Iaia Guardo's Blog, page 63
December 1, 2017
Gugelhupf! (ma tu lo sai dire?)
Li ho fatti diversi volte i Gugelhupf e ogni volta mi ritrovo a ridacchiare quando lo dico. Queste adorabili tedescate mi piacciono senza motivo, sarà che mi risuona in mente la voce di zia Luci e Agata. Dolce tipico dell’Austria per eccellenza, ha diversi modi di essere chiamato anche nell’est europeo. Chiaramente per via dell’impero austroungarico fa parte anche della cucina tipica di Trieste anche se viene chiamato kuguluf (vorrei proprio chiedere alla mia amica Biankoniglia; che nello sfortunato caso non la seguissi sei proprio partito male con questo Natale, te lo dico).
Ho scoperto da poco che la forma a ciambella si dice toroide. E pure qui ridacchio sogghignando perché (ma come sto messa?) immagino la mia tiroide a forma di gugelhupf. Anzi a dirla tutta immagino la mia tiroide che parla tedesco (con la voce mixata di zia Luci e zia Agata) che parla al telefono con la mia amica Biankoniglia sulle ricette tipiche di Trieste. Ha un suo perché tutto questo, no?
Mi piace questo dolcetto per il Natale e oggi -non che voglia metterti pressione eh- siamo a meno ventitré. Sinora mi hanno preso tutto in giro: “ma Iaia stai già addobbando casa?” -“ma Iaia non ti sembra esagerato”- “ma …” la prima mia mamma che ha scosso la testa per tutto novembre. Ora però comincio a divertirmi io, eh. Perché ho quasi tutto pronto. Il menu pure. So come apparecchiare. Ho quasi finito i regali. Pure l’outfit natalizio è pronto. E sì, ho già deciso i dolcetti e. No dai, non è vero; volevo solo mortificare la mia adorabile mammina (è Natale del resto. Siamo tutti più buoni).
Mi mancano molte cose ma per la mole che dovevo e devo svolgere sono a buon punto. Tra l’altro subito dopo Natale ho un massacro lavorativo e dovrò lavorare duramente 27-28-29 e mi sa pure il 30. Se tutto va bene il 31 andrò a letto alle 17. Magari poi! Perché se amo spudoratamente l’Avvento c’è una cosa che poi mi getta nell’oblio: il Capodanno. Proprio non lo sopporto. Quest’anno però ho da tenere stretta al petto l’immagine della mia tiroide (tiro-leseee!!) che parla tedesco con Biankoniglia del gugelhupf e tutto sembra essere migliore.
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Uvetta, mandorle e brandy se vuoi. Una merenda eccezionale servita con tè, caffè o cioccolata calda speziata e fumante. Ne ho provati diversi negli anni ma il migliore, per il quale insomma ho ricevuto più complimenti, è stato senza ombra di dubbio quello di Christophe Felder e l’ho scoperto grazie a Sigrid, quindi è giusto che ti lasci la ricetta: così.
Leggendo il suo post -a distanza di tempo proprio adesso per lasciarti il link perché avevo solo conservato la ricetta- mi ha fatto molto sorridere che anche Sigrid ridacchi alla parola gugelhupf. A questo punto scatta la domanda:
Fa ridere anche te?
Se sì ne sono felice perché è sempre bello sorridere per sciocchezze. Immaginare cose. Surreali, soprattutto. Se vuoi raccontami cosa ti fa venire in mente. La prima cosa (a me anche un nano. Non so perché con la faccia di quello del Signore degli Anelli. Solo un pochino più tondetto. Parla sempre tedesco, eh. Ma anche un po’ triestino). Quante storie racconta questa torre soffice di bontà?
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Ti aspetto sulle Stories
Per tutti gli aggiornamenti riguardo le tombole e i deliri ti consiglio di seguirmi su Instagram perché sarà lì che annuncerò le tombolate e trascorreremo insieme il Natale. Ogni giorno all’interno delle storie ti racconterò anime e condivideremo -perché il plurale è d’obbligo- tutto quello che di più bello c’è. E anche quando non c’è: lo inventeremo.
Ti ricordo che ho due account Instagram
MAGHETTA e
Ti aspetto.
Curiosità
Il porta miele orsettoso è di Anthropologie e l’ho preso pure con il 30%. Scusa ma sono così felice di questa cosa che devo dirlo a tutti.
La teiera è di Maisons du Monde
La tazzina è Nespresso
Il tagliere è Ikea
Il cucchiaio di una vecchissima collezione di Zara Home (credo, perché aleggiano diversi misteri su quel cucchiaino)
(la teiera è deliziosa perché ha pure la tazza incorporata. Rimane un’ottima idea regalo ed è della collezione 2017. CORRI!)
Cicca per la magia
Partito il calendario dell’avvento anche su Maghetta. Se ti fa piacere commenta e scambiamo anche quattro chiacchiere lì, perché il maledetto algoritmo se non mi commenti o non interagisci con me ti farà ben presto scomparire maghetta e iaiaguardo dalla timeline. Grazie infinite.
November 30, 2017
Che fico! È Dicembre! (si parte con una ricetta al giorno)
(biscotti cantuccini al cioccolato)
No. Non sono definitivamente impazzita e no. Non urlo “Che fico è Dicembre!” solo che questi biscotti si chiamano proprio “Che fico!” di Omar Busi e io volevo fare un po’ la simpaticona (non ci sono riuscita d’accordo). Voglio iniziare con una ricetta d’autore perché parte ufficialmente il calendario dell’Avvento culinario, ovvero posterò un’idea e un delirio al giorno e ti dico sin da subito che a sorpresa ci saranno anche le tombolate natalizie. Ma te le ricordi?
Tombole Natalizie in arrivo. Sei contento?
Ecco però se nessuno è contento di queste tombole io faccio come quella bimba antipatica che prende il pallone e va via urlando “io non gioco più”, te lo dico. Se sei arrivato da poco o semplicemente hai avuto la fortuna di non seguirmi in questi anni a Natale ti spiego velocemente: metto in palio un premio e dico che il vincitore sarà il 344.mo commento così si sa in anticipo senza estrazioni e problemi, tu commenti chiacchierando insieme agli altri -non più di un tot di commenti per volta però- e al raggiungimento del suddetto numero si procede all’estrazione (ovvero si controlla a chi corrisponde il 344.mo commento) e via: hai vinto! Mi scrivi in privato un indirizzo e io ti invio il premio attraverso Amazon. Prima facevo tombole tutti i giorni. Adesso purtroppo non posso, non tanto perché non mi va di mettere venticinque premi in palio perché fosse per me ne metterei anche cento, ma perché è davvero molto complesso quello che sta dietro alle tombole. Spedizioni, problemi, telefonate, indirizzi sbagliati e io che sono rincretinita (cosa da non sottovalutare e primaria) e tendo poi a dimenticare, saltare e. E non voglio disturbare quelle trecentosettanta persone che già mi accudiscono come badanti e chissà per quale ragione mi vogliono ancora bene.
Quindi segui il blog per tenere d’occhio le tombole che verranno in modo del tutto random. Ti posso dire che a differenza degli altri anni metterò premi ancora più consistenti e strepitosi (oh! E diciamolo! Lo diciamo o no?).
Come ho avuto modo di scrivere più volte non si tratta di giveaway o oggetti messi in palio da smistare perché li ricevo. Si tratta di pensieri che compro io per te. A ognuno di quel “te” vorrei fare un piccolo pensiero. Per l’affetto, l’attenzione e la cura che ricevo da ormai più di un decennio ma purtroppo è impossibile. Non lo è però spendere del tempo insieme, sognare e giocare soprattutto. Mi piace l’idea di pensare a qualcosa che possa piacerti e farti compagnia. Qualcosa che non solo ti faccia pensare a me ma a tutti i momenti trascorsi insieme tra disegni, cibo, risate, commozioni e angoli di riposo. Ho sempre voluto essere questo.
L’altro giorno, dicevo su Instagram, una ragazza mi ha detto “Iaia sei una spacciatrice di meraviglie” ed è stata una delle cose più belle che mi siano mai state dette. Ecco io vorrei essere questo anche per te: una spacciatrice di meraviglie.
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Questi biscotti falli per te ma regalali anche perché riscuoterai un successo incredibile. Sono di facile realizzazione per essere dei biscotti d’autore e tutti quelli che li hanno provati -perché li ho fatti diverse volte- mi hanno chiesto la ricetta. Segue inchino a Omar Busi (lui sì che è spacciatore di meraviglie!). Perfetti perché i cantuccini sono tipici del Natale, in una scatola di legno ma anche un delizioso barattolo o burnia. Con un bigliettino scritto a mano e un pensiero. Perfetti per stare su un’alzata, per un tè speciale con le amiche da organizzare sotto le feste, una colazione e una merenda speciale. Si conservano benissimo anche per settimane (due? anche. Massimo dieci giorni, ok?) dentro una scatola di latta e questo ti permette di prepararli con netto anticipo. Se li provi ti prego dimmelo perché sai che mi fai felice.
