Andrea Viscusi's Blog: Unknown to Millions, page 53
August 6, 2015
Coppi Night 02/08/2015 - Avengers: Age of Ultron
Probabilmente sapete già che il filone supereroistico non è certo il mio preferito. Ho vsito diversi film di questo genere, e alcuni posso dire che mi siano anche piaciuto (Iron Man, alcuni X-Men), ma non mi posso ritenere un fan, e di certo non ho i riferimenti adeguati per poter cogliere le citazioni presenti nei film, in quanto i fumetti non rientrano tra le mie letture. Per questo, in genere parto con entusiasmo molto blando quando mi capita di vederne qualcuno.
In tempi abbastanza recenti ho visto The Winter Soldier , che se ho ben interpretato l'intreccio interfilmico del progetto Marvel è il prequel diretto di Age of Ultron, quindi mi sono trovato su basi abbastanza solide per seguire la vicenda (anche se i riferimenti al primo Avengers non mancano, e quello non l'ho visto). Ora, devo dire la verità, a me non è sembrato così eccezionale, anzi, piuttosto fiacco.
Ci sono alcuni aspetti in particolare che mi portano a ritenere questo film mediocre, provo a elencarli organicamente:
- Un problema basilare (peraltro condiviso da molti altri film) è l'indefinibilità dei poteri dei personaggi. Per dire: Iron Man ha la sua armatura e le armi, Hulk è grosso e forte e incazzato, ma ad esempio, quella Scarlet Witch che cosa fa di preciso? Inizialmente sembra evocare incubi/paranoie (anzi, pare che l'intera storia si origini da questa sua capacità), poi inizia a usare telecinesi, lancia fiamme rosse dalle mani e alla fine riesce pure a volare. E anche Visione, l'androide creato da Ultron, che cosa fa? Vola, scazzotta, lancia raggi di luce... ma di preciso, quali sono le sue capacità? Lo stesso Ultron non mi sembra abbia un ventaglio ben definito di poteri/abilità, a volte si comporta semplicemente da robot distruttore, altre è più subdolo. Mi si dirà "Eh ma se leggevi i fumetti sapevi che..." e io interrompo subito e dico: no, io non ho letto i fumetti e questi non sono propedeutici alla visione del film, quindi se io guardo questo bisogna che sia esaustivo e coerente.
- Collegato a questo punto c'è anche una certa sproporzione tra i superpoteri che a mio avviso è insanabile. Voglio dire, secondo me di base un Quicksilver se li batte tutti in agilità. Finché non viene fuori qualcuno in grado di manipolare il tempo lui rimane fondamentalmente imbattibile. Sembra che invece tutti siano in grado di oppore super-resistenza a super-forza, tanto che ha poca differenza se sei Thor, Ultron, Hulk, Cap America o Visione, ti puoi comunque prendere a cazzotti con gli altri. Eppure un semidio sarà più forte di un androide? E i non-super (la Johannson e quello con l'arco) come possono seriamente competere con tutti gli altri? Mi sembra assurdo che riescano a distruggere decine e decine di Ultron minori come se fossero Putties, quei guerrieri stupidi in tutina dei Power Rangers che il cattivo mandava sempre in avanscoperta prima di scoprire il mostro gigante dell'episodio.
- Il villain mi sembra alla fine dei conti poco impressionante. A parte la scarsa originalità delle sue motivazioni (l'IA che decide di dover distruggere l'umanità per portare la pace), in realtà mi pare che Ultron non rappresenti mai una minaccia concreta, o almeno molto ridotta rispetto a quali potevano essere le sue vere potenzialità. Un essere cibernetico che nasce inizialmente come IA incorporea e si trasmette via internet perde gran parte delle sue potenzialità quando si confina in un corpo (o più corpi) materiale. Se il suo obiettivo era fermare gli Avengers avrebbe potuto benissimo farlo staccandogli la corrente, la linea telefonica e i satelliti. Anche distruggere l'umanità, o almeno sollevare un'ondata immane di caos non sarebbe stato così difficile smaneggiando con tutte le banche dati del mondo. E invece la cosa migliore che gli viene in mente di fare è installarsi in qualche centinaio di robot e attaccare fisicamente i suoi nemici. Peraltro mi è sembrato anche abbastanza ridicolo che parlasse muovendo la bocca...
- L'interazione tra i personaggi è poco efficace. Questo dovrebbe essere un film in cui tutti sono protagonisti, dalla squadra degli Avengers a Ultron e i suoi alleati (che poi sono i figli di Magneto), ma in realtà se ne esce senza una vera cognizione di chi davvero abbia fatto cosa. Tutti hanno un loro momento ma nessuno emerge davvero, forse solo Tony Stark/Iron Man ha un ruolo più centrale, in quanto diretto responsabile di alcuni dei passaggi chiave di tutta la storia. Degli altri abbiamo sprazzi di quotidianità, qualche flashback, un paio di battute al momento giusto, ma se dovessi dire chi mi ha colpito di più potrei rispondere solo con un "meh" generalizzato. Tant'è che alcuni personaggi vengono fatti fuori, probabilmente proprio perché gli autori stessi non sanno come gestirne tanti così "importanti" (infatti sembra che alla fine la nuova squadra di Avengers sia composta interamente da personaggi secondari...).
A tutto ciò si aggiungono poi una serie di incongruenze che minano la credibilità della storia. vabbè che in un film del genere (in cui dèi nordici si mescolano a mutanti ed alieni e robot) la credulità deve essere sospesa parecchio, ma ci sono tanti piccoli aspetti poco chiari che non derivano tanto dal patto con lo spettatore quanto da una certa superficialità. Non sto a elencarli tutti, vi rimando ai vari Everything Wrong With, cito solo quello più clamoroso e per me irritante: ma gli Avengers, quando sono sul campo, come comunicano tra loro? Sono costantemente in contatto, ma non mi pare indossino nessun tipo di dispositivo di comunicazione: auricolari, microfoni ecc. Con l'esclusione di Iron Man, non capisco come gli altri possano sentirsi tra di loro. A maggior ragione quando i due figli di Magneto entrano a far parte della squadra e pure loro (che fino a due ore prima erano avversari) sono in contatto col resto della squadra! Ce ne sono parecchie altre, di per sé anche veniali, ma che accumulate danno un'idea di scarsa attenzione ai dettagli che, per un progetto ambizioso come questo, è francamente intollerabile.
Wow, non pensavo di poter parlare così tanto di questo film. Ma siccome so che esistono degli adoratori impenitenti di queta serie, ho preferito argomentare a fondo la mia insoddisfazione per questo film. Forse solo Ant-Man potrà salvare la baracca...
In tempi abbastanza recenti ho visto The Winter Soldier , che se ho ben interpretato l'intreccio interfilmico del progetto Marvel è il prequel diretto di Age of Ultron, quindi mi sono trovato su basi abbastanza solide per seguire la vicenda (anche se i riferimenti al primo Avengers non mancano, e quello non l'ho visto). Ora, devo dire la verità, a me non è sembrato così eccezionale, anzi, piuttosto fiacco.
Ci sono alcuni aspetti in particolare che mi portano a ritenere questo film mediocre, provo a elencarli organicamente:
- Un problema basilare (peraltro condiviso da molti altri film) è l'indefinibilità dei poteri dei personaggi. Per dire: Iron Man ha la sua armatura e le armi, Hulk è grosso e forte e incazzato, ma ad esempio, quella Scarlet Witch che cosa fa di preciso? Inizialmente sembra evocare incubi/paranoie (anzi, pare che l'intera storia si origini da questa sua capacità), poi inizia a usare telecinesi, lancia fiamme rosse dalle mani e alla fine riesce pure a volare. E anche Visione, l'androide creato da Ultron, che cosa fa? Vola, scazzotta, lancia raggi di luce... ma di preciso, quali sono le sue capacità? Lo stesso Ultron non mi sembra abbia un ventaglio ben definito di poteri/abilità, a volte si comporta semplicemente da robot distruttore, altre è più subdolo. Mi si dirà "Eh ma se leggevi i fumetti sapevi che..." e io interrompo subito e dico: no, io non ho letto i fumetti e questi non sono propedeutici alla visione del film, quindi se io guardo questo bisogna che sia esaustivo e coerente.- Collegato a questo punto c'è anche una certa sproporzione tra i superpoteri che a mio avviso è insanabile. Voglio dire, secondo me di base un Quicksilver se li batte tutti in agilità. Finché non viene fuori qualcuno in grado di manipolare il tempo lui rimane fondamentalmente imbattibile. Sembra che invece tutti siano in grado di oppore super-resistenza a super-forza, tanto che ha poca differenza se sei Thor, Ultron, Hulk, Cap America o Visione, ti puoi comunque prendere a cazzotti con gli altri. Eppure un semidio sarà più forte di un androide? E i non-super (la Johannson e quello con l'arco) come possono seriamente competere con tutti gli altri? Mi sembra assurdo che riescano a distruggere decine e decine di Ultron minori come se fossero Putties, quei guerrieri stupidi in tutina dei Power Rangers che il cattivo mandava sempre in avanscoperta prima di scoprire il mostro gigante dell'episodio.
