Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 55
June 7, 2015
Unpunned Futurama Titles #2
Secondo episodio della rubrica dedicata ai titoli delle puntate di Futurama, la maggior parte dei quali nasconde un doppio senso, un calembour, un pun, o chiamatelo come volete. Dopo aver esaminato i titoli della prima stagione, passiamo alla seconda.I Second that Emotion (Il chip delle emozioni): titolo ripreso da una canzone dei The Miracles. Inoltre trattandosi del primo episodio della seconda stagione, la parola "second" si interpreta in entrambi i sensi.
Brannigan Begin Again (Zapp attore): riferimento al film-tv americano Finnegan Begin Again. Molto più criptico il titolo italiano...
A Head in the Polls (Un colpo di testa): "ahead in the polls" significa essere avanti nei sondaggi, ovvero essere favoriti per un'elezione. In questo caso a essere candidato è la testa di Nixon, da cui il gioco di parole.
Xmas Story (Babbo Nasale): nessun riferimento specifico rintracciabile. Apprezzabile in questo caso come nella versione italiana si sia cercato di rendere il pasasggio da Christmas a Xmas usando il "Nasale".
Why Must I Be a Crustacean in Love? (Crostaceo in amore): Verso tratto dalla canzone Teenager in Love di Dion and the Belmonts.
The Lesser of Two Evils (Il male minore): nessun riferimento specifico rintracciabile.
Put Your Head on My Shoulders (San Valentino decollato): Il titolo originale riprese una canzone di Paul Anka. In questo caso però è interessante invece la versione italiana, che si rifà al titolo del film San Giovanni decollato , riucendo a creare un gioco di parole efficace e coerente con il contenuto della puntata.
Raging Bender (Il Bender furioso): riferimento al film Raging Bull (Toro scatenato).
A Bicyclops Built for Two (Hai voluto il biciclope?): Bycicle Built for Two è una canzone popolare, nota anche come Daisy Bell. È anche la canzone prima canzone mai cantata con il sintetizzatore vocale da un computer, ed è quella che HAL9000 canta durante la sua disattivazione in 2001 Odissea nello Spazio (nella versione originale del film). In questo caso anche la versione italiana sembra aver colto almeno in parte l'idea di fondo.
A Clone of My Own (Il mio clone): nessun riferimento specifico rintracciabile.
How Hermes Requisitioned His Groove Back (L'onore ritrovato): riferimento al film How Stella Got Her Groove Back (Benvenuta in paradiso).
The Deep South (Profondo sud): i personaggi che nell'episodio si sono tramutati in sirene sono le stereotipo dell'abitante della zona sud degli USA, in questo caso quindi il "profondo" assume un doppio senso, visto che adesso vivono sul fondo dell'oceano.
Bender Gets Made (La benda e la banda): "get made" nello slang mafioso significa entrare a far parte a pieno titolo di un clan. In italiano si è ricreato un buon gioco di parole a tema (che si sarebbe potuto spingere oltre aggiungendo anche "Bender").
Mother's Day (Il giorno della mamma): nessun riferimento specifico rintracciabile.
The Problem with Popplers (Il cibo parlante): riferimento The Trouble With Tribbles, un episodio di Star Trek in cui sono presenti un tipo di creature simili.
Anthology of Interest I (Il gioco del se fossi): nessun riferimento specifico rintracciabile. L'episodio è tuttavia composto a sua volta da tre miniepisodi, i cui titoli (non tradotti in italiano):Terror at 500 feet: riferimento all'iconico episodio Nightmare at 20000 feet di Ai confini della realtà, lo stesso titolo era stato parodiato anche ne I Simpson.Dial L for Leela: nella cultura americana, si usa usare la tastiera telefonica con le lettere che sono presenti a ogni numero, così che un numero di telefono può essere anche una parola. In questo digitare L ricorda le istruzioni del centralino di un numero di emergenza che invita a identificare il pericolo in questione (visto che nell'episodio Leela è una maniaca omicida).The Un-freeze of a lifetime: nessun riferimento specifico rintracciabile.
War Is the H-Word (Guerra dell'altro mondo): "H-word" è un modo per imprecare senza farsi riprendere usato dei ragazzini (sta per "hell"). Il titolo è quindi una citazione della frase "War is hell" del generale Sherman.
The Honking (La macchina satanica): riferimetno al romanzo The Howling (L'ululato) che tratta di lupi mannari.
The Cryonic Woman (Un amore sbucato dal passato): riferimento al telefilm The Bionic Woman.
Published on June 07, 2015 23:40
June 6, 2015
Inedito is a state of mind
Non serve che vi racconti io dell'immagine che vedete qui accanto, no? In un paio di giorni la notizia ha rimbalzato un po' su tutti i social, e se siete un minimo coinvolti nel mondo della narrativa/editoria/bibliofilia (cosa probabile se state leggendo questo post), sicuramente conoscete già la storia. Il tizio qui accanto, che per qualche combinazione si ritrova attualmente a essere ministro di questa nazione, ha rilasciato questa dichiarazione. La cosa inizialmente è venuta fuori durante un intervento per la premiazione di un concorso letterario rivolto agli studenti, ma poi è stata ribadita su twitter, che è l'organo stampa ufficiale della politica contemporanea, quindi non si trattava di una boutade ma di un pensiero concreto.È chiaro che in realtà non ne verrà mai fuori nulla, che è stata una dichiarazione sparata nel mucchio con l'intenzione di apparire un despota illuminato (d'altra parte è lui che sovrintende alla Cultura in questo Paese), e per commenti articolati sulla fattibilità e opportunità di questa proposta vi rimando ai numerosi, completi post che trovate ovunque. A me interessa concentrarmi più su un aspetto: che cosa è un "inedito".
