Iaia Guardo's Blog, page 77
January 5, 2017
Ti aspetto Domenica su Radio Capital. Ti va?
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Un giorno prima del mio compleanno -l’undici Dicembre scorso- sono stata ospite dell’adorabile Camilla Fraschini su Radio Capital come inviata speciale di RunLovers (leggi: Sandro Siviero – Big Ideas, sì- si diverte tantissimo a ridere di me che sbaglio sempre i verbi intransitivi. Essendo generoso e non volendo goderne in solitaria ha pensato bene di condividere con tutto il resto della Penisola. Simpatico no?). Ho parlato dell’importanza della colazione e pure del Porridge; qualora ti fossi perso una che con la voce da seienne trema emozionata abbiamo documento audio visivo all’interno di questo Vlog.
Ti dico solo che prima dell’intervento ho fatto fuori tre camomille e tisane calmanti. I giorni precedenti sono stata talmente monotematica che pure Koi non riusciva più a reggere la pressione. Ma perché ti racconto questo? Perché per qualche inspiegabile ragione sono stata invitata a intervenire di nuovo. Quindi sì. Ho già cominciato a fissare il muro incredula e butto già camomille come fossero bibite dissetanti dopo attraversate nel deserto.
Quando, dove e come?
Con l’adorabile Camilla Fraschini Domenica 8 Gennaio alle 10:50.
Parlerò di Alghe e di come depurarsi dopo le feste. Fino a Domenica butta giù zuccheri e grassi. Divertiti che poi ci penso io (io ho preso 40 chili, tranquillo. Tutto regolare!)
Roscón de Reyes – La Ciambella dei Re Magi
Cercando sul web mi sono imbattuta nell’articolo della mia adorata Veruska, la cuochina sopraffina, e a saperlo prima avrei fatto la sua ricetta; solo che già il mio Roscón de Reyes era già bello che fatto con una ricetta presa anni fa e conservata nel mio archivio “To do”. Ieri ho sfornato la Galette des Rois e oggi questo delizioso ciambellotto che è in realtà, come sostiene giustamente anche Veru, un pane dolce a tutti gli effetti. Veru consiglia di inzupparlo in una cioccolata calda e non le si può dare assolutamente torto (a prescindere proprio) perché in effetti mamma e le persone che in casa l’hanno assaggiato mi hanno detto “Simile alla brioche della granita” (te lo traduco in “non troppo saporita”), “Non eccessivamente zuccherato. Lo condirei con qualche crema” e “Fosse per me metterei due chili di crema al cioccolato sopra”. Quello che colpisce del Roscón de Reyes è senza ombra di dubbio l’aspetto altezzoso e maestoso. Quando lo vedevo salire su oltre il vetro del forno non credevo ai miei occhi. Sono onesta, non l’ho fatto lievitare per sei ore ma per un po’ di tempo nel forno con la funzione lievitazione che non mi delude mai. Poi una volta versato l’impasto nella teglia e messo i canditi l’ho fatto lievitare ancora, sì. Prima di infornare.
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Re per un giorno
Ancora una volta la Signora Befana su cui ticchettavo ieri -conosciuta prettamente in Italia- viene surclassata dalla figura dei tre Magi. Posso dire che più mi documento e più appoggio questa teoria interrogandomi sul perché la figura -proprio in Italia eh- della Befana abbia surclassato quella dei Re Magi. Non tanto per il fatto che la Befana sia indubbiamente collegata al culto pagano (c’è qualcosa del Cattolicesimo che non lo sia?) piuttosto per il fatto che solo in Italia non ci sia questo forte legame con la figura dei Magi. Il mistero si infittisce.
I bambini spagnoli ricevono i regali il 6 gennaio (tradizione, come dicevo ieri, molto diffusa anche sessant’anni fa qui nel Sud Italia. Non so nel resto d’Italia onestamente ma qualora lo sapessi ti prego lasciami una tua testimonianza perché mi farebbe davvero molto piacere). Se sono stati buoni infatti dopo aver scritto la lettera ai Re Magi potranno ricevere in dono le richieste fatte, altrimenti avranno solo carbone. Questa tradizione del carbone è parallela alla nostra italiana. Il Roscón oltre a essere conosciuto in tutte le parti del globo è davvero un’istituzione ed è in assoluto il dolce più conosciuto delle festività natalizie spagnole, tanto che potremmo paragonarlo al nostro panettone e dico pure pandoro perché il mio animo sente ancora di appartenergli, sia chiaro (linciatemi ma morirò per una causa giusta!).[image error]
Il mistero dei Magi
Prima che mi addentrassi nelle mie ricerche avevo molte certezze. Melchiorre, Baldassarre e Gasparre portavano oro, incenso e mirra e avevano anche dei deliziosi cammelli. Il dubbio poteva solo essere se fossero dromedari, a dirla tutta. Poi una mattina mi sveglio con l’intenzione di saperne di più sulla Befana e sui dolci tipici e vien fuori un punto interrogativo talmente gigante da non poterlo neanche disegnare su una galassia disponibile. Intendiamoci, per me questi personaggi rimangono il Fantasy più memorabile e meraviglioso che sia mai stato scritto. Sono affezionata ai personaggi manco stessimo parlando di Falcor o Atreiu e proprio per questo ogni volta che vengo a conoscenza di retroscena, spoiler (che dopo 2017 anni è difficile farli ma potenza appunto del Fantasy più memorabile) e colpi di scena rimango a dir poco stordita. Pare che non fossero tre ma semplicemente “più di uno”. E pare pure che potessero essere ben dodici. Anche qui il numero dodici la fa da padrone. Arrivano dodici giorni dopo Natale, infatti. Vengo a sapere che erano dei veri e propri sacerdoti (e io che pensavo fossero dei “semplici Re”) e che quindi i Magi sarebbero arrivati presso la mangiatoia di Betlemme con piena coscienza dell’importanza religiosa e cosmica della nascita del Cristo. Insomma c’è tanto da studiare. Una sceneggiatura definitiva non ho mai creduto che ci fosse, ma addirittura questi colpi di scena continui! Solo il Fantasy più memorabile e meraviglioso che sia stato mai scritto ne è in grado. C’è poco da fare.
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La Ricetta del Roscón de Reyes
Ingredienti per 8 persone circa
600 grammi di farina 00
un pizzico di sale
110 grammi di burro a temperatura ambiente morbido
150 grammi di zucchero
2 uova medio grandi
la scorza di un’arancia
un cucchiaio abbondante di scorza di cedro (o limone)
15 grammi di lievito di birra fresco (non ce l’avevo e ho messo quello disidratato. Intorno a 7 grammi circa)
220 grammi di latte intero tiepido
Per decorare poi serve lo zucchero a velo, un tuorlo, frutta candita a piacere e anche un pochino di panna fresca non montata.
