Rachele Riccetto's Blog, page 26

May 21, 2023

ALTRI LIBERTINI – PIER VITTORIO TONDELLI

Voto: 8/10

Edito: Feltrinelli

La prima opera che Tondelli ha scritto, la prima delle sue opere che io ho letto.

E mi viene scontato domandarmi come sia possibile che non l’abbia letto prima.

Un romanzo a episodi, sei per essere precisi, in cui l’Italia, o meglio l’Emilia-Romagna, degli anni ’70 si mostra ai nostri occhi nel modo più sporco, violento, crudo, volgare, dolce, divertente, euforico, critico, satirico, polemico, trasgressivo, poetico e blasfemo che abbia mai avuto il piacere di leggere.

Non è facile parlare di questo libro, un po’ perché a parlare di racconti non ho mai imparato, un po’ per la sua forza e la sua poeticità, perché anche dopo 40 anni ritrova un riscontro con il mondo, perché è pieno di tutta la sofferenza e tutta la speranza dell’umanità.

Le storie sono raccontate da un Noi collettivo, un Noi di persone e situazioni e sentimenti che si mescolano e si stringono e si avvinghiano e si separano e si abbandonano e si ritrovano, con una forza devastante.

La penna di Tondelli eviscera l’Italia e i finti perbenismi, scava fra i pregiudizi e le verità nascoste, porta a galla le ipocrisie, grida in faccia al lettore e bestemmia contro una vita che non è mai come la si vorrebbe.

Questo è un romanzo dai mille volti, dai mille viaggi, dai mille corpi, e senza una destinazione finale.

Ogni personaggio è alla ricerca di sé, e degli altri, e dei grandi significati della vita, e dei piccoli dettagli della vita. Tutti dovrebbero leggere Tondelli, tutti dovrebbero leggere Tondelli a vent’anni. Io arrivo tardi, ma alla fine arrivo.

Con lo sguardo particolarmente puntato verso droghe e sesso, quest’opera parla di un periodo di ribellione culturale e sociale, di sconvolgimenti personali e nazionali.

La voce di Tondelli risuona a tratti imperiosa, quando descrive gli angoli più sporchi e tenebrosi della vita, quando graffia e morde e spezza, e a tratti dolce, quando un abbraccio può salvare una vita, e il mondo può essere chiuso fuori da una stanza.

Non è un libro perfetto, un paio di questi racconti è palesemente più debole degli altri, e le ripetizioni allentano e dilatano un po’ una prosa altrimenti serrata e tagliente; Tondelli ha una scrittura piena di vita e fame, si aggrappa al lettore e lo costringe ad osservare le oscenità che troppo spesso decide di ignorare. Quella che si svolge su queste pagine è una vera e propria lotta, che porta alla morte dei vecchi ideali così spenti e senza idee e ad una rinascita sociale e spirituale.

Un’opera incredibile, che squarcia dentro, che si sfoga sul lettore, che cambia stili e timbri e sguardi, e si posa come un masso sul cuore.

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Altri libertini

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Published on May 21, 2023 01:22

May 18, 2023

I DISORDINI DELL’AMICIZIA – FRANCESCA GINEPRI

Edito: Porto Seguro

Un grande ringraziamento a Porto Seguro per avermi inviato una copia di questo romanzo!

Una storia che si protrae per più di due anni, quella raccontata in questo breve libro.
Le protagoniste principali sono Selvaggia ed Adelaide, due donne già adulte, che decidono di frequentare un corso per ottenere il titolo di assistente di studio odontoiatrico. Si conoscono così durante le lezioni online e, sin da subito, le due donne iniziano a stringere un rapporto d’amicizia.
Le due, però, sono molto diverse fra loro: Selvaggia è una persona molto esuberante e con il desiderio di essere costantemente presente nella vita dei suoi amici più cari; Adelaide, invece, è un tipo più distaccato e mite.
Molto presto ognuno delle due donne imparerà a conoscere tutti gli aspetti della personalità dell’altra, dai più brutti ai più belli, e dovrà decidere se continuare a combattere per questa amicizia.

Un libro breve e intenso, che tenta di descrivere tutti gli alti e bassi di un rapporto, e di quanto sia importante continuare a lottare per qualcuno a cui si vuole bene, soprattutto quando le cose non sembrano andare nel migliore dei modi.

Sono felice di aver letto questo romanzo perché la trama mi intrigava molto, ma purtroppo non posso dire la stessa cosa dello sviluppo: la scrittura di Ginepri è acerba, semplice, piena di ripetizioni, pagine e pagine in cui uno stesso concetto viene detto e ridetto, ripetuto e rigirato e servito un’altra volta al lettore; tanti sono anche gli errori, sia grammaticali che linguistici, l’utilizzo di colloquialismi e regionalismi, refusi.