La definizione da dizionario è abbastanza banale: inedito è ciò che non è edito. Cioè, che non è mai stato pubblicato. Fino a una quindicina di anni fa la cosa era abbbastanza facile da determinare, ma poi è arrivato il print on demand. Poi gli ebook, il kindle e il selfpublishing. E allora è diventato un macello. Un sistema convenzionale di definizione è considerare edito ciò che ha un ISBN, che è poi lo stesso criterio che è stato deciso per la diversa applicazione dell'iva sui libri digitali (voluta sempre dal signore qui sopra). In realtà anche questo non è esatto, perché ad esempio ciò che è pubblicato col Kindle Direct Publishing non ha ISBN, mentre altre piattaforme di selfpublishing lo rilasciano, quindi esistono distinzioni tra prodotti che hanno lo stesso canale di distribuzione. Ma appunto, è una convenzione, usiamola come punto di partenza.
Tutto ciò che non ha ISBN è per definizione inedito, e potrà quindi finire nella Biblioteca Nazionale dell'Inedito. Diamo per assunto anche il fatto che ciò che viene raccolto nella BNI non riceva un ISBN come sistema di classificazione, altrimenti diventerebbe edito e non potrebbe stare nella BNI, per risolvere questo problema bisognerebbe chiedere al barbiere di Bertrand Russell. A questo punto ci ritroviamo con un certo volume di opere senza ISBN che però meritano di essere lette. Ovvero: inediti che dovrebbero essere editi.
Viene quindi da chiedersi: che cosa distingue, nella colossale massa di materiale non pubblicato, ciò che invece dovrebbe esserlo? Nel discorso che ha preceduto la dichiarazione di sopra, il tizio in questione ha parlato di (non sono le parole testuali) "storie di tutti che devono essere ricordate, patrimonio di una nazione da conservare". L'accenno quindi è abbastanza chiaro a tutti quei romanzi nel cassetto, tutte quelle storie più o meno personali che uno pensa di raccogliere quando gli capita qualcosa e pensa "diavolo, potrei scriverci un libro". L'idea di fondo è che tutte le storie meritino di essere lette e tramandate, che ogni opera abbia un valore per definizione, in quanto creazione di un essere umano. Tutto questo è molto bello e molto nobile, perché libera l'Arte dai criteri commercial-capitalisti che dominano da secoli il settore dell'editoria, e probabilmente era proprio questo l'intento della dichiarazione, mostrare che il nostro ministro ha una concenzione dell'Arte ben più ampia. Tutto molto bello e nobile, ma... non funziona così.
"Inedito" non è un attributo arbitrario che viene attribuito a un'opera, e da cui questa non può liberarsi. Non si tratta di una discriminazione di classe, non è una apartheid nei confronti di testi bollati come immeritevoli. Ogni opera (letteraria o di altro genere), ma volendo estendere il discorso, ogni pensiero nasce come inedito. Si origina nella mente di qualcuno, e sta lì fino a che questo qualcuno non lo porta fuori. Se avete un'idea (che sia un commento sulla finale di champions, una proposta per migliorare la viabilità, un consiglio su un film, una barzelletta...) e la esponete la sera al bar, in qualche modo la state "pubblicando", e il pubblico (appunto) deciderà se merita di essere condivisa o morirà subito dopo il parto. Lo stesso accade con buona parte delle cose che vengono scritte da chiunque, nel mondo. Molti non hanno nemmeno la reale intenzione di diffondere i loro testi, e pertanto l'inediticità è decisa a monte, è uno state of mind. Ciò che non è edito, nella quasi totalità dei casi, non deve esserlo. Naturalmente ci sono eccezioni (in un senso e nell'altro), e i meccanismi perversi che regolano il mercato conducono a tutta una serie di storture per cui è probabile che esistano davvero belle opere che nessuno leggerà mai. Ma non è mettendo sullo scaffale tutti i diari dei cittadini che si troveranno queste perle. Il passaggio da ineditlo a edito è un percorso complesso, difficile, che richiede impegno, dedizione, fortuna. È un investimento e un lavoro. Ed è forse il vero percorso di accrescimento per l'autore.
In realtà sappiamo bene che un 80% buono della popolazione occidentale ha velleità di scrittore, e quindi ritiene che i suoi romanzi/racconti/poesie/sceneggiature/fumetti devono raggiungere il pubblico. Ma pensare che per poter essere letti l'unico sforzo da fare sia tirare giù qualcosa su un fogliaccio e lasciare che i netturbini della NBI lo passino a raccogliere è una perversione che va ben oltre gli obbrobri a cui ha condotto in tempi recenti il selfpublishing.
Forse il signor ministro lì sapeva bene che, pur leggendo meno di un libro all'anno, buona parte dei suoi cittadini ritiene di essere uno scrittore, e la proposta ha anche un sottofondo propagandistico. O forse, il signor ministro lì non conosce come funziona davvero il mondo dell'editoria: lui sa solo che quando ha scritto una cosa un Grande Editore (nel caso specifico, Bompiani) è stato pronto a pubblicarlo, e non si capacita del fatto che per tutti gli altri non funzioni nello stesso modo. Come mai, per lui è stato così facile e tutti gli altri invece faticano tanto?
Te lo sei chiesto, @dariofrance?
Published on June 06, 2015 01:43
June 3, 2015
Coppi Night 31/05/2015 - Delivery Man
Ok, dopo una non dichiarata pausa del blog dovuta a un accavallarsi di impegni che mi hanno tenuto materialmente lontano dal computer per la maggior parte degli ultimi giorni, torniamo alla regolare programmazione dei post, iniziando con gli aggiornamenti dal Coppi Club.
Il film che ha vinto la sera in cui sono tornato da Telese e affrontavo lo schermo con la stanchezza accumulata da due giornate estremamente impegnative, doveva nelle intenzioni essere una commedia di qualche genere. Voglio dire: c'è Vince Vaughn, la storia si basa sulle donazioni di sperma, vorresti non ridere? Io in realtà so che non avrei riso lo stesso, ma almeno quell'ora e mezza sarebbe scivolata senza intoppi. E invece non è andata così.
