Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 60
January 10, 2015
Coppi Night 04/01/2014 - Ogni cosa è illuminata
Urrà per la prima Coppi Night dell'anno! Di ritorno dall'intensa sessione di editing con
il mio nuovo editore
per
il mio nuovo libro
(mi sa che ve la farò pesare ancora un po' nelle prossime settimane), mi aspettavo di poter vedere qualcosa di intrigante ma rilassante, che mi aiutasse a distendere il cervello senza necessariamente spegnerlo, e questo film si è rivelato l'esatto contrario di quello che mi aspettavo. Bam!
Ok, so che è un momento delicato per questo tipo di discorsi visti i recenti fatti di cronaca internazionale, però bisogna che io lo dica. Io di queste storie sugli ebrei e l'olocausto francamente non ne posso più. Ma non da ora, eh, non ne potevo più già quando ero in seconda ragioneria. Don't get me wrong, non sono un negazionista né neofascista né un -ista di alcun tipo, io sto parlando dal puro punto di v-ista narrativo. Il punto è questo: la mia impressione è che tanti di questi autori (dico "autori" in senso ampio, parlo sia di scrittori che sceneggiatori) ritengano che basta che nella loro storia compaia un riferimento all'olocausto perché il tutto acquisti profondità.
Prendiamo come esempio questo film. Elijah Wood è un americano figlio di emigrati ucraini ebrei che dopo la morte del nonno si reca nella sua terra di origine per ritrovare la donna che gli ha permesso di salvarsi dalla persecuzione qualche decennio prima. Fa il suo viaggio insieme a un giovane tamarro ucraino (che mi dicono essere il cantante di una band di qualche rilievo) e il suo intransigentissimo nonno. Gira e gira alla fine si scopre che pure il nonno era ebreo e faceva finta di non esserlo, e tutti sono amici e fratelli. Questa è la storia. Che cosa dovrebbe portarmi a considerare che quello che ho visto abbia un livello di interpretazione più profondo di questo? La rispota per gli autori è semplice: si parla dell'olocausto degli ebrei, quindi tutto è serio e intenso. E invece no, non è così, perché se una storia è insipida lo sarà anche se i protagonisti sono Gengis Khan e Houdini. L'olocausto è un po' il jolly che ti risolve la trama, perché se citi quello non devi dare ulteriori approfondimenti. Per gli autori italiani la stessa cosa può funzionare usando la mafia, il principio è lo stesso.
Poi mi direte "eh no guarda che il libro è diverso, è proprio bello". Ottimo. Non mi interessa, io sto vedendo un film e giudico quello. Il film non ha senso e le ultime scene in particolare lo confermano: il suicidio del nonno, che per stessa ammissione dei protagonisti avviene senza ragione? Le sequenze oniriche all'aeroporto con i personaggi già visti durante il viaggio?? Il funerale ebreo per il nonno che da sessanta-cazzo-di-anni non ha professato la sua fede e probabilmente se ne era pure dimenticato e ora state tutti lì (cane incluso) con la kippah in testa come se la cosa più importante per la vostra famiglia fosse un dettaglio di natura etnica che non ha mai avuto nessun influenza sul corso della vostra vita??? Non ci siamo. Ma in realtà avrei dovuto capirlo molto prima della fine, perché quando in un film i momenti più interessanti sono quelli in cui un cane abbaia, vuol dire che qualcosa non va.
Ok, so che è un momento delicato per questo tipo di discorsi visti i recenti fatti di cronaca internazionale, però bisogna che io lo dica. Io di queste storie sugli ebrei e l'olocausto francamente non ne posso più. Ma non da ora, eh, non ne potevo più già quando ero in seconda ragioneria. Don't get me wrong, non sono un negazionista né neofascista né un -ista di alcun tipo, io sto parlando dal puro punto di v-ista narrativo. Il punto è questo: la mia impressione è che tanti di questi autori (dico "autori" in senso ampio, parlo sia di scrittori che sceneggiatori) ritengano che basta che nella loro storia compaia un riferimento all'olocausto perché il tutto acquisti profondità.Prendiamo come esempio questo film. Elijah Wood è un americano figlio di emigrati ucraini ebrei che dopo la morte del nonno si reca nella sua terra di origine per ritrovare la donna che gli ha permesso di salvarsi dalla persecuzione qualche decennio prima. Fa il suo viaggio insieme a un giovane tamarro ucraino (che mi dicono essere il cantante di una band di qualche rilievo) e il suo intransigentissimo nonno. Gira e gira alla fine si scopre che pure il nonno era ebreo e faceva finta di non esserlo, e tutti sono amici e fratelli. Questa è la storia. Che cosa dovrebbe portarmi a considerare che quello che ho visto abbia un livello di interpretazione più profondo di questo? La rispota per gli autori è semplice: si parla dell'olocausto degli ebrei, quindi tutto è serio e intenso. E invece no, non è così, perché se una storia è insipida lo sarà anche se i protagonisti sono Gengis Khan e Houdini. L'olocausto è un po' il jolly che ti risolve la trama, perché se citi quello non devi dare ulteriori approfondimenti. Per gli autori italiani la stessa cosa può funzionare usando la mafia, il principio è lo stesso.
Poi mi direte "eh no guarda che il libro è diverso, è proprio bello". Ottimo. Non mi interessa, io sto vedendo un film e giudico quello. Il film non ha senso e le ultime scene in particolare lo confermano: il suicidio del nonno, che per stessa ammissione dei protagonisti avviene senza ragione? Le sequenze oniriche all'aeroporto con i personaggi già visti durante il viaggio?? Il funerale ebreo per il nonno che da sessanta-cazzo-di-anni non ha professato la sua fede e probabilmente se ne era pure dimenticato e ora state tutti lì (cane incluso) con la kippah in testa come se la cosa più importante per la vostra famiglia fosse un dettaglio di natura etnica che non ha mai avuto nessun influenza sul corso della vostra vita??? Non ci siamo. Ma in realtà avrei dovuto capirlo molto prima della fine, perché quando in un film i momenti più interessanti sono quelli in cui un cane abbaia, vuol dire che qualcosa non va.
Published on January 10, 2015 02:10
January 7, 2015
In uscita: Dimenticami Trovami Sognami
È da un po' (più di un anno!) che ve la meno con Retcon, il mio "primo romanzo" che dopo una serie di rocambolesche avventure si è guadagnato la pubblicazione. Finora ho solo lanciato qualche aggiornamento periodico per farvi presente che c'erano dei lavori in corso, ma non ho potuto fornire maggiori dettagli perché ancora "non eravamo pronti". Oggi finalmente cala il velo di mistero e posso annunciare che a fine gennaio
Dimenticami Trovami Sognami
(questo è il titolo che abbiamo infine concordato) sarà pubblicato da
Zona42
.
Ecco qua, l'editore interessato di cui non potevo parlarvi erano proprio loro, i coraggiosi che meno di un anno fa si sono lanciati nell'impresa di rendere giustizia alla fantascienza, con pubblicazioni contenute nel numero ma eccelse nella qualità (e non lo dico io, ma i lettori, i librai, Wired...). È quindi per me una doppia soddisfazione poter annunciare che il libro uscirà, e che uscirà con loro.
Non voglio per adesso riferire del lavoro al limite del maniacale che sta dietro questo annuncio, e di quello che si sta ancora svolgendo mentre leggete queste parole e che proseguirà nei prossimi mesi (i progetti ci sono già), forse lo farò più nel dettaglio in seguito, ma posso dire di essere davvero soddisfatto per come tutto è stato portato avanti.
Ancora non abbiamo una data precisa e nemmeno la copertina è pronta (cioè, io l'ho vista, ma ancora c'è qualche dettaglio da sistemare), ma intanto lo sapete: a breve Zona42 pubblicherà il mio romanzo Dimenticami Trovami Sognami. Qualche notizia sulle ragioni che hanno portato a scegliere la mia opera le trovate nell'annuncio ufficiale dell'editore, riporto solo un paio di frasi perché... vabbè, perché ci godo abbestia, mi sarà pure consentito!?
Gli sviluppi seguiranno presto, e con queste premesse mi sento di dire che saranno avvincenti.
Ecco qua, l'editore interessato di cui non potevo parlarvi erano proprio loro, i coraggiosi che meno di un anno fa si sono lanciati nell'impresa di rendere giustizia alla fantascienza, con pubblicazioni contenute nel numero ma eccelse nella qualità (e non lo dico io, ma i lettori, i librai, Wired...). È quindi per me una doppia soddisfazione poter annunciare che il libro uscirà, e che uscirà con loro.
Non voglio per adesso riferire del lavoro al limite del maniacale che sta dietro questo annuncio, e di quello che si sta ancora svolgendo mentre leggete queste parole e che proseguirà nei prossimi mesi (i progetti ci sono già), forse lo farò più nel dettaglio in seguito, ma posso dire di essere davvero soddisfatto per come tutto è stato portato avanti.
Ancora non abbiamo una data precisa e nemmeno la copertina è pronta (cioè, io l'ho vista, ma ancora c'è qualche dettaglio da sistemare), ma intanto lo sapete: a breve Zona42 pubblicherà il mio romanzo Dimenticami Trovami Sognami. Qualche notizia sulle ragioni che hanno portato a scegliere la mia opera le trovate nell'annuncio ufficiale dell'editore, riporto solo un paio di frasi perché... vabbè, perché ci godo abbestia, mi sarà pure consentito!?Andrea Viscusi non ha alcun timore ad affrontare i temi fondamentali della nostra esistenza o a interrogarsi sul nostro ruolo nel mondo, ma condisce la speculazione più sfrenata con una tale attenzione ai personaggi, alle loro emozioni e alle loro relazioni, tanto da poterlo tranquillamente confrontare con i più blasonati nomi della fantascienza internazionale.
Gli sviluppi seguiranno presto, e con queste premesse mi sento di dire che saranno avvincenti.
Published on January 07, 2015 13:26
January 5, 2015
Ultimi acquisti - Dicembre 2014 (parte 1)
Diomio, come ho fatto a resistere quasi per sei mesi? Noto solo scrivendo questo post che gli ultimi acquisti prima di questi risalivano a luglio, e sono riuscito a tirare avanti per tutto questo tempo? Forse ha contribuito il fatto di aver avuto un'agenda piuttosto fitta, ultimamente. In effetti ho trovato il tempo per il mio periodico giro a Firenze comprensivo di visita a Disco Mastelloni solo con la scusa dei regali di Natale.
Come già sapete già da un po' miei acquisti comprendono sia cd che vinili, e non faccio distinzioni di supporto (come non la faccio tra carta ed ebook nei rapporti letture). Suddivido l'elenco in due parti, parlando adesso di album ed EP, e nel prossimo di compilation e singoli.
Cominciamo con un album per cui avevo la bava fin da quando ne ho sentito parlare:
EX
è l'ultimo lavoro di Plastikman, una sessione live registrata e successivamente incisa. Di Plastikman, prima incarnazione di Richie Hawtin, e dell'importanza fondamentale da lui ricoperta nello sviluppo della minimal, non serve parlare (e se serve, non lo farò io). Bisogna però ammettere che negli ultimi anni lo stile di Hawtin si era arricchito dal punto di vista tecnico, ma al tempo stesso impoverito in termini di contenuto e "purezz". Con EX invece si ritorna proprio alle sonorità pulite delle origini, quelle di Musik e Recycled Plastik. Non si può quindi parlare di novità, ma di una piacevole rievocazione di un genere che oggi non ha più la presa che aveva un tempo.
Passiamo a Ernesto Ferreyra, uno dei produttori della squadra latina di Cadenza, etichetta techno/minimal di alto livello. Some Kind of Sign è un EP che contiene una serie di pezzi di buona minimal, anche se forse l'ispirazione non è così evidente. Non si tratta di un album, è vero, quindi il paragone con il precedente El Paraiso del las Tortugas non è del tutto corretto, tuttavia i sette pezzi non sembrano avere una loro unità, anche se il livello è comunuqe buono.
