Rachele Riccetto's Blog, page 27
April 28, 2023
NUOVO TITOLO PER FANUCCI EDITORE
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo titolo edito Fanucci, che mi è stato gentilmente inviato dall’editore.
THE JASMINE THRONE. IL TRONO DI GELSOMINO – TASHA SURI
Esiliata dal dispotico fratello, la principessa Malini passa le giornate tra le mura di un tempio in cui è tenuta prigioniera, sognando la sua vendetta. La giovane Priya, invece, tiene nascosta la sua identità e lavora come serva nella dimora dell’odiato reggente. Ma quando Priya viene assegnata alle stanze di Malini e quando quest’ultima scopre la vera natura dell’altra, i loro destini si intrecciano irrimediabilmente. Una principessa che vuole rubare il trono al fratello e una serva in possesso di una magia proibita che cerca disperatamente di salvare la propria famiglia. Insieme, metteranno a ferro e fuoco l’impero.
The Jasmine Throne – Il trono di gelsomino dà inizio a una trilogia fantasy ambientata in un mondo ispirato alla storia e alle leggende indiane, in cui una principessa spietata e una potente sacerdotessa diventano delle improbabili alleate “in questo racconto ferocemente e sfacciatamente femminista” (S.A. Chakraborty).
Ho già avuto l’enorme piacere di leggere la versione in lingua originale di questo romanzo appena qualche mese fa, e tornare in questo mondo magico e fantastico sarà di nuovo bellissimo.
Bello quanto questa copertina meravigliosa.
Ancora un ringraziamento sentito a Fanucci.
Presto la recensione.
Disponibile nelle librerie e negli store online dal 25/04.
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April 27, 2023
MI LIMITAVO AD AMARE TE – ROSELLA POSTORINO

Voto: 6/10
Edito: Feltrinelli
Siamo a Sarajevo, è il 1992, e ci troviamo in un orfanotrofio, al centro di una guerra.
Tra i bambini che lo abitano c’è Omar, che ha dieci anni e passa il suo tempo aspettando il ritorno di sua madre. Quando lei lo ha accompagnato all’orfanotrofio, lo scoppio di una mina li ha divisi, ma lui è sicuro che lei sia sopravvissuta, che gli abbia gridato di correre, che sia ancora là fuori ad aspettarlo.
Sen invece, il fratello maggiore di Omar, vorrebbe che lui riuscisse ad accettare la possibilità che lei sia morta, che siano rimasti da soli.
All’orfanotrofio Omar conosce Nada, una bambina con i capelli biondi e gli occhi azzurri e quattro dita su una mano, cosa che la spinge a rintanarsi in un mondo tutto suo, fra i proprio disegni. Anche Nada ha un fratello più grande, Ivo, ma quando i bambini vengono caricati su un pullman per portarli via dalla città assediata e condurli in Italia, lui è costretto a restare, a combattere.
E così, durante quel viaggio che sembra infinito, diretti verso una meta temporanea che dovrà ospitarli soltanto per qualche mese, soltanto fino alla fine della guerra, Nada conosce Danilo, anche lui in fuga, e i bambini lasciano il loro Paese e gli ultimi stralci d’infanzia.
Allora, che dire? Mi è piaciuto? Non particolarmente, no.
La prima parte è lenta, vaga, si muove fra gli eventi veri della guerra e le piccole gioie e le grandi paure dei protagonisti della storia.
Postorino tenta di creare un’atmosfera pesante e cupa, di oppressione, ma più che il suo talento, è la sua scrittura troppo lenta e carica di figure retoriche a schiacciarci. Ho faticato molto a raggiungere la prima metà del romanzo, la storia scorre troppo lentamente, così densa di immagini che restano in superficie.
Quelle che tentano davvero di arrivare al cuore del lettore, quelle pagine scritte in corsivo, (se avete letto il romanzo sapete di cosa parlo, QUELLE PAGINE), quei piccoli quadri di brutale verità, sono quasi riusciti a convincermi ad abbandonare semplicemente la lettura: che senso hanno? Perché gli autori sentono il bisogno di scioccare e ferire i lettori senza una vera motivazione? Lo sappiamo già che la guerra è piena di orrori, non abbiamo bisogno di altre immagini terribili e gratuite, che non aggiungono niente alla storia, ma ci fanno torcere le budella. Non lo so, quelle pagine hanno sinceramente influenzato molto, e molto negativamente, il mio parere sull’intera opera.