Ti aspetto sulle Stories
E per tutti gli aggiornamenti riguardo le tombole e i deliri ti consiglio di seguirmi su Instagram perché sarà lì che annuncerò le tombolate e trascorreremo insieme il Natale.
Ti ricordo che ho due account Instagram
MAGHETTA e
Ti aspetto (e poi con i messaggi privati lì posso rispondere davvero subito e non mi perdo come con le mail e i social. Mi piace moltissimo perché per la prima volta riesco a essere leggermente più puntuale. Leggermente eh. Ma sempre con tanto impegno e amore. Su questo posso dire: croce sul cuore).
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500 grammi di farina debole tipo 1 W=140
400 grammi di zucchero a velo
220 grammi di albumi d’uovo
215 grammi di mandorle sgusciate
215 grammi di fichi secchi
100 grammi di cioccolato fondente
50 grammi di burro
50 grammi di cacao in olvere
20 grammi di lievito (Busi aveva messo 30 di baking soda)
7 grammi di sale (Busi consiglia di Cervia)
In una planetaria con la foglia gira l’albume, lo zucchero e il sale. Aggiungi il burro sciolto e poi le polveri setacciate (lievito, cacao e farina). Infine i fichi tagliati a pezzi e le gocce di cioccolato. Non eccedere con i tempi di impasto e lavora poco. Copri la frolla che hai ottenuto con pellicola trasparente e lascia riposare in frigorifero per almeno 3 ore. Realizza quindi, lavorando manualmente, dei cilindri di diametro 4 cm e posizionali su una teglia rivestita con carta da forno. Cuoci 10 minuti a 200 già caldo. Sforna e lascia raffreddare e poi taglia diagonalmente. Inforna nuovamente per minuti a 150 in modo che i biscotti secchino definitivamente.
Le curiosità
La teiera è di Anthropologie
La tazza con il codino del coniglio l’ha presa Pier a Torino ma non ricorda il negozio (mah!)
L’alzata è un regalo della mia zietta Laura e di Peppone. Non so dove l’abbiano presa ma nel caso ti interessasse lo chiederò
Sono partiti i Vlogmas!
Sul mio Canale Youtube sono partiti i Vlogmas. Che ne dici? Continuo?
Clicca per la magia
November 29, 2017
Istanbul: Ricette dal cuore della Turchia
Credevo di aver già parlato di Eat Istanbul: Viaggio nel cuore della cucina turca e solo adesso mi sono resa conto che così non è. Merito una bella strigliata. Puoi pensarci tu? Mi sarò di certo confusa con il video che ho girato riguardante Ricette di Culto, una collana di libri che guarda caso (c’è dell’ironia) parlava di un libro imperdibile: giustapposto Istanbul. Bisogna fare un po’ di chiarezza. Nella mia mente intendo. Sono molto legata a Istanbul e a dei ricordi. Ho cominciato questo blog di cucina, eliminando il mio vecchio blog interamente dedicato ai fumetti e alla mia vita, quando mi sono decisa a trascrivere le ricette che stavo cominciando a collezionare sul mio Sacro Libro di Bodrum e il primo post di questo sito parla proprio di Bodrum e ricordi incancellabili.
Oggi ti parlo di questo libro di Rebecca Seal, che puoi trovare online con un blog, che è una giornalista, editor e presentatrice televisiva molto apprezzata a Londra. È specializzata (sto guardando la sua pagina about giusto per non sbagliare, perché mea culpa non la conoscevo) in cibo, bevande, viaggi, lifestyle e storie di interesse umano. Ha pubblicato per il Financial Times, Guardian, Glamour, Grazia e molto altro. Ha pubblicato libri dal sapore vagabondo come Lisbona che è stato tradotto in tutto il mondo e apprezzato anche sul mercato americano. C’è un libro anche sulla Grecia che voglio comprare al più presto e pare che il suo programma televisivo sul Canale 4 insieme a Tom Lovejoy e Simon Rimmer sia davvero interessante. Edito da Guido Tommasi Editore -che se mi segui sai essere uno dei miei editori preferiti in fatto di food- è suddiviso in: Colazione, Pane e prodotti da forno salati, Meze e insalate, Carne e pesce, Verdure e contorni, sottaceti e guarnizioni e infine dessert, torte e bevande. Nell’introduzione dice di essere molto appassionata di Istanbul e di esserci tornata più volte. Il cibo è considerato sempre veicolo di cultura eppure l’autrice sottolinea come a Istanbul sembri esserlo ancor più che in altri luoghi, con i suoi sapori piccanti e salati, pungenti e di una dolcezza viscosa di miele. “Elinize saglik! Afiyet olsun” significa “Siano benedette le tue mani! Buon appetito!” ed è così che cominciamo questo incredibile viaggio fatto di bellissime fotografie firmate Steven Joyce, suo compagno e fotografo.
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Lo stile rievoca inequivocabilmente, a mio avviso, Yotam Ottolenghi che rimane il re indiscusso delle meraviglie. Si parla innanzitutto di ingredienti fondamentali caratteristici della cucina turca come il concentrato di pomodoro turco che è una pasta concentratissima di pomodori cotti a fuoco lento con il sale (mi ricorda il mio concentrato siculo, posso dirlo?). Uno degli ingredienti principe e immancabili è proprio questo, dice Rebecca, che riesce a conferire alle pietanze come il Visir quel rosso brillante e quel sapore autentico e indimenticabile. Non possono mancare le foto -come da clichè- di mercati e signore con lunghe gonne colorate che portano le buste piene zeppe di sommacco, pul biber e melassa di melograno. Ci sono quei volti sorridenti di cui è difficile non è innamorarsi, fermati nel tempo dal sapiente obiettivo tra banchi, angurie e pesce. Si parte, come ti dicevo, con la colazione che per la maggior parte dei turchi significa mangiare solo pane appena sfornato insieme a formaggio e olive. Una colazione che pare sconfinare nel brunch perché si possono trovare anche ricche zuppe rustiche di lenticchie o fagiolini caldi ripieni di formaggio ed erbe.
Il menemen sono delle uova strapazzate spezzate con fettine di sucuk, saporite salsicce secche di manzo (una sorta di chorizo per intenderci), insalata di anguria, menta, olive e formaggio, uovo in camicia con yogurt all’aglio e questa zuppa di lenticchie che solo dalla foto ti viene voglia di correre in cucina.
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Le ricette sono una più bella dell’altra e sono facilmente adattabili alla vita di tutti giorni; questo lo dico perché pur essendo un libro di cucina specifica di un paese l’acquisto potrebbe scoraggiare proprio in virtù del fatto che si pensi essere troppo “etnico” e “complicato”. Così non è. C’è per esempio la kayak salatasi che è una cremina di zucca particolare e buonissima. È un piatto insolito perché in Turchia la zucca non si usa quasi mai nei piatti salati ma questa chicca è molto conosciuta. Insalata di melanzane e peperone fatta con il concentrato di pomodoro e l’immancabile aglio. Pollo con albicocche e mandorle, Orata cruda marinata con limone e cipolla, pollo alla griglia con sommacco, sardine avvolte in foglie di vite, melanzane ripiene di agnello, ali di pollo appiccicose, cozze con riso pilaf e tantissimo altro molto facile da cucinare. Le ricette sono ben spiegate, dirette e hanno anche un’interessante introduzione. E poi il pezzo forte: altro che baklava! O per meglio dire: non solo baklava, che rimane la regina indiscussa (oltre che buonissima). Ci sono torte di semolino, frutta fresca per la strada, sorbetti leggeri e vellutati al limone e budini serviti con caffè turco fumante e denso che riempie i polmoni e il cuore. Si parla del Kunefe che è il dolce di ricotta con una pasta sfoglia sfilacciata. Un dolce scenografico proprio per la presenza di quei fili sottili che si attorcigliano e ingarbugliano facendolo sembrare qualcosa di davvero complicatissimo, difficile e magico. E possono mancare mai i dolcetti al pistacchio ovvero i Tel Kadayif? No. Ci sono anche quelli e vanno serviti rigorosamente con panna densa o gelato o yogurt. Che merenda meravigliosa è?
Un libro che costa trenta euro e che sicuramente si rivolge a un lettore foodie appassionato o a un cuoco curioso che ha voglia di viaggiare in cucina o reinterpretare dei piatti della tradizione turca, che somigliano molto a quelli dei paesi mediterranei, chiaramente. C’è moltissimo della Grecia e del Medio Oriente e anche della mia amata Sicilia.
Una fonte inesauribile di notizie. Un bombardamento di bontà e curiosità che non dovrebbero mai mancare nella vita di tutti noi.
