Fabrizio Ulivieri's Blog, page 126
December 20, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Il fuoco nero

È fuoco nero, fuoco di pazzia.
È fuoco di una resa dopo lunga battaglia. Fuoco partorito dal retto perineale, fuoco di pazzia globale.
«Es solamente dolor. No es locura» direbbe Rose, la mia editor morale.
«Este mundo está lleno de dolor. Te equivocaste, confundiste un dolor profundo por locura».
«Rose esta es locura, lo sé lo sé... la calidad de la vida es la calidad de la mierda. Todo está medido por el producto interno bruto ¿Qué puede decir el producto interno bruto sobre la felicidad de los hombres? Nada. Puede decir mucho sobre la calidad de la mierda humana, eso sì.»
«Professore, la merda è il nuovo fuoco eracliteo.»
«Ma no, caro. Eraclito vedeva nel Fuoco l’archè: la fiamma animata da un vorticoso dinamismo, cangiante in ogni istante che, purtuttavia, restava sempre la stessa e si prestava quindi a indicare la compresenza di unità e pluralità della realtà. Il fuoco per lui era uno e multiplo, il se stesso che a ogni istante era diverso da sé. Eraclito aveva intuito che essere e divenire erano strettamente congiunti, che essere sé e trasformarsi in altro non sono due stati completamente distinti e separati.»
Eppure anche le parole del professore, con cui mi fermavo a prendere un caffè ogni mattina verso le 10 al Florian, mi confermavano che merda e benessere procedono congiunti in questo stato di cose, in questo mondo senza valori, dove la merda ha sommerso ogni valore.
Il piacere infine si è fatto solo di carne. Il piacere del cibo, il piacere della quantità smisurata, il piacere dell'egoismo insaziabile. Il piacere di solo divorare per solo defecare.
L'energia di un fuoco nero, intestinale, fa scambiare la pazzia di sistema per dolore individuale. I nostri pensieri hanno ormai la stessa cecità delle nostre budella.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 20, 2017 07:46
La visione transumanista delle mie storie

Come scrivo le mie storie?
Le sento innanzitutto. Non riesco a scrivere una storia se non la sento.
Quando dico che la "sento" dico che la sento prima di tutto negli intestini. Nella parte bassa del ventre. Mi prende in quel punto e mi spinge a scrivere.
Non posso cominciare scrivere storie con la testa. Nemmeno con il cuore.
Esagerando direi che comincio a scrivere di culo, con la merda degli intestini, dove risiede la rabbia, la violenza della scarica intestinale, il "Wille" di schopenhaueriana memoria.
Che poi le storie si nobilitino per lo stile e il contenuto è un fatto a posteriori. Un elemento culturale. Un processo narrativo che procede a strati.
È quasi un cambio transumano il passaggio dalla parte piú buia, profonda, batterica e violenta e meno comprensibile del corpo alla luce della mente organizzatrice e alla passione del cuore.
Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
qual si fé Glauco nel gustar de l’erba
che ’l fé consorto in mar de li altri dèi.
Trasumanar significar per verba
non si poria; però l'essemplo basti
a cui esperïenza grazia serba
(Paradiso Canto I)
Così da quella materia melmosa e merdosa io transumano alla pagine e do vita a storie che già sono radicate (e chiedono la luce) dentro di me.
"Succhi gastrici e effetti collaterali" è il miglior esempio di transumanesimo dall'intestino alla pagina.
In "Rugíle" (Erudita - Giulio Perrone editore, Roma, 2017) l'apriori della storia risiede nella parte "piena" del basso ventre, ovvero nel sesso e nel suo potente imput che viene rintracciato più in profondità oltre il buio e oltre il mondo batterico che popola l'intestino fino al mondo delle particelle quantiche e degli universi interi.
