Ella S. Bennet's Blog, page 17

September 14, 2021

Georgette Heyer – La vedova riluttante * Le mie letture

(Titolo originale “The Reluctant Widow”, Traduzione di di Anna Luisa Zazo e Cecilia Vallardi, originale pubblicato nel 1946; edizione italiana del giugno 2021, Astoria)

Inizio col dire che ho trovato “La vedova riluttante” davvero piacevole. E non solo perché ero in crisi di astinenza da romanzo non letto di Georgette Heyer

Il protagonista maschile, lord Edward – Ned – Carlyon, ricorda il conte di Worth de “Il dandy della reggenza”, è un uomo sicuro di sé e insensibile, almeno apparentemente; si mostra sempre in grado di affrontare qualunque situazione e di trovare una soluzione a tutti i problemi; è stimato e considerato quasi infallibile dai fratelli, soprattutto da Nicky, il minore, un ragazzo che frequenta il primo anno a Oxford (e che al momento è appena stato sospeso a causa di uno scherzo che ha giocato ai danni di alcuni professori). A differenza di Worth, Carlyon ha una maggiore autoironia ed è consapevole di essere talvolta un po’ dispotico. Ha un grande senso della famiglia e delle responsabilità che questa comporta (ha tre fratelli e tre sorelle più giovani) e non di rado le sue frasi rivelano un sottile umorismo.

Elinor Rochdale è una giovane donna che ha già dovuto affrontare parecchi problemi: dopo il suicidio del padre si è vista costretta a lavorare per potersi mantenere. A causa di un disguido si trova all’improvviso in una situazione quasi surreale, tanto che inizialmente crede che Carlyon sia pazzo, ma si comporta comunque in modo piuttosto razionale.

Il rapporto fra Elinor e Carlyon è fin da subito una sorta di continuo battibecco, che però è spesso più apparente che reale, perché in realtà è molta la considerazione che hanno l’uno per l’altra. Ciò non toglie che lui le si rivolga minimizzando i problemi che le capitano a causa della situazione in cui ha contribuito a cacciarla e che le parole di lei per lui spesso trasudino sarcasmo. In realtà Elinor concede a Carlyon la propria fiducia fino da subito, accettando di sposare il cugino di lui, Eustace Cheviot, moribondo.

Non appena la giovane rimane vedova, la vicenda si tinge di giallo perché pare che il defunto Eustace custodisse un memorandum trafugato da un dossier segreto (il romanzo è ambientato durante le guerre contro Napoleone) su cui qualcuno vorrebbe mettere le mani per consegnarlo ai francesi e qualcun altro per restituirlo al proprietario. In un susseguirsi di colpi di scena il mistero viene svelato e ogni problema risolto. La ricerca del memorandum mi ha ricordato un poco quella che c’è ne “L’anello”, perché l’aspetto avventuroso viene sempre mescolato a quello ironico quando non addirittura comico.

I personaggi sono ben disegnati, ben caratterizzati (non che ci fosse da dubitarne); mi sembrava di vedere e sentire Nicky con le sue chiacchiere, la sua aspirazione all’avventura e il suo cane Bouncer (protagonista di varie scene divertenti, almeno per il lettore).

Un piccolo esempio: dopo che la ricerca di un passaggio segreto nella dimora della vedova ha dato i suoi frutti, è così che Nicky esprime la sua contentezza a Elinor per la scoperta e non solo:


“… Cugina Elinor, non sono mai stato tanto contento in vita mia. È fantastico! Noi a casa non abbiamo nulla del genere!”


“Che sciagura per voi!”


“Ebbene, a me sembra davvero ingiusto che un uomo spregevole come Eustace avesse una cosa così fantastica, quando certo non ne faceva alcun uso. Pensate a quello che avremmo potuto fare Harry e io se la avessimo avuta!”


(Harry è un altro fratello di Nicky)

Personaggi

Elinor Rochdale di Feldenhall, la protagonista, ventisei anni

lord Edward Carlyon, detto Ned dai fratelli, dai trenta ai quarant’anni

Nicholas Carlyon, fratello minore di lord Carlyon, detto Nicky

John Carlyon, fratello di mezzo di lord Carlyon e Nicky

Eustace Cheviot, cugino di lord Carlyon, dalle abitudini dissolute, cugino di lord Carlyon; sposa in punto di morte Elinor

lord Bedlington, zio di Eustace

Francis Cheviot, figlio di lord Bedlington e cugino di Eustace

Barrow e sua moglie, servitori di Eustace a Highnoons

Bouncer, il segugio di Nicky, un cane di carattere

signorina Beccles, ex governante di Elinor

Sinossi

Convinta di prendere servizio come governante, la giovane Elinor Rochdale deve fronteggiare un’incredibile vicenda: al termine di un lungo viaggio che dovrebbe condurla nella dimora della temibile signora Macclesfield, si trova invece in una casa signorile ma decadente, al cospetto di un elegante gentiluomo, lord Carlyon, che le chiede di sposare il cugino Eustace. Elinor capisce presto di essere arrivata nella casa sbagliata e teme di essere in presenza di un pazzo. Ma così non è. Grazie all’irresistibile fascino e alla lucida logica di lord Carlyon e alla sventatezza del suo giovane fratello Nicholas, Elinor si sorprende a diventare sposa e vedova nel breve corso di una notte e a trovarsi al centro di una singolarissima vicenda di documenti segreti, agenti inglesi al servizio di Napoleone, spie e assassini. Una rocambolesca trama gialla e gli immancabili colpi di fulmine ci regalano una Heyer al suo meglio.