A me non piace Vince Vaugh, non mi fa ridere quando dovrebbe far ridere e mi irrita quando dovrebbe essere serio. In questo film l'aggravante è che tenta di fare entrambe le cose, e fallisce sempre. Ma non voglio dare tutta la colpa a lui, figuriamoci, i problemi sono ben altri. Abbiamo questo giovanotto che lavora nella ditta del babbo e può quindi permettersi di essere un inetto completo, e scopriamo che 17-18 anni prima ha raschiato il fondo dei suoi testicoli spremendoli con una certa frequenza per donare lo sperma. Che poi in realtà non lo stava donando, perché glielo pagavano. Accade poi che questo sperma risulta essere di ottima qualità (non so bene quali siano i parametri per giudicarlo) e così con questo vengono fecondate più di 300 wannabe madri. Fin qui tutto regolare. Poi per qualche ragione la società di fecondazione artificiale è costretta a rilasciare i documenti e si scopre che questi 300+ bambini sono nati tutti dallo stesso padre, e a quel punto tutti si coalizzano per scoprire di chi si tratta, minacciando azioni legali pesanti.
Così il nostro protagonista (con il nome d'arte [arte onanista, s'intende] Starbuck) conosce uno per uno i suoi figli, senza farsi scoprire, e si sente in dovere di aiutarli in qualche modo. La cosa potrebbe essere simpatica ma poi assume dei toni da fiction: la ragazza tossicodipendente che vuole suicidarsi, il ragazzino handicappato, il musicista di strada, l'omosessuale... il tutto culmina quando Starbuck si ritrova a un raduno dei Figli di Starbuck, e questi non capiscono che si tratta di lui nonostante sia l'unico adulto e molti lo abbiano già conosciuto in situazioni svariate. Ma la cosa più assurda è: che cosa vogliono questi 300+ ragazzi? Sentendoli parlare sembra che lamentino di essere cresciuti senza un padre, senza una guida, e che per questo rivendichino il loro diritto a conoscere chi ha donato lo sperma. Ma santiddio, qualcuno li avrà pur cresciuti, no? Quando vai a farti inseminare con lo sperma di qualcun altro, di solito hai anche un compagno, o comunque hai le carte in regola per avere un figlio. Mica Starbuck ha violentato e messo incinta queste 300 donne, per poi abbandonarle al loro destino. E allora da dove viene tutta questa pretesa di conoscere da quale scroto venivano gli spermatozoi che ti hanno generato, e di metterla in termini di diritti familiari? Mi sembra una visione davvero ottusa del tema della paternità, un discorso che poteva reggere prima che Mendel iniziasse a suddividere i piselli per il loro colore.
Ah, sullo sfondo di tutto questo ci sono anche vicende lavorative, familiari e amorose di Starbuck di cui possiamo fare a meno di parlarne, tanto si risolvono tutto con deus ex machina improbabili e senza nessuna reale crescita del personaggio, quindi perché preoccuparsene.
In tutto il film ci sono forse due battute che fanno effettivamente ridere, il resto è in bilico tra l'improbabile e l'immotivatamente melenso. Le emozioni più frequenti durante la visione sono noia e irritazione. Che se anch'io passavo la serata a donare sperma forse mi divertivo di più.
Il film che ha vinto la sera in cui sono tornato da Telese e affrontavo lo schermo con la stanchezza accumulata da due giornate estremamente impegnative, doveva nelle intenzioni essere una commedia di qualche genere. Voglio dire: c'è Vince Vaughn, la storia si basa sulle donazioni di sperma, vorresti non ridere? Io in realtà so che non avrei riso lo stesso, ma almeno quell'ora e mezza sarebbe scivolata senza intoppi. E invece non è andata così.
A me non piace Vince Vaugh, non mi fa ridere quando dovrebbe far ridere e mi irrita quando dovrebbe essere serio. In questo film l'aggravante è che tenta di fare entrambe le cose, e fallisce sempre. Ma non voglio dare tutta la colpa a lui, figuriamoci, i problemi sono ben altri. Abbiamo questo giovanotto che lavora nella ditta del babbo e può quindi permettersi di essere un inetto completo, e scopriamo che 17-18 anni prima ha raschiato il fondo dei suoi testicoli spremendoli con una certa frequenza per donare lo sperma. Che poi in realtà non lo stava donando, perché glielo pagavano. Accade poi che questo sperma risulta essere di ottima qualità (non so bene quali siano i parametri per giudicarlo) e così con questo vengono fecondate più di 300 wannabe madri. Fin qui tutto regolare. Poi per qualche ragione la società di fecondazione artificiale è costretta a rilasciare i documenti e si scopre che questi 300+ bambini sono nati tutti dallo stesso padre, e a quel punto tutti si coalizzano per scoprire di chi si tratta, minacciando azioni legali pesanti.Così il nostro protagonista (con il nome d'arte [arte onanista, s'intende] Starbuck) conosce uno per uno i suoi figli, senza farsi scoprire, e si sente in dovere di aiutarli in qualche modo. La cosa potrebbe essere simpatica ma poi assume dei toni da fiction: la ragazza tossicodipendente che vuole suicidarsi, il ragazzino handicappato, il musicista di strada, l'omosessuale... il tutto culmina quando Starbuck si ritrova a un raduno dei Figli di Starbuck, e questi non capiscono che si tratta di lui nonostante sia l'unico adulto e molti lo abbiano già conosciuto in situazioni svariate. Ma la cosa più assurda è: che cosa vogliono questi 300+ ragazzi? Sentendoli parlare sembra che lamentino di essere cresciuti senza un padre, senza una guida, e che per questo rivendichino il loro diritto a conoscere chi ha donato lo sperma. Ma santiddio, qualcuno li avrà pur cresciuti, no? Quando vai a farti inseminare con lo sperma di qualcun altro, di solito hai anche un compagno, o comunque hai le carte in regola per avere un figlio. Mica Starbuck ha violentato e messo incinta queste 300 donne, per poi abbandonarle al loro destino. E allora da dove viene tutta questa pretesa di conoscere da quale scroto venivano gli spermatozoi che ti hanno generato, e di metterla in termini di diritti familiari? Mi sembra una visione davvero ottusa del tema della paternità, un discorso che poteva reggere prima che Mendel iniziasse a suddividere i piselli per il loro colore.
Ah, sullo sfondo di tutto questo ci sono anche vicende lavorative, familiari e amorose di Starbuck di cui possiamo fare a meno di parlarne, tanto si risolvono tutto con deus ex machina improbabili e senza nessuna reale crescita del personaggio, quindi perché preoccuparsene.