In "Cecilia 2.0", edizioni dell'Asino Rosso (ebook) Ferrara 2017, l'imput alla disposizione esistenziale è ricavato dalla capacità alimentativa che variando varia tutto l'assetto della struttura fisica e spirituale, per cui un'aliena in missione per il Deep State americano a Firenze si muterà in umana e acquisirà la capacità di amare in virtù di una diversa composizione intestinale generata da una diversa alimentazione.In "Amore Šaltibarščiai e pomodori rossi: Biografia di un amore dall'interno", previsto in uscita a giugno 2018, la connessione di basso ventre è in bilico fra l'amore, la maniera storicamente appresa di amare, e il mondo quantico che costituiscono le due singolarità da dove l'amore inizia e finisce riconoscendosi in esse. Esiste un transumanesimo in bilico in questo testo.
In "Isole di felicità - Laimes salos" (attualmente in stesura) la felicità si attua per sottrazione contrazione e recessione dal cuore al basso ventre che domina la vita umorale dell'individuo.
Nel mio caso non sono, secondo pirandelliana concezione, i personaggi che cercano l'autore ma l'interiorità fisica dell'essere umano che grida all'esistenza, al suo diritto di esistere e di affermarsi in un mondo (universo/universi) che tendono a disconoscere la sua singolarità, in quanto l'essere umano si sente inizio e fine di se stesso e come tale vuole riconoscersi rispetto all'universo (universi).E questo bisogno di riconoscersi come singolarità rispetto agli universi genera le mie storie.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 20, 2017 02:49
December 19, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Ninfomane

«Ηθος Ανθρωπῳ Δαιμων»Demone all'uomo l'indole (Eraclito)
Gli uomini mi chiamano "puttana". Dicono che sono una puttana.La psicologia degli uomini è molto semplice. Per loro o sei madre o sorella o santa, o puttana.Ho venticinque anni. Ho avuto circa duecento uomini. Ho fatto l'amore la prima volta quando avevo diciotto anni.Non ricordo tutti i loro volti. Non ricordo tutti i loro nomi. Ma ricordo i loro odori. I loro sessi. Il piacere che ho provato con ciascuno.Gli uomini non capiscono. Non sono una puttana. Ho solo bisogno di sesso come si ha bisogno di mangiare o respirare.Il sesso mi calma. Mi fa stare bene.Quando sono nervosa ho bisogno di un uomo. Il suo corpo, il calore della sua carne, mi tranquillizzano. Non mi fanno più sentire sola.Il suo membro mi toglie la pena e l'angoscia profonda che mi porto dietro. Un'angoscia che viene di lontano. Sconosciuta.Mi masturbo ogni giorno. Dentro di me c'è la paura di non farcela. Il terrore che i miei sogni un giorno mi abbandonino.
Io non sono puttana. Gli uomini non capiscono.È solo la mia maniera di essere. Il mio modo di sentire la vita.È la mia preghiera alla vita.È il mio modo di dire a questa terra: "Ehi ci sono anch'io!".
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 19, 2017 06:40
December 18, 2017
Isole di felicità (Laimės salos) - La scoperta di essere invecchiata

Al concerto di Mamontovas capí una cosa fondamentale alla quale fino a quella sera mai aveva avuto il tempo di pensarci, mai l' aveva percepita. Fu durante le canzoni di Andrius che quella verità si manifestò nella sua evidenza, come una folgore.
Il tempo passava e lei era invecchiata. Le avessero dato un pugno in faccia avrebbe sentito meno male.
Le canzoni di Mamontovas improvvisamente erano vecchie e distanti, quelle canzoni che l'avevano accompagnata per tutta la vita e le avevano dato fede e fiducia nell'avvenire improvvisamente erano vuote e senza contenuto. Non c'erano più le chitarre elettriche che avevano marcato l'ascesa dei Fojė e di Mamontovas. Non esisteva più quel rock sunkus degli anni della gioventù. La magía della gioventù nella Siemens Arena vicino a Ozas dove si era tenuto il concerto si era affossata. E per sempre.