Prendi un po’ di latte intiepidito e mettici dentro il panetto di lievito e lascialo sciogliere. Monta le uova con lo zucchero. Con un robot da cucina o con lo sbattitore elettrico. Non dovessi averli usa olio di gomito e via senza paura. Quando hai ottenuto il classico composto spumoso lavora con la foglia della planetaria tutti gli ingredienti tranne il burro, quindi il composto spumoso insieme al lievito, la farina, il sale e le scorze. Qualora usassi come me il lievito secco mettilo nella farina e salta i passaggi precedenti. Lavora molto questo impasto con la foglia. Una volta che tutti gli ingredienti si sono amalgamati per bene leva la foglia e metti il gancio. A questo punto unisci il burro a pomata e lavora. Lentamente e tanto. Più lavori il composto (anche più di dieci minuti per capirci) meglio è. Una volta ottenuto un composto liscio con tutta la calma del caso, togli dalla planetaria e mettilo al calduccio a lievitare. Io, come ti ho anticipato, non l’ho lasciato lievitare sei ore ma ho proceduto nel seguente modo: l’ho messo immediatamente nel forno con la funzione lievitazione e quando è raddoppiato di volume l’ho lavorato nuovamente con le mani un pochino e l’ho lasciato a lievitare coperto per un’ora. Se non hai la funzione lievitazione nel forno lascialo così dalle 4 alle 6 ore, ma calcola che dipende sempre da che temperatura hai in casa. Quando lo vedi raddoppiato di volume -per intenderci- il gioco è fatto. Trascorso il tempo di lievitazione, con le dita fai un foro al centro per creare la ciambella e mettila su carta da forno. Come da copione sbatti uova e panna (aggiungi anche dello zucchero -poco- se vuoi fare la crosticina e spennella la superficie prima di mettere la frutta candita che hai scelto. A questo punto ho lasciato lievitare ancora per un’ora. Il composto crescerà ulteriormente. Non avere paura di lasciarlo riposare ancora e ancora perché è proprio questo il segreto per un sofficissimo Roscón. Non crederai ai tuoi occhi. A 180 per 35/40 minuti massimo e sforna. Una volta sfornato se vuoi metti lo zucchero a velo. Ma quando è ancora tutto caldo così si andrà ad aggiungere alla deliziosa crosticina già formatasi.
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January 4, 2017
La Galette des Rois, la Signora Befana e un panino con salame e mortadella
Ho cominciato a parlare di Epifania e dintorni qui (e sempre qui trovi me vestita da Befana, che sono sempre cose belle da vedere). Scopette dolci e salate, carbone nero e pure i cappellini da Strega fatti passare per quelli della Befana (che sempre strega è? Ne parliamo dopo, dai). Ricordo ancora, come fosse ieri, quel giorno in cui ho infornato la Befan Pizza. Quanta meraviglia nel vedere degli spaghetti diventare una scopa vecchia. Ancora oggi quando su Pinterest vien fuori la BefanPizza provo una tale emozione. Avviene con tutte le mie foto in realtà. Insieme abbiamo fatto anche le caramelle mou da infilare nella calza, ricordi? Anche i Lokum e delle caramelle speziate al vino non proprio per i più piccini. La calza salata della Befana e quella dolce.
Se ti vien voglia di un mega riassuntone a quanto pare c’è e lo trovi qui. Se ti vien voglia di regalare carbone qui ti spiego come fare e se non ti bastasse tutto questo ho altre 24 idee da darti.
Ma parliamo della Signora Befana?
Che abbia le scarpe rotte, le toppe alla sottana e un’acconciatura poco glamour (o lo è?) nascosta da un fazzoletto lo sappiamo. Che indossi degli scarponcini pesanti come noi che eravamo adolescenti quando mandavano in onda Beverly Hills, pure. Attraversa tutti i tetti e porta bambole e confetti. Sono sempre stata molto affascinata dalla figura della Befana. Pochi giorni fa ho chiesto a mamma di raccontarmi nuovamente i suoi ricordi. Da quando papà non c’è più ho dato un valore ancora maggiore ai loro ricordi. L’ho sempre fatto in realtà. Mi è sempre piaciuto sapere dei loro giorni e del tempo passato ma adesso che ne conosco ancor di più il valore tengo stretti questi momenti come tesori dal valore inestimabile.
Mamma mi ha raccontato che Nonna e Nonno non avevano raccontato nulla ai loro cinque figli -mia mamma è la maggiore- di Babbo Natale. Non c’erano regali sotto l’albero. C’era il presepe e lo zampognaro che veniva in casa per fare le musiche di Natale. C’era cibo e famiglia. C’era amore e niente di più. Mamma, a differenza di mio papà, viene da una famiglia benestante ergo non era un’usanza legata allo status ma al credo e alla sua educazione. Il sei Gennaio quindi Mamma con i fratelli Pia, Gabriele, Benedetto e Giuseppe ricevevano dei maglioncini, delle gonne e qualche giocattolino. Lo zio Benedetto, scaltro e furbo, lasciava anche un panino con il salame e la mortadella affinché la Befana si rifocillasse dalle fatiche. Mamma e sua sorella invece ne erano terrorizzate. Mamma mi ha raccontato che si tratteneva anche dall’andare in bagno perché l’idea di incontrare la Befana nel corridoio era a dir poco spaventoso e inquietante. Effettivamente immaginando il corridoio della Nonna, che abita ancora lì, in un palazzo signorile antico di Catania avrei paura anche io. Eccome se avrei paura.
Mi sono ripromessa più volte di indagare su questa figura folkloristica che mi ha dato tanto in termini di ricordi. Oltre allo zio con il panino con mortadella e salame che rimane un’immagine talmente tenera che è capace di evocare storie. C’è cosa più tenera che iniziare una favola con un bambino che lascia il panino con mortadella e salame alla Befana? Su Amazon ci sono tantissimi volumi che ne parlano in modo approfondito. Purtroppo sono arrivata tardi e in formato kindle ahimé non troppa roba. Sarà per l’anno prossimo, mi dico non poco dispiaciuta. Che sia una forma allegorica per far volare il vecchio anno con le sembianze di una vecchietta o che sia la moglie di Babbo Natale poco importa. Questa storia voglio proprio che me la si racconti bene. Voglio indagare per bene pure sul Befanotto, perché pare sia il marito cattivo che nulla c’entra con Babbo Natale. Ora io Santa Claus con il suo abito perfettamente inamidato e la barba oliata e sistemata di tutto punto, aiutato da una stuola di elfetti, non riesco ad accomunarlo a una donna anticonvenzionale, con uno stile trasandato e underground totalmente libera e indipendente senza assistenti. Sono due figure diametralmente opposte, se ci penso bene. Il lusso super sfrenato dell’ultima slitta fiammante a 100 renne (credo si misuri in renne mica in cavalli, no?) contro una scopa vecchia e un sacco di iuta ricucito a malapena. Ci sono tanti spunti e riflessioni, vedi? Ho un anno per essere preparata. Prometto che per l’anno prossimo la Signora Befana non avrà più nessun segreto. Già da adesso mi organizzerò con panino al salame e mortadella giusto per prendere la giusta confidenza.