Ricette di Culto
November 28, 2017
Ti racconto un po’ la mia tavola di Natale
Da poco i nostri amici americani hanno festeggiato il “loro Natale” e la tavola in festa non è più soltanto un traguardo lontano; anzi diciamolo, se vogliamo fare le cose per bene, siamo anche un pochino in ritardo. Zero pressione, lo giuro. Solo che se sei come me, ovvero ami le cose belle e l’organizzazione e non ultima la cura dei dettagli e la costruzione di momenti indimenticabili, è chiaro che non puoi improvvisare. La tavola, da sempre, è la protagonista indiscussa delle feste ma se ce n’è una che davvero rappresenta la suprema bellezza è proprio quella di Natale.
Capisco che quando si è in tanti -sono siciliana quindi chi ha più parenti di me?- pensare di apparecchiare con qualcosa di diverso dalla plastica/carta appare follia. Io stessa nelle lunghe tavolate infantili ho festeggiato con i classici piatti di plastica rossi e poi con l’avvento di quelle collezioni fatte in carta anche molto ricercate. Apparecchiare con il servizio di piatti -per più di venti persone- è di sicuro un investimento prima di tutto in termini economici e non in ultimo di pazienza perché lavastoviglie o no vien fuori di sicuro un bel lavorone. Parlo per me, senza giudicare ci mancherebbe, ma da quando il Natale si festeggia in casa mia ho scelto di abbandonare la plastica e la carta per sempre. Non sono una grande fan del genere già nel resto dell’anno. Figuriamoci a Natale.
Mamma mi detesta cordialmente e credo anche tutto il resto della famiglia; bonariamente e con amore intendo (leggi: spero). Il fatto è che io ho proprio il servizio di Natale. L’ho fatto da 24 così problemi non ne ho perché per la Vigilia siamo a stento poco più di venti. Poi dopo la mezzanotte non classificato.
Apparecchiare con dei veri sottopiatti, piatti, forchette doppie e via discorrendo è innegabile che dia un impatto scenico senza eguali. Per quanto possano essere ricercate e bellissime anche le apparecchiature in plastica, è inutile raccontarcela, quella tradizionale o come dovrebbe essere non ha davvero paragoni. Se poi pensi -economicamente parlando- a quanto spendi ogni anno fai prima a fare un piccolo investimento su un servizio che non deve contenere chissà quale particolarità. Su Amazon per esempio, e giusto per dirne una, ho visto (e anche acquistato) dei servizi davvero notevoli a pochissimo prezzo. E poi ci sono i periodi degli sconti.
Ho acquistato un servizio di posate stupendo proprio quest’estate. L’ho fatto da ventiquattro in color oro su Zara Home. E sai perché? C’era il cinquanta e mi sono fiondata perché conveniva davvero tantissimo ed era proprio il servizio dei miei sogni per Natale; o per meglio dire scimmiottava moltissimo il servizio dei miei sogni perché in pieno stile vittoriano.
Per non parlare del servizio di piatti. Ne avevo, come ti dicevo, già uno per Natale ma poi boom l’occasione! Kasanova faceva il cinquanta e il settanta e io ho trovato un servizio sempre da ventiquattro bellissimo tutto bianco semplice con un bordino dorato perfetto.
Durante l’anno do sempre un’occhiata a questa tipologia di siti, anche H&M Home dove si risparmia un sacco, e penso sempre alla mia tavola di Natale.
Come l’avrei composta l’ho deciso mesi e mesi fa. Per me Natale è davvero importante. Dicembre da sempre non è un mese ma il mio mese. Il dodicesimo mese. Il dodici sono nata io alle dodici e dopo dodici giorni dal mio compleanno è il ventiquattro. E si sa al sud Natale è il ventiquattro, c’è poco da fare.
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Quest’anno la vigilia la trascorreremo ancora una volta a casa mia in famiglia. Verranno la mamma e la sorella di Pier e ci sarà la mia nonnina bellissima, i miei zii e i miei cugini. Aspetteremo la mezzanotte nel mio nuovo ufficio, che se mi segui sai contiene una sala da tè, un salotto e una cucina vittoriana. È stato un enorme regalo che mi sono concessa dopo questi tre anni di fatica, soprattutto psicologica.
Avevo bisogno di costruire qualcosa di bello e di rendere orgoglioso il mio papà. Ho fatto diverse cose che spero possano far sì che questo accada, anche se razionalmente so che sono stupidaggini giusto per sopravvivere, ma la cucina e il salone vittoriano sono proprio le mia ciliegine sulla torta. Torta molto speciale quest’anno, tra l’altro. E quindi su un tavolo di sei metri disegnato da mio cugino e intarsiato e lavorato da un bravissimo falegname, insieme a divani Chester e cuscini pelosi bianchi, apparecchierò e i colori dominanti saranno il bianco e il rame che non è l’oro rosa, per quanto mi riguarda. Avremo modo però di trascorrere insieme anche i momenti dell’apparecchiatura, proprio come lo scorso anno. Momenti che sono molto piaciuti e che ho condiviso con vero onore e piacere. Le forchette ce l’ho e pure i piatti. Non so come farò i segnaposti ma molte idee sono al vaglio e poi ci saranno come da tradizioni enormi -ma non fastidiosi- centro tavola, anche se ancora non so con quali fiori. Di sicuro bianchi, neanche a dirlo. Quest’anno va di sicuro l’effetto pelliccia e quindi pelosino e io sono caduta appieno nel mood. Ho preso dei plaid, dei runner, dei cuscini come ti ho detto e pure dei tappetini che piacciono molto a Koi. A tal proposito da Maisons du Monde ho trovato dei runner molto belli e morbibi che credo cucirò insieme a Santa Signora Pina per poterne fare uno intero. Il tavolo è davvero lungo sei metri ed è davvero tutto di un pezzo. Non ti dico cosa è occorso per farlo, disegnarlo e soprattutto immaginarlo. Staremo comodamente seduti con un’apparecchiatura larga e adeguata, perché tra le cose che sognavo c’era proprio un Natale regale. Un sogno. Un sogno che tutti i membri della mia famiglia si sono meritati per lo sforzo di questo anno difficile. Senza il mio papà, io e mamma su tutte.
Certo il dolore di non vederlo a capotavola sarà una pugnalata al cuore e c’è stato un momento -presa dal ricordo di Armaggeddon, il film non so se ti ricordi- che mi sono detta: forse il cartonato a capotavola non è una brutta idea!
Poi sono rinsavita, dai.
O forse no, chi lo sa.
Mi piacerebbero dei sottopiatti di legno vero. Sai quelli a cerchio? Ecco quelli. Lo zio Peppe adorato mi ha pure fatto con del faggio vero un centrotavola bellissimo con tanto di candele che indicano l’avvento. Quattro per l’esattezza.
Ho l’enorme fortuna di avere una famiglia variegata, eclettica e molto artistica. Me la sono goduta poco la mia famiglia e questo se da un lato mi dispiace dall’altro mi invita a far meglio e sempre di più. Per questo motivo ho voglia di apparecchiare bene, fare le cose con passione e decoro e dedicarmi a tutto quello che di più bello riesco a fare. Il menu? Sono ancora in alto mare. Mi è balenata l’idea pure di un Natale veg. La mia famiglia il ventiquattro non mangia carne ma solo pesce per tradizione, ma alla lunga le abbiamo fatte un po’ tutte. Veg però mai. Ancora non saprei ma di sicuro qualcosa di completamente diverso dello scorso anno, che è stato un Natale all’insegna del pesce e anche di molte preparazioni sicule: scacciata compresa immancabile. E lo sarà anche quest’anno.
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Sul canale Youtube ci saranno i Vlogmas – Christmas Vlog- e tante apparecchiature; una su tutte quella fumetto che ormai è la mia firma da anni. Almeno questo me lo voglio riconoscere, posso? Ecco. Se dovessi mai apparecchiare con plastica e carta di sicuro “ripiegherei” sulla versione fumetto. Sarebbero davvero ennemila gli spunti e davvero con pochissimo si potrebbero ottenere dei risultati artistici non indifferenti.
E tu? Hai già pensato a qualcosa per la tua apparecchiatrua? La cosa che mi incuriosisce di più è se hai dei colori che prediligi. Sai quella storia “quest’anno l’albero lo faccio blu e rosso, bianco e argento, blu e argento e così via?!” influenza o ha mai influenzato la tua apparecchiatura? E poi -se posso- che ne pensi della moda degli alberi addobbati tantissimo senza lasciare un minimo spazio? Con addobbi enormi, fiocchi e fiori che sembrano sproporzionati? Solo io ne ho paura? Fondiamo un partito per l’abolizione? Insomma: uniamoci!
Contro l’apparecchiatura di carta e gli alberi con addobbi sproporzionati!
La smetto, sì.
È solo un piccolo esaurimento prenatalizio (il dramma è che l’esaurimento precede il periodo. E anche dopo mica cambia la situazione!).