A casa si guardò allo specchio e trovò conferma del suo sospetto. Il suo volto era invecchiato. Fino ad allora aveva continuato a percepirsi in un modo e ora scopriva che la sua immagine era divenuta altra dal suo percepire.
Perché non poteva fermare quell ' invecchiare? Perché non poteva rimanere giovane per sempre? Che strano destino quello dell'uomo, sentirsi immortale e non esserlo.
Ma soprattutto perché aveva ora scoperto quella verità? Perché l'aveva scoperta durante il concerto è non prima? Perché aveva dovuto rimanere delusa dell' idolo della sua gioventù per scoprire quella verità?
Capí un'altra cosa, che la verità non è dentro di noi e non ci appartiene. La verità è qualcosa che si impone anche in modo drammatico e può distruggere ogni forma di felicità.
La verità è la morte di ogni illusione.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 18, 2017 21:09
December 15, 2017
Isole di felicità (Laimės salos) - l'isola di felicità comincia a sprofondare

Ormai da giorni aveva dolore alla schiena. Anche la gamba a cui aveva avuto l’operazione aveva ripreso a farle male. Secondo quello che mangiava le nasceva un mal di testa feroce che le impediva quasi di vivere. Lavorava con fatica, si muoveva con fatica, quasi non poteva più pensare.
Non capiva, non capiva perché nel suo corpo tutto fosse cambiato.
Che le era successo?
La sua tendenza era preoccuparsi della salute solo quando stava male. E forse era sbagliato.
Ma che le era successo?
Questa domanda era divenuta il suo cruccio in quei giorni.
Se manca la salute manca tutto. Era una cosa che sapeva ma che appena stava bene dimenticava.
Cominciò a pensarci, a chiedersi perché stava male, che le fosse successo...
Ci pensava e non trovava altra spiegazione: il suo stile di vita era sbagliato. Lavoro, casa e lavoro.
Aveva smesso di andare in palestra perché non provava più gioia. Ma era comunque stato uno sbaglio.
Il lavoro e la casa in cui aveva costruito il suo mondo stavano diventando una prigione. Una cella di isolamento.
E per quanto capisse l’errore non trovava la forza per ricominciare.
In ufficio era rimasta sola. Il dolore alla testa era così forte che decise di andare a casa.
Prese la borsa. Indossò il cappotto. Fece il codice per innestare l’allarme e uscì.
Svoltò a destra e si diresse verso la fermata del filobus 7.
Cominciò a piovere mentre camminava in direzione della fermata. In modo inatteso. E forte.
La pioggia le fece cessare quei pensieri di dolore.
Era una pioggia ghiacciata il cui freddo le gelò la testa. E fu un miracolo quasi.
Quel dolore cessò. Si sentí rinascere.
Alzò gli occhi al cielo. Le gocce gelate la colpirono come proiettili.
Il sollievo che provava era più forte che i fitti colpi che riceveva sulla carne.
Tenne gli occhi fissi su verso il cielo stordita.
Si fermò e rimase in quella posizione finché non si rese conto che tutto il male era andato via.
Aprí la bocca per farsi penetrare dal gelo.
Quel gelo era forte, più forte del dolore. E berlo capí le avrebbe giovato.
Bevve come intontita e stupita che quell'acqua gelida l'avesse guarita là dove le medicine avevano fallito.
Mentre beveva la pioggia senza accorgersene aveva chiuso gli occhi. Quando li riaprí si rese conto che un paio di passanti si erano fermati e la osservavano.
- Sta male? - le chiese una donna che la guardava da vicino.
Le sue giornate erano troppo piene. Troppe cose da fare. Troppi impegni e appuntamenti. Arrivava alla sera senza respiro e senza vita.
Doveva sottrarre o morire.
Qualcosa doveva togliere e cambiare stile di vita. Era lo stile di vita sbagliato. L'avrebbe uccisa.
Finalmente era salita sul filobus. Finalmente il mal di testa le era finito. Finalmente sedeva sollevata.
