Fabrizio Ulivieri's Blog, page 124
January 26, 2018
La letteratura lituana contemporanea - La difficolta' di imporsi in altre lingue

La difficolta’ in cui si dibatte la letteratura lituana, una letteratura tutto sommato giovane – nata dopo l’indipendenza dalla Russia del 1991, sembra la scarsa presenza in altre lingue dei suoi autori.
Si e’ scritto qualcosa sul soggetto, ma onestamente sembrano piu’ osservazioni che cercano di giustificare qualcosa che cerca di giustificare l’incapacita’ degli autori lituani di interessare all’estero.
Gli autori lituani piu’ noti e basilari, i classici, sono Ričardas Gavelis con il suo “Vilniuas pokeris” e Jurgis Kunčinas con il romanzo “Tula”, entrambi deceduti e che pubblicarono i loro libri simbolo alla fine dell’occupazione sovietica della Lituania.
C’e’ poi Ruta Sepetys che viene acclamata come scrittrice lituano-americana ma in realta’ e’ nata negli USA figlia di un rifugiato lituano. Ha scritto dei best seller in lingua inglese che parlano delle atrocita’ commesse dai sovietici in Lituania e paesi baltici.
Un’altra importante scrittrice lituana e’ Kristina Sabaliauskaitė con il suo “Silva rerum”, che pero’ non e’ stato tradottissimo all’estero, e che tuttavia (a nostro parere) e’ la scrittrice contemporanea con maggiori numeri per imporsi in campo estero.
Secondo i dati dell'Istituto di cultura lituano che promuove traduzioni in lingue straniere, il numero di traduzioni in altre lingue è comunque cresciuto costantemente negli ultimi quattro anni: nel 2014, 10 libri sono stati tradotti, nel 2017 – 33 libri. La maggior parte delle opere lituane sono tradotte in tedesco (49 traduzioni), oltre a traduzioni in russo (26), inglese (24), polacco (20).
Sempre secondo questi dati , dal 1990 l'autore lituano più letto è tuttavia Tomas Venclova - 38 dei suoi libri sono tradotti in 15 lingue.
Eugenijus Ališanka guida la categoria di poesia - 11 dei suoi libri sono disponibili in 6 lingue.
Si sostiene che la difficolta’ di esportare autori lituani sia legata a sistemi di distrubuzioni esteri complicati e troppo costosi da sostenere.
Vi e’ la rivista online e cartacea Vilnius Review (www.vilniusreview.com ) che pubblica in inglese estratti di narratori e poeti contemporanei lituani. Interviste, recensioni, articoli di varia natura.
Nel centro di Vilnius molto attiva la libreria Eureka (www.knygynas.biz) vicino alla piazza della cattedrale, che particolarmente si sforza di promuovere gli autori lituani gia’ tradotti in lingua inglese.
Insomma vi e’ complessivamente uno sforzo pianificato (ma non troppo pressante) che mira a esportare il genio letterario lituano all’estero, ma sembra piu’ a livello di marketing che di autori che abbiano uno status e un peso lettario tale da sapere imporsi al mercato estero (i.e. saper interessare le grandi case editrici di altri paesi).
Published on January 26, 2018 11:46
January 22, 2018
XIX Fiera internazionale del libro di Vilnius- La voglia di creare cultura in Lituania

Dal 22 febbraio al 25 febbraio, anno corrente, a Vilnius sara' la 19-oji tarptautinė Vilniaus knygų mugė, XIX Fiera internazionale del libro di Vilnius, la più grande fiera del libro della Lituania, un paese di nemmeno tre milioni di abitanti ma composto di forti lettori, dove leggere i libri è ancora di interesse, e dove lo stato ancora parla in termini di sostenere e promuovere la cultura.
