Rachele Riccetto's Blog, page 24
July 23, 2023
SILO 1: WOOL – HUGH HOWEY

Voto: 8/10
Edito: (Fabbri) Fanucci
La Terra è diventata un luogo inospitale e tutta l’umanità è racchiusa in un gigantesco silo sotterraneo.
La superficie del pianeta è brulla e devastata, l’aria è tossica e mortale.
Un enorme schermo, la Vista, situato ai piani alti del silo, consente alle persone di osservare il mondo esterno, in tutta la sua vacuità, fino ai distanti resti decadenti di una città abbandonata che si profilano all’orizzonte.
Ma la telecamera che permette di osservare il mondo deve essere pulita ciclicamente, per rimuovere la polvere e la ruggine; la Pulizia viene utilizzata come punizione per chi non rispetta le regole del Silo, perché le tute per l’esterno permettono di sopravvivere soltanto per pochi minuti, prima che le scorie uccidano i malcapitati.
E così, quando lo sceriffo Holston chiede di poter uscire, proprio come aveva fatto la moglie pochi anni prima, le cose iniziano a precipitare.
Il suo incarico viene passato a Juliette, un tecnico specializzato del reparto macchine, che si ritroverà presto in un intrico ben più grande di lei.
Perché Holston ha deciso di morire?
Perché i cadaveri cominciano ad aumentare, creando scompiglio nella comunità?
Qual è il segreto che minaccia la stabilità del Silo?
Qual è la verità?
Ho scoperto l’esistenza di questo romanzo dopo aver visto i primi episodi della serie tv che ne è stata tratta, e ho capito subito che la storia mi sarebbe piaciuta.
La scrittura di Howey è scorrevole, pulita, coinvolgente, rapida (forse anche un po’ troppo in alcuni passaggi), accattivante.
La trama è ricca di avvenimenti, senza un attimo di tregua.
Il personaggio principale è sicuramente Juliette, anche se il suo non è l’unico punto di vista che ci ritroviamo a seguire.
In realtà il romanzo è costituito da una serie di novelle, che sono poi state racchiuse a formare un unico volume, e si sente.
Questo credo sia il problema principale: ogni novella è breve e tenta di racchiudere quante più informazioni possibili, ma così finisce per affrontare troppo velocemente e quasi superficialmente molti dei problemi che incontrano i personaggi, giungendo spesso ad una rapida risoluzione; alla stessa maniera, i personaggi non vengono approfonditi del tutto, ma conosciamo soltanto le loro caratteristiche principali, un po’ stereotipate.
(Ps. Lukas che dice alla madre di essersi trovato una fidanzata dopo un paio di chiacchierate con Juliette…cioè, siamo tutti innamorati di Juliette e della sua forza, però stai calmo ragazzo!)
Nonostante questo, è una storia ben costruita, che sale e scende lungo gli infiniti gradini del silo, e ci fa immergere completamente in quest’ambiente claustrofobico e costringente: dai piani delle miniere e del reparto meccanica, a quello dell’IT e del comando, dagli allevamenti agli orti idroponici, la struttura di questo mondo sembra reale e sostenibile.
Ovviamente, ad aleggiare su tutto, c’è sempre la domanda: che cos’è successo al mondo?
Non ci viene fornita una risposta vera e propria, più che altro un accenno, che ci permette di ragionare sullo scarso valore che viene spesso attribuito alle vite umane: l’importante è che i pochi prescelti sopravvivano.
I complotti che vengono svelati lentamente (tranne quello del visore, risolto in 7 secondi netti) sono interessanti e credibili, costruiti strato su strato fino a riempire completamente il silo, cancellando il passato dell’umanità e costruendo una realtà alternativa, dove il silo è il mondo intero e l’unica cosa da preservare.
Mi è piaciuta molto l’immagine degli esseri umani come chicchi di grano stipati in un silo per superare i tempi bui, e il pericolo che le riserve del mondo comincino a marcire dall’interno.
È stata una lettura davvero piacevole ed interessante, coinvolgente, e alla fine del libro ero anch’io senza fiato per aver percorso mille volte tutti quei gradini.
Devo recuperare il prima possibile gli altri due volumi della trilogia.
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July 19, 2023
LAPVONA – OTTESSA MOSHFEGH

Voto: 6/10
Edito: Penguin Press / Feltrinelli
Lapvona è un villaggio di ispirazione medievale, ed è proprio qui che si svolgono i fatti narrati in questo romanzo, nell’arco di un anno.