Le pareva tuttavia che la gente tenesse gli occhi puntati su di lei. Aveva i capelli bagnati. La faccia anche. E il cappotto grondava acqua. Ma Rūta era felice.
Di solito in autobus era disturbata dalle facce tristi dei lituani ma quella sera no. Quella sera essersi liberata dal male in modo così inatteso le aveva dato un senso di gioia impossibile da definire.Potevano anche guardarla, non le importava niente.Per un attimo ritrovò la sua serenità e fu di nuovo quasi felice.
Ma il giorno dopo fu un'altra giornata intensa. Non ebbe mal di testa, lo stomaco non le fece male ma lo stress la tenne in apnea.
Il pomeriggio dopo lavoro aveva avuto lezione di fotografia con Inga. Era arrivata a casa verso le 22. Poi aveva dovuto preparare la pasta per fare i cornetti in forno. Il giorno dopo, sabato, nel pomeriggio sarebbe venuta da Utena la parrucchiera per farle i capelli.
Ma perché non trovava un parrucchiere a Vilnius? Perché rimaneva aggrappata ancora a Utena? Dalia, la parrucchiera, era rimasta l'ultimo contatto con quella città che non amava.
Alla fine pagare Dalia per i capelli, pagarle la benzina, farle i cornetti o la pizza ogni volta che veniva da lei, finiva per spendere quanto andare da un parrucchiere di Vilnius.
Si rendeva conto di questo ma continuava a rimanere appesa a quell'abitudine. Non sapeva liberarsene e non trovava una ragione.
La mattina di sabato avrebbe avuto anche l'esame di italiano all'Istituto di Cultura.
Non si era preparata. Non aveva tempo e voglia di prepararsi. E poi quell'anno il corso era veramente stato noioso. Il corso più noioso di tutti gli ultimi tre anni.
Domenica pomeriggio Rebeka avrebbe danzato in un teatro della città. Domenica sera sarebbe andata al concerto di Andrius Mamontovas. Non ne aveva mai perso uno e non poteva perderlo.
Lunedì sarebbe stata morta, con ogni probabilità.
Non aveva più energia ora, come lunedì si sarebbe alzata da letto?
Sentiva che la sua isola di felicità sprofondava e lei con tutta l'isola.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 15, 2017 07:33
December 14, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - L'homme de paille

Mi chiamo Ernin Vangels.Con il mio nome hanno investito in Kazakistan. Hanno coperto traffici d'armi dall'Ucraina al Sudan. Lo hanno usato per dare copertura a una prigione segreta della CIA in Lituania dove torturavano presunti terroristi di Al-Qaeda.Non sono un "Homme de paille". Ho un corpo, invece. Una mente. Respiro. E il mio cuore batte ancora regolarmente, nonostante i miei sessantanni.Sono un "sans-domicile-fixe" semicieco.Vivo a Riga.Non so niente delle aziende a cui presto il nome. Non rischio niente. Non ho niente. Nemmeno sensi di colpa. Per aver sensi di colpa ci vuole una colpa. Io non ho nemmeno quella.La colpa l'hanno loro, quelli che stanno dietro di me. Cani avidi di denaro.Io sono solo un'ombra. Un ombra capace di stendersi su 4.000 società offshore.Io sono un'ombra. Già ero morto il giorno che son nato. Predestinato all'ombra dalla materia stessa che mi ha generato.Eppure c'è chi ha la luce in questo mondo.
Ma la luce è figlia della speranza.
