Antonio Gallo's Blog: MEDIUM, page 143

February 27, 2017

Il palcoscenico della lettura del mondo



















Certo che avere sedici libri in lettura contemporaneamente pare impossibile. Eppure, catalogando, catalogando i libri da cartacei a online su GoodReads, ne scopri sempre qualcuno che hai letto e vuoi rileggere, altri che non hai mai aperto, nè capito, oppure che vuoi approfondire, magari scriverci su qualcosa, proporlo a qualche amico, vedere cosa ne dicono gli altri. Insomma, volumi tanto diversi tra di loro che mi sembra impossibile affrontarli tutti. 



Li tengo da diversi giorni sulla scrivania, di fianco al mio pc. Li guardo e penso a come conciliare l'epistemologia che scrisse la buonanima di mio cugino Michele Gallo (Lino) su Karl Popper, oppure scorro le pagine di una grammatica di greco antico in inglese moderno. Che dire poi 
di quello in cui si parla della lingue cinese che fa riferimento ad un miliardo di voci parlanti. Non manca poi uno degli ultimi che mi è capitato di scovare in ebook sulla mia mania, anzi sulla bibliomania.

 

Parla, appunto, di uno scaffale infinito, quello sul quale scorrono tutti i libri del mondo, man mano che vengono pensati, scritti, stampati e pubblicati in tutto il mondo e in tutte le lingue. C'è poi quel libro con lettere scritte da un ballerino ad un giovane che vuole imparare a danzare e gli dice che tutta la vita è una danza difficile quanto mai, se non vissuta con impegno e sacrifici. 


Gli fa eco, con abbastanza cattiveria, quel filosofo siciliano che nel suo affilato pessimismo gli soffoca in gola ogni speranza. Se non ci fosse quel libro scritto da un premio Nobel per la fisica a dargli una speranza ed un destino, ci sarebbe da spararsi, anche perchè Giorgio Manganelli, in quel suo libro intitolato "La palude definitiva" sembra divertirsi ad illuderlo in questa "palude" che è la vita.

 

Ma le parole, si sa, nascondono sensi e significati reconditi, inattesi ed inesplorati che soltanto un dizionario storico linguistico può aiutare a svelare. Io, comunque, mi aiuto con due libri che piuttosto che far marciare la mente invitano a far marciare prima il corpo, tenendo ben presente il fatto che ogni esercizio mentale, legato a qualsiasi disciplina speculativa, filosofica, politica, scientifica o religiosa, se non si basa sulle condizioni di una mente sana ed allenata, un regime alimentare adeguato e personalizzato, e sopratutto rivolto ad aun appropriato stile di vita, tutto è vano ed inutile. 


Quando arriva poi il momento che tocca ad ognuno di noi, cioè quello che parlare a noi stessi, dovremo ben sapere cosa dirci sul nostro modo di pensare, vivere, pensare e comportarci. Ecco, vi ho brevemente riassunto il contenuto di questi sedici libri che ho messo da parte e che intendo, non so come, leggere o rileggere, approfondire o condividere, in formato cartaceo o digitale.

 

Vi assicuro che non staranno per molto tempo ad aspettare sulla mia scrivania o sulla mia nuvola digitale. Continuando a catalogare e navigare altri libri sopraggiungeranno e sarà inevitabile la sostituzione o avvicendamento su questo scaffale infinito del palcoscenico della scrittura che è il mondo. Buona lettura!
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Published on February 27, 2017 09:26 Tags: blog, goodreads, unideadivita

February 25, 2017

Anatomia di un ricordo ...

The Anatomy of Britain The Anatomy of Britain by Anthony Sampson

My rating: 5 of 5 stars


Guardate bene l'immagine che correda questa recensione. Accanto alla copertina appare una scrittura autografa su di un libro importante e da ricordare. Reca la data del mese di dicembre dell'anno del Signore 1962, oltre mezzo secolo fa. Tempo opportuno per ricordare, per non dimenticare cose che non sfumano nella memoria tanto facilmente.

Chi scrive aveva poco più di venti anni. Sulla data c'è una dedica che cercherò di trascrivere fedelmente: "En estos tiempos de estudio, un àngulo me basta entre mis lares, con un libro y un buen amigo. Con afecto y amistad. Salvador Rodriguez".

