Iaia Guardo's Blog, page 76

April 4, 2017

Pastiera Napoletana-Sicula-Tedesca con il Riso. Partiamo con la Pasqua!

Ingredienti:


Pasta: 300 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, 200 grammi di burro, 1 tuorlo d’uovo


Ripieno: 2 tazze di riso, 1 litro di latte intero, 2 cucchiai di burro sciolto, 1 tazza di zucchero, 4 uova, 1 tazza di quark leggermente montato, 1/2 tazza di cedro candito, 1/4 di cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaino di buccia di limone grattugiata, 2 cucchiaini di buccia di arancia


Per chiudere lo zucchero a velo


 


Sì lo so. Sono mesi che dico: Il sito nuovo sarà online a breve e sono passati mesi e mesi. Ho evitato di scrivere molto sul Blog perché ci stanno lavorando -Santo Team!- e a quanto pare non è che in questi anni io abbia scritto pochino. Mancava poco che saltassero i database di WordPress. Solo che a Pasqua non potevo esimermi dal tediare l’umanità e allora impavida a dir poco ho deciso di farmi odiare ancora un altro pochino dal Team e da tutta WordPress e pubblicare ugualmente durante gli spostamenti (bello, no? Come se in mezzo a un trasloco arrivasse la tipa che comincia a tirare roba dagli scatoloni e monta un comodino per ripiegarci dentro nuovamente i calzini. In formato sushi, naturalmente). Nella settimana che va dal 10 al 16 però ci potrebbero essere dei cambiamenti. Il Blog potrebbe apparire di altre forme e colori. Potrebbero esserci numeri al posto delle lettere e alieni al posto delle torte. Poi risorgerà più forte che mai in tutta la sua incredibile beltà. Visto il periodo sembra quasi un segno. Bene, la smetto di dire sciocchezze -anche se per quanto possa essere bizzarro crederlo è la verità- e mi accingo a mostrarti quello che ho voluto organizzare per la Pasqua. Non sto neanche a dire che avrei voluto fare di più, perché quello è di default. Un giorno quando mi trasferirò in un luogo straniero a caso con Koi e avrò abbandonato tutti e tutto potrò dedicarmi completamente alle mie scritture, foto e video. Sino ad allora (e suppongo per sempre *risata amara e isterica*) dovrò proseguire la mia vita mentalmente frenetica fatta di impegni, durissimo lavoro (uno su tutti: masticare cioccolato fondente in modo che le sostanze ivi contenute aiutino la mia poca attività cerebrale) e tanta ma proprio TANTA pazienza e self control. In pratica se la sera non ho tre persone imbavagliate nel portabagagli mi complimento da sola per aver avuto un minimo di raziocinio.


Comunque tranquillo, poi le libero. Detto questo: cominciamo?


La Pastiera Napoletana, variazione riso, eseguita magistralmente da una TedescSicula

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Ti porterò in cucina con me. E ti mostrerò i miei grandi amori cucinare. La mia famiglia, le mie amiche e amici. Se segui da un po’ i miei canali, social, blog, qualsivoglia piattaforma sai quanto io ami le donne. Questo rapporto complesso da cui non smetti mai di imparare. Ho sempre avuto dei rapporti incredibili e profondi con le donne che ho incontrato lungo il cammino. Non ho mai avuto nessuna sorta di competizione e se c’è stata, ahimé, è sempre stata dall’altra parte con mio sommo dolore e dispiacere. Ecco, quello che mi fa allontanare da una donna può essere riassumibile in questo unico concetto: competizione. Non la amo, non fa parte di me e soprattutto non ho mai concorso con nessuno se non con me stessa. Caratterialmente sono una donna che ama complimentarsi con le altre donne. Non temo il giudizio in generale. Non temo il confronto. Non temo niente perché nulla è da temere. La personalità e l’unicità -quando ci sono e sono reali e palpabili- sono punti di forza inattaccabili.


Ho avuto la grande fortuna di avere in famiglia donne di rara bellezza. Con una fortissima personalità, carattere e stile. Ho qualche volta parlato anche di lei, Agata. Ma non ne ho parlato abbastanza o quanto avrei voluto. Per questo oggi rimedio e te la presento ufficialmente.


Agata

Agata, come il suo nome è preziosa. Porta con sé anche quello che la pietra, da cui prende il nome, riesce a dare e fare. Riequilibra le energie sottili con calma, costanza e determinazione. L’agata pare che sia una pietra capace di incrementare la creatività degli artisti ma soprattutto in grado di mitigarne gli eccessi. Ecco, se dovessi riassumere quello che Agata è stata ed è per me è proprio questo.


Fuoco e Acqua. Perché ti accende e ti spegne. Ti regala prima una fortissima emozione e poi un’altra, ma lasciandoti quel senso di serenità addosso. Il suono della sua risata e come muove la bocca -che trovo bellissima- ti regalano un senso di incredibile serenità.


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Agata si è fidata di me quando ero bambina. Nessuno lo aveva mai fatto così. Con quella naturalezza. Anche se ero molto piccola mi lasciava tenere Guido, suo figlio, in braccio. Non si agitava se lo tenevo male. Se non gli tenevo la testa. Se non ero in una posizione corretta. Agata mi faceva essere quello che ero rendendomi libera e serena. E questo negli anni non l’ho mai dimenticato. Mi portava a casa sua. Ero troppo piccola ma ricordo un terrazzo che affacciava su una via famosa di Catania. Con delle piante e credo delle scale. Non ricordo l’ambiente o un giorno specifico ma ricordo sempre quella sensazione di serenità. Come affacciarsi da un terrazzo e sentirti libero. Senza nessuno che ti ricordi “guarda che cadi”. Il profumo che ha mentre l’abbracci e la sua bocca, che quando ride forma un arco perfetto e un suono incantevole. Perché è proprio in quel sorriso la chiave di tutto.


Ha sempre risposto con un sorriso e non me lo ha mai negato. E le amiche fanno questo. Si capiscono tra i sorrisi e gli abbracci per ricominciare più forti di prima. Proprio perché si fidano. E Agata non ha smesso, come io non smetterò mai con lei.



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Considerazioni sulla Pastiera

Per i puristi della Pastiera che capitassero qui per caso c’è da dire che negli anni ne ho fatte di tutti i colori. Con la quinoa, gluten free e nel bicchiere. Quest’anno vorrei proporne una senza latticini e se mi gira pure vegana. Ti amo Napoli e non vorrei che questo compromettesse il rapporto tra noi. Devo dire che questa versione con il riso ha riscosso molto successo. Forse l’unico errore -perché se mi leggi sai quanto mi piaccia fare delle considerazioni oneste e non far passare tutto per stupendo/incredibile/buonissimo/perfetto- è che rispetto alla nostra tortiera dovresti adoperarne una più larga e meno alta in modo da distribuire per la larghezza il riso. La scelta della teglia è stata mia ergo la colpa. Esteticamente mi piacciono le cose piccole e tonde. In questo caso però -estetica a parte- adoperando una teglia di diversa dimensione il risultato sarebbe stato ancor migliore. In soldoni: non ti ritroverai un bel malloppone troppo grande di riso a fetta. Provala e se necessario profumala ancor di più. Abbonda di cannella e se vuoi ancor più di agrumi canditi. Se vuoi una versione ancora più corposa potresti adoperare meno riso e più quark o ricotta. Sostituisci, inventa e reinventa. Preparala anche tu con tua zia, la tua amica, la mamma o una donna importante della tua vita. In cucina ci si racconta e confida tra un ingrediente e un rumore. Tra un odore e un errore. Non finirò mai di stupirmi per questa incredibile magia.


Di donne. E di cucina.