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Published on September 14, 2021 15:10

September 11, 2021

The cotswold village of Naunton, in the Windrush valley, Gloucestershire, England

delizioso…

Jasmine Stone

The cotswold village of Naunton, in the Windrush valley, Gloucestershire, England

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Published on September 11, 2021 09:51

September 8, 2021

Emily * Capitolo sette – quarta parte

Esitante, la ragazza rimase immobile e quando lui la invitò: «Venite», la paura di incontrare Mr Davies e il desiderio di sapere perché si trovava lì la indussero a tornare sui suoi passi e a entrare nella biblioteca, una grande sala in cui due pareti erano coperte da librerie colme di volumi mentre alle altre erano appesi quadri con paesaggi esotici. Mr Wood le indicò una poltrona vicino a una delle finestre: «Accomodatevi» e aspettò che sedesse prima di fare altrettanto.

«Come state?» le chiese.

«Bene, grazie. Vi prego di dirmi subito quello che dovete e poi lasciatemi andare via» gli rispose Emily, ostentando una sicurezza e una tranquillità che non provava. La sola cosa che la rassicurava un poco era la distanza fisica che la separava dall’uomo. Le era infatti tornato in mente all’improvviso quanto l’aveva turbata il contatto con la sua mano quando le aveva porto il bicchiere con l’acqua e quanto le era sembrato rassicurante appoggiarsi alle sue braccia per tornare a distendersi sul letto e temeva perciò la sua vicinanza, per quanto la sensazione provata fosse stata – inaspettatamente – piacevole; anzi, proprio per quello.

«Dovreste mangiare qualcosa» disse ancora lui.

«Non ho fame» mentì lei. «Aspetto la vostra spiegazione, se è vero che ne avete una.»

«Calmatevi. Qui siete al sicuro.»

Emily lo fissò titubante: «Al sicuro?» Le sarebbe piaciuto che fosse così, ma come poteva fidarsi? Non era più sotto l’effetto del narcotico come la sera precedente e la ragione le suggeriva di essere diffidente. «Difficile da credere. Avete disposto della mia vita accordandovi con mio zio affinché vi sposassi e stamani mi sono svegliata in casa vostra dopo che qualcuno mi ha drogata.» lo accusò.

Sulle labbra di lui apparve una piega che avrebbe potuto essere un sorriso: «Ho chiesto a Mr Davies la vostra mano, sì. Di solito è così che si usa, se non sbaglio.»

«Avreste dovuto parlarne con me, prima.»

Mr Wood annuì mentre ammetteva con tono vagamente ironico: «Avete ragione, ho commesso la leggerezza di supporre che avreste potuto trovare gradevole o almeno accettabile l’idea e che avremmo potuto avere un buon rapporto, non immaginavo che foste tanto contraria da fuggire.»

«E adesso mi trovo qui perché intendete obbligarmi al matrimonio, immagino» ribatté Emily con amarezza.

«Se non volete sposarmi non ve lo imporrò, state tranquilla.»

«E dunque perché mi avete rapita?»

«Vi ripeto che non c’entro con quello che vi è successo ieri notte, anzi: i miei uomini vi hanno soccorsa.»

«Quindi mio zio allora non mi cercava per conto vostro? E perché allora?» domandò Emily, scettica.

«Ho buoni motivi per sospettare che avesse promesso a Mr Cox portarvi a lavorare nel suo locale.» Fece una pausa poi le spiegò, quasi con durezza: «Un locale equivoco in cui avreste svolto un tipo di lavoro molto redditizio per lui ma spiacevole per voi, non so se capite a cosa mi riferisco.» Voleva che la ragazza guardasse in faccia la realtà.

«Non può essere vero» esclamò Emily. Per quanto non stimasse lo zio, le pareva impossibile che fosse capace di tanto anche se, in effetti, le aveva sempre imposto di essere gentile con Mr Cox, invece di proteggerla dagli sguardi indecenti che questi le rivolgeva. Le parole di Mr Wood, però, spiegavano perché avesse sentito nominare Mr Cox mentre qualcuno la stava narcotizzando e questo la induceva a credergli.

«Temo che lo sia, avrete pur visto che tipo di persone sono state ospiti a Sethgrave Park» disse ancora lui con decisione. «Mi dispiace che Davies abbia potuto avvicinarvi e spaventarvi, avrei dovuto evitarlo, ma non credevo che fosse già riuscito a trovarvi. Per fortuna da quando ho scoperto dove vivete e dove lavorate, ho incaricato due uomini di seguirvi per proteggervi e vostro zio non ha avuto modo di farvi del male.»

«Proteggermi…» ripeté Emily.

«Come avete potuto constatare ce n’era bisogno.»

Lei rimase in silenzio, cercando di assimilare quanto aveva appena udito. Per un attimo si sentì come un’eroina dei suoi romanzi preferiti, con Wood nei panni dell’eroe che l’aveva salvata… proprio lui che fino a quel momento aveva considerato l’orco da cui fuggire… possibile che invece fosse davvero dalla sua parte? Si rese conto all’improvviso che era attraente e si chiese perché non se ne fosse accorta prima.