La Galette des Rois
La Galette des Rois (dei Re) è in riferimento ai Re Magi. Perché diciamocelo in Italia questi Re Magi sono stati dimenticati e oscurati dalla Signora Befana. Sta di fatto però che i Re Magi arrivano con i regali dopo un lungo e faticoso percorso seguendo la stella cometa. La Galette des Rois è un dolce tipico del nord della Francia, composto da due dischi di pasta sfoglia decorati con il coltello e intagli con all’interno una crema frangipane o frutta altrimenti creme, cioccolato o marmellate. Insomma diciamo che la più conosciuta è quella con la crema frangipane e se ne trovano già pronte. La sfoglia sarebbe meglio farla in casa e sembra superfluo anche solo asserirlo ma onestamente il tempo scarseggia qui, ergo se anche da te c’è questo piccolo inconveniente vai di pasta sfoglia pronta. All’interno della Galette des Rois si mette una fava, un pupazzetto, frutta secca o un legume. A patto però che chi non conosce la tradizione venga messo al corrente perché potrebbero saltare dei ponti nell’arcata dentale. E dopo essere usciti indenni da torroni e frutta secca cominciare l’anno dal dentista non mi pare proprio una bella idea. Chi trova la fava (e speriamo mai il ponte saltato) o quello che si è deciso di mettere, diventa Re per un giorno. Per questo motivo la Galette des Rois è molto spesso venduta o accompagnata da una coroncina che il Re per un giorno può indossare chiedendo favori e servigi. Una tradizione molto divertente per i bambini che dopo il Natale non vedono l’ora di diventare Re per un giorno. Rimandarli a scuola dopo cotanto riconoscimento sembra quasi una barbarie. Io se fossi stata Regina per un giorno avrei chiesto il prolungamento delle vacanze. Posso tornare bambina e farlo, per piacere?
Ci sono tanti dolci legati alla tradizione dei Re Magi e domani te ne mostrerò un altro. Questa cosa che solo in Italia si dia più importanza alla figura della Befana che a quella dei Re Magi, devo confessarti, fa sì che la mia curiosità nei confronti di quella che è e rimane la Favola più bella di tutti i tempi -la nascita di Gesù- aumenti esponenzialmente. Forse dovrò dedicare tutto il 2017 a questa ricerca perché onestamente non credo sia una cosa tanto semplice. La corona è onnipresente nelle forme dolciarie e anche in Grecia vi è questa tradizione di trovare qualcosa all’interno di una corona. Sono tantissime tradizioni che si mescolano e che ognuno interpreta diversamente e tutto questo mi piace tantissimo. C’è tanta fantasia e magia.
Tanto che non vedo l’ora di comprare i salumi (chi l’avrebbe mai detto?) per fare il panino alla Signora Befana. Magari se sono coraggiosa e riesco ad aspettarla nel mio corridoio che è meno inquietante di quello di nonna qualcosa mi racconterà. Ti farò sapere.
La Ricetta della Galette des Rois
Ingredienti per 10 persone circa:
3 rotoli di pasta sfoglia già pronta
90 grammi di burro
150 grammi di zucchero
150 grammi di mandorle
3 uova di media grandezza
Si dovrebbe aggiungere del rum o del cointreau ma io sono la solita antipatica, quindi se viene servito anche a dei bimbi sarebbe bene evitare.
Metti le mandorle, dopo averle fatte tostare, in un frullatore e ottieni la farina. Monta il burro con lo zucchero e aggiungi la farina di mandorle. Sempre continuando a montare (io ho adoperato il Kitchen Aid) aggiungi una alla volta le uova intervallando di almeno un minuto l’una dall’altra. Se vuoi aromatizzare leggermente aggiungi un pizzico di vaniglia o cannella. Dalla pasta sfoglia ricava due cerchi. Sulla placca imburrata o su carta da forno metti il primo cerchio e stendi la crema di mandorle lasciando uno spazio per il bordo. Ricopri con l’altro disco di sfoglia e chiudi per bene. Con la terza pasta sfoglia (che non ti occorrerà tutta) ricava tre strisce e forma una treccia in modo da creare un cordoncino e attaccarla alla tua Galette, altrimenti ripiega per bene i bordi delle due -qualora non volessi adoperare una terza pasta sfoglia- e chiudi per bene. Prima di chiudere non dimenticare di posizionare la fava, o la noce come ho fatto io. Anche una mandorla se vuoi. Alcuni mettono un confetto ma eviterei di mettere cose dure che non si sa mai. Spennella con un tuorlo sbattuto con un po’ di zucchero e se ti piace la crosticina aggiungi anche un po’ di zucchero in più dopo aver spennellato. Con un coltello intaglia quello che preferisci sulla superficie. Di solito si fa un fiore o una spirale ma largo sfogo alla fantasia.
Inforna a 190 per 12 minuti circa e poi continua la cottura a 170 per 25 minuti o a 160 per 30 minuti circa fin quando è dorata. Lascia raffreddare e servi per far diventare un tuo affetto un Re. Anche se lo è già tutti i giorni.
January 3, 2017
What’s in my carrello?! (ma si legge carelo, d’accordo?)
Da un po’ di tempo la mia rubrichetta sulla spesa si è trasformata in What’s in my Carrello e quindi in formato video. Quest’anno tornerà anche la vecchia versione perché scrivendo -sembra assurdo lo so- riesco talvolta a esser più comprensibile (e qui la regia ha fatto partire le risatone in sala. Le senti?). Sul mio Canale Youtube però oggi è stato pubblicato il quindicesimo uozinmaicarelo (mi raccomando sempre e solo con una L) e potevo non metterlo qui?
Quando dico “è stato pubblicato” non sbaglio effettivamente tempo verbale ma mi estraneo facendo prendere il possesso delle mie poche capacità mentali all’altra personalità; ovvero quella coraggiosa che non accenna a vergognarsi per intenderci. Premi Play e andiamo a fare la spesa insieme, SU-BI-TTTOOO!!!
Cosa sono i Vlog? E i miei 12 Vlog di Natale.