 


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Published on April 04, 2017 01:00

March 5, 2017

Ciao sono Iaia e da un mese ho una relazione stabile con la mia Slow Cooker

Su Youtube vedevo queste adorabili donne americane buttare tutto dentro la slow cooker e via. Non mi ci sono fermata per un po’, a ragionare. Del resto quando ragiono io? Mai. Pensavo fosse una cosa tipo il Bimby, il Kenwood, quelle cose insomma che ho e che abbiamo e. E che noia, sì. Però il concetto del butta tutto dentro quanto è bello? Soprattutto quando la giornata è stata così intensa che ti viene voglia di lanciarti con tutti i vestiti a X sul letto. Faccia spiaccicata sul cuscino, rivoli di bava all’angolo della bocca e via.


Rimasta sopita lì -questa immagine delle adorabili donne americane- qualche volta mi mandava un segnale lampeggiante che tentava di indicarmi: “quando hai tempo indaga su questa magia della slow cooker”. Il mio unico neurone efficiente lo mette in agenda  con il tag azzurro a pois. E poi? E poi me ne dimentico, chiaramente. Capita però di parlarne con un’amica e poi con un’altra e poi seguendo una ragazza su Youtube, come racconto nel primo Video, l’illuminazione. La lucetta lampeggiante e il tag si spengono per lasciar posto alla ragione (o presunta). “Terra chiama Iaia. Iaia risponde?” Qualche volta. Sporadicamente, insomma.


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Allora come Maestro Yoda insegna la risposta era già dentro di me. E sorprendentemente non era quella sbagliata. Non c’entravano niente il Bimby, il Kenwood e il KitchenAid e marchi a caso, c’entrava che questa consuma come una lampadina (ma sto indagando per darti notizie più approfondite al riguardo. Non vorrei fosse una “lampadina” da 12500 watt dello stadio. Ma no, so già che non è così).  E che cuoce a basse temperature. Brava, mi dico, in effetti slow cooker cosa avrebbe potuto lasciare presagire anche senza saperne nulla? Indago sul sito della Nital -e ti ricordo che non sei capitato in uno spottone e che non faccio product placement- perché mi dico “oh se non mi fido della Nital!” (anche se ho da poco preso la 5D della Canon ma tanto Nikon non lo verrà a sapere. Dopo un decennio di alta fedeltà il tradimento è avvenuto in modo spietato e inaspettato) e via. Entro nel magico mondo della Crock Pot dove tutto è incredibilmente meraviglioso. Mi trasformo in un donnino pin up (mi piacerebbe in effetti) con gonna a ruota, vita stretta (mi piacerebbe), seno prosperoso (vabbè aggiungi sempre quella parentesi, ok?) e capello perfetto raccolto in un mega chignon con tanto di eye-liner passato meglio di Dita Von Teese. Rossetto rosso manco a dirlo. Che cucino roba sfiziosa con la magica arte del buttatuttodentroechisièvistosièvisto. Oh! Se con la mia macchina fotografica Nikon e bottoncini a caso ho fatto credere a tutti di essere una Food Blogger, mi dico, vuoi vedere che riesco a convincere tutti di saper fare spezzatini, stracotti, brodi e manicaretti rustici da leccarsi le orecchie? Senza star lì a girare la carne, che per ovvi motivi capisci è un’operazione che detesto. In più, giusto per dirne una, ci sono POCHI bottoncini da premere:



High: cuoce ad alta temperatura, durata consigliata 4 ore
Low: cuoce a bassa temperatura, durata consigliata 8 ore
Warm: mantiene caldo il tutto per 4 ore ma anche più se vuoi

Cos’è, il paradiso? Da quando ho la slow cooker ho ricevuto i complimenti da: Nippotorinese -tirchio da sempre di elogi- mamma, amici, parenti e pure da Koi che adesso ha un bollito così buono che fa pure la brava quando le dico: CROCK POT! Una sorta di comando tipo BISCOTTINO. Sta a indicare che se non abbaia quando parlo al telefono, che se non mi mordicchia i piedini quando li vede e non russa quando faccio il voice over ai video per youtube le farò il bollito nella crock pot. Pare che stia capendo il comando così bene che potrei adoperarlo per altri biechi intenti. Ho girato diversi video e fatto ricette di ogni tipo. Ti lascio la Playlist sotto e anche questo video Considerazioni a distanza di un mese di utilizzo.


Consiglio l’acquisto? Qualora mai i miei consigli potessero reputarsi importanti? Sì. Consiglio l’acquisto perché è una cucina salutare prima di tutto, in quanto si evita (leggi si può evitare, perché nessuno ti vieta di farlo) il soffritto, le carni vengono morbidissime, la temperatura costante è sempre un punto di forza della cucina salutare e non in ultimo -tra le decine di motivazioni positive allo stato attuale- non occorre essere presenti in cucina avendo la sicurezza che i pericoli sono pari a zero. Qualora le cose dovessero cambiare sarà come sempre mia premura informarti.


Visto che ci sono ne approfitto per dirti che purtroppo qui il nuovo sito sta andando per le lunghe. Spostare 3.500 articoli e la mole di tutti i contenuti deliranti della sottoscritta sta mettendo a dura prova l’intera equipe di WordPress, che adoro. Ma manca davvero poco e sono emozionatissima. Quando il nuovo sito sarà online gli articoli, come da tradizione, saranno giornalieri.


E sempre e solo alle 12:12.



Tutte le Videoricette con la Slow Cooker *Crock Pot*

Le trovi qui nella Playlist del mio Canale



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Published on March 05, 2017 23:40

February 7, 2017

Csaba 5 Seasons, sfogliamolo insieme


Non è il solito libro. Csaba questa volta non va a Venezia o Firenze. Non ci porta a casa sua per il Natale e non ci spiega neanche come fare il tè. Che io ami Csaba non è un segreto per nessuno ma più passa il tempo e più questo affetto sincero si sta trasformando in stima. Non ne sbaglia una. Nel periodo delle Erin Condren e della cartopazzia più sfrenata spinta tantissimo dal web, Csaba ci regala un vero e proprio almanacco perpetuo -così lo definisce- dove è possibile celebrare le 52 settimane -e quindi la vita- attraverso la cucina e il ricevere. Questo per lei è fondamentale, come la cura e le attenzioni. Non è neanche un segreto che io appoggi fortemente questo modo di concepire la vita. Vengo presa in giro da tutti perché rifiuto categoricamente l’utilizzo di tovaglioli di carta anche quando in casa a cenare siamo in venti, ma sai cosa? Sono felice così. Sono felice di bere il mio tè di pomeriggio dalla teiera d’argento, se posso. Perché mai dovrei aspettare le grandi occasioni e soprattutto chi lo dice che un giorno “qualsiasi” sia davvero qualsiasi? Nessun giorno lo è. Ogni mattina, pomeriggio e sera è un dono prezioso e mai dovuto. Ogni stagione che si rincorre e che viviamo è una grande fortuna e da quando la morte mi ha stravolto così tanto la vita non vi è un attimo in cui io non abbia cura di ogni singolo secondo. Non voglio una vita fatta di bicchieri di carta e il “servizio buono” per le grandi occasioni. Non esiste il servizio buono e modesto. Esiste il servizio che mi fa felice usare. Preferisco dormire meno e lavorare di più ma avere i miei sacrosanti momenti come fossi una vecchia ottantenne che beve il tè al Ritz e non una modesta vecchietta arrabbiata con la vita e i giovani perché non ci sono più l’educazione e le stagioni di una volta.



Questo libro-non libro-agenda-non agenda è rivolta a questa tipologia di donna. Per carità sono tutte le meravigliose le donne, e non lo dico con opportunismo ma verità. Io semplicemente voglio essere quella che sono. Mamma e io discutiamo spesso di questo. Lei è più da: buttiamo sul tavolo quattro piatti, due tovaglioli e facciamola finita che devo fare mille cose. Io sono più da: mettiamo pure la terza forchetta che non si sa mai e se non arrivo a sparecchiare ci penso dopo ma almeno mi sono goduta il momento.


