Ella S. Bennet's Blog, page 20

May 24, 2021

Emily * Capitolo quattro – quarta parte

Il mattino successivo Mr Davies, incontrando Emily nel corridoio vicino alla sua camera, la fermò per riferirle le disposizioni date da Mr Wood di cui non l’aveva informata la sera precedente: «Il tuo fidanzato» sembrava che provasse un gusto speciale nel riferirsi in quel modo al vicino «vuole che le nozze siano celebrate entro un paio di settimane e mi ha incaricato di provvedere al tuo abito da sposa e a un guardaroba adeguato. Farò venire una sarta appena possibile.»

«Due settimane? Così presto?» balbettò la ragazza.

Lui mostrò di non averla udita: «Non sei contenta di avere vestiti nuovi ed eleganti? A tutte le signorine piace fare acquisti.»

Si diresse poi verso le scale, soffermandosi per aggiungere: « Mr Wood si scusa per non essere venuto a trovarti, ma è dovuto tornare a Londra per sistemare alcuni affari prima del matrimonio e per procurarsi una licenza speciale. Scommetto che ti porterà un regalo prezioso… Cerca di non essere sciocca, se sarai gentile con lui potrai avere quello che vorrai.»

Emily, sforzandosi di non piangere, rientrò in camera, chiedendosi perché quell’uomo volesse sposarla tanto in fretta. E detestò lo zio, che, invece di sostenerla e concederle del tempo, la spingeva e la costringeva a quelle nozze. Chiuse la porta e vi si appoggiò contro con la schiena, lasciando che qualche lacrima le rigasse le guance, poi si asciugò gli occhi, prese il biglietto che aveva scritto a William e aggiunse due righe per spiegargli quanto poco tempo avessero per organizzare la fuga.

Ripiegò il foglio sperando di essere stata abbastanza chiara, per prudenza aveva evitato di fare nomi. Attese un poco per non correre il rischio di imbattersi di nuovo nello zio poi raggiunse Timothy, che stava lavorando in giardino: «Portereste questo messaggio nel solito posto?»

L’anziano stalliere le aveva fatto altre volte quel piacere ma in quel momento sembrava perplesso: «Siete sicura che sia una buona cosa Miss?»

«Perché dite questo?»

«Credevo… » Timothy si interruppe scuotendo il capo. «Va bene, Miss» aggiunse, prendendo il foglio.

Lei lo ringraziò poi aggiunse: «Avete visto Mr Cox?». Voleva evitarlo, se possibile.

«È andato via. Da un po’.»

«Meglio così» mormorò Emily, mentre l’altro si allontanava per portare il suo biglietto alle rovine.

L’anziano tuttofare era la sola persona con cui la ragazza avesse stabilito un rapporto a Sethgrave Park. Le due donne che lavoravano in casa, infatti, dopo aver respinto suo ogni tentativo di fare amicizia, la trattavano ancora con freddezza e continuavano a considerarla una sorta di intrusa, incuranti del fatto che avesse perduto i genitori e si sentisse sola in quel luogo per lei non familiare. Timothy, invece, gradiva la sua compagnia; non parlava molto ma le aveva insegnato a cavalcare, un grande regalo per il quale gli era molto grata, e sentiva di potersi fidare di lui per qualunque cosa.

Rimasta sola, camminò senza meta fra i cespugli e le aiuole spoglie, appena ravvivate dai colori di radi ciuffi di fiori, di cui però non si accorgeva, immersa nelle sue preoccupazioni. Fra quanto tempo avrebbe potuto incontrare William per panificare con lui la fuga? Quanti giorni sarebbe rimasto a Londra Mr Wood? Poteva solo aspettare e sperare.

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Published on May 24, 2021 14:26

May 18, 2021

Emily * Capitolo quattro – terza parte

Emily corse a rifugiarsi in camera con il cuore pesante e la testa che le scoppiava. Non scese per la cena e, per fortuna, Mr Davies non la fece chiamare. In un altro momento si sarebbe rallegrata di non essere costretta a subire gli sguardi lascivi di Mr Cox, ma quella sera niente avrebbe potuto consolarla.

Le parole dello zio le risuonavano nella mente sempre più minacciose, l’angoscia profonda che l’aveva assalta quando lui aveva pronunciato quell’ultima frase riguardo a William non l’abbandonava. Cosa sapeva che lei non sapeva? Qualunque cosa fosse non gli credeva, non voleva credergli. Avrebbe avvisato subito William e lui avrebbe trovato il modo di portarla via da lì.