Gli abitanti vivono in povertà, sono persone timorate di Dio e lavorano duramente per il signore feudale che vive nella grande tenuta in cima alla collina, Villiam. Marek, un ragazzo storpio dalla nascita, viene costantemente maltrattato dal padre Jude, il pecoraio del paese, che lo incolpa per la morte della madre, spirata dandolo alla luce.
Un giorno Marek incontra Jacob, il figlio di Villiam, e lo convince a seguirlo in cima ad un’altura per andare a caccia di uccelli; ed è proprio qui che, un po’ per gioco e un po’ per colpa di qualcosa di oscuro che vive dentro di lui, Marek causa “accidentalmente” la morte di Jacob, mettendo così in moto una sequenza di eventi che lo porteranno dove mai si sarebbe immaginato.
Durante questo anno, siccità e carestia si abbattono su Lapvona, portando alla luce gli aspetti più oscuri del genere umano.
Io e Ottessa abbiamo un problema di base: credo che la sua sia una prosa affascinante ed accattivante ed avvincente? Assolutamente sì. Le storie che scrive nei suoi romanzi sono all’altezza della sua penna? No, direi proprio di no.
Ottessa Moshfegh può parlare di nulla (vedi “Il mio anno di riposo e oblio” di cui non ho ancora pubblicato una recensione perché CI STO ANCORA RIFLETTENDO DOPO 8 MESI) o di una sequenza infinita di eventi più o meno scioccanti (vedi questo romanzo), e la sua scrittura risulta sempre forte, sicura, coinvolgente; ha uno stile distaccato che però funziona benissimo, facendo scivolare il lettore in un vortice sempre più costringente, che rende la lettura un vero piacere.
Le sue storie, però, non hanno la stessa forza, non stanno al passo con la sua penna, ed è una cosa che non sopporto.
So che leggendo un libro di Moshfegh riuscirò a perdermi fra le sue parole, ma so anche che ne uscirò dall’altra parte senza niente di eccezionale.
La storia di questo romanzo è sicuramente interessante, costellata da una moltitudine di eventi e da molti personaggi: Marek e i suoi complessi, la paura dell’abbandono e il desiderio di essere amato; Villiam è la rappresentazione della povertà intellettuale e spirituale di chi è talmente ricco da credersi un dio; Ina, la balia del paese, in grado di comunicare con la natura e paragonabile quasi ad una strega delle favole; Agata, che poverina vorrebbe soltanto una vita di pace e continua a vivere male e a morire peggio; il prete Barnaba e le sue menzogne, che nascondono la sua indifferenza.
La religione gioca un ruolo molto importante in tutta la storia, e mentre Moshfegh dipinge questo quadro dai tratti scuri per criticare la società moderna e i super-ricchi, lo sfruttamento dei più poveri e il bigottismo, e portare alla luce la vera mostruosità che si nasconde nel cuore dell’umanità, mi sono chiesta: “…sì ma, quindi?”
Non c’è niente di davvero innovativo nei messaggi che l’autrice vuole trasmettere, che “finge di nascondere” fra simbolismi così evidenti da essere quasi pesanti; ho trovato le scene che molti hanno definito “crude e disturbanti” come delle semplici trovate, neanche troppo ingegnose, per cercare di sconvolgere e colpire il lettore, ma che risultano piatte e semplicemente fini a sé stesse.
– Un uomo ricco che richiede cose assurde e disgustose alla servitù? Scioccante.
– Persone poverissime che muoiono di fame ed arrivano a compiere cose orribili? Incredibile.
– Violenza sulle donne in un periodo medioevale? Sconcertante non lo sarebbe neanche al giorno d’oggi.
Non c’è niente di nuovo, non c’è niente di sconvolgente, non c’è niente di emozionante o davvero profondo. Leggo una serie di avvenimenti, seguo i personaggi nelle loro storie, e alla fine non mi importa davvero di cosa capita loro.
Eppure Ottessa ha tra le mani un talento davvero non indifferente, che potrebbe utilizzare per scrivere vere e proprie opere d’arte.
Il fatto che leggere le sue opere mi riempia sempre di un’energia vibrante è la prova più chiara, per me, del suo talento come scrittrice; il fatto, però, che ogni sua storia non riesca mai ad arrivare fino in fondo ma finisca per scivolare via senza lasciare grandi emozioni è la prova più chiara di quanto non sia ancora arrivata al suo massimo come narratrice.
Ottessa, io credo in te, e ci riproveremo. Ma per me questo Lapvona è quasi un no.
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July 16, 2023
LA SETTIMANA BIANCA – EMMANUEL CARRèRE

Voto: 8/10
Edito: Adelphi
A causa di un incidente terribile in cui ha perso la vita una scolaresca, Nicolas compie in macchina con suo padre il viaggio che lo porta allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca con i suoi compagni di scuola, fra giochi e corsi di sci, divertimento e avventure.