Sono così da sempre. Ho cercato di essere altro mettendo a tacere tutto questo ma non ero io. Mi piace servire il tè nell’argenteria e fare i biscottini. Mi piace il merletto della nonna e usare le tovaglie ricamate senza il terrore che succeda qualcosa. Nonna è diventata cieca per ricamarmi le tovaglie. Devo pure tenerle in un cassetto, non farle vedere a nessuno e rimanere terrorizzata perché possono macchiarsi? Ma che si macchino!


Questo volume -chiamiamolo così perché libro non libro agenda non agenda viene lunghetto- ha il prezzo di 30 euro e se può sembrare esagerato non credo sia così. Le illustrazioni sono di Adriano Rampazzo e mi piacciono molto. Delicate, essenziali e intuitive. Naturalmente è firmato Luxury Books ed è diviso per stagioni. Prima l’Inverno con l’inizio dell’anno e quindi i buoni propositi del mangiar meglio e il tea time. Poi la Primavera con l’elogio alla stagione di primizie e festeggiare la Pasqua in famiglia organizzando anche qualche brunch in terrazza. Arriva l’Estate con l’essenza di stare all’aria aperta, sole e relax e quindi l’Esprit vacances: ospitare gli amici in casa magari sul terrazzo. Per poi arrivare all’Autunno con il rituale della prima colazione e l’organizzazione di una cena a lume di candela. Un intero capitolo gigante dedicato al Natale che Csaba ama particolarmente e non ne ha mai fatto segreto. Sul suo libro del Natale mi sono consumata le dita a forza di parlarne.




E le ricette? Ci sono. Ci sono eccome. Sono pure tante. Cake of the month, charlotte ai pistacchi, cinnamon rolls, latte di mandorla, matcha horchata al cocco, meringata ai lamponi, layer cake e tantissimo altro. Mi piace il fatto che ognuno abbia la possibilità di rendere questo volume unico e non solo. Di renderlo un vero e proprio libro personale. Puoi appuntare quello che hai cucinato, i tuoi traguardi e pure le occasioni da ricordare. Lo puoi compilare e adoperare come un vero e proprio diario di bordo attingendo dalle sue interessanti considerazioni e consigli azzeccati. C’è bisogno di bon ton, cura e ricercatezza in questa era di vergognoso junk food. C’è bisogno davvero che Csaba ci ricordi attraverso una piccola guida quali siano le posate e i bicchieri da utilizzare per ogni evenienza. Sarà che io sono gne gne gne e non me ne vergogno ma sì che ce ne è bisogno, eccome. Forse il font corsivo risulta fastidioso in quelli che vogliono essere gli appunti di Csaba perché è troppo leggero, effimero e sfuggente ma onestamente è l’unico neo e difetto che sono riuscita a trovare al volume. Hai da scrivere ogni giorno, ripeto. Ogni giorno. Certo hai tre righe a disposizione ma per tutto quello che ci sta dentro è già tantissimo così, ti assicuro.


Sono felicissima dell’acquisto e mi auguro che sia l’inizio di una serie di almanacchi. Non ho voluto condividere le foto del mio personale almanacco che ho già cominciato a compilare perché ne sono davvero gelosa. Diventa tuo, ripeto. E questo accade di rado, eccome.


 














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Published on February 07, 2017 02:00

February 4, 2017

L’ora del tè – Dieci ricette e più, giusto per cominciare

A sinistra della Long Gallery, tra la hall e il Ritz Restaurant, si trova il Palm Court. Comincia così il video che ho fatto per introdurre la Rubrica del Tè che tengo da anni qui sul Blog all’interno del mio canale Youtube; qualora ti facesse piacere ti invito a iscriverti perché non sempre aggiorno qui sul blog quello che accade sul Canale. Serve solo una mail appoggiata su gmail. Mi trovi come Maghetta Streghetta.



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Il giardino d’inverno dove si serve il tè più prezioso e indimenticabile di tutto il mondo e pure di tutti i tempi ha un impatto così maestoso e scenografico che pare si rimanga abbagliati. Spero quanto prima di concedermi -dopo tre anni- una meritata (stavolta è meritata davvero) vacanza e poter andare proprio lì. A bere un tè al Ritz. In assoluto nella mia to do list delle cose da fare al più presto. Specchi e colonne fanno un gioco di immagini incredibile. Se non hai mai visto il Palm Court ti invito a dare un’occhiata anche su Google immagini. Io tengo sempre un formato .jpg su Dropbox nella mia cartellina “Dream”. Così quando sono triste me la sfoglio e mi ricordo che devo ancora fare tante belle cose. Ecco, ti ho detto un mio piccolo segreto. Provaci perché funziona, sai?


Ci sono specchi e colonne che ti catapultano in quel mondo, che ti confesso è stato l’unico a incuriosirmi davvero da un punto di vista storico. Insomma diciamo che alla classica domanda “in che periodo avresti voluto vivere?”, fermo restando che avrei detto indubbiamente sempre e solo il mio, risponderei: vittoriano inglese. Mi piacciono gli abiti e le case. Mi piacciono gli scacchi e le scale che si attorcigliano. Mi piace il grigiore e i colletti abbottonati. Mi piace l’idea della gonna lunga e delle scollature coperte. Mi piace l’eleganza, i modi e mi piace quella lentezza e il garbo. Mi piace tutto quello che è lussuoso ma non sfrenato e invadente. Mi piace la semplicità di una tazza anche rotta presa al mercato ma di buon gusto. Non mi piace lo sfarzo eccessivo ma quello sussurrato. Il mio animo è da sempre e per sempre vittoriano. E la ninfa con i giovani tritoni che soffiano nelle conchiglie dove ci sono tantissimi pesci rossi -che mi piace immaginare come carpe koi- diventano meta per i miei pensieri. Vorrei star lì a scrivere e disegnare e se sto lavorando duramente è perché so che lo farò. Magari per sempre, chi lo sa. Mi piace l’idea che il colore della tappezzeria e delle luci sia stato scelto in base all’incarnato della proprietaria. Mi piace che ci sia la Francia e anche l’Italia. Mi piace che non si possa entrare in pantaloncini e tutte scollacciate ancora oggi. Non per rispetto verso delle divinità ma per rispetto verso se stessi. Non sono una bigotta moralista. Ho tatuaggi e piercing. Mi piace il corpo tutto tatuato e i capelli rosa. Al Ritz con i capelli rosa puoi entrare e pure con tutti i tatuaggi ma in pantaloncini no. E lo trovo semplicemente perfetto. Un futuro sacrosanto che si mischia a un altrettanto sacrosanto passato dove esiste delle regole e un’etichetta. Perché non è l’abito a fare il monaco ma, mi sia concesso, l’eleganza non è un infradito, un pantaloncino e una canottiera trasparente. Sono vecchia e antipatica insomma.


Questo post, come dico nel video, vuole essere solo una piccola introduzione a quella che sarà una rubrica fissa come lo è sempre stata (e sarà) quella del “Tè con Agatha Christie”. Vorrei dedicarmici maggiormente e visto il feedback positivo ringrazio commossa e capisco -grazie a te e voi tutti- che la direzione è quella giusta. Infinite sono le cose da dire, fare, cucinare, raccontare e condividere. Mi piacerebbe sapere anche il tuo tea time. Cosa prepari e se sei stato al Ritz. O se magari vuoi venire con me. Con la fantasia possiamo ritrovarci al Palm Court. Chiacchierare di libri, Poirot e assassini. Indagare insieme tra uno scones al formaggio (io mangerò la versione vegana. Esiste e te la farò) e un pezzettino di plumcake con il lemon curd. Non posso dire ogni quanto accadrà perché al Ritz non ci sono orologi e nella mia vita onestamente ci sono così tanti calendari che non voglio averne uno anche per ricordarmi che mi diverto ed evado poco. Ti prometto però che quando potrò evadere, divertirmi e stare qui con te al Palm Court sarà in assoluto il primo posto dove correrò.


