Rachele Riccetto's Blog, page 21

September 19, 2023

N.S.O.E. – VANSKY

sdr

Ringrazio molto Vansky per avermi inviato una copia del suo romanzo!

Sette sconosciuti si ritrovano nella hall di un hotel di New York, pronti per iniziare una grande avventura: un viaggio attraverso l’America, con destinazione Los Angeles.
L’organizzatore del viaggio, il Pastore, li informa all’ultimo secondo di non poter partecipare alla traversata, e i sette avventurieri partono da soli, in un viaggio alla ricerca di sé stessi, un viaggio per comprendere la vita e conoscere le persone che li accompagnano, per imparare a sognare e a vivere a pieno.

Questo romanzo è una specie di diario di viaggio, in parte guida turistica e in parte romanzo di formazione (ma per adulti).

La storia si svolge in maniera naturale, seguendo il percorso dei protagonisti e il modo in cui ognuno di loro affronta queste nuove avventure e il passato che si porta dietro.

I personaggi sono Aberdeen (bello, ricco e viziato), Amber (bella, spogliarellista dal passato turbolento), Kiki (artista senza fortuna), Brenda (scienziata che ha dedicato tutta la sua vita all’astronomia), Emily (casalinga timida e frustrata), Logan (colto e silenzioso) e Jacob (affascinante e con un bicchiere di whiskey sempre in mano).
Ognuno di loro ha un sogno da raggiungere e qualcosa nel passato a cui sfuggire.

I personaggi sono abbastanza diversi fra loro e caratterizzati, ma risultano un po’ troppo stereotipati (con qualche commento sessista qua e là, tipo definire delle ragazze “pietanze calde e succulente”) ed è difficile entrare davvero in sintonia con loro.

Il viaggio attraverso l’America è interessante, anche se forse un po’ troppo didascalico (la prima metà di ogni capitolo, con l’introduzione di ogni nuova tappa, sembra quasi una guida turistica di italiani per italiani, che lascia un po’ un senso di estraneità che poco si addice a dei personaggi che dovrebbero essere effettivamente americani).

Comunque è piacevole attraversare tutti questi luoghi diversi, dalla natura alla città, dal deserto alle mille luci di Las Vegas.

Il finale non mi ha convinto completamente, soprattutto per la “rivelazione” che sembra un po’ forzata e alcuni personaggi che si perdono completamente (se Aberdeen non avesse intrapreso il viaggio non sarebbe cambiato nulla nella sua vita).

La scrittura di Vanksy è semplice e scorrevole, a tratti un po’ forzata nella ricerca di grandi immagini poetiche e nell’analizzare i grandi viaggi interiori dei personaggi (così come i dialoghi, che risultano poco naturali e un po’ meccanici), ma la lettura risulta abbastanza fluida.
Questo è un problema molto comune fra le opere auto-pubblicate, ma non è niente di insormontabile.

In generale risulta un romanzo piacevole, che forse punta un po’ troppo in alto affrontando temi in maniera un po’ troppo semplicistica, ma che riesce a tenere compagnia al lettore.

Carino e gradevole, una lettura adatta a tutti.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

N.S.O.E.

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Published on September 19, 2023 00:45

September 17, 2023

AMERICAN DUST – RICHARD BRAUTIGAN

Voto: 8/10

Edito: Minimum Fax

Nel 1947 il protagonista è un ragazzino di 13 anni, che vive un’estate come tante altre; nel febbraio del 1948 la sua vita cambia improvvisamente e drasticamente; nel 1979 è un uomo ormai cresciuto, ma da trent’anni pensa ancora a quell’avvenimento che ha cambiato tutto, a quella scelta che ha messo in moto ogni evento che è andato a comporre la sua vita.

Se solo in quel febbraio del ’48 si fosse fermato ad acquistare un hamburger e non fosse entrato nel negozio accanto al ristorante, se solo si fosse lasciato tentare dall’ottimo odore della carne cotta invece che dal fucile esposto nella vetrina dell’armeria, a ricordargli di comprare le cartucce per il suo fucile calibro ’22, la sua vita sarebbe andata diversamente.

Non conoscevo affatto questo autore quando questo volume mi è letteralmente capitato fra le mani, un incontro fortuito e casuale, eppure è proprio questo il mio primo approccio a Brautigan: il suo ultimo romanzo, pubblicato nel 1982, appena un paio d’anni prima del suo suicidio.

Le pagine iniziali del romanzo contengono sofferenza e finalità, rimorso e irreparabilità, e compongono l’incipit perfetto per attirarci all’interno di questa storia.

Il protagonista, che rimane innominato per tutta l’opera, ricorda gli avvenimenti dell’ultima estate della sua infanzia, e riflette, con il senno di poi, sulle sue scelte e i suoi ricordi e tutto ciò che succedeva intorno a lui.