Era stato appena pubblicato questo libro. Con varie edizioni e aggiornamenti, sarebbe poi diventato un bestseller. Quella nazione, quello stato, quel popolo e quella lingua di cui lo scrittore e giornalista Anthony Sampson si occupava, noi ospiti lavoratori stranieri, volevamo conoscere e studiare. Salvador ed io eravamo due dei tanti giovani provenienti dal Continente e altrove, anche da posti ben più lontani, capitati in quel posto che nessuno di noi avrebbe mai pensato di scegliere per mantenersi da vivere.

Venuti a lavorare in un ospedale che, con una denominazione oggi superata e per il tempo di oggi, poco "culturally correct", veniva definito: "Harperbury Hospital for Mentally Handicapped People", tradotto voleva dire un manicomio per malati non solo mentali ma anche fisici. Salvador era uno spagnolo, scappato dalla Spagna, quasi un rifugiato politico che mal sopportava il Generale Francisco Franco, al tempo dittatore al governo della Spagna.

Entrambi c'eravamo iscritti ad un corso di lingua, cultura e civiltà al Metropolitan College di St. Albans, a nord di Londra, l'antica Verulamium fondata dai Romani ... (in progress ...)



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Published on February 25, 2017 13:58 Tags: britain, ricordi

Printed books or E-books?

I was born into a family of traditional post-gutenberg printers, in a small but ancient town of south Italy, not far from Pompeii. Citizens of this ancient place before being buried by the Volcano used to write their thoughts on the city's walls: any sort of messages, political, marketing, love scripts can still be seen on those walls. They also used to write in marble and on papyruses. But that was over 2000 years ago. Nowadays things work in a different manner. I've undergone and am still undergoing a great change, a perfect evolution of my species. I read and write both on paper and screen, but I believe I think in a very different manner. I think "digital", this means that I'm always connected not just to the piece of reading I have in my hands in a papery version, but also in a digital connection. This means that I can get out of the text any time, I can clic on an outside link, watch a video clip, listen to an audio reference, can also upload or download, copy and glue, operate changes, open alive contacts ... This makes quite a difference, doesn't it?
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Published on February 25, 2017 10:59 Tags: ebooks, printed-books

Norma D'Alessio

"Birichinate e fole" by Norma D'Alessio

My rating: 4 of 5 stars


"Questa giovane ed affermata scrittrice è nata a Sarno, in provincia di Salerno, dove vive e lavora come pediatra. Pubblica il suo primo libro nel 1997 col titolo “Birichinate e fole”, trentadue fiabe che si muovono tra il sogno e la realtà dell’infanzia, scritte con mano lieve ma decisa, come per esorcizzare gli spiriti adulti del reale e liberare gli spiritelli della fantasia infantile."

Così scrivevo in una breve intervista che mi concesse in occasione del ricevimento da parte sua del "Premio Salinas 2005". In quella occasione citavo anche l'incipit del racconto "fantasy" con il quale aveva vinto il premio. Ve lo ripropongo perchè, a distanza di tanto tempo, desidero dimostrare la grande creatività artistica che pochi conoscono di questa interessante figura intellettuale di Sarno, nella Valle dei Sarrasti.

“Le cose vanno come vanno e a volte vanno in modo strano. Diavoli, ce ne sono a migliaia, forse milioni. E ce ne sono anche sulla terra, e ci sono anche i diavoletti. Papà Burlone me l’aveva sempre raccontato, ma a lui non si sa se credere o no, perché Papà Burlone è inaffidabile. Dice verità mischiate a frottole, e alla fine, dopo che hai parlato con lui, hai la testa piena e non riesci più a distinguere il vero dal falso. E poi recita delle filastrocche, chissà se le inventa, o gliele hanno raccontate. Però sono bellissime. E con quelle ti cali in atmosfere da sogno. Le macchine ti sfrecciano a fianco, le sirene della polizia ululano, ma di tutto questo tu non vedi e non senti niente…Divago, come sempre, io sono fatto così.”

Non farò qui una recensione del libro come sarebbe naturale fare. Approfitto di questa occasione per introdurre l'amica di vecchia data Norma D'Alessio in questo ambiente digitale che è GoodReads, la più importante piattaforma social al mondo dedicata ai libri. Va detto, infatti, che GR conta 55 milioni di iscritti, 50 milioni di recensioni di libri e circa un miliardo e mezzo di libri registrati. Sono cifre che contano, facilmente controllabili, che dimostrano l'importanza non solo della lettura e della scrittura, ma anche della condivisione che soltanto la Rete può dare in termini di visibilità e conoscenza.