Amazon:
Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 14, 2017 04:19
December 13, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Il dittatore di Pyongyang

Fu una scorreggia tremenda.Anche il fetore.La cacata che ne seguì fu colossale.Soffriva di diarrea e di gonfiori addominali causati da ipermeteorismo postprandiale.Naturalmente tutta la faccenda era stata secretata.Questo lato della sua vita era da ignorare, anche da parte sua. Il ruolo di semidio gli impediva di rendere pubbliche simili lordure.Da quando aveva preso il potere dopo la morte del padre la pancia aveva cominciato a gonfiarsi.Era o non era ora lui il Signore di una terra in cui la famiglia doveva nutrirsi della terra stessa per mantenersi in vita? Altrimenti chi avrebbe retto un paese incapace di produrre? Chi avrebbe difeso quei territori dalla minaccia imperialista se il suo ventre fosse venuto meno? Chi avrebbe tenuto a bada l'imperialismo se il suo ventre ipertrofico non avesse nutrito la retorica che frenava le minacce americane?Da quel ventre teso come un otre sarebbero forse dipese migliaia di vite umane.Quel ventre tempestato da gonfiori era il vero cervello pensante del paese.Si era per necessità ingravidato, per le responsabilità assimilate e fatte proprie attraverso il chimo e i succhi gastrici.
«Aaaaaaahhhhh!» mugolò di piacere liberando quella cacata pesante come una testata nucleare.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 13, 2017 07:47
December 12, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Un addio

Troppi addii possono uccidere.Un altro addio non l'avrebbe sopportato.
«Vorrei sposarti per rimanere più a lungo in Italia.»
Così gli aveva parlato.
«Mi sposeresti solo per rimanere più a lungo, dunque?»«Non mi capisci. Non mi ascolti...»
L'ultima donna che aveva ascoltato lo aveva distrutto per sempre. Era divenuto diffidente verso le donne. Non si fidava più di loro. Non voleva trovarsi di nuovo a soffrire quello che già aveva sofferto.E tuttavia non si rassegnava all'idea di perderla.
Sapeva bene che in ognuno c'è un'anima nera. C'è l'antimateria. A ogni lato positivo corrisponde uno negativo come alla materia corrisponde l'antimateria.È nella natura delle cose. Non la biasimava. Non era colpa sua.
“Te lo spiegherò quando ci vediamo” le aveva ribadito per chat su Facebook.
Che gli avrebbe spiegato? Nulla. Perché qualsiasi spiegazione lo avrebbe costretto a capire. Cercare di capire una donna è come finire in un buco nero. Perciò non gli interessava capire.
Aprì il frigorifero
«È vuoto» pensò.
Sì sentì allora come il servo di due padroni.Da una parte il pieno di una vita fatta di doveri e scelte, dall'altra il vuoto di una vita fatta di addii e rinunce.Quale padrone avrebbe servito? Era possibile servirne uno? O nessuno? O tutt'e due?Avrebbe dovuto fare spesa e riempire quel frigo. Era vuoto. E quel vuoto cresceva con un vigore inatteso.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 12, 2017 06:28
Succhi gastrici e effetti colaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Un addio

Troppi addii possono uccidere.Un altro addio non l'avrebbe sopportato.
«Vorrei sposarti per rimanere più a lungo in Italia.»
Così gli aveva parlato.
«Mi sposeresti solo per rimanere più a lungo, dunque?»«Non mi capisci. Non mi ascolti...»
L'ultima donna che aveva ascoltato lo aveva distrutto per sempre. Era divenuto diffidente verso le donne. Non si fidava più di loro. Non voleva trovarsi di nuovo a soffrire quello che già aveva sofferto.E tuttavia non si rassegnava all'idea di perderla.
Sapeva bene che in ognuno c'è un'anima nera. C'è l'antimateria. A ogni lato positivo corrisponde uno negativo come alla materia corrisponde l'antimateria.È nella natura delle cose. Non la biasimava. Non era colpa sua.
“Te lo spiegherò quando ci vediamo” le aveva ribadito per chat su Facebook.
Che gli avrebbe spiegato? Nulla. Perché qualsiasi spiegazione lo avrebbe costretto a capire. Cercare di capire una donna è come finire in un buco nero. Perciò non gli interessava capire.
Aprì il frigorifero
«È vuoto» pensò.
