Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 59

February 5, 2015

Il ritrovamento di Majorana e la previsione del passato

È notizia di ieri che la procura di Roma ha finalmente chiuso il caso (per quanto questa espressione possa avere senso in un contesto del genere) della sparizione di Ettore Majorana, il brillante fisico italiano scomparso nel 1938, quando non aveva fatto ritorno come previsto al porto di Napoli su un piroscafo proveniente da Palermo. Secondo le analisi eseguite su alcune foto recentemente acquisite, Majorana era in Venezuela fino alla fine degli anni 50, sotto falso nome, e qui probabilmente è morto.
La notizia è di per sé straordinaria, perché risolve uno dei più misteriosi casi della storia e della scienza moderna. La scomparsa di Majorana aveva fin da subito suscitato un grande clamore, tant'è che Mussolini stesso aveva promesso una ricompensa per chi avesse fornito informazioni, e in seguito in molti immaginarono il destino del fisico: ritirato in convento, suicida in mare, rapito dai nazisti. Niente però era emerso fino a pochi anni fa, quando durante la trasmissione televisiva Chi l'ha visto un italiano emigrato in Venezuela dichiarò di aver conosciuto Majorana e fornì le foto che poi sarebbero state analizzate, e che hanno confermato l'effettiva presenza in Sudamerica dello scienziato vent'anni dopo la sua sparizione.
Ma se mi prendo il disturbo di segnalare la cosa qui, quando potrei semplicemente condividere un paio di link sui social, è perché anch'io mi sono dedicato al caso Majorana, in un racconto che avevo inizialmente intitolato Pace e morte e che è stato in seguito pubblicato con il titolo La conquista all'interno del libro Perché nulla vada perduto e altri racconti , volume che raccoglie i racconti selezionati del XIX Trofeo RiLL. La cosa interessante è che la teoria da ma proposta nel racconto è proprio quella che è stata confermata vera. Certo, io ci ho messo di mezzo anche diversi altri personaggi di rilievo storico: Tesla, Marconi, Rachele Mussolini. Ritengo però che la storia costruita intorno a questi non abbia nessun elemento eccessivamente fantastorico, e che insolite coincidenze ben documentate potrebbero renderla come minimo possibile.
Ecco quindi che mi trovo di nuovo ad aver azzeccato una previsione in una delle mie storie. In effetti in questo caso non ho indovinato qualcosa di futuro, ma un evento passato, su cui sono già stati condotti studi e ricerche, quindi non si può dire che io abbia trovato una soluzione innovativa. Ma è comunque curioso che una storia messa insieme senza pretese si confermi poi come vera. Una cosa simile è avventa per un altro mio racconto, Cattivi genitori (incluso in Spore ): in questo racconto scritto nel 2011 mi lancio in un'inusitata (per me) analisi della situazione politica italiana, affermando che l'apice del declino (scusate l'ossimoro) si è ottenuto durante le elezioni del Presidente della Repubblica del 2013: ed effettivamente proprio in quell'anno l'impossibilità di individuare un nuovo Presidente portò alla secona elezione di Napolitano. È ovvio che non avevo nessuna idea che potesse succedere qualcosa del genere, eppure col senno di poi, qualcosa avevo azzeccato.
Si può quindi dire che la fantascienza può davvero prevedere il futuro (anche prossimo), o in certi casi, il passato? Nell'articolo pubblicato un paio di settimane fa sul magazine TuttoMondo affermavo quasi il contrario: la fantascienza non cerca di prevedere, non nel senso di profetizzare. D'altra parte sia in Pace e morte che in Cattivi genitori il particolare che si è "avverato" non era certo il nucleo della narrazione, ma un dettaglio marginale, quindi la storia non avrebbe perso in alcun modo il suo valore se quel particolare non fosse stato confermato in seguito. Il fatto che invece la storia abbia avvalorato la mia versione aggiunge alcune sfaccettature alla speculazione svolta nei racconti.
Si tratta solo di una casualità? Sì, ok, è probabile. Anche l'oroscopo ogni tanto ci chiappa, no? Però mi piace pensare che possa esserci dell'altro, e non lo dico per autocelebrazione, ma ancora per far capire il meccanismo che sta alla base della fantascienza: partendo da una serie di dati e cercando di estrapolarne l'evoluzione più plausibile, si può davvero ottenere qualcosa, anche se lo si sta facendo solo per divertimento, perché non sono mica un futurologo, io. Succede così che la fantascienza non cerca la previsione, ma quando è ben sviluppata la ottiene comunque.
Con buona pace di Sciascia, che invece aveva creduto al convento.
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Published on February 05, 2015 00:00