In tutto il film ci sono forse due battute che fanno effettivamente ridere, il resto è in bilico tra l'improbabile e l'immotivatamente melenso. Le emozioni più frequenti durante la visione sono noia e irritazione. Che se anch'io passavo la serata a donare sperma forse mi divertivo di più.
Published on June 03, 2015 11:04
May 26, 2015
Factory Day 2015 - Telese (BN), 30 maggio
Arrivo un po' in ritardo, perché sto segnalando solo adesso un evento che si svolgerà tra pochi giorni, quindi mi scuso per lo scarso preavviso, ma la concentrazione di impegni delle ultime settimane mi ha impedito di essere più tempestivo.
Comunque sia, vengo ad annunciare anche sul blog il Factory Day 2015! Vi ricordate l'edizione dell'anno scorso, che poi è stata anche la prima? Nell'agosto del 2014 il giorno dedicato alla Factory Editoriale I Sognatori si è svolto a Viareggio, quindi dalle mie parti. Quest'anno invece, con qualche mese di anticipo, la giornata si svolgerà a Telese Terme (provincia di Benevento), negli spazi del Palazzo Congressi e del Parco delle Terme, sabato 30 maggio, a partire dalle ore 10 e fino alle 21 circa.
La giornata prevede presentazioni di libri (naturalmente del vasto gruppo degli autori della Factory), workshop, panel, intervalli musicali e teatrali. Tra i vari altri eventi ci sarà anche una presentazione del mio Spore insieme alla raccolta di racconti Mostri di Natale di Flavio Pagani, durante la quale parleremo di letteratura di genere in senso ampio. Ma la lista di interventi è molto più lunga e stimolante, quindi riporto qui anche la locandina estesa con il programma dettagliato:
Tutte le informazioni del caso potete trovarle sulla pagina del Factory Day e/o sull'evento Facebook dedicato. Sarà sicuramente una bella giornata, con tanta gente interessante e tanti discorsi da fare. Per me sarà di certo anche l'occasione di rivedere (o vedere per la prima volta) alcuni colleghi della Factory, ma anche per voialtri meriterà comunque di fare un salto. Che tanto sono giorni di ponte, tanto vale che allungate il percorso e passate da Telese.
E lo so che ci sono le elezioni, ma tanto lo sappiamo come va a finire. Votate con i piedi, piuttosto, e venite a trovarci!
Comunque sia, vengo ad annunciare anche sul blog il Factory Day 2015! Vi ricordate l'edizione dell'anno scorso, che poi è stata anche la prima? Nell'agosto del 2014 il giorno dedicato alla Factory Editoriale I Sognatori si è svolto a Viareggio, quindi dalle mie parti. Quest'anno invece, con qualche mese di anticipo, la giornata si svolgerà a Telese Terme (provincia di Benevento), negli spazi del Palazzo Congressi e del Parco delle Terme, sabato 30 maggio, a partire dalle ore 10 e fino alle 21 circa.
La giornata prevede presentazioni di libri (naturalmente del vasto gruppo degli autori della Factory), workshop, panel, intervalli musicali e teatrali. Tra i vari altri eventi ci sarà anche una presentazione del mio Spore insieme alla raccolta di racconti Mostri di Natale di Flavio Pagani, durante la quale parleremo di letteratura di genere in senso ampio. Ma la lista di interventi è molto più lunga e stimolante, quindi riporto qui anche la locandina estesa con il programma dettagliato:
Tutte le informazioni del caso potete trovarle sulla pagina del Factory Day e/o sull'evento Facebook dedicato. Sarà sicuramente una bella giornata, con tanta gente interessante e tanti discorsi da fare. Per me sarà di certo anche l'occasione di rivedere (o vedere per la prima volta) alcuni colleghi della Factory, ma anche per voialtri meriterà comunque di fare un salto. Che tanto sono giorni di ponte, tanto vale che allungate il percorso e passate da Telese.
E lo so che ci sono le elezioni, ma tanto lo sappiamo come va a finire. Votate con i piedi, piuttosto, e venite a trovarci!
Published on May 26, 2015 23:10
May 20, 2015
Placebo
Eddatti una calmata, che questo blog sembra diventato il volantino dell'esselunga! Lo so, diventa pesante quando su dieci post la metà sono segnalazioni di eventi e pubblicazioni, ma d'altra parte non posso evitare di far presente queste novità, e quando si presentano tutte insieme l'incidenza sulla varietà dei post si fa sentire. Questo non vuol dire che stia tramutando il blog in una vetrina commerciale, eh, continueremo a parlare dei soliti argomenti di sempre.
Quindi per farla breve, segnalo che un paio di giorni fa il mio racconto lungo Placebo è uscito per la collana Robotica.it di Delos Digital, ed è quindi acquistabile, eslcusivamente in formato digitale.
Placebo è una sorta di sci-fi-medical-thriller, o almeno così lo definirebbe il marketing dell'Einaudi se lo avessi pubblicato con loro. Io preferisco dire che è una storia che parla di volontà e autodeterminazione, con toni abbastanza leggeri. Delos invece lo presenta con queste parole, che posso sottoscrivere e citare:
Placebo si può acquistare al ridicolo prezzo di 1.99 € direttamente dal Delos Store, oppure sui maggiori canali di distribuzione di ebook, da Amazon a iTunes. Quindi filate a prendere la medicina. O forse è solo zucchero?
Quindi per farla breve, segnalo che un paio di giorni fa il mio racconto lungo Placebo è uscito per la collana Robotica.it di Delos Digital, ed è quindi acquistabile, eslcusivamente in formato digitale.