Rimanendo in casa Cadenza, abbiamo un altro EP, stavolta di un autore di minor diffusione riseptto a Ferreyra. Eduardo De La Calle non è un nome di spicco, ma con
The Methodical Machines
potrebbe attirare una certa attenzione. Siamo sempre nell'ambito della minimal, ma De La Calle riesce ad azzeccare una buona combinazione di suoni morbidi, e siamo in grado di percepire anche un filo conduttore che unisce tutti i pezzi della raccolta. Grazie a questa completezza si ha l'impressione di ascoltare un lavoro con una forte caratterizzazione, e il coinvolgimento è amplificato. Un autore da tenere d'occhio.
Kink invece lo conosco già bene, il suo nome come produttore o remixer si già fatto notare molte volte negli ultimi tempi.
Under Destruction
è il suo primo album, e qui conferma l'impressione di distanza dagli schemi attuali che già aveva dato in precedenza. L'album infatti contiene pezzi di una techno difficilmente classificabile, che fa ampio uso di loop e suoni elettronici, quasi affini alla VGM, e alcuni dei quali si sviluppano in direzioni imprevedibili. Anche qui si percepisce un'unità di temi che conferisce l'identità al lavoro nel suo complesso, e si può quindi promuovere a pieni voti la prima prova sulla lunga distanza di Kink.
Il prossimo disco è una chicca, perché si tratta di qualcosa di estremamente di nicchia: questo
Wrong Steps EP
, dell'eponimo Wrong Steps della cui identità non sappiamo nulla, è un disco di ottima techno prodotto dalla misconosciuta etichetta Huntley & Palmers. Purtroppo in questo caso non sono in grado di fornire nessun tipo di contesto, perché appunto non so nulla dell'etichetta né degli autori. È uno dei classici esempi di quando ascolti una cosa, ti piace, e decidi di prenderla senza necessariamente conoscerne la storia. Non posso nemmeno dirvi di provare ad ascoltarlo, perché non credo sia facile trovarlo anche da scaricare...
Anche l'ultimo pezzo di questo primo blocco è senza dubbio qualcosa di molto gustoso. Il
Mawa EP
di Anchorsong si presenta come un vinile da 10 pollici trasparente (il primo che mi capita). La copertina è da subito indicativa del contenuto: quattro tracce di techno tribale, con campionature, sonorità e atmosfere provenienti direttamente da qualcuna delle più remote tribù africane. Quando si parla di tribal techno è facile cadere nello stereotipo delle tracce costruite semplicemente aggiungendo il loop della canto tradizionale del popolo sconosciuto su una base, qui però il discorso è più complesso e profondo, e si percepisce una forte armonia e compenetrazione reciproca tra le parti campionate e quelle aggiunte dall'autore. Se si pensa poi che Anchorsong è in effetti un dj giapponese, fa quasi strano pensare al modo in cui culture così diverse riescano a integrarsi in questo modo, e non sto facendo un discorso da united colors of benetton, parlo proprio della constatazione che questo EP è nato grazie all'apporto di menti che distano più di mezzo pianeta in termini di spazio, e ancora di più a livello culturale. E questo sì, fa un po' impressione.
Come già sapete già da un po' miei acquisti comprendono sia cd che vinili, e non faccio distinzioni di supporto (come non la faccio tra carta ed ebook nei rapporti letture). Suddivido l'elenco in due parti, parlando adesso di album ed EP, e nel prossimo di compilation e singoli.
Cominciamo con un album per cui avevo la bava fin da quando ne ho sentito parlare:
EX
è l'ultimo lavoro di Plastikman, una sessione live registrata e successivamente incisa. Di Plastikman, prima incarnazione di Richie Hawtin, e dell'importanza fondamentale da lui ricoperta nello sviluppo della minimal, non serve parlare (e se serve, non lo farò io). Bisogna però ammettere che negli ultimi anni lo stile di Hawtin si era arricchito dal punto di vista tecnico, ma al tempo stesso impoverito in termini di contenuto e "purezz". Con EX invece si ritorna proprio alle sonorità pulite delle origini, quelle di Musik e Recycled Plastik. Non si può quindi parlare di novità, ma di una piacevole rievocazione di un genere che oggi non ha più la presa che aveva un tempo.
Passiamo a Ernesto Ferreyra, uno dei produttori della squadra latina di Cadenza, etichetta techno/minimal di alto livello. Some Kind of Sign è un EP che contiene una serie di pezzi di buona minimal, anche se forse l'ispirazione non è così evidente. Non si tratta di un album, è vero, quindi il paragone con il precedente El Paraiso del las Tortugas non è del tutto corretto, tuttavia i sette pezzi non sembrano avere una loro unità, anche se il livello è comunuqe buono.
Rimanendo in casa Cadenza, abbiamo un altro EP, stavolta di un autore di minor diffusione riseptto a Ferreyra. Eduardo De La Calle non è un nome di spicco, ma con
The Methodical Machines
potrebbe attirare una certa attenzione. Siamo sempre nell'ambito della minimal, ma De La Calle riesce ad azzeccare una buona combinazione di suoni morbidi, e siamo in grado di percepire anche un filo conduttore che unisce tutti i pezzi della raccolta. Grazie a questa completezza si ha l'impressione di ascoltare un lavoro con una forte caratterizzazione, e il coinvolgimento è amplificato. Un autore da tenere d'occhio.
Kink invece lo conosco già bene, il suo nome come produttore o remixer si già fatto notare molte volte negli ultimi tempi.
Under Destruction
è il suo primo album, e qui conferma l'impressione di distanza dagli schemi attuali che già aveva dato in precedenza. L'album infatti contiene pezzi di una techno difficilmente classificabile, che fa ampio uso di loop e suoni elettronici, quasi affini alla VGM, e alcuni dei quali si sviluppano in direzioni imprevedibili. Anche qui si percepisce un'unità di temi che conferisce l'identità al lavoro nel suo complesso, e si può quindi promuovere a pieni voti la prima prova sulla lunga distanza di Kink.
Il prossimo disco è una chicca, perché si tratta di qualcosa di estremamente di nicchia: questo
Wrong Steps EP
, dell'eponimo Wrong Steps della cui identità non sappiamo nulla, è un disco di ottima techno prodotto dalla misconosciuta etichetta Huntley & Palmers. Purtroppo in questo caso non sono in grado di fornire nessun tipo di contesto, perché appunto non so nulla dell'etichetta né degli autori. È uno dei classici esempi di quando ascolti una cosa, ti piace, e decidi di prenderla senza necessariamente conoscerne la storia. Non posso nemmeno dirvi di provare ad ascoltarlo, perché non credo sia facile trovarlo anche da scaricare...
Anche l'ultimo pezzo di questo primo blocco è senza dubbio qualcosa di molto gustoso. Il
Mawa EP
di Anchorsong si presenta come un vinile da 10 pollici trasparente (il primo che mi capita). La copertina è da subito indicativa del contenuto: quattro tracce di techno tribale, con campionature, sonorità e atmosfere provenienti direttamente da qualcuna delle più remote tribù africane. Quando si parla di tribal techno è facile cadere nello stereotipo delle tracce costruite semplicemente aggiungendo il loop della canto tradizionale del popolo sconosciuto su una base, qui però il discorso è più complesso e profondo, e si percepisce una forte armonia e compenetrazione reciproca tra le parti campionate e quelle aggiunte dall'autore. Se si pensa poi che Anchorsong è in effetti un dj giapponese, fa quasi strano pensare al modo in cui culture così diverse riescano a integrarsi in questo modo, e non sto facendo un discorso da united colors of benetton, parlo proprio della constatazione che questo EP è nato grazie all'apporto di menti che distano più di mezzo pianeta in termini di spazio, e ancora di più a livello culturale. E questo sì, fa un po' impressione.
Published on January 05, 2015 00:40
January 1, 2015
Post di inizio anno
Il 31 dicembre 2013 scrissi un post di fine anno per riepilogare le attività del blog dell'anno appena trascorso. Sarebbe forse una buona abitudine, ma siccome l'imprevedibilità è my way of life*, quest'anno sovverto tutte le regole e invece che il 31 dicembre lo pubblico il 1 gennaio, chiamandolo post di inizio anno. Isn't it clever?
Sì vabbè, poi il contenuto è sempre quello. Nel 2014 il conteggio dei post ammonta a 133, quindi siamo in calo anche rispetto al 2013. C'era da aspettarselo visto che ho avuto un drastico cambiamento della routine, e inoltre da novembre in poi sono stato parecchio, parecchio impegnato su altri fronti (vi ho già parlato di Retcon ?). Quindi no regrets, anzi, credo di aver infilato una decina di post interessanti nel marasma della blogsfera, ed è tutto quanto posso pretendere con i miei limitati mezzi.
I progetti per il prossimo anno di blogging non sono ben definiti, o meglio, non ho in mente nessun particolare stravolgimento di quanto abbiamo visto ultimamente. Se possibile cercherò di dare più spazio a post più approfonditi su temi specifici (come i film che non vedrete mai), ma non posso garantirlo perché sono solitamente abbastanza impegnativi, e poi bisogna pure che li trovi, questi film. Comunque l'intenzione è sempre quella di offrire contenuti per quanto possibile originale e distanti da quello che si può trovare a valangate sul web. Mi piacerebbe anche puntare al "contenuto di qualità", ma anche questo non lo prometto, ché tanto si sa che la qualità non paga e allora why bother?
Probabilmente nei primi mesi di questo anno vi troverete una sequenza di post autopromozionali, perché tra le presentazioni di Spore in preparazione, e l'imminente uscita di Retcon (che non si chiamerà così, come già sapete, ma per ora continuo a usare il working title) mi servirà questo spazio per attirare un po' d'attenzione. Ma relax, Unknown to Millions non si trasformerà in una vetrina di spam.
Quindi grazie a tutti voi lettori e lurker per la fiducia tacitamente accordatami (presumo che se non ci fosse, questa fiducia, me lo direste), e see you on this channel.
Sì vabbè, poi il contenuto è sempre quello. Nel 2014 il conteggio dei post ammonta a 133, quindi siamo in calo anche rispetto al 2013. C'era da aspettarselo visto che ho avuto un drastico cambiamento della routine, e inoltre da novembre in poi sono stato parecchio, parecchio impegnato su altri fronti (vi ho già parlato di Retcon ?). Quindi no regrets, anzi, credo di aver infilato una decina di post interessanti nel marasma della blogsfera, ed è tutto quanto posso pretendere con i miei limitati mezzi.
I progetti per il prossimo anno di blogging non sono ben definiti, o meglio, non ho in mente nessun particolare stravolgimento di quanto abbiamo visto ultimamente. Se possibile cercherò di dare più spazio a post più approfonditi su temi specifici (come i film che non vedrete mai), ma non posso garantirlo perché sono solitamente abbastanza impegnativi, e poi bisogna pure che li trovi, questi film. Comunque l'intenzione è sempre quella di offrire contenuti per quanto possibile originale e distanti da quello che si può trovare a valangate sul web. Mi piacerebbe anche puntare al "contenuto di qualità", ma anche questo non lo prometto, ché tanto si sa che la qualità non paga e allora why bother?
Probabilmente nei primi mesi di questo anno vi troverete una sequenza di post autopromozionali, perché tra le presentazioni di Spore in preparazione, e l'imminente uscita di Retcon (che non si chiamerà così, come già sapete, ma per ora continuo a usare il working title) mi servirà questo spazio per attirare un po' d'attenzione. Ma relax, Unknown to Millions non si trasformerà in una vetrina di spam.