February 2, 2015

Coppi Night 01/02/15 - Lucy

Ellapeppa, è una settimana che non scrivo qui sopra! Ci sarà gente che ha già pensato alla tragedia, invece semplicemente ho voluto lasciare più spazio al post che segnala l'uscita di Dimenticami Trovami Sognami , e poi sono stato via qualche giorno per la presentazione di Spore. Torniamo quindi alla normale programmazione con una nuova recensione del Coppi Club.
Quello che ha passato la fase di votazione è un film che volevo vedere da un po', perché aveva suscitato un certo clamore nell'ambito del cinema di fantascienza qualche mese fa. In realtà non mi aspettavo niente di che, perché Luc Besson non mi è mai sembrato un autore di riferimento del genere. Anche Il quinto elemento, per quanto si consideri ormai un classico, non credo certo si possa indicare come uno dei più fulgidi esempi del genere. Comunque, dicevano, Lucy è altra cosa, Lucy è un film drammatico e profondo. Ora, basterebbe l'assunto di partenza per far crollare tutta l'idea alla base della vicenda: la favoletta secondo cui gli uomini usano solo il 20% delle loro capacità cerebrali. Non è ben chiaro come questa storiella si sia diffusa, ma si sa che non è affatto vero. Comunque, diamo pure per buono il fatto che le cose stiano così: sospendiamo l'incredulità e crediamoci davvero, come avevamo fatto con Limitless . Crediamo anche che esista such thing as CPH4, un non meglio specificato enzima che durante la gravidanza dà l'origine a tutti i processi cognitivi.
Allora, dovremmo anche capire quali conseguenze possa avere il funzionamento a pieno regime del cervello. La piccola Lucy, dopo un attacco epiletticco antigravitazionale (si appende al soffitto), inizia ad acquisire una serie di poteri sempre più elevati: dapprima il controllo del proprio corpo (tanto che una pallottola alla spalla non le provoca nessuna difficoltà), poi il controllo dei corpi altrui, dei ricordi, della materia, delle onde elettromagnetiche, della gravità, del tempo. Insomma, in poche ore diventa un super X-Man con i poteri di tutti gli altri. Ci sarebbe molto da discutere su questo aspetto, perché va bene ottenere un completo controllo delle proprie funzioni, dei sensi superaffinati e pure anche il controllo mentale, ma abbattere le leggi fisiche, diavolo, è un'altra cosa. Ma per assurdo, neanche questo sarebbe di per sé un problema: voglio dire, se lo fanno gli X-Men lo può fare anche lei.
Il problema è che le manifestazioni del suo potere sono poco coerenti con quanto lei stessa o Morgan Freeman (che fa lo scienziato che sa le cose) affermano nel corso del film. Ovvero, la storia contraddice il suo stesso universo narrativo, e questo non va bene. Per essere diventata superintelligente e in grado di manipolare la materia e l'energia, Lucy si comporta in maniera estremamente stupida: non elimina i suoi nemici (mentre invece non si fa problemi a sterminare milioni di innocenti durante inseguimenti vari), non fa in modo di protrarre il suo stato di iperintelligenza più a lungo possibile, non elabora una soluzione che le consenta di ottenere il suo obiettivo nell'arco di pochi secondi. Quindi alla fine non appare così badass come vorrebbe, anzi, risulta piuttosto irritante. La sua trascendenza è molto simile a quella vista in Transcendence, cioè tutt'altro che trascendente, ma ben ancorata al retaggio e agli schemi mentali umani.
Ciò che è ancora peggio dal punto di vista strettamente narrativo è che non c'è nessuno sviluppo dei personaggi. Lucy prima di tutto: non sappiamo chi è, non sappiamo cosa cerca, cosa ci fa in Taiwan, che rapporto ha con la mamma che chiama nel tentativo di suscitare empatia al pubblico, se è innamorata di qualcuno. Quindi la sua storia di vendetta rimane fine a se stessa, perché non sappiamo per cosa sta combattendo. Per la sopravvivenza, forse? Ma se ha trasceso i limiti dell'umanità, perché dovrebbe importarle? C'è più intensità da questo punto di vista in Commando o Taken, dove almeno c'era una figlia da portare in salvo. Se poi si pensa ai personaggi di contorno, beh, siamo messi ancora peggio (il poliziotto non ha proprio senso di esistere).
Assurdi e fuori luogo poi i paralleli con la vita animale, nella prima sequenza in particolare, ma anche in seguito. Estremamente repellenti le lezioni del professor Freeman, che coltiva (da più di vent'anni) teorie evoluzionistiche così antropocentriste che troverebbero l'appoggio di Pio IX: pensare che l'evoluzione sia un processo dagli organismi unicellulari all'uomo non è solo errato, ma anche arrogante. E affermare che i delfini sfruttano il cervello meglio degli uomini solo perché hanno un senso ulteriore è di una ottusità immensa. Considerando che il film non è certo impostato con leggerezza, ma con drammaticità e supposto rigore scientifico, il risultato è davvero pessimo. Anche come mero mezzo d'intrattenimento funziona male, perché non ci si può effettivamente divertire seguendo la storia. Mi dispiace per Scarlett, che pure ce la mette tutta, ma qui abbiamo toppato in pieno; e Luc, da parte tua, la prossima volta torna a fare qualche pastiche con mostri vari, che almeno nessuno ti prende sul serio.
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Published on February 02, 2015 23:00

January 25, 2015

Dimenticami Trovami Sognami

Sì è vero, se ne è già parlato sul blog, e sui social tra me, la casa editrice e qualche sostenitore la notizia sta girando già da un paio di settimane, ma a essere precisi non ho ancora dedicato un post vero e proprio alla pubblicazione del mio nuovo libro. Come ho fatto a suo tempo per Spore voglio spendere qualche parola non solo per segnalare l'uscita, ma per raccontare un po' cosa c'è dietro Dimenticami Trovami Sognami. E prima di tutto facciamo parlare le immagini:

http://www.zona42.it/wordpress/libri-e-autori/dimenticami-trovami-sognami-di-andrea-viscusi/