Questo è quello che ci si aspetterebbe normalmente, ma sin dall’inizio capiamo che in questo quadro c’è qualcosa di diverso.
Il padre di Nicolas appare inizialmente più apprensivo del normale, protettivo, un po’ un maniaco del controllo. E Nicolas non è il tipico adolescente prepuberale: è più chiuso dei suoi compagni, più timido, e la sua immaginazione fervida lo spinge ad aspettarsi i risvolti più negativi da ogni situazione, a creare scenari terribili nella propria mente, incidenti, rapimenti e sofferenze di vario tipo.
Seguendo la linea dei suoi pensieri, scopriamo che Nicolas ha la passione per le storie horror, che legge di nascosto, e vediamo un altro lato di suo padre, il modo in cui controlla suo figlio attraverso ansia e paura.
Ed è proprio l’ansia che, sin dalle prime pagine, prima in sordina e poi sempre più forte, si fa strada anche dentro di noi.
Perché gli eventi iniziano abbastanza normalmente, ma dal momento in cui Nicolas dimentica lo zaino nella macchina del padre e nessuno ha un modo per contattarlo, lui comincia a preoccuparsi per come potrebbero andare le cose, e la storia precipita.
La scomparsa di un bambino di nove anni segna l’inizio della fine.
Un romanzo breve, che si legge tutto d’un fiato.
Non solo perché riempie poco più di 130 pagine, ma per il vortice di angoscia in cui ci trascina, in un viaggio senza scampo.
La storia, raccontata attraverso gli occhi e i pensieri di un bambino di 9 anni, si dipana di fronte a noi fra gli avvenimenti reali e l’immaginazione di Nicolas, confondendo noi e lui, e alla fine non sappiamo più quale dei due mondi sia più terrificante.
Da un vago sentore di disagio iniziale, all’ansia e alla paura, con tensione sempre crescente, leggiamo il terrore perfetto di una storia allucinante.
Una storia di fantasia, certo, a differenza de “L’avversario”, ma che riesce a prenderci per la gola e a scuoterci nel profondo.
La prosa di Carrère è una questione a parte: ci fa affogare in questo flusso ininterrotto di pensieri, paure, angosce, ci sommerge con le sue frasi lunghe e piene di subordinate, annaspiamo precipitando verso la fine della frase, guidati sempre dalla sovrabbondanza di virgole, che come argini ci spingono verso la nostra destinazione.
Utilizza le parole per scavare nella mente del protagonista e dei lettori parimenti, ci guida in un viaggio di sogni e ricordi, incubi e pensieri macabri.
Un velo bianco, immacolato come la neve, si stende su tutta la storia, neanche una goccia di sangue a sporcarlo, ma l’ombra del terrore avanza vestendo i panni dell’uomo qualunque.
Soprannominato “il libro dell’ansia”, lo consiglio a tutti.
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July 14, 2023
IL PRIMO ROMANZO DI FRANCESCO LOMBARDO
Salve a tutti!
Oggi ho il piacere di presentarvi il primo romanzo di Francesco Lombardo, che mi è stato gentilmente inviato dall’autore, pubblicato a maggio 2023.

Una storia d’amore tra Lucia e Federico scritta in stile diario personale. Due cuori in un momento difficile della loro vita, alternano momenti di passione e tenerezza ad insicurezze e debolezze in cui le paure della mente prendono il sopravvento sui desideri del cuore. Lei cassiera di un supermercato, lui uomo in divisa, sembrano completarsi perfettamente. Nel testo sono presenti pensieri, poesie e riflessioni personali dell’autore sul complesso sentimento dell’amore, come potenziale spunto di riflessione del lettore.

BIO: L’autore Francesco Lombardo è nato a Palermo nel novembre del 1979. Ha frequentato studi tecnici e vissuto a Palermo fino all’età di 22 anni, dove ha avuto modo di approfondire la sua passione per la musica e la poesia, che ha sempre conservato per sé e all’età di 22 anni si trasferisce a Milano per lavoro.
Artista poliedrico, poeta e scrittore. Anche se la sua indole è quella di comunicare tramite la poesia contemporanea, percorre viaggi nella propria anima per poi tradurre in parole ciò che vede, sente e vive.
Ha partecipato ad una competizione regionale per il quale ha vinto un premio ex aequo con la sua poesia “Furmini” in lingua siciliana.
Non vedo l’ora di leggere questa storia e di parlarne con voi.
Presto la recensione!