Gli eventi hanno luogo nell’estate del ’47 e nel febbraio del ’48, in un secondo dopo guerra americano particolarmente difficile, con gli strascichi della Crisi che si facevano ancora sentire pesantemente.

Nell’estate del ’47, il protagonista si divertiva ad andare a pesca nel piccolo lago senza nome della sua città, ad osservare una coppia che pescava i pesci gatto seduti comodamente sul divano che si portavano ogni giorno da casa, ad ascoltare le storie dei vecchi e raccattare le bottiglie di birra vuote per racimolare qualche soldo.

La vita sembrava più facile per un ragazzino, libera dal consumismo e dall’appiattimento causato dalle televisioni.
La vita del protagonista non era stata facile, la pesante mancanza del padre e i costanti traslochi, e la morte, sempre presente, che si muoveva intorno a lui, quasi come una serpe nascosta nell’erba alta, pronta ad attaccare in qualunque momento.

E la morte era sempre in agguato, mai troppo distante, ma mai tanto vicina quanto in quel febbraio del ’48, in quella giornata che cambiò tutto.

E in un certo senso anche noi, al giorno d’oggi, siamo abituati a sentire storie di sparatorie in America, di ragazzini e fucili e morti insensate, e la potenza di questo racconto sta anche in questo dettaglio.
Perché ci siamo praticamente abituati, ma non è una cosa normale a cui abituarsi, è una macchia nera, un colpo al cuore troppo spesso rivendicato con orgoglio.

Il tono di Brautigan è delicato e malinconico, quasi leggero, un po’ distaccato, i pensieri del protagonista saltano avanti e indietro nel tempo, creano collegamenti e intrecciano ricordi, senza tentare di dare un senso a qualcosa che un senso non ce l’ha.

Alcune parti sono quasi surreali, altre più serie, alcuni ironiche e divertenti, altre ciniche e più drammatiche, in un miscuglio denso che scivola facilmente di fronte ai nostri occhi, dipingendo un quadro perfetto di vite imperfette.

La voce del protagonista si nota appena, coperta dal canto dei grilli e dal soffio del vento, da questi turbinii di polvere che ricoprono ogni cosa, si posano e si rialzano, e noi con lui non possiamo fare altro che osservare la scena che si svolge di fronte ai nostri occhi, fino alla fine, fin quando la polvere non viene soffiata via un’ultima volta, e resta solo la desolazione di una mancanza, di un vuoto, di un sogno che non esiste più.

Proprio come in un sogno, proprio come in quel sogno in cui vorresti entrare ma che puoi solo osservare dall’esterno, l’inevitabile fine si avvicina sempre più velocemente, e non c’è modo di evitarla.

Una storia di destino e di destini, di povertà e libertà, tanto assurda quanto credibile.
Una storia di perdita e di desolazione, di accettazione, di rassegnazione.

Un libro che posso definire semplicemente bello, che sicuramente rileggerò tra qualche anno, e magari nel frattempo avrò recuperato anche qualche altra opera di quest’autore rimasto relegato in un’altra epoca.

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American Dust

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Published on September 17, 2023 01:23

September 14, 2023

STRANGER IN A STRANGE LAND – ROBERT A. HEINLEIN

Voto: 7/10

Edito: Fanucci

Valentine Michael Smith, detto Mike, è tecnicamente un essere umano ma, essendo nato su Marte, è un marziano.
Quando viene riportato sulla Terra, per dei tecnicismi legali, viene considerato proprietario del pianeta rosso, e per questo si ritroverà invischiato in un mare di guai.
Dovrà imparare una nuova lingua, un nuovo modo di pensare e di agire, di comportarsi e di rapportarsi agli altri; dovrà imparare cosa sono la politica e la religione, l’amore e l’amicizia, la vita e la morte su un pianeta a lui sconosciuto.
Mike non solo ragiona come un marziano, ma è anche in grado di compiere cosa incredibili, come comunicare telepaticamente, spostare oggetti con la mente (telecinesi), far scomparire cose (farle “smettere di esistere”), e altro ancora.
Con il suo modo di pensare e di vedere il mondo influenzerà tutte le persone intorno a lui, che lo trasformeranno in una specie di nuovo Messia.

Pubblicato all’inizio degli anni ’60, questo è sicuramente un romanzo importantissimo per il genere fantascientifico.

La storia è interessante e ben pensata, complessa e umana; la lettura è abbastanza scorrevole, il tono ironico della maggior parte delle conversazioni fra umani rende il tutto ancora più surreale.