La seconda metà, invece, è più interessante, un po’ più scorrevole, un po’ più coinvolgente.
Seguiamo principalmente Omar, Nada e Danilo fino al 2011, quindi dall’inizio dell’adolescenza fino all’età adulta, e il modo diverso in cui si sviluppano le loro vite mi è piaciuto parecchio. Dalle barriere linguistiche alla vita in un nuovo Paese, dalle suore alle famiglie adottive, gli anni della scuola dell’obbligo e dell’università, morti e nascite, allontanamenti e ritrovamenti, la storia si sviluppa in maniera più scorrevole.
I protagonisti, da adulti, con le loro scelte e i loro errori, i traumi e i sogni, sono molto veri e più credibili di quanto non fossero da bambini: io capisco che è un romanzo, e quindi un certo spessore interiore sia necessario nella caratterizzazione, ma nel mondo vero non tutti i bambini sono grandi poeti dall’animo nobile, capaci di grandi sentimenti e grandi ragionamenti sognanti. Eddaje.
La cosa che mi è piaciuta meno della seconda parte, invece, e non credo che sia uno spoiler perché era telefonatissimo, è la relazione tra Danilo e Nada. Per un attimo soltanto, per qualche pagina appena, ci avevo anche creduto che si sarebbe instaurata una bella relazione fraterna fra i due, con lei che si è dovuta separare da Ivo e lui da Jagoda, e invece no, niente, addirittura il titolo del libro è per questo?? Scelta pessima, a mio avviso, sia perché il tema portante di tutta la storia è l’amore fra figli e genitori, questi legami di sangue che sono il fulcro centrale di tutto, della costante attesa e ricerca di Omar, un po’ del distacco di Nada, dei dubbi di Danilo, ma anche perché nel momento in cui Danilo pronuncia quelle parole precise è un pochino forzato, secondo me.
Non mi è piaciuta molto neanche la visione della donna esclusivamente come madre: madre che non c’è, madre che tenta di tornare dai figli, madre a cui non interessano le sorti dei figli, vorrebbe essere madre ma non ci è riuscita, madre. Collegandola ai bambini protagonisti, l’importanza della figura della madre era da sottolineare ed accentuare, ovviamente, così come della Madre Patria e quell’abbandono e quel ritorno, cosa che Postorino ha fatto abbondantemente, ma la donna non è solo madre. La donna non è solo punto di partenza per qualcun altro.
In generale è un romanzo interessante, soprattutto grazie alla seconda parte, dove le vite di questi ragazzi si sviluppano, crescono come possono, vanno avanti, nonostante il dolore, nonostante la perdita, nonostante tutto la vita prosegue.
Ma il resto rimane un po’ troppo in superficie, non scava, non ci entra dentro.
E allo stesso modo lo stile è troppo verboso, troppo pesante, troppe immagini per una storia che avrebbe bisogno di una voce più snella e coinvolgente, con i piedi a terra. Neanche una lacrima, ma parecchia rabbia.
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April 23, 2023
AND THEN THERE WERE NONE – CRAIG VIVEIROS

Voto: 8/10
Nell’agosto del 1939 otto sconosciuti vengono invitati dai misteriosi coniugi Owen, con varie motivazioni, a raggiungere una tenuta situata su Soldier Island.
Ognuno degli invitati, e i due domestici che li accolgono, viene incolpato di aver commesso un omicidio.
Così il passato dei protagonisti si mostra in tutto il suo orrore e la verità comincia a tornare a galla in maniera oscura e violenta. Gli invitati cominciano a morire, uno dopo l’altro, con le parole distorte di una vecchia filastrocca per bambini che risuona inquietante e premonitrice, e nessuna possibilità di salvezza.
In un mare freddo come l’acciaio, su di un’isola dura come la roccia, con un vento tagliente come un coltello…Ten little Indian boys went out to dine.