Lo stile è troppo basso per riuscire a scavare in maniera adeguata in un tema tanto delicato, e il lettore non riesce ad immedesimarsi o provare empatia con i personaggi.

Alcune scelte della trama stessa sono discutibili (dalle grandi litigate dopo appena due mesi di conoscenza, che avrebbero portato semplicemente chiunque ad abbandonare un rapporto così tossico, all’ossessione di Selvaggia che decide di abbandonare il corso perché Adelaide “stava mandando e leggendo messaggi con qualcuno e notò che era proprio a suo agio nel leggere ciò che stava leggendo e […] fece un sorriso pieno di tenerezza“, alla parentesi di finto-innamoramento di Selvaggia per Adelaide…boh).

È una lettura breve, l’intento di coinvolgere e parlare di qualcosa di importante si sente, ma purtroppo, anche se il libro mi è stato inviato dalla casa editrice, non me la sento di dare un giudizio positivo.

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I disordini dell’amicizia

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Published on May 18, 2023 01:29

May 16, 2023

L’AVVERSARIO – EMMANUEL CARRèRE

Voto: 8/10

Edito: Adelphi

Il 9 gennaio 1993 il dottor Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, quindi ha appiccato un incendio alla propria casa, cercando di suicidarsi.
Essendo però sopravvissuto, ha avuto inizio un’inchiesta per stabilire come si fossero svolti i fatti, la quale ha portato ad una serie di scoperte sconvolgenti.
Da vent’anni, Romand mentiva a chiunque, su qualunque cosa: non aveva mai superato il secondo anno di università di medicina e di conseguenza non si era mai laureato; non era iscritto all’ordine dei medici e non lavorava come ricercatore all’OMS; aveva mentito più volte sulla propria salute, inventando tumori e malattie terminali; si era impossessato dei soldi di parenti e amici con la scusa di investimenti vantaggiosi.
Questa è la cosa ancora più incredibile di questa storia, che diventa più assurda ad ogni nuova scoperta: questa struttura di bugie così ben elaborata e sviluppata, non serviva a nascondere un’altra verità, una seconda vita nascosta, bensì l’assoluta mancanza di una persona vera e reale.
Quando il mondo intorno a Romand ha cominciato a vacillare, a sgretolarsi, e la valanga che aveva avuto origine come una semplice menzogna l’aveva ormai raggiunto e minacciava di spazzarlo via, ha deciso di mettere in atto la parte finale del suo piano. Dichiarando di non voler far soffrire i suoi familiari, e di non poter sopportare l’idea di vivere senza di loro, Jean-Claude ha preferito tentare di cancellare tutto, di eliminare ogni residuo, di uccidere la moglie, i figli e i proprio genitori, con l’intenzione di uccidersi subito dopo.
La Corte l’ha condannato all’ergastolo, e dal 2019 è tornato in libertà vigilata.

Una storia agghiacciante, terrificante, di cui conosciamo l’orribile fine sin dalle prime righe, ma che ci tiene incollati alle pagine fino all’ultima parola.

Carrère ha preso una storia vera, che rasenta l’incredibile, e l’ha trasformata in un viaggio discendente nell’animo umano, in un abisso senza fine.

Nel libro sono riportati alcuni stralci del suo scambio epistolare con l’assassino, attraverso il quale possiamo ascoltare noi stessi la sua voce, cercare di decidere da soli cosa fosse una menzogna e cosa la verità.

Mischiando fatti e supposizioni, testimonianze e ragionamenti, con uno stile unico che mescola l’oggettività giornalistica a profonde riflessioni sulla natura umana e sul caso, Carrère ha creato un’opera davvero incredibile. Il tono quasi distaccato con cui narra tutti gli aspetti della storia, dai corpi carbonizzati ai colpi di carabina, dalle coincidenze più incredibili alle vuote giornate di un finto medico, ci permette di ragionare a fondo su ogni aspetto della vicenda.

La sua scrittura è densa, non lascia scampo, ci fa precipitare nelle mille subordinate di frasi lunghe pagine intere, e ci sconvolge completamente.

Alla fine, Jean-Claude è un uomo rinato in Dio, credente e pentito, che cerca di portare avanti la sua vita, o ciò che gli resta.

Ma Carrère non può credere ciecamente a ciò che racconta Romand, così come non dovrebbe fare nessuno, nemmeno Romand stesso.