Quindi grazie a tutti voi lettori e lurker per la fiducia tacitamente accordatami (presumo che se non ci fosse, questa fiducia, me lo direste), e see you on this channel.
Published on January 01, 2015 03:00
December 29, 2014
Coppi Night 28/12/14 - Boris il film
La visione di Boris - Il film è capitata proprio nel periodo in cui sto riguardando le tre stagioni della serie tv da cui il film è nato. Non ricordo bene come sono arrivato a Boris, probabilmente dietro segnalazione su qualche forum, perché per me l'argomento "serie tv italiana" non esiste proprio. Una delle cose sorprendenti di questa serie è vedere gli attori che solitamente appaiono come completi deficienti nelle svariate sitcom, esibirsi invece con padronanza e intelligenza. Viene da pensare che davvero il problema non sia tanto delle interpretazioni quanto delle specifiche richieste del canale "sitcom italiana". Inoltre Boris ha anche un contenuto metanarrativo per niente banale, il che è quasi automatico per una serie tv su una serie tv, ma la cosa si estende a un livello più profondo della sola mise en abyme.
Tutte queste però sono considerazioni che valgono soprattutto per la serie, prima che per il film. Concentriamoci invece su questo. La storia è semplice: dopo un'intera "carriera" passata a dirigere prodotti televisivi, il regista René Ferretti (che poi è il vero protagonista, anche se inizialmente il PoV è quello dello stagista) approda al cinema con un progetto nelle intenzioni grandioso: il film tratto da La casta (chiaro richiamo all'operazione fatta con Gomorra). Dopo aver tentato di mettere insieme uno staff di alto livello, Ferretti (il sempre eccezionale Francesco Pannofino, di cui siamo abituati a sentire la voce ma che si rivela anche un ottimo attore) capisce che può lavorare serenamente solo con la squadra di disperati, sottopagati, incapaci, disonesti e paraculi con cui ha lavorato alle fiction. Il progetto iniziale così si trasforma e diventa tutt'altra cosa.
È subito evidente anche qui l'effetto ricorsivo: regista e autori passano dalla tv al cinema, che è proprio quello che succede alla produzione del film. Lungo il percorso che porta alla versione definitiva del film si susseguono una serie di gag e situazioni al limite del surreale, solitamente risolte con una semplice alzata di spalle, percorrendo il solco già tracciato dal Boris televisivo. Nel film compaiono più o meno tutti i personaggi che si sono visti durante la serie, alcuni con un ruolo principale altri come brevi cameo, oltre a decine di riferimenti a vicende già note. Questo da una parte può essere stato un punto di forza del film, ma dall'altro è anche una debolezza: l'impressione infatti è che più di una storia a sé si sia voluto creare un lungo "omaggio" alla serie madre, con frequenti rimandi e citazioni. Per lo spettatore casuale alcuni volti e discorsi possono avere poco senso, proprio perché affondano nella "mitologia" della serie. Un altro aspetto che mi ha un po' deluso è stata la conclusione del progetto su La casta, che mi è sempre parso leggermente retorico: insomma non puoi dire che fare "un bel film" è impossibile perché non si riesce a lavorare coi professionisti, e poi far vedere che l'unica cosa valida è il cinepanettone. Mi è sembrata una soluzione semplicistica, troppo banalmente anti-populista, quando in altre occasioni gli autori di Boris hanno saputo essere molto più sottili. Infine l'ultimo appunto è che c'è troppo poco Stanis, personaggio cardine di tutta la serie ma che qui non si esprime abbastanza (anche in questo caso è sconvolgente notare quanto l'attore Pietro Sermonti sia bravo a interpretare la parodia di se stesso).
Il film di fatto non ha avuto il successo sperato, e questo ha affossato le possibilità di una quarta stagione di Boris, di cui si è parlato ma che alla fine sembra non essersi concretizzato. Forse in questo non è un male che la storia finisca, perché per quanto il film riesca a essere divertente forse negli anni si è effettivamente annacquato il senso iniziale che ha fatto di questa serie un prodotto quasi rivoluzionario, sicuramente unico nel panorama italiano.
Tutte queste però sono considerazioni che valgono soprattutto per la serie, prima che per il film. Concentriamoci invece su questo. La storia è semplice: dopo un'intera "carriera" passata a dirigere prodotti televisivi, il regista René Ferretti (che poi è il vero protagonista, anche se inizialmente il PoV è quello dello stagista) approda al cinema con un progetto nelle intenzioni grandioso: il film tratto da La casta (chiaro richiamo all'operazione fatta con Gomorra). Dopo aver tentato di mettere insieme uno staff di alto livello, Ferretti (il sempre eccezionale Francesco Pannofino, di cui siamo abituati a sentire la voce ma che si rivela anche un ottimo attore) capisce che può lavorare serenamente solo con la squadra di disperati, sottopagati, incapaci, disonesti e paraculi con cui ha lavorato alle fiction. Il progetto iniziale così si trasforma e diventa tutt'altra cosa.È subito evidente anche qui l'effetto ricorsivo: regista e autori passano dalla tv al cinema, che è proprio quello che succede alla produzione del film. Lungo il percorso che porta alla versione definitiva del film si susseguono una serie di gag e situazioni al limite del surreale, solitamente risolte con una semplice alzata di spalle, percorrendo il solco già tracciato dal Boris televisivo. Nel film compaiono più o meno tutti i personaggi che si sono visti durante la serie, alcuni con un ruolo principale altri come brevi cameo, oltre a decine di riferimenti a vicende già note. Questo da una parte può essere stato un punto di forza del film, ma dall'altro è anche una debolezza: l'impressione infatti è che più di una storia a sé si sia voluto creare un lungo "omaggio" alla serie madre, con frequenti rimandi e citazioni. Per lo spettatore casuale alcuni volti e discorsi possono avere poco senso, proprio perché affondano nella "mitologia" della serie. Un altro aspetto che mi ha un po' deluso è stata la conclusione del progetto su La casta, che mi è sempre parso leggermente retorico: insomma non puoi dire che fare "un bel film" è impossibile perché non si riesce a lavorare coi professionisti, e poi far vedere che l'unica cosa valida è il cinepanettone. Mi è sembrata una soluzione semplicistica, troppo banalmente anti-populista, quando in altre occasioni gli autori di Boris hanno saputo essere molto più sottili. Infine l'ultimo appunto è che c'è troppo poco Stanis, personaggio cardine di tutta la serie ma che qui non si esprime abbastanza (anche in questo caso è sconvolgente notare quanto l'attore Pietro Sermonti sia bravo a interpretare la parodia di se stesso).
Il film di fatto non ha avuto il successo sperato, e questo ha affossato le possibilità di una quarta stagione di Boris, di cui si è parlato ma che alla fine sembra non essersi concretizzato. Forse in questo non è un male che la storia finisca, perché per quanto il film riesca a essere divertente forse negli anni si è effettivamente annacquato il senso iniziale che ha fatto di questa serie un prodotto quasi rivoluzionario, sicuramente unico nel panorama italiano.
Published on December 29, 2014 23:20
December 27, 2014
Doctor Who Christmas Special 2014 - Last Christmas
Da quando Doctor Who è tornato in tv nel 2005, lo "speciale natalizio" è un episodio generalmente leggero, in cui la presenza del Dottore serve a scongiurare una qualche minaccia ma soprattutto a riunire qualche famiglia per il cenone della vigilia. Ci sono stati anche degli speciali più intensi e drammatici, e in effetti sia Ten che Eleven se ne sono andati nel corso di un episodio di Natale, facendo spazio alla rigenerazione successiva. In questo caso il tono dello speciale è decisamente cupo, in effetti in linea con quello che è stato l'andamento dell'ottava stagione portata a casa da Peter Capaldi.
Last Christmas si potrebbe definire un mash-up tra Alien, La cosa e Inception. Abbiamo la base polare, alieni ostili trovati nei ghiacci artici, creature che hanno l'aspetto e il comportanto dei facehugger del film di Ridley Scott, ma che invece di impiantarsi nell'ospite inducono uno stato di sogno durante il quale consumano il cervello della vittima. Le similitudini sono così sfacciate che non si può parlare di plagio (due di questi sono direttamente citati all'interno della storia), anche perché c'è differenza tra copiare una storia e utilizzare alcuni elementi di base per la sua costruzione. Senza addentrarsi in un discorso sugli archetipi e le storie originali che erano già finite ai tempi di Omero, penso che non si possa in questo caso parlare di una trama non originale: ci saranno anche i facehugger (che qui si chiamano dream crab, e rimangono attaccati alla testa delle vittime, facendoli quasi assomigliare agli headcrab di Half-Life), ma la loro funzione è diversa; così come ci sono sogni dentro i sogni, e la necessità di capire qual è il livello della realtà, ma anche questo non ha le stesse implicazioni di Inception (e se è per quello, non è nemmeno che questo concetto se lo sia inventato Nolan). Questi dream crab, che sono il mostro dell'episodio, sono un'altra invenzione tipicamente moffatiana: dopo quelli che possono muoversi solo quando non sono visti, quelli che non possono essere ricordati, quelli che si muovono solo quando non li vedi, quelli che non ti vedono se trattieni il respiro, ecco quelli che ti vedono solo quando pensi a loro. Di nuovo la prima forma di difesa è trattenersi dal fare una cosa istintiva e quasi impossibile: come puoi non pensare al mostro che ti sta per attacare, anche sapendo che il suo attacco sarà scatenato dal fatto che tu stai pensando a lui? Questo elemento fa dei dream crab delle creature sicuramente interessanti per l'insolito apparato sensoriale di cui dispongono, ma non è la loro caratteristica principale.
Infatti questi parassiti si attaccano alla testa e iniziano lentamente a digerire il cervello dell'ospite, inducendo un rassicurante stato di sogno come anestetico. Anzi, il sogno ha livelli multipli, si tratta di sogni-nei-sogni, ed è quindi molto difficile riuscire a capire quando la creatura sta ancora attaccando e quando è sconfitta. Ora, quando si gioca con elementi della trama che finiscono nel "era tutto un sogno" il rischio è alto, perché lo spettatore investe in una determinata situazione e su determinati personaggi, e socprire che tutto questo non è mai avvenuto può essere frustrante. In questa storia però non ci sono passaggi disonesti, anzi, l'idea del mondo onirico illusorio emerge abbastanza presto, e quando per la prima volta Clara entra in uno di questi sogni è chiaro fin da subito (anche perché c'è Danny Pink, che sappiamo essere morto già due volte). Non viene quindi usato il banale trucchetto del "tutto quello che avete visto non è mai successo", anzi, i personaggi coinvolti anche se si trovano in una situazione che è reale fino a un certo punto stanno comunque rischiando seriamente.
Quelli che potevano essere i due elementi di maggior diffidenza (l'affinità con altre opere e il tema del sogno) sono in realtà stati gestiti bene. Che cos'altro c'è in questo episodio di notevole? Beh, innanzituto la presenza di Babbo Natale: Moffat aveva dichiarato prima della messa in onda che non si trattava di un robot, o un alieno mascherato, o qualunque altro artificio del genere: è proprio lui, il Santa Claus che conosciamo... e in effetti è così, anche se come al solito Moffat ha giocato molto sul significato letterale delle sue frasi. Il ruolo di Babbo Natale (un ottimo Nick Frost) riesce a essere al tempo stesso epico e dissacrante, e il suo rapporto con il Dottore nel corso dell'episodio è valido, anche se ricorda per certi versi qualcosa di già visto in Robot of Sherwood . Peraltro a ben vedere la sua apparizione alla fine di Death in Heaven risulta coerente con la soluzione della storia. Gli altri personaggi, per quanto marginali, svolgono un ruolo efficace, e una posizione di spicco è quella della giovane ragazza, Shona, e forse questo potrebbe essere un indizio delle cose che vedremo in seguito?