Mike è un personaggio particolare e davvero affascinante, che riesce a trasmetterci un modo nuovo di osservare l’umanità e la nostra condizione.
La parte migliore del romanzo per me è stata proprio questa: Heinlein ha trovato un modo intelligente per creare un personaggio “distaccato” dal resto delle persone, così da poterlo utilizzare per analizzare attentamente il mondo che lo circonda, partendo dai concetti che più diamo per scontati (la lingua) fino a quelli più complessi (religione e filosofia).

Purtroppo è anche una storia piena di stereotipi misogini, sessismo, un po’ di razzismo, e un tocco di omofobia, che non guastano mai.

Che sia Jill stessa, il personaggio principale femminile, a pronunciare la frase “Nove volte su dieci, se una ragazza viene violentata, la colpa è sua” (in inglese la frase è “attenuata” dall’utilizzo del termine “partly”, ma comunque), non solo è sbagliato e orripilante e disgustoso, ma sta anche ad indicare chiaramente uno dei problemi di base di questo romanzo.

È davvero un peccato, soprattutto visto il modo in cui Heinlein racconta la mentalità di Mike, così aperta e senza alcun tipo di pregiudizio, che lo scrittore abbia deciso di includerne così tanti in tutto il romanzo.

Resta comunque una lettura interessante, molto piacevole, che mette in risalto le ipocrisie che gli esseri umani hanno creato e con cui convivono costantemente.

Per gli amanti del genere e non solo.

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Stranger in a strange land (eng)

Straniero in terra straniera (ita)

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Published on September 14, 2023 00:50

September 12, 2023

LA PIETRA CHE SCOTTA – DONALD E. WESTLAKE

Voto: 8/10

Edito: TimeCrime (Fanucci)

Un ringraziamento enorme a TimeCrime per avermi inviato una copia di questo romanzo!

John Dortmunder è appena uscito di prigione, letteralmente a qualche passo di distanza dal grande cancello che si richiude alle sue spalle, quando viene avvicinato dal suo vecchio amico Kelp.
I due si conoscono da tempo, ma non è per semplice cameratismo che Kelp ha guidato fino alla prigione per incontrarlo: ha un lavoro da offrirgli.
Un’ex colonia britannica ha da poco conquistato l’indipendenza e così facendo si è scissa in due nazioni: Talabwo e Akinzi. Le due nazioni africane prima condividevano il possesso di un enorme smeraldo dal valore di cinquecentomila dollari, ma dopo la separazione sono arrivate a contenderselo.
O per meglio dire, lo smeraldo è in mano ad Akinzi e Talabwo è pronta a tutto per tornare in possesso.

Anche ingaggiare una banda di ladri perché lo rubino per loro.

La prima cosa che colpisce di questo romanzo è il tono: umoristico, leggero, sempre un po’ sopra le righe.

I cinque personaggi principali non sono particolarmente approfonditi, ma ognuno ha un tratto particolare che lo rende subito riconoscibile.

Dortmunder e i suoi compari sono uomini di una certa età, abituati alla vita al limite (e ben oltre) della legalità, professionisti del mestiere.

Ed è qui che arriva il bello.
Nonostante i piani geniali di Dortmunder vadano sempre nella maniera giusta (tutto fila anche troppo liscio, in un certo senso), alla fine i cinque si ritrovano sempre a mani vuote.
Il caso sembra muoversi sempre contro di loro, avvicinandoli tanto allo smeraldo da poterlo quasi sfiorare, per poi respingerli lontano.

I piani si fanno sempre più elaborati, utilizzano camion ed elicotteri e locomotive, si intrufolano in un ospedale psichiatrico e in un caveau sotterraneo di una banca di Manhattan per accedere ad una cassetta di sicurezza.
Le provano tutte, tutto va per il verso giusto e lo smeraldo continua a sfuggire.

Per ben cinque volte lo smeraldo riuscirà ad eludere la cattura, ma Dortmunder non si arrende facilmente.

E i cinque sono dei professionisti, in fondo. E noi non possiamo fare altro che fare il tifo per loro, spassionatamente.

Una lettura davvero divertente e coinvolgente, piena di humour ed azione, di piani complicati ed altri anche troppo semplici, che ci tengono incollati alle pagine e ci fanno tifare per la simpatica ma sfortunata squadra.

Non conoscevo Westlake e di conseguenza non conoscevo la serie di romanzi su Dortmunder, ma sono davvero felice di aver avuto l’opportunità di iniziare questo percorso, che si prospetta spassoso ed eccitante.

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La pietra che scotta

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Published on September 12, 2023 01:13

September 10, 2023

NEVADA – IMOGEN BINNIE

Voto: 8/10

Edito: Feltrinelli

Maria è una donna, ha 29 anni, vive a New York con la sua ragazza e il suo gatto, e lavora in una libreria.
La sua vita, però, sembra essersi impantanata.