Ci ritroviamo così imprigionati, braccati, osservati.
L’atmosfera è soffocante, l’aria è densa, i colori così intensi da far male al cuore, la musica così ottenebrante da schiacciarci, insieme alle colpe, ai dubbi, all’impossibilità di fidarsi di chiunque.
La fotografia è così inglese da togliere il fiato, con i blu scuri e la pelle bianca come la porcellana; la regia è ricca, ci fa viaggiare tra i dettagli, ci fa perdere in quell’enorme villa terrificante.
Il cast si comporta nel migliore dei modi, facendo sentire lo spettatore uno dei convitati, uno dei condannati.
I personaggi ci vengono presentati poco per volta, una parola qui e un’immagine lì, fino a formare incredibili quadri umani.
La fedeltà all’opera originaria è quasi assoluta, le parole del romanzo prendono davvero vita di fronte ai nostri occhi in quest’ottima trasposizione, e anche chi conosce già il finale resta col fiato sospeso fino all’ultima inquadratura.
Ho deciso di aver bisogno di più Agatha nella mia vita.
…One little Indian boy left all alone; He went and hanged himself and then there were none.
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April 20, 2023
LE CAREZZE DEI LAMPI – FABIO MONGARDI

Voto: 7/10
Edito: Morellini
Grazie infinite a Morellini per avermi inviato una copia di questo romanzo!
La mattina in cui viene investito da un treno, Marco non ha ancora compiuto diciott’anni.
Tutto il suo paese, Villa Severa, è completamente sconvolto dalla notizia e, mentre la gente si domanda se sia stato un incidente o una scelta volontaria, gli occhi di tutti si puntano sulle persone che più gli erano vicine: sua madre Agnese, sconvolta dalla perdita; suo padre Gildo, che tenta di non mostrare i propri sentimenti; il suo amico Nicola, il “mezzo prete” con cui passava la maggior parte del suo tempo.
Ma ad essere colpito nel profondo dall’evento è anche Armando, il macchinista del treno, che non riesce a non incolparsi.
E così, nel piccolo paese in provincia di Ravenna, dubbi e colpe e rancori e segreti dilagano fra le strade della città.
Questo romanzo affronta un tema molto delicato, quello del suicidio, e cerca di dare voce a tutte le persone che vengono toccate da questo tipo di avvenimento.
Agnese è il personaggio meglio riuscito, che scava nel passato alla ricerca di un elemento, un qualunque dettaglio che possa aiutarla a comprendere ciò che è accaduto, ma alla fine quasi si arrende all’impossibilità di riuscire nell’intento, e trova una forza e un insegnamento nascosti nel gesto di Marco.
Nicola, un uomo trentenne che si è preso una pausa dagli studi di teologia e passa la maggior parte del proprio tempo con un ragazzo di diciassette anni di cui è innamorato, non è riuscito a trasmettermi tutto il suo dolore.
Alla stessa maniera Marco, che conosciamo soltanto attraverso i ricordi degli altri personaggi, risulta un po’ opaco, un po’ stereotipato, questo giovane ribelle e sensibile che fuma e si droga e ascolta il rap ed è (forse) gay, che (forse) ha subito delle molestie da bambino e a cui (forse) è successo qualcosa, una sera, da ragazzo, che gli ha cambiato la vita, ma di cui non sappiamo assolutamente niente.
Anche la sessualità di Marco e Nicola viene sempre osservata attraverso la lente distorta dei cittadini bigotti, che parlano di confusione sessuale e smarrimento, o appena accennata fra i pensieri di Nicola, che però a sua volta sembra “nascondersi” nella propria confusione spirituale. Non c’è salvezza né dolcezza nel sentimento che li unisce, non c’è comprensione.
Le descrizioni della vita di tutti i giorni, del piccolo borgo sperso nella campagna, degli abitanti e delle loro abitudini, sono chiare e reali, ci permettono di immergerci completamente in quella vita a prima vista tranquilla, ma che nasconde delle ombre oscure.