DTS (come abbiamo lo abbiamo colloquialmente abbreviato durante la lavorazione) è il mio primo romanzo, in uscita questa settimana. Quando dico "primo romanzo" intendo chiaramente il primo pubblicato. Che sia il primo scritto non è esatto, anche se ripercorrendo la mia produzione i precedenti tentativi di storie lunghe possono classificarsi come opere giovanili e/o fix-up di racconti precedentemente scritti. Questo è quindi il primo romanzo concepito e scritto in questa forma, e accessibile al pubblico.
Qualche accenno di backstory può essere simpatico: una delle idee di base di DTS era già presente in un racconto scritto anni fa, e pure pubblicato in una raccolta che presumo sia oggi introvabile. Il titolo era Fuori dal sogno, e conteneva quella che è la situazione iniziale con cui si apre la storia: un astronauta rientrato dopo 12 anni di missione, che per lui sono stati solo pochi istanti, e torna nel mondo dopo aver perso più di un decennio, cercando di ricomporre i pezzi di quello che si è lasciato dietro, primo tra tutti il rapporto con la sua compagna. Il racconto era poco più che l'enucleazione di questa idea, ma sapevo che c'era del potenziale da sviluppare. Inoltre avevo altre idee che mi frullavano in testa da tempo, e mi sono accorto a un certo punto che avevano tutte un punto di contatto: i sogni. Ho quindi ripreso quell'astronauta, gli ho dato un nome (Dorian) e un'identità, una missione e una compagna (Simona), e poi l'ho fatto tornare, intimamente sconvolto ed esteriormente spaesato, nell'anno 2016. Raccontata la sua parte della storia, sono passato a quello che è il vero nucleo narrativo di tutta la vicenda (anzi, di tutte le vicende, perché la narrazione è di per sé il nucleo di tutto... un giorno capirete), illustrando, sempre attraverso la meccanica dei sogni, quell'assurdo bug cosmico che permette di riscrivere la realtà. E se avete seguito la storia di DTS, conoscendo il suo working title potete già iniziare a capire qualcosa. Infine ho amalgamato il tutto, facendo confluire questi concetti nella storia di Dorian, e chiudendo così il cerchio, riscrivendo tutto quanto raccontato prima.

Quanto sopra non è propriamente una sinossi, e non lo voleva essere, ma non mi va di riferire qui ulteriori dettagli della trama in sé. Sulla scheda del libro, nonché in vari altri post e segnalazioni/interviste che già stanno spuntando qua e là, potete trovari maggiori dettagli. L'intenzione di questo post è quello di spiegare meglio che cosa è Dimenticami Trovami Sognami nel suo complesso, al di là della storia che contiene.

DTS è indubbiamente un romanzo di fantascienza, non fosse altro perché il protagonista è un astronauta che partecipa a un Progetto di esplorazione spaziale differente da quelli a cui siamo abituati. Ma della fantascienza ci sono altri temi tipici e ampiamente trattati anche da autori di altissimo livello: la definizione di realtà, il potere creativo dell'intelligenza, l'origine del cosmo, la forza delle idee. È un tipo di fantascienza che non insiste tanto sulla speculazione tecnologico/scientifica, quanto su concetti di natura logica (e mi azzerderei quasi a dire filosofica, ma non voglio esagerare). È vero che ci sono alcune applicazioni tecnologiche attualmente non esistenti, ma si tratta in realtà di un livello tecnologico precedente agli anni 2000. Anche l'anno 2016 in cui ritorna il protagonsita non ha niente di futuristico, anche perché, è ovvio, ci siamo già. Attenzione però, non sto dicendo che la fantascienza che tratta direttamente la speculazione tecnologica è inferiore o più facile (anzi, di solito è proprio quella che scrivo io), ma semplicemente sto constatando che qui c'è dell'altro. Questo aspetto credo che possa in parte facilitare chi con la fantascienza non ha un rapporto così stabile, o magari non la include proprio tra le sue letture. Non c'è bisogno di particolari nozioni per seguire quanto avviente in DTS, ma certo è richiesto un certo coinvolgimento e una buona elasticità mentale. E infine, dettaglio tutt'altro che secondaio, è anche una storia d'amore. Perché sotto sotto sono un tenerone...