All’improvviso al viso del giovane si sovrappose quello di Mr Wood, non furono più gli occhi nocciola di William a guardarla ma quelli color ghiaccio dell’uomo. Nascose il viso fra le mani per farli sparire ma sembrava che la figura snella e alta del vicino si fosse insediata nella sua camera come a controllarla. Perché voleva sposarla? La sola cosa che sapeva di lei era che cavalcava come un ragazzo, un segreto che non aveva tradito e che sembrava divertirlo. Emily ammise che niente in lui era mai stato minaccioso o sconveniente, ma se ripensava alla cena da lord Buntbury, quando lui le aveva sfiorato la mano con le labbra, provava ancora quello strano brivido e ne aveva timore.

Non avrebbe sposato Mr Wood. Non avrebbe sposato nessuno se non William.

Un bussare deciso alla porta annunciò Peggy, che entrò senza aspettare il permesso; la cameriera depose con malagrazia un vassoio con la cena sul tavolino senza dire una parola e lasciò subito la stanza.

Emily non si avvicinò al cibo, rimase rivolta verso la finestra a fissare senza vederle le gocce di pioggia che cadevano percorrendo linee oblique a causa del vento. Infine si gettò sul letto rimanendovi immobile e silenziosa, intenta a respingere il vuoto che avvertiva intorno a sé, mentre ripeteva piano il nome di William come se fosse un faro nella tempesta e lei un marinaio su una scialuppa in mezzo al mare che disponeva solo di quella luce per raggiungere la salvezza.

E la salvezza sarebbe stata la loro fuga. Per non demoralizzarsi prese a immaginarla: quali luoghi avrebbero attraversato? In quale paese si sarebbero fermati? Di certo sarebbero dovuti andare in Scozia per sposarsi, non potevano fare altrimenti, lei non aveva ancora compiuto la maggiore età. E se si fossero imbarcati per l’America? In quel mondo nuovo avrebbero potuto costruirsi una vita e nessuno avrebbe potuto trovarli. Forse però William non avrebbe voluto allontanarsi tanto dall’Inghilterra, aveva ancora la sua famiglia, due sorelle più giovani oltre ai genitori, e teneva molto a tutti loro, come le aveva più volte raccontato. No, non sarebbero andati in America, avrebbero trovato un luogo più vicino, tanto una volta che fossero stati marito e moglie nessuno avrebbe più potuto dividerli.

L’indomani avrebbe lasciato al giovane un biglietto nel solito posto. Se Mr Davies le avesse impedito di uscire avrebbe chiesto a Timothy di portare il messaggio alle rovine, con lei era sempre gentile e avrebbe accettato ancora una volta di aiutarla.

Presa quella decisione si sentì un poco più calma ma subito dopo la colse un nuovo dubbio, ancora più terribile. William sarebbe stato davvero disposto a fuggire con lei, rinunciando alla propria posizione? Fino a pochi giorni prima era stata certa del suo affetto, benché lui non le avesse mai detto “ti amo”, ma negli ultimi tempi si era mostrato più freddo del solito. E poi era così orgoglioso di essere sul punto di diventare il solo amministratore del barone… Avrebbe lasciato tutto ciò per lei?

Se solo avesse potuto tentare di dissuadere Mr Davies dicendogli che non si sentiva pronta per le nozze, cosa che era del resto la verità… Ma lui le aveva fatto capire con chiarezza che aveva bisogno del denaro che quel matrimonio gli avrebbe procurato e le avrebbe certo impedito di mandare a monte un affare tanto vantaggioso per lui. Forse Mr. Wood si sarebbe fatto da parte se lei gli avesse spiegato di essere innamorata di un altro, ma lo zio l’avrebbe comunque costretta a sposarsi, magari con uno dei suoi orribili amici.

Non aveva altra scelta che fingere di accettare e poi fuggire con William.

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Published on May 18, 2021 10:35

May 17, 2021

Agatha Christie – Il mistero del Treno Azzurro * Le mie letture

(titolo originale “The Mystery of the Blue Train” pubblicato nel 1928; edizione italiana da me letta del 1976, a cura di Marco Polillo)

Il Treno Azzurro è un treno di lusso che va da Londra a Nizza. Ed è lì che viene commesso un omicidio.