Maria è nata in un piccolo paese della Pennsylvania e per un periodo della sua vita, per un breve periodo, ha pensato che forse, più o meno, potesse essere un ragazzo.
Faceva cose da ragazzo, usava un nome da ragazzo, si vestiva da ragazzo e cercava di comportarsi come il tipico ragazzo americano.
Ma che Maria è in realtà una donna in un certo senso l’ha sempre saputo, e così si è trasferita a New York, ha trovato casa e lavoro, ed ha iniziato il suo percorso di transizione.

Ora Maria vive la sua vita in questo limbo di essere e non essere, apparire e non apparire, perché lei è una donna, una donna trans, una donna che ha problemi ad entrare in contatto con i propri sentimenti e a condividerli con chi le sta intorno, ad accettare il proprio corpo e condividersi con la propria ragazza, e così Maria si nasconde, e finge, e si estranea, e la sua vita sembra essersi completamente bloccata.

E così, quando la sua storia finisce e perde il lavoro, capisce che è il momento di cambiare qualcosa, o almeno di cambiare aria per un po’, e decide di partire, un lungo viaggio macchina le farà bene, un viaggio verso il Pacifico.

Durante il viaggio si ferma in un piccolo paesino del Nevada, Star City, e in un centro commerciale incontrerà per caso il giovane James, e con uno sguardo sapranno riconoscersi anche se forse non riusciranno a comprendersi del tutto.

E forse in un certo senso si aiuteranno almeno un po’ a vicenda, almeno per un attimo, almeno con qualche parola.

Un romanzo che maschera un saggio sulla transessualità e sul genere e sui costrutti sociali, scritto come una specie di post di un blog, di qualcuno che sta cercando di capire cosa pensa della vita e delle mille sfaccettature nascoste in ogni pensiero e in ogni desiderio.
Forse lo stile non funziona del tutto, perché certo, va bene, una prosa che sembra una chiacchierata fra adolescenti che sanno grandi termini ma non come costruire frasi complesse può sembrare “innovativo” (e molto “primo decennio del 2000”, che è quando questo libro è stato pensato e scritto), ma dopo un po’, ecco, diciamo che perde un po’ del suo fascino e, più o meno, almeno un po’, almeno a me, annoia.

La lettura scorre veloce, scivola di fronte ai nostri occhi nonostante i temi vengano trattati in maniera intensiva e approfondita, senza glissare davvero sopra a niente: il sesso e il corpo, gli ormoni e le droghe, il patriarcato e l’identità di genere, i desideri e le fantasie nascoste, chi siamo e chi crediamo di essere e chi vorremmo essere, quanto di ciò che siamo è vero e quanto ci viene imposto dalla società.

(“Piccolo” problema di transfobia verso gli uomini trans, che non mi aspettavo nel libro di una donna trans, e che forse mi ha spinto ad abbassare un po’ il voto, perché diciamo che mi aspettassi che una donna trans potesse comprendere meglio certe dinamiche, e anche se sono le parole di un personaggio e non dell’autrice, in questo contesto risultano comunque “sbagliate”.)

Maria è un personaggio interessante: non è una bella persona, ma è una persona che ci sta provando.

Maria sa di comportarsi spesso in maniera egoistica e di essere sempre concentrata su sé stessa, ma il suo viaggio interiore è in costante sviluppo e lei stessa è in perpetuo mutamento.
Riconosce i propri errori e le proprie limitazioni, sa che la transizione le è costata parecchio e sente di essere riuscita ad andare avanti come persona, pur avendo il bisogno di continuare ad evolversi, come tutti gli esseri umani.
Maria lo sa, osserva sé stessa e le proprie azioni dall’esterno, ed è costantemente alla ricerca.

James, d’altro canto, è giovane, ha 19 anni e una ragazza a cui tiene molto, e non ha le parole adatte per spiegare ciò che prova e ciò che desidera.
Quando incontra Maria si sente attratto da lei, senza sapere neanche lui come capisce che lei è trans e vorrebbe parlarle, o più che altro sentirla parlare, e magari fare chiarezza su alcuni dei dubbi che si sente dentro.
Ma lo scontro dei loro due mondi non va esattamente come lui si sarebbe aspettato, e se da una parte è sempre affascinato da Maria e da tutto ciò che lei sa e riesce a spiegargli con i suoi lunghi “monologhi queer”, dall’altro forse non è ancora pronto per affrontare quel mondo immenso e spaventoso della realtà.

Maria e James si incontrano e in un certo senso si aiutano a vicenda, si rispecchiano in maniera distorta l’uno nella vita dell’altra, ma non riescono completamente a toccarsi.