VidBlog, video blog abbreviato diventa Vlog. Una forma di blog dove non è la scrittura la principale forma di comunicazione ma le immagini in movimento. Da un sistema bidimensionale “foglio carta” si passa a quello tridimensionale dove giri intorno alla tua cucina e il pollo tirato fuori dal forno lo vedi come fosse vero e servito sulla tua tavola, dove il volto di chi scrive si materializza e ti sorride come se si fosse proiettato in casa tua con il teletrasporto. Da un po’ di anni sono spettatrice di qualche vlog in giro per il mondo. Il mio preferito senza ombra di dubbio? Casey Neistat. Parlando di cose serie, intendo. Poi amo il trash e non ne ho mai fatto segreto. A tempo perso mi piace guardare chi si prende troppo sul serio perché inevitabilmente -e purtroppo inconsapevolmente- cade in quel vortice talmente ridicolo che mi incuriosisce a tal punto da voler vedere il seguito. Che è sempre uguale come in un vortice di oblio e di nulla. Mi rilassa il nulla e il trash e non me ne sono fatta mai una colpa. La parte dell’impegnata culturalmente non mi si addice per nulla. Questo per dire che ho sempre guardato i vlog con molta diffidenza. Poi l’arrivo di Snapchat e Instagram Stories mi hanno reso il quadro futuristico più facile. Si va sempre più verso la tridimensionalità e la realtà virtuale. Non basta più quella real life raccontata. Deve essere visiva. Non ci possono essere ancora gli odori e i sapori ma il suono sì, deve esserci. Il movimento. L’inarrestabile frame dopo frame dopo frame.
Ne ho già parlato in quelle poche righe scritte lo scorso anno qui e non vi è ragione di ritornarci. Il fatto è che ho come sentito il bisogno di provare a fare un giro verso questa nuova dimensione. Un salto nel futuro, sembrerebbe quasi. A modo mio. In punta di piedi. Perché se c’è una cosa che non riesco mai a fare è non pensare alle conseguenze. La sovraesposizione della mia immagine è sempre stato uno dei miei più grandi dilemmi. Ho affrontato l’argomento anche in uno dei dodici Vlog che ho fatto per Natale, i cosiddetti Vlogmas. Tutti continuano a dire che “la gente vuole questo” e pur non essendomi mai importato di quello che vogliono gli altri ma al contrario di quello che voglio io sono arrivata alla conclusione che non è affatto vero che “la gente vuole questo”. Nessuno dei gentilissimi commentatori -a me neofita di Youtube- mi ha esplicitamente chiesto di comparire o di confezionare un prodotto “conforme” agli altri Vlog. Anzi, tutto il contrario. Ho ricevuto molte delicatezze, incoraggiamenti e comprensioni. Direi più che la gente fa questo perché vede gli altri farlo e pensa che la gente voglia questo. Semplice e lineare. Senza scomodare termini come “massa” e “cerchie” perché il ragionamento è talmente semplice che non necessita di altre specifiche, devo dire che questi dodici Vlog mi hanno portato tanta soddisfazione. Sono riuscita a sbloccare molti dei limiti che mi hanno impedito di adoperare Snapchat e Instagram Stories, facendomi comprendere che sono sì disposta a condividere ma a patto che ci sia sempre una post produzione e un filtro. E la spontaneità non c’entra nulla perché io sono sempre spontanea. Non mi rileggo. Non studio quello che scrivo e faccio. Al contrario di molti non ho mai avuto -e mai vorrò- una linea editoriale. Di che poi? Non ne ho le competenze.
Ma è importante la cura. La cura del prodotto finito spontaneo. Hai quel tempo per decidere se la scelta di pubblicare o meno un contenuto sia giusta o no. Il contenuto non va perso come nel caso di Snapchat e Instagram Stories ma rimane. Rimane così che tu e gli altri possiate rivederlo, criticarlo e commentarlo. Si dà un valore e una cura a quello che si fa e dice. Al tempo che si spende e che si decide di condividere. Non è effimero e inconcludente. Non è alla mercé di chi passa ma consapevolmente dato in pasto a tutti.
I Vlog rappresentano la nuova terapia della personalissima selezione del mio tempo. Sono i miei fermatempo in movimento che ho deciso di condividere perché racchiudono un’essenza che può regalare un sorriso, che può far nascere un’idea o ancor meglio ribaltarla. E il conseguente confronto può dare idee a me perché lo scambio è equo. Deve esserlo.
Credo sia solo l’inizio. Questo è il germe di un potente mezzo che ribalterà tutto. Non è un prodotto su cui speculare soltanto. Il mio tempo non è in vendita. La mia casa, i miei affetti e le mie idee. Tanto quanto me. Mi piace pensare che, ancora una volta come è successo nel 2004 quando ho aperto questo Blog, a distanza di ben tredici anni io non sappia esattamente cosa stia facendo -il perché sì che lo so però- ma sappia esattamente dove stia andando.
Ti lascio questi dodici video nella speranza di farti compagnia e di strapparti un sorriso perché alla fine dove stia andando lo so io ma mentre lo faccio l’unica cosa importante è sempre e solo una: sorriso. Un sorriso per te. E questo lo farà diventare uno per me.
La Playlist
Potevano non essere 12 in totale? Cliccando su quelle tre lineette che vedi sulla sinistra in alto li troverai tutti per un overdose. Mi raccomando maneggia con cautela perché potrebbero esserci dei neuroni in caduta libera.
January 2, 2017
La fine e l’inizio
Io e Ombretta ci siamo date un tema al giorno e lo abbiamo interpretato pasticciando su tavolette e ipad per il nostro primo Calendario dell’Avvento insieme. Se dovessi raccontarti tutti i retroscena non ci crederesti. Questi pasticci nascondono pomeriggi insieme, aerei persi, aerei spostati, febbri improvvise, shopping da Maison du Monde attraverso Facetime, abbuffate di porridge salato, risate, tanta commozione ma soprattutto abbracci. Di quelli che ti stringi ancora più forte per sorreggerti tra luci talvolta troppo malinconiche. Non è piaciuta moltissimo, su instagram, Maghetta a colori e va bene, così. Non ho mai fatto del resto qualcosa che potesse piacere ma che convincesse a malapena me. A colori non è riuscita a farlo neanche a malapena, perché l’essenza di maghetta è bianca e nera. Vive in uno spazio bianco che è un foglio. Non è complicata e caotica. Maghetta va al dritta al punto e quel punto è sempre un inizio e una fine. Per me e Ombretta è stato un esercizio complicato. Una prova per dimostrare solo a noi stesse che riusciamo a portare a termine anche quello che non ci piace o che più semplicemente è difficile farci piacere. E questo coincide anche con quello che proviamo non solo verso i nostri personaggi e storie. Il prodotto finito talvolta sembra il frutto di qualche minuto scanzonato e sognante, ma dietro ogni piccola linea -anche distratta- si celano segreti che è difficile anche solo immaginare. In ogni linea e filo di capelli ci sono discorsi, film, canzoni e confidenze. Ci sono piccole carezze e pure molte scuse. Perché disegnare le Pupille per me come fare Maghetta per lei ti fa sentire inadatta e grata.