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Published on September 08, 2021 02:43

August 29, 2021

Emily * Capitolo sette – terza parte

Al mattino Emily si svegliò stranamente riposata; appena aprì gli occhi, però, rendendosi conto di non essere nella sua stanza e ricordando, sia pure confusamente, che avevano cercato di rapirla, di aver udito la voce dello zio e di aver parlato con Mr Wood, trasalì e sedette di scatto sul letto. Le sovvenne all’improvviso l’uomo che l’aveva assalita in strada e il panno umido che le aveva premuto sulla bocca e sul naso e provò di nuovo la stessa paura e l’orribile sensazione di perdere coscienza e non potersi difendere.

Cercò di scacciare quelle immagini, non voleva pensarci. Prese un respiro profondo e si guardò intorno: era sola e questo da un lato la tranquillizzò, da un altro viceversa le fece temere di essere prigioniera. Si alzò con cautela e tentò la maniglia della porta che si abbassò obbediente; da uno spiraglio sbirciò fuori, in quello era di certo un corridoio, e richiuse in fretta, badando di non fare rumore. Aprì le tende, potendo così distinguere i colori pastello e i disegni minuti e vagamente orientaleggianti della tappezzeria. Anche alla luce del giorno la stanza appariva ampia e accogliente, come il grande letto in cui aveva dormito; completavano l’arredamento un tavolino piccolo e uno più grande da toilette con una comoda poltroncina e un armadio. Una porta, non quella da cui era uscito Mr Wood, si apriva su uno spogliatoio, dove la ragazza trovò l’occorrente per soddisfare le proprie necessità e lavarsi. Il suo vestito era su una sedia, gualcito ma non strappato e si vestì in fretta, nel timore che Mr Wood entrasse e la trovasse con indosso la sola biancheria. Le aveva detto che era stata la governante a spogliarla e a metterla a letto, ma non era sicura di credergli e, in tutti i casi, non doveva vederla seminuda.

La casa era silenziosa, non si udivano nemmeno rumori provenire dalla strada. Emily rifletté che avrebbe dovuto raggiungere il laboratorio prima possibile e fornire una giustificazione plausibile a Miss Simpson, perché di certo era già tardi. Sperò che la donna non l’avrebbe licenziata. Ma Mr Wood l’avrebbe lasciata andare? Cosa voleva da lei? Era o no d’accordo con lo zio?

La sera precedente le era sembrato cortese e, infatti, non aveva avuto molta paura di lui, ma non era molto lucida e forse aveva frainteso il suo comportamento.

Tornò alla finestra e guardò fuori; il sole illuminava un giardino non grande ma ben tenuto. In quel momento sussultò, udendo bussare. Mormorò «Avanti».

Entrò una donna sui cinquanta, dall’aria materna e lo sguardo gentile.

«Buongiorno Miss, come vi sentite? Mr Wood ha detto che siete stata aggredita per la strada e che ha ritenuto opportuno portarvi qui. Eravate svenuta e vi ho spogliata e sistemata nel letto. Sono Mrs Plenderer, la governante.»

Una governante c’era dunque davvero, constatò Emily, rassicurata.

«Sto bene, grazie. Vorreste dirmi dove ci troviamo?»

«Mount Street, Miss. Adesso vi faccio portare la colazione, poi vi accompagnerò da Mr Wood in biblioteca oppure gli dirò di salire da voi se non ve la sentite di muovervi.»

«No, grazie, nessuna colazione. Devo uscire subito, se rimango qui perderò il lavoro.»

«Non preoccupatevi di questo, adesso. Dovete ancora riprendere le forze» replicò l’altra in tono comprensivo.

Emily scosse il capo e insistette, a voce più alta: «No, non capite. Non posso restare.»

«Dovete parlare prima con Mr Wood» ripeté la donna e, senza darle il tempo di obiettare, lasciò la stanza.

La ragazza aspettò un paio di minuti poi corse alla porta e l’aprì cercando di non fare rumore. Sarebbe andata via senza incontrare Mr Wood, non poteva farsi licenziare. Percorse in fretta il corridoio e quasi si scontrò con una cameriera piuttosto giovane e dai capelli scuri che le stava portando un vassoio di cibo. Nel sentire l’aroma di focaccine appena sfornate Emily scoprì di essere affamata, ma scansò la ragazza e si diresse verso le scale.

«Miss» la chiamò questa. «Non volete mangiare qualcosa?»

Lei non rispose e iniziò a scendere. Doveva essere tardi, tardissimo, Miss Simpson l’avrebbe scacciata certamente. Al piano inferiore si guardò intorno, cercando il portone.

«Non vi consiglio di uscire, se non volete finire di nuovo fra le braccia di vostro zio» disse una voce alle sue spalle.

Emily si voltò di scatto: Mr Wood era sulla soglia di quella che sembrava la biblioteca, a giudicare dalla libreria che si intravedeva dietro di lui. Nella fretta di recarsi al laboratorio non aveva pensato alla possibilità di imbattersi nello zio e a quelle parole impallidì. Intanto l’uomo aggiunse: «Non volevate una spiegazione su quanto successo ieri sera? Al vostro lavoro penseremo dopo.»