Il finale, con il suo anti-climax, è perfetto: i grandi cambiamenti non iniziano sempre con un’esplosione, e anche se il lettore si aspetta una grande rivelazione in grado di mutare completamente il modo in cui uno vede il mondo, questo lungo viaggio è solo una tappa, una virgola, un respiro, un pensiero, in grado di germogliare e portare a sé stessi.

Una lettura dolce e sensibile, divertente e profonda, in grado di affrontare in maniera chiara e accesa e viva temi che troppo spesso vengono ignorati; una ragazza trans parte per un viaggio attraverso l’America e attraverso sé stessa, ed accompagnarla è incantevole.

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Nevad a (ita)

Nevada (eng)

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Published on September 10, 2023 01:17

September 7, 2023

LA MORTE DI BELLE – GEORGES SIMENON

Voto: 8/10

Edito: Adelphi

Una serata come tante altre, quella che si svolge a casa Ashby.
Spencer ha deciso di restare a casa a lavorare al tornio, bere il suo solito whiskey e poi andare a dormire.
Sua moglie Christine è uscita, e si è fermata a giocare a bridge a casa di amici; la giovane Belle, figlia di un’amica di Christine, ospite a casa Ashby, è andata al cinema.
Quando Belle torna a casa, si affaccia nello studio di Spencer, lo saluta, e se ne va.

Ma la mattina seguente le cose sono cambiate all’interno del piccolo cottage.
Belle viene ritrovata senza vita, e gli occhi di tutti si puntano sul sospettato principale, l’uomo che è rimasto tutta la notte a casa e non ha un alibi né testimoni, l’uomo che si trovava a pochi metri di distanza dal luogo dell’omicidio ma dice di non aver sentito niente di strano e continua a dichiararsi innocente: Spencer Ashby.

E così, mentre tutte le strade sembrano in qualche maniera riportare sempre nella stessa direzione, ricreando una storia che si attorciglia su sé stessa senza capo né coda, Spencer inizia a soffrire per la pesantezza degli sguardi che lo scrutano, per la violenza delle parole che lo accusano, per la solitudine dei silenzi che lo circondano.

Ho letto pochissimi libri di Simenon, credo che questo sia il secondo o il terzo, e ogni volta penso che dovrei davvero leggerne di più, e ogni volta lascio passare troppo tempo e poi mi ritrovo con lo stesso pensiero fra le mani.

Un romanzo un po’ giallo, un po’ thriller, molto psicologico.

Aspetto principale non è la morte, ma la vita; gli occhi non sono puntati sul cadavere al centro della stanza, ma sull’uomo riservato che siede silenziosamente sulla sua poltrona.

C’è stato un omicidio, è vero, e per un attimo anche noi crediamo che trovare l’assassino sia il punto fondamentale della storia, ma quando l’indice accusatore della società resta incollato su un uomo che ai nostri occhi si dimostra innocente, capiamo che le cose stanno per prendere un’altra piega.

Scavando a fondo nel personaggio di Spencer come singolo e della società come molteplice, Simenon ci mostra un quadro di ossessioni e ombre, di ricordi repressi e antiche fantasie mai dimenticate.
Spencer è un uomo tranquillo, è un professore che ha passato la maggior parte della sua vita nel mondo accademico, ha sposato una donna mite ed ha continuato a vivere una vita senza grandi scossoni.
Spencer non è un uomo di passioni, di impulsi.
Spencer non ha mai guardato Belle in quella maniera, non l’ha mai notata.
Eppure tutti diffidano di lui, tutti lo studiano e lo giudicano e vogliono trasformarlo in qualcosa che non è: un mostro.
E Spencer tenta di portare avanti una parvenza di normalità, in questa nuova realtà in cui è costantemente sotto attacco, ma la pressione cresce sempre di più e lui non può resistere per sempre.

C’è un senso di impotenza ed inevitabilità nello sviluppo di Spencer, quest’uomo che sembra non nascondere zone d’ombra ma che viene modellato dalla pressione esterna.

La penna di Simenon sa affondare all’interno dell’animo di una persona con pura maestria, sa esattamente come mescolare dubbi e certezze, luce e tenebre.

La società descritta è una carica di finto perbenismo, di finti moralismi, che parla e sparla e pone le domande sbagliate con tono viscido e complice.
Una società che non è in grado di cacciare o scacciare il male, ma che riesce soltanto a crearlo e a farlo procreare.

Le tinte fosche e quel sapore noir, l’ambientazione quasi claustrofobica e la necessità di scappare, tutto ciò che è e il suo divenire, il mondo in un piccolo paesino chiuso.

Una storia breve, scritta con tono asciutto e frasi mai troppo lunghe, che arrivano dritte al punto.

Simenon riesce a dissezionare i personaggi e i lettori, le loro emozioni e i loro pensieri, facendo sbocciare tutta la storia nel profondo delle loro anime e facendoci quasi dimenticare cosa sta succedendo all’esterno.