Ma sul treno, oltre alla vittima, viaggia anche Hercule Poirot e questo significa che l’assassino non la farà franca…

Il romanzo è piacevole, anche se non ha proprio le caratteristiche che preferisco; vi sono ladri e imbroglioni di fama internazionale, dei rubini di grandi dimensioni e preziosissimi, un matrimonio che non funziona in cui lei è ricchissima e lui è pieno di debiti e il padre di lei, industriale miliardario americano, la convince a divorziare, una ballerina che ama il lusso e ha una relazione con il marito della ricca americana, una giovane donna che ha ricevuto un discreto capitale in eredità dall’anziana signorina a cui faceva da dama di compagnia…

La storia si svolge un po’ a Londra, un po’ sul Treno Azzurro, un po’ a Nizza e sulla Costa Azzurra; anche un poco a St Mary Mead (vi dice qualcosa questo nome? è quello del villaggio in cui abita Miss Marple…), paese in cui vive Katherine Grey.

E c’è Poirot, che guarda, ascolta, domanda e conosce un po’ dovunque persone a cui può chiedere informazioni… e che alla fine consegna alla giustizia e al lettore la verità.

Alcuni dei personaggi:

Rufus Van Aldin il miliardario americano

Ruth Kettering sua figlia

Derek Kettering, inglese il marito di Ruth

maggiore Richard Knighton il segretario di Van Alden

Mirelle ballerina l’amante di Derek

Katherine Grey l’ereditiera, ex dama di compagnia

Ada Mason, la cameriera di Ruth

conte Armand de la Roche, un affascinante furfante

il Marchese, un altro misterioso malfattore

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Published on May 17, 2021 14:02

May 16, 2021

Prossime letture * romanzi di Agatha Christie

Propositi di lettura per le prossime settimane, limitatamente ai romanzi delle Regina del giallo:

Il mistero del Treno Azzurro (1928)

La domatrice (1938)

Fermate il boia (1951-52)

La sagra del delitto (1956)

Poirot e la strage degli innocenti (1969)

Gli elefanti hanno buona memoria (1973).

Tutti e sei questi romanzi hanno come investigatore Hercule Poirot; in Fermate il boia, Poirot e la strage degli innocenti e in Gli elefanti hanno buona memoria è presente anche la scrittrice Ariadne Oliver.

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Published on May 16, 2021 09:25

May 14, 2021

Agatha Christie – Il ritratto di Elsa Greer * Le mie letture

(titolo originale “Five Little Pigs” pubblicato nel 1942; edizione italiana da me letta del 1978, traduzione Alberto Tedeschi)

Una giovane donna, Mary Lemarchant, chiede a Hercule Poirot di scoprire la verità su un caso vecchio di sedici anni; si tratta dell’omicidio di suo padre, il pittore Amyas Crale, per il quale è stata condannata la moglie, ovvero la madre di Mary, Carolina. Carolina è morta in carcere, lasciando una lettera per la figlia, che questa ha potuto leggere solo dopo aver compiuto ventun anni, in cui afferma la propria innocenza: per questo Mary si affida alle capacità del piccolo belga per sapere cosa sia veramente successo quando lei era una bimba di cinque anni e suo padre è stato assassinato.

Il titolo della versione inglese, Five little pigs, riprende quello di una filastrocca che viene in mente a Poirot mentre parla con l’avvocato difensore di Caroline Crale, la prima persona a cui chiede un resoconto dei fatti. E sono proprio cinque le persone, esclusa Carolina, che potrebbero aver ucciso il pittore… e l’investigatore identifica in qualche modo ciascuna di queste con uno dei porcellini della filastrocca.

Poirot si fa un primo quadro della situazione incontrando chi era stato presente all’inchiesta e al processo: il pubblico ministero, altri due avvocati e il sovrintendente di polizia. Poi richiede un colloquio alle cinque persone presenti nella villa di Crale al momento della sua morte (i cinque porcellini): l’amico Philip Blake, suo fratello Meredith, Elsie Greer, la giovane donna a cui il pittore stava dipingendo il ritratto, che era anche la sua amante, Adrienne Warren, quindicenne sorellastra di Caroline e Cecily Williams, la sua governante. A ciascuno il belga chiede anche un resoconto scritto di ciò che ricordano relativamente agli ultimi due giorni di vita di Crale: le discussioni fra i coniugi a causa di Elsie Greer, la visita al laboratorio di Meredith Blake durante la quale lui ha illustrato le caratteristiche della coniina, proprio il veleno usato il giorno dopo per uccidere il pittore; le accese discussioni fra Amyas e Adrienne, che non vuole essere mandata in collegio.