La prima metà del romanzo è fluida e diretta, ci accompagna lungo una strada di sofferenza e incomprensioni, di dubbi atroci e rimorsi, dipinge un quadro di dolore dai colori vividi; ma il cuore della storia, purtroppo, si perde, si incaglia in alcune scene inutili.
Quando raggiungiamo la metà del libro, il ritmo rallenta e fatica a ritrovarsi; lì dove avrebbe dovuto prendere forza dal tormento dei ricordi e dei sogni infranti, ci troviamo ad osservare delle scene a cui manca la tenacia necessaria.
Il finale, poi, INIZIO SPOILER con Agnese che incolpa Nicola di aver abbandonato Marco nel momento in cui più aveva bisogno di lui, FINE SPOILER anche se tentiamo di osservarlo dal punto di vista di una madre che ha perso un figlio, lascia comunque l’amaro in bocca.
Il vuoto lasciato dalla mancata connessione con Marco finisce per togliere forza ad un romanzo altrimenti ben scritto e interessante, così come interessante è il quadro d’insieme dei personaggi coinvolti e il finale su cui brilla una luce di speranza per il futuro (almeno per qualcuno).
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April 18, 2023
SORTILEGI – BIANCA PITZORNO

Voto: 8/10
Edito: Bompiani
Tre racconti diversi: nel primo ci troviamo in Toscana nel ‘600, durante la peste definita “manzoniana” che colpì tutta l’Italia.
Una bambina, Caterina, perde tutta la sua famiglia a causa del morbo e crede così di essere rimasta l’ultima persona al mondo. Vive completamente isolata, nella casa in mezzo ai boschi che apparteneva alla sua famiglia, e riesce a sopravvivere in un mondo privo di umani ma pieno di vita.
Ma ovviamente non è l’unica persona rimasta sulla Terra e, quando una serie di eventi negativi si abbatte sul suo paese, tutti gli abitanti fanno ricadere la colpa su di lei, la straniera che si nasconde nei boschi, non riconoscendo la piccola Caterina ormai cresciuta e diventata bellissima, e la accusano di stregoneria.
Nel secondo, un uomo si innamora delle impronte lasciate dai piedi della domestica di una signora. Quando chiede alla padrona la mano della giovane, per la delusione e la gelosia, la donna cerca di far ricadere su di loro una terribile maledizione, ordinando che delle parole siano ricamate su una tovaglietta, ma la spensieratezza di una bambina riuscirà a salvarli.
Nel terzo, in un piccolo paese della Sardegna, il profumo dei biscotti di vento riesce ad incantare chiunque lo senta, persone e animali. Come una magia dolce e impalpabile, attraversa l’oceano e ammalia tutti i cuori che incontra.
Con tre racconti legati dalla magia, Pitzorno ci regala una piccola opera d’arte.
Dalla solitudine di Caterina all’amore di Gadoni, dall’entusiasmo di Remedia al sapore antico dei biscotti di Lenedda.
La forza dei sortilegi che si svolgono fra queste pagine è inversamente proporzionale alla lunghezza dei racconti: nel primo, più duro e triste e amaro, Caterina è accusata di stregoneria, ma di magia non c’è neanche l’ombra; nel secondo, l’ombra oscura di una maledizione cerca di coprire la dolcezza dell’amore di un uomo che segue le orme della sua amata, ma viene scacciata dalla gioia di una bambina; e nel terzo, in cui la magia lascia la sua traccia riconoscibile, l’odore seducente e incantatore dei biscotti, è una cosa vera e buona e persistente.
Forse il primo racconto è quello che mi è piaciuto di più, scritto con un italiano di ispirazione secentesca, si prende più tempo per descrivere ed inquadrare bene la scena; la sua forza è nella virata finale, forse un po’ troppo brusca, ma che colpisce dritta nel segno.
Il secondo, di lunghezza intermedia, è più intriso di magia, di folklore, e di vita; lo spirito esuberante di Remedia gli conferisce una forza gioiosa.
Il terzo, il più breve, come un soffio leggero di vento, ci fa respirare a pieni polmoni il profumo di una magia vera, concreta, e carica d’amore; qualche pagina appena, e sembra anche a noi di percepire quell’incantesimo dolce e antico.