Sì sentì allora come il servo di due padroni.Da una parte il pieno di una vita fatta di doveri e scelte, dall'altra il vuoto di una vita fatta di addii e rinunce.Quale padrone avrebbe servito? Era possibile servirne uno? O nessuno? O tutt'e due?Avrebbe dovuto fare spesa e riempire quel frigo. Era vuoto. E quel vuoto cresceva con un vigore inatteso.
Amazon:
Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 12, 2017 06:28
December 11, 2017
Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - I Sentimenti

Presentiamo da oggi la nostra opera "Succhi gastrici e effetti collaterali" un testo di microracconti, che sono più da visualizzare che leggere.
Il 90% delle cellule di un corpo sano è costituito da batteri.
Nell'intestino i batteri presiedono non solo alla digestione ma anche agli stati d'animo dell'essere umano, per cui non sarebbe azzardato dire che decidono a priori le scelte dell'individuo o quanto meno le inquadrano in una certa disposizione umorale.
Sono l'infinitamente piccolo del nostro corpo che in uno stato alterato rispetto al normale possono condizionare le scelte di vita.
I personaggi e le storie di "Succhi gastrici e effetti collaterali" sono tutti personaggi di pancia e le loro vite sono decise in base agli umori gastrici e i loro effetti collaterali.
Sono personaggi che pensano poco ma sentono fortemente.
I Sentimenti(Microriflessione)
I sentimenti sono qualcosa che si prova spesso in contrasto alle decisioni della mente.Ciò che affiora da un sentimento è sovente uno stato di cose che di solito chiamiamo umore. Il nostro umore cambia con il cambiare dei sentimenti.In un sentimento non c'è nulla che possa essere legato a un valore, a una riflessione logica. I sentimenti sono partoriti dallo stato interiore del nostro corpo, dalle composizioni o decomposizioni chimiche e batteriche. E per questo si dice che un sentimento è cieco: nasce da regioni e ragioni oscure del nostro corpo.
Ragioni, soprattutto, invisibili. Imperscrutabili.Dopo quello divino, il mistero dell'intestino è uno dei più impenetrabili.
Una volta avevo scritto un racconto dove un rutto aveva cambiato direzione alla vita di un uomo. Quel rutto aveva stasato e aperto la via a un male che covava nascosto nei suoi visceri.Spesso il sentimento è questo: l'annunciatore della lotta di forze batteriche interiori.Sostanze ingerite dall'esterno possono alterare lo stato percettivo dell'umore (i.e. sentimento). L'alcol è ad esempio uno dei mezzi migliori per manipolare una situazione depressiva. Le droghe anche. Le medicine pure: possono completamente modificare lo stato percettivo di un corpo.I dèmoni che ci portiamo dentro, come sosteneva la letteratura rinascimentale, sono perciò questo: cambiamenti batterici, cellulari, ormonali... che divertono un corpo da un modo di sentire a un altro. E, come credevano gli antichi, ciò può anche avvenire attraverso la contaminazione del cibo, che un "dèmone" appunto entri nel corpo e ne prenda possesso.D'altronde le persone cattive, maligne, perfide, infide, esistono. Il loro stato di "negatività" è legato a un modo di strutturare la vita che le ha portate a vivere secondo una persistente alterazione dei recettori neuro-gastrici. Queste persone negative sono malae operanti naturae cooperatores, ovvero costruttori della loro stessa natura perversa.In genere la loro è una struttura culturale basica. Di poche letture. Di scarsi ideali. Vivono come animali, assecondando i loro istinti uterini o fallici, del basso ventre. Mancano di "ligature" per usare un'idea di Giordano Bruno, per cui leghino la loro “volontà animale” ai valori che però disconoscono a priori: agli aspetti magici e terapeutici della Bellezza. Coltivare la bellezza dentro di sé calma i dèmoni interiori. Li lega. Li imbriglia e li doma.
Attraverso un'educazione alla Bellezza anche i sentimenti più radicati nelle parti oscure dell'intestino verranno "ligati" (connessi) a uno stato permanente di luce.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on December 11, 2017 06:19