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July 13, 2023
QI RADIO2 FUERTE – MATTEO CINI

Edito: Porto Seguro
Ringrazio Matteo per avermi inviato una copia del suo romanzo!
Immaginate un lungo viaggio in macchina, magari di notte, su di una strada vuota, l’aria calda che entra dal finestrino, ed una voce alla radio che parla: questo libro scorre via proprio così.
Un’autobiografia che non vuole raccontare soltanto gli eventi di una vita, ma far partecipare il lettore ad un viaggio interiore di chi tenta di comprendere qualcosa di sé stesso e del mondo.
Matteo ha 35 anni ed ha vissuto molte esperienze diverse, alcune tipiche della gioventù (dalla discoteca alla pallanuoto, dalle droghe alle nottate con gli amici) ed altre un po’ più particolari (la sua passione per il surf che l’ha portato in giro per il mondo, alla ricerca del divertimento e di quella pace interiore che sa trovare soltanto in mare).
Non amo particolarmente le autobiografie, lo ammetto, perché spesso gli autori sembrano in qualche modo osservare il lettore da un piedistallo che si sono creati da soli, ma Cini è riuscito a raccontare la sua vita con semplicità ed onestà, in qualunque ambito: da quello agonistico a quello scolastico, da quello amoroso a quello medico, senza mai tirarsi indietro.
Questo è un libro che si lascia leggere con estrema facilità, che scivola via come un’onda che non incontra alcuno scoglio sul suo cammino.
Dalle pagine Cini ci trasmette tutto il suo amore per la musica, da quando rincorreva i suoi dj preferiti da un locale all’altro a quando si è cimentato lui stesso come DJ emergente; tutto il suo amore per il mare, che dopo un decennio come bagnino lo chiama ancora a sé; tutto il suo amore per il surf, che gli ha permesso di visitare terre lontane e vicine, di conoscere persone nuove e ritrovarne di vecchie, di comprendersi un po’ meglio.
Scritto con tono bonario e con un accento fortemente toscano che risalta dalle pagine proprio come se lo sentissimo alla radio, forse avrebbe avuto bisogno di un minimo di editing in più, perché è vero che si legge praticamente come la trascrizione di un lungo discorso orale e si possono accettare colloquialismi e regionalismi, ma qualche errore grammaticale qua e là si poteva evitare (come si potevano evitare molto volentieri termini come “preda” quando si parla di ragazze con cui si passa una notte).
Resta comunque una lettura gradevole, che ci fa viaggiare letteralmente da un capo all’altro del mondo, lungo la costa toscana e in Sardegna, alla ricerca dell’onda perfetta e della pace interiore, con in testa un basso costante che fa da sottofondo e ci accompagna piacevolmente.
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July 9, 2023
I MIEI STUPIDI INTENTI – BERNARDO ZANNONI

Voto: 5/10
Edito: Sellerio
Archy è un cucciolo di faina, ha due sorelle e due fratelli, e vivono tutti insieme con la madre Annette.
Il cibo scarseggia nella tana, e solo il figlio più forte, Leroy, riesce ad aiutare sua madre nella caccia. Quando Archy tenta di contribuire e mostrarsi utile, finisce per cadere da un albero ed azzopparsi.
Allora la madre lo vende all’usuraio Solomon, la vecchia volpe che vive in cima alla collina, in cambio di una gallina e mezzo.
Inizia così una nuova vita per Archy, che impara a prendersi cura delle galline e a cucinare, a coltivare e ad occuparsi della tana. Ma la sua vita cambia definitivamente quando il vecchio Solomon gli parla di Dio, e gli insegna a leggere e a scrivere, utilizzando il Vecchio Testamento.
Archy così smette di essere un animale “che pensa soltanto al presente, e alla mera sopravvivenza”, ma viene a conoscenza della morte e prende coscienza della fine.
Non so di preciso cosa mi aspettassi da questo romanzo, ma di sicuro non questo.
Avevo letto alcune recensioni in cui si diceva che “viene raccontata una storia dal punto di vista degli animali” e, beh, non è vero.
Tutti i personaggi, soprattutto Archy e Solomon perché sono i più approfonditi, sono estremamente antropomorfizzati: dormono nei letti, utilizzano sedie e tavoli, guardano fuori dalle finestre; niente di nuovo, Esopo è già passato di qui, qualche annetto fa.
Il libro è una storia di formazione e, soprattutto per la presenza degli animali, è un po’ una favola con il grande messaggio morale. Peccato che sia banale.
Il problema principale che ho riscontrato con questo libro è proprio ciò che molti hanno osannato come “grande novità”: Archy è una faina. Sì, ma perché Archy è una faina? Se Archy fosse un uomo la storia non cambierebbe di una virgola. Se Archy fosse stata realmente una faina, forse la storia sarebbe stata appena più interessante.