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Clicca per la magia
Ti lascio qualche Vlogmas dello scorso anno
Qui trovi la playlist dei Vlogmas dello scorso anno
November 27, 2017
Il Natale Hygge: come essere felici a Natale
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Tempo fa avevo girato questo video per mostrare il mio Hygge. Non sarò io a spiegarti cosa sia l’Hygge perché è dentro di te (con voce del Maestro Yoda). Ho saputo di averlo anche io quando ho cominciato a leggere Hygge, la via danese della felicità. Un libro regalatomi lo scorso anno da Paola, adorabile cognatina, proprio a Natale. È stata una lettura illuminante. Mi piace quella magia di poter racchiudere in una parola soltanto una filosofia e un mondo o forse più. Un po’ come serendipità, mi viene in mente. Hygge è il riassunto di tutto quello che rende felici, sereni e in pace con se stessi e chi si ha intorno. All’Happiness Research Institute ovvero un istituto di ricerca indipendente che analizza il benessere e la felicità -oltre che la qualità di vita- si è studiato questo fenomeno in profondità; fenomeno che affonda le proprie radici nei paesi nordeuropei e più nello specifico in Danimarca. Il fatto che la Danimarca sia uno dei paesi più felici del mondo – dice l’autore del libro- è sicuramente correlato alla Hygge (si ha sempre un problema con il femminile e il maschile e sì continuo ad averlo pure io. L’autore lo usa al femminile). La prima testimonianza della parola hygge risale all’ottocento e mai come in questi anni in moltissimi si sono interessati all’origine e alla traduzione, nonchè alla messa in pratica della Hygge.
È stare bene. Cercare nelle piccoli ma grandi cose la felicità. Circondarsi di momenti importanti e non sottovalutare mai il potere di una candela rilassante. A mie spese, proprio in quest’ultimo anno, ho imparato che davvero una candela può cambiare il corso della giornata. Quando la stanchezza ti sovrasta, gli occhi bruciano quanto la testa e la voglia di evadere, viaggiare o per meglio dire scappare si fa sempre più importante solo la hygge può salvarti. Credo fortemente che alberghi in moltissimi di noi. Non in tutti, solo perché lo scetticismo può farti credere che una candela, inalare un olio essenziale, il caldo di un plaid non può cambiare le cose. In realtà per cambiare le cose occorre avere un animo e uno spirito propositivo e per averlo occorre crederci. E per crederci esiste una sorta di passaporta con degli strumenti a tua disposizione che ti porta proprio lì: dal lato della felicità. Oggi ho voluto ricordarti, perché so che lo sai già da solo essendo come dicevo all’inizio la risposta dentro di te, quali sono gli strumenti che potrebbero farti ripartire con positività e ottimismo nei confronti del tempo futuro e soprattutto presente. Il Natale è un buon momento per cominciare con la hygge. L’aria, l’atmosfera è perfetta. Tutto sembra a portata di mano. Ho voluto scrivere tutto questo perché mi sono resa conto proprio pochi giorni fa che forse la parola hygge, se dovesse mai corrispondere a qualcosa che noi conosciamo bene, è proprio il Natale.
Certo lo spirito del Natale si perde a volte un po’ come il fanciullino e lo capisco. L’altro giorno su Facebook una signora, che ho apprezzato particolarmente, mi ha detto che era giusto io fossi così entusiasta del Natale. Perché sono giovane, bella, ho tanti amici e non sono un peso per qualcuno. Quelle parole mi hanno fatto diventare il cuore piccolo piccolo. Come si dice a Catania: nicu nicu. Ho capito perfettamente cosa intendesse ed è difficile pensare che il Natale sia solo lucente, strepitoso e bellissimo. Questo però mi ha fatto riflettere molto su come giustamente la percezione possa cambiare la realtà. Prima di tutto perché non sono giovane. E neanche bella. No dai. È che per me Natale da quando non c’è papà, e ho scritto proprio questo in risposta -con infinito affetto per le parole che ho voluto curare e abbracciare-, è un dramma. E non solo Natale ma ogni giorno della mia vita. Rimango orfana del mio grande amore, del mio migliore amico e di tutto quello che ho amato, amo e amerò come mai nessuno al mondo. Papà era ed è il mio eroe. Come vivi senza il tuo eroe? Il tuo amore? Il tuo tutto?
Vivi.
Te lo imponi e continui a crederci e non ti fermi mai. Perché la ricerca della felicità è un percorso doloroso, estenuante e infinito. Si coglie solo in quegli attimi effimeri che ti fanno assaggiare l’eternità e in quelli bisogna trovare la forza di cercarli nuovamente. Ecco io mi sento di avere la hygge dentro sai? Nonostante tutto rimango un’entusiasta della vita, sono grata, felice e propositiva. Nonostante tutto, perché quello che si vede di me è un piccolo zero virgola uno per cento se non meno. E non è solo quattro alberi di Natale, casa grande, vita meravigliosa e luci. Lo è anche. Ma non lo è perché sono fortunata (anche per carità) ma perché lo cerco disperatamente ogni giorno. Mi impegno. Sorrido anche quando non ce la faccio e sì. Rifletto davanti a una candela, con dei calzettoni, fisso le luci dell’albero e cerco di rigenerarmi. Di inalare lo zenzero e la lavanda. Di continuare a credere che da quel camino da qualche parte davvero arriverà un signore di rosso vestito. E che i bimbi di tutto il mondo saranno felici a spacchettare. Poi certo non tutti i bambini spacchetteranno e lo so bene come lo sai tu ma la tristezza non basta a risolvere il problema. Il sorriso e l’atto propositivo sì. Perché tu stesso potresti far sorridere quei bambini ed è per questo che il pensiero negativo produce negatività. Noi dobbiamo produrre necessariamente la
HYGGE
Voglio essere una portatrice sana di Hygge. Una spacciatrice di Hygge. Da una vita dico che voglio essere un sorriso nella vita degli altri. Molte (troppe) volte non ci sono riuscita ma nella stragrande maggioranza sì e mi importa il risultato totale. Non l’episodio.
Per un Natale Hygge. Per una vita Hygge.
Cominciamo da qualcosa di concreto? Ti ho fatto questo piccolo promemoria visivo proprio perché anche tu spero vorrai essere dei nostri: dell’esercito Hygge, natalizio, della felicità o come vuoi chiamarlo. Non esiste un nome specifico. Ma sì: la risposta è dentro di te. Tu sai cosa sei davvero. E se non lo sai accendi una candela e metti una musica rilassante. Chiudi gli occhi e cerca di tornare bambino. Medita e ricorda quello che ti fa felice. Non il passato perché magari non lo è. Ma quell’esatto momento che ti ha reso felice. Può tornare e anche più forte come un uragano. Devi impegnarti a fondo e afferrarlo per avere ancora un altro ricordo su cui basare un’evocazione e un altro ricordo ancora. La risposta non solo è dentro di te ma sei tu.
Ho messo dei Cinnamon roll come omaggio alle colazioni nordeuropee ma sono delle piccole brioche capaci di farti ricordare tanto. Anche se metti dei pezzetti di mela. Magari per te è una torta di mela. Ma quel profumo di cannella, quel caramello nel rooibos. Perché sì una tazza di tè è meditativa e ti aiuta a passare dall’altra parte. Dei calzettoni e una cioccolata calda con dei marshmallow. Delle caramelle e tante candele e luci. Le luci e le candele nella metafora più semplice davvero aiutano a ritrovare il cammino nel buio. Non sottovalutarle e godi delle piccole cose. Fallo senza paura e senza pensare che siano sciocchezze. Che la vita è finita. Che hai i fianchi troppo larghi. Che non hai i fianchi. Che hai le rughe. Che non è come dici tu, sogni e.
Tutto cambia se si ha il coraggio e il coraggio -quello che porta cose buone- arriva quando si è tranquilli altrimenti è disperazione e decisione avventata. La hygge, il Natale, il coraggio, la felicità sono costruzioni dolorose.
È una religione. E io in questa credo. Nella religione della ricerca di se stessi, nel miglioramento, nell’edificazione della nostra vita e di noi stessi. E ogni giorno sarà non un “in più” ma un “più”.
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Hygge
Cosa regalare a un Foodie per Natale?
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I miei siti fidati per gli acquisti online di casa/foodie natalizi te li ho scritto qui.
C’è una vastità infinita di idee e meraviglie e sicuramente saprai scegliere cosa meglio si adatti al destinatario. Oggi però voglio andare più nello specifico sperando di poterti essere d’aiuto e darti delle idee valide. Sono prodotti che possiedo, che amo particolarmente e che non ti nascondo mi sarebbe piaciuto avere (qualora non li avessi avuti segue risata isterica).
Tè pregiati
Difficilmente ai foodie non piace il tè. Che sia più pregiato o meno poco importa. È sempre un bellissimo pensiero e a tal proposito mi permetto di segnalarti che su La Cura ho pubblicato proprio una semplicissima idea regalo riguardante tè, tisane e infusi che potrebbe fare proprio al caso tuo. L’articolo lo trovi qui.