Il titolo di quest'anno e' "Skaitau Lietuvą – skaitau pasaulį“ "Leggo la Lituania - leggo il mondo".Sono attesi piu' di trenta ospiti stranieri da ben oltre dieci paesi.In occasione del centenario della restaurazione dello stato lituano che si celebra quest'anno, molti ospiti provenienti da paesi che hanno appena celebrato o che celebreranno presto simili centenari arriveranno alla Fiera del libro di Vilnius.L'Istituto di cultura lituano ha invitato al ciclo di incontri "Il nostro centenario" gli scrittori Nora Ikstena dalla Lettonia, Marijana Milčaka dalla Slovacchia, Jonáš Hájek dalla Repubblica ceca, Ilmar Taska dall'Estonia e Jerzy Illg dalla Polonia al ciclo di conversazione.La casa editrice Homo Liber ha invitato il Premio della Letteratura dell'Unione Europea (2016): la scrittrice finlandese Selja Ahava.Arriverà il noto regista, sceneggiatore e produttore estone Ilmar Taskas, famoso per il suo romanzo d'esordio "Pobeda 1946" sulla Tallinn del dopoguerra.Molti scrittori e intellettuali polacchi visiteranno la Fiera del libro di Vilnius: J. Illg, Michał Rusinek, Wiesław Myśliwski, Krzysztof Zanussi.
Dal Regno Unito parteciperanno alle discussioni la giornalista britannica, figura pubblica di rilievo, collaboratrice della BBC Rosie Goldsmith, l'autrice britannica Evie Wyld, le scrittrici svedesi Lena Andersson e Sara Mannheimer.
Saranno presenti Alexander Von Schönburg, giornalista, ex editore di Frankfurter Allgemeine Zeitung, nonché redattore di Bild, autore di quattro best-seller. Anche il famoso politico, ex primo ministro belga, Guy Verhofstadt che presenterà il libro "The Last Chance for Europe".
La scrittrice, poetessa e saggista israeliana contemporanea Zeruya Shalev arriva in fiera su invito della Casa Editrice Sofoklis. È considerata uno dei migliori scrittori della sua generazione, famosa per il libro "Love Life" tradotto in 24 lingue.
Si aspettano anche scrittori dalla Spagna. Il campo culturale e letterario spagnolo e i suoi rapporti con l'Europa saranno presentati da Ignacio del Valle, Antonio Manuel Carrasco e Iván Vélez.
Alcuni dei ospiti della fiera di quest'anno provengono da paesi la cui letteratura e traduzioni non sono ancora ben note alla Lituania. Tra questi il poeta e traduttore iraniano Ali Abdollahi e il poeta e accademico dell'Oman Hilal al-Hajri.
Iris Hunscheid, dell'Associazione degli editori tedeschi e distributori di libri che rappresentano più di 500 singole librerie, parlerà di libri e della cultura del bookstore in Germania. Alan Staton, responsabile della comunicazione per l'Associazione dei distributori di libri nel Regno Unito, insieme a Jane Streeter, membro del consiglio di amministrazione della Federazione europea dei distributori di libri, discuterà delle iniziative degli editori di libri per promuovere la lettura.
Assenti gli Italiani.
EVENTO: 19-oji tarptautinė Vilniaus knygų mugė – XIX Fiera internazionale del libro di VilniusQUANDO: 22 febbraio al 25 febbraio 2018
DOVE: LITEXPO Laisvės pr. 5, LT-04215 Vilnius, Lithuania
Published on January 22, 2018 02:39
January 20, 2018
"Isole di felicità - Laimės salos" - La felicità è in qualche modo essere un cyborg?

Da due giorni su Vilnius nevicava senza sosta. Le strade, le piazze, i giardini, i tetti, gli alberi…e anche il cielo, tutto era bianco e gelido.Eppure quel gelo non intristiva Diego anzi lo rallegrava. Gli dava la sensazione del vero inverno che mai aveva conosciuto a Parma. Lo motivava a scrivere la biografia.
Tutto quel bianco lo rassicurava e lo faceva sentire a casa.
Rūta ….oh come avrebbe potuto vivere senza di lei!
Rūta era l’inizio e la fine dei suoi giorni. Senza di lei non avrebbe avuto tutto quello che aveva ora, che era poco ma a lui pareva infinitamente tanto.