Placebo è una sorta di sci-fi-medical-thriller, o almeno così lo definirebbe il marketing dell'Einaudi se lo avessi pubblicato con loro. Io preferisco dire che è una storia che parla di volontà e autodeterminazione, con toni abbastanza leggeri. Delos invece lo presenta con queste parole, che posso sottoscrivere e citare:
Un giocatore d'azzardo, una donna in depressione dopo un aborto, un culturista dipendente dagli steroidi, due alcolizzati, uno spacciatore, una tentata suicida. Sette persone con problemi, sette persone in terapia alle quali viene proposto di partecipare a un esperimento. Una nuova cura, o qualcosa del genere; il ricercatore ha anche lui i suoi problemi, è insicuro, confuso nelle spiegazioni. Forse vale la pena tentare se può voler dire levarsi prima di torno quelle sedute. Sempre che la nuova cura non abbia effetti secondari imprevisti. Dall'autore di Dimenticami trovami sognami un thriller psicologico sul sottile confine tra paura e ironia.
Placebo si può acquistare al ridicolo prezzo di 1.99 € direttamente dal Delos Store, oppure sui maggiori canali di distribuzione di ebook, da Amazon a iTunes. Quindi filate a prendere la medicina. O forse è solo zucchero?
Published on May 20, 2015 23:40
May 18, 2015
DTS live @ I libri per strada - Sarzana 24 maggio
Errore mio. Abbiate pazienza ma non avevo ancora ricevuto tutte le informazioni del caso, per cui quando ho anticipato gli appuntamenti di queste settimane ho detto che domenica prossima sarei stato a Sarzana al Festival della mente. Sbagliato: la manifestazione è I libri per strada, una serie di eventi che si svolgeranno nell'arco di più giornate grazie al contributo di diverse librerie di Sarzana.
La presentazione di Dimenticami Trovami Sognami si terrà domenica 24 maggio alle ore 21:15 in Piazza Luni, con la collaborazione della libreria L'Altro Luogo . Per gli altri eventi previsti dalla manifestazione potete consultare la pagina facebook de I libri per strada, segnalo che nel pomeriggio di sabato 23 i miei mecenati di Zona 42 presenteranno anche Arresto di sistema, l'ultimo libro pubblicato di fresco (potete seguire entrambi gli appuntamenti sull'evento creato da Zona 42).
È la prima volta che mi capita di presentare in un orario del genere, solitamente ho sempre svolto le presentazioni nel pomeriggio, quindi non so bene cosa aspettarmi. Forse la sera dopo cena la gente è più libera di spostarsi, ma d'altra parte può darsi non ne abbia troppa voglia, che poi il giorno dopo si lavora, no? Non ho nemmeno ben presente che affluenza di pubblico abbia la manifestazione, ma visto che (a quanto ho capito) è la quarta edizione presumo che qualcuno ci vada. Spero anche di arrivare abbastanza carico vista la settimana di "fuori per lavoro" che mi aspetta, rientrerò giusto sabato pomeriggio e domenica sarò subito qui.
Insomma, sarà la presentazione di DTS più imprevedibile che mi è capitata finora, quindi vedete di darvi una mossa e venire a fare interventi su interventi per far protrarre il tutto ben oltre la mezzanotte, già che lunedì mattina mi aspetta una settimana di mail arretrate in ufficio...
La presentazione di Dimenticami Trovami Sognami si terrà domenica 24 maggio alle ore 21:15 in Piazza Luni, con la collaborazione della libreria L'Altro Luogo . Per gli altri eventi previsti dalla manifestazione potete consultare la pagina facebook de I libri per strada, segnalo che nel pomeriggio di sabato 23 i miei mecenati di Zona 42 presenteranno anche Arresto di sistema, l'ultimo libro pubblicato di fresco (potete seguire entrambi gli appuntamenti sull'evento creato da Zona 42).
È la prima volta che mi capita di presentare in un orario del genere, solitamente ho sempre svolto le presentazioni nel pomeriggio, quindi non so bene cosa aspettarmi. Forse la sera dopo cena la gente è più libera di spostarsi, ma d'altra parte può darsi non ne abbia troppa voglia, che poi il giorno dopo si lavora, no? Non ho nemmeno ben presente che affluenza di pubblico abbia la manifestazione, ma visto che (a quanto ho capito) è la quarta edizione presumo che qualcuno ci vada. Spero anche di arrivare abbastanza carico vista la settimana di "fuori per lavoro" che mi aspetta, rientrerò giusto sabato pomeriggio e domenica sarò subito qui.
Insomma, sarà la presentazione di DTS più imprevedibile che mi è capitata finora, quindi vedete di darvi una mossa e venire a fare interventi su interventi per far protrarre il tutto ben oltre la mezzanotte, già che lunedì mattina mi aspetta una settimana di mail arretrate in ufficio...
Published on May 18, 2015 02:00
May 16, 2015
Coppi Night 09/05/2015 - Facciamola finita
Here we go again, il mondo finisce di nuovo! Da queste parti le storie sulla fine del mondo sono più che gradite (Quattro Apocalissi vi dice nulla?), quindi i film su questo tema sono ben accolti, a patto che non si tratti di disaster movie alla Emmerich/Bay/Asylum. Addirittura penso di poter annoverare uno dei film apocalittici visti negli ultimi tempi (quello con il cristallino titolo
La fine del mondo
) tra i migliori film visti negli ultimi 2-3 anni, ma lì si parla di un film di Edgar Wright con la coppia Pegg/Frost, quindi vabbè, siamo su altri livelli.
Questo This Is the End è sicuramente molto atipico. È un film apocalittico, e in senso praticamente letterale visto che la fine del mondo messa in scena è proprio quella del libro dell'Apocalisse, con il rapimento dei giusti, la discesa di Satana sulla Terra eccetera. Non ci sono ovviamente pretese di plausibilità in tutto questo, tanto meno di morale religiosa (insomma non è
Left Behind
), ma l'apocalisse è una buona scusa per mettere su una storia tra il survivalisa, il surreale e il demenziale.