Dopo aver ascoltato le diverse versioni e letto i resoconti, Poirot chiede a tutti e cinque di riunirsi con lui e Mary nel laboratorio di Meredith Blake, a Handcross Manor, dove con la consueta perizia e una dose di orgoglio, ricostruisce il reale svolgersi dei fatti.

La psicologia dei personaggi è particolarmente rilevante, in questo romanzo, ed è proprio analizzando questa che il piccolo belga consegna a Mary la verità.

Quando ho iniziato la rilettura ricordavo a sprazzi il film tratto da questa storia, avendolo visto abbastanza di recente, e questo mi ha impedito di gustare pienamente la scoperta, ma – forse – mi ha consentito di seguire con più attenzione i dettagli e i piccoli indizi che conducono Poirot sulla strada giusta e quindi l’ho apprezzato comunque.

Un bel giallo, dai toni più drammatici che ironici.

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Published on May 14, 2021 09:27

May 11, 2021

Agatha Christie – Perchè non l’hanno chiesto a Evans? * Le mie letture

(titolo originale “Why Didn’t They Ask Evans?” pubblicato nel 1933-34; edizione italiana da me letta del 1979 traduzione Diana Fonticoli)

Una storia piacevole e anche divertente – benché come in ogni giallo ci siano dei morti – che non ha fra i personaggi un investigatore, né uno di quelli famosi e né un poliziotto.

Un simpatico giovanotto sui ventotto anni, Bobby Jones, quarto figlio del vicario di Marchbolt, una cittadina sulla costa del Galles, mentre gioca a golf con il dottor Thomas, si imbatte nel corpo di un uomo caduto giù da un precipizio che costeggia un lato del campo di golf. L’uomo, sui quaranta, è moribondo, ma prima di spirare chiede a Bobby, rimasto solo mentre il dottore è andato a chiamare aiuto: «Perché non l’hanno chiesto a Evans?»

Il senso della domanda sarà chiaro solo alla fine del romanzo – ovvio, no? – ma Bobby, dopo averla riferita ai presunti parenti del morto, rischia di morire avvelenato. In seguito a questo fatto e anche alla sparizione di una fotografia dalla tasca del defunto, Bobby e la sua amica, la ricca lady Frances Derwent (detta Frankie), si convincono che l’uomo sia stato assassinato e iniziano a indagare, insistendo fino a risolvere il mistero. Dei due è Frankie la più intraprendente e fantasiosa, ma anche Bobby se la cava egregiamente.

Il romanzo è scritto in terza persona ed è diviso in 35 capitoli, ciascuno con un titolo; quello del primo è “Lo sconosciuto”.

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Published on May 11, 2021 22:59

May 10, 2021

Emily * Capitolo quattro – seconda parte

Poco tempo dopo la visita di Wood a Sethgrave Park, Emily tornò dalla sua passeggiata, delusa per non aver incontrato William. Anche se aveva immaginato che fosse troppo occupato con il lavoro come le aveva preannunciato, aveva infatti sperato che trovasse almeno qualche minuto per affacciarsi alla loro radura. Dopo aver lasciato Luna alle cure di Timothy si affrettò verso il portone della villa. Il cielo minacciava pioggia e si era levato un vento sgradevole.

Appena varcata la soglia si scontrò quasi con lo zio: «Dove sei stata?»

Per fortuna quel giorno non aveva indossato i pantaloni ma un vecchio abito modificato in tenuta da amazzone: «Ho fatto una passeggiata.»

«Devi tenere sempre un comportamento appropriato, in modo da non scontentare il tuo fidanzato» l’ammonì lui con un sorriso soddisfatto e mellifluo, consapevole di sorprenderla.

«Fidanzato?» Emily ebbe un tuffo al cuore e la gioia la pervase: William l’aveva chiesta in moglie? Subito dopo si sentì gelare perché di certo non avrebbe fatto una cosa del genere senza prima avvertirla. E allora a chi si riferiva lo zio? Ebbe paura di sapere.

«Seguimi» le ordinò Mr Davies.