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Published on August 29, 2021 02:33

August 22, 2021

Julia Quinn – Il visconte che mi amava (Bridgerton #2) * Le mie letture

(titolo originale “The Viscount Who Loved Me: Bridgerton (Bridgertons Book 2)” pubblicato nel 2000; edizione italiana da me letta del 2020, traduzione di Antonella Pieretti, Mondadori)

Questo è il secondo della serie di otto romanzi dedicati alla famiglia Bridgerton. Otto come il numero di fratelli e sorelle Bridgerton, ciascuno dei quali è protagonista di un romanzo.

Questa storia è relativa al figlio maggiore di Violet ed Edmund, visconti Bridgerton. Anthony (essendo il primo, il suo nome inizia per “A”). La vicenda si svolge un anno dopo quella narrata ne “Il duca e io”, proprio nella Stagione londinese successiva.

Anthony, visconte Bridgerton da quando aveva diciotto anni, cioè dal momento della morte – decisamente prematura – del padre da lui molto amato e considerato un modello da seguire, a trent’anni decide che è giunto per lui il momento di sposarsi. Il giovane ha la fama di libertino, anzi di Libertino con la “L” maiuscola, come afferma Lady Whistledown nelle sue cronache mondane, un brano delle quali introduce ogni capitolo:


Un Libertino (con la maiuscola) sa di essere pericoloso per le donne.


Non si vanta delle proprie imprese perché non ne ha bisogno. Sa che uomini e donne chiacchierano sul suo conto e preferirebbe non lo facessero. Sa chi è e che cosa ha fatto: ulteriori racconti risultano per lui ridondanti e inutili.


Anthony pensa che la moglie ideale per lui sia Miss Edwina Sheffield, una debuttante diciassettenne e bellissima. Peccato che la ragazza abbia dichiarato che non sposerà nessuno che non sia ritenuto adatto a lei dalla sorella (in realtà sorellastra) maggiore, Kate, una ventunenne decisa e sicura che un libertino renderebbe infelice Edwina.

Naturalmente, cercando di vincere le resistenze di Kate, finisce che Anthony si senta attratto da lei e viceversa… E che nonostante si fosse ripromesso di non innamorarsi… naturalmente si innamori…

Dunque anche in questo caso una trama piuttosto “classica” per una storia abbastanza divertente, anche se, a mio parere, con un po’ troppi elementi “poco ottocenteschi”. In qualche parte il romanzo mi è sembrato quasi una parodia del genere rosa regency…

Questo sotto lo schema, riportato all’inizio di ciascuno dei romanzi, delle storie dedicate agli otto fratelli e sorelle Bridgerton.

sinossi

La Stagione del 1814 sembra essere promettente e ricca di nuovi fidanzamenti. Certo, non per Anthony Bridgerton, erede di un antico viscontado, probabilmente lo scapolo più ambito di Londra, che non ha mai dimostrato alcun interesse per le faccende matrimoniali. E in realtà, perché mai dovrebbe? È il prototipo del libertino, un mascalzone allergico alle etichette dell’alta società e decisamente pericoloso per donne e fanciulle.

Questo, quanto meno, è ciò che tutti pensano. In realtà Anthony non solo ha in animo di sposarsi, ma ha anche già scelto la futura moglie, Edwina Sheffield, una debuttante subito soprannominata “lo Splendore”.

Peccato che la dolce Edwina si rifiuti di accettare proposte senza l’approvazione della sorella maggiore Kate, una donna sicura di sé, o meglio una “zitella ficcanaso” che non ha la minima intenzione di affidare l’angelica sorellina nelle grinfie di un uomo del genere.

Se vuole Edwina, Anthony deve prima riuscire a conquistare la fiducia di Kate.

L’impresa rivelerà risvolti inaspettati, e indubbiamente piacevoli.

La Serie Bridgerton (da Wikipedia)

Il duca e io (The Duke and I) (2000)

Il visconte che mi amava (The Viscount Who Loved Me) (2000)

La proposta di un gentiluomo (An Offer From a Gentleman) (2001)

Un uomo da conquistare (Romancing Mister Bridgerton) (2002)

A sir Phillip con amore (To Sir Phillip, With Love) (2003)

Amare un libertino (When He Was Wicked) (2004)

Tutto in un bacio (It’s In His Kiss) (2005)

Il vero amore esiste (On the Way to the Wedding) (2006)

Felici per sempre (The Bridgertons: Happily Ever After) (2013)

L’autrice

Julia Quinn (New York 1970), laureata in Storia dell’arte ad Harvard, è autrice di decine di romanzi pluripremiati e tradotti in più di 30 lingue, tra cui l’amatissima serie Bridgerton, su cui è basata l’omonima serie Netflix. Dal 2010 fa parte del Romance Writers of America’s Hall of Fame.

Altri romanzi di Julia Quinn che ho letto:

La spia della corona

Quella volta a Londra

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Published on August 22, 2021 10:24

Il visconte che mi amava (Bridgerton #2) – Julia Quinn * Le mie letture

(titolo originale “The Viscount Who Loved Me: Bridgerton (Bridgertons Book 2)” pubblicato nel 2000; edizione italiana da me letta del 2020, traduzione di Antonella Pieretti, Mondadori)

Questo è il secondo della serie di otto romanzi dedicati alla famiglia Bridgerton. Otto come il numero di fratelli e sorelle Bridgerton, ciascuno dei quali è protagonista di un romanzo.