Il lavoro su DTS è stato abbastanza lungo, quella che andrà in stampa è in effetti la quarta versione, anche se sono soprattutto alcune parti ad aver richiesto gli interventi maggiori, mentre altre sono rimaste pressoché inalterate rispetto alla prima stesura. E qui potrei aprire un'infnita parentesi su come è stato lavorare con Zona 42, ma sarebbe noioso, quindi per il momento evito. Basti dire che sono estremamente soddisfatto del lavoro che c'è stato, dell'impegno e della collaborazione continua, letteralmente fino a poche ore prima dell'invio in stampa. Posso anche dire che se avessi potuto scegliere con quale editore far uscire il mio primo romanzo, in cima alla lista ci sarebbero stati loro. Non voglio fare il supponente, ma dopo alcuni anni di frequentazione dell'ambiente certe dinamiche mi sono chiare: per questo, mi piace pensare che in un certo senso non è solo quello che si scrive che conta, ma anche come e con chi lo si pubblica. Se un anno fa ero eccitato di inaugurare con Spore l'avventura della Factory I Sognatori (che prosegue nella sua attività, anzi, proprio in questo periodo sta cercando nuovi autori), allo stesso modo adesso sono entusiasta di poter lanciare il mio libro con Zona 42. Forse Dimenticami Trovami Sognami pubblicato da un altro editore, pur essendo lo stesso romanzo, non sarebbe stata la stessa storia.

Un discorso simile va fatto per l'introduzione al libro, scritta da Elvezio Sciallis. Il nome è piuttosto noto nella blogsfera letteraria, e tuttora potete seguirlo sul blog Malpertuis, dove scrive principalmente di cinema horror. Ma non si tratta certo di un personaggio autorevole nell'ambito della fantascienza. E allora che c'azzecca? Una seconda scelta, perché altri più importanti non hanno voluto? No, non è andata così. Anzi, queste stesse perplessità le ha avute proprio Elvezio quando ha ricevuto la proposta (come potete constatare nell'introduzione stessa), ma la scelta mia e di Giorgio di Zona 42 non è stata casuale. Volevamo che la prospettiva fosse differente, estranea all'ambiente, e che potesse a sua volta testimoniare che non ci rivolgiamo esclusivamente alla nostra minuscola nicchia. Almeno queste sono le intenzioni, se sarà davvero così potremo scoprirlo solo tra qualche mese.

E credo che questo sia pressappoco tutto quanto avevo da dire sul libro, prima che vi arrivasse tra le mani. Parole di circostanza forse, ma diamine, questa non è una circostanza che capita così spesso. Anzi, non mi stupirei se questo fosse di fatto il punto più alto della mia "carriera". Se così fosse, non vi piacerebbe poter dire "io c'ero"?


Dimenticami Trovami Sognami sarà disponibile a partire da fine mese, acquistabile direttamente sul sito dell'editore (cartaceo € 12.90 - digitale mobi/epub € 3.99), oppure potrete trovarlo presso le librerie convenzionate con Zona 42.
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Published on January 25, 2015 23:20

January 20, 2015

Rapporto letture - Dicembre 2014

Siamo all'ultimo rapporto letture dell'anno ormai passato. Sarebbe l'occasione di fare bilanci ma francamente ne ho poca voglia, e d'altra parte sulla mia pagina aNobii ci sono più o meno tutti i dati in questione. Dico "più o meno" perché in realtà lì non sono presenti alcuni degli ebook (selfpublished o no) che mi capita di leggere di tanto in tanto, quindi si tratta di una stima per difetto. Ma vediamo come ho concluso il mio anno da lettore. Non troppo bene, a dir la verità.

Cominciamo con un romanzo di Fritz Leiber, intitolato Scacco al tempo nella versione italiana, ma che sarebbe The Sinful Ones. Leiber è un autore che si mantiene sempre su ottimi livelli, e alcune delle sue storie sono degli autentici classici. Questo è in assoluto uno dei suoi primi lavori pubblicati, con una vicenda editoriale abbastanza travagliata alle spalle. La storia segue il protagonista, un qualunque impiegato di un ufficio di collocamento, che gradualmente scopre come tutte le persone siano parte di un gigantesco meccanismo a orologeria universale che le costringe ad eseguire azioni predeterminate. È solo accorgendosi di questo che scopre di poter sfuggire al ruolo che per lui è stato già scritto e individuare gli altri "consapevoli". La storia ha sicuramente dei risvolti interessanti, e un senso allegorico abbastanza forte, tuttavia nel corso del romanzo si dipana in modo fin troppo diluito. Voglio dire che mi è sembrato che, una volta rivelata questa idea alla base, rimane in realtà poco altro da portare all'attenzione del lettore, e in effetti anche la conclusione sembra abbastanza improvvisata. Insomma, una buona idea che forse avrebbe trovato una collocazione migliore in un racconto ben più condensato. Voto: 6.5/10