- Il villain mi sembra alla fine dei conti poco impressionante. A parte la scarsa originalità delle sue motivazioni (l'IA che decide di dover distruggere l'umanità per portare la pace), in realtà mi pare che Ultron non rappresenti mai una minaccia concreta, o almeno molto ridotta rispetto a quali potevano essere le sue vere potenzialità. Un essere cibernetico che nasce inizialmente come IA incorporea e si trasmette via internet perde gran parte delle sue potenzialità quando si confina in un corpo (o più corpi) materiale. Se il suo obiettivo era fermare gli Avengers avrebbe potuto benissimo farlo staccandogli la corrente, la linea telefonica e i satelliti. Anche distruggere l'umanità, o almeno sollevare un'ondata immane di caos non sarebbe stato così difficile smaneggiando con tutte le banche dati del mondo. E invece la cosa migliore che gli viene in mente di fare è installarsi in qualche centinaio di robot e attaccare fisicamente i suoi nemici. Peraltro mi è sembrato anche abbastanza ridicolo che parlasse muovendo la bocca...
- L'interazione tra i personaggi è poco efficace. Questo dovrebbe essere un film in cui tutti sono protagonisti, dalla squadra degli Avengers a Ultron e i suoi alleati (che poi sono i figli di Magneto), ma in realtà se ne esce senza una vera cognizione di chi davvero abbia fatto cosa. Tutti hanno un loro momento ma nessuno emerge davvero, forse solo Tony Stark/Iron Man ha un ruolo più centrale, in quanto diretto responsabile di alcuni dei passaggi chiave di tutta la storia. Degli altri abbiamo sprazzi di quotidianità, qualche flashback, un paio di battute al momento giusto, ma se dovessi dire chi mi ha colpito di più potrei rispondere solo con un "meh" generalizzato. Tant'è che alcuni personaggi vengono fatti fuori, probabilmente proprio perché gli autori stessi non sanno come gestirne tanti così "importanti" (infatti sembra che alla fine la nuova squadra di Avengers sia composta interamente da personaggi secondari...).
A tutto ciò si aggiungono poi una serie di incongruenze che minano la credibilità della storia. vabbè che in un film del genere (in cui dèi nordici si mescolano a mutanti ed alieni e robot) la credulità deve essere sospesa parecchio, ma ci sono tanti piccoli aspetti poco chiari che non derivano tanto dal patto con lo spettatore quanto da una certa superficialità. Non sto a elencarli tutti, vi rimando ai vari Everything Wrong With, cito solo quello più clamoroso e per me irritante: ma gli Avengers, quando sono sul campo, come comunicano tra loro? Sono costantemente in contatto, ma non mi pare indossino nessun tipo di dispositivo di comunicazione: auricolari, microfoni ecc. Con l'esclusione di Iron Man, non capisco come gli altri possano sentirsi tra di loro. A maggior ragione quando i due figli di Magneto entrano a far parte della squadra e pure loro (che fino a due ore prima erano avversari) sono in contatto col resto della squadra! Ce ne sono parecchie altre, di per sé anche veniali, ma che accumulate danno un'idea di scarsa attenzione ai dettagli che, per un progetto ambizioso come questo, è francamente intollerabile.
Wow, non pensavo di poter parlare così tanto di questo film. Ma siccome so che esistono degli adoratori impenitenti di queta serie, ho preferito argomentare a fondo la mia insoddisfazione per questo film. Forse solo Ant-Man potrà salvare la baracca...
Published on August 06, 2015 01:02
August 3, 2015
Dj set: Slippery Senses
È passato del tempo dall'ultimo dj set che ho realizzato e caricato su mixcloud: era maggio dell'anno scorso, e all'epoca avevo realizzato il mix ispirato a Dimenticami Trovami Sognami (riproposto anche sul sito dell'editore). Se ci è voluto così tanto prima che potessi di nuovo proporvi qualcosa in ascolto non è solo per pigrizia, ma per un ben preciso limite tecnico. A luglio 2014 infatt il mio precedente laptop ha deciso di abbandonarmi (effetti collaterali del surriscaldamenti della scheda video). È stato solo andando a cercare un nuovo pc da acquistare che ho scoperto che l'ingresso audio line in di cui il vecchio apparecchio era un optional quasi unico, che io davo per scontato ma invece oggigiorno è praticamente introvabile. Di conseguenza, mi era impossibile collegare l'uscita audio del mixer al pc per registrare il set. Mi sono quindi dovuto informare sulle usb audio key, che mi sono procurato alla fine dei giochi solo un paio di settimane fa. Una volta ottenuta questa ho dovuto subito metterla alla prova, e ho così ripreso il mix che avevo iniziato a pensare più o meno l'estate scorsa.
Il set Slippery Senses è pensato per fare da "colonna sonora dell'estate", con pezzi movimentati, alcuni anche un po' cheesy, remix di tracce anche abbastanza note degli ultimi anni. Nella tracklist potete scorgere infatti nomi come David Guetta, Stromae, Avicii, Martin Solveig, Calvin Harris. Ma non mi sono risparmiato anche autori mediamente più interessanti come Maceo Plex, Trentemoller, GusGus, Fritz Kalkbrenner. In ogni caso l'intento è quello di un ascolto facile e leggero, quindi i pezzi roboanti e scemotti non mancano. Because summer is a state of mind!
Buon ascolto e buone vacanze.
Piscu - Slippery Senses by Piscu on Mixcloud
Il set Slippery Senses è pensato per fare da "colonna sonora dell'estate", con pezzi movimentati, alcuni anche un po' cheesy, remix di tracce anche abbastanza note degli ultimi anni. Nella tracklist potete scorgere infatti nomi come David Guetta, Stromae, Avicii, Martin Solveig, Calvin Harris. Ma non mi sono risparmiato anche autori mediamente più interessanti come Maceo Plex, Trentemoller, GusGus, Fritz Kalkbrenner. In ogni caso l'intento è quello di un ascolto facile e leggero, quindi i pezzi roboanti e scemotti non mancano. Because summer is a state of mind!
Buon ascolto e buone vacanze.
Piscu - Slippery Senses by Piscu on Mixcloud
Published on August 03, 2015 00:00
July 30, 2015
Rapporto letture - Luglio 2015
Ma come, il rapporto letture di luglio quando luglio non è ancora finito? Ma siamo fuori di testa!? Dov'è finita la logica, dove andremo a finire di questo passo, cosa ne sarà di questo blog se si inizia a fare cose del genere!!??
Allora, calma, intanto oggi è il 31, e a meno che tra un paio d'ore non avvenga un big crunch che lasci nell'universo solo me e il mio attuale libro in lettura, non credo che riuscirò a finirlo, quindi i libri letti a luglio sono già definiti. Inoltre, ad agosto ho intenzione di dedicare il mese a post più "leggeri", il blog rimarrà attivo ma sapendo che siete tutti in ferie chi me lo fa fare di sbattermi visto che non lo leggerete? Ho pensato quindi anticipare di un giorno il resoconto delle letture del mese scorso... ops, in corso, cioè in dirittura d'arrivo.
Si inizia con la lettura dell'ultimo romanzo di William Gibson (attualmente inedito in Italia, ma di solito lo traducono a distanza di un paio d'anni).