Dalla pittura era passato alla scrittura.
Grazie alla gelosia di Rūta aveva scoperto quel talento che portava in sé, nei suoi codici, senza saperlo.
Aveva cambiato il profilo Facebook. Vi aveva tolto “Pittore” e vi aveva scritto “Scrittore in esilio A Vilnius in cerca dell’identità di un popolo che ancora non abbia smarrito la sua”.
Camminava lungo Pilies gatvė, venendo da Rotušės Aikštė. Dopo l’ Istituto Culturale Francese la strada, alla fine di Didžioji gatvė nel punto in cui si connette a Pilies gatvė, diventa ripida. Quando nevica si forma uno strato di ghiaccio. Il pericolo è sempre di scivolare e rischiare di farsi male.
Diego era ormai cosciente di quel pericolo e di solito affrontava la discesa con cautela.
Quella mattina però era distratto dai pensieri della Vilnius innevata, della biografia e dal bisogno insaziabile di Rūta.
Vide con gli occhi la lastra di ghiaccio che si profilava davanti al piede destro ma rimase assorto nel suo mondo.
Sentì che emetteva un grido e cadeva a terra. D’istinto alzò la testa evitando di batterla e cercò di buttarsi di lato.
Non capì se il grido avesse preceduto o seguito la caduta.
Si ritrovò steso per terra circondato da un gruppetto di persone che erano accorse per il grido.
- Viskas gerai, viskas gerai…ačiū, ačiū labai[1] – cominciò a dire meccanicamente mentre una mano lo aiutava a tirarsi su
I due movimenti (alzare la testa, buttarsi di lato) e essere vestito in modo pesante a causa del freddo (maglietta, maglia a collo alto, giacca e cappotto) gli avevano attutito la caduta. Sentiva solo dolore alla parte destra del fondo schiena (il lato su cui si era buttato). Il lato più scoperto (meno vestito) della sua persona.
Viskas gerai, viskas gerai…ačiū, ačiū labai – ripeté ancora alla gente che continuava a chiedergli qualcosa in lituano che lui non capiva.
- Viso gero[2] – salutò e riprese la strada
Forse era stato un po’ brusco con la gente che era accorsa in suo aiuto, ma che poteva fare? Parlava poco lituano. Non avrebbe saputo che dire.
Riprese a scendere con cautela scegliendo i passaggi dove era stato buttato il sale.
Ormai la libreria (knygynas) Vaga era in vista.
Piegò a destra, attraversò la strada e si diresse verso la porta di ingresso.
La libreria era divenuto il suo posto ideale dove andare a scrivere la mattina. Vi era tranquillità. Un ambiente internazionale. Sentiva spesso parlare tante lingue.
Soprattutto avevano musica rock, che a lui piaceva ascoltare in sottofondo mentre scriveva.
Vi avrebbe passato la mattina scrivendo come ormai faceva da tempo, dedicandosi alla biografia.
Leggermente zoppicante raggiunse la porta ed entrò.
Stava bene, ma era un po’ strano tutto.
Pensò fosse l’effetto della caduta. Pensò sarebbe stato meglio, presto. Alle una avrebbe incontrato Rūta per pranzo e già il pensiero di vederla lo riempiva di gioia.
- Sai Rūta da quando sono caduto stamattina sento che qualcosa è cambiato dentro di me ma non so che che…
- Ti sei fatto male?
- No, solo battuto il culo. Ma sto bene ora
- Ma come sei caduto?
- All’inizio di Pilies gatve, dopo l’Istituto di francese. C’era del ghiaccio, non l’avevo visto ho messo un piede sopra e sono volato per terra
- Mamma mia! Meno male che non ti sei fatto nulla
Il dialogo si svolgeva a Jurgis ir Drakonas una pizzeria in Pylimo gatvė all’ora di pranzo. Di solito andavano a Belgai ma quella volta Rūta aveva voluto cambiare. Voleva mangiare la pizza.
- Ma ti fa male la testa? Ha picchiato la testa?