Penultimo libro dell'anno è un romanzo breve di J.G. Ballard, altro autore di grande rilievo. Devo purtroppo ammettere che non ho letto moltissimo, anche se ho da qualche parte un volume "tutti i racconti" che prima o poi dovrò prendere in mano. Probabilmente è un peccato, anche perché c'è chi ha osato mettere il mio nome e il suo nella stessa frase (oh, non l'ho detto io, non mi assumo nessuna responsabilità...) ma soprattutto perché Ballard è stato uno di quelli che hanno completamente rinnovato la fantascienza della sua epoca. Questo L'isola di cemento in realtà non è niente di sf, lo si potrebbe anzi definire un romanzo mainstream, se solo non fosse di Ballard... Tutto inizia con un incidente stradale, che fa finire il protagonista in un'isola spartitraffico tra le due corsie dell'autostrada, dalla quale non riesce ad uscire. Dopo i primi capitoli dedicati alla sopravvivenza e al tentativo di fuggire, il romanzo prende una piega quasi grottesca, quando conosciamo gli altri occupanti dell'isola. C'è chiaramente un senso metaforico anche in questo, e la lettura riesce a trasmettere una forte inquietudine, non sono riuscito però ad appassionarmi seriamente alle vicende narrate, ma probabilmente si tratta di un mio limite. Voto: 6.5/10
  Infine mi sono preso la mia dose mensile di autori italiani, ripescando uno dei titoli del catalogo Mezzotints che ancora non avevo letto: Le radici del male di Alda Teodorani, autrice che ha un certo seguito. Il volume è composto di tre storie vagamente interconnesse, con alcuni personaggi condivisi, anche se sembra più che si tratti di cameo nelle storie degli altri che di veri collegamenti. In realtà non mi sembra ce si possa parlare della presenza di storie vere e proprie, perché i primi due racconti in particolare mancano quasi interamente di una vicenda da narrare, e sono invece composto di una sequenza di scene di violenza o/e sesso estremi. C'è tanto sangue, dolore, ossessione, perversione... ma c'è solo questo. Nel terzo racconto i due punti di vista alternati sembrano dare un accenno di trama, ma è davvero un elemento labile, quasi secondario, e comunque non troppo credibile. In definitiva mi è sembrata quindi una lettura piuttosto vuota, l'equivalente di un film gore/splatter che punta tutto sugli schizzi di sangue e i capezzoli (e gli schizzi di sangue sui capezzoli) e una volta mostrato questo ritiene di aver già fatto abbastanza per il suo spettatore. Non è assolutamente qualcosa che riesca a soddisfarmi, ma vabbè, nemmeno Ballard qui sopra mi è piaciuto troppo, quindi magari sono io che non capisco. Voto: 4/10
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Published on January 20, 2015 23:40

January 19, 2015

La fantascienza al tempo della fantascienza, su TuttoMondo News

Post di servizio per segnalare che sul numero di gennaio magazine TuttoMondo News (pisano per fondazione ma globale per vocazione) compare anche un mio breve articolo che cerca di determinare come e perché nel 2015, quando il mondo diventa sempre più fantascientifico, dovremmo continuare a leggere e seguire la fantascienza.
Naturalmente TuttoMondo non è una rivista di settore, ma culturale in senso più ampio quindi mi sono limitato a una prospettiva abbastanza generalista, o come direi se facessi milioni a vendere guide, for dummies. Tuttavia penso possa essere comunque un punto di vista interessante, e una discussione che, anche all'interno degli addetti ai lavori, dovrebbe essere aperta, visto che ci si lamenta tanto di quanto la sf fosse fresca e vitale 60 anni fa, cosa che oggi non si trova più.
Ma di questo parleremo in un altro post. Magari sempre su TuttoMondo, se la collaborazione (nata dal contatto con il collega di Factory Filippo Bernardeschi) dovesse continuare.
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Published on January 19, 2015 09:14

January 17, 2015

Spore live @ Cinema Il Piccolissimo - Ciampino, 29 gennaio

Ve lo dicevo che era un periodo di attività intensa! Mentre infatti da un lato si prepara la pubblicazione di Dimenticami Trovami Sognami con Zona42, non cessa il lavoro dietro a Spore, la raccolta di racconti pubblicata nel novembre 2013 con la Factory Editoriale I Sognatori. Dopo circa sei mesi di silenzio infatti torneremo a parlarne di persona, perché a fine mese si terrà una nuova presentazione del libro. E questa volta sarò in trasferta lunga, perché l'evento si svolgerà in zona romana!
La presentazione si terrà giovedì 29 gennaio, alle ore 17:00, presso il Cinema Il Piccolissimo di Ciampino. L'evento è organizzato in collaborazione con l'associazione Mondoscrittura , alla quale vanno i ringraziamenti per aver ottenuto lo spazio a disposizione. Ecco la locandina ufficiale:



Un paio di note riguardo questo evento. Innanzitutto, mi rendo conto che lo slot non è dei più favorevoli, perché le 17 di un giorno infrasettimanale sicuramente non favoriscono chi lavora con orari normali, né chi potesse pensare di affrontare un viaggetto per assistere. Inoltre stavolta gioco per la prima volta fuori casa (anche all'Italcon lo ero, ma in un contesto diverso), quindi non potrò sicuramente contare sul supporto di amici e conoscenti, pertanto sarà una bella prova. Insomma noi ci proviamo comunque, e speriamo che l'interesse sia abbastanza elevato da attirare qualcuno. Se poi potete darci una mano a diffondere il tutto, è più che gradito.
Seconda nota: approfitterò dell'occasione per una minivacanza di qualche giorno a Roma, che ho visto solo una volta da bambino. Per chi è di quelle parti questa può essere anche un'occasione per conoscerci o rivedersi, naturalmente dedicherò un po' di tempo a fare il turista ma ho tre serate intere da passare nella capitale, quindi fatevi pure avanti, possiamo concordare volentieri qualcosa, anche perché non conosco nulla e se mi portate in un posto valido per mangiare o per una bevuta sarebbe ottimo.
Potete anche partecipare all'evento facebook e seguire da qui le novità, e mi raccomando diramate la notizia!
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Published on January 17, 2015 01:20

January 15, 2015

Coppi Night 11/01/2015 - Lei

Sembra fatto apposta: giusto un paio di giorni fa parlavo della chiusura di "Il futuro è tornato" e del fatto che avrei ripreso alcuni post usciti lì, tra cui la recensione del film Her / Lei. E durante l'ultima Coppi Night è stato scelto proprio questo film, per cui l'occasione è ideale per riproporre qui (con qualche revisione) la recensione già pubblicata diversi mesi fa sulla webzine in via di chiusura. L'articolo che segue quindi non è originale, ma inedito su questo blog.