Questo mezzo passo, questo animale che non è un animale, sembra essere quasi una “scusa”: Archy è un animale, e quindi va bene che si innamori e si accoppi con la sorella; Archy è un animale, e quindi va bene che provi piacere nell’affondare i denti negli altri; gli animali vanno in calore, e quindi non c’è bisogno di motivare il suo innamoramento istantaneo per Anja né di fornire a lei una qualsivoglia personalità; è un animale, accettiamo il cannibalismo.
Il problema di tutto questo, però, è che avrei accettato ognuna di queste cose anche da un protagonista umano, se fossero state scritte bene.
Se invece il mezzo passo serve soltanto per sottolineare la differenza dell’animale che vive senza Dio e la differenza che fa il trovare una fede…bè, ma anche no.
Purtroppo, però, lo stile di Zannoni è semplice, troppo per una storia simile, che tenta di innalzarsi con grandi discorsi su Dio e l’anima e la differenza fra l’uomo e l’animale.
Un’altra cosa che non mi ha convinto è il fatto che si dia tanta importanza alla lettura e alla scrittura, al “continuare a vivere con le parole”, utilizzando anche metafore estremamente banali e semplicistiche (Archy è uno scrittore e tenta di sconfiggere la morte con le parole…quanto è bello quando gli scrittori inventano protagonisti che sono scrittori, senti proprio tutta la fantasia necessaria per una creazione simile, così distante dalla loro realtà).
Un problema a parte è quello di Solomon: una vecchia volpe, scaltra, cattiva, che di mestiere fa l’usuraio e parla in ebraico…devo aggiungere altro?
La storia è vecchia, senza niente di davvero originale, e molti “grandi pensieri” sono trattati in maniera quasi infantile. Sì certo, si pone anche la grande domanda: è meglio vivere nell’ignoranza e senza preoccupazioni o conoscere se stessi e la vita e soffrire per questa conoscenza?
Io preferivo vivere senza questo libro.
Questo romanzo ha vinto cose, senza fare nomi. Ok.
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July 6, 2023
BEYOND EVIL – SHIN NA-YEON

Voto: 9/10
In una piccola città della Corea del Sud viene ritrovato un cadavere.
Si tratta di una donna, abbandonata in mezzo a un campo. A trovarla sono degli agenti della sottostazione di polizia di Manyang, uno dei quali, Lee Dong-sik, riconosce immediatamente il modus operandi dell’assassino: 21 anni prima lo stesso uomo ha ucciso diverse donne, amputato le falangi delle sue vittime, e poi è scomparso.
A quel tempo Lee Dong-sik aveva appena vent’anni e, quando la sua gemella era scomparsa, era stato accusato lui stesso del crimine. Ora che è stato trovato un nuovo cadavere, la caccia può avere di nuovo inizio.
Ma un’altra ragazza scompare e le cose si fanno ancora più complicate: il giovane detective Han Joo-Won è appena stato trasferito alla loro stazione di polizia, e una carriera brillante sembra attenderlo, anche grazie a suo padre che sta per diventare il prossimo capo dell’Agenzia nazionale di polizia.
E così Han Joo-Won e Lee Dong-sik inizieranno a lavorare insieme per risolvere il mistero, e dovranno imparare a smettere di accusarsi a vicenda e a fidarsi l’uno dell’altro, perché dietro ogni piccola scoperta ci sarà un nuovo terribile segreto ad attenderli.
Una serie assolutamente fantastica! Ormai il mio amore per le serie tv coreane non ha più limiti, e con questo titolo i miei sentimenti non possono far altro che crescere.
Un thriller che tiene gli spettatori letteralmente col fiato sospeso, con i suoi mille segreti e le menzogne e le scoperte sconvolgenti e una storia semplicemente fantastica.
I primi 10 episodi sono praticamente perfetti: la storia inizia subito forte, e cresce d’intensità in maniera costante, la trama si fa sempre più contorta e le performance sono davvero perfette.
Shin Ha-kyun, l’attore che interpreta Lee Dong-sik, è incredibile, ha un’espressività così fluida ed impeccabile, riesce a passare dal possibile assassino al fratello dal cuore infranto in un battito di ciglia, ed è assolutamente spettacolare da vedere.
I personaggi sono fantastici, umani, tutti con i propri segreti e i rimpianti, ognuno con una colpa da espiare, sempre pronti a cercare il mostro che si nasconde nelle persone che li circondano, ma anche quello che si nasconde dentro di loro.