- No…sono riuscito ad evitare di battere la testa. Solo un urlo e un grande tonfo agli intestini…e poi tutto bene…ma quel tonfo mi come messo sottosopra l’intestino. Ora non ho molta fame. Mi sento gonfio come un pallone. Eppure non ho mangiato quasi nulla per tutta la mattina. Solo due dei tuoi cornetti con un po’ di marmellata di avietės[3]. E poi la caduta…
Che fosse l’effetto della caduta?
Fu la mattina dopo la caduta.
Di solito la mattina faceva alcune posizioni dello Zhan Zhuang[4] che aveva imparato in Italia. Aveva problemi allo stomaco quella mattina e doveva spesso andare in bagno. Facendo Zhan Zhuang la situazione di solito migliorava. Il gonfiore sarebbe dovuto quasi scomparire o addirittura scomparire completamente e anche la diarrea.
Aveva lasciato acceso il telefono sulla RT International, la versione spagnola.
Sebbene di solito evitasse di percepire cose dall’esterno e si concentrasse normalmente sui movimenti minimi interni al corpo quella volta la sua attenzione fu còlta dall’intervista.
Stavano intervistando Moon Ribas. Un artista transumanista, cyborg. La prima cyborg del mondo che aveva un chip in un piede capace di sentire i movimenti sismici del mondo.
Il suo maestro di Zhan Zhuang gli aveva spesse volte ripetuto che se mentre faceva la “posizione dell’albero” aveva dei pensieri, non li sopprimesse ma li lasciasse passare attraverso.
- Io mi sento cyborg perché ho un nuovo modo di sentire, che amplifica la mia personalità. Avere questo chip mi permette di sentire i movimenti del pianeta. Il che mi conferisce una personalità altra da chi non può avvertire questi movimenti del pianeta. Io ho una capacità sensoriale che un essere normale non ha
Gli venne in mente che Rūta aveva una sensibilità non comune e che anche lui da dopo che viveva con Rūta, era innamorato di Rūta, viveva in un mondo ipersensoriale fatto di felicità e di tempo che passava velocissimo. Un mondo aperto solo a loro due, dove loro due si bastavano e non vi era necessità di null’altro.
Era un mondo fatto di necessità permanente di vedersi, di sentirsi, toccarsi, baciarsi. Di fastidio appena dovevano separarsi, dividersi. E quando la divisione avveniva subito urgeva il bisogno di incontrarsi.
Era un mondo che aveva creato una piccola frattura fra loro e le figlie di Rūta che avvertivano l’esclusività di sentimenti che legava la mamma a Diego. Erano divenute più egoiste, chiuse in se stesse come contrappasso quasi.
Non era un mondo perfetto la loro felicità. Era un mondo che si sottraeva a universi più vasti e che nel sottrarsi trovava ragione di sopravvivenza ma di felicità al medesimo tempo.
Un’isola di felicità come diceva Rūta.
Era quella la felicità?
Doveva parlare di quella felicità nella biografia?
Moon Ribas aveva detto che cyborg è innanzi la libertà di disegnare se stessi.
Nella biografia avrebbe disegnato Rūta e se stesso secondo una felicità che nasce dal corpo, come le vibrazioni che arrivavano a Ribas dal chip connesso a sismografi lui avrebbe connesso i loro corpi a una visione simmetrica dell’amore.
Da quella simmetria sarebbe dipeso il loro amore. Da una simmetria che si attua perché generata.
Quella caduta all’inizio di Pilies gatve, ora pensava, non era un caso.
Il caso non esiste.
Il caso è un invenzione dei greci per spiegare ciò che non sapevano spiegare.
Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
Published on January 20, 2018 02:59
Isole di felicità - Laimės salos" - La felicità è in qualche modo essere un cyborg?

Da due giorni su Vilnius nevicava senza sosta. Le strade, le piazze, i giardini, i tetti, gli alberi…e anche il cielo, tutto era bianco e gelido.Eppure quel gelo non intristiva Diego anzi lo rallegrava. Gli dava la sensazione del vero inverno che mai aveva conosciuto a Parma. Lo motivava a scrivere la biografia.