Questa storia è relativa al figlio maggiore di Violet ed Edmund, visconti Bridgerton. Anthony (essendo il primo, il suo nome inizia per “A”). La vicenda si svolge un anno dopo quella narrata ne “Il duca e io”, proprio nella Stagione londinese successiva.

Anthony, visconte Bridgerton da quando aveva diciotto anni, cioè dal momento della morte – decisamente prematura – del padre da lui molto amato e considerato un modello da seguire, a trent’anni decide che è giunto per lui il momento di sposarsi. Il giovane ha la fama di libertino, anzi di Libertino con la “L” maiuscola, come afferma Lady Whistledown nelle sue cronache mondane, un brano delle quali introduce ogni capitolo:


Un Libertino (con la maiuscola) sa di essere pericoloso per le donne.


Non si vanta delle proprie imprese perché non ne ha bisogno. Sa che uomini e donne chiacchierano sul suo conto e preferirebbe non lo facessero. Sa chi è e che cosa ha fatto: ulteriori racconti risultano per lui ridondanti e inutili.


Anthony pensa che la moglie ideale per lui sia Miss Edwina Sheffield, una debuttante diciassettenne e bellissima. Peccato che la ragazza abbia dichiarato che non sposerà nessuno che non sia ritenuto adatto a lei dalla sorella (in realtà sorellastra) maggiore, Kate, una ventunenne decisa e sicura che un libertino renderebbe infelice Edwina.

Naturalmente, cercando di vincere le resistenze di Kate, finisce che Anthony si senta attratto da lei e viceversa… E che nonostante si fosse ripromesso di non innamorarsi… naturalmente si innamori…

Dunque anche in questo caso una trama piuttosto “classica” per una storia abbastanza divertente, anche se, a mio parere, con un po’ troppi elementi “poco ottocenteschi”. In qualche parte il romanzo mi è sembrato quasi una parodia del genere rosa regency…

Questo sotto lo schema, riportato all’inizio di ciascuno dei romanzi, delle storie dedicate agli otto fratelli e sorelle Bridgerton.

sinossi

La Stagione del 1814 sembra essere promettente e ricca di nuovi fidanzamenti. Certo, non per Anthony Bridgerton, erede di un antico viscontado, probabilmente lo scapolo più ambito di Londra, che non ha mai dimostrato alcun interesse per le faccende matrimoniali. E in realtà, perché mai dovrebbe? È il prototipo del libertino, un mascalzone allergico alle etichette dell’alta società e decisamente pericoloso per donne e fanciulle.

Questo, quanto meno, è ciò che tutti pensano. In realtà Anthony non solo ha in animo di sposarsi, ma ha anche già scelto la futura moglie, Edwina Sheffield, una debuttante subito soprannominata “lo Splendore”.

Peccato che la dolce Edwina si rifiuti di accettare proposte senza l’approvazione della sorella maggiore Kate, una donna sicura di sé, o meglio una “zitella ficcanaso” che non ha la minima intenzione di affidare l’angelica sorellina nelle grinfie di un uomo del genere.

Se vuole Edwina, Anthony deve prima riuscire a conquistare la fiducia di Kate.

L’impresa rivelerà risvolti inaspettati, e indubbiamente piacevoli.

La Serie Bridgerton (da Wikipedia)

Il duca e io (The Duke and I) (2000)

Il visconte che mi amava (The Viscount Who Loved Me) (2000)

La proposta di un gentiluomo (An Offer From a Gentleman) (2001)

Un uomo da conquistare (Romancing Mister Bridgerton) (2002)

A sir Phillip con amore (To Sir Phillip, With Love) (2003)

Amare un libertino (When He Was Wicked) (2004)

Tutto in un bacio (It’s In His Kiss) (2005)

Il vero amore esiste (On the Way to the Wedding) (2006)

Felici per sempre (The Bridgertons: Happily Ever After) (2013)

L’autrice

Julia Quinn (New York 1970), laureata in Storia dell’arte ad Harvard, è autrice di decine di romanzi pluripremiati e tradotti in più di 30 lingue, tra cui l’amatissima serie Bridgerton, su cui è basata l’omonima serie Netflix. Dal 2010 fa parte del Romance Writers of America’s Hall of Fame.

Altri romanzi di Julia Quinn che ho letto:

La spia della corona

Quella volta a Londra

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Published on August 22, 2021 10:24

August 17, 2021

Daphne Du Maurier – Gli uccelli * Le mie letture

(titolo originale “The Blue Lenses”, pubblicato nel 1959 e “The Birds”, pubblicato nel 1952 ; trad. Marina Vaggi, Sellerio, 1997)

Questo piccolo libro comprende due racconti della stessa lunghezza (uno 55 e l’altro 54 pagine) e dalla stessa atmosfera di disastro incombente. Si tratta però di disastri di tipo diverso, uno (ne “Le lenti azzurre”) completamente personale, l’altro (ne “Gli uccelli”) che interessa tutta la comunità.