Un viaggio interiore che non ci porta alla comprensione di un mostro, ma alla sua creazione.


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La morte di Belle

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Published on September 07, 2023 01:04

September 5, 2023

NUOVO TITOLO PER FANUCCI EDITORE

Salve a tutti!

Oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo titolo edito TimeCrime (“succursale” di Fanucci Editore) che mi è stato gentilmente inviato dall’editore.

Pubblicato negli Stati Uniti nel 1970, questo romanzo dà inizio alla serie di romanzi con protagonista John Archibald Dortmunder. In Italia era già stato pubblicato da Mondadori nel 1986 con il titolo “Gli ineffabili cinque”, ma oggi ritorna con il suo titolo originale.

Fresco di prigione, Dortmunder viene coinvolto in una rapina che potrebbe scatenare una guerra. Quando esce dal carcere con dieci dollari, un biglietto del treno e nient’altro, ha solo un buon nome e un’ottima reputazione: nessuno pianifica un colpo meglio di Dortmunder. Il suo amico Kelp lo va a prendere su una Cadillac rubata e, durante il tragitto, gli racconta la storia di uno smeraldo dal valore di 500.000 dollari che non devono far altro che rubare. Dortmunder non esita un istante. Lo smeraldo è il gioiello della corona di un’ex colonia britannica, a cui è stata recentemente concessa l’indipendenza e divisa in due nazioni: Talabwo e Akinzi. Akinzi ha la pietra, a Talabwo la rivogliono e il loro rappresentante alle Nazioni Unite offre un’ottima ricompensa a chi ne entrerà in possesso. Per Dortmunder e Kelp non sarà una semplice rapina, troppi interessi si avvicendano intorno al gioiello, ma sarà un’occasione perfetta per dimostrare le loro qualità come professionisti del crimine.

BIO: Donaldo E. Westlake (1933 – 2008), uno degli autori più talentuosi della narrativa poliziesca americana, ha iniziato la sua carriera alla fine degli ’50, spesso scrivendo anche quattro romanzi all’anno sotto vari pseudonimi, per poi pubblicare con il proprio nome. I suoi personaggi più noti sono John Dortmunder, un ladro piuttosto sfortunato, e uno spietato criminale di nome Parker.

Le sue opere gli valsero tre Edgar Award e un Grand Master Award della Mystery Writers of America.

Con La pietra che scotta, primo romanzo della serie su John Dortmunder diventato nel 1972 un film con Robert Redford, fa il suo ingresso nel catalogo TimeCrime, a cui seguirà il secondo capitolo, Bank Shot.

Mentre sul personaggio di Parker usciranno The Hunter, The Man with the Getaway Face e The Black Ice Score, serie di ispirazione per il film Play Dirty, prodotto da Amazon Studios e dalla Team Downey, interpretato da Robert Downey Jr.

Un poliziesco davvero divertente e affascinante; sono ancora all’inizio del libro, ma la storia mi ha già conquistata!

Non vedo l’ora di leggerlo e parlarne con voi.

Presto la recensione.

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Published on September 05, 2023 01:40

September 3, 2023

LA VITA DI CHI RESTA – MATTEO B. BIANCHI

Voto: 7/10

Edito: Mondadori

Questo non è un romanzo vero e proprio.

Questo è una specie di diario, di pagine di appunti che Bianchi ha cominciato a scrivere, prima inconsciamente e poi scientemente, da quel fatidico giorno di vent’anni fa, quando S., l’uomo che era stato il suo compagno per sette anni, ha deciso di togliersi la vita.

Pensieri, riflessioni, dolore e rimpianti, amore e rimorsi, vent’anni di cose non dette si rincorrono sulle pagine, cercando di spiegare come una cosa simile, così grande e terribile, possa influenzare la vita di chi resta.

Al tempo stesso, però, questo è un libro su come scrivere un romanzo sul dolore.

Bianchi spiega (forse con troppo ego e poca accettazione degli altri) come muoversi fra le ombre di un evento così amaro, ricorda e giustifica i propri passi, i propri pensieri.

La storia raccontata è, ovviamente, straziante, ed è impossibile sfuggire alla sofferenza di Bianchi, che sin dalle prime pagine ci avvolge nelle sue spire, ci soffoca.

La prosa però è semplice, forse troppo, e un tocco poetico avrebbe potuto rendere questo libro molto più forte.
Ci sono ripetizioni ed elucubrazioni che girano e rigirano, cariche di retorica, e alla fine sembrano quasi banalizzare un po’ tutto il dolore che contengono.