Un’opera breve che riesce a farci viaggiare, la cui lettura è un piacere intenso, e che ci mostra tutta la forza delle parole: una falsa accusa, una maledizione meschina, una ricetta segreta.
Questo è stato il primo libro di Pitzorno per me, ma di sicuro non sarà l’ultimo.
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April 16, 2023
NUOVO TITOLO PER PORTO SEGURO EDITORE
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo titolo edito Porto Seguro, che mi è stato gentilmente inviato dall’editore, pubblicato a marzo 2023.
I DISORDINI DELL’AMICIZIA – FRANCESCA GINEPRI
“Quando un’amicizia vive da sempre nel più completo disordine, per capire la vera essenza del rapporto bisogna saper mettere in ordine tutti i pezzi del collage, senza dimenticare niente. Roba difficile, non per chiunque.” Con queste parole l’autrice presenta l’essenza della sua prima opera, I disordini dell’amicizia, un romanzo che racconta la storia di un intenso legame tra due donne, Selvaggia e Adelaide. La prima vanta un animo focoso ma passionale, la seconda è di natura gentile e comprensiva. Due caratteri tenaci che spesso si trovano ai poli opposti, ma come ci insegna la scienza i poli opposti si attraggono. E infatti, nonostante le molte incomprensioni, gli innumerevoli litigi e i tentativi di allontanamento, il loro affetto resta più vivo che mai, nonostante le continue intemperie a cui la vita le sottopone. Ma basterà l’affetto reciproco che nutrono per non perdersi?
BIO: Francesca Ginepri nasce a Empoli nel 1978. Da sempre amante della musica, dell’arte e della letteratura, frequenta il liceo artistico a Firenze. Fin dalla sua giovinezza coltiva la passione per la scrittura che l’ha spinta, all’età di quarantatré anni, a dare alla luce il suo primo romanzo, scritto su un vecchio telefonino rotto e pubblicato con Porto Seguro Editore.
Non vedo l’ora di tuffarmi in questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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NUOVO TITOLO PER LA PORTO SEGURO EDITORE
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo titolo edito Porto Seguro, che mi è stato gentilmente inviato dall’editore, pubblicato a marzo 2023.
I DISORDINI DELL’AMICIZIA – FRANCESCA GINEPRI
“Quando un’amicizia vive da sempre nel più completo disordine, per capire la vera essenza del rapporto bisogna saper mettere in ordine tutti i pezzi del collage, senza dimenticare niente. Roba difficile, non per chiunque.” Con queste parole l’autrice presenta l’essenza della sua prima opera, I disordini dell’amicizia, un romanzo che racconta la storia di un intenso legame tra due donne, Selvaggia e Adelaide. La prima vanta un animo focoso ma passionale, la seconda è di natura gentile e comprensiva. Due caratteri tenaci che spesso si trovano ai poli opposti, ma come ci insegna la scienza i poli opposti si attraggono. E infatti, nonostante le molte incomprensioni, gli innumerevoli litigi e i tentativi di allontanamento, il loro affetto resta più vivo che mai, nonostante le continue intemperie a cui la vita le sottopone. Ma basterà l’affetto reciproco che nutrono per non perdersi?
BIO: Francesca Ginepri nasce a Empoli nel 1978. Da sempre amante della musica, dell’arte e della letteratura, frequenta il liceo artistico a Firenze. Fin dalla sua giovinezza coltiva la passione per la scrittura che l’ha spinta, all’età di quarantatré anni, a dare alla luce il suo primo romanzo, scritto su un vecchio telefonino rotto e pubblicato con Porto Seguro Editore.
Non vedo l’ora di tuffarmi in questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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April 13, 2023
MATTATOIO N.5 – KURT VONNEGUT

Voto: 8/10
Edito: Feltrinelli
Billy Pilgrim è un uomo qualunque: è nato nel 1922 ad Ilium, nello stato di New York, dove ha frequentato la Scuola di optometria, si è sposato, ha avuto due figli, e ha vissuto una vita come tante altre.