Spike Jonze ci ha abituati negli anni a film originali e innovativi, in cui storie imprevedibili vengono gestite con una regia per nulla banale e attenta a tutti i particolari (luce, suono, musica). Grazie alla collaborazione con sceneggiatori altrettanto moderni come Charlie Kaufman è riuscito a realizzare pellicole di grande qualità come Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee, Nel paese delle creature selvagge, tutti capaci a loro modo di raccontare storie intrise di sense of wonder, che si muovono non solo sul piano narrativo ma anche metatestuale. Pur essendo stato co-autore in alcuni dei suoi precedenti lavori, Lei (titolo originale Her) è il primo film interamente scritto e diretto da Jonze stesso.
La storia di Lei, apparentemente, è molto semplice. In un futuro molto prossimo, un uomo dal cuore a pezzi dopo il recente divorzio (Theodore, interpretato da Joaqin Phoenix) sviluppa una relazione profonda con il suo nuovo Sistema Operativo (OS), intelligente ed empatico. L’OS (Samantha, la cui voce nella versione originale è quella di Scarlett Johansson) a sua volta condivide i sentimenti, e tra i due si instaura una vera e propria relazione, che include uscite in coppia, sesso e litigi. Il loro rapporto è poi messo alla prova quando Samantha inizia a interagire con gli altri OS attivi nel mondo, e la distanza tra l’intelligenza umana e quella artificiale si fa sempre maggiore.
Va subito detto che non c’è nessuna nuova idea sconvolgente in questa trama. Per chi anzi ha familiarità con la fantascienza sviluppata dagli anni ’90 in poi, si può a tutti gli effetti riassumere con due sole parole: singolarità tecnologica. Il percorso dell’OS infatti è proprio quello di un’entità che acquista autocoscienza, si misura con l’uomo e ne trascende le possibilità, diventando non tanto qualcosa di superiore (un “cervellone” dalle infinite capacità di calcolo) quanto qualcosa di diverso, con cui gli umani, che pure lo hanno progettato, non sono più in grado di confrontarsi. La bravura di Jonze, in questo senso, è stata quella di raccontare questa storia non dal punto di vista tecnologico, ma da quello personale. Theodore infatti non è certo una persona con competenze tali da capire il funzionamento dell’OS, e vive la vicenda come semplice “utente finale”, abituato a una tecnologia onnipresente e leggermente invasiva. In questo contesto lo sviluppo di una nuova generazione di Sistemi Operativi, concepiti inizialmente come dei “super segretari” in grado di comprendere e intuire le esigenze dei loro padroni sembra quasi naturale. Lo stesso avanzamento tecnologico ipotizzato nel film per il futuro prossimo appare come la naturale evoluzione di quello attuale, e non ci si stupisce a vedere lo smartphone interamente touchscreen, i videogiochi 3D e le auricolari a comando vocale.
La storia dell’“uomo che si innamora di un computer” può sembrare una facile deriva dello stereotipo nerd, tuttavia Jonze ci mostra in più casi che non si tratta di questo. Theodore infatti è tutt’altro che un imbranato smanettone, anzi nel corso stesso del film ha un appuntamento anche proficuo con una ragazza (Olivia Wilde), e se durante il setup del Sistema Operativo è lui stesso a definirsi asociale, questo carattere deriva più dal recente trauma del divorzio che da una sua predisposizione naturale. La relazione sentimentale con Samantha non è quindi l’ultimo rifugio di una persona incapace di socializzare, ma un sentimento sincero maturato nei confronti di qualcuno in grado di ascoltare e capire, e che a sua volta esprime sentimenti di pari livello. Peraltro, come si scopre più avanti nella storia, Theodore non è nemmeno l’unico a intrattenere un rapporto del genere con un Sistema Operativo.
In effetti, la parte più interessante del film è proprio la crescita intellettiva di Samantha. All’inizio solo un’efficiente e simpatica assistente, col tempo l’OS sviluppa una propria personalità, matura tratti di cui essa stessa non comprende l’origine, e si scopre a pensare in modi che la sorprendono. Naturalmente la prima cosa che viene in mente è che si tratti di un software sufficientemente avanzato da imitare le emozioni umane, tuttavia gradualmente si capisce che non è solo questo. L’intelligenza artificiale degli OS cresce e si plasma grazie al contatto con gli umani, ma non come simulacro di essi. Anche il rapporto sentimentale tra Theodore e Samantha è in prospettiva funzionale alla crescita emotiva e intellettiva di quest’ultima, ed è questo dettaglio a rendere la storia davvero profonda: la constatazione di come i sentimenti non siano una componente opposta all’intelletto (come nel classico scontro “ragione e sentimento”), ma una parte integrante e determinante dell’intelligenza. Qualunque intelligenza.
Ed è con quella lettera infine scritta alla sua ex moglie che Theodore viene finalmente a capo di questa scoperta, che è sicuramente sorprendente per un OS (o chiamatelo IA, se preferite), ma spesso non è tanto chiara nemmeno per un umano (o chiamatelo IN, se preferite). Mica male, per uno che era partito facendo Jackass…
Un ultimo appunto riguarda la trasposizione italiana del film. Spiace dirlo, ma il doppiaggio di Samantha perde parecchio rispetto alla versione originale, e la differenza si avverte a maggior ragione visto che il personaggio è caratterizzato solamente attraverso la voce. Sembra che la doppiatrice stia leggendo (con grande teatralità, questo sì) il foglio che ha davanti, piuttosto che recitando. Forse non è n caso che in America esistano i voice actor, e in Italia si chiamano invece doppiatori. Se ne consiglia pertanto, se possibile, la visione in lingua originale, al più con sottotitoli.
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Published on January 15, 2015 00:10