Confusa, obbedì ed entrò con passo incerto nello studio, una stanza che detestava perché la metteva a disagio, buia e polverosa com’era; evitò la poltrona e sedette su una delle due scomode sedie. Lo zio si accomodò dietro alla scrivania ricoperta di carte e registri e, dopo averla fissata per qualche istante, le spiegò: «Mr Wood ha chiesto la tua mano e io gliel’ho accordata. È una fortuna che un uomo tanto ricco abbia scelto proprio te.»

Una fortuna? Mr Wood? Non poteva sposarlo, era innamorata di William.

Mr Davies disse ancora: «Devi essere contenta. Molto contenta. Tu non hai una dote e io non posso procurartela ma per Mr Wood è un problema.»

«Non lo conosco nemmeno, ci siamo appena scambiati un saluto» balbettò Emily, che in quel momento non aveva nemmeno la forza di replicare.

L’altro alzò le spalle con noncuranza: «Avrai tutto il tempo che ti serve dopo il matrimonio. Non posso permettermi di provvedere ancora a te. Oltre tutto, nel tentativo di poterti offrire qualcosa di più ho tentato degli investimenti che purtroppo non sono andati bene e adesso sono completamente rovinato. Il matrimonio con Mr Wood consentirà a te di vivere nel lusso e a me di pagare i miei debiti. Me lo devi, dopo aver ricevuto la mia ospitalità.»

Emily lo guardò con aria interrogativa e lui sorrise: «Nessuno permetterebbe di far finire lo zio della moglie in prigione, non ti pare? Sarebbe molto sconveniente. Il tuo futuro marito estinguerà quanto prima tutte le mie pendenze.»

Emily comprese allora che l’altro aveva disposto della sua vita per sistemare la propria e che perciò niente lo avrebbe indotto a cambiare idea. Tentò lo stesso di obiettare: «Potrei trovare un lavoro e aiutarvi a saldare i vostri debiti.»

Lui l’interruppe con il tono di chi non ammette repliche: «Sposerai Mr Wood, ho deciso così.»

Poi le fece cenno che il colloquio era terminato ma, mentre lei si alzava, le lanciò un ultimo avvertimento: «Non pensare che quel giovanotto che lavora per Buntbury possa aiutarti. Non lo farà.»

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Published on May 10, 2021 22:56

May 7, 2021

Prossime letture #14

Ieri ho trovato in offerta (in ebook) un romanzo di Georgette Heyer che non ho ancora letto. È nella versione inglese e il titolo è “Sylvester“.

Presto un mio commento.

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Published on May 07, 2021 05:25

May 3, 2021

Emily * Capitolo quattro – prima parte

Mrs Lether introdusse Wood nello studio, una stanza poco luminosa e dai mobili vecchi e polverosi, e Davies, per quanto sorpreso per la visita del vicino, lo accolse come se fosse un frequentatore abituale di Sethgrave Park.

Wood rispose ai saluti con un cenno, sedette sulla poltrona dalla tappezzeria consunta che si trovava di fronte alla scrivania ingombra di fogli e, senza inutili preamboli, dichiarò, con il tono deciso e autoritario che adottava quando era costretto a trattare con persone di cui conosceva la scorrettezza: «Sono venuto a chiedere la mano di Miss Harrison

L’altro, evidentemente stupito, rimase in silenzio qualche istante prima di dire, con lentezza come se soppesasse le parole: «La vostra proposta è un onore per mia nipote e per me.» Sospirò, poi mostrandosi mortificato della confessione che stava per fare, aggiunse: «Mi duole informarvi che i genitori della povera Emily non le hanno lasciato uno scellino.»

Wood fece un cenno a significare che la cosa non aveva importanza per lui ma Davies continuò a esprimere il suo presunto rammarico: «E io, che sono il suo unico parente, non posso assegnare a quella dolce fanciulla la dote che dovrebbe coronare la sua bellezza.»

«Questo non è un problema, fortunatamente non ho bisogno di denaro.»

Davies sospirò, prima di proseguire, con un tono carico di sottintesi: «È davvero generoso da parte vostra ma la situazione è» fece una pausa «complicata. Purtroppo sono stato vittima di disonesti uomini d’affari e tutti i miei averi sono serviti per coprire una parte dei miei debiti.»

«Questo cosa c’entra con Miss Harrison?» lo interruppe Wood, pur immaginando dove l’altro andasse a parare.