Il valore aggiunto è che si tratta di uno di quei meta-film in cui gli attori interpretano se stessi. Tra protagonisti e comprimari troviamo James Franco, Seth Rogen, Michael Cera, Emma Watson, e parecchia altra gente che probabilmente è abbastanza nota in USA ma che a me sfugge, principalmente interpreti di commedie demenziali. In ogni caso non ha tanta importanza il calibro delle celebrità, quanto il fatto che sono appunto accomunate dal fatto di essere tutti nomi noti nell'ambiente Hollywoodiano e che la fine del mondo inizia proprio durante un party a casa di Franco (ok, detta così sembra che parlo del mio vicino, diciamo allora J.Franco). Naturalmente tra gli attori nessuno viene rapito nei Cieli, essendo tutti ipocriti pervertiti, e i pochi sopravvissuti alla pioggia di fuoco iniziale si barricano in casa per cercare di resistere ai demoni scorazzanti per le strade. In seguito si accorgeranno che possono ancora essere salvati, se saranno in grado di dimostrare la loro purezza, e sarà quindi quello l'obiettivo di quasi tutti.
Il film è abbastanza gradevole, certo non ricco di contenuti ma riesce a far sorridere in più di un'occasione. Si dimostra anche piuttosto volgare in qualche occasione, ma senza passare il limite. Alcune scene sono sicuramente memorabili, prima fra tutte il finale alla Bollywood. Probabilmente rende ancora meglio se si conoscono i personaggi/attori presenti, visto che ognuno viene tratteggiato con una personalità abbastanza caratteristica, ma rimane comunque una visione simpatica per passare un'ora e mezza in serenità.
Questo This Is the End è sicuramente molto atipico. È un film apocalittico, e in senso praticamente letterale visto che la fine del mondo messa in scena è proprio quella del libro dell'Apocalisse, con il rapimento dei giusti, la discesa di Satana sulla Terra eccetera. Non ci sono ovviamente pretese di plausibilità in tutto questo, tanto meno di morale religiosa (insomma non è
Left Behind
), ma l'apocalisse è una buona scusa per mettere su una storia tra il survivalisa, il surreale e il demenziale.Il valore aggiunto è che si tratta di uno di quei meta-film in cui gli attori interpretano se stessi. Tra protagonisti e comprimari troviamo James Franco, Seth Rogen, Michael Cera, Emma Watson, e parecchia altra gente che probabilmente è abbastanza nota in USA ma che a me sfugge, principalmente interpreti di commedie demenziali. In ogni caso non ha tanta importanza il calibro delle celebrità, quanto il fatto che sono appunto accomunate dal fatto di essere tutti nomi noti nell'ambiente Hollywoodiano e che la fine del mondo inizia proprio durante un party a casa di Franco (ok, detta così sembra che parlo del mio vicino, diciamo allora J.Franco). Naturalmente tra gli attori nessuno viene rapito nei Cieli, essendo tutti ipocriti pervertiti, e i pochi sopravvissuti alla pioggia di fuoco iniziale si barricano in casa per cercare di resistere ai demoni scorazzanti per le strade. In seguito si accorgeranno che possono ancora essere salvati, se saranno in grado di dimostrare la loro purezza, e sarà quindi quello l'obiettivo di quasi tutti.
Il film è abbastanza gradevole, certo non ricco di contenuti ma riesce a far sorridere in più di un'occasione. Si dimostra anche piuttosto volgare in qualche occasione, ma senza passare il limite. Alcune scene sono sicuramente memorabili, prima fra tutte il finale alla Bollywood. Probabilmente rende ancora meglio se si conoscono i personaggi/attori presenti, visto che ognuno viene tratteggiato con una personalità abbastanza caratteristica, ma rimane comunque una visione simpatica per passare un'ora e mezza in serenità.
Published on May 16, 2015 01:01
May 12, 2015
The Wimshurst's Machine - Mondo9 Soundtrack
Come sa chi frequenta questo posto, nella rubrica più inutile del blog (quella dedicata alla musica, ndr) mi prendo l'impegno di segnalare roba insolita, di nicchia, con particolare predilezione per tutto ciò che è strumentale e/o elettronico. Tant'è che ho voluto parlare dell'album del thereminista italiano Vincenzo Vasi, oppure del viaggio pop-folk di Tryfux. E se vi state chiedendo chi sono, vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro.
Il caso dei qui presente The Wimshurst's Machine (TWM per gli amici) è ancora più intricato del solito. Infatti sono entrato in possesso di questo album all'Italcon di un paio di settimane fa (vi ricordate?), anzi il cd in oggetto è l'unico acquisto che ho fatto nella mezza giornata passata nel centro congressi di Bellaria. Questa anomalia si spiega col fatto che quando mi trovo in un ambiente che contiene decine di oggetti che focalizzano il mio desiderio di possesso vado in overload ed entro in una sorta di modalità di sicurezza che mi porta a teneremi le mani in tasca. Ma con la musica, beh, con la musica non ho difese così efficaci, e così alla fine questo ho voluto prenderlo.
Forse non vi è nuovo il titolo di questo album: non è una roba scritta, qualcosa di fantascienza? Ebbravi, anche se non era difficile: Mondo9 è il titolo sotto cui si riunisce una serie di opere ambientate nell'universo narrativo sviluppato da Dario Tonani a partire dal racconto Cardanica. Alla serie di Mondo9 appartengono 9 (guardacaso) racconti dello stesso Tonani (che presto saranno riuniti tutti in un unico volume pubblicato su Urania), qualche decina di racconti di altri autori ispirati a queste storie, parecchie illustrazioni realizzate da Franco Brambilla e, da qualche mese, una colonna sonora realizzata dai TMW. Ma come, mi metto a parlare di una colonna sonora? Ma mica è musica vera, no!? Guess what, non è la prima volta che lo faccio, perché ho parlato ad esempio di Krieg und Frieden , o LISm , o Global Player ...
Ammetto di non aver saputo niente dei TMW prima di questo disco, ma stando alle informazioni rintracciabili in giro si tratta di un gruppo italiano specializzato proprio in colonne sonore, che si ispira in buona parte alle tematiche di fantascienza e in particolare allo steampunk (come si deduce dal nome stesso della band). La lunga discografia di oltre 10 anni di attività è recuperabile sul loro sito, e merita sicuramente una scorsa.