Tutto questo mi serve per dimostrare quanto sia importante comprendere il vero significato di una parola moderna che in molti ambienti sta assumendo una accezione negativa e riduttiva. Mi riferisco a quel fenomeno che va sotto il nome di "globalizzazione". Quanti sono gli spiriti liberi e creativi che non riescono a farsi conoscere soltanto perchè sono legati a tradizionali ed antiquati schemi comunicativi, ristretti in gretti ambiti provinciali che comprimono e reprimono piuttosto che condurre ad aperture e vere conoscenze? Lo scrisse anche il poeta Thomas Gray qualche secolo fa:

"Più d’una gemma donano alla luce –
purissimo e sereno raggio vivo –
d’Oceano gli oscuri, ignoti abissi;
più d’un fiore si schiude all’universo
per colorarsi non visto e disperdere
vana fragranza nell’etere immoto."

La creatività artistica di Norma D'Alessio continua ad affiancarsi alla sua appassionata attività di pediatra rivolta a tanti bambini che hanno bisogno di cure ed assistenza. Il suo studio è sempre affollato di mamme, anche di diversa lingua e cultura, per i quali ha in ogni momento lei dona una parola ed una medicina. Alle "birichinate e fole" si sono susseguiti altri volumi di poesie e di narrativa che procederò a catalogare qui su GR creando la sua "figura di autore" anche digitale.

Nel 1998, dopo i tragici eventi delle frane che rovinarono sulla città di Sarno, scrive “Primavera di fango” (Avagliano Editore), un libro che la fa conoscere al grosso pubblico. Una testimonianza terribile, di “spooniana” memoria, su quella devastante alluvione. Le voci che compongono questa sequenza narrativa ardita e toccante sono la straziante testimonianza del dolore umano di fronte alla caducità dell’essere.

Nel 2001 torna al tema a lei più caro, quello dell’infanzia, con “Non si dice ‘a me mi’ (Guida Editore) ironico e tenero vademecum per i genitori di fronte alla multiforme problematicità della realtà infantile attraverso le vicende di Paolino, un “bambino a tre dimensioni” come scrive Marcello D’Orta nella presentazione del libro.

Nel 2002 vede drammatizzato il suo lavoro teatrale “Essere o malessere”: In forma di monologhi, la scrittura interiore si trasforma in monologhi per la scena e diventa patrimonio comune per il grande pubblico del teatro.

Nel 2004 pubblica “Nuvole” (Oedipus Editore), un “quasi-romanzo”, dal forte impatto visivo, ma con un difficile sapore psicologico. L’autrice cerca di scavare nelle insidie che covano nel profondo dei suoi personaggi. Il forte impatto visivo del libro di cui trova la sua giusta e adeguata collocazione nel testo della sceneggiatura cinematografica nella quale la scrittrice tenta di mediare il suo messaggio. L'elenco potrebbe facilmente continuare se volessi qui citare le ultime poesie che mi ha inviato e con la quale chiudo questa recensione:

Come da principio
mi scrivo dentro le mie poesie
senza più paura di perderle,
tanto poi le ritrovo
restituite dal sole nei giorni amari
pagine stirate e piegate
pronte per l'ultimo libricino.

Come da principio
tempo verrà, le bisbiglierà il vento
quando sarò al capolinea
o forse tutti i miei folletti
danzando intorno al mio capezzale
le scriveranno nell'aria.
Reciteremo insieme un verso e uno ancora
prima da svegli poi da dormienti poi da ubriachi
Dolce sarà l'abbandono verso l'infinito celeste
sciami di poesie trasportate dal mio stesso sangue
come barchette lungo il fiume eterno
Vita e morte si confonderanno
sarò qui lì ovunque
nel mio disciolto ghiacciaio
sarò
pieno di stelle.

Non mi pare azzardato dire che questa recente poesia sembra essere stata scritta da Emily Dickinson alla quale Norma tanto somiglia. O, forse, Emily somiglia a Norma? ...