Sono grata di aver portato a termine questa piccola promessa che c’eravamo fatte. Perché abbiamo finito una cosa importante ma sappiamo che quella appena iniziata lo è ancora di più. Ogni anno dal primo al venticinque ho messo il mio Calendario dell’Avvento qui sul Blog insieme alla Tombole. In questo particolare anno invece metto tutto insieme solo alla fine di quello che è stato, sicura di sapere finalmente quello che sarà. Ti invito a guardare tutti i meravigliosi disegni di Ombretta su Instagram e naturalmente a seguirla.
Del mio Natale c’è qualche traccia sul Canale Youtube perché come ti avevo anticipato mi sono messa un po’ alla prova con le immagini in movimento. Ti ho portato in casa mia, ho apparecchiato insieme a te, ti ho mostrato la borsa elfo di Ombretta e pure i gamberoni per Giulia. Ci sono le mani di mia mamma, Pina che cuce e il mio facciotto stanco e devastato da un anno incredibilmente impegnativo. Ma come ti anticipavo qualche riga fa il mio cuore appartiene a questo luogo e ufficialmente finisco e ricomincio da qui.
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December 5, 2016
Come i vecchi tempi. Ti va?
Mi sono fatta una tisana, esattamente della Yogi Tea, quella ginger lemon che in questi ultimi due giorni mi hai aiutato a depurarmi da tonnellate di porridge salato che ho mangiato convulsamente. Mi sono detta che dovevo fermarmi. Non dovevo montare nessun video, finire qualche disegno, continuare ad addobbare casa che sembra più fornita del reparto Rinascente e che non dovevo rispondere a nessun commento, mail, messaggio su qualsiasi social, piattaforma e ignorare pure tutti i piccioni viaggiatori. Mi sono detta che se non riesco a ripartire da qui, che è il mio posto in assoluto che odora di casa, ho davvero un grave problema. E difatti ce l’ho eccome. Giro intorno giusto per non entrarci. Perché qui c’è lo specchio. Quello vero. Quello grande che rimanda la realtà; per carità non è che dalle altre parti non ce ne sia già in ingente quantità ma su RunLovers bacchetto tutti e urlo di mangiare porridge e smetterla con la birra come reintegro, su Youtube posso fermare quei quattro momenti spensierati, su Instagram continuo a scarabocchiare perdendo tempo perché avrei cose ben più “urgenti” da fare ma va bene così, sulla pagina Facebook credo che un mio status sia l’ennesimo attimo sfuggente da sottoporre agli altri e mi spavento pure di essere invadente. Instagram stories l’ho provato ma vedere numeri da capogiro per un albero di Natale mi ha fatto supporre che sia del tutto inutile. Come può una che ama raccontar storie e che sogna di farlo sempre meglio meritarsi tal attenzione per l’ennesimo albero di Natale? Snapchat ci ho provato ma allora a questo punto faccio il vlog con calma perché altrimenti mi piglia male, che sono una perfezionista maniacale e poi diciamocelo i filtri mi stanno tutti male. Tranne quello del cagnolino, ma che poi apri la bocca e vien fuori la lingua e non mi pare il caso che ho un’età. Insomma tutti a raccontar storie, io per prima, ma nessuno a fermarsi davvero per farlo perlomeno al meglio, sempre io per prima intendo.
Il mio “impegno” giornaliero prima era solo stare qui. Tra queste mura di template strampalato e in mezzo a ricette che non hanno mai voluto essere solo questo. Nessun consiglio. Nessuna bravura. Del resto vuoi farti consigliare da una che ha problemi alimentari e non sa fare un caffè? Mi fermo sempre più spesso chiedendomi che direzione davvero io debba prendere ma soprattutto voglia prendere. Mi sono misurata e confrontata con moltissimo. Credo di aver spaziato e girovagato ovunque. Di essermi ispezionata ed esposta anche sin troppo. Ma quando sono con una tisana in mano. Quando sgombro la mente e cerco di rilassarmi davvero penso solo una cosa.
Mi manca il Blog.
Penso solo questo. Mi manca il mio Blog. Quello di una volta. Quello dei vecchi tempi. Quando usciva una ricetta e un delirio ogni giorno, cascasse il mondo, alle 12:12. Quando eravamo qui tutti uniti a commentare per ritrovarci. E mi manca soprattutto il conto alla rovescia con la tombola. Ho creduto che fosse meglio non farla (ma vorrei farne due-tre puntate speciali sotto Natale ma poi ti dico, ok?) proprio perché se manca il resto manca tutto. Vorrei ricominciare ma ho paura di farlo. Innegabile che da quando la tragedia emotiva di papà mi ha colpito non sono più riuscita a essere io, ma neanche un’altra e un’altra ancora. Ho rincorso decine e decine di me senza capire bene quale fossi. E no, non ho ancora capito. Quando papà stava male mi chiedevo: chissà come sarà quando andrà via. Adesso la risposta la so. Sarà che. Che non si capisce più chi sono, dove sono, dove sto andando e soprattutto perché. Certo la mattina mi alzo convinta che sono quella di prima e che devo fare questo, questo e quest’altro ma quando sono con questa tisana ferma e da sola, senza niente intorno, capisco che questo questo e quell’altro è per confondermi e per deviarmi. Per depistarmi e non farmi capire la verità. Maestro Yoda non ha mai sbagliato del resto. La risposta è dentro di me e la so da tempo. Solo che non ho il coraggio molte volte di ammetterlo a me stessa.
Ho paura di rileggere questi pochi post dell’anno sicuramente in cui ho scritto meno perché per quanto poco mi ricordi so che sono promesse di tornerò, non tornerò, sto tornando ma poi. Ma poi non torno mai. Come faccio su Instagram. Anche lì sto cercando di ritornare su quella strada abbandonata ma è un po’ come il Nulla di Neverending Story. Lo sento intorno e mi fagocita. Allora giri un video e urli ciaoooo su Youtube, anche in quelle giornate che vorresti dire ciao e buttare la faccia sul cuscino. Non ho problemi ad ammettere di aver a che fare attualmente con uno stato di depressione. Candidata e consapevole da tempo, eh. Mica ci sono arrivata impreparata ma come diceva papà: l’importante è capire il problema e risolverlo. Dunque io sono infelice perché è morto l’uomo della mia vita e non me ne faccio una ragione. Sono depressa perché quando non me ne faccio una ragione capisco che invece devo farmela. E dopo essermela fatta devo ricominciare a fare quello che fa prima di tutto stare meglio me davvero e non credere che mi faccia star meglio. E l’ultimo passaggio è: il Blog. Scrivere mi rende felice. E se ho smesso di farlo nel posto dove maggiormente mi confrontavo significa non impegnarsi seriamente. E non farlo da parte mia è inaccettabile perché se c’è una cosa che mi riesce sempre bene è impegnarmi seriamente. Sì, d’accordo la stanchezza ma è una giustificazione, no?