Ma Billy ha qualcosa che lo distingue dalla maggior parte delle persone: ha viaggio nel tempo. Innumerevoli volte, dal 1944, Billy si ritrova a viaggiare nel tempo, ad osservare più e più volte momenti diversi della propria vita, dalla nascita alla morte.
Quando viene rapito dagli alieni, durante il matrimonio della figlia, che lo portano sul pianeta di Tralfamadore per essere esposto nudo in uno zoo, capisce ciò che gli sta succedendo proprio grazie al modo in cui i tralfamadoriani osservano il tempo: passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno; la struttura del tempo non è lineare e un evento passato non è passato per sempre.
Così Billy capita ogni volta in un momento diverso della propria vita: dalla Seconda Guerra Mondiale in Europa ad un incidente aereo nel Vermont, dalla distruzione della città di Dresda a una gita da bambino nel Grand Canyon, da Tralfamadore all’attimo della sua morte.
Ispirato ad eventi accaduti realmente a Vonnegut durante la guerra (prigioniero dei nazisti, riuscì a sopravvivere al bombardamento della città di Dresda rintanandosi in una grotta scavata sotto ad un mattatoio), questo romanzo ci trascina dal pianeta Terra a Tralfamadore, dagli anni ’40 agli anni ’70, in un viaggio fatto di salti temporali e spaziali, per rimettere insieme i pezzi di una mente sconvolta dalla guerra. Perché Billy (e Vonnegut stesso) è principalmente questo: un uomo che non riesce a superare gli orrori a cui ha assistito, che torna sempre a rivivere quei momenti terrificanti, che viaggia nel tempo e non riesce a liberarsi da quel dolore che lo attanaglia.
La narrazione, così spezzata eppure travolgente, ci fa riflettere su cosa siano il tempo, la morte, un massacro di proporzioni indescrivibili, la vita stessa.
Il tono di Vonnegut è ironico, a tratti un po’ piatto, ma perfetto per una storia paradossale e grottesca: una città distrutta, migliaia e migliaia di morti, e un uomo fucilato per una teiera.
I personaggi secondari sono tanti, ognuno con una voce diversa: il mite professor Derby, lo scrittore di fantascienza Trout, il vendicativo Lazzaro, e tanti altri. Ogni voce è una parte essenziale della storia, ma nessuna voce è protagonista in una storia di guerra.
Le immagini descritte da Vonnegut sono reali e fantastiche al tempo stesso: quando Billy riemerge nella città di Dresda ormai rasa al suolo, paragona ciò che lo circonda alla superficie lunare, piena di crateri ma completamente priva di vita; il suo messaggio antimilitarista ci fissa da ogni pagina e la tragedia che si svolge di fronte ai nostri occhi è tanto vera quanto orripilante. Una delle immagini più belle create dall’autore viene affidata allo scrittore fantascientifico Trout, il quale “aveva scritto un libro su un albero che faceva soldi. Aveva come foglie dei biglietti da venti dollari. I suoi fiori erano titoli di stato. I suoi frutti erano diamanti. Attirava gli esseri umani, che si ammazzavano tra loro alle sue radici e così diventavano un ottimo fertilizzante”.
Ma la guerra è inevitabile come gli iceberg, e l’uomo può solo osservare una vita senza “perché”, composta da una serie infinita di momenti incastonati nell’ambra. Così va la vita.
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April 11, 2023
AURORA BY NIGHT – MICHELE RENZULLO

Voto: 7/10
Edito: Morellini
Grazie infinite a Morellini per avermi inviato una copia di questo romanzo!
Luna ha trent’anni, un marito, un lavoro, una casa, e la passione per la pittura. Ma suo marito non la capisce, il suo lavoro la soffoca, il rapporto con suo padre la fa sentire piccola e insignificante.
E così Luna parte, lascia Napoli e l’Italia, e si trasferisce a Lisbona in cerca di sé stessa. Lì comincia a lavorare in un call-center, incontra persone nuove, vive una città diversa, si cerca disperatamente.