Spero tanto di trovarti lì.


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 Scones

per 16-18 scones circa



350 grammi di farina bianca 00
85 grammi di burro freddo
10 grammi di lievito per dolci
2 cucchiai di zucchero
80 ml di latte
75 ml di yogurt bianco naturale non zuccherato oppure formaggio spalmabile bianco cremoso
1 uovo
latte per spennellare

Metti la farina e il lievito insieme. Aggiungi il burro freddo e impasta fino a ottenere un composto sbricioloso. Aggiungi adesso lo zucchero e impasta ancora. In una ciotola a parte mescola il latte, lo yogurt (o il formaggio) e l’uovo. Unisci gli ingredienti e impasta per bene. Trasferisci su un piano infarinato e lavora aggiungendo farina qualora servisse. Aiutati con un matterello. Stendi la pasta fino ad ottenere un impasto alto circa 2,5 cm. Con un piccolo coppapasta tondo o con una formina tonda ottieni così i tuoi scones. Trasferisci su una teglia con carta da forno e cuoci per 13-15 minuti a 220 caldo. Quando saranno gonfi e ben dorati tira fuori e lascia e servili tiepidi. Sono buonissimi non troppo caldi.


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Madeira Cake

250 grammi di farina
230 grammi di burro
200 grammi di zucchero
8 grammi di lievito per dolci
3 uova
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

Lavora zucchero e burro insieme alla vaniglia. Aggiungi le uova una ad una e infine la farina setacciata e il lievito. Ottieni un composto omogeneo e lavoralo almeno per tre minuti. Trasferisci nella teglia imburrata e infarinata e cuoci a 160 per 50-60 minuti circa.


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Biscotti salati con il Gorgonzola

60 ml di latte
1 uovo
130 grammi di gorgonzola (o stilton)
100 grammi di noci tritate
260 grammi di farina 00
70 grammi di burro a temperatura ambiente
1/2 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale

Metti farina e burro. Aggiungi lievito e sale e lavora con le mani ma non troppo. Versa il latte poco alla volta e se non ne serve più non importa. Aggiungi il formaggi e poi le noci. Continua a lavorare. Una volta che tutto il composto risulta omogeneo forma delle palline e schiacciale un po’. Mettile su carta da forno. Spennella con il latte e lascia lievitare 20 minutini prima di infilare in forno a 220 già caldo per 15 minuti circa. Ma anche 18. Devono essere dorati.


Biscotti con Avena e Mirtilli

170 grammi di burro
170 grammi di farina OO
150 grammi di fiocchi di avena
180 grammi di zucchero muscovado
130 grammi di frutta secca (mirtilli, albicocche, fichi, mele, pesche. Rigorosamente tagliate a pezzetti microscopici)
1 uovo
vaniglia fresca o cannella
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
1 pizzico di sale

Lavora tutti gli ingredienti senza un ordine preciso premurandoti di usare il burro a temperatura ambiente, come fosse una pomata. Fai riposare (passaggio facoltativo) la pasta avvolta in pellicola per 20 minuti in frigo. Tira fuori trascorso il tempo e procedi alla realizzazione dei biscotti. Dei dischetti non troppo alti saranno perfetti. Inforna a 180 per 10-15 minuti. Per la versione al cioccolato aggiungi 100-150 grammi di cioccolato fondente tritato (puoi lasciare mirtilli o toglierli) finissimamente e 20-30 grammi di cacao se ami il gusto del cioccolato ancor più forte.


Plumcake al limone

(Ne vuoi uno salato con i pomodori secchi? Eccolo! E posso consigliartene un altro?Con il tè matcha e i mirtilli. L’ho pubblicato qui su RunLovers.it)



180 grammi di farina
1 bustina di lievito per dolci
250 grammi di zucchero
3 uova medio grandi
150 grammi di yogurt bianco (o formaggio cremoso fresco)
1/2 limoni non trattati
130 grammi di burro

-Zucchero a velo se vuoi per guarnire


Lavora burro e zucchero con la scorza del limone. Aggiungi le uova una ad una e continua a lavorare. Aggiungi lo yogurt e solo alla fine la farina che è unita al lievito (setacciata? Sì). Trasferisci tutto in uno stampo imburrato e infarinato e in forno caldo a 180 per 50 minuti circa. Fai la prova dello stecchino sempre. O infila uno spaghetto. Se vien fuori asciutto tira fuori e lascia raffreddare.


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Eclair

(Nel video sbaglio e dico anche che compaiono dei Financier, pardon. Se vuoi provare a farli però ti lascio una ricetta di Financier al cioccolato infallibili. Li trovi qui).


Gli Eclair si preparano con la pasta choux, ovvero quella dei bignè. Significa “lampo” perché si mangia in un lampo, appunto. Tanto è buono. Non ha una forma tonda come i bignè bensì allungata ed è letteralmente imbottito con creme, ganache e nella versione più classica -come mostro nel video- con della semplicissima panna montata fresca sul momento. Se in questi ultimi anni sono stati i macaron gli amici inseparabili della “moda” (leggermente in ritardo con i foodie) è susseguito il momento degli eclair (finito già ma attualmente fa più figo un eclair che un macaron

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Published on February 04, 2017 07:49

February 1, 2017

Naturalmente Goloso


Amo questo libro da un anno, credo dalla sua uscita ma non vorrei avventurarmi troppo in dettagli perché ultimamente faccio fatica a ricordare anche solo un nome, che è della Nomos Edizioni. Il prezzo è 19.90 ma ne vale molti di più. L’autrice Erin Gleeson promette ricette vegetariane semplici dalla sua casa nel bosco e già solo la premessa non potrebbe essere più bella. Ti dico subito che se cerchi qualche ricettario vegano questo va benissimo lo stesso perché le modifiche sono semplici a dir poco. Si divide in Sommario, Stuzzichini, Cocktail, Insalate, Piatti vegetariani, Dolci, Ringraziamenti e Indice in 236 pagine molto colorate, frizzanti e pregne di personalità straripante. Mi sono innamorata prima di Erin e poi del libro. Non accade praticamente mai, per quanto mi riguarda.


“Sono cresciuta in un meleto nella contea di Sonoma, in California, durante gli anni ottanta. Accanto a noi c’erano una piccola comune e alcuni allevatori di capre. Non avevamo la TV, eravamo vegetariani e avevamo un orto grandissimo. Il clima in California è mite, così io e mio fratello passavamo quasi tutto il nostro tempo all’aperto e cucinavamo spesso tutti insieme”.



Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Bologna e deciso proprio qui nella nostra terra di diventare una fotografa professionista. Ha lavorato con grandi risultati a New York e poi le si è aperta la porta del mondo newyorkese del food, fotografando piatti per varie pubblicazioni avendo la possibilità di lavorare con alcuni degli chef più famosi al mondo. Per una serie di circostanze, che non ti svelo perché è una vita avvincente che merita di essere letta e scoperta senza spoiler, si trasferisce nuovamente in California. La conquista la luce di uno chalet, il bagliore dorato caldo e diffuso e l’oceano a poche miglia con banchi di nebbia che si srotolano sulle sequoie. Qui ama ricevere i suoi amici e apre un blog di successo. Comincia a non porsi più limiti e tira fuori gli acquerelli, passione precedentemente messa da parte.