Sono sicuro che non stia recitando per ingannare gli altri, mi chiedo però se il bugiardo che c’è in lui non lo stia ingannando.”


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L’avversario

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Published on May 16, 2023 01:34

May 14, 2023

METRO REDUX

Voto: 8/10

Sviluppatore: 4A Games

Questo titolo comprende le riedizioni di Metro 2033 e Metro: Last Light, due survival horror/sparatutto in prima persona tratti dai libri di Dmitry Glukhovsky.

Ci troviamo in un mondo post-nucleare, viviamo nell’area metropolitana moscovita insieme ai pochi sopravvissuti, in un mondo di ombre terrificanti e luci taglienti.

Il mondo esterno è dominato da orribili creature colpite da mutazioni, causate dalle radiazioni troppo intense per permettere la sopravvivenza degli uomini, le quali cercano di raggiungere il sottosuolo, dove si nascondono gli esseri umani sopravvissuti.

Noi vestiamo i panni di Artyom, il quale viene incaricato di consegnare un messaggio di vitale importanza ad un’altra stazione, per avvertire gli alleati della minaccia dei Tetri, esseri umanoidi dalle grandi capacità psichiche considerati come il gradino successivo all’uomo nella scala evolutiva, destinati a uscire vincitori dalla lotta per la supremazia.

Il secondo titolo, Metro: Last Light, segue gli eventi che si svolgono un anno dopo, dove scopriamo di non aver eliminato tutti i tetri e ci troviamo di fronte all’ultimo rimasto, un passato segreto riemergerà con forza, le guerre fra le varie fazioni si fanno più violente e interessanti, dobbiamo affrontare virus mortali e connessioni psichiche, lotte sanguinolente e vari tipi di missioni, e, come nel primo capitolo, anche qui ogni scelta porta il giocatore ad acquisire un tipo di karma (buono o cattivo), il quale determinerà uno dei due finali possibili.

La storia di questi due videogiochi è complessa e affascinante, esplora temi maturi e molto cupi, riesce a coinvolgerci già dalle prime immagini, tenendoci incollati allo schermo fino alla fine.

I vari tipi di azioni, come corse sfrenate/azioni stealth/combattimenti all’ultimo sangue, sono ben mescolati alla narrazione, che è davvero coinvolgente.

La grafica è realistica (per un videogioco che ha ormai quasi 10 anni) e i giochi di luce e ombre (così come di giorno e notte) servono a rendere il tutto più suggestivo.

Nonostante il tempo trascorso dalla pubblicazione del primo dei due titoli, i risvolti narrativi e la qualità della scrittura in generale possono ancora essere considerati davvero ottimi.

Un’esperienza di gioco davvero eccezionale, che ricorda molto un film interattivo, carico di suspence ed emozioni forti (soprattutto per qualcuno che ha paura della propria ombra, come me).

Ora mi manca soltanto di recuperare tutti i romanzi, che bramo da anni.

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Metro Redux (switch)

Metro Redux (ps4)

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Published on May 14, 2023 00:57

May 11, 2023

LA REGOLA DELL’EQUILIBRIO – GIANRICO CAROFIGLIO

Voto: 5/10

Edito: Einaudi

Guido Guerrieri è un avvocato barese, è un uomo divorziato, è un appassionato di boxe, è un nottambulo con la passione per le librerie notturne.
Quando riceve una notizia sconvolgente, anzi due, dal suo medico, inizia ad osservare in maniera diversa la propria vita.
E proprio durante questo periodo di riflessioni e possibili cambiamenti, viene contattato da un suo vecchio compagno di università, il giudice Larocca, che gli chiede di difenderlo dall’accusa di corruzione che potrebbe rovinare la sua carriera da magistrato.
Guido accetta, sicuro di conoscere l’uomo che ha di fronte e, con l’aiuto dell’investigatrice Annapaola Doria, si addentra fra le acque grigie dell’etica.

Questo è il primo romanzo di Carofiglio che leggo e non sapevo bene cosa aspettarmi.

La lettura si è rivelata fluida e coinvolgente, Guerrieri un protagonista interessante (anche se forse un po’ sottotono). È un uomo rinato, a cui viene “riconsegnata” la propria vita e tutte le grandi domande che questa si porta dietro. È un uomo retto, che sa riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e che affronta grandi questioni morali con pacata sicurezza.

Il caso in sé non è niente di particolare, non ci sono intrecci complicati da risolvere né grandi rivelazioni; anche i personaggi sono abbastanza stereotipati, un po’ piatti, un po’ opachi (un’investigatrice privata bella e intelligente, che guida la moto, porta i capelli corti e gira con una mazza da baseball in un borsone? Wow, mai sentito prima).