Conosce Aurora, una giovane islandese e, innamorandosi della sua risata e dei suoi occhi, comincia a trovarsi, e capisce di dover divorziare da Valentino. Una donna la contatta per commissionarle dei quadri ma, quando il progetto fallisce e Aurora decide di tornare in Islanda, senza più niente ad ancorarla in quella città, Luna decide di partire di nuovo: Londra.
Di nuovo un lavoro in ufficio, questa volta ben pagato, e di nuovo la vita in una grande città tutta da scoprire, con persone da conoscere e poco tempo per dipingere. Quindi una proposta improvvisa: lavorare in un Wine bar di Barcellona come insegnante di pittura.
E così parte di nuovo, si iscrive all’Accademia e, in una girandola di tele e sangue e distruzione, riuscirà a dipingere un autoritratto stratificato e completo.
Questo è un romanzo pieno di vita e di colori, che ci catapulta in giro per l’Europa, attraverso gli occhi di una ragazza trentenne schiacciata dalla propria vita.
Luna è un personaggio molto interessante: il suo rapporto con Valentino è la definizione di comphet (eterosessualità obbligatoria), il rapporto con suo padre è realistico, la sua passione per l’arte coinvolgente. Purtroppo è il rapporto con Aurora che mi ha fatto storcere un po’ di più la bocca: le due si trovano, si amano, sin dalle prime pagine, ma questo rapporto nato un po’ dal nulla non trasmette calore al lettore. Piano piano conosciamo Aurora con il progredire della storia, ma mai davvero in profondità, non riuscendo così ad entrare in contatto con i sentimenti più profondi di Luna, quelli che danno il via a un’infinita catena di eventi e che quindi sarebbero essenziali per entrare nella sua mente.
Citando le parole di Renzullo e della lettera di rifiuto che riceve Luna per la partecipazione ad un concorso, la relazione delle due può essere descritta alla stessa maniera: “priva di pathos, il tecnicismo della pennellata perfetta nasconde una natura leziosa, impersonale, priva di introspezione psicologica”. È davvero un peccato perché sì, Aurora è un primo passo verso la verità per la protagonista ma, vista la sua importanza nella vita e nella maturazione di Luna, sarebbe stato bello vivere questo rapporto in maniera più intima.
(PS. a proposito di “leziosità”…ma questa fissazione per i piedi? Io non sono qui per fare kink-shaming, però ecco, anche un po’ meno.)
In un’intervista, l’autore paragona Aurora ad un fiume e Luna al mare: la prima uno spirito libero, la seconda più quieta, anche a causa degli ambienti di provenienza. A me, invece, le due hanno trasmesso l’opposto: Aurora è una ragazza anche lei giovane e sposata, che proviene da una repubblica autonoma (di fantasia) in Islanda, dove alle coppie sposate è proibito per legge convivere, che intraprende una relazione extraconiugale con la protagonista e poi decide di tornare nel suo Paese d’origine per divorziare e tornare a vivere con il marito. Sinceramente, non proprio la mia definizione di spirito libero. Luna, invece, partendo da simili basi (giovane e sposata), intraprende questa relazione extraconiugale e si lascia trasportare dalla vita, si tuffa nell’oceano di colori delle sue tavole, compiendo anche scelte discutibili (e terribili), e vive davvero, cercando una libertà completa.
Il romanzo mi è piaciuto parecchio, la scrittura di Renzullo è vorace, parte di corsa e morde la storia, ci obbliga a rincorrere Luna nei vicoli e fra i cubicoli, ci riempie gli occhi di colori sgargianti e paure oscure, ci mostra una vita vera e piena che risalta con forza dalle pagine del libro.
Un’opera davvero interessante e coinvolgente, con un finale (almeno per me) inaspettato, che ci fa tentennare, ci mostra un altro strato ancora di Luna, un’ultima pennellata per completare il quadro di luci e ombre.
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April 4, 2023
LA PORTALETTERE – FRANCESCA GIANNONE

Voto: 6/10
Edito: Editrice Nord
Siamo a Lizzanello, nel Salento, l’estate del 1934 è appena iniziata. Una corriera si ferma nel piccolo paese, e ne scendono tre persone: Carlo Greco, trasferitosi al nord una decina d’anni prima, sua moglie Anna Allavena, e il loro bambino, Roberto. Ad accoglierli c’è Antonio, il fratello maggiore di Carlo, che rimane folgorato alla vista della cognata.