Foodie Trend
C’è sempre un trend nel mondo del foodie. Il momento del macaron (è finita da dieci anni però. Basta), il momento del pancake (finita pure quella) e via discorrendo. Come capire quale sia il foodie trend è facilissimo. Basta farsi un giro su Instagram. Un po’ come con il fenicottero tre anni fa e l’ananas lo scorso anno. Ti confesso che quest’anno non ho individuato un trend precisissimo su un unico oggetto/coso ma ho capito che è assolutamente l’anno del dorato e dello sfarzoso estremo. Non che ci volesse molto a capirlo. Stando però a H&M Home, Zara, Maisons du Monde e tutte le catene iperfamose, il cervo e il coniglio vanno alla grande. Non vorrei dirti una fesseria ma visto che ce lo possiamo permettere adesso noi stabiliamo che il foodie trend natalizio di quest’anno sia l’alce. E sai perché? Perché ho comprato il servizio di piatti, di bicchieri e pure il tagliere. Ho preso tutto con le alci. Pure i portatovaglioli e ho anche i tovaglioli con l’alce, ergo: alce. Oppure se come me hai difficoltà a trovarne uno: inventandolo e spaccialo come foodie trend. Sarai sulla cresta dell’onda. Lo so.
Prodotti artiginali
Non c’è foodie che non si commuova davanti a un prodotto artigianale. Il torrone confezionato con le sante manine, il panettone lievitato sei settimane al calduccio di un plaid, un prodotto tipico regionale e non. Se sai che hai a che fare con un foodie hai solo l’imbarazzo della scelta. Potrai spaziare in diversi campi e fare sempre un bel figurone.
Chef’s Table
Chef’s Table è immancabile per un Natale Foodie o da vedere con un Foodie o da consigliare a un Foodie (chi ha detto foodie?). Di indimenticabile e inestimabile valore, Chef’s Table lo trovi su Netflix. Diverse stagioni che raccontano i più grandi chef al mondo. Un viaggio commovente che purtroppo non può essere acquistato in un dvd perché sarebbe stato l’idea regalo suprema per un foodie. Ma magari si può regalare un abbonamento Netflix perché ci sono così tanti documentari che riguardano il food che non potrà non urlare al miracolo.
Tagliabiscotti
Un foodie anche se dovesse avere 2934828493 tagliabiscotti alla vista del 2934828494.mo ti ringrazierà commesso. Perché si sa. Noi ci facciamo i segnaposto. Li mettiamo quando incartiamo i regali. Dei tagliabiscotti non se ne ha mai abbastanza e possono essere anche dei bellissimi e spiritosi portachiavi. Di qualsiasi forma non importa. Un doppione è meglio perché non si sa mai. Non sottovalutare il potere di un tagliabiscotti perché un foodie magari è triste in questo momento proprio per questo. Non ne ha mai abbastanza (amici e parenti nel mio caso: fermatevi! Ho dovuto affittare un appartamento di 50 metri quadri per i tagliabiscotti facendo questa discussione per anni. Grazie ma BASTA).
Foodie Bag
Tranquillo non sai cosa siano le foodie bag? Neanche io e Ombretta fino a qualche mese fa. Poi inciampiamo online sul sito di Rommy de Bommy e rimaniamo estasiate -e anche perplesse onestamente- davanti a cotanto genio. Ci vuole coraggio lo confesso, quindi questo consiglio riguarda l’acquisto di meraviglie per foodie coraggiosi. Ci puoi trovare la pochette di macaron and cheese e pure una bella borsa a forma di crostata, per non parlare del piatto di spaghetti e di tutto il repertorio di meraviglie. Il sito è questo e ti consiglio caldamente di andarci ricordandoti che non è pubblicità in quanto non faccio product placement a pagamento. Ma vuoi mettere? Non vuoi fare pubblicità al genio? Rommy ti amiamo! Grazie per tutto questo!
(Rommy capisco che non sei italiana ma: IL PANETTONE! e il PANDORO! ti prego!)
Libri di cucina
Non voglio dilungarmi ma. Pensi seriamente che l’ennesimo libro di cucina sia inutile? Ti sbagli e pure di grosso. Ne La Libreria di Iaia puoi trovare centinaia di titoli su cui ho disquisito ma puoi davvero variare o nel caso fossi preoccupato di eventuali doppioni un bel buono per il libro di cucina dei sogni. Non ti piacciono i buoni? Beh, sono sottovalutati. Se il bigliettino viene opportunamente confezionato e corredato e accompagnato da qualche fiore e righe d’amore il risultato sarà sorprendente. Guarda anche il catalogo di Italian Gourmet. Costicchiano ma ci sono davvero dei volumi preziosi e pregiati che sicuramente stupiranno.
La storia in cucina
Ho messo lo spremiagrumi più famoso di Alessi in versione Mandarin e il mio amato di Starck, uno degli architetti che venero tanto da comprarmici pure il letto e non solo. Scomodissimo ma che importa? Lo ha disegnato Starck. Un foodie impazzirà per un oggetto di design che ha fatto la storia della cucina e ce ne sono davvero tanti. Un catalogo infinito che varia dai prezzi più accessibili a quelli meno.
Elettrodomestici
Se per te gli elettrodomestici sono il male perché “Il limone lo spremo a mani nude come Rambo! Altro che spremiagrumi elettrico!”, “Non servono a niente queste idiozie, io ho le pentole!” e cose così ricorda che non devi ragionare basandoti su di te ma su chi riceve il regalo. Sembra una fesseria ma molti purtroppo non riescono a capire che: Non deve piacere a te. Magari ti deve rappresentare certo, ma non deve piacere a te. Non deve essere utile a te. Respira, inspira e ripeti con me: NON DEVE PIACERE A TE.
Gli elettrodomestici per un foodie non bastano mai. Lo spazio? Non preoccuparti. Si metterà la centrifuga pure sotto al letto pur di possederla quindi non avere paura e vai verso un negozio di elettrodomestici, perché pure un altro frustino elettrico potrebbe essere una buonissima idea. Io opterei per una slow cooker, non so se si è capito che ne parlo da un anno (si è intuito che sono in fissa?) o una bella centrifuga ma ce ne sono davvero tantissimi. Anche una semplice spiralatrice per fare gli spaghetti di zucchine, una vaporiera o l’ennesimo set da pasticciere potrebbe essere: LA SVOLTA.
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November 26, 2017
Cos’è la cucina Nikkei?
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A questa domanda un po’ di tempo fa non avrei saputo rispondere nonostante il mio inesauribile interesse per il mondo del food; ed è proprio questa la cosa che mi stupisce, meraviglia e appassiona di più. Non smettere mai di scoprire cose nuove e sentire quel guizzo nel cuore ricco di passione e interesse. Mi accade in pochissime cose e una di queste è proprio tutto quello che riguarda il mio mostro e il mio migliore amico: il cibo.
Luiz Hara, partiamo da qui, è figlio di genitori che hanno origini giapponesi e italiane e firma un libro che potrà spiegarti molto meglio di me praticamente cosa sia la cucina Nikkei. Curatore del blog interessantissimo -food e travel- The London foodie, tiene corsi, viaggia tantissimo e scrive cose molto interessanti riguardo alla miscellanea di bontà di diverse culture che sono alla base della cucina Nikkei. Ha conseguito il Grande Diploma al Cordon Bleu come maestro in cucina francese e anche in pasticceria e serve anche cibo giapponese, nikkei e francese. Ci dona questo libro, edito da Guido Tommasi Editore, che ti stupirà e amerai qualora tu sia un appassionato foodie interessato alla cultura mondiale lato cibo. Più di duecento pagine che raccontano la cucina della comunità nikkei in Sud America e anche alcune provenienti dai migliori ristoranti nikkei in tutto il mondo.
Il nome Nikkei deriva da “Nikkeijin” che è un termine usato per descrivere i giapponesi emigrati all’estero e i loro discendenti. Nikkei è in pratica senza girarci tanto intorno la cucina della diaspora giapponese: quelli che si sono trovati a vivere lontani da casa e hanno dovuto in qualche modo adattare le loro abitudini -anche e soprattutto alimentari- al nuovo contesto abitativo. Questo significa che la cucina nikkei, chiaramente, si trova dove c’è stata un’emigrazione da parte dei giapponesi. C’è un ma, però.
Il ma è dovuto al fatto che non sono così tanti i luoghi dove i giapponesi sono emigrati tranne due nazioni: il Brasile e il Perù. È qui che si ha una fortissima influenza giapponese nei piatti. Nonostante il Brasile abbia ricevuto un maggior numero di migranti, c’è da dire, come sottolinea nell’introduzione l’autore Luiz Hara, che è il Perù ad averne assimilato e assorbito di più la cultura. Come il Giappone affaccia sul Pacifico e condivide quindi gran parte della fauna ittica ed è proprio questo che unisce inesorabilmente il Perù e il Giappone. Nikkei, una cucina che può essere definita: una cucina giapponese con ingredienti peruviani. Una fusione di culture diversissime tra loro che si sono unite dando via a uno dei trend più incredibili e in crescita degli ultimi anni. Sono molti i locali infatti che offrono, anche in Italia, la possibilità di gustare queste prelibatezze.