Tutto quel bianco lo rassicurava e lo faceva sentire a casa.
Rūta ….oh come avrebbe potuto vivere senza di lei!
Rūta era l’inizio e la fine dei suoi giorni. Senza di lei non avrebbe avuto tutto quello che aveva ora, che era poco ma a lui pareva infinitamente tanto.
Dalla pittura era passato alla scrittura.
Grazie alla gelosia di Rūta aveva scoperto quel talento che portava in sé, nei suoi codici, senza saperlo.
Aveva cambiato il profilo Facebook. Vi aveva tolto “Pittore” e vi aveva scritto “Scrittore in esilio A Vilnius in cerca dell’identità di un popolo che ancora non abbia smarrito la sua”.
Camminava lungo Pilies gatvė, venendo da Rotušės Aikštė. Dopo l’ Istituto Culturale Francese la strada, alla fine di Didžioji gatvė nel punto in cui si connette a Pilies gatvė, diventa ripida. Quando nevica si forma uno strato di ghiaccio. Il pericolo è sempre di scivolare e rischiare di farsi male.
Diego era ormai cosciente di quel pericolo e di solito affrontava la discesa con cautela.
Quella mattina però era distratto dai pensieri della Vilnius innevata, della biografia e dal bisogno insaziabile di Rūta.
Vide con gli occhi la lastra di ghiaccio che si profilava davanti al piede destro ma rimase assorto nel suo mondo.
Sentì che emetteva un grido e cadeva a terra. D’istinto alzò la testa evitando di batterla e cercò di buttarsi di lato.
Non capì se il grido avesse preceduto o seguito la caduta.
Si ritrovò steso per terra circondato da un gruppetto di persone che erano accorse per il grido.
- Viskas gerai, viskas gerai…ačiū, ačiū labai[1] – cominciò a dire meccanicamente mentre una mano lo aiutava a tirarsi su
I due movimenti (alzare la testa, buttarsi di lato) e essere vestito in modo pesante a causa del freddo (maglietta, maglia a collo alto, giacca e cappotto) gli avevano attutito la caduta. Sentiva solo dolore alla parte destra del fondo schiena (il lato su cui si era buttato). Il lato più scoperto (meno vestito) della sua persona.
Viskas gerai, viskas gerai…ačiū, ačiū labai – ripeté ancora alla gente che continuava a chiedergli qualcosa in lituano che lui non capiva.
- Viso gero[2] – salutò e riprese la strada
Forse era stato un po’ brusco con la gente che era accorsa in suo aiuto, ma che poteva fare? Parlava poco lituano. Non avrebbe saputo che dire.
Riprese a scendere con cautela scegliendo i passaggi dove era stato buttato il sale.
Ormai la libreria (knygynas) Vaga era in vista.
Piegò a destra, attraversò la strada e si diresse verso la porta di ingresso.
La libreria era divenuto il suo posto ideale dove andare a scrivere la mattina. Vi era tranquillità. Un ambiente internazionale. Sentiva spesso parlare tante lingue.
Soprattutto avevano musica rock, che a lui piaceva ascoltare in sottofondo mentre scriveva.
Vi avrebbe passato la mattina scrivendo come ormai faceva da tempo, dedicandosi alla biografia.
Leggermente zoppicante raggiunse la porta ed entrò.
Stava bene, ma era un po’ strano tutto.
Pensò fosse l’effetto della caduta. Pensò sarebbe stato meglio, presto. Alle una avrebbe incontrato Rūta per pranzo e già il pensiero di vederla lo riempiva di gioia.
- Sai Rūta da quando sono caduto stamattina sento che qualcosa è cambiato dentro di me ma non so che che…
- Ti sei fatto male?
- No, solo battuto il culo. Ma sto bene ora
- Ma come sei caduto?