Il risultato è sorprendente: un libro fuori da ogni schema. Sembrano quasi delle schede e tra acquarelli, cibo vero e grafica studiata si ha per le mani un incredibile volume di cui francamente adesso non potrei più fare a meno. Grazie a lei ad esempio ho scoperto l’abbinamento mela-uvetta-cipolla. Tutto in forno. Mela e cipolla d’accordo c’ero già, ma l’uvetta è stato un semplice colpo di genio. Non c’è persona che non si innamori di questo piatto semplice (l’ho messo anche in una videoricetta ma ricordare dove sarebbe chiedermi troppo). Mi piace Erin, con il suo sorriso spontaneo e le gambe accavallate. Con il suo stile che le consente di indossare un paio di occhiali che ricordano i miei di Marc Jacobs qualche anno fa. Quelli bianchi e neri. Mi piace pure il suo divano con le arance, a me che non perdono nessuna fantasia. Mi piace il fatto che indossi delle ballerine leopardate in un bosco con naturalezza. Come fossero scarpe da trekking. Perché mi sento molto vicina a lei, ecco. E questo non mi accade mai. Erin è stata un colpo di fulmine perché senza girarci tanto intorno per la prima volta mi sono rivista in qualcun altro. Non mi accade davvero mai, ripeto.


Gli Stuzzichini

Uova piccanti con Guacamole, Torta di asparagi, Asparagi con nastri di sfoglia, Tortino di brie, Panini all’aglio, Crostini con capperi e burrata, Fichi freschi con miele e peperoncino, Bocconcini di albicocca con formaggio fresco di capra e mirtilli rossi, Salsa di fragole con cipolla rossa e lime, Ravanelli al burro e la focaccia a pois (che adoro!) con gli acini di uva cosparsi di sale grosso sono solo alcune delle tantissime proposte semplici ma deliziose che Erin ci trascrive.




I cocktail

Spritz al cetriolo, Michelada ai pomodorini, Bloody Mimosa, Negroni alle more, Vodka fizz al mirtillo, Mojito al basilico, Sangria agli agrumi e altro sono un capitolo che io da brava e fissata NO ALCOOL MAI non ho neanche guardato ma le foto -quelle sì- sono davvero belle e non le solite foto noiose da cocktail, ecco. Fosse solo per guardare i barattoli pieni di personalità, i vassoi antichi e ammodernati e i tavolini da campeggio che mi piacciono tanto.


Insalate

Insalate di fragole e cetrioli, pomodori e pesca noce, caprese di zucca, patate e fagiolini, cavolo e arancia, insalata di lenticchie e di melanzane e di ravanello e anguria, insalata rossa con il ravanello e le ciliegie (buonissima!), condimenti alla soia e sesamo e pure agli agrumi, all’erba cipollina e pure le vinaigrette da abbinare. Sono tantissime e gli abbinamenti non scontati ma insoliti. Quella di cavolo e arancia per esempio è davvero indimenticabile. Si tagliano le carote,le arance, i ravanelli e pure le foglie di cavolo rosso e poi si serve tutto con olio e aceto. Che se è di mirtillo -parere mio- è ancora meglio. L’insalata di melanzane è qualcosa di sublime. Melanzane al forno con mozzarella e pomodori ma te la svelerò in qualche videoricetta molto presta. Ricorda la mia Catania in California e la cosa mi fa sorridere parecchio.






Piatti vegetariani

Arrivati ai piatti vegetariani pensi che adesso ti deluderà perché ti sei entusiasmato troppo prima, ma non è così. Un crescendo di stupore. Gnocchi con verdure saltate, millefoglie di barbabietole e agrumi, cavolfiore alla cannella, avocado all’occhio di bue, frittelle di patate dolci, “bistecca” di cavolfiore gratinata, broccoli croccanti al gorgonzola e tantissimo altro.


Mi ha stregato tutto di questo libro e fino alla fine con il tricolore di melone, le fragole allo zucchero e una semplice sfoglia di mele è riuscito a tenere altissimo il mio livello di stupore e meraviglia. Non parliamo poi delle polpette al cocco e burro di arachidi (ne ho parlato in un vlog) che sono buone da impazzire.


Non mi ha annoiato neanche una pagina. Per non parlare delle foto, quasi spontanee e poco costruite. Con una luce non troppo invadente ma sapientemente bilanciata. Mi piace vedere il frappè di avocado messo per terra in mezzo al bosco e non su una tavola o la solita tovaglia. Mi ha fatto venire voglia di avere una casa nel bosco. Mi ha acceso la scintilla dell’orto che sì era arrivata anni fa ma che non avevo mai volutamente ascoltare. Mi ha ricordato che lasciare e rifugiarsi non significa scappare ma ritrovarsi. Francamente devo molto a Erin. Che sa parlare di cibo con garbo, lo sa fotografare e cosa non meno importante lo sa raccontare senza riempirsi la bocca. Senza darsi titoli accademici. Sembra la vicina di casa bizzarra che ti apre con le ciabatte pitonate sapientemente abbinate a uno chanel vintage e non pensi mai che sia strana, pazza o sciroccata ma semplicemente:

bellissima.


Come il suo libro e le cose che fa, dice, fotografa e racconta.












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Published on February 01, 2017 03:55

January 27, 2017

Sette Ricette Vegetariane, gustose, sane e semplicissime (e le relative Videoricette)

Crumble di zucchine. No ma davvero non hai mai provato il Crumble salato? Con le verdure, sì. Niente mele, pere e deliziose dolcezze ma verdure di stagione; non dirmi che le zucchine non sono di stagione, ti prego. Sorvola. Lo so ma per me è problematico (tantissimo) in certi periodi e il mio Santo Fruttivendolo di fiducia, Orazio, mi tenta e non resisto. Anche perché sono buonissime. Mi inginocchierò sui ceci per punizione (e poi li mangerò strapazzati). Mi sto perdendo in chiacchiere lo so. Insomma il crumble salato, soprattutto se servito in cocotte che fa scena, è davvero delizioso. Oltre a essere un piatto sano e gustoso è anche molto semplice da preparare. Ne ho parlato la settimana scorsa su RunLovers. Lo faccio con la zucca, con le carote, con un mix di verdure e pure con le melanzane. Se non vuoi adoperare il burro per la crosticina niente paura. Vai di olio e via. La dose? A occhio. Aggiungi in pratica un po’ di olio extra vergine di oliva alla farina e quando ottieni un impasto sbricioloso è fatta. Non so se hai mai avuto occasione di mangiare le zucchine tagliate così -a julienne- ma cambiano sapore. Devo assolutamente pubblicare le mie personali annotazioni sulle zucchine -che se non si fosse capito sono tra i miei ortaggi preferiti- perché ho la netta sensazione che siano magiche e pur essendo composte in grandissima percentuale di acqua riescano a trasformarsi in qualsiasi cosa. Difficilmente qualche altro alimento mi dà questa impressione; ma è anche vero che non dormo da sei giorni e quindi potrei forse delirare più del solito.


Ho pubblicato la settimana scorsa -con tantissimo riscontro- due video. Uno conteneva tre ricette vegetariane sane e gustose e l’altro invece ne conteneva quattro. Ovviamente ho dimenticato di metterle anche qui perché mentre sul Canale Youtube siamo ancora in “pochini” e prendi questo “pochini” con le dovute precauzioni, qui siamo sempre in tantissimi e io come ripeto ogni volta non so davvero come ringraziarvi. Non leggo mai i numeri per la mia famigerata ansia da prestazione, ma non ti nascondo che molte volte strabuzzo gli occhi e dico: ma davvero mi leggono così tante persone senza che nessuno le costringa? (Parliamone ti prego. Ti costringe qualcuno? Siete un gruppone di centomila persone finite in una setta psicopatica che vi costringe a leggermi come nella terapia Ludovico di Arancia Meccanica? Mandatemi qualche segnale, vi prego. Voglio aiutarvi!)