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Il Giappone minimalista e il Perù coloratissimo
Perché a ben pensarci è proprio così. Eppure l’amore è scattato nonostante l’abissale diversità creando questa magia visiva, olfattiva e gustativa. Tutti. Sono proprio tutti i sensi a godere di questo incontro. Non è difficile trovare la zuppa di miso con i cuori di palma e il chili e anche dei nigiri di carne sì. Pure i fratelli Adrià, a cui bisogna riconoscere il genio della preveggenza, ci avevano visto lunghissimo interessandosi alla nikkei quando ancora nessuno osava parlarne o interessarsene in modo così profondo.
Il libro comincia con una serie di foto di rara bellezze. Donne giapponesi in abiti tradizionali lungo le vie del Perù insieme al racconto di Takeshi Hara, nonno di Luiz, ufficialmente americano nato da genitori giapponesi alle Hawaii. Arriva da bambino in Brasile, che diventa poi il suo paese di adozione. Si innamora dello stile di vita sudamericano fin quando incontra Seki Suzuki, giapponese anche lei. È un viaggio fatto di semplicità ma anche di incastri incredibili. Si passa dal Brasile al Giappone sino ad arrivare in Italia e poi in Inghilterra. Una famiglia così colorata come il Perù che parte dal minimalismo giapponese. E tutto torna, insomma.
Il libro ha bellissime foto fatte da Lisa Linder in pieno stile Guido Tommasi Editore, per capirci. Molto ravvicinate, raffinate e anche colorate. Ci sono contorni coloratissimi e che ricordano il legno, la terra e gli elementi. Luiz racconta come oggi la cucina Nikkei sia sempre più diffusa e come sicuramente il fenomeno non accenni -fortunatamente- a diminuire. Dopo El Bulli del resto gli Adrià hanno aperto proprio un ristorante nikkei. Qualcosa vorrà dire. Da Miami a Londra non c’è luogo che non abbia un ristorante alla moda e all’avanguardia che si interessa a questo tipo di cucina. L’intenzione dell’autore è quella di permetterci di creare menu che includano colori e sapori, dice. Un pasto nikkei promette di essere bilanciato e la cosa più bella è che propone anche gran parte delle sue ricette casalinghe. DI certo non è un libro per tutti ma per chi ama sicuramente il genere -giapponese su tutto- etnico. Per una persona sempre ricca di entusiasmo, di larghe vedute e che non ha paura di avventurarsi a comprare nuovi ingredienti. È un libro che mi augurerei piacesse a tutti anche se purtroppo temo non sarà così. Un foodie appassionato lo vorrà ma anche chi ha voglia di riscoprire altre letture del miso e di tantissimi cereali che definire buonissimi è dir poco.
Adesso ti racconto un po’ nello specifico il libro, ok?
C’è un piccolo prontuario che può aiutarti qualora non sapessi barcamenarti bene tra gli ingredienti giapponesi e asiatici e quelli brasiliani e peruviani, quindi ti spiega cosa sono i fogli di gyoza, la konbu, il dashi, i fiocchi di pesce bonito, la graviola, il cuore di palma e l’aji panca. Si comincia con gli assaggi e non ti nascondo che copiosi rivoli di bava scenderanno dalla tua bocca già dopo aver girato le prime pagine del capitolo. Pastéis di pollo, formaggio cremoso e olive, pollo fritto al kouji e chips di renkon, omelette giapponese in tre modi e capesante con tabbouleh di quinoa nera e kumquat canditi. Segue il capitolo Sushi, tiraditos e ceviches dove si comincia con il trio di sushi nikkei mari e monti, che consiste in un fois gras abbrustolito con salsa teriyaki all’aglio e salmone con crema all’aji amarillo e capesante al grill chifa-zushi. So che stai storcendo il naso e dicendo: machestaidicendoiaia?!?!
Eppure ti assicuro che è più “semplice” di quanto possa apparire. Non semplice senza virgolette eh. Con le virgolette ma “semplice”. Senza contare che ci sono paginone dedicate al california roll maki al rovescio che voglio assolutamente provare con questa ricetta. La sezione primi piatti comprende piatti davvero spettacolari come yakisoba San Paolo style che sono nella mia wishlist, Arroz con pollo nikkei, shiitake zosui che è una sorta di porridge dove alla base c’è il riso e non l’avena, che viene preparato con avanzi di riso, acqua e pollo ed è un piatto che moltissimi consumano quando stanno poco bene o dopo una notte di baldoria. Per la versione dello chef e autore ci sono tante sorprese che valgono la pena di essere scoperte. Tanta carne ma ancor di più di pesce come l’halibut al grill con miso bianco su purè di patate, insalata di granchio, avocado e cerfoglio su tofu morbido con condimento allo yuzu pon e moltissimo altro. Poi si chiude in bellezza -ed è dir poco- con dolci che fanno venire una gola incredibile e con foto strepitosamente belle.
Cheesecake con oreo e tè verde, madeleines al matcha, gelato ai fagioli rossi, gelato al rapadura con cachaca e gelatina di caffè, kabocha al vapore ripiena di crema di cocco (devo inventarmi una versione veg o non vivrò più bene, te lo dico).
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Lo compro o no?
Se mi leggi da un po’ sai che parlo di libri che ho amato, amo e continuo ad amare più varie ed eventuali, ergo la risposta è già stata data ma compralo se sei un appassionato foodie e hai voglia di esercitarti e sfidarti. Regalalo a chi ama davvero la cucina perchè come dicevo è coraggioso, curioso e per certi versi eroico. Per chi non smette mai di viaggiare in cucina, con la mente e con il cuore.
Rimane comunque un libro da comprare se ami sapere di culture diverse, dei mondi che si intrecciano e delle magie che nascono perché anche e soprattutto questo racconta il libro, tra una ricetta incredibile e una ancor più incredibile. Al prezzo di 28 euro si colloca tra i medio alti per quanto riguarda il food ma la qualità, il contenuto e quello che lascia, come spesso mi capita di scrivere, non ha un reale prezzo e no. Non si può quantificare.
Adesso devo assolutamente cimentarmi seriamente nella cucina nikkei, o qualcosa che ci somigli, perché scuse non ne ho più.
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Rooibos/Redbush: elisir di bellezza e lunga vita
Conosciuto come rosso africano è un infuso ricavato da una pianta appartenente alla famiglia Fabaceae (da faba=fava, una delle specie leguminose più antiche): il Rooibos è composto da foglie essiccate che vengono adoperate per preparare un’infusione che ti lascerà di stucco. Naturalmente puoi anche trovarlo in comode bustine ma provando le foglie, come sempre, noterai una considerevole differenza. Mi piace il colore del rooibos perché è rosso, ambrato e al tempo stesso quasi dorato. In Africa si usa bere il rooibos insieme al latte e allo zucchero e avendolo provato -seppur con un latte vegetale- devo dirti che è qualcosa di sublime. Dicono che abbia un gusto molto simile alla nocciola ma onestamente ogni volta -a seconda del tipo- è un’esperienza unica e diversa. Per esempio quello al caramello, che trovi in diversi formati e uno dei più economici e buoni è di sicuro quello di Demmers, ha una vastissima gamma di altra frutta secca. Il Rooibos è perfetto per il periodo natalizio e facendo attenzione noterai che è molto presente nelle selezioni consigliate. Te ne dico solo uno: per quanto mi riguarda esiste solo il Damman e nello specifico nella confezione Christmas Tea (paradisiaco!).
Non c’è bisogno di aggiungere zucchero perché è dolce di natura e se sei distratto come me non dovrai preoccuparti dei tempi perché pur rimanendo in infusione per più tempo il gusto non si rovinerà. Come se non bastasse a rendere tutto già perfetto c’è l’assenza di caffeina e questo ti consente di berne in grande quantità senza dovertene preoccupare. E non è finita perché il rooibos è ricco di antiossidanti, vitamina C e minerali quali il calcio, il ferro e il potassio e non solo. Se anni fa sei rimasto estasiato dal Choco Tea, giusto per dirne uno buono/economico/”commerciale” consentimelo, scegliendo già un rooibos di fascia media rimarrai a dir poco estasiato.
Il Rooibos ti fa bella (e sana)
Il rooibos può davvero far scomodare il termine di elisir di bellezza e lunga vita, in quanto influisce anche sulla bellezza della pelle e dei capelli e non in ultimo sul corretto funzionamento intestinale. Inoltre è una bevanda perfetta in caso di spasmi addominali grazie alle proprietà contenute per cui rilassa le pareti dello stomaco (come la gran parte delle bevande calde in genere). Del rooibos si dicono meraviglie e sono tantissimi gli amanti di questa meraviglia; soprattuto i foodie più accaniti che adorano inserire molte varietà di tè in piatti davvero gourmand.