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"Birichinate e fole"
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Published on February 25, 2017 08:11 Tags: norma-d-alessio, poesia

February 24, 2017

Ageladas

Ageladas Ageladas by Gerry Carillo

My rating: 4 of 5 stars


"Gerry Carillo è un ragazzo di diciassette anni. Anche Rimbaud scrisse i suoi poemi a quell'età. Forse gli piacerebbero questi versi scritti dal suo coetaneo nato e vivente non a Charleville ma in un luogo dello sterminato entroterra campano. Perchè Gerry Carillo scrive per "illuminazioni", per accumulo di "illuminazioni" (che è poi la stessa cosa) ...."
---
Cosi si esprime Luigi Compagnone nella presentazione di 22 "epifanie" poetiche, pubblicate oltre trentadue anni fa, in questo libretto conservato con affetto pieno di ricordi dalla sua insegnante di lingua e letteratura inglese. Nella dedica l'autore, che ha fatto poi una brillante carriera universitaria, la ringrazia per "averlo sopportato per quattro lunghi anni".

Nel raccogliere questo ricordo cartaceo e trasferirlo online mi piace osservare che, come conclude nella sua breve presentazione Compagnone, queste "illuminazioni" sono scolpite nel "marmo del tempo", alla stessa maniera delle opere di Ageladas, lo scultore e bronzista greco antico attivo tra il 520 e il 450 a.C. a Delfi e nel Peloponneso.



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Ageladas
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Published on February 24, 2017 13:30 Tags: ageladas, gerry-carillo

La Terra dei Sarrasti

La Terra dei Sarrasti La Terra dei Sarrasti by Marisa De' Spagnolis

My rating: 5 of 5 stars


Questo libro è molto importante perchè racchiude diversi "tag" che caratterizzano la mia biblioteca online qui su GoodReads. Le etichette infatti sono: arte, bellezza, bibliomania, luoghi, paesaggio, saggistica, storia, e ovviamente anche "Valle dei Sarrasti". Tutti quei libri della mia biblioteca che in qualche modo, per autori, per argomento o per altro si riferiscono a questi luoghi e a quella che fu la valle abitata da quelle antiche genti chiamate Sarrasti, verranno segnalati e quindi raggruppati sotto questa etichetta.

Si crea così uno scaffale sul quale chi legge ritroverà libri, autori, argomenti ed occasioni di persone, eventi, storie, scritture, pensieri e riflessioni legati a questa realtà. Una lettura attenta e mirata di questo libro sarà perciò essenziale per chi vuole davvero conoscere la storia di questo antico territorio. Un itinerario che abbraccia diversi paesi, culture, realtà umane e sociali, le cui caratteristiche possono essere tanto diverse ed anche contrastanti, quanto più vicine sono le une alle altre.

La studiosa archeologa Marisa De' Spagnolis, nel suo lavoro pubblicato nel 2000 per merito dell'opera dell'indimenticabile Preside Prof. Gaetano Milone, così immaturamente strappato all'affetto non solo dei suoi cari ma anche alla Città di Sarno, ha saputo fare un'esauriente ed esaustiva illustrazione del patrimonio storico-archeologico di questo territorio bagnato dal Sarno, in quella valle che fu parte dell'antica "Campania Felix". Ma questo accadde qualche millennio fa ...



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La Terra dei Sarrasti by Marisa De' Spagnolis
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Published on February 24, 2017 13:12 Tags: marisa-de-spagnolis, sarrasti

Internet dopo 18 anni

The Internet for writers The Internet for writers by Nick Daws

My rating: 4 of 5 stars


Comprai questo volume nel lontano 28 marzo dell'anno del Signore 2000. Sul frontespizio interno scrissi una citazione riferita ad un giocatore di baseball americano Vernon Law: "L'esperienza è una maestra terribile perchè ti mette prima alla prova e poi ti fa la lezione" (Experience is a hard teacher because she gives the test first, the lesson afterwards). Il vecchio, antico dilemma, prima la pratica e poi la teoria, o viceversa?

Personalmente, la mia esperienza, all'età in cui mi ritrovo, mi dice chiaramente che "practice makes perfect". Fui un cattivo studente nella scuola italiana perchè rifiutavo le teorie, le regole, le imposizioni, gli schemi precostituiti, i dogmi, le pedisseque, monotone ripetizioni. Mi è costata cara questa "esperienza", maestra difficile e anche cattiva, ha ragione Vernon. Ma non me ne pento. Tutto questo "cappello" per dire che Internet, a distanza di circa venti anni, dalla data di stesura di questo libro, è stata e continua ad essere inarrestabile "esperienza" di vita ancora incompiuta.