La smetto con queste allucinazioni e ti lascio ai due video, sperando che ti piacciano. In tantissimi su youtube, instagram, twitter e runlovers mi hanno detto di avere provato il crumble di zucchine e tutti -dicotuttitutti- mi hanno ringraziato tantissimo perché se ne sono perdutamente innamorati. Ora, come sempre, sono io che ringrazio te e voi tutti (e tutto il gruppo di ascolto costretto) e salendo su una sedia urlo: E non avete provato il Crumble di carote!!! Oh. Ho fatto pure lo spoiler. Sono tantissimi i video di questo genere in arrivo. Tra l’altro dovrei pure mettere nero su bianco qui che tra poco meno di un mese il nuovissimo sito sarà online. Un portale infinito di ricette, illustrazioni, video e tantissime novità. Lo dico da quando papà  è andato via, lo so.


Ma stavolta è vero. Perché mi sono promessa che avrei avuto cura di me, sì. Ma voglio averne anche di te, che l’hai sempre avuta per me.


3 Ricette

Crumble di zucchine, Cavolfiore speziato all’indiana e Cotoletta di seitan in crosta di fiocchi di avena.



4 Ricette

Carote all’indiana speziate con il latte di cocco, Porridge salato all’orientale con funghi e piselli, Porridge salato con spinaci e cavolo, Crumble salato e speziato di verdure.



 


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Published on January 27, 2017 02:11

January 26, 2017

Holishkes: Involtini di Verza

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Per 8 persone circa:

700 grammi di carne tritata, 200 grammi di riso meglio se a chicco lungo, 2 cipolle tritate finemente, 2 verze belle grandi, sale e pepe, olio extra vergine di oliva, brodo o acqua, 2-3 limoni, 100 grammi di zucchero di canna (la ricetta originale ne prevedeva 150).


Stacca le foglie della verza, lavale e poi falle cuocere per 2-3 minuti in acqua bollente salata. In una padella con un filo d’olio lascia cuocere carne e riso insieme bagnando con brodo (o acqua), sale e pepe. Quando il tuo ripieno è pronto stendi la foglia sul piano, mettici in mezzo un cucchiaio di carne e riso e richiudi per bene le estremità come fosse un pacchettino. Sistema (come vedi in foto) tutti gli involtini di verza e lascia cuocere aggiungendo brodo (o acqua) a fuoco bassissimo. Meglio se con un coperchio (la ricetta originale prevede almeno 3 ore ma sinceramente io ho lasciato andare solo per un’ora). Mescola il succo di limone con lo zucchero di canna e versa sopra gli involtini (confesso di non aver fatto questo passaggio). Più cuociono e più sono buoni.


Sono ancora più buoni e meno asciutti (perché mi è stato detto che sono asciutti. Due persone su cinque direi che è una buona media) se fatti cuocere poi con la salsa e tante spezie. Questa versione con la salsa è piaciuta a cinque persone su cinque.


[image error]Holishkes, holipches, huluptzes, geluptzes, prakkes, yaprak e chissà quanti altri nomi per questi scrigni che rappresentano l’abbondanza. Si preparano tutto l’anno ma in particolare per Sukot-Sukkot-Succot, Festa delle Capanne e Festa dei Tabernacoli. Una delle feste ebraiche più importanti. Ci sono diverse varianti ma la base è sempre la stessa: foglia di cavolo che avvolge carne macinata (molto spesso di agnello) per poi essere cotta nella salsa di pomodoro. Alcuni, come nel caso di questi che ho preparato io, contengono anche il riso. Le spezie variano a seconda della comunità. Gli ebrei ungheresi usano la maggiorana, i siriani aggiungono la cannella, i persiani aggiungono l’aneto (che tutti mi perdonino ma io nella versione con la salsa aggiungo sempre la curcuma e piace tantissimo. Mi piace speziare anche la carne a parte). Il riso non viene aggiunto per dare sapore bensì perché essendo un piatto originariamente povero e costando troppo la carne si preferiva aggiungerlo in modo da diminuire le dosi. Quelli che ti propongo oggi sono involtini alla rumena e provengono dal libro di Clarissa Hyman “La cucina ebraica – Ricette e racconti da tutto il mondo” con le splendide fotografie di Peter Cassidy. Di questo splendido e indimenticabile volume ho parlato qui. Le ricette non deludono mai e posso dire senza esagerazione alcuna che le ho provate davvero tutte. Di bagel ne ho fatti in questi anni ma mai sono piaciuti come quelli di Clarissa (e se vuoi la ricetta la puoi trovare qui), stessa cosa per i Kaak e il pane ebraico. Che io sia legatissima a questa cucina, se mi leggi da un po’, non è  un segreto. Sul mio libro poi ho avuto anche il grande onore di poter inserire la Torta di Umberta.


Questa ricetta in realtà l’autrice dice che appartiene a Cynthia Micahel, grande cuoca di Manchester. Nonostante sia un piatto semplicissimo richiede cura e presentato in tavola fa la sua figura, eccome. Ne ho provato -che tutti mi perdonino- una versione vegana di recente e sarà mio piacere mostrartela un giorno di questi. Che ne dici?


Non ho usato come nella ricetta originale la carne di agnello ma del manzo tritato. Tu puoi decidere naturalmente a seconda dei tuoi gusti.


Ho chiesto a Mohamed se gli andava di ripetere quel frullato di emozioni che è stato Siria-Roma-Sicilia con Lahmba bi ma’ala, perché ho voglia che questa cucina -e lo si evince da queste foto suppongo- prenda anche una piega più casalinga, rustica e calda. Cristiana pochi giorni fa mi ha detto che è strano vedermi così. Mi ha detto “una nuova te”. Solo le amiche riescono a vedere le rinascite e l’apparente morte. Sono quasi tre anni ormai che vivo nel buio e nella disperazione. Che mi perdo, arranco e mi cerco. In realtà ho sempre disperatamente voluto di nuovo la luce. Quando ho capito che non può arrivare -o che perlomeno non ce ne sarà più tantissima come allora- mi sono fatta piacere il buio.Non è poi così male. Tanti errori, imprecisioni e ostacoli nel buio, fotograficamente parlando e non. Un percorso molto difficile di ombre e luci. Adesso quel poco di luce però la capisco e l’apprezzo di più. Me la sono sudata, diciamo.


È come se mi fossi ricreata una comfort zone al buio; anche perché mentire non è mai stato il mio forte e quindi o cercavo una soluzione o sparivo per sempre.


Ma neanche scappare è stato il mio forte. Io resto, con fatica capisco e poi. Vinco.


La Curiosità

Sul mio secondo account Instagram (perché non ho solo Maghetta) sto pubblicando qualche foto di questa nuova me. Mi è stato chiesto ovunque se abbia definitivamente abbandonato il bianco accecante. La risposta è certo che no.


Adesso però mi sento più completa. A pezzi sì, ma completa.


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Published on January 26, 2017 02:11

January 17, 2017

Le mie giornate tra panini, classifiche, radio, buoni propositi e deliri. E ci scappa pure una lacrimuccia.

[image error]Ci scappa sempre la lacrimuccia. Per l’emozione, il nervosismo e la stanchezza ma soprattutto per le meraviglie che mi vengono giornalmente dedicate. La cura, soprattutto. La cura è il termine adatto. Credo di aver riassunto tutto qui -sulla mia pagina Facebook- con grande difficoltà; non intesa, la difficoltà, come argomento ma come ringraziamento perché è complicato se non addirittura impossibile tradurre a parole il riconoscimento che ho nei tuoi confronti. Sì, nei tuoi. Che leggi da anni, da mesi o da qualche giorno. Poco importa il numero della classifica ma la qualità e la mia è sempre stata altissima. La qualità dell’interazione e di chi mi legge. L’unica cosa che mi si può invidiare sei tu. Chi non riesce a vedere questo non è capace di cogliere la vera essenza di tutto. Siete voi e niente altro. Solo questo mi si può invidiare. La meraviglia che mi sta intorno. Il resto è semplice e inutile fuffa. Perché se riesco a essere così è perché tu e voi riuscite a mettermi talmente a mio agio da poter essere semplicemente me stessa.