Ho letta una ricetta, giusto a mo’ di memoria perché vorrei proprio farla come esperimento e parlarne qui, di gnocchi di patate ripieni di fonduta in brodo di tè nero Darjeeling. Ecco io vorrei provare con il Rooibos perché sa di miele e in accostamento alla fonduta mi piace proprio come pensiero. Verrà un pasticcio già lo so ma perché non sperimentare. Insieme, soprattutto.
In questo momento sorseggio proprio il rooibos in foto. È di Damman (acquistato sul sito della Illy dove mi trovo molto bene) “Roibos de Noel”, costa 95 euro circa al chilo, ma si trova in comodi (e più piccoli) contenitori -rifiniti in modo sopraffino ed elegantissimi- di latta dall’aspetto incredibilmente curato. Le confezioni natalizie hanno diversi colori e il rooibos in questione ha una latta color rame e dorata. Odora di zenzero ma sa anche di biscotto di spezie. Oppure, sempre di Damman, il Rooibos al caramello che ha un sapore indimenticabile e ricercato. Volessi cominciare con una coccola davvero speciale partirei da questi due ma anche semplicemente in busta -della Demmers- che puoi trovare facilmente su Ecco Verde non è affatto un cattivo inizio.
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Nel frattempo
Mi permetto di ricordarti che su La Cura escono tutti i giorni articoli nuovi, idee regalo per Natale, do it yourself, apparecchiature e infinito altro. Giusto qualche ora fa ho pubblicato un’idea per te o per chi ami. Regalare momenti meditativi e importanti grazie a una speciale passaporta (anche tu Fan di Harry Potter? Voglio sperarlo!) fatta di legno piena di bustine. Tè, infusi o tisane poco importa. Lo trovi qui <<
Seguimi anche su iaiaguardo, oltre che maghetta
November 25, 2017
Simple di Diana Henry
La libreria di Iaia, ovvero dove chiacchieriamo insieme di libri di cucina, è una delle rubriche più seguite del Blog da quando esiste; suppongo dal 2011 o giù di lì. Non ne ho scritto molto a riguardo perché volevo farlo proprio in questo periodo quando si è a caccia di idee per regali e pensieri. Voglio cominciare con il dirti che oggi ti parlerò di un libro davvero speciale ma di un altro ne ho parlato giusto qualche giorno fa su RunLovers, ovvero di Tutto in un piatto; che se hai voglia di piatti davvero sfiziosi, bilanciati e buonissimi non devi assolutamente perderti.
Nella copertina di questo libro, Simple di Diana Henry Piatti semplici grandi sapori- c’è un tondino come se fatto con photoshop togliendo l’opacità che recita:
“È tutto quello che cerco in un libro di cucina” firmato Nigella Lawson.
Credo che già basti a dire non dico tutto ma quasi. Se non ti avessi convinto con queste tre parole basterà dire solo Guido Tommasi Editore, che senza ombra di dubbio alcuno è in assoluto l’editore che ha sfornato più meraviglie in campo Food in questi anni. Nigella nel retro copertina continua sostenendo “Ispirazione, compagnia, intelligente e ottimo cibo che mette di buon umore. E per di più Diana scrive in modo magnifico”. A far compagnia alle parole di Nigella c’è un altro pilastro incredibile di cui ha parlato svariate volte, ovvero Yotam Ottolenghi “Tutto quello che Diana Henry cucina mi viene voglia di mangiarlo” e onestamente se lo dice lui -uno dei re indiscussi delle narrazioni sul cibo- chi siamo noi per sostenere minimamente il contrario?
Diana è amatissima e tiene una rubrica settimale al Sunday Telegraph. Giornalista e scrittrice ha vinto numerosi premi e ha un sito molto bello e curato: dianahenry.co.uk. E se posso permettermi ha pure quella faccetta dolce e simpatica che ti vien voglia subito di abbracciarla. Ne ha sfornate di prelibatezze e di libri ma oggi ti parlo di questo ricco di idee geniali facili e veloci e che ti faranno amare libro proprio per questo. Cucinerai pietanze e potrai rielaborarle con ingredienti facilmente reperibili. Ma non intendo in giro. Intendo a casa.
Suddiviso il libro in: uova, insalate, pane tostato, legumi, pasta e cereali, pesce, arrosti, braciole e salsicce, pollo, verdure, dolci di frutta, alre dolcezze, guida agli acquisti fa capire al lettore che ce ne è per tutti i gusti. Non è un libro monotematico che si incentra su un mood preciso; o per meglio dire l’unico mood e parola d’ordine è: SIMPLE. Semplicità. Una parola tanto bella quanto complessa nell’attuazione. Diana comincia con il metodo che mi piace di più “pane pane e al vino al vino”. Io sono molto più complicata e contorta anche quando devo spiegare come si fa un uovo fritto. Lei mi piace perché è l’opposto: incisa e diretta, bon. Racconta in poche righe dell’introduzione tantissimo e in poche righe si fa amare. Racconta pure di quanto poco fosse equipaggiata prima la sua cucina e quanto non conti niente dire “ricetta per quattro persone”. Mi sono sentita finalmente compresa. Perché seriamente: come si fa a stabilire l’appetito delle persone seppur orientitivamente? Le persone dovrebbero orientativamente valutare le quantità. Ecco: compresa. E solo per questo -e tanto altro- grazie Diana. La prima ricetta è il Donburi, piatto giapponese semplicissimo che dice di aver rubato a Nobu -ho parlato fino allo sfinimento del mio amore per Nobu- e reso più semplice. Ora seriamente: Nigella dice che è bello, Yotam ha fame e in più “ruba” a Nobu con il suo consenso e lo rende più facile? Ho amato Diane già dalle prime righe insomma. Uova alla persiana con datteri e peperoncino, Huevos Rotos che significa uova rotte un piatto che conquista sempre economico e perfetto con una birra fredda e quattro amici davanti la tv. Oppure a casa. È proprio questo che ti rievocano i piatti di Diana.[image error] [image error]
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Pensi a momenti estremi di comfort food e affetti. Ho scoperto delle cose interessanti sulle uova perché Diana scrive poche righe prima della ricetta ma in quelle striminzite lettere si trovano perle. Ecco cosa intendeva Nigella. Scrive davvero benissimo Diane e, come dicevo, ti fa innamorare con la schiettezza e semplicità. Il titolo è talmente azzeccato e pertinente che quasi non ci si crede. Burrata con agrumi finocchio e olive, braciole di maiale con senape e capperi, riso pilaf con gamberi finocchio pomodoro e menta, orata ripiena di noci e chicco di melagrana (la farò a breve), zucca e funghi allo zenzero e miso con sesamo nero, patate arrosto con peperoncino menta e limoni confit, frutta al forno con marmellata e panna alcolica all’arancia, St clements posset al rosmarino con more.
Se dovessi mai trovare un difetto, secondo la mia umile opinione, non ci sarebbe ma se proprio fossi costretta costretta costretta (almeno tre volte costretta) sarebbero le foto. Mi spiego meglio o ci provo. Sono molto belle. Magari la carta non essendo fotografica ma più ruvida -che mi piace e molto- dona una certa “opacità” e forse saturazione che per mio -e sottolineo mio- gusto personale non mi fa urlare o emettere gridolini di piacere.
Beh. Semplicità. Si rischia di essere ripetitivi ma mai come in questa occasione un titolo è stato più azzeccato. Amo molto i piatti, che ricordano paesi lontani. Le stoviglie sbeccate, i legni grezzi e i canovacci non stirati. Amo l’effetto legno che percepisci passando la mano sulla copertina. Ti dà una sensazione di tridimensionale. Come se stessi toccando davvero il tavolo dove sono poggiate le braciole. Il prezzo è altino e rientra nella categoria sicuramente della fascia medio-altina dei libri food in quanto si aggira intorno ai 30 euro ma. Ci sarà pure semplicità in tutto ma non di contenuto. È sicuramente un investimento. Un libro che non sfoglierai solo una volta ma che ti ritroverai in tantissime occasioni della tua vita. Un libro che ti farà innamorare e che terrai sempre accanto.
Diventerà tuo e lo rielaborerai. E con semplicità ti darà l’occasione di fare sempre meglio.
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November 24, 2017
I tè, le tisane e gli infusi migliori per Natale
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La mia passione per tè, tisane e infusi è cosa risaputa ergo non mi dilungherò (ogni volta che scrivo dilungherò sento delle risate fragorose in testa e pure piccoli urli. Proprio non saprei). Allego, in fondo al post, alcuni dei video dove mi sono soffermata maggiormente sull’argomento. Quest’anno ho intenzione di fare un video con tante idee e ricettive natalizie per l’ora del tè. Ne ho scoperti diversi ultimamente e grazie a Ombretta è scattata la passione per il Rooibos; ma avremo modo di parlare anche di questo in separata sede. Adesso dobbiamo chiacchierare circa le marche più speziate e profumate perfette per questo imminente Natale. Ti dico alcuni dei miei tè, tisane e infusi preferiti in modo che anche tu possa godere, qualora non le conoscessi, di queste meraviglie infinite. In casa ormai siamo tutti addicted (tranne il torinese, chiaramente) e i bollitori sparsi per casa hanno davvero un gran bel da fare. Tra sidro di mele analcolico, pumpkin spice latte e cioccolate calde a farla da padrona sono proprio loro: queste miscele magiche.