Bianchi parla da conoscitore del proprio dolore, ovviamente, ma più volte fa commenti infelici che sembrano volti a sminuire le sofferenze degli altri: cosa ne vuoi sapere tu, se hai avuto un lutto famigliare qualsiasi o sei solo una “casalinga annoiata”, di cos’è il vero dolore?
Per un attimo sembra accorgersi delle proprie parole, parla di “snobismo del dolore”, ma poi continua imperterrito per la sua strada.

Io non sminuisco il tuo dolore, Matteo, perché posso solo immaginare quanto sia immenso e profondo, ma tu dimostra altrettanta empatia al resto del mondo.

Sinceramente è difficile immergersi completamente fra queste pagine, perché il dolore che ne scaturisce è quasi troppo, la gioia di un ricordo felice mescolata allo strazio della mancanza, ma credo che ne valga comunque la pena.

Una lettura sicuramente interessante, che affronta un tema molto delicato e troppo spesso taciuto, ancora quasi tabù, e ci sommerge nella sua angoscia dolce e amara, quasi contro la nostra volontà, sbattendoci in faccia un dolore antico e primordiale, che ci rende tutti uguali e vicini.

L’opera di Bianchi credo sia comunque commendabile: non solo per essere riuscito a sopravvivere lui stesso ad un tipo simile di sofferenza, ma per aver trovato il modo giusto per sé per attraversare questo mare di tormento ed elaborare il lutto, con la creazione di un libro toccante e a tratti straziante.

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La vita di chi resta

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Published on September 03, 2023 01:04

August 31, 2023

DIVERSO – ROBERTO DEL BALZO

Edito: La Gru

Ringrazio tantissimo Roberto per avermi inviato una copia del suo romanzo!

Osvaldo Giustozzi ha quasi cinquant’anni, lavora da circa vent’anni come redattore per la rivista “Reality Square” ed ha finalmente deciso di dare le dimissioni.
La sua vita si è trasformata in un’unica macchia indistinta, senza gioie o sorprese, un susseguirsi infinito di azioni che si ripetono sempre uguali, giorno dopo giorno.
Osvaldo non riesce più a riconoscersi in quel grigiore uniforme e piatto, si lamenta costantemente con sua moglie Luisa dei colleghi e del lavoro, ed ha trovato l’unico modo per liberarsi definitivamente di quel peso: quel lunedì, quell’ultimo e fatidico lunedì, consegnerà la sua lettera di dimissioni.
Ma le cose non andranno esattamente come si aspetta.

La storia ci viene raccontata in prima persona da Osvaldo (oltre ad un breve capitolo che dà voce ai pensieri e ai ricordi di sua moglie Luisa ed un paio a quelli di due ex colleghi, Michele e Giuseppe) e, attraverso i suoi occhi, osserviamo le sue ultime otto ore di lavoro in ufficio, conosciamo i suoi colleghi, un po’ del suo passato e, soprattutto, l’odio e l’insofferenza che ha accumulato durante gli anni.
Sì, perché Osvaldo è una persona estremamente infelice, ossessionato dal suo odio per il suo collega Mastroni, e ogni giorno tenta di sfogare almeno in parte ciò che prova raccontando le sue giornate alla moglie, ma non è mai abbastanza.
Osvaldo sente che Luisa non lo capisce e, forse, neanche lo ascolta, e sinceramente non mi sento di addossare alcuna colpa a quella povera donna.
Osvaldo è un uomo pesante, petulante, ossessivo, pieno di rabbia e livore, che giudica tutti i suoi colleghi e tratta con sufficienza tutte le persone che ha intorno.

Mi è piaciuto il messaggio sull’alienazione dell’uomo; comprendo e condivido i sentimenti del protagonista riguardo allo “spreco” di una vita in ufficio e come la banalità di una vita che segue sempre la stessa routine possa portare all’abbruttimento dell’uomo; mi è stato però impossibile empatizzare con lui sotto qualsiasi aspetto.

Gli altri due personaggi più importanti, Michele Mastroni e Giuseppe Infascelli, risultano un po’ più umani e interessanti, ognuno con le proprie insicurezze e le proprie verità: Michele tenta di nascondere le sue paure e insicurezze facendo lo sbruffone; Giuseppe si è ormai abituato ad una vita di silenzi e solitudine, ma non per questo accetta il modo in cui tutti lo trattano e alla fine si rivela la persona più “propositiva”.

Lo stile di Del Balzo è ricercato e curato, la prosa è densa e forse un po’ troppo verbosa, ma sicuramente adeguata per un viaggio interiore di questo tipo.

I concetti di base si ripetono spesso, in una retorica circolare che rallenta ancora di più la scorrevolezza del testo e finisce per appesantire un po’ troppo la lettura.