Ciò che mi ha convinto meno, anche in questo caso, è il rapporto del Dottore con Clara. O meglio, non sappiamo quanto tempo è passato dal loro ultimo abbraccio, quando entrambi hanno mentito all'altro fingendo di aver trovato quello che volevano, ma è chiaro che quella traccia di risentimento nei confronti del Time Lordo è svanita. Si era parlato molto della possibilità che questo fosse l'ultimo episodio di Clara, e quando il Dottore arriva a salvare una Clara ottuagenaria avevo pensato che potesse effettivamente essere questo il saluto definitivo. Sarebbe stata anche una conclusione circolare, visto che Clara ha visto invecchiare fino a un passo dalla morte la precedente incarnazione con il vosto di Matt Smith, in questo modo il cerchio si sarebbe chiuso, dando una degna conclusione al ruolo di Clara all'interno del percorso del Dottore. Invece non è così, e sappiamo che (probabilmente per banali esigenze di produzione) Jenna Coleman continuerà a essere in Doctor Who nella nona stagione, almeno per i primi episodi. In effetti si parla già di un suo abbandono entro metà della nuova stagione, e questo apre il totocopanion.
Infatti, pare che il prossimo companion fisso del Dottore sia in realtà un personaggio già incontrato: qualcuno punta sulla ragazzina che è già salita sul Tardis in Kill the Moon , anche se probabilmente è troppo giovane, almeno per esere l'unica companion. Ecco allora che l'attenzione si focalizza su questa Shona che abbiamo appena conosciuto, che si è subito fatta notare e che sembra avere un atteggiamento molto curioso nei confronti del Dottore. C'è anche un altro elemento a favore di questa ipotesi: sappiamo già che il titolo del primo episodio della stagione 9 sarò The Magician's Apprentice, e Shona ha detto un paio di volte che il Dottore ha l'abbigliamento e l'attitudine di un prestigiatore: vorrà forse dire che sia lei l'apprendista che vedremo arrivare? Al solito buona parte di queste sono solo speculazioni, rumors che alla fine dei conti non trovano nessuna conferma e su cui si possono perdere delle ore senza ricavare nulla di concreto.
Ma a parte questo, che cosa ci si può aspettare nella nuova stagione? Ci sono alcuni temi che, pur essendo centrali, non sono stati affrontati in questi tredici episodi. Innanzitutto la posizione di Gallifrey, che forse rimarrà per molto un arco narrativo di fondo da tirare fuori solo negli episodi cardine. Sarebbe stato però interessante vedere il Dottore cercare attivamente il suo pianeta e la sua gente, almeno un paio di volte. In secondo luogo, il Master, nella nuova versione Missy (interpretato da Michelle Gomez) sappiamo già che tornerà. Come facevo notare nella recensione del season finale, la sua fine era troppo anticlimatica per poter essere vera, e anche se ciò non toglie che il personaggio è stato gestito male in quell'episodio, è rassicurante sapere che lo rivedremo (magari con un po' di backstory, eh?). Infine, rimane la questione del volto scelto dal Dottore per la sua ultima rigenerazione: sappiamo (ed è stato confermato in Deep Breath ) che l'aspetto che ha preso non è casuale, e che c'è una spiegazione concordata tra Moffat e RT Davies, ma dopo quel primo accenno non se ne è più parlato, eppure io credo che sia uno dei temi più avvincenti di tutta la serie.
Il bilancio complessivo della stagione è quindi positivo, nonostante qualche scivolone (terribile In the Forest of the Night e superficiale il season finale), quindi si può sperare che la successiva si mantenga su buoni livelli. Si inizia a sentire l'esigenza di un rinnovamento e questo sarà probabilmente ottenuto sostituendo il companion principale. Vedremo se basterà a far tornare lo show dedicato principalmente al Time Lord, invece di una sorta di Clara Who, come alcuni si sono lamentati ultimamente. Per questo episodio di Natale in ogni caso la valutazione finale è un voto 7.5/10
Last Christmas si potrebbe definire un mash-up tra Alien, La cosa e Inception. Abbiamo la base polare, alieni ostili trovati nei ghiacci artici, creature che hanno l'aspetto e il comportanto dei facehugger del film di Ridley Scott, ma che invece di impiantarsi nell'ospite inducono uno stato di sogno durante il quale consumano il cervello della vittima. Le similitudini sono così sfacciate che non si può parlare di plagio (due di questi sono direttamente citati all'interno della storia), anche perché c'è differenza tra copiare una storia e utilizzare alcuni elementi di base per la sua costruzione. Senza addentrarsi in un discorso sugli archetipi e le storie originali che erano già finite ai tempi di Omero, penso che non si possa in questo caso parlare di una trama non originale: ci saranno anche i facehugger (che qui si chiamano dream crab, e rimangono attaccati alla testa delle vittime, facendoli quasi assomigliare agli headcrab di Half-Life), ma la loro funzione è diversa; così come ci sono sogni dentro i sogni, e la necessità di capire qual è il livello della realtà, ma anche questo non ha le stesse implicazioni di Inception (e se è per quello, non è nemmeno che questo concetto se lo sia inventato Nolan). Questi dream crab, che sono il mostro dell'episodio, sono un'altra invenzione tipicamente moffatiana: dopo quelli che possono muoversi solo quando non sono visti, quelli che non possono essere ricordati, quelli che si muovono solo quando non li vedi, quelli che non ti vedono se trattieni il respiro, ecco quelli che ti vedono solo quando pensi a loro. Di nuovo la prima forma di difesa è trattenersi dal fare una cosa istintiva e quasi impossibile: come puoi non pensare al mostro che ti sta per attacare, anche sapendo che il suo attacco sarà scatenato dal fatto che tu stai pensando a lui? Questo elemento fa dei dream crab delle creature sicuramente interessanti per l'insolito apparato sensoriale di cui dispongono, ma non è la loro caratteristica principale.Infatti questi parassiti si attaccano alla testa e iniziano lentamente a digerire il cervello dell'ospite, inducendo un rassicurante stato di sogno come anestetico. Anzi, il sogno ha livelli multipli, si tratta di sogni-nei-sogni, ed è quindi molto difficile riuscire a capire quando la creatura sta ancora attaccando e quando è sconfitta. Ora, quando si gioca con elementi della trama che finiscono nel "era tutto un sogno" il rischio è alto, perché lo spettatore investe in una determinata situazione e su determinati personaggi, e socprire che tutto questo non è mai avvenuto può essere frustrante. In questa storia però non ci sono passaggi disonesti, anzi, l'idea del mondo onirico illusorio emerge abbastanza presto, e quando per la prima volta Clara entra in uno di questi sogni è chiaro fin da subito (anche perché c'è Danny Pink, che sappiamo essere morto già due volte). Non viene quindi usato il banale trucchetto del "tutto quello che avete visto non è mai successo", anzi, i personaggi coinvolti anche se si trovano in una situazione che è reale fino a un certo punto stanno comunque rischiando seriamente.
Quelli che potevano essere i due elementi di maggior diffidenza (l'affinità con altre opere e il tema del sogno) sono in realtà stati gestiti bene. Che cos'altro c'è in questo episodio di notevole? Beh, innanzituto la presenza di Babbo Natale: Moffat aveva dichiarato prima della messa in onda che non si trattava di un robot, o un alieno mascherato, o qualunque altro artificio del genere: è proprio lui, il Santa Claus che conosciamo... e in effetti è così, anche se come al solito Moffat ha giocato molto sul significato letterale delle sue frasi. Il ruolo di Babbo Natale (un ottimo Nick Frost) riesce a essere al tempo stesso epico e dissacrante, e il suo rapporto con il Dottore nel corso dell'episodio è valido, anche se ricorda per certi versi qualcosa di già visto in Robot of Sherwood . Peraltro a ben vedere la sua apparizione alla fine di Death in Heaven risulta coerente con la soluzione della storia. Gli altri personaggi, per quanto marginali, svolgono un ruolo efficace, e una posizione di spicco è quella della giovane ragazza, Shona, e forse questo potrebbe essere un indizio delle cose che vedremo in seguito?
Ciò che mi ha convinto meno, anche in questo caso, è il rapporto del Dottore con Clara. O meglio, non sappiamo quanto tempo è passato dal loro ultimo abbraccio, quando entrambi hanno mentito all'altro fingendo di aver trovato quello che volevano, ma è chiaro che quella traccia di risentimento nei confronti del Time Lordo è svanita. Si era parlato molto della possibilità che questo fosse l'ultimo episodio di Clara, e quando il Dottore arriva a salvare una Clara ottuagenaria avevo pensato che potesse effettivamente essere questo il saluto definitivo. Sarebbe stata anche una conclusione circolare, visto che Clara ha visto invecchiare fino a un passo dalla morte la precedente incarnazione con il vosto di Matt Smith, in questo modo il cerchio si sarebbe chiuso, dando una degna conclusione al ruolo di Clara all'interno del percorso del Dottore. Invece non è così, e sappiamo che (probabilmente per banali esigenze di produzione) Jenna Coleman continuerà a essere in Doctor Who nella nona stagione, almeno per i primi episodi. In effetti si parla già di un suo abbandono entro metà della nuova stagione, e questo apre il totocopanion.Infatti, pare che il prossimo companion fisso del Dottore sia in realtà un personaggio già incontrato: qualcuno punta sulla ragazzina che è già salita sul Tardis in Kill the Moon , anche se probabilmente è troppo giovane, almeno per esere l'unica companion. Ecco allora che l'attenzione si focalizza su questa Shona che abbiamo appena conosciuto, che si è subito fatta notare e che sembra avere un atteggiamento molto curioso nei confronti del Dottore. C'è anche un altro elemento a favore di questa ipotesi: sappiamo già che il titolo del primo episodio della stagione 9 sarò The Magician's Apprentice, e Shona ha detto un paio di volte che il Dottore ha l'abbigliamento e l'attitudine di un prestigiatore: vorrà forse dire che sia lei l'apprendista che vedremo arrivare? Al solito buona parte di queste sono solo speculazioni, rumors che alla fine dei conti non trovano nessuna conferma e su cui si possono perdere delle ore senza ricavare nulla di concreto.
Ma a parte questo, che cosa ci si può aspettare nella nuova stagione? Ci sono alcuni temi che, pur essendo centrali, non sono stati affrontati in questi tredici episodi. Innanzitutto la posizione di Gallifrey, che forse rimarrà per molto un arco narrativo di fondo da tirare fuori solo negli episodi cardine. Sarebbe stato però interessante vedere il Dottore cercare attivamente il suo pianeta e la sua gente, almeno un paio di volte. In secondo luogo, il Master, nella nuova versione Missy (interpretato da Michelle Gomez) sappiamo già che tornerà. Come facevo notare nella recensione del season finale, la sua fine era troppo anticlimatica per poter essere vera, e anche se ciò non toglie che il personaggio è stato gestito male in quell'episodio, è rassicurante sapere che lo rivedremo (magari con un po' di backstory, eh?). Infine, rimane la questione del volto scelto dal Dottore per la sua ultima rigenerazione: sappiamo (ed è stato confermato in Deep Breath ) che l'aspetto che ha preso non è casuale, e che c'è una spiegazione concordata tra Moffat e RT Davies, ma dopo quel primo accenno non se ne è più parlato, eppure io credo che sia uno dei temi più avvincenti di tutta la serie.