The Peripheral
, per farla breve, è una storia di viaggi nel tempo, ma non nel modo in cui sono intesi di solito. L'unica cosa che può passare da un'epoca all'altra (grazie a un misterioso server cinese) è l'informazione, ma niente di fisico. Questo permette però di aprire comunicazioni con il passato, e anche attivare una forma di telepresenza, grazie alla connessione con i peripheral, sorta di avatar biorobotici. La storia si svolge quindi su due piani temporali separati da settant'anni, entrambi collocati nel nostro futuro. La ragazza del "passato" assiste a un omicidio avvenuto nel "futuro", ed è quindi coinvolta nelle indagini per risolvere il caso. L'intervento dal futuro comporta però seri sconvolgimenti economico-finanziari nel passato, soprattutto quando una fazione avversa interviene (in entrambe le epoche) per impedirle di collaborare alle indagini. Ci vuole un po' per entrare nella prospettiva di questo romanzo, io ho dovuto superare 90 pagine per poter iniziare a capire cosa veniva raccontato. Probabilmente ha contribuito anche lo stile di Gibson (che leggevo in inglese per la prima volta), che non è affatto facile, ricco di sigle, espressioni colloquiali (che in verità credo non siano immediate nemmeno per i madrelingua) e scarso di pronomi. Lo sforzo iniziale però ha ripagato, perché la storia si fa da una parte avvincente e dall'altra stimolante dal punto di vista speculativo. Un "ritorno alla fantascienza" (dopo la serie di Bigend che di sf aveva ben poco) a mio avviso riuscito. Voto: 7.5/10
Secondo libro letto è
De Bello Alieno
, romanzo di esordio di Davide Del Popolo Riolo con cui l'autore ha vinto diversi premi. Come si evince dal titolo, si tratta di un libro ambientato in epoca romana, più precisamente un'ucronia in cui Giulio Cesare, espulso dalla vita politica, si dedica invece alle scienze e diventa un inventore e imprenditore, avviando in pratica una rivoluzione industriale con diversi secoli d'anticipo. Il tutto è poi complicato da un'invasione aliena in stile Guerra dei mondi (anzi, il prologo è praticamente lo stesso), contro la quale i romani sono gli unici a poter combattere. La storia è scritta in forma epistolare, con più personaggi e voci narranti che si scambiano comunicazioni ufficiali e personali, cosa che da una parte rende più difficile l'immedesimazione nella vicenda (non c'è un unico punto di vista e non ci sono eventi narrati "dall'interno"), ma dall'altra contribuisce a rendere meglio i meccanismi e le convenzioni di questo mondo ibrido tra epoca romana e vittoriana. Giulio Cesare, che pur essendo il protagonista delle vicende non ne è mai voce narrante, in realtà risulta piuttosto antipatico, ma questo non è un problema, e credo che in fondo lo fosse davvero... d'altra parte quando muori accoltellato da tuo figlio adottivo, forse non sei proprio un best buddy. A mio avviso ci sono un paio di aspetti non del tutto sviluppati a dovere: in primo luogo, pur ammettendo le eccezionali invenzioni introdotte da Cesare, sembra un po' uno stretch che ci sia stato il tempo di costruire intere linee ferroviare, telegrafiche, e in generale "industralizzare" il mondo; inoltre gli invasori alieni a volte assumono un ruolo marginale, non rappresentano quasi mai una minaccia concreta, e pur essendo micidiali la loro avanzata non sembra influire seriamente su Roma, rimangono un problema di cui occuparsi occasionalmente. Insomma, non si sente il panico che ci si aspetterebbe il loro attacco dovrebbe provocare, soprattutto considerando il livello culturale dell'epoca. Certamente il libro contiene molte citazioni e interessanti utilizzi di personaggi storici reali, ma non essendo esperto né appassionato di storia romana non ho potuto coglierli. In ogni caso il libro merita per l'originalità e la forma, ed è uno di quelli che si prestano ottimamente a un seguito. Voto: 7/10
Ci affranchiamo dalla fantascienza e passiamo a qualcosa di... ehm, di diverso, perché definire il genere di Un tebbrilie intanchesimo e altri rattonchi (rileggetelo bene) credo sia impossibile. Questo libricino pubblicato da Gorilla Sapiens contiene una serie di brevi racconti tra il nonsense e il surreale, nei quali non è tanto la trama ad essere centrale ma la lingua, le parole, i significati immediati e secondari, alternativi, sottintesi. Per questo è difficile definire le storie contenute, che comunque risultano tutte abbastanza divertenti, se si ha la predisposizione per questo genere di surrealismo letterario. Per certi versi mi ha ricordato alcune cose scritte da Giobbe Covatta, unico comico di professione di cui apprezzo anche le incursioni letterare. Trallaltro ho assistito ad alcune esibizioni "live" dell'autore Carlo Sperduti al festival La Serra Trema (è stato questo a invogliarmi a leggere il libro). Il mio voto è positivo, ma mi rendo conto che è molto influenzato dal gradimento per questo tipo di scrittura, che certo non è universalmente apprezzata. Voto: 7.5/10
Altro autore italiano, stavolta un collega factoriano, Andrea Di Meo. Il romanzo SB 15395 - Storia di un redattore, inizia con la descrizione proprio dei redattori, minuscole creature invisibili che seguono gli umani (uno per ogni persona e per ogni giorno vissuto) annotando ogni azione da loro compiuta nel corso della giornata. La storia segue SB 15395, il redattore del 15395° giorno della vita di Simone Bennati, semplice impiegato dell'ufficio acque che si troverà coinvolto a sua insaputa in una serie di omicidi. La trama segue tanto le vicende di SB (e degli altri redattori) che quelle di Simone, tra loro interdipendenti. La cosa più interessante del romanzo è proprio la figura e il ruolo dei redattori, che in tre soli giorni di vita hanno la missione di seguire gli uomini in ogni loro più banale azione, fungendo da archivio completo e assoluto di tutto quanto avviene. Il tema portante del libro è sicuramente quello della memoria, e di come anche i particolari più insignificanti possano invece rivelarsi essenziali. Questo emerge soprattutto nelle fasi finali, in cui si assiste alla fine del lavoro di SB 15395. Forse appare un po' forzata nell'economia del romanzo la sottotrama "thriller", anche se poi anche questa si ricollega al tema principale. Voto: 7/10
Torniamo alla fantascienza, con un romanzo di Arthur Clarke che ancora non avevo letto (mi ritrovo a scoprire che ce n'è sempre qualcuno che mi manca...). Con il consueto rigore scientifico a cui ci ha sempre abituato, in questo libro Clarke racconta la storia della costruzione dell'ascensore spaziale, un'altissima torre che collega la superficie a un satellite geostazionario e permette così di raggiungere lo Spazio esterno con costi minimi (un progetto effettivamente studiato da più ingegneri spaziali). La storia si intreccia inizialmente con la storia/leggenda dello Sri Lanka (non so bene se si tratti di miti veri o inventati dall'autore), e solo dopo l'iniziale ostilità il protagonista potrà davvero iniziare la costruzione della torre. Come sempre Clarke riesce a rendere appassionanti gli aspetti puramente tecnici della faccenda, e il libro risulta così molto facile da assimilare. Mi è sembrata però fuori luogo l'introduzione del satellite alieno di passaggio dal Sistema Solare con cui l'umanità ha un breve scambio di battute, ma che di fatto non ha nessun impatto sulla storia principale. Sembra quasi materiale per una storia differente che è stato inserito all'interno di questa storia per assenza di collocazioni migliori. Al netto di questo, rimane comunque un buon libro. Voto: 7/10
Allora, calma, intanto oggi è il 31, e a meno che tra un paio d'ore non avvenga un big crunch che lasci nell'universo solo me e il mio attuale libro in lettura, non credo che riuscirò a finirlo, quindi i libri letti a luglio sono già definiti. Inoltre, ad agosto ho intenzione di dedicare il mese a post più "leggeri", il blog rimarrà attivo ma sapendo che siete tutti in ferie chi me lo fa fare di sbattermi visto che non lo leggerete? Ho pensato quindi anticipare di un giorno il resoconto delle letture del mese scorso... ops, in corso, cioè in dirittura d'arrivo.
Si inizia con la lettura dell'ultimo romanzo di William Gibson (attualmente inedito in Italia, ma di solito lo traducono a distanza di un paio d'anni).