Voglio impegnarmi seriamente e non promettere di farlo.
Quello che vedi sotto è il primo esperimento di Vlog. Ci sono stati altri esperimenti e qualora fossi colto da masochismo c’è pure una playlist. In pratica con un pulsante vieni catapultato nella vita, nella casa, negli affetti e apparentemente nella testa dei pensieri estemporanei. Abitudine su Youtube è farli per tutto il periodo natalizio. Il motivo è semplice. Youtube paga di più per le pubblicità quindi sì è tutto bellissimo ma il motivo c’è ed è risaputo. Non per fare la solita outsider ma ci tengo a precisare che i miei video non sono monetizzati e che pur essendo un patner verificato di Youtube al momento ho deciso volontariamente di non essere una stipendiata da Google. Usufruisco del servizio gratuito e ringrazio, bon. Percepire denaro dalla pubblicità per farti vedere il nuovo pupazzetto di Koi non è propriamente da me, ma in generale capisco e non giudico. Facciamo che non fa semplicemente parte del mio essere. L’intenzione -te lo dico proprio senza tanti giri di parole- è che se un giorno deciderò di voler monetizzare i miei video sarà quando a mio insindacabile giudizio li reputerò utili per gli altri. Al momento li giudico solo utili per me.
Non c’è il conto alla rovescia come gli altri anni ma c’è un’illustrazione leggermente più elaborata al giorno sul mio profilo Instagram in gemellaggio con quello di Ombretta. Non c’è il Pappamondo come due anni fa quando viaggiavamo insieme per il Mondo mangiando dolci tipici natalizi di tutte le parti del Globo, ricordi? Non ci sono tantissime cose e forse non c’è neanche la vecchia me che tra un pochino soffierà sulle candeline (beh lì forse avrò bisogno di un aiuto chimico perché zenzero e limone non basterà. Ma mi deprimerò di più l’anno prossimo, dai. Quindi mi godo l’ultimo anno da “giovane”, su). So che non ci sono molte, tante e troppe cose ma so anche che non smetterò di cercarle, trasformarle e rielaborarle. Fosse solo perché se papà potesse vedermi di tutto questo sarebbe molto dispiaciuto. Amava vedermi cucinare 45 torte da tutte le parti del mondo. Mi diceva con quegli occhi lucidi, bellissimi e innamorati: Con te il Natale è sempre esagerato ma bellissimo.
Ecco io vorrei che fosse di nuovo così. Come i vecchi tempi.
October 19, 2016
Sei Ricette con la zucca: colazione, pranzo, merenda e cena
Che io sia un’invasata lo sanno tutti. Che io sia un’invasata dalla zucca, pure. Detesto la Primavera e l’Estate e il mio cuore appartiene all’Autunno e l’Inverno. Altrimenti non sarei nata il dodici dicembre, tzè. Sono una sicula svizzera io, mi è stato detto. Precisa e organizzata sono arrivata al termine del mio amato Autunno, che odora di zucca e castagne dipingendo tutto finalmente di colori bui, e all’inizio del magico Inverno, che getta un colpo di gomma bianca su tutto e illumina con milioni di lucette colorate. Vorrei che l’Autunno e l’Inverno non finissero mai. In un perpetuo. Non sono fatta per fiorellini e farfalle e mare affollato da gente bizzarra. Amo il mare in tempesta con un giubbotto di pelle addosso e sogno di perdermi in quelle distese americane dove vendono le zucche. Sogno la stanza di Halloween di Hugh Hefner e uno scheletro gigante alla porta che danza trick or treat che poi sarà sostituito da un Babbo gigante che in loop intona Oh Oh Oh. Starei insomma a tirar dentro e fuori Scheletro e Babbo Natale e Scheletro e Babbo Natale in continuum per l’Eternità. Che poi ad Aprile tiro fuori solo i fazzoletti per l’allergia e in Estate i telecomandi per il climatizzatore che mi permettono di mantenere i sedici gradi come fossi la reincarnazione di Michael Jackson. Perché risparmio solo così con l’antirughe, eh. Sedici gradi e felpina leggera, niente sole e avocado in faccia. Che dici? Mi sto dilungando, FORSE?
Oggi ti propongo quattro (più due sul finale, a sorpresa) ricette con la zucca, che spero possano interessarti. Le ho già pubblicate sul mio Canale Youtube e qualora ti facesse piacere puoi trovarmi qui e sono, soprattutto il Pumpkin Spice Latte e il Porridge, tra le mie preparazioni preferite.
Porridge speziato alla zucca
Il porridge, diventato ormai simbolo della colazione su RunLovers (nel bene e nel male), anni fa qui era un ciotolone davanti Dowton Abbey che mi ricorda la mia Vale. E nel cuore questo è rimasto. La versione con la zucca non è molto diffusa ma ti stupirà e grazie alla dolcezza di questa potrai evitare di dolcificarla. D’accordo che sono sicula e la granita non si tocca ma come si fa a resistere a questa bontà? L’anno prossimo frullo il porridge alla zucca e ci faccio una granita. A costo di essere ripudiata definitivamente dalla mia terra natia. Sono disposta a tutto! Anche a fare la brioche col tuppo alla zucca. Integralistitrinacriosi non vi temo!
Quinoa di Timilia integrale con la zucca e timo
Pumpkin Spice Latte
Del latte speziato con la zucca allo stile di Starbucks, al secolo come conosciuto come Pumpkin Spice Latte, ne ho parlato su RunLovers. Mi è accorsa in aiuto anche Veruska Anconitano, che tutti conosciamo come “La cuochina sopraffina”, che ti spiega come fare anche lo sciroppo di zucca da conservare in modo da non dover ogni volta eseguire la preparazione. Ti rimando quindi all’interessantissimo articolo di Veru; che tra l’altro ha in archivio tantissime ricette gustose con la zucca. Di questo latte mi sono perdutamente innamorata. Non ho avuto una bella esperienza con Starbucks l’unica volta che ci sono andata, anche perché diciamocelo essere in giro per il mondo e cercare Starbucks come se fosse di vitale importanza, o ancor peggio cercare disperatamente la tazzina o la tazza o xxxx da portare in casa, è una roba troppo gggiovane per me. Ma di questa mia antipatia ne ho già parlato e riparlato e non credo ci sia bisogno di approfondire. Su RunLovers trovi la ricetta spiegata passo passo mentre qui sotto nel video ti mostro quanto effettivamente sia facile prepararlo. Certo è che l’unica operazione lunghetta potrebbe essere la preparazione della polpa di zucca. Ha un gran vantaggio però la polpa di zucca: conservata ermeticamente regge bene anche per 4 giorni in frigo e poi prepararla significa solo metterla su carta da forno. “Ehhhh ma la devo pulire”. Ho sentito che l’hai detto! Lo so è snervante e partono pure due dita (a me succede sempre grazie alla mia svampitaggine) ma si trova anche bella pulita e in confezioni piccoline. Ci sono i barattoli che non contengono zuccheri e schifezzuole. Insomma poche scuse! E poi la zucca fa benissimo alla salute.