Ne “Le lenti azzurre” una donna, Marda West, è in ospedale, dove si è sottoposta a una difficile (e immaginaria) operazione agli occhi per scongiurare la cecità. Il racconto si apre su lei che aspetta con ansia il momento in cui le toglieranno le bende e, sia pure con l’ausilio provvisorio di lenti azzurre, dovrebbe cominciare a vedere. Il momento arriva e la vista, che dapprima è offuscata, si fa via via più chiara e Marda può guardarsi intorno. In quello che vede, però, c’è qualcosa di molto strano e, quando cerca di spiegarlo alle infermiere e al marito loro non le credono. Marda comincia a sentirsi in pericolo e sola. Infine però il medico le applica prima del tempo previsto le lenti definitive, scusandosi con lei perché quando le aveva messo le lenti azzurre le aveva schiacciato un nervo e questo aveva causato un malfunzionamento delle lenti stesse e una visione distorta della realtà.

Quando Marda apre gli occhi, infatti, vede tutto normalmente. Fino a un certo punto, però, perché c’è un colpo di scena (immancabile e atteso, direi) finale e spiazzante, che fa pensare che l’ansia e i timori della donna non fossero poi immaginari. Questa sensazione di ansia e di inquietudine, amplificata dal non riuscire a comunicare e ad essere creduta, si intensifica via via che il racconto procede: trovo che la scrittrice abbia una capacità straordinaria di creare situazioni che suscitano angoscia, paura, attesa di qualcosa di negativo. Basta pensare a “Rebecca la prima moglie”…

Gli uccelli” è il racconto da cui Alfred Hitchcock ha tratto nel 1963 l’omonimo film. Il racconto ha come protagonista Nat Hocken, un invalido di guerra che lavora part time come aiutante in una fattoria. Questo l’incipit:

Il tre dicembre durante la notte il vento cambiò e venne l’inverno.

L’ho riportato perché è il cambiamento di tempo che Nat (e anche il Ministero dell’Interno) ritiene responsabile dello strano e aggressivo comportamento degli uccelli. È alle finestre della casa in cui lui vive con la famiglia, la moglie e due bambini, infatti, che alcuni uccelli battono con il becco per entrare e quando lui apre per scacciarli lo attaccano e lo feriscono. Il giorno seguente Nat va alla fattoria dove lavora ma nessuno di quelli che incontra dà peso alle sue parole e ai suoi timori; li conferma però la radio, dicendo che Londra e tutto il paese sono invasi da immensi stormi di uccelli, presumibilmente spinti verso sud dal freddo. Nat rinforza le finestre con assi di legno e trascorre con la famiglia la notte in cucina – luogo più sicuro delle camere al piano superiore – così tutti e quattro arrivano incolumi alla mattina. Avendo notato che gli uccelli attaccano in corrispondenza della marea suppone – a ragione – di avere alcune ore per fare provviste in modo da potersi poi barricare nuovamente in casa.

Nella fattoria, in cui si reca per fare appunto rifornimento, trova i cadaveri straziati delle persone con cui aveva parlato il giorno prima. Prende comunque tutto quello che gli è necessario e sistema ulteriormente le protezioni messe alle finestre. Quando gli uccelli ricominciano a gettarsi contro porte e finestre l’autrice fa dire alla moglie di Nat qualcosa che mi ha colpita, anche se non so bene che significato attribuire a queste parole: emblematico? ironico? realistico e basta?

«Ma l’America non f a niente?» disse la moglie. «Sono stati sempre nostri alleati, no? Sicuramente l’America farà qualcosa.»

Il racconto si chiude, come nel caso de “Le lenti azzurre”, nell’attesa di un evento funesto, anche se, non descrivendolo l’autrice – forse – consente un filo di speranza.

Rispetto al film, come si vede, la trama è un poco più semplice, i personaggi sono in minor numero e non c’è nessun elemento rosa. L’aspetto thriller, invece, è quasi più pressante, benché – essendo un romanzo – non vi siano le immagini. Inoltre il racconto è ambientato in Inghilterra e il film in USA, comunque il luogo – inteso come nazione – non è importante.

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Published on August 17, 2021 15:27

August 14, 2021

Agatha Christie – Delitto in cielo * Le mie letture

(titolo originale “Death in the Clouds” pubblicato nel 1935; edizione italiana da me letta del 1983, traduzione Grazia Griffini)

Tutto sommato ricordavo abbastanza bene questo giallo, ma la cosa non mi ha impedito di godermelo. E poi una rilettura dopo anni è comunque una sorta di nuova lettura, mio parere. Io sono sempre la stessa ma nello stesso tempo non lo sono più e quello che un libro mi dà adesso è diverso da quello che mi ha dato molto tempo fa.

Come in altri romanzi c’è una vena ironica, affidata per lo più agli scambi di battute fra Poirot e l’ispettore Japp e a uno scrittore: Daniel Clancy, guarda caso anche lui autore di romanzi polizieschi che hanno per protagonista un investigatore caratterizzato da alcune abitudini be precise (vi ricorda per caso qualcuno?)


(Clancy a Poirot)


«Ma certo» fece il signor Clancy. «Dimenticavo. Siete un investigatore… un detective autentico. Non lavorate a Scotland Yard. Fate l’investigatore privato.