Inizia così la loro nuova vita, che cambierà tutto il paese.
Mentre Carlo si reintegra subito nel suo paese natale, vestendo anche i panni di sindaco, per Anna le cose sono più difficili: vista sempre come la “forestiera”, quella diversa, che non va in chiesa, che legge tanto e si batte per le donne, che beve il caffè corretto con la grappa ogni mattina. Quando poi decide di diventare portalettere, lavoro prettamente maschile, il paese storce il naso e la deride. Ma Anna non ha paura di niente, vuole vivere la propria vita come vuole.
In questo romanzo corale seguiamo, saltellando, le storie di diversi personaggi che, piano piano, ci raccontano le vicende dal proprio punto di vista: da Carlo a suo fratello Antonio, da sua cognata Agata a sua nipote Lorenza, i suoi due figli Daniele e Roberto, ma principalmente Anna. Anna è diversa dalle altre donne del paese: Anna legge, e dice ciò che pensa, e fa quello che vuole, ed è così anacronistica da farti digrignare i denti.
Certo, ci saranno state sicuramente donne che la pensavano come lei negli anni ’30, però non esageriamo.
Anna può fare di tutto: il lavoro di un uomo, insultare un parroco, costruire una Casa per Donne in un paese in cui non sanno neanche cosa significhi, aiutare la sua amica Giovanna a sfuggire ad un rapporto abusivo in un periodo storico in cui nessuno parlava di queste cose né tantomeno se ne occupava in maniera simile; tutto tranne che farci empatizzare con lei.
Ho trovato strano il modo in cui ovunque, leggendo la trama del romanzo, si trovi la frase “anche dopo trent’anni Anna sarà per tutti la forestiera”, e qui mi dico: ma cosa ha fatto Anna per cambiare questa cosa? Anna si crede superiore, si distacca dagli altri, respinge Agata che tenta di farla entrare nella propria vita e in quella della comunità,. Così come l’aspetto lavorativo, con le comari e gli uomini che ridono alle sue spalle. Ma dove? Forse per un paio di pagine, i primi tre giorni, ci sono un paio di commenti, ma per il resto del tempo tutti accettano senza fiatare questa “nuova realtà”.
Carlo, suo marito, è l’uomo simpatico e alla mano, romantico e buono, che vuole soltanto vederla felice. Se non fosse per il fatto che non riesce a tenerselo nei pantaloni.
Antonio poi, con i suoi libri e i suoi silenzi e i suoi sguardi e le sue carezze. Abbiamo capito che sei innamorato di Anna, però hai sempre una moglie e una figlia, diamoci una regolata.
L’ambientazione storica è…nulla? A causa del grande impatto che ha la seconda guerra mondiale nel romanzo, se la storia fosse stata ambientata trent’anni dopo non solo non avrei battuto ciglio, ma l’avrei anche trovata più credibile.
La scrittura è semplice, lineare, senza grandi sentimenti e grandi emozioni, come una storia osservata da lontano, che non ci coinvolge. La prima metà del romanzo è la migliore, anche come descrizioni, sembra proprio di osservare un film d’epoca e riesce ad intrattenere il lettore (forse perché non sai ancora come andrà, hai qualche speranza); la seconda parte è almeno 150 pagine troppo lunga.
E non vogliamo parlare del finale?
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
Del grande litigio? Io dico solo che, se fossi stato Antonio, per quello che osa dire Anna, gliene avrei dati anche due di ceffoni, e sicuramente non avrei mantenuto il segreto di Carlo (e forse quello è un aspetto che mi è piaciuto di Antonio). Ma Lorenza e l’incesto li liquidiamo così, invece? Boh.
FINE SPOILER
In generale non è un brutto romanzo, soprattutto per la scrittura pulita e uno stile chiaro, e per la presenza di parecchi eventi che perlomeno tentano di ravvivare l’attenzione del lettore, ma credo ci siano modi migliori di passare 400 pagine di tempo.
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