Non solo per chi vuole essere uno scrittore, nel senso stretto e tradizionale della parola, ma per tutti quelli che, prima o poi, in un modo od un altro, sono costretti e lo saranno sempre di più ad usare Internet per scrivere. Questo è, appunto, il nocciolo del problema: oggi siamo tutti destinati ad essere "scrittori". Ho avuto già modo di dirlo e qui lo ripeto: io non sono uno scrittore o un autore, sono soltanto "uno che scrive", che ha scritto tutta la vita e continua farlo.

Tu che vuoi diventare uno "scrittore" devi prima imparare a scrivere la tua vita ogni giorno, ogni momento e con ogni mezzo. Prima, però, devi imparare a "vedere" , "osservare" quindi "pensare". Puoi anche scrivere senza fare questo, senza "pensare", allora vuol dire che sei un vero scrittore. Io, quando scrivo, non so mai cosa scriverò. In effetti scrivo soltanto per capire quello che penso. Non so se mi sono spiegato. Forse no, perchè la scrittura è una cosa davvero misteriosa ... ecco, prova a scrivere del "mistero" ... chi siamo, da dove veniamo, cosa ci facciamo qui, dove andiamo ... se riesci a rispondere a questi interrogativi, allora vuol dire che puoi essere uno scrittore, ma sarai sempre e solo ... uno che scrive ...

In Rete si può fare di tutto: ricercare, comunicare, copiare, incollare, conversare, commerciare, filosofare, di tutto, con tutti e su tutto. Insomma "scrivere". Dalla data di uscita di questo volume molte cose sono cambiate, ancora cambieranno e molte altre emergeranno, si intrecceranno in una rete sempre più permeabile ed allo stesso tempo impenetrabile, incomprensibile. Chi saprà dominare questa sua "esperienza" potrà dire di essere stato alunno e maestro di se stesso.



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The Internet for writers by Nick Daws
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Published on February 24, 2017 04:51 Tags: internet, scrivere

February 21, 2017

Muri e Femminilità

Femminilità Femminilità by Gaetana Mazza

My rating: 4 of 5 stars


Rivisitare la propria biblioteca cartacea per trasferirla online può essere una piacevole operazione da diversi punti di vista. Può infatti significare non solo procedere a sistemare i libri, riorganizzare gli scaffali, rivedere gli elenchi e il catalogo, rileggere schede, appunti e recensioni per poi passare a digitare il tutto in rete sulla piattaforma, in maniera dinamica e leggibile per chiunque visita il tuo spazio.

Apri un libro e puoi trovarci dentro una cartolina, un appunto, una critica, una ricevuta, una nota ed anche un fiore. In un grosso volume di linguistica ho ritrovato questo testo formato da soltanto una quarantina di pagine. Rivestito di una copertina in profondo colore rosso, il libretto Intitolato “Femminilità” porta la firma della prof.ssa Gaetana Mazza. Trenta anni è un più che ragionevole lasso di tempo per giustificare la dimenticanza che il tempo stesso provoca. Ed io, lo confesso con vergogna, della Gaetana Mazza poetessa, me ne ero del tutto dimenticato.

Ho riletto la presentazione del libro che porta la firma di un caro amico scomparso, il prof. Giovanni Ciociano, e ho cercato di “rivedere” quei giorni, riavvolgendo il film dei ricordi. Gaetana Mazza, apprezzata studiosa di storia locale, e valente docente, nonchè autrice di importanti libri di cui in varie occasioni mi sono occupato, abitava a poca distanza da dove chi scrive ancora vive. Pochi metri, direi, ma ci divideva un “muro”. In tempi da trapassato remoto ero stato compagno di classe di Mariano, il suo amato compagno di una vita, scomparso immaturamente. Ci eravamo poi ritrovati insieme ad altri amici e non in uno spazio del tutto nuovo ed inaspettato, forse anche improprio, che mal si confaceva alla nostra estrazione sociale, umana e culturale.

Lo avevamo conquistato in un periodo della nostra storia locale e nazionale quanto mai turbolento e perciò difficile da vivere e convivere. Avevamo bisogno di una casa, per questa ragione avevamo formato una cooperativa edilizia. A distanza di quaranta anni d’allora, posso dire che quella fu un’esperienza irripetibile, unica ed anche travagliata. Negli anni settanta e ottanta il nostro Paese attraversò momenti difficili che devono essere ancora metabolizzati. Il nome che venne dato, e che ancora porta la realizzazione di questo bisogno, conferma quello che dico.