Sì, un investigatore privato come il mio Wilbraham Rice. Il pubblico ha preso in grande simpatia Wilbraham Rice. Si rosicchia le unghie e mangia banane in quantità. Non so proprio perché gli ho dato quel vizio di rosicchiarsi le unghie… a dire la verità, è piuttosto disgustoso… ma ormai non ci si può fare più niente. Ha cominciato a rosicchiarsi le unghie e adesso deve farlo, deve assolutamente farlo in ogni singolo romanzo. Che monotonia! Le banane non vano poi male… possono anche servire a cavarne qualcosa di spiritoso… per esempio i delinquenti che scivolano sulle loro bucce. Io personalmente, mangio le banane… ed è stato questo mettermelo in testa. Però non mi rosicchio le unghie. Volete un po’ di birra?»


E come sempre la Regina del Giallo non trascura nemmeno l’aspetto rosa, affidandolo stavolta a più di un personaggio e dando a Poirot un ruolo di facilitatore.

E il delitto? Ben congegnato davvero, ma per sfortuna del colpevole non abbastanza per Hercule Poirot che, per di più, considera quasi un affronto personale il fatto che sia stato commesso proprio sull’aereo su cui anche lui viaggiava, quindi – per così dire – proprio sotto i suoi occhi. Occhi che purtroppo non erano aperti, perchè il piccolo belga soffre anche il mal d’aria e perciò durante il volo non è stato abbastanza lucido e attento, come lui stesso spiega (a proposito del mal di mare ma vale anche per il mal d’aria):

«… Quando mi coglie il mal de mer, io, Hercule Poirot, sono una creatura senza cellule grigie, senza ordine, senza metodo… un puro e semplice membro della razza umana, piuttosto al di sotto del quoziente medio di intelligenza! È deplorevole, ma è così! …»

Qualche affermazione di Poirot che esprime le sue convinzioni:

(riferendosi all’omicidio, che inizialmente sembra di difficile soluzione)

«Mon ami» disse Poirot «il mio punto è questo: un’azione dev’essere giudicata dai risultati. E questa ha avuto successo. Ecco la mia opinione.»

(a una delle persone interrogate per conoscere meglio la vittima)

«Vi credo.» disse. «Ma, ciò nonostante c’è qualcosa che nascondete. Oh, certo che c’è. Ascoltate, vi dirò una cosa. In ognuno di questi casi di carattere criminoso, interrogando i testimoni si incontra sempre uno stesso tipo di fenomeno. Ciascuno di essi tiene nascosto qualcosa. Talvolta… in realtà, molto spesso, si tratta di una cosa del tutto innocua, magari un particolare che non ha la minima relazione con il delitto; ma… lo ripeto, c’è sempre qualcosa e questo vale anche per voi. Oh, non negate! Io sono Hercule Poirot e lo so. …»

(e infine)

«La mia idea è questa: un assassinio è un’azione eseguita per ottenere un determinato risultato.»

Mi ha anche divertita la descrizione di un personaggio, il marito di una delle lady presenti sull’aereo:

Stephen Horbuty aveva ventisette anni, la testa lunga e stretta e il mento a punta. Aveva proprio l’aspetto di ciò che era in realtà. Un uomo sportivo, abituato alla vita all’aia aperta, senza niente di particolare in fatto di cervello. Era buono di cuore, piuttosto pedante, di una lealtà a tutta prova e invincibilmente ostinato.

Gli elementi salienti della trama che in questo mi divagare non ho citato? La vittima: uno strano tipo di usuraia, con un suo particolare codice morale. Gli indiziati: i dieci passeggeri che erano con lei nella stessa cabina del Prometheus e i due camerieri di bordo. L’arma del delitto: un veleno dall’effetto mortale immediato.

A margine, in quanto non c’entra niente salvo che per il successo mondiale del personaggio (e comunque non è certo poco da avere in comune), HP sono le iniziali di Hercule Poirot e di Harry Potter, entrambi personaggi scaturiti da penne di signore inglesi…

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Published on August 14, 2021 03:28

August 12, 2021

Prossime letture #16

Altri progetti di lettura, stavolta dedicati ad Agatha Christie.

Ecco i tre romanzi che mi sono preparata per i prossimi giorni, in ordine di data edizione della versione italiana che ho.

Non c’è più scampo” (pubblicato nel 1935, mia edizione 1981)

Delitto in cielo” (pubblicato nel 1935, mia edizione 1983)

Hercule Poirot indaga” (pubblicato nel 1925, mia edizione 1989).

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Published on August 12, 2021 07:13

August 9, 2021

Emily * Capitolo sette – seconda parte

Quando si svegliò, Emily si sentiva frastornata e confusa e se ne chiese il motivo. Quasi subito ricordò che l’avevano aggredita mentre tornava a casa e che aveva udito la voce dello zio: di certo l’aveva chiusa da qualche parte in attesa di riportarla nel Hertfordshire e costringerla a sposare Mr Wood. Era distesa in un letto, con indosso solo la biancheria; si coprì allora fino al collo con il lenzuolo e si guardò intorno nella penombra. La stanza era ampia, rischiarata dal fuoco di un caminetto; scorse il suo vestito appoggiato su una sedia e la sagoma di una figura maschile vicino a una finestra. L’uomo era più alto di Mr Davies, doveva essere uno di quelli che l’avevano assalita.