Il bilancio complessivo della stagione è quindi positivo, nonostante qualche scivolone (terribile In the Forest of the Night e superficiale il season finale), quindi si può sperare che la successiva si mantenga su buoni livelli. Si inizia a sentire l'esigenza di un rinnovamento e questo sarà probabilmente ottenuto sostituendo il companion principale. Vedremo se basterà a far tornare lo show dedicato principalmente al Time Lord, invece di una sorta di Clara Who, come alcuni si sono lamentati ultimamente. Per questo episodio di Natale in ogni caso la valutazione finale è un voto 7.5/10
Published on December 27, 2014 08:08
December 24, 2014
Musica elettronica che conoscete già
Come ho già spiegato nell'ultimo post, in queste settimane "non arrivo", come si dice a casa mia, cioè ne ho parecchie da seguire e quindi cerco di alleggerire l'impegno sul blog, con post meno ragionati del solito. Ecco perché dopo avervi consigliato alcuni libri da regalare, e alcuni film da vedere per capire il cinema di fantascienza, stavolta passo alla musica e vi segnalo alcuni pezzi che conoscete già.
"Ma che sei scemo?", mi dovreste subito riprendere, cazzo serve se vi segnalo musica che già conoscete? Aspetta, non è così semplice. Se seguite i miei post musicali (ma ne dubito) sapete già che il mio orientamento in tal senso è su generi piuttosto di nicchia, ovvero varie diramazioni (più o meno tutte) di musica elettronica, con qualche concessione a contaminazioni varie. Ora, questo non è il genere più popolare e ancor meno populistico, almeno nella sua forma più matura. Quindi capita che uno si possa trovare a sentire un pezzo e pensare "ehi, mica male", ma non sapendone niente (e avendo il culo troppo pesante per fare una ricerca su google) non abbia poi modo di apprfondire. L'idea per il post mi è venuta in seguito alla casuale scoperta del pezzo da cui è tratta la sigla di Futurama , avvenuta grazie a una pubblicità: mi sono detto che una cosa del genere può capitare anche ad altri, e posso in certi casi aiutare ad orientarsi.
Quelli che seguono sono quindi alcuni pezzi che probabilmente avete già sentito, ma che magari non vi siete mai presi la briga di capire meglio. Canzoni presenti in film, o spot, di media-grande diffusione. Oltre a segnalare il pezzo in sé vi darò alcune indicazioni su come trovare qualcosa di simile (anche nei miei dj set).
Cominciamo con una facile: Born Slippy degli Underworld. Traccia famosa soprattutto per la colonna sonora del film cult Trainspotting, ma alcuni qui da noi possono ricordarla anche come "quella che c'è nel Ciclone" (sì, il film di Pieraccioni, che a suo modo è un cult pure quello). Ora, la canzone è famosissima, anche se in pochi in realtà la conoscono oltre i 4 minuti e mezzo, ovvero quando finisce la parte cantata e seguono altri 6 minuti di sola musica. Questa è ottima techno, che regge benissimo gli anni, ma dopotutto gli Underworld sono punti di riferimento dell'elettronica da qualche decennio. Se vi piace questo tipo di musica, oltre naturalmente ad altri pezzi sempre del duo britannico (nello stesso Trainspotting potete sentire anche Dark Train ) potete provare ad ascoltare qualcosa di Heiko Laux, Jacek Sienkiewicz o al limite Dj Koze per la parte strumentale, mentre se è la parte iniziale che gradite è più difficile trovare pezzi simili, perché le lyrics degli Underworld sono da sempre uniche (la leggenda narra che siano tratte da pezzi di conversazioni udite causalmente), però potreste avere fortuna con alcuni dei remix di Gluteus Maximus, ad esempio quello di Gobbledigook dei Sigur Ros.
Una versione alternativa di Born Slippy si trova nel mio set 90 Reloaded , ma incursioni degli Underworld si trovano in molti altri (quasi tutti).
Altra scelta abbastanza scontata è quella di Porcelain di Moby, che avete sentito come minimo in The Beach, o al limite in C'era un cinese in coma di Verdone, ma sicuramente anche in molte altre occasioni. In questo caso è facile che conosciate addirittura l'autore, perché Moby è uno dei pochi artisti nato nella musica elettronica che è riuscito a sviluppare anche una vena pop. Certo l'impatto di Porcelain non è lo stesso di altri suoi pezzi come New York New York o We're All Made of Stars, e allora che fare se è questo che cercate? Questo genere di breakbeat/chillout non è esattamente tra i miei sottogeneri preferiti, ma potrete trovare sicuramente ispirzione coi Boards of Canada. In realtà molti dj famosi per tutt'altro genere si dedicano spesso a uno o due tracce di questo tipo, magari da inserire nei loro album, per questo mi sento di consigliare anche le frequenti incursioni lounge di Mauro Picotto (Cry, Little Iguana, Underwater Talk), Markus Schulz (Lightwave, Arial, Without You Near) e Above and Beyond (esiste una versione instrumental/chillout di quasi ogni loro pezzo).
Sempre in 90 Reloaded trovate un remix proprio di Porcelain.
Avete visto Blade, vero? Allora la scena che vi è rimasta più impressa è di certo quella della discoteca, con centinaia di vampiri che ballano e a un certo punto vengono investiti da una pioggia di sangue. Durante quella scena, potete sentire in sottofondo Confusion dei New Order, nel remix dl 1995 di Pump Panel (la traccia originale c'azzecca poco, eh). Qui si va su una progressive/acid techno che oggigiorno non si fa più, ma potete trovare roba simile se cercate i vecchi successi di Emmanuel Top, o certi pezzi di Kai Tracid. Se siete per l'autarchia e volete roba italiana, Paolo Kighine vi potrebbe aiutare, mentre se crecate soprattutto la componente "acid" allora è il caso di provare Plastikman.
Andiamo su qualcosa di più ricercato: non potete dirvi italiani se non avete visto La grande bellezza , visto che dopo l'Oscar ve l'hanno fatta ingoiare a forza. Avete presente la scena in cui il protagonista incontra la Ferilli nel night club? In sottofondo c'è un pezzo di cui si sente forse un minuto, ma potrebbe esservi rimasto in testa: quel pezzo è Take My Breath Away di Gui Boratto, dj brasiliano che rientra tra i miei artisti preferiti degli ultimi 4-5 anni. Il suo è un genere ibrido, una techno con grande attenzione per la melodia, al limite della neotrance. Tutta la sua produzione è da seguire (potreste aver sentito anche No Turning Back che ha avuto qualche passaggio in radio), ma se cercate altra roba di questo tipo direi che potete approfondire con Booka Shade, Pig and Dan, Fairmont.
Potete trovare Take My Breath Away nel mio set The L World , ma altri pezzi di Boratto sono sparsi qua e là.
Infine usciamo dall'ambito cinematografico, perché A New Error dei Moderat non mi risulta si senta in nessun film, ma è invece apparsa di recente in alcune pubblicità, per la verità piuttosto ignobili: quella dell'Enel di un anno fa circa, che concludeva con l'hashtag #guerrieri (che coraggio!), e, diomio, nel promo della nuova trasmissione di Adam Kadmon (!!!) che non mi ricordo come si chiama. Io mi auguro che i Moderat non sapessero che il loro pezzo è stato usato per questo perché credo si vergognerebbero, sia come sia, questa traccia rimane comunque meravigliosa. Ho già parlato diverse volte sul blog dei Moderat, che sono la fusione del duo Modeselektor e di Apparat. La loro musica viene definita IDM, dove la I sta per intelligent, e ci sarà un motivo. Va da sé che se cercate qualcosa di simle potete ascoltare le produzioni "in singolo" di Apparat e Modeselektor, ma potete investire tempo anche con Ellen Allien, Paul Kalkbrenner, Nathan Fake. Questa è la musica del futuro gente, quindi non rimanete indietro!
Questo pezzo specifico non lo trovate nei miei set, ma Apparat, Allien e Kalkbrenner abbondano.
"Ma che sei scemo?", mi dovreste subito riprendere, cazzo serve se vi segnalo musica che già conoscete? Aspetta, non è così semplice. Se seguite i miei post musicali (ma ne dubito) sapete già che il mio orientamento in tal senso è su generi piuttosto di nicchia, ovvero varie diramazioni (più o meno tutte) di musica elettronica, con qualche concessione a contaminazioni varie. Ora, questo non è il genere più popolare e ancor meno populistico, almeno nella sua forma più matura. Quindi capita che uno si possa trovare a sentire un pezzo e pensare "ehi, mica male", ma non sapendone niente (e avendo il culo troppo pesante per fare una ricerca su google) non abbia poi modo di apprfondire. L'idea per il post mi è venuta in seguito alla casuale scoperta del pezzo da cui è tratta la sigla di Futurama , avvenuta grazie a una pubblicità: mi sono detto che una cosa del genere può capitare anche ad altri, e posso in certi casi aiutare ad orientarsi.
Quelli che seguono sono quindi alcuni pezzi che probabilmente avete già sentito, ma che magari non vi siete mai presi la briga di capire meglio. Canzoni presenti in film, o spot, di media-grande diffusione. Oltre a segnalare il pezzo in sé vi darò alcune indicazioni su come trovare qualcosa di simile (anche nei miei dj set).
Cominciamo con una facile: Born Slippy degli Underworld. Traccia famosa soprattutto per la colonna sonora del film cult Trainspotting, ma alcuni qui da noi possono ricordarla anche come "quella che c'è nel Ciclone" (sì, il film di Pieraccioni, che a suo modo è un cult pure quello). Ora, la canzone è famosissima, anche se in pochi in realtà la conoscono oltre i 4 minuti e mezzo, ovvero quando finisce la parte cantata e seguono altri 6 minuti di sola musica. Questa è ottima techno, che regge benissimo gli anni, ma dopotutto gli Underworld sono punti di riferimento dell'elettronica da qualche decennio. Se vi piace questo tipo di musica, oltre naturalmente ad altri pezzi sempre del duo britannico (nello stesso Trainspotting potete sentire anche Dark Train ) potete provare ad ascoltare qualcosa di Heiko Laux, Jacek Sienkiewicz o al limite Dj Koze per la parte strumentale, mentre se è la parte iniziale che gradite è più difficile trovare pezzi simili, perché le lyrics degli Underworld sono da sempre uniche (la leggenda narra che siano tratte da pezzi di conversazioni udite causalmente), però potreste avere fortuna con alcuni dei remix di Gluteus Maximus, ad esempio quello di Gobbledigook dei Sigur Ros.
Una versione alternativa di Born Slippy si trova nel mio set 90 Reloaded , ma incursioni degli Underworld si trovano in molti altri (quasi tutti).
Altra scelta abbastanza scontata è quella di Porcelain di Moby, che avete sentito come minimo in The Beach, o al limite in C'era un cinese in coma di Verdone, ma sicuramente anche in molte altre occasioni. In questo caso è facile che conosciate addirittura l'autore, perché Moby è uno dei pochi artisti nato nella musica elettronica che è riuscito a sviluppare anche una vena pop. Certo l'impatto di Porcelain non è lo stesso di altri suoi pezzi come New York New York o We're All Made of Stars, e allora che fare se è questo che cercate? Questo genere di breakbeat/chillout non è esattamente tra i miei sottogeneri preferiti, ma potrete trovare sicuramente ispirzione coi Boards of Canada. In realtà molti dj famosi per tutt'altro genere si dedicano spesso a uno o due tracce di questo tipo, magari da inserire nei loro album, per questo mi sento di consigliare anche le frequenti incursioni lounge di Mauro Picotto (Cry, Little Iguana, Underwater Talk), Markus Schulz (Lightwave, Arial, Without You Near) e Above and Beyond (esiste una versione instrumental/chillout di quasi ogni loro pezzo).
Sempre in 90 Reloaded trovate un remix proprio di Porcelain.
