FLATLANDIA – EDWIN A. ABBOTT

Voto: 11/10
Edito: Adelphi
Se il mondo fosse una superficie piana sulla quale i suoi abitanti, figure geometriche bidimensionali, si muovono abbastanza liberamente, senza mai sovrapporsi, come sarebbe la vita?
Questa realtà ci viene spiegata dal protagonista del romanzo, un Quadrato che da anni, ormai, vive in prigione per aver tentato di diffondere idee pericolose che avrebbero potuto incitare il popolo a porsi domande scomode e a rivoltarsi alla gerarchia in comando.
Un romanzo breve e, semplicemente, geniale.
Scritto alla fine dell’800, racchiude nelle sue pagine una piccola storia di base, che funge un po’ come collegamento fra le varie idee che lo compongono, ma che non rappresenta la parte principale.
Insieme al nostro protagonista proviamo una sensazione di sconvolgimento quando scopriamo che Flatlandia non è l’unica realtà esistente, quella a due Dimensioni, ma che ce ne sono altre ad una Dimensione (Linelandia), a tre Dimensioni (Spacelandia), una adimensionale (Pointlandia) e perché no, teoricamente, anche una a quattro Dimensioni (Thoughtlandia) o forse di più.
La parte innovativa e brillante del romanzo, però, è il modo in cui Abbott ha mescolato matematica e geometria, politica e filosofia, logica e critica sociale per creare un mondo fantastico e terribile.
Con tono leggero e asciutto, didattico e conciso, ci spiega tutti (o quasi) gli aspetti della vita su Flatlandia, con tanto di rappresentazioni grafiche per facilitare la comprensione delle sue idee.
La spietata critica sociale viene raccontata con tono pratico, spiegando al lettore con naturalezza cosa spinge i flatlandesi a considerare le donne come gli esseri più infimi (delle semplici Linee Rette, senza intelletto e dominate dalle proprie emozioni) e ad eliminare senza pietà le Figure Irregolari, cercando di creare una società sempre più perfetta, composta da poligoni sempre più complessi ed avanzati.
La società raccontata non è soltanto quella vittoriana, ma quella del mondo intero, con le sue leggi naturali e i suoi comportamenti più spietati giustificati in nome del “bene della società”.
Quando il protagonista, un Quadrato che ha sempre vissuto una vita comune, riceve la visita di una Sfera, un Solido proveniente dalla Spacelandia, all’inizio non riesce a comprendere come un tale essere possa esistere.
Quando poi questa lo fa uscire dal piano della Flatlandia e gli permette di osservare il mondo in cui ha sempre vissuto da un altro punto di vista, tutto cambia.
La sua mente, ora aperta a nuove possibilità, comprende tutto ciò che osserva e ciò che gli viene spiegato, e anche di più, arrivando a mettere in discussione la possibile esistenza di ulteriori mondi, a quattro/cinque/sei/sette/otto dimensioni.
Abbott ci spinge, attraverso le parole di un Quadrato, ad osservare tutto ciò che ci circonda con occhi diversi, a non accontentarci, a continuare a cercare e ricercare e porci domande, perché le cose non sono sempre come sembrano.
Potrebbe trattarsi di un’altra realtà e di un’altra Dimensione, di grandi idee filosofiche o grandi rivelazioni divine, ma c’è sempre qualche altra cosa da cercare.
La matematica non mi ha mai appassionato, e tanto meno la geometria, ma questo romanzo è riuscito a catturarmi come poche altre letture prima.
Un’opera arguta e incisiva, che mostra come sia possibile creare qualunque cosa con la giusta dose di fantasia e un’eccezionale padronanza di linguaggio.
Un libro che ci spinge a mantenere una mente aperta, e a puntare “in alto, non a Nord”.
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