Emily * Capitolo sette – seconda parte

Quando si svegliò, Emily si sentiva frastornata e confusa e se ne chiese il motivo. Quasi subito ricordò che l’avevano aggredita mentre tornava a casa e che aveva udito la voce dello zio: di certo l’aveva chiusa da qualche parte in attesa di riportarla nel Hertfordshire e costringerla a sposare Mr Wood. Era distesa in un letto, con indosso solo la biancheria; si coprì allora fino al collo con il lenzuolo e si guardò intorno nella penombra. La stanza era ampia, rischiarata dal fuoco di un caminetto; scorse il suo vestito appoggiato su una sedia e la sagoma di una figura maschile vicino a una finestra. L’uomo era più alto di Mr Davies, doveva essere uno di quelli che l’avevano assalita.

All’improvviso le tornò in mente la frase pronunciata dallo zio riguardo alla carrozza di Mr Cox: il sangue le si gelò nelle vene all’idea di rivedere quell’orribile uomo e subire di nuovo i suoi viscidi complimenti. Chiuse gli occhi, avrebbe finto di essere addormentata per un altro po’, fino a che non avesse raccolto abbastanza coraggio per affrontare ciò che l’attendeva. Con il trascorrere dei minuti, però, sentì che, al contrario, crescevano solo la sua ansia e la sua paura: allora si tirò su, con fatica, appoggiandosi a un gomito e fissando la persona che le dava le spalle. Aveva sete, la bocca secca. Le sfuggì un colpo di tosse e l’uomo si voltò.

Era Mr Wood.

Sorpresa, Emily provò un inspiegabile sollievo, ma subito dopo si sentì in trappola, non era forse fuggita per evitare il matrimonio con lui? Di sicuro, poi, lo zio doveva essere poco lontano. Se anche si era sbagliata e nessuno aveva nominato Mr Cox, una cosa era certa: era perduta. Il sogno di essere libera era finito, era stato solo un’illusione passeggera. Cosa le avrebbero fatto?

Non intendeva arrendersi, comunque: avrebbe lottato in ogni modo possibile.

Si mise a sedere sul letto e le parve che Mr Wood sorridesse mentre l’ammoniva: «Fate piano, potreste avere le vertigini.»

«Mi avete rapita» borbottò con la voce impastata e la testa che le girava, come l’altro aveva predetto.

Lui non rispose; si avvicinò a un tavolino su cui erano una brocca e un bicchiere in cui versò dell’acqua prima di porgerglielo, sorreggendolo finché non fu sicuro che la presa di lei fosse salda. Emily ritrasse in fretta il braccio, meravigliata che il gesto di Mr Wood fosse gentile e che il contatto fra le loro mani non le risultasse sgradevole. Dopo un sorso tossì di nuovo, e bevve ancora.

«Perché mi avete rapita?» ripeté guardando l’uomo e sforzandosi di non mostrare quanto si sentisse vulnerabile.

«Per essere precisi vi ho sottratta ai vostri rapitori e adesso siete mia ospite.»

Emily cercò di decifrare l’espressione di lui, ma non c’era abbastanza luce. Anche la sua risposta le parve sibillina.

«Ricordo la voce di mio zio e qualcuno che mi teneva ferma. Di sicuro c’eravate anche voi…» replicò, la voce esitante. «Cosa mi avete fatto?»

Wood seguì il suo sguardo diretto agli abiti che le erano stati tolti: «Siete stata drogata da Davies e i miei uomini vi hanno portata qui addormentata. La mia governante vi ha spogliata e messa a letto. Adesso riposate, avete bisogno di dormire ancora perché i postumi del cloroformio passino del tutto.»

In effetti era stanca e poco lucida, ma voleva capire: «Drogata? I vostri uomini? Che cosa significa?»

«Vi spiegherò tutto domattina.»

«No… ditemi adesso… domani devo andare da Miss Simpson… io lavoro…»

La voce di Emily era incerta, quasi un sussurro. Wood la fece distendere, con delicatezza, e lei si abbandonò alle sue braccia forti e rassicuranti, lasciando che l’aiutasse. Lui rimase qualche istante a guardarla poi uscì dalla camera e la ragazza, pur sentendosi stordita, notò che non chiudeva a chiave la porta. Tranquillizzata, si riaddormentò subito dopo, cedendo alla tensione e al narcotico.

Wood scese nello studio e si versò un sorso di brandy dalla bottiglia che teneva chiusa in uno stipetto. Come aveva immaginato, Davies aveva rintracciato la nipote e intendeva venderla a Cox, nonostante che i suoi debiti fossero stati già saldati. Per fortuna era riuscito a far fallire il suo piano, grazie all’investigatore che gli aveva messo alle costole e ai due ex pugili incaricati di seguire ovunque Miss Harrison, da quando, una settimana prima, aveva scoperto dove viveva e dove lavorava.

Sorseggiando il liquore rivisse il momento in cui i suoi uomini l’avevano condotta in casa priva di sensi, dopo averla sottratta a Davies: si era sgomentato temendo il peggio, poi si era rassicurato constatando che era viva. Quando l’aveva presa fra le braccia per portarla in una delle camere per gli ospiti aveva provato un’ondata di tenerezza e si era sorpreso della propria reazione, sentendo nel contempo montare una rabbia feroce contro lo zio.

L’aveva deposta sul letto per lasciarla alle cure di Mrs Plenderer e si era calmato solo dopo che il dottore, convocato intanto con urgenza, aveva confermato che Miss Harrison stava solo dormendo sotto l’effetto di un narcotico.

Si rese conto che quella ragazza, infilatasi quasi di soppiatto nella sua vita, aveva invaso i suoi pensieri. Se anche all’inizio aveva pensato di sposarla solo per proteggerla le cose erano cambiate: la voleva davvero come moglie ed era determinato a conquistarla. Peccato che la faccenda non si preannunciasse facile visto che lei era fuggita proprio per evitare le nozze. Doveva dimostrarle che poteva fidarsi di lui. Averla salvata dalle grinfie di Davies gli aveva messo in mano una buona carta, ma sarebbe bastata?

C’era anche l’ombra di quel Marshall. Non dubitava che la relazione fra i due fosse finita, l’abbandono da parte di lui ne era la prova, ma temeva che lei lo amasse ancora e questo sarebbe stato davvero un problema.

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Published on August 09, 2021 13:50
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