The Peripheral
, per farla breve, è una storia di viaggi nel tempo, ma non nel modo in cui sono intesi di solito. L'unica cosa che può passare da un'epoca all'altra (grazie a un misterioso server cinese) è l'informazione, ma niente di fisico. Questo permette però di aprire comunicazioni con il passato, e anche attivare una forma di telepresenza, grazie alla connessione con i peripheral, sorta di avatar biorobotici. La storia si svolge quindi su due piani temporali separati da settant'anni, entrambi collocati nel nostro futuro. La ragazza del "passato" assiste a un omicidio avvenuto nel "futuro", ed è quindi coinvolta nelle indagini per risolvere il caso. L'intervento dal futuro comporta però seri sconvolgimenti economico-finanziari nel passato, soprattutto quando una fazione avversa interviene (in entrambe le epoche) per impedirle di collaborare alle indagini. Ci vuole un po' per entrare nella prospettiva di questo romanzo, io ho dovuto superare 90 pagine per poter iniziare a capire cosa veniva raccontato. Probabilmente ha contribuito anche lo stile di Gibson (che leggevo in inglese per la prima volta), che non è affatto facile, ricco di sigle, espressioni colloquiali (che in verità credo non siano immediate nemmeno per i madrelingua) e scarso di pronomi. Lo sforzo iniziale però ha ripagato, perché la storia si fa da una parte avvincente e dall'altra stimolante dal punto di vista speculativo. Un "ritorno alla fantascienza" (dopo la serie di Bigend che di sf aveva ben poco) a mio avviso riuscito. Voto: 7.5/10
Secondo libro letto è
De Bello Alieno
, romanzo di esordio di Davide Del Popolo Riolo con cui l'autore ha vinto diversi premi. Come si evince dal titolo, si tratta di un libro ambientato in epoca romana, più precisamente un'ucronia in cui Giulio Cesare, espulso dalla vita politica, si dedica invece alle scienze e diventa un inventore e imprenditore, avviando in pratica una rivoluzione industriale con diversi secoli d'anticipo. Il tutto è poi complicato da un'invasione aliena in stile Guerra dei mondi (anzi, il prologo è praticamente lo stesso), contro la quale i romani sono gli unici a poter combattere. La storia è scritta in forma epistolare, con più personaggi e voci narranti che si scambiano comunicazioni ufficiali e personali, cosa che da una parte rende più difficile l'immedesimazione nella vicenda (non c'è un unico punto di vista e non ci sono eventi narrati "dall'interno"), ma dall'altra contribuisce a rendere meglio i meccanismi e le convenzioni di questo mondo ibrido tra epoca romana e vittoriana. Giulio Cesare, che pur essendo il protagonista delle vicende non ne è mai voce narrante, in realtà risulta piuttosto antipatico, ma questo non è un problema, e credo che in fondo lo fosse davvero... d'altra parte quando muori accoltellato da tuo figlio adottivo, forse non sei proprio un best buddy. A mio avviso ci sono un paio di aspetti non del tutto sviluppati a dovere: in primo luogo, pur ammettendo le eccezionali invenzioni introdotte da Cesare, sembra un po' uno stretch che ci sia stato il tempo di costruire intere linee ferroviare, telegrafiche, e in generale "industralizzare" il mondo; inoltre gli invasori alieni a volte assumono un ruolo marginale, non rappresentano quasi mai una minaccia concreta, e pur essendo micidiali la loro avanzata non sembra influire seriamente su Roma, rimangono un problema di cui occuparsi occasionalmente. Insomma, non si sente il panico che ci si aspetterebbe il loro attacco dovrebbe provocare, soprattutto considerando il livello culturale dell'epoca. Certamente il libro contiene molte citazioni e interessanti utilizzi di personaggi storici reali, ma non essendo esperto né appassionato di storia romana non ho potuto coglierli. In ogni caso il libro merita per l'originalità e la forma, ed è uno di quelli che si prestano ottimamente a un seguito. Voto: 7/10
Ci affranchiamo dalla fantascienza e passiamo a qualcosa di... ehm, di diverso, perché definire il genere di Un tebbrilie intanchesimo e altri rattonchi (rileggetelo bene) credo sia impossibile. Questo libricino pubblicato da Gorilla Sapiens contiene una serie di brevi racconti tra il nonsense e il surreale, nei quali non è tanto la trama ad essere centrale ma la lingua, le parole, i significati immediati e secondari, alternativi, sottintesi. Per questo è difficile definire le storie contenute, che comunque risultano tutte abbastanza divertenti, se si ha la predisposizione per questo genere di surrealismo letterario. Per certi versi mi ha ricordato alcune cose scritte da Giobbe Covatta, unico comico di professione di cui apprezzo anche le incursioni letterare. Trallaltro ho assistito ad alcune esibizioni "live" dell'autore Carlo Sperduti al festival La Serra Trema (è stato questo a invogliarmi a leggere il libro). Il mio voto è positivo, ma mi rendo conto che è molto influenzato dal gradimento per questo tipo di scrittura, che certo non è universalmente apprezzata. Voto: 7.5/10
Altro autore italiano, stavolta un collega factoriano, Andrea Di Meo. Il romanzo SB 15395 - Storia di un redattore, inizia con la descrizione proprio dei redattori, minuscole creature invisibili che seguono gli umani (uno per ogni persona e per ogni giorno vissuto) annotando ogni azione da loro compiuta nel corso della giornata. La storia segue SB 15395, il redattore del 15395° giorno della vita di Simone Bennati, semplice impiegato dell'ufficio acque che si troverà coinvolto a sua insaputa in una serie di omicidi. La trama segue tanto le vicende di SB (e degli altri redattori) che quelle di Simone, tra loro interdipendenti. La cosa più interessante del romanzo è proprio la figura e il ruolo dei redattori, che in tre soli giorni di vita hanno la missione di seguire gli uomini in ogni loro più banale azione, fungendo da archivio completo e assoluto di tutto quanto avviene. Il tema portante del libro è sicuramente quello della memoria, e di come anche i particolari più insignificanti possano invece rivelarsi essenziali. Questo emerge soprattutto nelle fasi finali, in cui si assiste alla fine del lavoro di SB 15395. Forse appare un po' forzata nell'economia del romanzo la sottotrama "thriller", anche se poi anche questa si ricollega al tema principale. Voto: 7/10
Torniamo alla fantascienza, con un romanzo di Arthur Clarke che ancora non avevo letto (mi ritrovo a scoprire che ce n'è sempre qualcuno che mi manca...). Con il consueto rigore scientifico a cui ci ha sempre abituato, in questo libro Clarke racconta la storia della costruzione dell'ascensore spaziale, un'altissima torre che collega la superficie a un satellite geostazionario e permette così di raggiungere lo Spazio esterno con costi minimi (un progetto effettivamente studiato da più ingegneri spaziali). La storia si intreccia inizialmente con la storia/leggenda dello Sri Lanka (non so bene se si tratti di miti veri o inventati dall'autore), e solo dopo l'iniziale ostilità il protagonista potrà davvero iniziare la costruzione della torre. Come sempre Clarke riesce a rendere appassionanti gli aspetti puramente tecnici della faccenda, e il libro risulta così molto facile da assimilare. Mi è sembrata però fuori luogo l'introduzione del satellite alieno di passaggio dal Sistema Solare con cui l'umanità ha un breve scambio di battute, ma che di fatto non ha nessun impatto sulla storia principale. Sembra quasi materiale per una storia differente che è stato inserito all'interno di questa storia per assenza di collocazioni migliori. Al netto di questo, rimane comunque un buon libro. Voto: 7/10
Published on July 30, 2015 23:00
July 28, 2015
Coppi Night 26/07/2015 - Sfera
Sfera è un film che ho visto forse una decina di volte, e fa parte della limitata collezione di dvd di cui sono in possesso. Va da sé che è un film che apprezzo molto, e anche se avevo puntato più su altri titoli (la scelta dei film stava a me, e avevo selezionato una serie di film interpretati da Dustin Hoffman), l'ho comunque rivisto volentieri.
Quello che mi piace in questo film è come idee differenti si accumulano facendo cambiare registro alla storia più volte in corso di svolgimento. [Seguono leggeri spoiler nelle righe restanti di questo paragrafo] Si inizia con un presunto incidente aereo in mezzo all'oceano; si scopre che si tratta invece di un'astronave aliena sepolta da tre secoli; si passa all'ambiente sottomarino; si scopre che l'astronave è umana, implicando il viaggio nel tempo; si scopre la Sfera; emerge l'entità intelligente Jerry; iniziano gli attacchi all'habitat; si scopre che Jerry è umano; i sopravvissuti sospettano l'uno dell'altro; si decide la fuga finale. Tutti questi passaggi comportano un cambio nella prospettiva di chi guarda il film, e non è facile (soprattutto alla prima visione) assimilare gli stordimenti successivi, quando sembra che la storia non abbia una direzione precisa. Si inizia pensando "ah, è un film su un ambiente sottomarino" poi diventa "ah è un film sugli alieni - ah è un film sui viaggi nel tempo - ah è un film sul contatto con altre intelligenze - ah è un film sul potere della mente" e così via.
Il fatto di ambientare tutto in un habitat sottomarino permette di mantenere la storia sulla Terra, ma di fatto la vicenda si svolge in un ambiente alieno, dove i parametri fisici a cui siamo abituati (temperatura, pressione, densità, luce, vibrazione dell'aria) sono diversi, il che è come ambientare la storia su un astronave o un altro pianeta. Non è questo l'unico film in cui il mondo sottomarino viene presentato come alieni (vedi The Abyss ), ma qui a mio avviso il parallelo tra l'alieno che abbiamo intorno e quello che abbiamo dentro è più efficace. Non che il fatto che la storia si svolga sulla Terra metta in pericolo le premesse fantascientifiche della storia, anzi, di tematiche ricorrenti del genere ce ne sono diverse concentrate.
Ho letto il romanzo di Michael Crichton da cui questo film è tratto molti anni fa, per cui non riesco a ricollegare bene la versione letteraria a quella cinematografica, ma ricordo che anche il libro mi piacque abbastanza. Certo era più approfondito, soprattutto nei dettagli del primo contatto con Jerry (la decifrazione del codice la ricordo molto più lunga) e sul tema di fondo del potere creativo dell'intelligenza, ma anche in questi aspetti il film se la cava dignitosamente. Credo che sia uno di quegli scarsi esempi in cui il film risulta all'altezza del libro (per altri casi virtuosi consultate l'apposita rubrica).