INIZIO SPOILER

Ci sono un paio di cose che non ho trovato particolarmente sensate, ma soltanto utili per portare avanti la storia:

– Osvaldo lascia la lettera di dimissioni e se ne va. Peccato che non funzioni così, e che sia previsto un periodo di preavviso.

– Osvaldo viene incolpato di omicidio e occultamento di cadavere e condannato a 24 anni di carcere soltanto perché in ufficio sapevano che non andava d’accordo con la vittima; dopo mesi dalla scomparsa, trovano i segni degli incisivi della presunta vittima sulle nocche di Osvaldo; non c’è il corpo né la benché minima prova della colpa di Giustozzi o che sia stato commesso un qualche crimine.

– Giuseppe confessa tutto in una lettera che spedisce ad Osvaldo in carcere, ma credo che la posta dei detenuti venga controllata.

FINE SPOILER

Questo romanzo contiene molte idee interessanti e riesce a scavare bene nella mente dei personaggi e a raggiungere il cuore di tutti loro.

Il finale è, sì, inaspettato, ma non mi ha convinto del tutto, perché fa una svolta forse un po’ “insensata”, che riesce comunque a mettere in luce altri aspetti dei personaggi, fino all’ultima riga.

Una lettura interessante, che trasmette la voglia di ricominciare e di non accettare semplicemente lo scorrere delle cose.
Un romanzo che spinge il lettore a ragionare sulla storia e sulla propria vita, sulle scelte che compiamo ogni giorno e sull’umanità tutta.

Se siete interessati, potete acquistare il libro direttamente al link qui sotto:

Diverso

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Published on August 31, 2023 00:52

August 29, 2023

GHOST OF TSUSHIMA

Voto: 8/10

Sviluppatore: Sucker Punch Productions

Giappone feudale, isola di Tsushima.
I mongoli danno inizio alla loro invasione nipponica proprio da questa piccola isola, uccidendo tutti i samurai che incontrano.
Quando lord Ishimura, signore e protettore dell’isola, viene catturato da Khotun Khan, toccherà a noi, nei panni di Jin, suo nipote e ultimo samurai, salvarlo per liberare Tsushima e scacciare il nemico.

Un gioco bello da vedere, carino da seguire, abbastanza facile da giocare.

Vestendo i (molteplici) panni di Jin, ci muoviamo liberamente per l’isola di Tsushima, seguendo una storia principale (che è possibile portare a termine in 30 ore circa) e incontrando molte missioni secondarie.
Dovremo reclutare alleati, acquisire ed aumentare le nostre tecniche di combattimento, migliorare armi ed armature, e riconquistare un centimetro alla volta tutto il territorio dell’isola.

Le ambientazioni sono semplicemente fantastiche: dalle immense risaie alle coste scoscese, dalle paludi alle foreste, dai santuari abbandonati ai piccoli villaggi, viaggiare per queste terre è semplicemente fantastico.

Azzeccatissima anche la scelta di raccontare la storia utilizzando spesso piano lunghi o medi che danno un taglio più cinematografico all’opera, cercando di riportare alla memoria il cinema orientale.

La storia, purtroppo, non è all’altezza delle immagini: è un po’ troppo scontata, un po’ troppo lineare, a tratti ingenua.
Jin sembra “cadere” nel suo personaggio un po’ troppo velocemente, senza la possibilità di apprezzare del tutto i cambiamenti che hanno luogo in lui.

Mi sarebbe piaciuto molto poter interagire di più con la narrazione e poter influenzare la strada intrapresa da Jin, ma l’unica cosa su cui abbiamo davvero il controllo è l’ordine in cui sbloccare le tantissime tecniche che il personaggio è in grado di imparare.

In quanto open world, le ripetizioni sono molte, ma c’era anche da aspettarselo: i luoghi da liberare e i nemici (non troppo svegli) da sconfiggere, i collezionabili da trovare e l’inventario da potenziare.
Anche i combattimenti sono piuttosto semplici, senza niente di davvero innovativo (anche se ho apprezzato le quattro diverse forme per la spada, ognuna pensata per un tipo diverso di nemico) e con qualche problemino nelle parate e nel lock-on.

Carine anche le boss fight, alcune più complicate ed altre piuttosto facili, e non in ordine crescente.

In generale è un gioco che mi è piaciuto parecchio, principalmente per le ambientazioni e per l’open world densissimo di missioni varie, ma il livello generale di difficoltà è medio-basso e la storia poteva essere articolata molto meglio, resa più imprevedibile e personalizzabile, giocando anche meglio sul personaggio di Jin e il suo sviluppo personale.

Non un’occasione completamente sprecata, ma neanche la grande opera che avrebbe potuto essere.

Se siete interessati, potete acquistare il videogioco direttamente al link qui sotto:

Ghost of Tsushima (ps4)

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Published on August 29, 2023 00:39