Avete visto Blade, vero? Allora la scena che vi è rimasta più impressa è di certo quella della discoteca, con centinaia di vampiri che ballano e a un certo punto vengono investiti da una pioggia di sangue. Durante quella scena, potete sentire in sottofondo Confusion dei New Order, nel remix dl 1995 di Pump Panel (la traccia originale c'azzecca poco, eh). Qui si va su una progressive/acid techno che oggigiorno non si fa più, ma potete trovare roba simile se cercate i vecchi successi di Emmanuel Top, o certi pezzi di Kai Tracid. Se siete per l'autarchia e volete roba italiana, Paolo Kighine vi potrebbe aiutare, mentre se crecate soprattutto la componente "acid" allora è il caso di provare Plastikman.
Andiamo su qualcosa di più ricercato: non potete dirvi italiani se non avete visto La grande bellezza , visto che dopo l'Oscar ve l'hanno fatta ingoiare a forza. Avete presente la scena in cui il protagonista incontra la Ferilli nel night club? In sottofondo c'è un pezzo di cui si sente forse un minuto, ma potrebbe esservi rimasto in testa: quel pezzo è Take My Breath Away di Gui Boratto, dj brasiliano che rientra tra i miei artisti preferiti degli ultimi 4-5 anni. Il suo è un genere ibrido, una techno con grande attenzione per la melodia, al limite della neotrance. Tutta la sua produzione è da seguire (potreste aver sentito anche No Turning Back che ha avuto qualche passaggio in radio), ma se cercate altra roba di questo tipo direi che potete approfondire con Booka Shade, Pig and Dan, Fairmont.
Potete trovare Take My Breath Away nel mio set The L World , ma altri pezzi di Boratto sono sparsi qua e là.
Infine usciamo dall'ambito cinematografico, perché A New Error dei Moderat non mi risulta si senta in nessun film, ma è invece apparsa di recente in alcune pubblicità, per la verità piuttosto ignobili: quella dell'Enel di un anno fa circa, che concludeva con l'hashtag #guerrieri (che coraggio!), e, diomio, nel promo della nuova trasmissione di Adam Kadmon (!!!) che non mi ricordo come si chiama. Io mi auguro che i Moderat non sapessero che il loro pezzo è stato usato per questo perché credo si vergognerebbero, sia come sia, questa traccia rimane comunque meravigliosa. Ho già parlato diverse volte sul blog dei Moderat, che sono la fusione del duo Modeselektor e di Apparat. La loro musica viene definita IDM, dove la I sta per intelligent, e ci sarà un motivo. Va da sé che se cercate qualcosa di simle potete ascoltare le produzioni "in singolo" di Apparat e Modeselektor, ma potete investire tempo anche con Ellen Allien, Paul Kalkbrenner, Nathan Fake. Questa è la musica del futuro gente, quindi non rimanete indietro!
Questo pezzo specifico non lo trovate nei miei set, ma Apparat, Allien e Kalkbrenner abbondano.
Published on December 24, 2014 02:08
December 18, 2014
Consigli di visione per non addetti ai lavori
Si dice che le ultime settimane dell'anno siano periodo di bilanci, di serenità e riflessioni, ma qui le cose sono ben diverse. Già dalla fine del mese scorso mi ritrovo con una valanga di impegni, progetti da seguire, accordi da chiudere. Da una parte c'è il normale picco sul lavoro, poi i lavori per la revisione di Retcon (ci siamo quasi, gente, e so anche il nuovo titolo ma ancora non ve lo dico!), poi sto organizzando nuovi approdi per Spore, e i regali, vogliamo parlare dei regali!? Ma non premetto questo per farmi commiserare (cioè, fatelo pure se ritenete), è che il blog un po' risente di tutto ciò, perché le mie energie sono già assorbite, infatti non sto postando con l'usuale frequenza. E mi va anche di mettere insieme dei post più "leggeri", che riesco a scrivere in 10 minuti e non mi impegnano troppo a livello cognitivo, come quello sui suggerimenti per i libri da regalare.
Ecco allora che ho pensato di chiudere finalmente l'ideale trittico di "consigli per non addetti ai lavori", ovvero suggerimenti di libri, musica e film per far comprendere i generi e i temi più spesso trattati su questo blog a chi di solito non li frequenta. Ho già parlato di libri e dischi, mancava solo una lista di film. E visto che il periodo delle feste è per eccellenza dedicato al cinema, ho pensato che fosse il momento ideale per proporvi una lista di film di fantascienza che potete guardare anche se la fantascienza non vi interessa. Tanto più che quest'anno non c'è nemmeno il film dei Vanzina al cinema, in qualche modo dovrete passare la sera di Natale e Santo Stefano, no?
Questi sono 5 film di buona fantascienza, anche se potrebbero non sembrarlo, e che riescono a dare un'idea di cosa la fantascienza può fare, se messa in mano a gente competente. Alcuni sono film che ho anche già recensito, qui o altrove, all'interno del Coppi Club o a sé, in questi casi limiterò il commento alle ragioni per cui lo includo nella lista. L'elenco seguente non ha alcun ordine preciso.
Il primo che vi voglio segnalare è
Wall-E
. E sì, inizio con un "cartone" perché voglio subito far vedere che non vado a pescare roba assurda e pretestuosa, ma anche leggera e accessibile a tutti. Delle ragioni per cui includo Wall-E tra i miei film preferiti ever ho già parlato altrove. Questo film d'animazione riesce a mostrare in modo convincente molti temi tipici della sf: il collasso ambientale, l'astronave generazionale, la deriva evolutiva dell'uomo, la ricerca della Terra, l'intelligenza artificiale, e così via. Il tutto con toni abbastanza leggeri, momenti di grande intensità (uno dei pochi film che mi hanno fatto piangere, seriously) e una trama ben sviluppata in tutti i suoi aspetti. Un piccolo capolavoro, e dico "piccolo" solo perché in quanto animazione è considerato di categoria inferiore rispetto al cinema serio (tipo i sopracitati Vanzina, presente?).
Seconda proposta è quello che considero da anni il mio film preferito di sempre.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
, film scritto da Charlie Kaufman (di cui ho già parlato) e diretto da Michel Gondry, con Jim Carreye e Kate Winslet, che potreste conoscere con la sciagurata trasposizione italiana Se mi lasci ti cancello. Aspe', ma questa non è mica fantascienza, inizia a berciare qualcuno, e mi tocca bacchettarlo sulle nocche. Una tecnologia che permette di rimuovere artificialmente i ricordi, sfruttandone il nucleo emotivo sottostante e cancellando così dalla memoria gli amori travagliati: se non vi sembra fantascienza avete un concetto distorto (o quantomeno limitato) della parola. La storia si svolge principalmente "nella testa" del protagonista e questo permette di mettere in scena spettacolari effetti scenografici (penso alle transizioni tra alcune sequenze, alla versione infantile di Joel, alla casa in rovina) mai fini a se stessi. Questo è un film equilibrato sotto ogni punto di vista: regia, recitazione, musica, perfino le luci! Ma ok, sono di parte...
Rimanendo nel campo dei film "sentimentali", un'altra visione interessantissima è
Her
, che forse in italiano si chiama Lei. Per una recensione completa rimando al post da me pubblicato per Il futuro è tornato, la ragione per cui lo consiglio è che si tratta di un film molto più profondo di quanto si potrebbe pensare a prima vista, non basta riassumerlo come "un uomo si innamora di un computer", perché le implicazioni di questa banale frase sono estremamente complesse. Forse è un film lento, riflessivo, ma io non ho avuto un attimo di noia. Sarebbe preferibile vederlo in lingua originale, perché la voce di Scarlett Johanson conferisce sfaccettature completamente diverse al personaggio (che non avendo un corpo si esprime solo tramite la voce).
Al quarto posto metto un film che forse in molti hanno già visto, ma se così non fosse occorre rimediare subito.
The Prestige
, probabilmente tra i migliori film di Christopher Nolan (sì, meglio di Interstellar) basato su un romanzo di Christopher Priest, in cui due prestigiatori (Hugh Jackman e Christian Bale) degli inizi del 900 si sfidano in una crescente corsa alle armi verso il trucco più spettacolare, in una rivalità che si rivelerà piuttosto pericolosa. Dice, ma che c'entra la fantascienza se è ambientato all'inizio del 900? Non posso rispondere direttamente per rischio spoiler, ma un particolare determinante per la trama fa perno su un'invenzione fantascientifica, e poi basta che faccia presente che nel film c'è anche Nikola Tesla (interpretato da David Bowie) per far capire da che parte si va.
Infine torno a un tono più leggero, e segnalo
La fine del mondo
, ultimo film della "Trilogia del Cornetto" di Edgar Wright, interpretati dalla coppia Simon Pegg/Nick Frost. Dopo il poliziesco e lo zombie movie, in questo film si riprendono i cliché tipici del film fantascientifico, un'invasione in stile Ultracorpi in cui si trovano coinvolti i protagonisti, la combriccola di ex amichetti riunita dopo decenni per ricordare i tempi che furono. È ovvio che si tratta essenzialmente di una commedia, ma non c'è niente di banale in questo film, e le scene d'azione sono estremamente convincenti. Ma anche di questo ho già parlato, quindi leggete qui.
Direi che vi ho dato di che intrattenervi. Se dopo aver visto questi, non siete ancora in grado di riconoscere la (buona) fantascienza cinematografica, il problema è solo vostro. Io ho fatto quello che potevo.
Ecco allora che ho pensato di chiudere finalmente l'ideale trittico di "consigli per non addetti ai lavori", ovvero suggerimenti di libri, musica e film per far comprendere i generi e i temi più spesso trattati su questo blog a chi di solito non li frequenta. Ho già parlato di libri e dischi, mancava solo una lista di film. E visto che il periodo delle feste è per eccellenza dedicato al cinema, ho pensato che fosse il momento ideale per proporvi una lista di film di fantascienza che potete guardare anche se la fantascienza non vi interessa. Tanto più che quest'anno non c'è nemmeno il film dei Vanzina al cinema, in qualche modo dovrete passare la sera di Natale e Santo Stefano, no?
Questi sono 5 film di buona fantascienza, anche se potrebbero non sembrarlo, e che riescono a dare un'idea di cosa la fantascienza può fare, se messa in mano a gente competente. Alcuni sono film che ho anche già recensito, qui o altrove, all'interno del Coppi Club o a sé, in questi casi limiterò il commento alle ragioni per cui lo includo nella lista. L'elenco seguente non ha alcun ordine preciso.
Il primo che vi voglio segnalare è
Wall-E
. E sì, inizio con un "cartone" perché voglio subito far vedere che non vado a pescare roba assurda e pretestuosa, ma anche leggera e accessibile a tutti. Delle ragioni per cui includo Wall-E tra i miei film preferiti ever ho già parlato altrove. Questo film d'animazione riesce a mostrare in modo convincente molti temi tipici della sf: il collasso ambientale, l'astronave generazionale, la deriva evolutiva dell'uomo, la ricerca della Terra, l'intelligenza artificiale, e così via. Il tutto con toni abbastanza leggeri, momenti di grande intensità (uno dei pochi film che mi hanno fatto piangere, seriously) e una trama ben sviluppata in tutti i suoi aspetti. Un piccolo capolavoro, e dico "piccolo" solo perché in quanto animazione è considerato di categoria inferiore rispetto al cinema serio (tipo i sopracitati Vanzina, presente?).
Seconda proposta è quello che considero da anni il mio film preferito di sempre.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
, film scritto da Charlie Kaufman (di cui ho già parlato) e diretto da Michel Gondry, con Jim Carreye e Kate Winslet, che potreste conoscere con la sciagurata trasposizione italiana Se mi lasci ti cancello. Aspe', ma questa non è mica fantascienza, inizia a berciare qualcuno, e mi tocca bacchettarlo sulle nocche. Una tecnologia che permette di rimuovere artificialmente i ricordi, sfruttandone il nucleo emotivo sottostante e cancellando così dalla memoria gli amori travagliati: se non vi sembra fantascienza avete un concetto distorto (o quantomeno limitato) della parola. La storia si svolge principalmente "nella testa" del protagonista e questo permette di mettere in scena spettacolari effetti scenografici (penso alle transizioni tra alcune sequenze, alla versione infantile di Joel, alla casa in rovina) mai fini a se stessi. Questo è un film equilibrato sotto ogni punto di vista: regia, recitazione, musica, perfino le luci! Ma ok, sono di parte...