La penna di Carofiglio però è evocativa e leggera, riesce un po’ a farci sorridere e, al tempo stesso, un po’ a farci riflettere.

Non è un libro che punta troppo in alto, e infatti non ci arriva: voglio dire, il protagonista parla con un sacco da boxe che tiene appeso in salotto, cosa ci si poteva aspettare. Le parti giuridiche sono tecniche e dettagliate, forse anche un po’ troppo, come ci sarebbe da aspettarsi da un magistrato.

La storia segue una struttura abbastanza classica e relativamente scarna, senza colpi di scena e grandi emozioni. Lo stile di Carofiglio è fluido e, per me che non lo conoscevo, si è rivelato la parte più interessante di tutto il romanzo.

Poi certo, non potevamo farci mancare commenti sessisti/omofobi/semplicemente idioti:

È buffo se un uomo si sente al sicuro perché protetto fisicamente da una donna

Mi piacciono le donne che stanno a tavola senza fare il conto delle calorie

Non avevi sempre detto che se la tua donna fosse andata con un’altra donna la cosa non ti avrebbe creato nessun problema?

Nonostante questo, credo proprio che dovrò recuperare almeno un altro titolo di Carofiglio, non soltanto a causa di alcune recensioni molto positive riguardanti altri suoi romanzi, ma anche perché questo dovrebbe essere il quinto capitolo della serie di Guerrieri e ora ho l’obbligo morale di leggere almeno il primo.

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La regola dell’equilibrio

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Published on May 11, 2023 01:34

May 9, 2023

THE JASMINE THRONE. IL TRONO DI GELSOMINO – TASHA SURI

Voto: 8/10

Edito: Fanucci

Grazie infinite a Fanucci per avermi inviato una copia di questo romanzo!

Ahiranya era un tempo una nazione indipendente, governata spiritualmente dai saggi del tempio, chiamato Hirana, i quali veneravano gli Yaksa, delle divinità collegate alle piante e all’acqua.
Quando però viene conquistata e annessa all’impero di Parijatdiva, le cose cambiano.
Parijat è la città a capo dell’impero, formato da cinque città-stato e governato dall’imperatore Chandra. Malini, sua sorella e principessa, conosce bene l’oscurità che si nasconde in lui, e per questo tenta di riportare sul trono il loro fratello maggiore e legittimo erede, Aditya.
Ma quando Chandra scopre i suoi complotti, tenta di immolarla sulla pira e, al rifiuto di Malini, la fa imprigionare nell’Hirana.
Qui Malini, indebolita e avvelenata, conoscerà Priya, una delle ultime figlie del tempio ancora in vita, e insieme lotteranno per salvare i loro popoli.

In un mondo basato sulla cultura e le tradizioni indiane, seguiamo la ribellione di un popolo oppresso dagli invasori e schiacciato dalla malattia; la caduta di una principessa e la nascita di un’imperatrice dalle ceneri del proprio passato; il ritorno della magia e della giustizia; amicizia, sorellanza e amori dalla forza strabiliante.

Questo non è semplicemente un fantasy, è la nascita di un mondo intero.

Priya, la giovane servitrice che riconquista lentamente i propri poteri e il proprio destino, è un personaggio ben scritto, profondo, a tutto tondo; c’è un segreto che canta nel sangue di Priya e, grazie ai poteri magici donateli dagli yaksa, imparerà a conoscere la propria forza, ma senza mai scordare le proprie debolezze.

Malini, la principessa imprigionata, passa la maggior parte del tempo a tramare e a cercare un modo per sfruttare le persone che le stanno intorno, ma si dimostra forte e giusta; il suo desiderio principale è la vendetta, contro un fratello che l’ha ferita, umiliata, ed ha tentato di ucciderla, ma in lei c’è molto altro: amore per il fratello maggiore e il proprio impero, amicizia per Rao, passione e dolcezza e fiducia per Priya.

Bhumika e Ashok sembrano trovarsi ai poli opposti di una lotta politica, ma la loro tenacia li rende così interessanti; Bhumika è forte e molto simile a Malini, anche lei intenzionata a fare tutto il possibile con il potere che si ritrova fra le mani e pronta a sfruttare e manipolare le persone di cui non si fida e che potrebbero esserle utili; Ashok è ferito, è arrabbiato, vuole avere giustizia e riunire la propria famiglia.