Di certo prediligo le composizioni libere e non in bustina, perché profumano di più e i pezzettini di fiori e frutta sono ben visibili, ma ce ne sono alcune per cui vale davvero la pena l’acquisto. Sono poche onestamente, ma ci sono. Ho la grande fortuna di trovare questi prodotti nella mia biobottega di fiducia ma qualora non dovessero esserci/non potessero essere ordinabili mi rivolgo al mio sito fidato per eccellenza: Ecco Verde, con il quale mi sono sempre trovata benissimo.
Non farò una vera e propria classifica ma per chi batte forte il mio cuore si capirà eccome (ai primi tre posti, d’accordo?). Rimangono un’idea regalo preziosa e molto elegante, a mio modesto avviso. Una semplice scatolina di tè o tisana può essere accompagnata a una scatola di biscotti fatti con le nostre mani, un bigliettino e qualcosa di tenero da confezionare tra nastrini, coccarde e fiocchi. Ci sono anche dei carinissimi calendari dell’avvento, a forma di casa o albero, che contengono una bustina diversa per ogni giorno. Ottima idea per degustazione e sorpresa giornaliera. Basta poco davvero per sorprendere qualcuno. Molte volte si pensa che più grande e costoso sia il regalo e più sia gradito, ma ti assicuro che anche una scatola di biscotti fatta a mano accompagnata da tante bustine da tè sapientemente decorate può far tornare il sorriso anche al cuore più triste.
Limone e Zenzero della Yogi Tea
Ho parlato fino allo sfinimento di questo prodotto. È davvero eccezionale ma la cosa che sorprende di più è che pare essere perfetto in ogni tempo e luogo. D’estate servito freddo con qualche fetta di limone o d’inverno sotto un plaid. Un classico evergreen che non manca mai in casa. Dovessi sceglierne solo uno sarebbe sempre e solo lui. Lo trovi pure su Amazon. Il limone sa di limone e lo zenzero pure e non è poi così scontato. A me piace arricchirlo con qualche fetta di limone se non addirittura grattugiarci lo zenzero sopra. La radice.
Christmas tea
Non è natale senza il Christmas Tea della Yogi Tea, però questo al contrario di zenzero e limone non riesco a trovarlo sempre. Ho problemi anche online a volte e se li dovessi avere tu vorrà dire che ho fatto il mio ordine da almeno trenta pacchetti io e sono finite le scorte (non odiarmi, ti prego). Qui ce lo iniettiamo per endovena in pratica. Non so chi abbia inventato la formula ma -dopo averli provati tutti- posso dirti che è davvero l’unico mix che può permettersi di chiamarsi Natale. È proprio il Natale racchiuso in una bustina. Una perfetta miscela che all’interno contiene il rooibos, la cannella, il pepe nero e il coriandolo. Ma pre la buccia d’arancia il cardamomo, l’anice e e l’estratto di vaniglia. Tutto da agricoltura biologica certificata. La confezione prevede un’illustrazione meravigliosa con un Babbo Natale non convenzionale. Non c’è la neve ma il deserto. Non ci sono bambini biondini e tondini ma dei bimbi che sembrano essere -per come sono abbigliati- mediorientali. Non so. Io trovo tutto il significato così bello, profondo e meraviglioso che me ne innamoro ogni volta. Yogi Tea ha davvero fatto il tè natalizio più buono e indimenticabile.
Damman Rooibos Caramel
Ma davvero te ne potrei dire altri e altri ancora. I tè natalizi, spesso in edizione limitata, di Damman sono pazzeschi (io li acquistati nello shop online di Illy e mi trovo benissimo) e la qualità (come il prezzo) è davvero ottima ma rimango della mia opinione: il Christmas Tea della Yogi tea, vuoi per l’illustrazione o per l’affetto, rimane imbattibile. Ho provato diversi Rooibos al caramello in questo periodo ma il Damman è qualcosa che ti toglie il fiato. Il Pomme d’Amour in filtri cristallo, il Fruit Rouges, il Rooibos Oriental e la Notte a Parigi sono qualcosa di sublime e idilliaco. Qualsiasi sia la tua scelta di sicuro noterai la differenza.
Pukka
In un video che ti lascio poco più giù ti parlo un po’ di questa marca. Amo Pukka in particolare modo per la varietà dei Chai. Trovo che il Vaniglia Chai, il Chai originale e non in ultimo gli speziati che hanno l’anice stellata e le cannelle siano imbattibili. Se ti piace il Chai allora puoi andare sul sicuro perché la risposta è sempre e solo Pukka. Profumati, reperibili facilmente (altrimenti ci pensano gli shop online e il sito ufficiale davvero ben fatto) e ottimi. Fanno fare sempre un figurone e non mancano mai nelle mie ceste natalizie da regalare.
Peter’s Tea House
Anche di questo se vuoi c’è un approfondimento in un video che ti allego a seguire. Lo shop è affidabile e sicuro e la qualità eccelsa. Mi trovo benissimo e c’è una varietà di tè e infusi a base di cioccolato tutti buoni. Visto che li ho provati tutti magari se hai qualche dubbio chiedimi tra i commenti e sarò felice di risponderti. Una vastissima gamma di tè di tutti i tipi e anche di quelli introvabili e pregiati, soprattutto bianchi e neri. Lo shop mette a disposizione anche una larga gamma di prodotti per il tè, clessidre e teiere in ghisa -che ho acquistato- di ottima fattura.
Sonnentor
Ho scoperto da pochi anni questo marchio ed è sempre tedesco come Yogi Tea. L’ho scoperto grazie a Ecco Verde e alle mie ziette adorate che come sai sono tedesche, Agata e Luci, ed ecco che Sonnentor fa capolino in dispensa e ci rimane. Sono molte le tipologie di Sonnentor che apprezzo soprattutto perché anche la grafica è eccezionale e dal sapore antico. E io sì, non mi vergogno a dire che ne rimango rapita. Quella che però ti consiglio è la Tisana Spirito Natalizio che trovi a buon prezzo anche online ed è perfetta per questo periodo. Cannella di Ceylon, limone bio, le foglie di lampone e i pezzi di mela con la liquirizia e i chiodi di garofano ti catapulteranno tra le stelle guardate da una finestra. E la neve che cade.
I Calendari dell’Avven-tè
Mi piace chiamarli così. Mi sa che brevetto il nome. Che ne dici? Ce ne sono diversi ma a me stanno a cuore due e quelli ti dico. Demmer’s Teehaus quello a forma di albero di Natale che vedi nell’infografica e Sonnentor quello a forma di casetta che vedi sempre nella grafica. Sonnentor con meno di cinque euro ti fa fare un figurone perché esteticamente è davvero ben fatto e ci sono 24 tipi di tè. Ogni giorno una sorpresa. C’è tutta la vastissima gamma Sonnentor, che prima ho dimenticato di dirti porta con sé dei nomi interessanti e simpatici: l’angioletto, la tisana della compensazione basica, la tisana della tosse fastidiosa, la tisana del buonumore, l’angelo custode, il buon umore e così via.
Quelli di Demmers invece sono “solo” dodici varietà diverse ma al loro interno c’è il Rooibos al caramello che io posiziono secondo solo al Damman (buonissimo!). Puoi trovare il green jasmine, il cocktail di bosco, la delizia di albicocca, il mix di erbe, camomilla e l’english breakfast giusto per dirne solo alcuni.
Non so che magia ci sia in quei fondi di tè. Anche sapendoli leggere sai che non lo farei? Non sono mai stata curiosa di quello che sarà il mio futuro. Perché in fondo non è mai esistito. Io sono una da ricordo e presente. Mi piace crogiolarmi con quella tazza in mano. Commuovermi, sorridere, chiacchierare, versare l’acqua calda e scottarmi un po’. Mi piace chiedere “e tu cosa prendi?”. Mi piace quell’indecisione. Mi piacciono quelle domande: “ti piace la cannella? ti piace la liquirizia?”. E scoprire che sì gli piace. Che no. Perché quando era piccolo. E così via.
Sono così felice di ogni momento con una tazza in mano. Anche quando a volte è capitato di urlare. Di sbattere la mano su un tavolo e trovarsi il tè su un disegno. Perché in fondo ogni momento, anche quello dove sembra che tutto crolli, è solo un attimo di costruzione. Lo capisci dopo. A fatica, ma lo capisci.
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Chiacchiere tra infusi ed erbe
(le tre marche che mi piacciono di più)
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