Nel caso di questa soundtrack, si parla di un totale di 9 (guardacaso) tracce, i cui titoli riprendono nomi e temi della serie (troviamo citate le navi Robredo, Afritania e Chatarra). Ci troviamo nei pressi di un genere electro arricchito e/o contaminato da sonorità ambient e componenti acustiche. Di fatto, il tipo di musica che ci si aspetta per la colonna sonora di un film o di un videogioco. All'interno dell'EP il tono cambia più volte, passando da pezzi sincopati ad altri più soft. Uno degli elementi che ricorre più spesso è la compresenza di elementi elettronici ed acustici, che risultano efficacemente evocativi per uno dei temi chiave di tutto Mondo9. Anche nei brevi pezzi di interludio (come Lament of the Cogwheels) si sente emergere questa compresenza di vita biologica e meccanica, tra loro antitetiche ma difficili da scindere. In altri come Nightmares of Chatarra o Escape from the Robredo è più marcata la componente elettronica, mentre Mountains of Mourn calca invece l'accento su suoni più caldi e... vivi?
Come in molti altri dischi presentati in questo blog non è detto che l'ascoltatore casuale riesca a cogliere tutte queste sfumature, a maggior ragione considerando che la Mondo9 Soundtrack assume pieno significato solo dopo aver già letto le storie di Mondo9, ma l'ascolto di qualcuno dei pezzi potrebbe essere un incentivo a scoprire l'universo narrativo di Tonani. O magari vi piace la musica di per sé, chi lo sa?
Come tutti gli altri album dei TMW, Mondo9 Soundtrack si può acquistare (e ascoltare) dal sito della band, o sui soliti store come Amazon e affini. Potete inoltre seguire le novità del gruppo sulla loro pagina facebook. Se invece vi interessano le altre istanze di Mondo9, il punto di partenza è la pagina ufficiale dedicata alla serie. Buon ascolto/lettura/visione.
Il caso dei qui presente The Wimshurst's Machine (TWM per gli amici) è ancora più intricato del solito. Infatti sono entrato in possesso di questo album all'Italcon di un paio di settimane fa (vi ricordate?), anzi il cd in oggetto è l'unico acquisto che ho fatto nella mezza giornata passata nel centro congressi di Bellaria. Questa anomalia si spiega col fatto che quando mi trovo in un ambiente che contiene decine di oggetti che focalizzano il mio desiderio di possesso vado in overload ed entro in una sorta di modalità di sicurezza che mi porta a teneremi le mani in tasca. Ma con la musica, beh, con la musica non ho difese così efficaci, e così alla fine questo ho voluto prenderlo.Forse non vi è nuovo il titolo di questo album: non è una roba scritta, qualcosa di fantascienza? Ebbravi, anche se non era difficile: Mondo9 è il titolo sotto cui si riunisce una serie di opere ambientate nell'universo narrativo sviluppato da Dario Tonani a partire dal racconto Cardanica. Alla serie di Mondo9 appartengono 9 (guardacaso) racconti dello stesso Tonani (che presto saranno riuniti tutti in un unico volume pubblicato su Urania), qualche decina di racconti di altri autori ispirati a queste storie, parecchie illustrazioni realizzate da Franco Brambilla e, da qualche mese, una colonna sonora realizzata dai TMW. Ma come, mi metto a parlare di una colonna sonora? Ma mica è musica vera, no!? Guess what, non è la prima volta che lo faccio, perché ho parlato ad esempio di Krieg und Frieden , o LISm , o Global Player ...
Ammetto di non aver saputo niente dei TMW prima di questo disco, ma stando alle informazioni rintracciabili in giro si tratta di un gruppo italiano specializzato proprio in colonne sonore, che si ispira in buona parte alle tematiche di fantascienza e in particolare allo steampunk (come si deduce dal nome stesso della band). La lunga discografia di oltre 10 anni di attività è recuperabile sul loro sito, e merita sicuramente una scorsa.
Nel caso di questa soundtrack, si parla di un totale di 9 (guardacaso) tracce, i cui titoli riprendono nomi e temi della serie (troviamo citate le navi Robredo, Afritania e Chatarra). Ci troviamo nei pressi di un genere electro arricchito e/o contaminato da sonorità ambient e componenti acustiche. Di fatto, il tipo di musica che ci si aspetta per la colonna sonora di un film o di un videogioco. All'interno dell'EP il tono cambia più volte, passando da pezzi sincopati ad altri più soft. Uno degli elementi che ricorre più spesso è la compresenza di elementi elettronici ed acustici, che risultano efficacemente evocativi per uno dei temi chiave di tutto Mondo9. Anche nei brevi pezzi di interludio (come Lament of the Cogwheels) si sente emergere questa compresenza di vita biologica e meccanica, tra loro antitetiche ma difficili da scindere. In altri come Nightmares of Chatarra o Escape from the Robredo è più marcata la componente elettronica, mentre Mountains of Mourn calca invece l'accento su suoni più caldi e... vivi?
Come in molti altri dischi presentati in questo blog non è detto che l'ascoltatore casuale riesca a cogliere tutte queste sfumature, a maggior ragione considerando che la Mondo9 Soundtrack assume pieno significato solo dopo aver già letto le storie di Mondo9, ma l'ascolto di qualcuno dei pezzi potrebbe essere un incentivo a scoprire l'universo narrativo di Tonani. O magari vi piace la musica di per sé, chi lo sa?
Come tutti gli altri album dei TMW, Mondo9 Soundtrack si può acquistare (e ascoltare) dal sito della band, o sui soliti store come Amazon e affini. Potete inoltre seguire le novità del gruppo sulla loro pagina facebook. Se invece vi interessano le altre istanze di Mondo9, il punto di partenza è la pagina ufficiale dedicata alla serie. Buon ascolto/lettura/visione.
Published on May 12, 2015 23:20
May 9, 2015
Futuri n. 5
Mentre l'onda d'urto di DTS continua ad avanzare a più riprese (sabato scorso la presentazione a Rimini, altre in arrivo nei prossimi mesi, le recensioni continuano ad affluire... presto preparerò una nuova rassegna stampa), continua l'attività anche su altri fronti. In particolare il mio racconto
Pixel
, che mi sono autopubblicato su Amazon già qualche tempo fa, ha riscosso l'attenzione dell'
Italian Institute for the Future
, ed è stato incluso a chisura del numero 5 della rivista Futuri, in uscita in questi giorni.