Interessanti sono anche le varie religioni che convivono nel Parijatdvipa: le Madri di Fiamma e la magia scaturita dal sacrificio che hanno compiuto donando i propri corpi alla pira per sconfiggere i terribili yaksa e portare alla conclusione dell’Età dei Fiori; gli yaksa e i loro poteri che vengono dalle acque immortali, nati nei fiumi cosmici da cui nascono gli universi; il dio senzanome e le sue profezie, i cui credenti vivono con il futuro nascosto nel proprio nome e accettando i venti del destino.

E così, fra imperatori e servitori, fiamme e acque immortali, ribelli ed eredi al trono, si sviluppa una storia complessa e intricata, di crescita e di perdita, di forza e di dolore, di amore e di rinascita.

Il modo in cui Priya e Malini si trovano, si usano e si innamorano è dolce e doloroso, è delicato e violento, è immenso; la loro storia si basa su una vera conoscenza reciproca, cosa che purtroppo non capita troppo spesso nei libri, e ci fa apprezzare ancora di più i loro sentimenti e i loro sacrifici. Queste due donne, così simili e così diverse, una nata dall’acqua e una dal fuoco, sono delle protagoniste eccezionali.

La scrittura è scorrevole e il ritmo della storia abbastanza sostenuto; Suri riesce a dipingere un mondo violento, di unghie che affondano nella carne e ossa che scricchiolano e fiori e rami che creano immagini orribili, strisciando sotto la pelle e invadendo i corpi.

È un mondo oscuro, pieno di ombre e segreti, di tradimenti e sangue; la sua prosa è musicale e dura al tempo stesso. La storia è piena di politica e religione e lotte intestine, che tendono a rallentare un po’ il ritmo narrativo in alcune parti, ma servono anche a donare spessore ad un mondo ben costruito.

Forse le voci narranti sono un po’ troppe: la storia ci viene raccontata passando spesso da un personaggio all’altro, anche attraverso alcuni punti di vista di cui potremmo fare volentieri a meno, e purtroppo questo può distrarre e allontanare un po’ il lettore dai fatti principali.

Il problema principale di questo romanzo, e mi dispiace tantissimo dirlo, sono i refusi e gli errori grammaticali e di traduzione. Certo, non sono così tanti da rovinare completamente l’opera, ma sono abbastanza da meritare di essere menzionati, e quindi troppi. Mannaggia.

Non è un libro perfetto, ma è un incredibile inizio di serie. Non vedo l’ora di continuare questo viaggio.

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Il trono di gelsomino (ita)

The jasmine throne (eng)

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Published on May 09, 2023 01:51

May 7, 2023

FIORI SOPRA L’INFERNO – ILARIA TUTI

Voto: 5/10

Edito: Longanesi

A Travenì è stato ritrovato il cadavere di un uomo, senza occhi, su un sentiero di montagna, e con uno spaventapasseri lasciato lì ad osservarlo. Ed è solo il primo.
Teresa Battaglia, commissario di polizia specializzata in profiling, e la sua squadra devono muoversi velocemente per trovare il responsabile.
Teresa è una donna matura, tormentata dal passato e da una malattia che si fa sempre più pressante, che le sta con il fiato sul collo e le impedisce di ragionare al meglio.
Al suo fianco il nuovo arrivato, l’ispettore Marini, un po’ inesperto ma con tanta forza di volontà.
Quando il killer colpisce ancora, e ancora, tutto il paese sembra richiudersi sopra di loro, in un silenzio carico di segreti e un passato che risuona terribile fra i monti innevati.

In teoria questa è l’opera prima di Tuti, ma ho appena scoperto che in realtà ci sarebbe un racconto pubblicato prima di questo romanzo, quindi cominciamo malissimo per me che amo leggere tutto in ordine.

Ma andiamo per gradi.

Teresa Battaglia è un personaggio interessante: commissario sessantenne, è malata di diabete e l’alzheimer comincia ad intaccare la sua mente, che è la sua arma principale. Perché Teresa è una profiler, quindi osserva e intuisce e analizza e arriva dritta al colpevole.

Peccato che Teresa sembri più che altro tentare di mettere in mostra le sue capacità, facendo osservazioni sbagliate sin dall’inizio, e puntando nella direzione errata; anche il suo modo sarcastico di parlare poteva servire a caratterizzarla un po’, a donarle una voce unica, e invece finisce soltanto per farla sembrare petulante e distaccata.

Di Teresa conosciamo i problemi di salute, il tono tagliente e scontroso, e intravediamo un passato di sofferenza e perdita. Ma senza entrare nei particolari, senza riuscire ad empatizzare con lei.

E la stessa cosa succede con Marini, di cui in realtà non conosciamo proprio niente.