Una cosa curiosa che ho notato, rivedendolo adesso, è un'affinità di tematiche abbastanza marcata tra questa storia e il mio Dimenticami Trovami Sognami , in particolare per quanto riguarda l'idea del potere creativo (anche non volontario) dell'intelligenza. Come al solito non maschero le influenze rintracciabili nel mio romanzo, a maggior ragione quando sono inconsce (non lo avevo realizzato fino a quando non ho rivisto il film), per cui se vi è piaciuto Sfera può darsi che vi piacci anche il mio libro. Fine del messaggio promozionale.
Quello che mi piace in questo film è come idee differenti si accumulano facendo cambiare registro alla storia più volte in corso di svolgimento. [Seguono leggeri spoiler nelle righe restanti di questo paragrafo] Si inizia con un presunto incidente aereo in mezzo all'oceano; si scopre che si tratta invece di un'astronave aliena sepolta da tre secoli; si passa all'ambiente sottomarino; si scopre che l'astronave è umana, implicando il viaggio nel tempo; si scopre la Sfera; emerge l'entità intelligente Jerry; iniziano gli attacchi all'habitat; si scopre che Jerry è umano; i sopravvissuti sospettano l'uno dell'altro; si decide la fuga finale. Tutti questi passaggi comportano un cambio nella prospettiva di chi guarda il film, e non è facile (soprattutto alla prima visione) assimilare gli stordimenti successivi, quando sembra che la storia non abbia una direzione precisa. Si inizia pensando "ah, è un film su un ambiente sottomarino" poi diventa "ah è un film sugli alieni - ah è un film sui viaggi nel tempo - ah è un film sul contatto con altre intelligenze - ah è un film sul potere della mente" e così via.Il fatto di ambientare tutto in un habitat sottomarino permette di mantenere la storia sulla Terra, ma di fatto la vicenda si svolge in un ambiente alieno, dove i parametri fisici a cui siamo abituati (temperatura, pressione, densità, luce, vibrazione dell'aria) sono diversi, il che è come ambientare la storia su un astronave o un altro pianeta. Non è questo l'unico film in cui il mondo sottomarino viene presentato come alieni (vedi The Abyss ), ma qui a mio avviso il parallelo tra l'alieno che abbiamo intorno e quello che abbiamo dentro è più efficace. Non che il fatto che la storia si svolga sulla Terra metta in pericolo le premesse fantascientifiche della storia, anzi, di tematiche ricorrenti del genere ce ne sono diverse concentrate.
Ho letto il romanzo di Michael Crichton da cui questo film è tratto molti anni fa, per cui non riesco a ricollegare bene la versione letteraria a quella cinematografica, ma ricordo che anche il libro mi piacque abbastanza. Certo era più approfondito, soprattutto nei dettagli del primo contatto con Jerry (la decifrazione del codice la ricordo molto più lunga) e sul tema di fondo del potere creativo dell'intelligenza, ma anche in questi aspetti il film se la cava dignitosamente. Credo che sia uno di quegli scarsi esempi in cui il film risulta all'altezza del libro (per altri casi virtuosi consultate l'apposita rubrica).
Una cosa curiosa che ho notato, rivedendolo adesso, è un'affinità di tematiche abbastanza marcata tra questa storia e il mio Dimenticami Trovami Sognami , in particolare per quanto riguarda l'idea del potere creativo (anche non volontario) dell'intelligenza. Come al solito non maschero le influenze rintracciabili nel mio romanzo, a maggior ragione quando sono inconsce (non lo avevo realizzato fino a quando non ho rivisto il film), per cui se vi è piaciuto Sfera può darsi che vi piacci anche il mio libro. Fine del messaggio promozionale.
Published on July 28, 2015 10:08
July 25, 2015
DTS al Premio Microeditoria di Qualità 2015
Quelli di Zona 42 non stanno fermi un attimo, e io mi trovo ogni dieci giorni a ricevere messaggi del tipo "ehi, ti abbiamo iscritto a questo concorso", "oh, guarda che tra due settimane siamo qui"... sarà che sono l'unico autore che possono scarrozzare in giro a loro piacimento. E così, mentre Dimenticami Trovami Sognami è presente nella biblioteca di Harvard, e i diritti cinematografici sono stati già acquisiti da Spike Jonze (attenzione: una sola delle affermazioni precedenti è vera, scoprite quale), scopro ora di essere anche candidato al
Premio Microeditoria di Qualità 2015
, indetto dalla Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese.
DTS quindi è in concorre insieme ad altre 161 libri (suddivisi in varie categorie), ed è a occhio e croce l'unico titolo di fantascienza dell'intera competizione. La votazione, a quanto mi è dato di capire, si svolge solo all'interno delle biblioteche del circuito: bisogna prendere in prestito il libro in una delle biblioteche e poi inviare la scheda di valutazione, che riguarda non solo l'opera ma anche l'oggetto (qualità dell'edizione e della copertina). Il tutto convoglierà poi nella prossima edizione del Festival della Microeditoria di Chiari, a novembre.
Non so quanti di voi sono delle zone interessate, ma come potete vedere nella scheda di DTS (dove è simpaticamente indicato anche il mio anno di nascita con lo spazio per quello di morte) ci sono ancora 3 copie che potete prendere in prestito. Si vota fino a fine agosto, quindi affretatevi!
DTS quindi è in concorre insieme ad altre 161 libri (suddivisi in varie categorie), ed è a occhio e croce l'unico titolo di fantascienza dell'intera competizione. La votazione, a quanto mi è dato di capire, si svolge solo all'interno delle biblioteche del circuito: bisogna prendere in prestito il libro in una delle biblioteche e poi inviare la scheda di valutazione, che riguarda non solo l'opera ma anche l'oggetto (qualità dell'edizione e della copertina). Il tutto convoglierà poi nella prossima edizione del Festival della Microeditoria di Chiari, a novembre.
Non so quanti di voi sono delle zone interessate, ma come potete vedere nella scheda di DTS (dove è simpaticamente indicato anche il mio anno di nascita con lo spazio per quello di morte) ci sono ancora 3 copie che potete prendere in prestito. Si vota fino a fine agosto, quindi affretatevi!
Published on July 25, 2015 01:10
July 22, 2015
Coppi Night 19/07/2015 - Stranger Than Fiction
Sono costretto a fare quella cosa antipatica di inserire il titolo originale perché la trasposizione italiana Vero come la finzione sembra una brutta traduzione letterale fatta col dizionario trovata sul compito in classe di un ragazzino di prima media. Mi rendo conto che la formula non è esattamente traducibile, ma "vero come la finzione" ha un suono così posticcio che contraddice il suo stesso significato.
Quindi, Stranger Than Fiction è un film in cui il protagonista è un Will Ferrell che per una volta non interpreta un ruolo comico. Il tono è perlopiù leggero, ma ci sono anche momenti drammatici e intensi che l'attore riesce a rendere con tremenda efficacia, confermando le sue capacità. La storia è certamente insolita, e scorre sul filo del surreale: il protagonista, un semplice impiegato del fisco, un giorno inizia a sentire una voce (di donna) che narra le sue azioni. È l'unico a sentirla, e la narrazione segue precisamente quello che fa, anche se non racconta proprio tutti i momenti, si limita a quelli salienti per descrivere la sua situazione, come se la sua vita fosse in effetti l'oggetto di una storia raccontata, o scritta.
Il che è precisamente quello che accade. Si scopre abbastanza presto che c'è una scrittrice che sta scrivendo proprio la storia di Harold Crick, il quale però non riesce a entrare in contatto con questa voce onniscente, cosa che gli farebbe comodo perché la voce afferma che la sua morte è imminente. Per cercare di comprendere la situazione, dopo un breve salto da uno psichiatra (che si limita a diagnosticargli schizofrenia), Harold si reca da un esperto di letteratura (Dustin Hoffmann) che lo aiuta a comprendere in che tipo di storia si trova. Tutto questo, sommato all'incontro con un'agguerrita fornaia che non ha pagato le tesse, contribuisce a sconvolgere la vita di Harold, che quindi si troverà in effetti a vivere il periodo più interessante della sua vita, se non fosse che è anche così prossimo alla morte.
Il film parte da una premessa interessante, che lo colloca subito a un livello metatestuale, una storia che sa di essere una storia. Certo non è la prima opera con queste caratteristiche, ma per un film di questo livello (e non una produzione più ponderosa come potrebbe essere Synecdoche New York ) costituisce un approccio innovativo. Il tema dell'autoderinazione è forte, e si può leggere a più strati, perché se da una parte Harold Crick è vincolato dalla storia che stanno scrivendo su di lui, è altrettanto vero che lui stesso si è imprigionato in un destino predeterminato. Il suo percorso di liberazione quindi è ambiguo, perché anche se abbandona le convenzioni che ha sempre seguito, sta pur sempre procedendo sui binari della narrazione per lui prevista, e allora si sta davvero liberando?