Il bisogno di una casa divenne una idea pseudo rivoluzionaria. Ancora oggi reca un nome che ha un sapore chiaramente obsoleto. L’ho ritenuto sempre ridicolo ogni qualvolta lo cito nel mio indirizzo postale. Ricordo ancora quando qualcuno lo lesse la prima volta e mi chiese perchè quella parola fosse femminile invece che maschile: “il comune-la comune”. Non è facile spiegare su due piedi i sogni e le utopie delle rivoluzioni della storia. Quaranta anni fa, anche nel Paese degli antichi Sarrasti si sognava la rivoluzione …

Mi accorgo di avere “sforato”, esagerato forse, nel ricordare tutte queste cose, ma i libri fanno anche di questi scherzi. Ho voluto ricostruire il contesto umano e sociale che fa da sfondo a questo libretto per segnalare la distanza ideologica che ci separava nonostante la vicinanza fisica. Con gli anni questa differenza, dopo il trasferimento, con il tempo ed anche con le varie, sofferte vicissitudini che ognuno di noi ha dovuto affrontare in questi decenni, sono stati superati. Quel “muro” a cui ho accennato innanzi è scomparso. Meno male che i muri, dopo che gli uomini li hanno costruiti, il tempo provvede ad abbatterli. La realtà digitale ha creato nuove e diverse occasioni per discussioni e confronti, senza dubbio molto più significativi.

Ritrovare questo libretto di Gaetana Mazza ha significato poter rivolgere un pensiero oltre che al compianto ed indimenticabile prof. Giovanni Ciociano autore della presentazione e curatore della collana che portava il nome di Edizioni dell’Ippogrifo, anche a chi ne fu stampatore: Gaetano Amato, titolare della Grafica Sarnese e grande comune amico. Grazie a Gaetana Mazza per le sue magiche poesie che hanno concorso col tempo ad abbattere quel “muro” di cui parla lei stessa, guarda caso, in una sua breve poesia nel libro che porta questo titolo. Un “muro” che il tempo ha provveduto ad abbattere.



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Published on February 21, 2017 00:39 Tags: femminilità, gaetana-mazza, muri

February 20, 2017

La carità che uccide

La carità che uccide: Come gli aiuti dell'Occidente stanno devastando il Terzo mondo La carità che uccide: Come gli aiuti dell'Occidente stanno devastando il Terzo mondo by Dambisa Moyo

My rating: 4 of 5 stars


"Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita." Lo ha detto Confucio qualche millennio fa. E, infatti, l'autrice di questo interessante e documentato libro lo conferma. Ecco cosa dice dei Cinesi e di cosa hanno fatto, o stanno facendo in Africa:

"Ma invece di conquistare l’Africa con la canna del fucile, la Cina sta usando la leva del denaro. Secondo le sue stesse statistiche, a fronte dei 20 milioni di dollari investiti in Africa nel 1975, nel 2004 ne ha investiti 900, sui 15 miliardi complessivi ricevuti dal continente. Strade in Etiopia, oleodotti in Sudan, ferrovie in Nigeria, energia elettrica in Ghana… sono solo una parte del fiume di progetti miliardari con cui la Cina ha inondato l’Africa negli ultimi cinque anni, e ognuno è parte di un piano ben orchestrato ...".

Poi ancora: "L’errore compiuto dall’Occidente è stato dare qualcosa in cambio di nulla. Il segreto del successo della Cina è che la sua penetrazione in Africa è solo affaristica. L’Occidente ha mandato aiuti in Africa e in definitiva non si è curato del risultato; questo ha creato una cricca d’élite che ha escluso dalla ricchezza la maggioranza della popolazione causando instabilità politica. La Cina, all’opposto, manda in Africa denaro e in cambio pretende di guadagnare; grazie a questo atteggiamento, gli africani ...".

Non c'è bisogno di aggiungere altro. Il nostro "umanismo-mielismo-pietismo" uccide l'Africa e gli africani. Ma questo non lo si può dire perchè non è "politicamente corretto", specialmente dalle parti del ... Vaticano. Non aggiungo altro.



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Published on February 20, 2017 14:13 Tags: africa, carità, politically-correct

Lettera nella nuvola digitale






"Città della scienza", Valencia








Un tempo non lontano si scrivevano lettere nella bottiglia, messaggi lanciati in mare in cerca di un lettore sconosciuto che aprisse le porte della solitudine di qualcuno che era solo con se stesso. Oggi tutti scriviamo gli stessi messaggi spedendoli online nella speranza che vengano raccolti. Sui social, sui blog, nei forum ognuno di noi crede di ritrovare se non gli altri, almeno se stesso. Magari ci si scrive anche un libro su, con tanti, infiniti documenti, per provare a se stesso e agli altri di essere stato in vita e di non essere vissuto invano.