Gli ultimi 6 episodi sono forse un po’ troppo concentrati sugli intrighi politici, sulla corruzione e l’etica e il potere e i soldi. Davvero interessante da seguire, ma a mio parere non quanto la prima parte, e la divisione quasi netta fra le due parti va a discapito della seconda.
Mescolando un po’ di più gli elementi della caccia al serial killer con tutti i retroscena politici si poteva dare un senso di omogeneità alla serie.
Ma non mi sto davvero lamentando, lo giuro: ho riso, ho pianto, sono rimasta attaccata allo schermo per più di 16 ore, e ne è valsa assolutamente la pena per un’opera simile, che contiene una storia appassionante, interpretata in maniera magistrale, visivamente impeccabile e con una colonna sonora perfetta per ogni situazione.
Se siete interessati, potete vedere l’intera stagione su Netflix.
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July 4, 2023
IL MIO OMICIDIO – KATIE WILLIAMS

Voto: 8/10
Edito: Bollati Boringhieri
Louise ha trent’anni, un marito e una figlia di pochi mesi quando viene uccisa.
Il suo è stato il quinto omicidio commesso dal serial killer Edward Early e, grazie all’intervento del pubblico e delle celebrità, dei media e dei famigliari delle vittime, il governo decide di riportarle in vita attraverso il programma della Commissione di Replicazione: vengono create delle copie esatte delle donne, dei cosiddetti cloni, con i loro ricordi e tutto il loro passato, per poter donare loro un futuro.
E così Lou può tornare a casa, da Silas e da Nova, e ricominciare la sua vita perfetta.
Ma la sua vita era davvero così perfetta?
C’è un borsone nascosto nel suo armadio a rammentarle la verità, ci sono i ricordi dei mesi difficili dopo la nascita di Nova, ci sono i dubbi e i segreti e le menzogne. E così Lou decide di voler capire meglio sé stessa e ciò che è accaduto, e per farlo ha bisogno di parlare con Edward Early.
Un thriller classico, ma non troppo.
Ci sono cinque vittime, il killer è già stato arrestato, e allora cosa ci resta?
Ambientato in un futuro non troppo distante, la storia ha la possibilità di sforare leggermente nella fantascienza. Non ci sono tecnologie mai sentite né altri aspetti particolarmente eccezionali dal punto di vista tecnico: macchine che si guidano da sole, telefoni integrati negli occhiali, videogiochi e lavori in VR; la parte più importante la gioca ovviamente la clonazione.
E mi è piaciuto molto il modo in cui ne parla Williams, con le donne che devono riadattarsi al proprio corpo, non hanno i ricordi dei giorni immediatamente precedenti alla loro morte, ed ho subito collegato queste immagini a ciò che devono affrontare le persone che sopravvivono ad un evento traumatico e violento.
Ovviamente in questo caso il trauma è elevato all’ennesima potenza, trattandosi di morte, ma per il resto credo che Williams stesse cercando di affrontarlo nel modo più realistico possibile, come si affrontano traumi fisici e psicologici nella realtà, e ci sia riuscita alla perfezione.
Alla stessa maniera, vengono affrontati molti temi importanti: la depressione post partum, la maternità, la famiglia, e in un certo senso anche la gravidanza surrogata. Ogni argomento viene trattato in maniera molto naturale e vera, umana; ci sono sofferenze a cui Lou non sa dare un nome o di cui non vuole parlare, periodi che cerca di dimenticare per riuscire ad andare avanti; ci sono dolori che attraversa con impeto per uscirne più forte, e piccole felicità che fanno sì che tutto il resto abbia un senso.
Anche la fascinazione per i serial killer da parte del pubblico (e l’ossessione mescolata al desiderio di vendetta delle vittime) viene affrontata in maniera interessante.
Lo stile di Williams è chiaro e scorrevole, il ritmo narrativo crescente ci tiene incollati alle pagine e i personaggi creati sono ben caratterizzati, ognuno con i propri tratti distintivi.
Ho letto alcune recensioni in cui la sua prosa veniva descritta come “frammentata”, ma io l’ho trovata molto fluida e coinvolgente (ma non avendo letto la versione originale, non so se sia tutto merito della traduttrice Prinetti, che comunque si merita i miei complimenti); la prosa rappresenta alla perfezione i pensieri e le sensazioni di una donna alla ricerca della verità, che si ritrova a vivere la propria vita e, al tempo stesso, la vita di un’altra persona.
William ha trovato una soluzione davvero originale per parlare di temi delicati e importanti, nascondendoli fra dialoghi divertenti e alcuni aspetti più classici dei thriller.