Un'altra cosa interessante è che non ci sono spiegazioni di come o perché la scrittrice stia narrando precisamente la sua vita. Non ci sono meccanismi per cui Harold viene effettivamente "creato" dalla narrazione, o connessioni per cui la scrittrice dovrebbe avere in testa quello che succede a lui. Semplicemente, accade, ed entrambi non possono fare altro che accettare l'evidenza dei fatti, perché a volte la realtà è più strana della finzione.
In definitiva un film che mi ha sorpreso (non mi aspettavo niente del genere), e che rispetto alle solite storie osa di più, pur rimanendo su atmosfere leggere e con una buona dose di umorismo. Davvero piacevole, e valorizzato dalle eccellenti interpretazioni di tutti i protagonisti.
Quindi, Stranger Than Fiction è un film in cui il protagonista è un Will Ferrell che per una volta non interpreta un ruolo comico. Il tono è perlopiù leggero, ma ci sono anche momenti drammatici e intensi che l'attore riesce a rendere con tremenda efficacia, confermando le sue capacità. La storia è certamente insolita, e scorre sul filo del surreale: il protagonista, un semplice impiegato del fisco, un giorno inizia a sentire una voce (di donna) che narra le sue azioni. È l'unico a sentirla, e la narrazione segue precisamente quello che fa, anche se non racconta proprio tutti i momenti, si limita a quelli salienti per descrivere la sua situazione, come se la sua vita fosse in effetti l'oggetto di una storia raccontata, o scritta.Il che è precisamente quello che accade. Si scopre abbastanza presto che c'è una scrittrice che sta scrivendo proprio la storia di Harold Crick, il quale però non riesce a entrare in contatto con questa voce onniscente, cosa che gli farebbe comodo perché la voce afferma che la sua morte è imminente. Per cercare di comprendere la situazione, dopo un breve salto da uno psichiatra (che si limita a diagnosticargli schizofrenia), Harold si reca da un esperto di letteratura (Dustin Hoffmann) che lo aiuta a comprendere in che tipo di storia si trova. Tutto questo, sommato all'incontro con un'agguerrita fornaia che non ha pagato le tesse, contribuisce a sconvolgere la vita di Harold, che quindi si troverà in effetti a vivere il periodo più interessante della sua vita, se non fosse che è anche così prossimo alla morte.
Il film parte da una premessa interessante, che lo colloca subito a un livello metatestuale, una storia che sa di essere una storia. Certo non è la prima opera con queste caratteristiche, ma per un film di questo livello (e non una produzione più ponderosa come potrebbe essere Synecdoche New York ) costituisce un approccio innovativo. Il tema dell'autoderinazione è forte, e si può leggere a più strati, perché se da una parte Harold Crick è vincolato dalla storia che stanno scrivendo su di lui, è altrettanto vero che lui stesso si è imprigionato in un destino predeterminato. Il suo percorso di liberazione quindi è ambiguo, perché anche se abbandona le convenzioni che ha sempre seguito, sta pur sempre procedendo sui binari della narrazione per lui prevista, e allora si sta davvero liberando?
Un'altra cosa interessante è che non ci sono spiegazioni di come o perché la scrittrice stia narrando precisamente la sua vita. Non ci sono meccanismi per cui Harold viene effettivamente "creato" dalla narrazione, o connessioni per cui la scrittrice dovrebbe avere in testa quello che succede a lui. Semplicemente, accade, ed entrambi non possono fare altro che accettare l'evidenza dei fatti, perché a volte la realtà è più strana della finzione.
In definitiva un film che mi ha sorpreso (non mi aspettavo niente del genere), e che rispetto alle solite storie osa di più, pur rimanendo su atmosfere leggere e con una buona dose di umorismo. Davvero piacevole, e valorizzato dalle eccellenti interpretazioni di tutti i protagonisti.
Published on July 22, 2015 23:40
July 21, 2015
Stranimondi - Milano 10-11 ottobre
Segnalazione al volo per un evento che si terrà a Milano questo autunno (già nominare l'autunno è rinfrescante, vero?). Il 10 e 11 ottobre (se non avete il calendario sottomano, sabato e domenica) si terrà la prima edizione di
Stranimondi
.Stranimondi è una sorta di convention dedicata alla letteratura di genere: fantascienza, fantasy, weird... insomma, quella roba strana. L'idea nasce da un ristretto gruppo di piccoli-medi editori (e gli editori piccoli in questo settore sono proprio piccoli), con la constatazione che non esiste un evento che possa radunare il pubblico e gli operatori che girano intorno a questo genere. Insomma, va bene il Lucca Comics, va bene La Festa dell'Unicorno, va bene l'Italcon e le decine di fiere del libro e dell'editoria micro/piccola/media/grande/enorme... ma se a me piace la letteratura fantastica in senso ampio, dove vado?
Questo è il tentativo di risposta, curato nell'aspetto organizzativo dalle case editrici Delos, Hypnos e Zona 42. L'intento è quindi quello di riunire un pubblico ampio e selezionato, grazie anche alla presenza di ospiti internazionali (per il momento pare saranno presenti Aliette de Brodard e Bruce Sterling), oltre a numerose presentazioni, tavole rotonde e tutto quanto ci può rientrare (lo staff è aperto a suggerimenti).
Forse non è una cosa del tutto nuova, ma di sicuro interessante. E posso già dire che io ci sarò, forse non solo da spettatore ma anche con un ruolo attivo, in quanto con Zona 42 prepareremo probabilmente una presentazione per DTS . Ma dovrei essere presente anche con la Factory e con Spore , e poi vabbè, anche al netto di questi impegni un pensiero ce l'avrei fatto.
Stranimondi ci prova per la prima volta, e come tante iniziative del genere chiede sostegno tramite un crowdfunding. A pochi giorni dall'apertura siamo già a un terzo dell'obiettivo, ma ogni contributo è valido anche per garantire le prossime edizioni.
Insomma, molto rimane ancora da definire ma a Milano ci saremo, noi strani, quindi iniziate a segnare sull'agenda.
Published on July 21, 2015 10:38
July 18, 2015
Coppi Night 12/07/2015 - Clown
Nella mia turbolenta fase preadolescenziale, ci fu un perio di un annetto o poco più in cui tutti i miei coetanei leggevano famelicamente i libri della serie Piccoli brividi*: brevi storielle horror, sfornate in serie sulla base di archetipi più o meno consolidati, originalità zero, ma tutto sommato un buon punto di partenza per farsi una base della narrativa di genere. Se li rileggessi ora non credo che andrei oltre la quarta pagina, ma non rinnego di averci speso del tempo, all'epoca. D'altra parte le trame di quei libri sono all'altezza di molti b-movie attuali, e non solo, ci sono produzioni multimilionarie che non hanno molto da invidiare ai romanzi di R.L. Stine (chissà chi era sto tizio, se mai è esistito).
Ricordo distintamente uno dei libri che ho letto, La maschera maledetta, in cui la protagonista era una ragazzina che si metteva per Halloween una maschera demoniaca, e poi scopriva che non poteva più levarsela e anzi la maschera influenzava il suo comportamento rendendola "malvagia". Ecco, il film Clown potrebbe benissimo intitolarsi La maschera maledetta - Il film.
La trama è praticamente la stessa, con l'unica variabile che il costume che il protagonista indossa è quello di un clown. Il costume viene scovato per caso nella cantina di una casa in vendita, e il protagonista è costretto a metterlo per fare una sorpresa a suo figlio durante la festa di compleanno (ma esistono bambini a cui piacciono i clown!?). Poi non riesce più a toglierlo, scopre che non è un costume ma la pelle di un demone, e si tramuta lentamente in un'entità malefica che proprio di bambini si nutre.
C'è da dire che questo film partiva con un bel vantaggio. Non so se dipenda dal fatto di aver visto It da bambini, o se i clown suscitino inquietudine a prescindere da questo, ma questa figura è una delle più spaventose che si possa mettere in scena in un film horror. Il film spiega che il clown deriva da una creatura nordica (scandivana o roba del genere), un essere a cui le popolazioni locali offrivano bambini in sacrificio durante l'inverno, e che poi la leggenda si è tramutata in un costume tipico, un po' come Babbo Natale. Era piuttosto facile quindi sfruttare l'innata paura che abbiamo tutti nei confronti dei clown (dai, ammettetelo) e riuscire a creare qualcosa di spaventoso.