January 13, 2015

Ultimi acquisti - Dicembre 2014 (parte due)

Dopo aver esaminato nella prima parte degli acquisti di dicembre gli album ed EP appena entrati nella mia collezione, passiamo adesso a compilation e singoli.

Cominciamo con un classico stagionale: la Cocoon Compilation, arrivata quest'anno alla lettera N, che come ogni anno raccoglie una dozzina di pezzi appositamente realizzati da nomi affermati ed emergenti della scena techno internazionale. Anche quest'anno sembra che l'attenzione sia più su autori non esattamente al centro della scena. Tra i più rilevanti troviamo Ripperton, Truncate e Aril Brikha. La qualità è sempre elevata, anche se mancano autentici capolavori. Tra i pezzi più efficaci troviamo For Fear Tonight Is All di Alan Fizpatrick e VA2 del già citato Brikha insieme a Vince Watson.

Altra compilation, stavolta mixata, è In the House of Disco , una selezione eseguita da Dimitri From Paris, veterano del panorama house mondiale. Si tratta di una raccolta interessante, perché è a metà tra una retrospettiva e un manifesto programmatico. Per quanto la musica selezionata (due cd suddivisi tra house e disco) possa apparire frivola, in realtà l'idea che sta dietro questo progetto è molto più profonda, e al tempo stesso la storia dei due generi, tra loro interdipendenti fin dalle origini, sembra affermare in modo deciso quanto lo sviluppo di questa musica sia stata l'espressione di un momento storico preciso. L'intento didattico non appesantisce però quella che è sostanzialmente musica da ballare, e per questo si può dire che l'operazione di Dimitri è stata intelligente ed efficace.

Proseguiamo quindi con i dischi singoli. Il primo che ho dovuto acquisire appena visto è stato L'Esperanza (Ame reinterpretation) . Il disco contiene questo pezzo e un altro classico di Sven Vath, The Beauty and the Beast, remixato da Tuff City Kids. Certo Sven ha ormai un potere tale da poter far uscire praticamente qualunque starnuto gli venga in mente, in questo caso comunque l'apporto degli Ame (che andrebbe scritto con un'accento circonflesso sulla A) è notevole, d'altra parte i loro remix sono sempre molto interessanti. Forse non un disco che passerà alla storia, ma sicuramente un'operazione malinconia interessante.

Il secondo singolo è una produzione di Sebastian Mullaert (noto per essere una metà di Minilogue) e Patrick Siech. Genome è un pezzo di acid techno forte e incisivo, che ricorda molto certe sonorità di diversi anni fa, a metà tra Plastikman e CJ Bolland. Il lato B del disco contiene un remix dello stesso Mullaert, che insiste ancora di più sulla parte ipnotica della traccia. Il fatto che il disco si intitoli Genome I fa inoltre pensare che a breve potremmo avere una parte II.


Infine ecco il disco che più di tutti mi ha sorpreso e deliziato. Sorpreso perché non conoscevo né l'autore né l'etichetta: Alex Niggemann pubblicato da Watergate, che roba è? Ho però ascoltato il lato A di Sorrow e ne sono rimasto subito incantato. Il pezzo è una tech-house profonda, con lyrics intense che creano un'atmosfera emozionante. Una di quelle tracce "d'apertura" che introduce lentamente una grande energia coinvolgendo fin dalle prime battute. I due remix sull'altro lato (uno di Deetron) sono una valida varazione sul tema che mantiene comunque intatti i temi di fondo.
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Published on January 13, 2015 09:20

January 11, 2015

Il futuro è passato

Forse il titolo è leggermente melodrammatico ma non ho resistito al calembour, abbiate pazienza. Questo è un breve post di segnalazione che serve a far presente a chi passa di qui che con la fine del 2014 la webzine "Il futuro è tornato" ha cessato l'attività.
È una notizia triste nel già desolante panorama della fantascienza italiana, che da sempre lamenta scarsa diffusione e riconoscimento da parte del pubblico. Quello di IFET era un progetto interessante, nato un paio di anni fa grazie all'impegno di una manciata di appassionati. Le recensioni, i dossier, gli approfondimenti e i sondaggi proposti hanno sempre avuto un buon interesse, e sicuramente da premiare è stato l'approccio "aperto" del blog tanto alla fantascienza classica che a quella moderna, con un occhi per gli autori italiani, anche autopubblicati. Io stesso ho collaborato con occasionali post, alcuni ripresi da questo blog e altri specificamente scritti per essere pubblicati all'interno della programmazione settimanale. È quindi un peccato che, fatti i doverosi conti al termine di un primo ciclo nemmeno così breve, si sia ritenuto che non fosse il caso di continuare.


