo vediamo proprio dal pov di quest'ultimo), ma quando poi si gira non vede nessuno. Quanti devi essere veloce per riuscire in una cosa del genere? O sei un umano, e rispetti le leggi della fisica, o sei uno spettro, e allora non devi curarti di telefoni, armi, ferite e inseguimenti. Nel tentativo di far aumentare la tensione, il film scivola su questi particolari fin troppo evidenti.

Ma in realtà il problema è anche un altro: totale assenza di sviluppo del plot. Sì, ok, abbiamo questa situazione tipica da film horror, ma al di là del "assassino insegue vittima" non c'è altro, e tutti i ruoli rimangono piuttosto indefiniti. Lo spettatore non ha nessuna ragione per sperare che i ragazzi sopravvivano, né d'altra parte partecipa in qualche modo alla caccia degli assalitori, di cui non conosciamo alcuna motivazione. Anche le scene più drammatiche sono quindi svuotate di significato, perché non c'è nessun tipo di coinvolgimento, e l'esito della battaglia importa ben poco. Aggiungiamo una scena finale ripresa da qualunque abietto monster movie, e si ottiene un prodotto che ha delle potenzialità a livello "tecnico", ma fallisce clamorosamente quanto a gestione della trama.
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Published on July 31, 2014 04:15

July 28, 2014

Ultimi acquisti - Luglio 2014 (parte 1)

Torniamo a parlare di musica sul blog dopo qualche mese di assenza ingiustificata, e lo facciamo con la tradizionale descrizione degli ultimi acquisti effettuati. Come per le ultime volte, non farò distinzione dal supporto (cd o vinile) su cui si trovano la musica acquisita, ma solo una suddivisione tematica: in questa prima parte parlerò degli album, nella successiva delle raccolte e compilation.

Iniziamo con techno di quella pura. Chris Hardt mi era del tutto sconosciuto, ma mi è sembrato fin dall'inizio uno di quei tedeschi che sanno cosa significa pestare per bene con un pezzo, d'altra parte la schranz l'hanno inventata loro. Qui siamo su un territorio simile, con pezzi duri, fatti di percussioni e bassi tormentati, con effetti sonori da industria pesante. Difficile fraintedere lo stile di Black Knight Satellite , uscito nel 2014 ma che sembra più un prodotto della techno progressive degli anni 90. Curioso il fatto che tre degli otto pezzi abbiano un titolo in italiano (Avanzare, Progressista, Una bomba).

Rimaniamo sempre sulla techno classica con un altro tedesco, Ascon Bates, che pur essendo in giro da parecchi anni arriva solo adesso con Undying Pieces al suo primo album. Anche qui non ci sono dubbi su come classificare questo disco, anche se Bates si concede qualche incursione in più verso la melodia rispetto al precedente, come in Another Stairway to Universal Space, pur senza diventare stucchevole. Il ritmo è sempre alto, e le lyrics in loop aiutano ad aumentare il senso di claustrofobia (soprattutto in The Smoky Behavior).


Un nome più noto dei precedenti è quello di Theo Parrish, americano sulla scena fin dagli anni 90. Il suo album Parallel Dimensions del 2000 è stato ristampato nei mesi scorsi e Mastelloni mi ha raccomandato di non farmelo scappare: come sempre, non è stato un brutto consiglio. Nelle nove tracce dell'album si segue un percorso di house autentica, completa di influenze tribali e di suoni che richiamano (o direttamente campionano) il blues. È musica da professionisti, con tracce lunghe oltre i 9 minuti (fino anche a15) ma che mantengono la loro unicità. Ascolto avvolgente e armonico, e dev'esserci una ragione se il disco è stato riesumato dopo 14 anni, fatto del tutto eccezionale in questo ambito.


Esce invece sull'etichetta Ostgut Ton, che deriva al famoso club Berghain di Berlino, Code, anche questo opera prima di Answer Code Request . È scontato che se si parla di una discoteca berlinese ci si può aspettare della buona techno, ma in questo disco si trova anche altro, infatti metà dei pezzi abbandona il ritmo in 4/4 e vira sul downtempo, facendo spazio a un po' di calore in quello che altrimenti sarebbe un album fin troppo preciso. Efficace commistione di generi quindi, per un disco che non innova niente ma regala comunque delle buone combinaizone di suoni.



