IL SERPENTE OUROBOROS – E. R. EDDISON

Voto: 8/10
Edito: (Fanucci) Castelvecchi
È una notte come tante altre e Lessingham, dopo aver salutato sua moglie, si è ritirato nella Camera del Loto.
Improvvisamente, viene raggiunto da un uccello, un piccolo rondicchio, che lo invita a seguirlo a bordo di un cocchio trainato da un ippogrifo, verso il pianeta Mercurio.
Ed è proprio qui che si svolgono tutti i fatti: questo pianeta è diviso fra tante nazioni (Witchland, Demonland, Impland, Pixyland, le Isole Foliot) e abitato da tante razze (Demoni, Streghe, Fate, Ghoul, Goblin), e la guerra è ormai alle porte.
Re Gorice XI, sovrano di Witchland, si dichiara Re di Demonland e richiede un attimo di sottomissione da parte dei Signori di quella nazione. Questi si rifiutano e propongono un incontro di lotta fra il re e lord Goldry Bluszco, per giungere ad una soluzione una volta per tutte.
E così, dopo lo scontro, non volendo accettare la sconfitta, le Streghe mostrano il loro vero volto: attraverso la magia oscura rapiscono Goldry, fatto che porterà suo fratello Lord Juss a partire alla sua ricerca e darà definitivamente il via alla guerra.
Un fantasy eroico come non se ne scrivono più, questo romanzo è stato pubblicato nel 1922 ed è arrivato in Italia soltanto nel 1992, restando comunque abbastanza sconosciuto da allora.
Ed è davvero un peccato! Questa è un’opera fantastica!
All’interno della storia succede di tutto: grandi battaglie e sortilegi, tradimenti politici e benedizioni divine, lunghi viaggi su montagne maledette e scontri navali; ci sono uomini e animali leggendari, ippogrifi e bestie mostruose, natura impervia e grandi città.
La struttura dell’opera è semplicemente grandiosa, perché Eddison ha costruito, strato dopo strato, un romanzo che prende spunto da (e si rifà a) tantissime altre opere: dai grandi miti norreni alle saghe islandesi, da Shakespeare all’Iliade e l’Odissea, dalle leggende assire ai miti greci, racconti di viaggio del XIV secolo e l’Eneide. Ci sono tantissimi riferimenti e citazioni (il tutto spiegato magnificamente alla fine del libro con delle note), ci sono mille mondi racchiusi in questo.
La prosa di Eddison è molto poetica ed evocativa, altisonante e barocca, ma non risulta pesante.
Ho letto moltissime recensioni del libro, ed una delle lamentate più comuni in quelle negative riguardava lo stile complesso e a tratti “borioso”, prolisso e lento (e vorrei soltanto chiedere come sia possibile che quelle stesse persone non si lamentino della stessa cosa ne “La compagnia dell’anello”, che ho dovuto abbandonare 2 volte prima di riuscire a portare a termine); non ho letto l’opera in inglese, e posso solo immaginare quanto sia volutamente convoluta, ma ho trovato la traduzione italiana (i miei complimenti a Bernardo Cicchetti) assolutamente magnifica, ricca e densa, adeguata ad una storia di questo tipo.
Una storia che può sembrare frammentata all’inizio, ma che piano piano ricollega tutti i pezzi e ci mostra un quadro d’insieme ricco e dettagliato, pieno di strategie militari e politica, tradimenti e fratellanza, amori e rancori, il tutto condito con ironia e sagacia.
I personaggi, soprattutto i Demoni, assomigliano per la maggior parte ai grandi eroi dei poemi epici (anche nel modo in cui vengono descritti fisicamente), pieni di grandi sentimenti e grandi ideali.
Le Streghe sono “i cattivi”, ma anche loro sono ben caratterizzati e non incarnano semplicemente quel ruolo, ma si mostrano nelle mille sfaccettature dell’uomo.
Ci sono scontri sanguinosi e violenti, ma Eddison sa sempre quando è il momento di fermarsi per descrivere la bellezza della natura o la dolcezza di un sentimento.
Il finale è l’epitome del serpente Ouroboros che si morde la coda.
Senza spoiler, dirò soltanto che, appena terminato, il libro mi aveva lasciato quasi l’amaro in bocca. Ma poi ci ho pensato, e ci ho riflettuto ancora un po’, e credo sia il finale perfetto per il concetto del serpente e per i personaggi stessi.
Una lettura davvero interessante e coinvolgente, poetica e grandiosa.
Sarà un piacere ritornare sulle vette del Koshtra Belorn o sotto le mura di Carce.
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