Rimanendo nel campo dei film "sentimentali", un'altra visione interessantissima è
Her
, che forse in italiano si chiama Lei. Per una recensione completa rimando al post da me pubblicato per Il futuro è tornato, la ragione per cui lo consiglio è che si tratta di un film molto più profondo di quanto si potrebbe pensare a prima vista, non basta riassumerlo come "un uomo si innamora di un computer", perché le implicazioni di questa banale frase sono estremamente complesse. Forse è un film lento, riflessivo, ma io non ho avuto un attimo di noia. Sarebbe preferibile vederlo in lingua originale, perché la voce di Scarlett Johanson conferisce sfaccettature completamente diverse al personaggio (che non avendo un corpo si esprime solo tramite la voce).
Al quarto posto metto un film che forse in molti hanno già visto, ma se così non fosse occorre rimediare subito.
The Prestige
, probabilmente tra i migliori film di Christopher Nolan (sì, meglio di Interstellar) basato su un romanzo di Christopher Priest, in cui due prestigiatori (Hugh Jackman e Christian Bale) degli inizi del 900 si sfidano in una crescente corsa alle armi verso il trucco più spettacolare, in una rivalità che si rivelerà piuttosto pericolosa. Dice, ma che c'entra la fantascienza se è ambientato all'inizio del 900? Non posso rispondere direttamente per rischio spoiler, ma un particolare determinante per la trama fa perno su un'invenzione fantascientifica, e poi basta che faccia presente che nel film c'è anche Nikola Tesla (interpretato da David Bowie) per far capire da che parte si va.
Infine torno a un tono più leggero, e segnalo
La fine del mondo
, ultimo film della "Trilogia del Cornetto" di Edgar Wright, interpretati dalla coppia Simon Pegg/Nick Frost. Dopo il poliziesco e lo zombie movie, in questo film si riprendono i cliché tipici del film fantascientifico, un'invasione in stile Ultracorpi in cui si trovano coinvolti i protagonisti, la combriccola di ex amichetti riunita dopo decenni per ricordare i tempi che furono. È ovvio che si tratta essenzialmente di una commedia, ma non c'è niente di banale in questo film, e le scene d'azione sono estremamente convincenti. Ma anche di questo ho già parlato, quindi leggete qui.Direi che vi ho dato di che intrattenervi. Se dopo aver visto questi, non siete ancora in grado di riconoscere la (buona) fantascienza cinematografica, il problema è solo vostro. Io ho fatto quello che potevo.
Published on December 18, 2014 03:16
December 14, 2014
Libri da regalare a Natale per fare bella figura
Ok, mancano due settimane e dovete ancora prendere i regali per persone a cui nel corso degli anni avete già regalato di tutto, dalle pinze per gli spaghetti ai fermagli magnetici per le tende, e alla fine vi riducete a dover ripiegare sul classico libro, piccolo, maneggevole, facile da impachettare. Ora, ci sono molte buone ragioni per cui non dovreste regalare un libro, ma se alla fine ci cascate dentro comunque, perché non pensare a un libro che vi faccia fare bella figura?
'spetta, non ho detto un un libro bello, un libro importante, un libro memorabile. Tanto lo sapete già che con ogni probabilità il destinatario del regalo non lo leggerà mai. Quindi non è di contenuto e qualità che stiamo parlando, ma solo dell'impressione che donare questo specifico volume vi farà fare. Perché il libro ha sempre quel ruolo romantico di "mezzo di cultura", quindi se oltre al titolo riuscite a fornire anche un contesto credibile, potete sperare di fare un figurone (e passare pure per gente di un certo livello).
Disclaimer 1: quello che segue potreste considerarlo un post promozionale, tuttavia non sto promuovendo roba mia quindi non è uno spam elegantemente mascherato, e nemmeno una marchetta perché non ho niente da ricavare dalle vendite di questi titoli. Disclaimer 2: la roba che sto per consigliare non l'ho letta, quindi non vi so dire com'è, potrebbe essere na schifezza immane, ma ho già spiegato che non è questo il punto, no? Controdisclaimer: allo stesso tempo, solo per il fatto che si tratti di roba studiata per fare bella figura, non vuol dire che non possano anche essere libri effettivamente buoni.
Il primo titolo che vi voglio proporre è forse l'unico di cui conoscete l'autore: avrete sicuramente sentito parlare anche per caso di JJ Abrams, l'auotre/regista a cui si devono Lost, Cloverfield i due più recenti film di Star Trek e presto anche la nuova trilogia di Star Wars. Ora JJ ha pensato questo libro e a quel che ho capito l'ha fatto scrivere a Doug Borst (che non so chi sia, ma il nome che conta tanto è il primo), e pare sia una cosa metanarrativa da perderci il capo dietro, e già dal titolo si capisce:
S. La nave di Teseo
. È strutturato come un testo riempito dalle annotazioni di due lettori successivi, quindi la lettura stessa non è semplicemente come un libro qualunque. Ora, se c'è una cosa che Abrams è bravo a fare è vendere bene la propria immagine, più o meno tutte le sue opere sono state gonfiate da un hype pazzesco, quando il prodotto finale risulta quantomeno controverso. Quindi probabilmente anche in questo caso è così, ma di certo con questo libro riuscirete a sorprendere il malcapitato. E visto che costa sui 30 €, non dovete nemmeno sentirvi in colpa perché avete fatto un regalo "troppo piccolo".
Secondo suggerimento è qualcosa di completamente diverso, direi quasi opposto. L'autore è Gianni Greco, meglio noto nel suo ambiente come "il G". E il suo ambiente è la Toscana, perché il G è stato per oltre vent'anni un popolarissimo conduttore radiofonico, noto soprattutto per il Sondazzo, una trasmissione di "scherzi telefonici" (metto le virgolette perché ci sarebbe molto da dire in proposito, ma non è questa la sede), il tutto vent'anni prima dei vari Mamuccari, Zoo 105, tutto rigorosamente in diretta, no preparato, spontaneo, creativo, eccetera. Il G ha già pubblicato in passato alcuni libri, da Il Sondazzo a Io sono il mostro (una raccolta di 33 microracconti che spaziano da horror a thriller a sf), fino al fumetto Le avventure di Aria e G. Poche settimane fa è uscito invece
La banda del sondazzo
, un romanzo in cui le storie di alcuni dei suoi personaggi più famosi si intrecciano per affrontare il pericoloso Matto Ranza. Come sempre con questo personaggio il tono è goliardico, dissacrante, anche sboccato, con un neanche tanto velato intento satirico (vi ricorda nulla il nome dell'antagonista?). Questo è un libro che può colpire per la sua imprevidbilità, e proviene da un personaggio che si è sempre distinto per la sua avversione alle convenzioni. Se poi siete toscani, e conoscete qualcuno cresciuto "a pane e G" (come lo sono stato io), l'idea è vincente. Se anche il libro non vi sembra la scelta migliore (forse non è l'oggetto da regalare alla vostra vecchia zia Filomena, ecco), vale la pena che vi facciate una ricerchina su google per scoprire qualcosa di questo personaggio. Forse un giorno ve ne parlerò anch'io, se fate i bravi.
Proseguiamo con suggerimenti di autori nostrani: mi va di ricordarvi anche il catalogo della
Factory Editoriale I Sognatori
, senza menzionare un libro specifico (ho detto che non era un autopromo, quindi non vi sto a consigliare Spore) ma le varie pubblicazioni che da un anno a questa parte sono venute fuori: una quindicina di titoli variegati e adatti a qualunque tipo di lettore potenziale. Mi sento di consigliare i loro libri non per semplice campanilismo (beh, chiaro, è la mia squadra quindi faccio il tifo), ma perché ci sono un paio di fattori che vi permettono di fare un gran figurone: prima di tutto, credo si possa dire che la Factory sfoggia probabilmente le migliori copertine riscontrabili al suo livello di microeditoria, e anzi, batte anche molte delle case editrici di dimensioni medio-grandi. Gli autori sono tutti italiani e tutti "emergenti", quindi potete spacciarvi come mecenati del nuovo rinascimenti letterario italiano. Infine, la mission stessa della Factory è innovativa e finora unica almeno in Italia (ma probabilmente non ce ne sono di simli in molti altri Paesi). Quindi potete anche bullarvi di sostenere un progetto di grande spessore e impostare una mezzora di chiacchiere su come sia importante rinnovare il sistema malato dell'editoria italiana e blablabla. Da menzionare anche che fino a fine anno molti titoli in catalogo (esclusi quelli più recenti) sono in sconto, quindi allo stesso prezzo di JJ Abrams qui sopra, ci comprate 4-5 libri diversi. E sul sito trovate pure le anteprime gratuite in pdf (metà libro circa), quindi che altro volete, che ve lo consegni direttamente Babbo Natale?
Però lo so che ci sono anche quelli di voi che pensano che il libro di carta è obsoleto, digital is the way, e poi avete comprato il Galaxy Tab e per qualcosa lo dovrete pure usare, a parte Cut the Rope 2. Allora, qualcuno là fuori ha pensato a un modo di reglare libri elettronici, che non avendo una natura materiale si riescono difficilmente a lasciare sotto l'albero. Ecco quindi che la
Delos
ha messo in vendita per il periodo natalizio tre USB card caricate con 50 titoli in versione epub, mobi e pdf. Le tre varianti sono la Sci-fi Card (ebook di fantascienza), Senza sfumature (erotico) e Sherlockiana (gialli con Sherlock Holmes). C'è quindi modo di soddisfare nerd, pervertiti e nonni. Chiaramente la card una volta scaricati gli ebook può essere usate anche come una normale chiavetta USB quindi non è usa e getta, ma potete tenerla per altri usi. Questa è stata sicuramente un'idea azzeccata, e se vi stuzzica fate in fretta perché le scorte sono in numero limitato.
'spetta, non ho detto un un libro bello, un libro importante, un libro memorabile. Tanto lo sapete già che con ogni probabilità il destinatario del regalo non lo leggerà mai. Quindi non è di contenuto e qualità che stiamo parlando, ma solo dell'impressione che donare questo specifico volume vi farà fare. Perché il libro ha sempre quel ruolo romantico di "mezzo di cultura", quindi se oltre al titolo riuscite a fornire anche un contesto credibile, potete sperare di fare un figurone (e passare pure per gente di un certo livello).
Disclaimer 1: quello che segue potreste considerarlo un post promozionale, tuttavia non sto promuovendo roba mia quindi non è uno spam elegantemente mascherato, e nemmeno una marchetta perché non ho niente da ricavare dalle vendite di questi titoli. Disclaimer 2: la roba che sto per consigliare non l'ho letta, quindi non vi so dire com'è, potrebbe essere na schifezza immane, ma ho già spiegato che non è questo il punto, no? Controdisclaimer: allo stesso tempo, solo per il fatto che si tratti di roba studiata per fare bella figura, non vuol dire che non possano anche essere libri effettivamente buoni.