Le descrizioni sono buone e ci trasportano fra quei boschi, in quel piccolo paese, a respirare il freddo; sono una parte centrale nella creazione delle atmosfere tese, anche se rischiano a tratti di spezzare il ritmo narrativo.

La storia presenta delle parti un po’ confuse e un po’ banali, ma segue una struttura classica ed è abbastanza interessante, soprattutto perché, come ci spiega l’autrice alla fine, una parte è ispirata a fatti reali. Il problema è la parte inventata, che risulta più assurda che sconvolgente.

Il romanzo è suddiviso in capitoli molto brevi, che spostano spesso il punto di vista narrativo e ci spingono a frequenti salti temporali, rendendo la lettura un po’ troppo spezzettata.

Non ho capito perché Tuti abbia deciso di soprannominare “purgatorio” l’archivio della questura…il “limbo” di Carrisi era molto più interessante (e originale).

E per concludere, dato che non ho voglia di parlare di un gruppo di bambini che sembra uscito direttamente da(lla copia brutta di) un romanzo di Stephen King, parliamo del finale.

INIZIO SPOILER Come faceva Andreas a capire i bambini che si lamentavano dato che non era in grado di comprendere la comunicazione verbale? E chi l’avrebbe mai detto che il medico nazista vivesse ancora nel paese sotto mentite spoglie, nei panni del…medico?! Roba davvero incredibile. FINE SPOILER

Buon libro per chi non ha letto molti thriller, forse; mediocre per gli altri.

L’ho terminato soltanto perché speravo in un colpo di coda finale che spazzasse via tutto il resto, e invece ho dovuto abbassare il voto perché anche io ho un limite.

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Fiori sopra l’inferno

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Published on May 07, 2023 01:27

May 4, 2023

LA RUOTA DEL TEMPO: LA GRANDE CACCIA – ROBERT JORDAN

Voto: 8/10

Edito: Fanucci

Rand non vuole accettare di essere il Drago Rinato, lui che è sempre stato soltanto un semplice pastore dei Fiumi Gemelli, ma la Ruota gira e il disegno esige un Drago.
Anche l’Amyrlin Seat, la donna a capo delle Aes Sedai, è convinta che lui sia l’uomo che stavano aspettando per sconfiggere il Tenebroso. Ma Rand continua ad opporsi alla realtà, anche quando parte con Mat e Perrin, Loial, il fiutatore Hurin, Lord Ingtar e i suoi soldati shienaresi, per dare la caccia a Fain, che è riuscito ad impossessarsi del Corno di Valere e del pugnale maledetto di Mat.
E così, mentre i ragazzi cercano di ritrovare il corno in grado di richiamare dalla tomba i grandi eroi dell’Epoca Leggendaria, Egwene e Nynaeve si mettono in viaggio per raggiungere Tar Valon e la Torre Bianca, per iniziare il loro addestramento da Aes Sedai.

Il secondo volume della saga inizia forte, e poi si perde un po’.

La maggior parte del romanzo segue il viaggio lento (e quasi noioso) di Rand alla ricerca di Fain, attraverso capitoli e capitoli in cammino in un “mondo parallelo”, che spero davvero sarà un elemento importante in futuro, perché qui mi è sembrato uno stratagemma narrativo che poteva essere sfruttato meglio.

Tutte le emozioni più forti sono concentrate all’inizio e alla fine.

Vengono introdotti parecchi personaggi secondari e nuovi popoli, che rendono la narrazioni più carica di descrizioni e, quindi, più lenta.

La parte più interessante è quella che segue Egwene e Nynaeve, da Tar Valon al loro incontro con i Seanchan, davvero accattivanti come domatrici, ma terribili nello sfruttamento e negli abusi che riservano alle Damane, tutte le donne in grado di incanalare.

Rand non è cambiato molto dal primo libro, continua a rinnegare la realtà, continua a mentirsi fino alle ultime pagine, si ripete fino all’ultimo istante, quando non può far altro che accettare la verità, come tutti quelli che gli stanno intorno. Tenta per tutto il romanzo di allontanarsi dalle persone che gli sono più vicine, temendo di impazzire e far loro del male; anche gli abiti eleganti donatigli da Moiraine lo separano da chi lo circonda, dai soldati che lo vedono come un lord e dagli amici che cercano di comprenderlo senza riuscire a riconoscerlo del tutto. Le sue azioni, amplificate dal suo essere Ta’veren, hanno ripercussioni sempre più grandi su tutto ciò che lo circonda, spingendolo inesorabilmente verso il suo destino.

La mia cara Moiraine compare solo in un paio di pagine, così come l’Amyrlin Seat, ma sicuramente sono personaggi che ritorneranno con forza nei prossimi romanzi.