- All’inizio di Pilies gatve, dopo l’Istituto di francese. C’era del ghiaccio, non l’avevo visto ho messo un piede sopra e sono volato per terra
- Mamma mia! Meno male che non ti sei fatto nulla
Il dialogo si svolgeva a Jurgis ir Drakonas una pizzeria in Pylimo gatvė all’ora di pranzo. Di solito andavano a Belgai ma quella volta Rūta aveva voluto cambiare. Voleva mangiare la pizza.
- Ma ti fa male la testa? Ha picchiato la testa?
- No…sono riuscito ad evitare di battere la testa. Solo un urlo e un grande tonfo agli intestini…e poi tutto bene…ma quel tonfo mi come messo sottosopra l’intestino. Ora non ho molta fame. Mi sento gonfio come un pallone. Eppure non ho mangiato quasi nulla per tutta la mattina. Solo due dei tuoi cornetti con un po’ di marmellata di avietės[3]. E poi la caduta…
Che fosse l’effetto della caduta?
Fu la mattina dopo la caduta.
Di solito la mattina faceva alcune posizioni dello Zhan Zhuang[4] che aveva imparato in Italia. Aveva problemi allo stomaco quella mattina e doveva spesso andare in bagno. Facendo Zhan Zhuang la situazione di solito migliorava. Il gonfiore sarebbe dovuto quasi scomparire o addirittura scomparire completamente e anche la diarrea.
Aveva lasciato acceso il telefono sulla RT International, la versione spagnola.
Sebbene di solito evitasse di percepire cose dall’esterno e si concentrasse normalmente sui movimenti minimi interni al corpo quella volta la sua attenzione fu còlta dall’intervista.
Stavano intervistando Moon Ribas. Un artista transumanista, cyborg. La prima cyborg del mondo che aveva un chip in un piede capace di sentire i movimenti sismici del mondo.
Il suo maestro di Zhan Zhuang gli aveva spesse volte ripetuto che se mentre faceva la “posizione dell’albero” aveva dei pensieri, non li sopprimesse ma li lasciasse passare attraverso.
- Io mi sento cyborg perché ho un nuovo modo di sentire, che amplifica la mia personalità. Avere questo chip mi permette di sentire i movimenti del pianeta. Il che mi conferisce una personalità altra da chi non può avvertire questi movimenti del pianeta. Io ho una capacità sensoriale che un essere normale non ha
Gli venne in mente che Rūta aveva una sensibilità non comune e che anche lui da dopo che viveva con Rūta, era innamorato di Rūta, viveva in un mondo ipersensoriale fatto di felicità e di tempo che passava velocissimo. Un mondo aperto solo a loro due, dove loro due si bastavano e non vi era necessità di null’altro.
Era un mondo fatto di necessità permanente di vedersi, di sentirsi, toccarsi, baciarsi. Di fastidio appena dovevano separarsi, dividersi. E quando la divisione avveniva subito urgeva il bisogno di incontrarsi.
Era un mondo che aveva creato una piccola frattura fra loro e le figlie di Rūta che avvertivano l’esclusività di sentimenti che legava la mamma a Diego. Erano divenute più egoiste, chiuse in se stesse come contrappasso quasi.
Non era un mondo perfetto la loro felicità. Era un mondo che si sottraeva a universi più vasti e che nel sottrarsi trovava ragione di sopravvivenza ma di felicità al medesimo tempo.
Un’isola di felicità come diceva Rūta.
Era quella la felicità?
Doveva parlare di quella felicità nella biografia?
Moon Ribas aveva detto che cyborg è innanzi la libertà di disegnare se stessi.
Nella biografia avrebbe disegnato Rūta e se stesso secondo una felicità che nasce dal corpo, come le vibrazioni che arrivavano a Ribas dal chip connesso a sismografi lui avrebbe connesso i loro corpi a una visione simmetrica dell’amore.
Da quella simmetria sarebbe dipeso il loro amore. Da una simmetria che si attua perché generata.
Quella caduta all’inizio di Pilies gatve, ora pensava, non era un caso.
Il caso non esiste.
Il caso è un invenzione dei greci per spiegare ciò che non sapevano spiegare.