Perchè scrivo questa lettera in forma di post e la metto in rete? Non lo so. Perchè proprio oggi e in questo modo? L’ho costruita nella mia mente da tempo, esattamente da quando ho deciso di trasferire i miei libri sulla nuvola di Internet, nello spazio che mi mette a disposizione GoodReads, il portale-libreria più grande del mondo. Dovevo scriverla ma non mi decidevo a farlo. L’ho fatto appunto oggi, un giorno qualunque, per caso, come accade per il destino.

 

Sono convinto che questa lettera non la leggerà nessuno, oppure, chissà, quando capiterà sotto gli occhi di qualcuno non verrà compresa. Non importa, essa è importante solo per me: tutti dobbiamo confessare qualcosa e per tutta la vita cerchiamo la persona alla quale possiamo fare questa confessione. Soprattutto ad un altro essere umano, che sia capace di ascoltare e che un istinto superiore gli faccia sentire in grado di accettarci.

 

Scrivo senza sapere se, quando avrò finito di scrivere, mi sentirò in pace, nè se lo scritto sarà più o meno lungo. Ma, forse, non importa tutto questo. Avrei voluto scrivere la storia della mia vita, mentre sto dicendo di non averla scritta. La sostanza è tutta qui. A nessuno certamente la cosa importa, ma non vorrei sembrarvi patetico. Lasciamo da parte le suggestioni. Non è molto rilevante che gli altri sappiano, ma ciascuno vorrebbe manifestarsi per riuscire a comprendere, come guardandosi in uno specchio.

 

Ecco il grande mistero, dall’oracolo di Delfo a Diogene e certo da prima di lui: cercare l’uomo, conoscere se stessi. Queste storie che riempiono i libri, che si scrivono un tanto a pagina, che compriamo per leggere senza quasi mai capire, che inseriamo come finzioni negli intervalli più o meno numerosi della nostra finzione; che dimentichiamo. Tempo buttato via. Santo cielo, è così breve il momento da vivere rispetto alle cose da fare; non sprechiamolo in pause vuote, non lasciamoci andare alla retorica nella quale da quasi mille anni siamo stati educati.

 

Ecco il fatto: uno sconosciuto scrive una lettera, questo post inutile in un giorno qualsiasi. No, non è un testamento spirituale per i posteri. Hanno fatto il loro tempo cose di questo genere nell’era moderna. Un uomo è una realtà unitaria, quanto mai di più in questa era digitale. Oltre il suo essere è la quintessenza del passato e una proiezione nel futuro; una realtà viva, nota o taciuta, ma viva. Perciò non se ne può fare una storia, nè un trattato. Se ha determinato degli eventi, se ha dato loro significato riempiendoli del suo esistere, egli è una realtà presente.


Istintivamente, quindi, sto scrivendo a me stesso, senza calcolare o aspettarmi nulla. Vorrei dire che vivere è stata un’esperienza affascinante, nel senso pieno della parola. Forse dovrei chiarire perchè volevo scrivere la mia storia, perchè non l’ho scritta. Se lo facessi finirei per scriverla, poichè la storia è proprio questa ed è la vicenda di ogni uomo. Credo che occorra appunto scriverla per conoscerla, ma diventa un gioco di parole, perchè lascia indagare ma si chiude. Io, invece, l’ho vissuta, non solo: ho dolorosamente vissuto il non averla scritta, pur provando tanto il bisogno di comunicare. 



Comunicare per sentire un’eco nella solitudine. Se qualcuno leggerà questo scritto, se ricorderà qualcosa, se troverà alcune tracce, se potrà sopratutto rivivere momenti passati, dando loro una nuova vibrazione con il proprio sentire, tutto avrà senso; magicamente anche quello che a me rimane oscuro. Però io, in fondo, lo immagino soltanto, mentre mi sfugge il valore della mia realtà, per me oggi che la sto vivendo. Così, forse, è stata la mia vita in compagnia delle parole, alla ricerca del senso. Ma la storia non è ancora finita … c’è ancora tempo ...


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Published on February 20, 2017 08:21

MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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