Torta salata veg con zucca e ragù di seitan
Il metodo “frullo l’hamburger finto che non sa di niente” ti stupirà. Avrai davvero poche scuse per dire che “non sa di niente”, tzè. Impazzirai! Chi non sa cosa esattamente ci metta dentro -segue risalta malvagia- rimane sempre stupito. Il fatto è che questi hamburger alla cipolla sono qualcosa di poetico e insieme alla zucca riescono a sprigionare ancor più il meglio del loro sapore. In questo modo, aggiungendo la zucca intendo, si possono “ricomporre” in formato hamburger dopo aver aggiunto la zucca. Sì, l’ho fatto e nonostante fossi io stessa perplessa del metodo improvvisato ne sono rimasta rapita. Un’idea carina sarebbe quella di adoperare questo ripieno per dei cornetti. Sarà per questo che quelli che ho pubblicato diversi anni fa hanno avuto un successo clamoroso. Non vorrei dire una scemenza delle mie ma credo di averli messi anche sul Libro per Colazione da Tiffany. Lo so che stai fissando il monitor chiedendoti: “ma non ti ricordi che ricette hai messo sul tuo libro?”. No. Le ricordo generalmente ma solo in quei rari casi in cui sono vagamente capace di intendere e volere.
Lo metto un altro delirio?
October 14, 2016
Ti porto a casa mia per Halloween (e 8 video per cominciare senza esagerare)
Sì lo so, avevo detto che cominciavo dal primo di Ottobre a mettere un video al giorno anche qui sul Blog oltre che sul mio Canale Youtube (malesolitecosenonarrivomai). Te ne ritrovi di colpo otto di video, e potresti pensare che non so fare i conti (e infatti è così). Solo che Sandro Siviero di RunLovers, al secolo conosciuto come Big Ideas, supercapobossgranfarabuttadorabile (detto alla Fantocci) mi ha fatto uno splendido regalo, ovvero la Sigla, e dato qualche consiglio visto che di montaggio video ne capisco quanto di caffè. E solo chi ha provato il mio caffè in questo momento ha strabuzzato gli occhi urlando. Insomma ho fatto delle prove sia di montaggio che di pubblicazione, di voce e deliri e pubblica di qua e poi pubblica di là insomma: son saltati otto video così, dal nulla. Prima del primo Ottobre e dell’inizio ufficiale della Rubrica Halloween con Iaia. Visto che pian piano aggiornerò anche il Blog con i video in uscita non potevo di certo risparmiarti dal pubblicare anche questi otto precedenti, no? Si tratta di ricette, chiacchiere, deliri e anche qualche do it yourself semplicissimo da fare con i più piccini.
Dipingere le Zucche
Non ho esagerato in questo video. Ho davvero dipinto parte del Gazebo. Ridevo come una cretina mentre mangiavo chili di capelli completamente inumiditi dalla vernice. Perché sì, con il vento oltre che le zucche, il gazebo e le sedie sono riuscita pure a pitturarmi i capelli. Koi mi guardava attonita dal balcone della mansarda. Non aveva neanche la forza di abbaiare. In un’altra occasione si sarebbe dimenata e infastidita che non l’avessi portata ma. Ma il suo silenzio e il suo sguardo vitreo mi hanno fatto capire quanta preoccupazione -e un pizzico di chiaro disprezzo- provasse per me in quel frangente. Il risultato è stato a dir poco raccapricciante perché il giorno seguente qui si è trascorso il tempo a pulire tutto. Mancava poco che dipingessi pure la macchina, il Nippotorinese, dei malcapitati passanti e i quattro gatti che ormai girano per il giardino (di questa cosa te ne devo proprio parlare, sì). Ho dipinto altre tonnellate di zucche. Immaginami dipingere zucche a tutte le ore, ok? Ho capito che farlo con un semplice acrilico e pennello forse è la soluzione migliore, ergo a distanza di tempo volevo dirtelo: posa lo spray e acchiappa l’acrilico. A meno che tu non voglia ridipingere ogni cosa abbia intorno. Nessuno mi dica che c’è un metodo per non farlo! Nessuno! Voglio credere che sia normale così (oh ma c’è un metodo? Ho capito che c’era vento ma perché tutti riescono a pitturare con lo spray tranne me? eh? PARLA!!!!)
Cornici argentate
Era lo stesso giorno delle zucche, sì. Anche perché diciamocelo se lo avessi rifatto, di rimettere giornali e ripitturare il gazebo e tutto il vicinato sarei stata proprio una cretina. E lo sono, per carità ma un barlume di raziocinio mi appartiene in fondo a quell’infinito tunnel buio. L’idea delle cornici, confesso, mi piace tantissimo. Una casa piena di cornici con immagini adatte per Halloween. Se ne possono fare davvero tantissime e in ogni modo, anche dal sapore vintage che non guasta mai. Con le foto inquietanti poi, come consiglio nel video, e qualche candela accesa il risultato è assicurato.
Banana Mummia
Un cult. Senza i wurstel mummy e le banane mummie non si va nessuna parte. I bambini impazziscono e questa se vogliamo dirla proprio tutta meglio dei wurstel lo è. Se non vuoi adoperare la crema spalmabile -e intendo una di buona qualità a prescindere- puoi sempre mettere dei tocchetti di cioccolato fondente. Scegliendo un buon prodotto puoi davvero ottenere una merenda sana e stupefacente per il tuo piccoletto. Non parliamone neanche nel caso di una festa organizzata a tema. Impazziranno di gioia per le mummie, sia in versione dolce che salata. Ti mostrerò ben presto anche un altro modo per farle in versione salata, ma che non includono l’utilizzo di wurstel (mi stanno antipatici e non dovrebbero essere mai dati ai bambini, oh! L’ho detto).
Il Piede Mozzato insanguinato
Il piede insanguinato lo avevo già fatto anni fa qui sul Blog ed è per questo che ho voluto riproporlo anche in formato video. A tal proposito ti consiglio di dare un’occhiata anche al Polpettone di Cristiana, Bibikitchen, nella versione Dexteriana che ha fatto storia! Si può fare il piede ma anche la mano. Si può fare il volto (vorrei farlo quest’anno, uff. Lo dico ogni anno e poi non arrivo mai) e qualsivoglia parte del corpo. Inquietante a dir poco non raccoglie sempre molti favori ed è per questo che me lo rende smisuratamente simpatico. Una volta su un blog americano che non ricordo assolutamente altrimenti avrei avuto il piacere di linkarlo ho visto una tipa geniale che ha fatto un UOMO INTERO lungo quanto tutto il tavolo, che viste le proporzioni sembrava essere almeno un metro e cinquanta. Inutile dire che questa cosa è nella To Do list da un po’. Devo solo comprare dieci chili e forse più di carne tritata, invitare tanti onnivori e Zombie ed è fatta!