La settimana è stata molto complicata. Più volte ho dimenticato il giorno e gli appuntamenti. Ho avuto visite dal passato e non ho ancora ben capito come si fa a gestire il tempo che sembra non appartenerti più. Koi credo sia nel periodo dell’adolescenza. Quella in cui ha voglia di restare sola, di riflettere e magari sognare il cagnolino che ti piace. Non mi invita a giocare ma sonnecchia in angoli molto spesso distanti da me. Sbuffa un po’ quando la invito a seguirmi. Sembra quasi sia diventata indipendente e io francamente non sono pronta a questo. Ho buttato pure una SD per terra stracolma di foto ma niente. Lei ama mangiarmi le SD stracolme di foto. Ne ha fatte fuori due da 128 giga e due da 32 giga. Ma niente. Non mi fa nessun dispetto. Viene a darmi qualche bacino e poi va via. Ha giocato pure da sola con il draghetto che ha la pancia rumorosa ma a ultrasuoni. Suono insomma che sentono solo i cani e non gli umani. Sono stata esclusa pure dal rumore dei suoi giochi ed è colpa di Pier che lo ha comprato. Tanto un giorno di questi scomparirà. Farò finta che non sia mai esistito, il draghetto.


Ho visto la prima puntata di The Crown chiedendomi come tutti facciano ad aver visto cento serie e stare sempre al passo con le puntate. Io dopo tre puntate sono sfinita. Mentre le guardo penso che devo rispondere alle email, che devo scrivere delle cose, che devo ricordarmi di un appuntamento, che devo finire di scrivere delle cose, che devo studiare il planner degli incastri, che devo decidere la nuova struttura del sito, che devo pensare e blablablabla. Il mio cervello non si stacca, tanto che alle 03:30 in punto come in un film dell’orrore -e come ormai tre anni fa- mi sveglio. L’ora in cui è morto papà, sì. Apro gli occhi. Li sbarro.

Prima avevo la sveglia perché si accendeva e illuminava la cascata nel giardino. Allora io volevo affacciarmi e guardarla. Adesso senza sveglia spalanco gli occhi e.


Ricomincio a pensare a tutto quello che devo fare, che devo dire. A tutti quelli cui non ho scritto, che non ho ringraziato, cui non ho risposto. E poi c’è instagram stories, youtube e pure runlovers. E ci sono dei momenti dove mi butto sul divano e faccio finta di riposare e mi faccio un selfie con Koi sperando di dar l’impressione di avere una vita normale. Io che una vita normale non ce l’ho. Da sempre.


Quando ho cominciato l’agenda c’era la lista da compilare. Gli obiettivi che volevi raggiungere. Soldi? No. Fama? No. Salute? Ma, speriamo. Non sapevo proprio che scrivere perché tanto alla fine che importa? Ho chiuso l’agenda. L’ho riaperta. Non volevo scrivere nulla. Mi sono detta lascio tutto bianco. Non scrivo nulla. Ma che senso ha. Mica ho dodici anni. E questo “mica ho dodici anni” l’ho ripetuto forte e chiaro quasi sbattendo la mano sul tavolo.


Poi l’ho riaperta e ho scritto: prendermi cura di me.


Ho chiuso e forse per la prima volta mi sono posta l’obiettivo giusto.


Perché la barbabietola fa bene (almeno quella)

Su RunLovers ho pubblicato un piatto unico per la Rubrica 3 Minutes Sandwich e mentre che c’ero ho montato pure questo video veloce veloce. A proposito di questo: lo sapevi perché si chiama Sandwich? Sai niente di Lord Sandwich? Sto preparando un video con curiosità talmente carine di questo tipo che. Insomma è una sorpresa, dai. Spero tantissimo che ti piaccia. Sono così emozionata che non sto più nella pelle e vorrei già pubblicarlo (peccato che debba finirlo è il sottotitolo).


A proposito oggi esce il mio nuovo articolo su RunLovers, come ogni Lunedì e Giovedì, e non parlo di bei paninozzi bensì di Avena. Le proprietà infinite di questo incredibile ingrediente. Ti aspetto di là?


 



L’influencer influenzata che non influenza neanche il suo cane

Conio (forse) il Food Vlog, deliro sul mio sessantossesimo e quinto posto (comunque mamma si è affacciata al balcone urlando “è FIGGHIA MIA!” e Nonna in chiesa con le amiche ha cantato un’Ave Maria solo per me. Forse la situazione sta sempre più sfuggendo loro di mano ma non importa). Faccio il minestrone con le foglie verdi e gli asparagi e la pastina per Koi. Insomma un video che poteva mancare per il bene dell’umanità.



Di nuovo in radio. Con le alghe questa volta.

Sono stata alla radio per la seconda volta ancora più emozionata della prima. Ho parlato di alghe con la voce tremante ma almeno questa volta non ho sbagliato nessun tempo verbale, o almeno mi è stato detto così. Mica ne sono sicura. Tra aggeggi tecnologici, tisane, oli pregiati e tè con la mamma ho delirato senza tregua anche qui.



Moleskine Mon Amour

A volte districarsi tra le meraviglie è un cammino impervio. Poi incontri me e sorprendentemente lo diventa ancora di più. Mi sono messa in testa che potevo essere d’aiuto con la scelta dei Moleskine. Non ho ancora ben capito cosa mi salti in mente in quei momenti.



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Published on January 17, 2017 02:40

January 11, 2017

L’insalata che fa bene al cuore e al fegato e le 6 migliori tisane Detox

Ormai da un po’ di anni quando comincia Masterchef seriamente, ovvero quando sai già qualche nome dei concorrenti e hai individuato il personaggio ridicolo messo lì giusto per, sai che sono finite le vacanze di Natale. Proprio quando sei lì a maledirti per tutti i cioccolatini che hai buttato giù (io no, eh. Li benedico e sono fiera dei miei chili presi!) e ti aspettano cofanate di verdura lessa e zero carboidrati si comincia a cucinare seriamente su Sky. Non ti nascondo che alla vista delle chips di banana fritta -su Masterchef daytime- stavo quasi per mollare tutto, agguantare una banana e mezzo litro di olio e darci sotto. Non so come abbia fatto a resistere. Sarà che scrivo così tante dritte su RunLovers che nella solitudine della mia cucina se faccio qualche sgarro penso sempre “chissà cosa penserebbero le persone che ti ringraziano se ti vedessero così. Attaccata alla scatola dei cioccolatini! Vergogna!” (poi lo butto giù lo stesso, chiaramente). Giusto per fare un po’ il punto della situazione sempre su RunLovers ( e su Radio Capital) ho parlato di Alghe e di come e quanto ti aiutino a depurarti dopo i bagordi festivi, ho elencato pure i buoni propositi da brava bambina, rinunciato alla calza della befana a favore di un piattone di wakame e introdotto ufficialmente -e seriamente- il vero e unico segreto per sentirsi in forma, giovane e snello (il segreto di Pulcinella, sì). Il tripudio del detox, dei “buoni propositi” (che in realtà non faccio), dell’abnegazione, dell’autoconvincento e tutta una serie di masochismi infiniti. Ma una domanda risuona forte e prepotente: maccheccefrega?


Macchefrega dei chili in più?