Questo numero di Futuri è dedicato alla Cyberculture (come si legge in copertina), è quindi abbastanza chiaro come Pixel si inserisca nel tema della distinzione tra realtà e simulazione. Cioè, risulta chiaro dopo che lo avete letto. Sia che abbiate già letto Pixel o meno, questa è una buona occasione per scoprire anche la rivista che contiene numerosi contributi interessanti, dai possibili scenari futuri di evoluzione della società (sotto l'aspetto tecnologico, sociale, ambientale) all'approfondimento del rapporto tra civiltà analogica e digitale. In chiusura al volume alcuni consigli di lettura e il mio racconto. Per il sommario completo potete sbirciare sulla pagina fb dell'Italian Institute for the Future.
See you on some other reality.
Questo numero di Futuri è dedicato alla Cyberculture (come si legge in copertina), è quindi abbastanza chiaro come Pixel si inserisca nel tema della distinzione tra realtà e simulazione. Cioè, risulta chiaro dopo che lo avete letto. Sia che abbiate già letto Pixel o meno, questa è una buona occasione per scoprire anche la rivista che contiene numerosi contributi interessanti, dai possibili scenari futuri di evoluzione della società (sotto l'aspetto tecnologico, sociale, ambientale) all'approfondimento del rapporto tra civiltà analogica e digitale. In chiusura al volume alcuni consigli di lettura e il mio racconto. Per il sommario completo potete sbirciare sulla pagina fb dell'Italian Institute for the Future.
See you on some other reality.
Published on May 09, 2015 07:54
May 7, 2015
Coppi Night 03/05/2015 - Quella casa nel bosco
Un paio di settimane fa per il mio turno avevo proposto una selezione di potenziali film horror meritevoli di visione, tra i quali aveva prevalso
The Mist
. Tra i vari titoli proposti c'era anche questo, che non aveva passato la fase di votazione ma che invece stavolta ha prevalso sui film proposti dagli altri. In effetti io me l'ero già visto (non molto tempo fa, forse solo pochi mesi) e sapevo quindi di avere a che fare con un film intrigante.
Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods) si apre apparentemente come un qualunque b-movie horror con protagonisti un gruppo di ragazzi dalle personalità assortite (e stereotipate): la bella scema, la pura, il campione, lo scemo, lo studioso. I cinque partono per una vacanza in una sperduta casetta su un lago, ma poco dopo il loro arrivo vengono attaccati da una famiglia di zombie sadici. Sulle prime l'inquadramento così netto dei personaggi nel cliché può risultare quasi irritante, ma poco per volta le cose iniziano ad assumere un senso differente, quando si capisce che i ragazzi sono controllati e in qualche modo pilotati da una misteriosa organizzazione che li ha scelti appositamente per il loro ruolo di stereotipo. Verso metà film avviene appunto la svolta, quando i sopravvissuti all'attacco di zombie realizzano di non essere semplicemente vittime di una maledizione dall'oltretomba ma di qualcosa di ancora più oltre. I protagonisti in effetti non sono solo i ragazzi ma anche i membri dell'organizzazione che li controlla, una delle tante con gli stessi scopi distribuite su tutto il mondo.
La cosa davvero interessante di questo film, al di là della storia in sé, è che riesce in qualche modo a giustificare e dare una radice agli stereotipi del genere horror, riadattandoli più al concetto di archetipo, lo stesso al quale appartengono i ragazzi. Anche i comportanti delle vittime sono sensati in questo contesto, tanto che quando uno dei protagonisti propone "rimaniamo sempre uniti" deve essere opportunamente indirizzato per passare al più consono "dividiamoci" che ci si aspetta in un horror. Non si tratta tanto di una parodia, quanto di un tentativo di razionalizzazione di un meccanismo che ormai diamo per scontato, abituati a un tipo di prodotto che in media non si sforza nemmeno di proporre qualcosa di diverso. È questa componente metatestuale, oltre all'efficace umorismo, a rendere la visione estremamente piacevole e stimolante. Questo, e la scena in cui gli ascensori si aprono...
Quella casa nel bosco (The Cabin in the Woods) si apre apparentemente come un qualunque b-movie horror con protagonisti un gruppo di ragazzi dalle personalità assortite (e stereotipate): la bella scema, la pura, il campione, lo scemo, lo studioso. I cinque partono per una vacanza in una sperduta casetta su un lago, ma poco dopo il loro arrivo vengono attaccati da una famiglia di zombie sadici. Sulle prime l'inquadramento così netto dei personaggi nel cliché può risultare quasi irritante, ma poco per volta le cose iniziano ad assumere un senso differente, quando si capisce che i ragazzi sono controllati e in qualche modo pilotati da una misteriosa organizzazione che li ha scelti appositamente per il loro ruolo di stereotipo. Verso metà film avviene appunto la svolta, quando i sopravvissuti all'attacco di zombie realizzano di non essere semplicemente vittime di una maledizione dall'oltretomba ma di qualcosa di ancora più oltre. I protagonisti in effetti non sono solo i ragazzi ma anche i membri dell'organizzazione che li controlla, una delle tante con gli stessi scopi distribuite su tutto il mondo.La cosa davvero interessante di questo film, al di là della storia in sé, è che riesce in qualche modo a giustificare e dare una radice agli stereotipi del genere horror, riadattandoli più al concetto di archetipo, lo stesso al quale appartengono i ragazzi. Anche i comportanti delle vittime sono sensati in questo contesto, tanto che quando uno dei protagonisti propone "rimaniamo sempre uniti" deve essere opportunamente indirizzato per passare al più consono "dividiamoci" che ci si aspetta in un horror. Non si tratta tanto di una parodia, quanto di un tentativo di razionalizzazione di un meccanismo che ormai diamo per scontato, abituati a un tipo di prodotto che in media non si sforza nemmeno di proporre qualcosa di diverso. È questa componente metatestuale, oltre all'efficace umorismo, a rendere la visione estremamente piacevole e stimolante. Questo, e la scena in cui gli ascensori si aprono...
Published on May 07, 2015 02:00
Unknown to Millions
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Libri, fantascienza, serie tv, Futurama, Doctor Who
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