Davies accentuò l’espressione dispiaciuta del viso: «Mia nipote potrebbe essermi d’aiuto: Mr Cox mi ha assicurato di avere un lavoro adatto ai suoi indiscutibili pregi. E sono sicuro che la cara Emily non si rifiuterà darmi il suo sostegno, dopo che l’ho accolta con tanto affetto.»

Wood faticò a trattenere la rabbia e a nascondere il disprezzo che provava per il suo interlocutore e vi riuscì solo per l’abitudine presa nello stringere affari con gente di ogni risma. Comunque, visto che Davies aveva praticamente ammesso senza alcuno scrupolo che la nipote era in vendita, lo seguì su quel terreno e si dispose a mercanteggiare sul prezzo.

«Non credete che il destino di una fanciulla sia quello sposarsi? Sono sicuro che niente possa risultare più soddisfacente di un matrimonio adeguato, anche per i parenti.»

Calcò la voce su “adeguato” e vide che l’altro aveva colto subito il senso della parola.

«Certo, per me sarebbe una consolazione poter affidare Emily a qualcuno che sappia apprezzare le sue qualità, se solo ci fosse un modo di superare gli ostacoli di cui vi ho parlato.»

«Che cifra pensate occorra per superarli?» chiese brusco Wood, desideroso di concludere prima possibile quella ripugnante trattativa.

Gli occhi di Davies brillarono mentre rispondeva con finto pudore: «Mi sono lasciato trascinare troppe volte ai tavoli da gioco e ho firmato alcune cambiali,.. E questa villa necessita di riparazioni urgenti che non posso più rimandare…»

«Quindi?»

«Immagino che settemila sterline potrebbero bastare.»

«Indicatemi i vostri creditori e consegnatemi i documenti necessari. Andrò a Londra e sistemerò ogni cosa. Mi procurerò anche una licenza speciale e il giorno delle nozze vi darò la somma di denaro che ritenete opportuna per i lavori.»

Davies non rispose subito ma, appena l’altro aggiunse con tono di velata minaccia: «Nessuno vi farà un’offerta migliore», si affrettò ad acconsentire: «Emily sarà lusingata di sposare un gentiluomo come voi. Avrete ciò che mi avete chiesto questo pomeriggio.»

Wood si congedò in fretta. Si sentì meglio una volta fuori da Sethgrave Park e, appena in sella, lanciò il cavallo al galoppo. L’aria e la velocità cancellarono in parte le sensazioni negative provate parlando con Davies e la frustrazione per aver dovuto promettergli di pagare i suoi debiti anziché prenderlo a pugni come avrebbe voluto fare fino dalla sera prima.

Giunto a Dacres Hall avvisò che sarebbe partito di nuovo per la capitale e ordinò di organizzare il breve viaggio.

Infine si concesse di riflettere sul passo appena compiuto: la sua unica incertezza riguardava la reazione che avrebbe avuto Miss Harrison, alla quale probabilmente il matrimonio sarebbe apparso come un’imposizione da parte dello zio. Appena possibile le avrebbe spiegato la situazione, ma non voleva ritardare per questo le nozze: la cosa principale era sottrarla alla tutela di Davies, di cui non si fidava per niente. Si augurò di riuscire a conquistare presto la fiducia della ragazza, e non solo quella.

In realtà, ammise, non si conoscevano per niente e l’atteggiamento di Miss Harrison durante i loro brevi incontri sembrava indicare che non gradisse la sua compagnia. O, meglio, che ne fosse turbata. Forse avrebbe potuto volgere quel turbamento a suo vantaggio. O forse avrebbe dovuto rinunciare ad avere un rapporto con lei. Certo non avrebbe preteso che rispettasse i doveri coniugali se non lo avesse voluto, in quel caso avrebbero vissuto ciascuno la propria vita, separatamente. La prospettiva di un matrimonio solo di facciata però lo mise di cattivo umore; si impose allora di accantonare il problema, lo avrebbe affrontato a suo tempo.

Nel primo pomeriggio Timothy, l’anziano stalliere del vicino, gli portò, come stabilito, le cambiali del padrone. Wood gli consegnò a sua volta una busta con del denaro e un biglietto in cui incaricava Davies in modo perentorio a provvedere alle esigenze della nipote, prima fra tutte un guardaroba adeguato.

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Published on May 03, 2021 14:31

May 2, 2021