Il primo titolo che vi voglio proporre è forse l'unico di cui conoscete l'autore: avrete sicuramente sentito parlare anche per caso di JJ Abrams, l'auotre/regista a cui si devono Lost, Cloverfield i due più recenti film di Star Trek e presto anche la nuova trilogia di Star Wars. Ora JJ ha pensato questo libro e a quel che ho capito l'ha fatto scrivere a Doug Borst (che non so chi sia, ma il nome che conta tanto è il primo), e pare sia una cosa metanarrativa da perderci il capo dietro, e già dal titolo si capisce:
S. La nave di Teseo
. È strutturato come un testo riempito dalle annotazioni di due lettori successivi, quindi la lettura stessa non è semplicemente come un libro qualunque. Ora, se c'è una cosa che Abrams è bravo a fare è vendere bene la propria immagine, più o meno tutte le sue opere sono state gonfiate da un hype pazzesco, quando il prodotto finale risulta quantomeno controverso. Quindi probabilmente anche in questo caso è così, ma di certo con questo libro riuscirete a sorprendere il malcapitato. E visto che costa sui 30 €, non dovete nemmeno sentirvi in colpa perché avete fatto un regalo "troppo piccolo".
Secondo suggerimento è qualcosa di completamente diverso, direi quasi opposto. L'autore è Gianni Greco, meglio noto nel suo ambiente come "il G". E il suo ambiente è la Toscana, perché il G è stato per oltre vent'anni un popolarissimo conduttore radiofonico, noto soprattutto per il Sondazzo, una trasmissione di "scherzi telefonici" (metto le virgolette perché ci sarebbe molto da dire in proposito, ma non è questa la sede), il tutto vent'anni prima dei vari Mamuccari, Zoo 105, tutto rigorosamente in diretta, no preparato, spontaneo, creativo, eccetera. Il G ha già pubblicato in passato alcuni libri, da Il Sondazzo a Io sono il mostro (una raccolta di 33 microracconti che spaziano da horror a thriller a sf), fino al fumetto Le avventure di Aria e G. Poche settimane fa è uscito invece
La banda del sondazzo
, un romanzo in cui le storie di alcuni dei suoi personaggi più famosi si intrecciano per affrontare il pericoloso Matto Ranza. Come sempre con questo personaggio il tono è goliardico, dissacrante, anche sboccato, con un neanche tanto velato intento satirico (vi ricorda nulla il nome dell'antagonista?). Questo è un libro che può colpire per la sua imprevidbilità, e proviene da un personaggio che si è sempre distinto per la sua avversione alle convenzioni. Se poi siete toscani, e conoscete qualcuno cresciuto "a pane e G" (come lo sono stato io), l'idea è vincente. Se anche il libro non vi sembra la scelta migliore (forse non è l'oggetto da regalare alla vostra vecchia zia Filomena, ecco), vale la pena che vi facciate una ricerchina su google per scoprire qualcosa di questo personaggio. Forse un giorno ve ne parlerò anch'io, se fate i bravi.
Proseguiamo con suggerimenti di autori nostrani: mi va di ricordarvi anche il catalogo della
Factory Editoriale I Sognatori
, senza menzionare un libro specifico (ho detto che non era un autopromo, quindi non vi sto a consigliare Spore) ma le varie pubblicazioni che da un anno a questa parte sono venute fuori: una quindicina di titoli variegati e adatti a qualunque tipo di lettore potenziale. Mi sento di consigliare i loro libri non per semplice campanilismo (beh, chiaro, è la mia squadra quindi faccio il tifo), ma perché ci sono un paio di fattori che vi permettono di fare un gran figurone: prima di tutto, credo si possa dire che la Factory sfoggia probabilmente le migliori copertine riscontrabili al suo livello di microeditoria, e anzi, batte anche molte delle case editrici di dimensioni medio-grandi. Gli autori sono tutti italiani e tutti "emergenti", quindi potete spacciarvi come mecenati del nuovo rinascimenti letterario italiano. Infine, la mission stessa della Factory è innovativa e finora unica almeno in Italia (ma probabilmente non ce ne sono di simli in molti altri Paesi). Quindi potete anche bullarvi di sostenere un progetto di grande spessore e impostare una mezzora di chiacchiere su come sia importante rinnovare il sistema malato dell'editoria italiana e blablabla. Da menzionare anche che fino a fine anno molti titoli in catalogo (esclusi quelli più recenti) sono in sconto, quindi allo stesso prezzo di JJ Abrams qui sopra, ci comprate 4-5 libri diversi. E sul sito trovate pure le anteprime gratuite in pdf (metà libro circa), quindi che altro volete, che ve lo consegni direttamente Babbo Natale?
Però lo so che ci sono anche quelli di voi che pensano che il libro di carta è obsoleto, digital is the way, e poi avete comprato il Galaxy Tab e per qualcosa lo dovrete pure usare, a parte Cut the Rope 2. Allora, qualcuno là fuori ha pensato a un modo di reglare libri elettronici, che non avendo una natura materiale si riescono difficilmente a lasciare sotto l'albero. Ecco quindi che la
Delos
ha messo in vendita per il periodo natalizio tre USB card caricate con 50 titoli in versione epub, mobi e pdf. Le tre varianti sono la Sci-fi Card (ebook di fantascienza), Senza sfumature (erotico) e Sherlockiana (gialli con Sherlock Holmes). C'è quindi modo di soddisfare nerd, pervertiti e nonni. Chiaramente la card una volta scaricati gli ebook può essere usate anche come una normale chiavetta USB quindi non è usa e getta, ma potete tenerla per altri usi. Questa è stata sicuramente un'idea azzeccata, e se vi stuzzica fate in fretta perché le scorte sono in numero limitato.
Published on December 14, 2014 01:25
December 11, 2014
Coppi Night 07/12/14 - Il labirinto del fauno
Inizialmente credevo che questo titolo corrispondesse alla trasposizione italiana di Labyrinth, per quello sono rimasto un po' spiazzato notando che era un film spagnolo e non si vedeva David Bowie nei titoli di testa. Passato lo smarrimento mi sono quindi disposto a seguire una storia che si preannunciava impegnativa, visto che si capisce da subito che la protagonista è una ragazzina fissata con le fiabe, e se c'è un PoV che mi irrita è quello dei ragazzini (peggio dei bambini, con la loro supposta complessità-di-persona-che-sta-crescendo). Comunque, la storia che scorre in parallelo tra il mondo fantasy e quello reale aveva un potenziale interessante, quindi proviamo a dargli retta e vediamo dove va.
La componente fantastica del film si riduce all'incontro con una fata che conduce la protagonista nel labirinto eponimo, dove il fauno eponimo, riconoscendola come la Principessa scomparsa del Regno, le affida tre quest per provare la sua natura. Il loot di ogni quest serve a procedere nella successiva, di livello di difficoltà crescente (si presume che abbia guadagnato anche un certo livello di XP). Nel frattempo nel mondo reale la madre della bimba si è trasferita dal suo nuovo marito, un capitano franchista stazionato in un bosco in mezzo alle montagne a combattere alcuni gruppi di partigiani locali. Cosa che non incide minimamente sulle azioni della protagonista, che se ne va in giro a far esplodere rospi e mangiare uva... pare in effetti che nessuno si accorga che passa intere giornate fuori dalla cascina in cui dovrebbe stare ad assistere la madre in fin di vita e il nascituro fratellino. Alla fine della storia non si capisce se il mondo fantastico esisteva davvero o era tutta una fantasia della ragazzina, vuoi per desiderio di evasione, suggestione e così via. Alcuni elementi portano a propendere per una direzione (il capitano che non vede il fauno, la visione che termina nel momento in cui lei muore), altri nell'altra (la mandragola sotto il letto, la porta magica usata per uscire dalla camera chiusa): non è del tutto chiaro, e forse non deve esserlo. Insomma, non è il tipo di film in cui la coerenza è da ricercare in ogni aspetto, e questo ci può anche stare.
Quello che secondo me non funziona, è che i ruoli sono fin troppo definiti e la morale che sta sotto a tutto questo mi sembra alquanto superficiale. Abbiamo la mamma disperata e morente, il capitano che è un cattivo-super-cattivo che ammazza e tortura e tratta di merda tutti (appena conosciuta la bambina, le stritola una mano), la collaborazionista coraggiosa e integra, i partigiani allegri e determinati. Il film si trascina un sottinteso politico (forse dato quasi per scontato) secondo cui franchisti = cattivi, partigiani = buoni, così quando sono i primi a sparare e uccidere è un atto brutale, quando lo fanno gli altri è un atto di liberazione. Ecco, insomma, per un film che forse ha un intento didascalico/educativo (credo che tutto sommato il target sia abbastanza giovane) mi sembra una distinzione artificiosa e approssimativa. Tanto più che proprio la ragazzina si rifiuta di uccidere un innocente quando le viene richiesto, ma poi nessuno alza un sopracciglio quando vengono sterminati soldati a decine. Quindi anche se è da apprezzare il tentativo di affiancare la storia fantasy a qualcosa di storico, forse il fatto di volerlo collocare nell'ambito della dittatura spagnola tende ad appiattire il tutto, perché la storia si sviluppa in un contesto in cui per forza di cose si è tenuti a dire che il bene sta da una parte e il male dall'altra, e ciao ciao a qualunque tipo di sviluppo più profondo del livello di Might and Magic.
La componente fantastica del film si riduce all'incontro con una fata che conduce la protagonista nel labirinto eponimo, dove il fauno eponimo, riconoscendola come la Principessa scomparsa del Regno, le affida tre quest per provare la sua natura. Il loot di ogni quest serve a procedere nella successiva, di livello di difficoltà crescente (si presume che abbia guadagnato anche un certo livello di XP). Nel frattempo nel mondo reale la madre della bimba si è trasferita dal suo nuovo marito, un capitano franchista stazionato in un bosco in mezzo alle montagne a combattere alcuni gruppi di partigiani locali. Cosa che non incide minimamente sulle azioni della protagonista, che se ne va in giro a far esplodere rospi e mangiare uva... pare in effetti che nessuno si accorga che passa intere giornate fuori dalla cascina in cui dovrebbe stare ad assistere la madre in fin di vita e il nascituro fratellino. Alla fine della storia non si capisce se il mondo fantastico esisteva davvero o era tutta una fantasia della ragazzina, vuoi per desiderio di evasione, suggestione e così via. Alcuni elementi portano a propendere per una direzione (il capitano che non vede il fauno, la visione che termina nel momento in cui lei muore), altri nell'altra (la mandragola sotto il letto, la porta magica usata per uscire dalla camera chiusa): non è del tutto chiaro, e forse non deve esserlo. Insomma, non è il tipo di film in cui la coerenza è da ricercare in ogni aspetto, e questo ci può anche stare.Quello che secondo me non funziona, è che i ruoli sono fin troppo definiti e la morale che sta sotto a tutto questo mi sembra alquanto superficiale. Abbiamo la mamma disperata e morente, il capitano che è un cattivo-super-cattivo che ammazza e tortura e tratta di merda tutti (appena conosciuta la bambina, le stritola una mano), la collaborazionista coraggiosa e integra, i partigiani allegri e determinati. Il film si trascina un sottinteso politico (forse dato quasi per scontato) secondo cui franchisti = cattivi, partigiani = buoni, così quando sono i primi a sparare e uccidere è un atto brutale, quando lo fanno gli altri è un atto di liberazione. Ecco, insomma, per un film che forse ha un intento didascalico/educativo (credo che tutto sommato il target sia abbastanza giovane) mi sembra una distinzione artificiosa e approssimativa. Tanto più che proprio la ragazzina si rifiuta di uccidere un innocente quando le viene richiesto, ma poi nessuno alza un sopracciglio quando vengono sterminati soldati a decine. Quindi anche se è da apprezzare il tentativo di affiancare la storia fantasy a qualcosa di storico, forse il fatto di volerlo collocare nell'ambito della dittatura spagnola tende ad appiattire il tutto, perché la storia si sviluppa in un contesto in cui per forza di cose si è tenuti a dire che il bene sta da una parte e il male dall'altra, e ciao ciao a qualunque tipo di sviluppo più profondo del livello di Might and Magic.
Published on December 11, 2014 02:40
Unknown to Millions
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