Era facile, ma non ci sono riusciti. Il film fa di tutto per rendere le situazioni più grottesche che terrificanti, ma non fa quel passo in più che ti porta a pensare che volesse sembrare grottesco. La metamorfosi del protagonista è ridicola, i bambini onnipresenti (e sempre privi di sorveglianza degli adulti) sono assillanti e stupidi, vogliono essere mangiati e non si può provare dispiacere per loro quando il clown li massacra. Ci sono alcune scene splatter ma niente di grandioso, e l'ottusità dei personaggi (adulti), in particolare protagonita e moglie, è estenuante. Il tutto si conclude con una scia di omicidi (più qualche adescamento e rapimento di minore) di cui, con ogni probabilità, la moglie sarà accusata, quindi non credo che al figlioletto resterà da vivere un'infanzia felice.
Peccato, perché si partiva da un'idea che poteva rendere questo film un cult (vedi Killer Klowns from Outer Space). Che poi qualcuno mi dovrà spiegare perché, anche credendo che il clown sia un mostro scandinavo (non penso sia vero, ma diamola per buona), aveva i capelli e il sangue colorato. Che credibilità pensi di avere, a presentarti con quei riccioli multicolore?
*di cui, per inciso, stanno realizzando un film
Ricordo distintamente uno dei libri che ho letto, La maschera maledetta, in cui la protagonista era una ragazzina che si metteva per Halloween una maschera demoniaca, e poi scopriva che non poteva più levarsela e anzi la maschera influenzava il suo comportamento rendendola "malvagia". Ecco, il film Clown potrebbe benissimo intitolarsi La maschera maledetta - Il film.La trama è praticamente la stessa, con l'unica variabile che il costume che il protagonista indossa è quello di un clown. Il costume viene scovato per caso nella cantina di una casa in vendita, e il protagonista è costretto a metterlo per fare una sorpresa a suo figlio durante la festa di compleanno (ma esistono bambini a cui piacciono i clown!?). Poi non riesce più a toglierlo, scopre che non è un costume ma la pelle di un demone, e si tramuta lentamente in un'entità malefica che proprio di bambini si nutre.
C'è da dire che questo film partiva con un bel vantaggio. Non so se dipenda dal fatto di aver visto It da bambini, o se i clown suscitino inquietudine a prescindere da questo, ma questa figura è una delle più spaventose che si possa mettere in scena in un film horror. Il film spiega che il clown deriva da una creatura nordica (scandivana o roba del genere), un essere a cui le popolazioni locali offrivano bambini in sacrificio durante l'inverno, e che poi la leggenda si è tramutata in un costume tipico, un po' come Babbo Natale. Era piuttosto facile quindi sfruttare l'innata paura che abbiamo tutti nei confronti dei clown (dai, ammettetelo) e riuscire a creare qualcosa di spaventoso.
Era facile, ma non ci sono riusciti. Il film fa di tutto per rendere le situazioni più grottesche che terrificanti, ma non fa quel passo in più che ti porta a pensare che volesse sembrare grottesco. La metamorfosi del protagonista è ridicola, i bambini onnipresenti (e sempre privi di sorveglianza degli adulti) sono assillanti e stupidi, vogliono essere mangiati e non si può provare dispiacere per loro quando il clown li massacra. Ci sono alcune scene splatter ma niente di grandioso, e l'ottusità dei personaggi (adulti), in particolare protagonita e moglie, è estenuante. Il tutto si conclude con una scia di omicidi (più qualche adescamento e rapimento di minore) di cui, con ogni probabilità, la moglie sarà accusata, quindi non credo che al figlioletto resterà da vivere un'infanzia felice.
Peccato, perché si partiva da un'idea che poteva rendere questo film un cult (vedi Killer Klowns from Outer Space). Che poi qualcuno mi dovrà spiegare perché, anche credendo che il clown sia un mostro scandinavo (non penso sia vero, ma diamola per buona), aveva i capelli e il sangue colorato. Che credibilità pensi di avere, a presentarti con quei riccioli multicolore?
*di cui, per inciso, stanno realizzando un film
Published on July 18, 2015 01:04
July 14, 2015
La timeline di Predestination
Questo blog negli ultimi giorni sta subendo un afflusso di visite parecchio superiore alla media (siamo circa al doppio degli accessi giornalieri), e quasi tutte incentrate sul mio post sul film Predestionation, risalente ad alcuni mesi fa ma arrivato in auge solo adesso che il film è uscito nei cinema italiani.
Ho anche potuto notare come le chiavi di ricerca più frequenti sono "predestination trama / spiegazione / finale" e così via. Sembra quindi che in molti non abbiano capito il film, e presumo che questo sia dovuto principalmente allo svolgimento non lineare della vicenda, e della vita del protagonista. Ho pensato quindi di preparare un semplice schemino, una timeline che permetta di collocare meglio gli avvenimenti che si vedono nel corso del film. Non so se sono il primo a farlo, certo è che online si trovano già delle timeline relative al racconto All You Zombies di R.A. Heinlein, dal quale il film è tratto, ma Predestination prende in effetti una strada diversa, soprattutto per la presenza del Fizzle Bomber come personaggio aggiuntivo.
Naturalmente, tutto quello che segue da questo paragrafo in poi è un unico grande spoiler .
Capita spesso di trovare timeline che spiegano film incentrati sui viaggi nel tempo, ricordo quelle di Primer, Interstellar, alcuni episodi di Doctor Who, o anche Memento, e a mio avviso sono sempre troppo confusionarie, piene di frecce, rimandi, incroci, e alla fine ci si capisce meno di prima. Ho quindi pensato di strutturare la cosa in un modo più semplice: due timeline separate, una che mostri lo scorrere della storia (quindi con gli anni nella loro sequenza normale) e uno che segua il "tempo biologico" del protagonista, cioè lo scorrere della sua vita indipendentemente dalla collocazione sull'asse nel tempo.
Ecco qui lo schema, orgogliosamente realizzato in excel. Sotto una serie di annotazioni che permettono di interpretare meglio il tutto (cliccare per ingrandire l'immagine).
Il blocco superiore mostra appunto lo scorrere del tempo "normale". L'intervallo completo copre 40 anni, dal 1945 al 1985. Ho inserito i quattro personaggi su linee separate in modo da poter mostrare anche le loro varie "compresenze": Jane, John, l'Agente (Ethan Hawke), il Fizzle Bomber. Ogni intervallo è anche contrassegnato da un numero, che corrisponde alla sequenza sulla linea temporale "personale" del protagonita (quella sotto). Inoltre ho inserito una N e una M a ogni personaggio, per indicare il momento della sua Nascita/Morte, da intendersi non in senso letterale, ma come inizio del personaggio (ad esempio l'operazione per il cambio di sesso è la "morte" di Jane e la "nascita" di John).
Nella timeline inferiore invece seguiamo il percorso personale del protagonista, riportando gli intervalli e i colori ripresi da sopra, con i numeri per ricollocare i pezzi nella giusta posizione nel "tempo storico". Ho riportato anche gli anni di calendario corrispondenti, inserendo una linea verticale di separazione laddove la sequenza non segue il corso normale del tempo ma si spezza per un viaggio.
Per ulteriore chiarimento, ecco la sequenza dei 14 intervalli in ordine:
Jane nasce nel 1964.Jane neonata viene riportata indietro nel 1945 e abbandonata in orfanotrofio. Cresce normalmente fino a 18 anni, quando nel 1963 incontra John, da cui viene messa incinta, dopodiché "muore".John "nasce" con l'operazione di cambio di sesso nel 1964. Vive fino al 1970 quando incontra l'Agente nel bar.John viene portato indietro nel 1963 dall'Agente. Qui conosce e impregna Jane.Dopo aver messo incinta Jane, John viene portato nel 1985 (l'anno-base della Polizia Temporale) per essere arruolato come agente.Dopo un numero imprecisato di missioni, John rimane sfigurato dall'eplosione di un ordigno piazzato dal Fizzle Bomber, quindi "muore".L'Agente "nasce" con l'operazione di ricostruzione facciale nel 1985 (al quartier generale della Polizia Temporale).L'Agente torna al 1970 per incontrare John nel bar.L'Agente porta John nel 1963 per incontrare e impregnare Jane.L'Agente torna nello stesso posto in cui è stato sfigurato dalla bomba per cercare di catturare il Fizzle Bomber, si scontra con lui e salva John dopo l'esplosione.L'Agente rapisce Jane neonata dall'ospedale nel 1964.L'Agente porta Jane neonata all'orfanotrofio nel 1945.L'Agente si ritira dalla Polizia Temporale e si stabilisce nel 1975. Qui incontra il Fizzle Bomber e dopo il loro scontro in lavanderia "muore". Contemporanemante "nasce" il Fizzle Bomber.Il Fizzle Bomber agise da terrorista per un intervallo imprecisato dal 1960 in poi. Nel 1975 incontra l'Agente in lavanderia e muore.Alcune note conclusive:
Ci sono buchi in cui non sappiamo quanto e cosa sia successo nella vita del protagonista: dopo l'arruolamento come agente della Polizia Temporale, e prima dell'incidente con la bomba (tra i punti 5 e 6); durante il periodo di attentati del Fizzle Bomber, in cui probablmente ha continuato a muoversi nel tempo. Questi buchi sono comunque ininfluenti ai fini della determinazione della timeline.Non sono sicuro che venga indicato l'anno preciso in cui avviene l'incidente di John sulle tracce del Fizzle Bomber. L'ho inserito come 1973 ma potrebbe essere un altro anno qualsiasi, in realtà non ha importanza, la cosa importante è che in quel momento abbiamo tre iterazioni simultanee del personaggio (punti 6-10-14).È interessante notare come il film copra l'intera "vita" dell'Agente: vediamo la sua "nascita" e tutto quello che fa fino alla "morte" (ovvero l'uccisione del Fizzle Bomber, che corrisponde alla sua "trasformazione" in lui).Ho collocato la nascita di Jane nel 1964 semplicemente considerando che Jane e John si incontrano nel 1963, e che con i normali tempi di una gravidanza si arriva probabilmente a questa data. So che il verbo "impregnare" non è simpatico, ma mi serviva per rendere il concetto con una sola parola. E poi stiamo parlando di qualcuno che impregna se stesso, quindi non ci può essere niente di perverso in tutto ciò.