Non ho capito bene la figura di Selene, così bella e sicura di sé, di cui tutti si fidano dopo appena una manciata di secondi, ciecamente (cosa che non porta mai a niente di buono), ma anche lei avrà sicuramente molta importanza in futuro.

Alla fine scopriamo anche che un Reietto è in libertà, e sta dando la caccia a Rand.

Un romanzo lento, che getta le basi per i futuri capitoli; rispetto al primo libro, la storia sembra avanzare più a singhiozzi, con la parte centrale lentissima, ma il grande finale con tutti i personaggi che si scontrano in un’enorme battaglia chiude il capitolo in maniera fantastica.

La Ruota gira e ordisce come vuole, e io non posso fare altro che proseguire.

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La grande caccia

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Published on May 04, 2023 01:21

May 2, 2023

L’ASSASSINIO DEL COMMENDATORE – MURAKAMI HARUKI

Voto: 7/10

Edito: Einaudi / Corriere della Sera

Quando Yuzu, improvvisamente, decide di voler divorziare da suo marito, l’uomo prende con sé qualche vestito e un blocco da disegno e parte per un lungo viaggio attraverso il Giappone.
Abbandona temporaneamente la sua carriera da ritrattista e, senza una meta precisa in mente, vuole soltanto guidare ed allontanarsi il più possibile da Tokyo.
Dopo mesi di peregrinazioni, un suo vecchio compagno d’accademia gli offre una sistemazione nella casa del vecchio padre, il grande pittore Amada Tomohiko, ormai internato in un ospizio per demenza senile.
Così l’uomo inizia una nuova vita tra i boschi, solitaria, tranquilla, all’apparenza monotona.
Ma la pace non dura a lungo: un uomo di nome Menshiki gli chiede di dipingere il suo ritratto, e sembra nascondere un grande segreto; di notte sente una strana campanella risuonare nel bosco intorno alla casa, e questo lo porta alla scoperta di un piccolo tempietto e di una misteriosa buca; trova un’opera eccezionale di Amada Tomohiko nascosta nel sottotetto, intitolata “L’assassinio del Commendatore”; l’adolescente Akikawa Marie entra nella sua vita , con le sue insicurezze e il suo sguardo attento; idee e metafore e nuovi mondi si mostrano al protagonista con tutta la loro forza e grandiosità.

Leggere Murakami è un’esperienza particolare, quasi mistica, e anche questo romanzo non delude.

Diviso in due parti, nel primo ci presenta i personaggi, in maniera anche un po’ lenta e ripetitiva, ma con un ritmo crescente, instillando dubbi nel lettore, e portandoci a porci mille domande ma senza rispondere a nessuna. Conosciamo il protagonista, che resterà senza nome per tutta l’opera, e ci tuffiamo con lui in un mare di colori; nonostante il suo spirito pacato, percepiamo con forza la sua passione per la pittura. Conosciamo Menshiki, un uomo affascinante e che sembra nascondere un grande segreto. Conosciamo Amada Tomohiko, e almeno in parte il suo passato e ciò che ha vissuto durante la guerra. La storia ci intriga, un passo dopo l’altro, incantandoci con la promessa di grandi misteri.

Nel secondo, invece, le cose si fanno più strane, più confuse, più oniriche e labirintiche.

Le risposte alle domande poste nella prima metà arrivano, ma non convincono del tutto, e il finale ha una “leggerezza” che lascia un po’ l’amaro in bocca. Il “viaggio” del protagonista è qualcosa di assurdo e al tempo stesso tipico di Murakami, scava nel protagonista e dentro di noi, per riemergere confuso ma, in fondo, salvo.

Se da una parte potrei leggere per sempre Murakami che parla di arte e artisti, musica e colori, dall’altra la sua fissazione per il seno di una bambina di tredici anni mi sembra alquanto grottesca.

I grandi misteri che sembravano aleggiare sopra la prima metà del romanzo risultano “semplicemente” una stanza piena di abiti e un viaggio di illusioni, ad indicare un attaccamento quasi morboso ad un passato ormai perduto e il bisogno di guardarsi dentro, di capirsi. La conclusione è un po’ troppo affrettata se paragonata al lento incedere della prima parte.

L’importanza dell’arte e dell’espressione di sé, sia nella gioia che nel dolore, è uno dei temi centrali: nascondere un evento terribile che ci è capitato non aiuta a superarlo, anche intrappolandolo per sempre in un dipinto meraviglioso servirà soltanto a far sì che continui ad ucciderci, piano piano. La condivisione dell’arte e del dolore sono fondamentali per andare avanti nella vita, per imparare ad accettare ed eventualmente superare le sofferenze.