3 Idee per Halloween: Do it Yourself e 2 Ricette
Ce ne saranno molti di questi video, perché ho tentato di raggruppare molte idee in un’unica soluzione. In questo video ti propongo un do it yourself facilissimo, ovvero il fantasmino pupazzoso. Un pupazzetto a forma di fantasmino da fare con un po’ di panno lenci, cotone idrofilo e due bottoni. La torta insanguinata da serial killer e Vomito di strega; altro non è che un buonissimo centifugato di cavolo. Ho spoilerato troppo dici? Ti lascio il video e sto zitta.
Colazione per Halloween
I pipistrelli, come anche gli scheletrini e i biscotti a forma di tavola ouja giaciono incustoditi ma non dimenticati nel mio archivio e presto verranno montati e portati alla luce. Nel frattempo una colazione facile quanto veloce per Halloween, che fondamentalmente vuole sottolineare la versatilità del burro di arachidi e soprattutto la bontà, se preparato in casa (sottotitolo).
Arrivato Halloween da Tiger!
Gli Haul vanno tantissimo su Youtube. Prima mi chiedevo il perché. Poi l’ho capito. Non esiste un perché. Un modo per condividere, chiacchierare e delirare. Tenere compagnia e molte volte per dare e ricevere ispirazione. Sai cosa mi rende più felice di ogni cosa “iaia mi hai fatto tanta compagnia”, “iaia mi hai fatto ridere-sorridere in una giornata un po’ così”. Lo stesso succede a me. Commovente nella sua semplicità, no? E allora vieni qui che ti porto da Tiger a farti vedere cosa è arrivato. Con la promessa che ci ritorneremo ben presto.
DIY: Come fare una Mummia con un Rotolo
Ho raccolto rotoli su rotoli come Pina Fantozzi quando si innamora del panettiere. Avvolgo qualsiasi cosa mi capiti a tiro con le bende per Halloween. La farmacista si è rassicurata che io non svolga come secondo lavoro qualche roba strana da serial killer, anche perché capisco che questa ingente quantità di garza in qualche modo andrebbe giustificata. A maggior ragione se ti conoscono. Ma appunto perché ormai mi conoscono tutti non si pongono più domande. Al massimo mi chiedono: è per una ricetta?
Eccerto. Che non la fai una ricetta con le bende sterilizzate?
October 10, 2016
Cosa mangio, chiacchiere e confidenze.
Come dicevo Lunedì scorso delirando su dodici carrelli della mia spesa ho capito che qualcosa stava cambiando anche nel mio modo di comunicare in movimento; sul canale Youtube, sì. Dove tutto è più veloce e non si ha tempo per perdersi tra le righe e dodici anni di Blog. Dove tutto è nuovo. Dove non sono più la maghetta di splinder passata a wordpress ma una nuova arrivata. Forse è questo che mi piace di più, sai? Perché in ogni social ho voluto impegnarmi ad essere fondamentalmente io adoperando solo un tipo di comunicazione diversa per forma ma non per sostanza. Non mi sono appassionata a Snapchat per questo, forse. Incuriosita le prime due settimane, ma era più una forzatura nel volerci essere e non nel volerlo fare. Lì la sostanza -la mia intendo- si perdeva. Nella quotidianità dei gesti scivolava tutto via. Raccontare una storia significa altro, nel mio iperuranio, e non mostrare semplicemente che vado in giro, faccio la spesa e cucino. Lo faccio già abbastanza in ogni dove. Chiedendomi non troppo di rado: “ma lo faccio per quale disturbo egocentrico?”. Raccontare una storia che non sia sempre la stessa può richiedere una vita e neanche basta. Ne ho così tante in testa che nessuna riesce a prendere sostanza nonostante la forma ce l’abbia. Tocca aspettare, mi dico. Sperando di non morire facendolo. Perché, ecco, il mio sogno è acchiapparne almeno una e finirla.
Allora le domande stavano cominciando a essere tante e rispondere “l’ho scritto sul blog”, “l’ho scritto sul libro”, “l’ho detto alla radio”, “l’ho detto in uno snapchat”, “l’ho ripetuto mille volte” non basta. Voler essere seguiti -perché senza girarci tanto intorno questo è- richiede soprattutto attenzione nei confronti di chi lo fa. Cura e rispetto. Da questa parte non si è nessuno di diverso che dall’altra. Sembra talmente ovvio vero? Eppure non è così. Voler essere seguiti significa impiegare il quadruplo del tempo per seguire a tua volta. Essere sempre disponibili e chiarificatori sui dubbi. Essere sempre pronti e attenti. Comunicare è dato in pasto a tutti. Comunicare bene è un pasto equilibrato che in pochi riescono a servire. Per dire che molte volte si buttano scatole di biscotti confezionati su una tavola sporca credendo di servire dei macaron pregiatissimi. Tutti sanno riconoscerne la differenza. A volte ci vuole più tempo ma la consapevolezza arriva.
Senza pensarci ho quindi montato pezzi di cibo, che ho utilizzato per altre videoricette e progetti, e parlato su. Come è successo per il Draw my Life che rimane ancora tra le cose più difficili fatte sul web. Ho detto giusto una mollica e niente di così diverso da quello che faccio sotto forma di scrittura da anni ma a voce. Dirlo a voce. Sembra quasi che te ne sia liberata in un altro modo. Questa continua ricerca di me tra la folla mi ha sempre rimandato un’immagine.
Sono in una metropolitana affollata. Guardo ovunque. Non riesco a fermarmi. Mi agito un po’ ma non posso muovermi perché braccata da quel signora alto con la sciarpa, da quella signora bassa con il cappotto color cammello e da due studenti che si spintonano mostrandosi delle foto sul cellulare e ridendo. Tante voci e nessuna distinta. Tanto rumore che sembra silenzio. Nessuna temperatura perché sudi non capendo se per paura fredda o per caldo insopportabile. Troppi odori. Ondate buonissime e altre pestilenziali. Come non sentire più il tuo corpo.
Poi accade che all’improvviso si svuota tutto e rimani lì. Con la tua immagine riflessa nello specchio della metro che si apre e si chiude ma rimane ferma. E ti vedi e non ti vedi. E ogni volta ti vedi diversa. Un momento molto magra. Un momento molto grossa. Un momento molto normale. Un momento non ti vedi. Ma in quei momenti riesco a capire che perlomeno sono viva. Dentro.
E forse il resto non importa.
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