Dei motivi che hanno portato a questa decisione non mi sembra opportuno parlare in questa sede, anche se ho avuto un paio di scambi con alcune delle teste dietro IFET e penso che si possa ricondurre il tutto alla già lamentata chiusura e autoreferenzialità dell'ambiente della sf in Italia. Ma mi limito a questo, perché non voglio che il tutto sfoci in polemica.
Un plauso quindi a chi ha portato coraggiosamente avanti l'iniziativa nonostante le avversità, sperando che da questa esperienza possa comunque emergere qualcosa di positivo per tutti color che ne hanno preso parte.

Con l'occasione segnalo anche che considerato che a fine 2015 il sito di Il futuro è tornato andrà offline, nei prossimi mesi probabilmente riprenderò alcuni dei post originali da me scritti per IFET riproponendoli qui con l'etichetta flashback (giusto per far presente che si tratta di un post ripubblicato). Non penso che riporterò tutti i post, ma ad alcuni tengo abbastanza, come la recensione di Her o del videogioco Braid, per cui credo che questi saranno tra i primi a ricomparire qui.
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Published on January 11, 2015 23:00

January 10, 2015

Coppi Night 04/01/2015 - Ogni cosa è illuminata

Urrà per la prima Coppi Night dell'anno! Di ritorno dall'intensa sessione di editing con il mio nuovo editore per il mio nuovo libro (mi sa che ve la farò pesare ancora un po' nelle prossime settimane), mi aspettavo di poter vedere qualcosa di intrigante ma rilassante, che mi aiutasse a distendere il cervello senza necessariamente spegnerlo, e questo film si è rivelato l'esatto contrario di quello che mi aspettavo. Bam!
Ok, so che è un momento delicato per questo tipo di discorsi visti i recenti fatti di cronaca internazionale, però bisogna che io lo dica. Io di queste storie sugli ebrei e l'olocausto francamente non ne posso più. Ma non da ora, eh, non ne potevo più già quando ero in seconda ragioneria. Don't get me wrong, non sono un negazionista né neofascista né un -ista di alcun tipo, io sto parlando dal puro punto di v-ista narrativo. Il punto è questo: la mia impressione è che tanti di questi autori (dico "autori" in senso ampio, parlo sia di scrittori che sceneggiatori) ritengano che basta che nella loro storia compaia un riferimento all'olocausto perché il tutto acquisti profondità.
Prendiamo come esempio questo film. Elijah Wood è un americano figlio di emigrati ucraini ebrei che dopo la morte del nonno si reca nella sua terra di origine per ritrovare la donna che gli ha permesso di salvarsi dalla persecuzione qualche decennio prima. Fa il suo viaggio insieme a un giovane tamarro ucraino (che mi dicono essere il cantante di una band di qualche rilievo) e il suo intransigentissimo nonno. Gira e gira alla fine si scopre che pure il nonno era ebreo e faceva finta di non esserlo, e tutti sono amici e fratelli. Questa è la storia. Che cosa dovrebbe portarmi a considerare che quello che ho visto abbia un livello di interpretazione più profondo di questo? La rispota per gli autori è semplice: si parla dell'olocausto degli ebrei, quindi tutto è serio e intenso. E invece no, non è così, perché se una storia è insipida lo sarà anche se i protagonisti sono Gengis Khan e Houdini. L'olocausto è un po' il jolly che ti risolve la trama, perché se citi quello non devi dare ulteriori approfondimenti. Per gli autori italiani la stessa cosa può funzionare usando la mafia, il principio è lo stesso.
Poi mi direte "eh no guarda che il libro è diverso, è proprio bello". Ottimo. Non mi interessa, io sto vedendo un film e giudico quello. Il film non ha senso e le ultime scene in particolare lo confermano: il suicidio del nonno, che per stessa ammissione dei protagonisti avviene senza ragione? Le sequenze oniriche all'aeroporto con i personaggi già visti durante il viaggio?? Il funerale ebreo per il nonno che da sessanta-cazzo-di-anni non ha professato la sua fede e probabilmente se ne era pure dimenticato e ora state tutti lì (cane incluso) con la kippah in testa come se la cosa più importante per la vostra famiglia fosse un dettaglio di natura etnica che non ha mai avuto nessun influenza sul corso della vostra vita??? Non ci siamo. Ma in realtà avrei dovuto capirlo molto prima della fine, perché quando in un film i momenti più interessanti sono quelli in cui un cane abbaia, vuol dire che qualcosa non va.
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Published on January 10, 2015 02:10

Unknown to Millions

Andrea Viscusi
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