Un libro che aveva mille possibilità di compiere il passo sbagliato, ma per fortuna non lo fa mai; poco dopo la metà, quando ci avviciniamo alla risoluzione del mistero, temevo davvero di dover abbassare la valutazione per il più classico dei cliché, e invece Williams ci conduce fino alla fine per una strada diversa e intrigante, seguendo un percorso più “pacato” ma di grande impatto.
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July 2, 2023
VOLEVO SOLO SALUTARTI – RAFFAELE SCIANNIMANICO

Edito: PubMe
Grazie a Raffaele per avermi inviato una copia del suo romanzo!
Il protagonista di questo romanzo è un ragazzo di trent’anni, che vive una vita spenta, non ha un buon rapporto con i genitori e si è laureato in ritardo in una facoltà che non faceva per lui, ha perso degli amici e suo fratello lo tormenta da sempre, non trova niente che riesca a motivarlo o un lavoro che riesca a coinvolgerlo.
Un giorno, però, dopo aver incontrato un misterioso uomo vestito di nero, ha la possibilità di ricominciare, di tentare di cambiare la sua vita: si ritrova così nel proprio corpo di bambino, alle elementari, ma con la coscienza di un adulto, e questa volta è intenzionato a far andare tutto nella maniera giusta.
Può salvare Alice, la ragazzina timida con cui non aveva stretto proprio un rapporto d’amicizia ma con la quale amava parlare dei propri problemi nella vita precedente, cercando di allontanarla dalle mani del patrigno violento; può salvare il suo rapporto con Michele, il suo migliore amico, che ha perso di vista per diversi anni; può salvare Giuseppe, il ragazzino bullizzato vittima di un gravissimo incidente; può salvare Elia, il suo amico cresciuto senza le giuste attenzioni famigliari, violento e distruttivo, destinato ad un futuro tetro; può creare un rapporto migliore con la propria famiglia; può creare un futuro migliore per sé stesso, agendo presto per migliorare la propria salute fisica e costruendosi un futuro più luminoso.
Ma le cose sono davvero così semplici? Si può cambiare un evento passato senza ripercussioni future?
Questo romanzo di Sciannimanico affronta un argomento molto interessante, e lo fa con una storia ben pensata e coinvolgente.
Tutte le vicende, narrate in prima persona dal protagonista, si collegano bene fra loro, creando una maglia fitta che intreccia passato e futuro, errori da evitare e l’inevitabilità del destino.
Ragionando sull’importanza delle azioni delle persone, della volontà e dell’imprevedibilità del caso, questo romanzo ci accompagna in un viaggio che scava all’interno del protagonista, in cerca di grandi risposte.
La prima parte del romanzo, quella che racconta la vita attuale del protagonista, è purtroppo un po’ troppo confusionaria, con troppi salti temporali che possono confondere il lettore; nella seconda parte, con il protagonista nei panni di un bambino di 10 anni, riusciamo a comprendere meglio anche la prima parte e ad entrare nel susseguirsi di eventi.
Mi è piaciuto il fatto che l’autore non sia incappato in un terribile errore (orrore) che incombeva all’inizio di questo viaggio temporale: il protagonista, un trentenne nel corpo di un bambino, durante tutta la sua crescita, “resiste” alle “avances” delle sue coetanee; può sembrare una cosa stupida e ovvia ma, purtroppo, non lo è, e questo è stato un grande punto a favore.
D’altro canto, ci sono stati un paio di punti negativi (una dodicenne che cita Buddha e il fatto che una donna vittima di violenza domestica venga ripetutamente incolpata delle violenze di cui sua figlia è vittima da parte dello stesso uomo…ehm, no) che hanno un po’ bilanciato le cose.
I personaggi sono abbastanza interessanti, ognuno con le propria voce, e Sciannimanico non ha approfondito soltanto l’aspetto psicologico del protagonista, ma anche di chi gli sta intorno (purtroppo ricadendo anche in qualche cliché).
L’aspetto peggiore del romanzo, purtroppo, è lo stile: una quantità davvero esagerata di refusi ed errori grammaticali, intramezzata dall’utilizzo di termini più inusuali e ricercati e non amalgamati al resto dello stile, che hanno reso a tratti la lettura poco scorrevole e quasi tentennante, che un buon lavoro di editing avrebbe potuto correggere facilmente.
Davvero un peccato, perché la storia è interessante, letteralmente fino all’ultima pagina, con un finale che potrebbe essere considerato “negativo” per la storia, ma che ho apprezzato parecchio.
In generale è una storia carina, che affronta anche temi delicati e incuriosisce il lettore fino alla fine e lo spinge anche a porsi le stesse domande che si pone il protagonista, portandolo ad immedesimarsi con lui, rovinata purtroppo da una scrittura poco curata.