No seriamente: macchecefrega? Abbiamo preso dei chili? E allora? Siamo gonfie come zampogne? E allora? Non ci si abbottonano i jeans? E allora? (mettiamo i leggings). Mica dopo il Natale c’è la prova costume (e anche lì: maccheccefrega?) e comunque hanno inventato i jeggings che hanno sempre un loro perché. Guardandomi allo specchio l’altro giorno con il mio bel panzotto lievitato ho detto “Sembro Kim Kardashian ma montata al contrario” e sai cosa? Sentire ridere tutti e soprattutto me, mi ha fatto sentire una persona migliore. Matura. Non mi sono abbattuta e demoralizzata. Non ho frignato e non ho neanche cominciato a dare più numeri di quanto già faccia generalmente. Ho cominciato a eliminare il superfluo -ma non troppo- e bevuto di più. Ho ricominciato a bere i miei due litri di infusi, perché sotto le feste mi piaceva più la cioccolata calda e adesso a distanza di giorni devo dire che la cioccolata calda è meglio ma che il ChocoTea non è neanche questo schifetto. Posso dirlo schifetto?



Allora ho montato velocemente questo video per mostrarti le mie sei tisane detox e drenanti preferite che reputo migliori e ti ho fatto vedere pure questa buonissima insalata a base di lenticchie e mirtilli rossi che ha rapito ultimamente il mio cuore. L’ho un po’ modificata ma l’ho trovata su un libro che sto amando e di cui ti parlerò presto nella Rubrica la Libreria di Iaia. Il contrasto del dolce e dell’amaro. Quel croccante del pomodoro verde insieme alla morbidezza del mirtillo rosso e sai cosa? Quel connubio della lenticchia con il mirtillo. Non credevo potesse essere così buona. Tanto che poi mi sono messa ad assaggiare i ceci con qualche frutto essiccata e voglio proprio “inventare” un accostamento. Voglio proprio trovare il primo sapore da sola del 2017. Negli anni qualcosina ho trovato e sono sempre momenti davvero preziosi che mi ricordano quanto le piccole cose siano fondamentali.


 



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Published on January 11, 2017 02:11

January 9, 2017

In Acqua e a vapore di Giancarlo Perbellini. La Libreria di iaia.

In Acqua e a vapore di Giancarlo Perbellini fa parte della collana i Tecnici di Italian Gourmet. Dalla pasta al riso, dal pesce alla carne, dalle uova ai dolci. Tutti i segreti della cottura in H2O. La copertina è rigida. Le foto sono tecniche e molto belle ed è un libro fondato sullo step by step; il prezzo è piuttosto altino e si aggira intorno ai 70 euro. So che a 70 euro si possono strabuzzare gli occhi ma si tratta sempre di un’edizione molto particolare. Non è un libro di ricette qualsiasi. Non è realizzato neanche in modo “commerciale” ma è sicuramente un prodotto elitario per chi la cucina vuole anche studiarla. Della stessa collana trovi Il barbecue, il confit, le fritture, le salse, gli arrosti, le basi in cucina, cottura a bassa temperatura, le marinature e altro di cui vorrei scrivere. Stefano Alfonsi la biografia di Perbellini la intitola così: Uno chef, due stelle e tre vite. Dice che ci sono tre vite nel percorso professionale di Perbellini. La prima è quella della scoperta della vocazione e dell’apprendistato, la seconda quella dell’ascesa e consacrazione e la terza quella dei desiderio di cambiamento e di esplorare nuovi orizzonti.



Un libro che parla dell’ingrediente più importante: l’acqua. L’introduzione ricorda effettivamente l’ovvio sempre dimenticato, che quando riaffiora nel pensiero diventa importante e assume valore. L’acqua è il primo elemento con cui ci raffrontiamo sin dal grembo materno e personalmente pure la prima parola che ho detto (solo che l’ho chiamata cucca. E il mare? Cucca grande. Ero molto intelligente quando non avevo compiuto un anno. Poi ho fallito miseramente). L’acqua è la vita e giustamente vista la grandissima attenzione che si ha verso il cibo e la salute bisognerebbe averne soprattutto verso l’ingrediente principale. Già solo dopo aver letto l’introduzione si ha lo sguardo come in 2001 Odissea nello spazio trovandoti di colpo il monolite nel salotto. Tra chimica (non noiosa), spiegazioni e curiosità si parla di cotture per espansione e cotture a vapore. Di vapore saturo umido e surriscaldato e saturo secco. Ci viene spiegato cosa succede alle proteine di origine animali quando le cuociamo e le modificazioni a carico di proteine e carboidrati in cottura. A cosa serve il controllo del ph nelle cotture in acqua e la misura del ph stesso. Il sale e i suoi effetti in cottura e i dosaggi. Gli strumenti che ci occorrono per cuocere in acqua e vapore e tutto quello che non avresti neanche minimamente immaginato. Una lettura piacevolissima che ti insegna moltissimo. Finisci di leggere che sai che gli alimenti con grandi percentuali di grasso sono meno indicati per le cotture a vapore. Ti sembra niente? A me no. Sembra tutto. Fermo restando che ti ho appena scritto l’uno per cento se non meno di quello che trovi solo nell’introduzione.



Il libro poi viene suddiviso in:

Pasta e Riso
Verdure
Pesce
Carne
Uova
Dessert
Ricette di base

Per ogni capitolo ci sono all’incirca una quindicina di ricette illustrate fotograficamente passo passo con spiegazioni precise, dettagliate e coincise che non lasciano adito a dubbi o tormenti. Mi piace da impazzire questo metodo. La complessità fatta semplicità è una delle cose più difficili e a tratti impossibili eppure qui sembra normale. Ma così non è. Un lavoro certosino e importante. Le ricette sono chiaramente molto particolari perché pur sempre scelte da uno Chef stellato. Arrivati alle ricette base ci sarà sì il brodo vegetale ma anche il fondo ristretto di vitello. E comunque capiremo -io per prima- che abbiamo sempre sbagliato tutto *seguono risate isteriche registrate. Come è giusto che sia, aggiungerei. Ma la cosa più bella è che si può sempre imparare in cucina e si può sempre cambiare, reinventare e applicare nozioni per poi trovarne altre e altre ancora e di proprie. Non si finisce mai e il bello francamente è proprio questo per quanto mi riguarda.



Alcune delle ricette

Bignè al vapore, umido di lumache, insalata di spaghetti al basilico, riso bollito nel vino rosso con fondo di vitello burro e nocciola, asparagi bolliti con brodo di bacon e battuto d’uovo, broccolo fiolaro al vapore e spuma di patate, cardo gobbo con maionese di nocciole e tartufo e cipolla bollita nell’aceto con spuma di baccalà e crumble di olive e parmigiano. Bollito di pesce in nage e vinaigrette, stocco bollito in acqua di patate e aglio con panzanella di cavolo cappuccio. Vapore affumicato di capesante, rombo bollito al dragoncello con la maionese di caviale sevruga, animelle bollite al latte e salvia, lingua bollita e pane al bagnetto verde, sandwinch al prosciutto e gorgonzola, uovo in camicia moderno e pistacchio. Cupola di ricotta e crème brulée al ginepro con passata di pera e mandarino, la patata cassata, il montebianco, tortino di cioccolato e birra al vapore con amarena e sorbetto di menta, tortino al cioccolato al vapore, pane al vapore con arancia cioccolato e nocciola e pane alle olive, pomodoro e capperi. Queste alcune delle ricette che puoi trovare all’interno del libro.



A chi si rivolge il libro

A chi ama semplicemente la cucina e vuole studiare e imparare. Non di certo per cercare ricette. Anche. Ma quello non basta. Rimane chiaramente una mia inutile opinione personale. Il libro in questione è sicuramente molto costoso come tutta la linea di Italian Gourmet, e come asserito più volte rientra nella fascia elitaria. La qualità si paga. Ed è giustissimo così.




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Published on January 09, 2017 00:09

Iaia Guardo's Blog

Iaia Guardo
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