All’improvviso le tornò in mente la frase pronunciata dallo zio riguardo alla carrozza di Mr Cox: il sangue le si gelò nelle vene all’idea di rivedere quell’orribile uomo e subire di nuovo i suoi viscidi complimenti. Chiuse gli occhi, avrebbe finto di essere addormentata per un altro po’, fino a che non avesse raccolto abbastanza coraggio per affrontare ciò che l’attendeva. Con il trascorrere dei minuti, però, sentì che, al contrario, crescevano solo la sua ansia e la sua paura: allora si tirò su, con fatica, appoggiandosi a un gomito e fissando la persona che le dava le spalle. Aveva sete, la bocca secca. Le sfuggì un colpo di tosse e l’uomo si voltò.

Era Mr Wood.

Sorpresa, Emily provò un inspiegabile sollievo, ma subito dopo si sentì in trappola, non era forse fuggita per evitare il matrimonio con lui? Di sicuro, poi, lo zio doveva essere poco lontano. Se anche si era sbagliata e nessuno aveva nominato Mr Cox, una cosa era certa: era perduta. Il sogno di essere libera era finito, era stato solo un’illusione passeggera. Cosa le avrebbero fatto?

Non intendeva arrendersi, comunque: avrebbe lottato in ogni modo possibile.

Si mise a sedere sul letto e le parve che Mr Wood sorridesse mentre l’ammoniva: «Fate piano, potreste avere le vertigini.»

«Mi avete rapita» borbottò con la voce impastata e la testa che le girava, come l’altro aveva predetto.

Lui non rispose; si avvicinò a un tavolino su cui erano una brocca e un bicchiere in cui versò dell’acqua prima di porgerglielo, sorreggendolo finché non fu sicuro che la presa di lei fosse salda. Emily ritrasse in fretta il braccio, meravigliata che il gesto di Mr Wood fosse gentile e che il contatto fra le loro mani non le risultasse sgradevole. Dopo un sorso tossì di nuovo, e bevve ancora.

«Perché mi avete rapita?» ripeté guardando l’uomo e sforzandosi di non mostrare quanto si sentisse vulnerabile.

«Per essere precisi vi ho sottratta ai vostri rapitori e adesso siete mia ospite.»

Emily cercò di decifrare l’espressione di lui, ma non c’era abbastanza luce. Anche la sua risposta le parve sibillina.

«Ricordo la voce di mio zio e qualcuno che mi teneva ferma. Di sicuro c’eravate anche voi…» replicò, la voce esitante. «Cosa mi avete fatto?»

Wood seguì il suo sguardo diretto agli abiti che le erano stati tolti: «Siete stata drogata da Davies e i miei uomini vi hanno portata qui addormentata. La mia governante vi ha spogliata e messa a letto. Adesso riposate, avete bisogno di dormire ancora perché i postumi del cloroformio passino del tutto.»

In effetti era stanca e poco lucida, ma voleva capire: «Drogata? I vostri uomini? Che cosa significa?»

«Vi spiegherò tutto domattina.»

«No… ditemi adesso… domani devo andare da Miss Simpson… io lavoro…»

La voce di Emily era incerta, quasi un sussurro. Wood la fece distendere, con delicatezza, e lei si abbandonò alle sue braccia forti e rassicuranti, lasciando che l’aiutasse. Lui rimase qualche istante a guardarla poi uscì dalla camera e la ragazza, pur sentendosi stordita, notò che non chiudeva a chiave la porta. Tranquillizzata, si riaddormentò subito dopo, cedendo alla tensione e al narcotico.

Wood scese nello studio e si versò un sorso di brandy dalla bottiglia che teneva chiusa in uno stipetto. Come aveva immaginato, Davies aveva rintracciato la nipote e intendeva venderla a Cox, nonostante che i suoi debiti fossero stati già saldati. Per fortuna era riuscito a far fallire il suo piano, grazie all’investigatore che gli aveva messo alle costole e ai due ex pugili incaricati di seguire ovunque Miss Harrison, da quando, una settimana prima, aveva scoperto dove viveva e dove lavorava.

Sorseggiando il liquore rivisse il momento in cui i suoi uomini l’avevano condotta in casa priva di sensi, dopo averla sottratta a Davies: si era sgomentato temendo il peggio, poi si era rassicurato constatando che era viva. Quando l’aveva presa fra le braccia per portarla in una delle camere per gli ospiti aveva provato un’ondata di tenerezza e si era sorpreso della propria reazione, sentendo nel contempo montare una rabbia feroce contro lo zio.

L’aveva deposta sul letto per lasciarla alle cure di Mrs Plenderer e si era calmato solo dopo che il dottore, convocato intanto con urgenza, aveva confermato che Miss Harrison stava solo dormendo sotto l’effetto di un narcotico.

Si rese conto che quella ragazza, infilatasi quasi di soppiatto nella sua vita, aveva invaso i suoi pensieri. Se anche all’inizio aveva pensato di sposarla solo per proteggerla le cose erano cambiate: la voleva davvero come moglie ed era determinato a conquistarla. Peccato che la faccenda non si preannunciasse facile visto che lei era fuggita proprio per evitare le nozze. Doveva dimostrarle che poteva fidarsi di lui. Averla salvata dalle grinfie di Davies gli aveva messo in mano una buona carta, ma sarebbe bastata?

C’era anche l’ombra di quel Marshall. Non dubitava che la relazione fra i due fosse finita, l’abbandono da parte di lui ne era la prova, ma temeva che lei lo amasse ancora e questo sarebbe stato davvero un problema.

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Published on August 09, 2021 13:50