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June 29, 2023
IL SERPENTE OUROBOROS – E. R. EDDISON

Voto: 8/10
Edito: (Fanucci) Castelvecchi
È una notte come tante altre e Lessingham, dopo aver salutato sua moglie, si è ritirato nella Camera del Loto.
Improvvisamente, viene raggiunto da un uccello, un piccolo rondicchio, che lo invita a seguirlo a bordo di un cocchio trainato da un ippogrifo, verso il pianeta Mercurio.
Ed è proprio qui che si svolgono tutti i fatti: questo pianeta è diviso fra tante nazioni (Witchland, Demonland, Impland, Pixyland, le Isole Foliot) e abitato da tante razze (Demoni, Streghe, Fate, Ghoul, Goblin), e la guerra è ormai alle porte.
Re Gorice XI, sovrano di Witchland, si dichiara Re di Demonland e richiede un attimo di sottomissione da parte dei Signori di quella nazione. Questi si rifiutano e propongono un incontro di lotta fra il re e lord Goldry Bluszco, per giungere ad una soluzione una volta per tutte.
E così, dopo lo scontro, non volendo accettare la sconfitta, le Streghe mostrano il loro vero volto: attraverso la magia oscura rapiscono Goldry, fatto che porterà suo fratello Lord Juss a partire alla sua ricerca e darà definitivamente il via alla guerra.
Un fantasy eroico come non se ne scrivono più, questo romanzo è stato pubblicato nel 1922 ed è arrivato in Italia soltanto nel 1992, restando comunque abbastanza sconosciuto da allora.
Ed è davvero un peccato! Questa è un’opera fantastica!
All’interno della storia succede di tutto: grandi battaglie e sortilegi, tradimenti politici e benedizioni divine, lunghi viaggi su montagne maledette e scontri navali; ci sono uomini e animali leggendari, ippogrifi e bestie mostruose, natura impervia e grandi città.
La struttura dell’opera è semplicemente grandiosa, perché Eddison ha costruito, strato dopo strato, un romanzo che prende spunto da (e si rifà a) tantissime altre opere: dai grandi miti norreni alle saghe islandesi, da Shakespeare all’Iliade e l’Odissea, dalle leggende assire ai miti greci, racconti di viaggio del XIV secolo e l’Eneide. Ci sono tantissimi riferimenti e citazioni (il tutto spiegato magnificamente alla fine del libro con delle note), ci sono mille mondi racchiusi in questo.
La prosa di Eddison è molto poetica ed evocativa, altisonante e barocca, ma non risulta pesante.
Ho letto moltissime recensioni del libro, ed una delle lamentate più comuni in quelle negative riguardava lo stile complesso e a tratti “borioso”, prolisso e lento (e vorrei soltanto chiedere come sia possibile che quelle stesse persone non si lamentino della stessa cosa ne “La compagnia dell’anello”, che ho dovuto abbandonare 2 volte prima di riuscire a portare a termine); non ho letto l’opera in inglese, e posso solo immaginare quanto sia volutamente convoluta, ma ho trovato la traduzione italiana (i miei complimenti a Bernardo Cicchetti) assolutamente magnifica, ricca e densa, adeguata ad una storia di questo tipo.
Una storia che può sembrare frammentata all’inizio, ma che piano piano ricollega tutti i pezzi e ci mostra un quadro d’insieme ricco e dettagliato, pieno di strategie militari e politica, tradimenti e fratellanza, amori e rancori, il tutto condito con ironia e sagacia.
I personaggi, soprattutto i Demoni, assomigliano per la maggior parte ai grandi eroi dei poemi epici (anche nel modo in cui vengono descritti fisicamente), pieni di grandi sentimenti e grandi ideali.
Le Streghe sono “i cattivi”, ma anche loro sono ben caratterizzati e non incarnano semplicemente quel ruolo, ma si mostrano nelle mille sfaccettature dell’uomo.
Ci sono scontri sanguinosi e violenti, ma Eddison sa sempre quando è il momento di fermarsi per descrivere la bellezza della natura o la dolcezza di un sentimento.
Il finale è l’epitome del serpente Ouroboros che si morde la coda.
Senza spoiler, dirò soltanto che, appena terminato, il libro mi aveva lasciato quasi l’amaro in bocca. Ma poi ci ho pensato, e ci ho riflettuto ancora un po’, e credo sia il finale perfetto per il concetto del serpente e per i personaggi stessi.
Una lettura davvero interessante e coinvolgente, poetica e grandiosa.
Sarà un piacere ritornare sulle vette del Koshtra Belorn o sotto le mura di Carce.
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