E terminiamo la sezione dedicata agli album con qualcosa di ascolto più facile. I GusGus sono una band in giro da parecchio, che fin dall'inizio si sono ricavati una nicchia in un genere molto particolare, a cavallo tra house, electro e pop (ne trovate un paio in alcuni dei miei dj set). Sarebbe riduttivo definirlo synthpop, perché l'impostazione dei pezzi è molto più affine a quella di una traccia tech-house, ma allo stesso modo i testi e la centralità data a melodie e ritornelli rende i loro pezzi di facile assimilazione (nonché oggetto di gustosi remix). Mexico è il loro ultimo album, preceduto nei mesi scorsi dall'estrazione di alcuni singoli (Crossfade e Obnoxiously Sexual) che rendono eccellentemente l'idea del loro stile. Ma tra i nove pezzi se ne trovano di altrettanto validi, e anche meno pop e più synth, come Sustain o l'eponimo Mexico, che ricordano per certi versi alcune opere degli Underworld. Un ottimo disco per chi vuole iniziare a conoscere l'elettronica e non sa cosa aspettarsi da un genere che punta più sul suono che sulle parole.
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Published on July 28, 2014 11:03

July 24, 2014

Coppi Night 20/07/2014 - Rosemary's Baby

Dopo la doverosa pausa per la finale dei mondiali (sì, dai, quella me la guardo anch'io che a volte ho dei dubbi su quale forma dovrebbe avere un pallone da calcio), siamo tornati al regolare Coppi Club, e le votazioni hanno inusualmente favorito un film storico (nel senso di un film che ha fatto la storia, non un film su un evento/personagio storico). Ho già avuto modo di dire quanto il genere horror mi sia solitamente avverso, per il semplice fatto che mi pare che non abbia niente da offrire attualmente, tutti i film del filone seguono lo stesso schema e basano il loro elemento "orrorifico" su jumpscares, che magari ti fanno pure sobbalzare sulla sedia, ma allo stesso modo in cui lo fai quando ti trovi una vespa che ti ronza intorno (ci sono esempi recenti di questa abitudine). Per questo mi accosto al genere con parecchia diffidenza, anche se in questo caso avevo a incoraggiarmi quarant'anni di commenti positivi.

In effetti, Rosemary's Baby riesce a sviluppare un contesto inquietante senza bisogno di ricorrere ad artifici come mostri in cgi ed effetti sonori improvvisi. Pur trattandosi di una storia che gira intorno al satanismo, non si vedono qui i tipici segni di possessioni e le stereotipate adorazioni del maligno che risultano più ridicole che spaventose. Tutto invece si muove sul filo del dubbio, dell'inquietudine, di una gravidanza problematica e sospetta a cui troppe persone sembrano interessate. La cosa sconvolgente è che le azioni dei satanisti in questo film sono tutte "buone": persone premurose, efficienti, forse un po' morbose ma sempre educate e (apparentemente) benintenzionate. E si fatica quindi a credere che i loro obiettivi siano più reconditi e, in ultima anlisi, malefici. Anzi, alla fine del film, il dubbio rimane: si tratta davvero di persone malvagie, o soltanto molto unite e dedite a qualcosa di non ordinario?

Anche se scorre un po' lentamente (è pur sempre un film degli anni 60), l'equilbrio è perfetto, e la tensione sempre presente, a volte appena accennata, altre solo come sottofondo, una specie di acufene di cui non si riesce a identificare l'origine. Non si può dire che il film "faccia paura", ma di sicuro destabilizza le aspettative dello spettatore e riesce a turbarlo. Il tutto senza nemmeno uno schizzo di sangue. Non male, eh?
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Published on July 24, 2014 04:11

July 21, 2014

Cofanetto Futurama volume 7

Veloce post di servizio per segnalare che è da poco disponibile anche in italiano il cofanetto Futurama volume 7, che comprende i primi 13 episodi della production season 7, che per coincidenza è anche la broadcasting season 7. Fa un po' specie che diversamente da quanto fatto per la stagione 6, i cui 26 episodi sono stati inclusi in un unico cofanetto volumi 5 e 6 (qui la coincidenza tra numerazione di produzione e trasmissione non vale), stavolta i due dvd includano solo i primi 13 episodi dell'ultima serie, già trasmessi in tv a partire dall'anno scorso. Del resto, a quanto mi risulta il secondo blocco di episodi non è ancora passato in Italia, quindi dovremo rimandare il cofanetto volume 8 ad ancora qualche anno. Se non altro, in questo modo potrà sembrare che Futurama sia ancora viva e scapitante...


Tutti gli episodi contenuti nel cofanetto sono stati a loro tempo recensiti sul blog nell'apposita rubrica, mentre degli altri 13 ancora inediti da noi devo ancora provvedere a commentare gli ultimi 3. Li diluisco apposta per farli durare di più...
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Published on July 21, 2014 05:15

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
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