Spero che lo schema vi aiuti a comprendere, qualora vi sia sfuggito qualcosa. Questa è una mera riproposizione "tecnica" del film, per quanto riguarda temi e interpretazioni ne ho parlato diffusamente nell'altro post, a cui rimando se siete curiosi di sapere le mie impressioni sul film nel suo complesso.
Published on July 14, 2015 11:41
July 9, 2015
Coppi Night 05/07/2015 - Focus
Le serate del Coppi Club iniziano a farsi calde, perché metti sette-otto persone e altrettante pizze appena sfornate in una stanza di nove metri quadrati per due-tre ore di questo periodo e vedrai che microclima ne viene fuori. La temperatura e l'asfissia contribuiscono probabilmente a far salire l'irritazione nei confronti di film mediocri, ma onestamente non credo che vedendo Focus da solo in un bungalow in Val di Sole il mio giudizio sarebbe tanto diverso.
Focus si inserisce nella lunga tradizione dei film su truffe e rapine, quelli in cui i protagonisti sono dei ladri che in qualche modo risultano giustificati nel loro operato e solitamente hanno qualche superpotere o capacità manipolatori al limite della magia. Il confine era stato palesemente superato già in
Now You See Me
, dove effettivamene i prostagonisti erano dei prestigiatori, mentre qui Will Smith e soci sono dei semplici ladri di strada che rivendono sul mercato nero le laute refurtive. In cantienere però c'è il "colpo grosso", quello che li sistemerà per sempre, ed è a questo punto che entra in scena la nuova arrivata, un'aspirante truffatrice in cui Smith si imbatte e decide per qualche ragione di reclutare nel suo gruppo.
Volendo sintetizzare, i problemi di questo film sono essenzialmente tre. Il primo, più evidente, è la struttura disequilibrata: la storia si divide in due capitoli, ambientati in luoghi e tempi diversi, con situazioni del tutto differenti e quasi nessun collegamento (se non i personaggi principali). Come se si volesse strizzare una serie in un unico film, o come se (più probabilmente), l'idea di base per ognuna delle due parti non fosse abbastanza valida da poter reggere l'intera durata. Questo crea disorientamento nello spettatore, non perché sia difficile da seguire, ma perché ci si trova a dover ripartire da capo dopo aver investito per la prima metà del film in una storia conclusa.
Il secondo problema è il rapporto tra Will Smith e la protagonista femminile. Per qualche ragione, ci si vuole far credere che tra loro esista una prospettiva romantica, una forte attrazione, un sentimento radicato, ma tutto questo è solamente affermato, e non mostrato. Non c'è nessuna ragione perché questa affezione dovrebbe svilupparsi e tantomeno sopravvivere dopo tre anni di completa assenza. Le scene di gelosia della seconda parte, e tutte le azioni del protagonista volte a proteggere, nascondere, raggiungere la ragazza, non hanno alcun senso, a maggior ragione considerando che Smith sta lavorando a un piano di una truffa multimilionaria e che un professionista come lui non potrebbe mai lasciarsi distrasse da qualcosa del genere.
Ma il problema maggiore e meno giustificabile (anche se più subdolo) è quello che si incontra sistematicamente in questo tipo di film: Focus è disonesto nei confronti dello spettatore. Naturalmente tutta la storia si basa sulla prospettiva di poter poi nel finale ribaltare completamente le carte in tavola con un momento wtf che dovrebbe lasciare a bocca aperta. È così che funzionano tutti i film da Ocean's Eleven in poi. Ma qui, come in molti altri casi, nella smania di fuorviare lo spettatore in modo che non arrivi ad anticipare la sorpresa finale, si finisce in realtà non solo per omettere i dettagli che potrebbero metterlo sulla buona strada, ma attivamente fornirgli indizi sbagliati, mostrando sequenze che, nelle reali intenzioni dei personaggi (e non quelle che fingono di mantenere come inganno nei confronti dei truffati) non hanno alcun senso e mancano di coerenza. Si finisce così per chiedersi "ma allora perché hanno detto quello, se in realtà intendevano questo?" Non capisco davvero come gli autori di un film del genere possano pensare che il pubblico non realizzi che è stato preso per il culo.
Tanto per concludere, alla fine dei conti Focus risulta anche piuttosto noioso. E con questo Will Smith un altro Razzie se lo meriterebbe.
Focus si inserisce nella lunga tradizione dei film su truffe e rapine, quelli in cui i protagonisti sono dei ladri che in qualche modo risultano giustificati nel loro operato e solitamente hanno qualche superpotere o capacità manipolatori al limite della magia. Il confine era stato palesemente superato già in
Now You See Me
, dove effettivamene i prostagonisti erano dei prestigiatori, mentre qui Will Smith e soci sono dei semplici ladri di strada che rivendono sul mercato nero le laute refurtive. In cantienere però c'è il "colpo grosso", quello che li sistemerà per sempre, ed è a questo punto che entra in scena la nuova arrivata, un'aspirante truffatrice in cui Smith si imbatte e decide per qualche ragione di reclutare nel suo gruppo.Volendo sintetizzare, i problemi di questo film sono essenzialmente tre. Il primo, più evidente, è la struttura disequilibrata: la storia si divide in due capitoli, ambientati in luoghi e tempi diversi, con situazioni del tutto differenti e quasi nessun collegamento (se non i personaggi principali). Come se si volesse strizzare una serie in un unico film, o come se (più probabilmente), l'idea di base per ognuna delle due parti non fosse abbastanza valida da poter reggere l'intera durata. Questo crea disorientamento nello spettatore, non perché sia difficile da seguire, ma perché ci si trova a dover ripartire da capo dopo aver investito per la prima metà del film in una storia conclusa.
Il secondo problema è il rapporto tra Will Smith e la protagonista femminile. Per qualche ragione, ci si vuole far credere che tra loro esista una prospettiva romantica, una forte attrazione, un sentimento radicato, ma tutto questo è solamente affermato, e non mostrato. Non c'è nessuna ragione perché questa affezione dovrebbe svilupparsi e tantomeno sopravvivere dopo tre anni di completa assenza. Le scene di gelosia della seconda parte, e tutte le azioni del protagonista volte a proteggere, nascondere, raggiungere la ragazza, non hanno alcun senso, a maggior ragione considerando che Smith sta lavorando a un piano di una truffa multimilionaria e che un professionista come lui non potrebbe mai lasciarsi distrasse da qualcosa del genere.
Ma il problema maggiore e meno giustificabile (anche se più subdolo) è quello che si incontra sistematicamente in questo tipo di film: Focus è disonesto nei confronti dello spettatore. Naturalmente tutta la storia si basa sulla prospettiva di poter poi nel finale ribaltare completamente le carte in tavola con un momento wtf che dovrebbe lasciare a bocca aperta. È così che funzionano tutti i film da Ocean's Eleven in poi. Ma qui, come in molti altri casi, nella smania di fuorviare lo spettatore in modo che non arrivi ad anticipare la sorpresa finale, si finisce in realtà non solo per omettere i dettagli che potrebbero metterlo sulla buona strada, ma attivamente fornirgli indizi sbagliati, mostrando sequenze che, nelle reali intenzioni dei personaggi (e non quelle che fingono di mantenere come inganno nei confronti dei truffati) non hanno alcun senso e mancano di coerenza. Si finisce così per chiedersi "ma allora perché hanno detto quello, se in realtà intendevano questo?" Non capisco davvero come gli autori di un film del genere possano pensare che il pubblico non realizzi che è stato preso per il culo.
Tanto per concludere, alla fine dei conti Focus risulta anche piuttosto noioso. E con questo Will Smith un altro Razzie se lo meriterebbe.
Published on July 09, 2015 23:40
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