Con il suo stile verboso ma sempre scorrevole, ci porta sul confine fra sogno e realtà, ci inganna e ci ammalia, dà vita ad un’idea e ad una metafora, ci mostra una strada per l’accettazione e il perdono, e ci spiega che non possiamo insabbiare il nostro passato, perché vivrà per sempre con noi.

Un libro particolare, fumoso e fantastico, tipicamente Murakami. Non la sua opera migliore, ma piena di grazia e cuore.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

L’assassinio del Commendatore

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Published on May 02, 2023 01:49

April 30, 2023

PRISTINE: IL FUTURO INTATTO – TERRENCE LO VERDE

Grazie a Terrence per avermi inviato una copia del suo romanzo!

Ian è un ragazzo di provincia, ha vissuto una vita come tante altre finché le cose non hanno cominciato ad andare male: prima ha perso Sofia, la sua compagna, a causa di una malattia, quindi lui stesso ha sofferto di problemi di salute sempre più gravi.
Ora la sua vita è piena di dolore e solitudine.
Ma un giorno, improvvisamente, si risveglia e scopre che tutto è cambiato: il mondo intorno a lui, il suo stesso corpo, la realtà che credeva di conoscere.
Scopre così di aver sempre vissuto un’illusione, una specie di sogno generato da droghe e tecnologie, di essere stato creato in un futuro post-apocalittico in cui l’umanità, o quel poco che ne resta, ha creato degli ambienti sotterranei in cui poter sopravvivere.
Come se le sorprese non fossero abbastanza, la dottoressa che si occupa di lui ha il volto della donna amata e perduta, ma in lei non c’è più niente della sua Sofia.
Questo nuovo mondo è all’apparenza perfetto.
Ma il protagonista scoprirà presto che la verità è ben diversa.

Questo romanzo di Lo Verde è pieno di buoni spunti, alcune buone idee chiare e ben formulate, ed altre già sentite/viste (il risveglio in una vasca di stasi piena di una sostanza gelatinosa con un cavo collegato alla testa è qualcosa che conosciamo già tutti).

La lettura è scorrevole e veloce, soltanto l’inizio è rallentato da un utilizzo un po’ forzato di termini desueti e strutture sintattiche un po’ troppo articolate che appesantiscono un po’ il testo.

Il romanzo è relativamente breve e riesce a fornirci tutte le informazioni essenziali per calarci in questo nuovo mondo, ma purtroppo lo fa sovvertendo la tecnica dello “show, don’t tell”: ci ritroviamo così ad ascoltare persone che parlano per la maggior parte del libro (circa l’80%), e apprendiamo tutte le informazioni attraverso una sequenza infinita di dialoghi, senza poter provare e vivere effettivamente le situazioni; l’azione della storia si svolge in una minima parte dell’opera, infondendo un senso di lentezza e immobilità quasi stagnante ad una storia che avrebbe potuto sfruttare movimento e attività.

Ci sono un paio di colpi di scena che ho apprezzato parecchio (tra cui quello finale, che lascia l’amaro in bocca, ma in senso buono), e un paio di cose che non sono riuscite a convincermi del tutto (tipo, perché Alisia continua a rivelare a tutti i suoi piani? E, se ci si può riprodurre soltanto in vitro, che senso ha eradicare completamente dalla società l’omosessualità?).

Lo Verde non ha creato davvero un mondo nuovo, quanto portato all’estremo il mondo in cui viviamo già ora, lasciando letteralmente le stesse persone in cima alla società ed esacerbando i problemi che l’umanità sta affrontando già in questo momento, riuscendo a coinvolgere il lettore in problematiche note e preoccupanti.

È sicuramente interessante il modo in cui ha sviluppato questa società del futuro, a metà fra il distopico e l’utopico. Il protagonista della storia, Ian/Samuel, è un ragazzo comune che si ritrova “gettato” in una situazione assurda, ad affrontare un mondo completamente nuovo, e seguendo i suoi pensieri, ben articolati e approfonditi, riusciamo ad entrare in contatto con lui.

È un libro piacevole, che si legge velocemente ed intrattiene bene il lettore, ci fa riflettere sulle molte scelte sbagliate che sta compiendo (ed ha già compiuto) l’uomo nei riguardi del pianeta, e con uno sguardo sempre fisso sugli aspetti più emotivi della vita del protagonista, ci accompagna ad esplorare un nuovo futuro.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

Pristine: Il futuro intatto

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Published on April 30, 2023 01:15