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Published on January 20, 2018 02:59
January 16, 2018
Isole di felicità - Laimės salos" - Premonizione di una distanza

- Sai, sono curiosa di sapere della tua biografia
- E perché?- Vorrei sapere come appaio, potrebbe aiutarmi a capire meglio
- Che?
- Chi sono, forse…
- Credi?
- Credo
- Ma ti ho detto che poi, alla lunga, i personaggi sfuggono di mano. Non è detto che lei sia tu…
- Lei chi?
- Austėja
- Si chiama così?
- Sì
- E sono io?
- Sei tu ma non sei tu…certamente il personaggio lo ispiri tu
- Ovvero?
- Tu ispiri ma poi Austėja vive di una sua indipendenza. Ha una sua propria direzione, sensibilità modo di ragionare…
- Come l’intelligenza artificiale?
- Taip…come l’intelligenza artificiale
Poi Diego si avvicinò e la baciò.
- Sai, ho immaginato una scena proprio qui a Belgai.
Belgai era un ristorante vicino alla stazione, in Rūdninkᶙ gatvė, nella sienamiestis[1], erano andati lì a pranzo lì perché da quelle parti c’era la siuvėja[2] di Rūta a cui avevano portato ad aggiustare delle giacche di Diego.
- Ma come puoi scrivere una mia biografia senza farmi domande?
- Posso
- Ma come?
- Tutti i giorni li condivido con te…vedo come parli pensi ti muovi…interpreto il tuo corpo, i tuoi sguardi, i tuoi gesti…i tuoi occhi…facciamo all’amore…ti sento…conosco il tuo corpo centimetro per centimetro…
- E ti piace?
- Tantissimo Rūta. Non ti cambierei con nessuna donna al mondo
- Ma perché non mi fai domande?
- Non ne ho bisogno. Tu mi hai raccontato tante cose di te…ho tanto materiale
- Difficile capire. Tu scrivi una biografia di me ma non sono io. Parli del mio corpo dei miei occhi dei miei sentimenti ma non sono io…com’è possibile?
- E’ possibile…ma poi non è veramente una biografia. E’ una descrizione in forma di biografia romanzata di come un amore si sviluppa, cresce e non muore. Voglio un finale positivo. Un finale dove l’amore non finisce ma continua…ma è strano…
- Che, strano?
- Che…in qualche modo quello che succede ora nella scena che ho immaginato qui prima di venirvi…tu me ne avevi parlato e io l’avevo visto solo da fuori…che quello che ho immaginato quando scrivevo ora in qualche modo si ripeta…stia accadendo
- Spiega meglio
- Mi sembra che senza un motivo preciso fra noi due sia nata una certa contrapposizione, no?
- Credi?
- Sì. Tu hai cominciato a fare domande in modo un po’ compulsivo…io forse non ho risposto secondo le tue aspettative e una certa distanza fra noi è nata
- Sì, anche io ho sentito nascere questa distanza. E’vero. Anche nel libro succede questo
- Sì
- E come ritornano a se stessi?
- Che vuoi dire?
- Come fanno la pace? Sì dice così?
- Sì, si dice così…in filobus
- Come?
- C’è gente, i loro corpi devono stare vicino. Fuori era molto freddo e Austėja tremava…allora lui si avvicina, il tepore dei corpi li riavvicina e la distanza svanisce. Svanisce davanti al calore del corpo e l’amore che si fa di nuovo strada evaporando la distanza. Il tepore è il veicolo dell’amore, il calore…
- Accadrà anche a noi, ora?
- Prendiamo il filobus? Fuori è freddo…kodel gi ne
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Published on January 16, 2018 12:42
January 13, 2018
Isole di felicità - Laimės salos" Inizio di una biografia - Connessioni e disconnessioni

Che stai scrivendo?
- Qualcosa sull’amore e la felicità
- Qualcosa sull’amore e la felicità?
-Sì
- Che è successo
- Come che è successo?
- Sì, voglio dire…eri triste silenzioso…inattivo…e ora vedo che tutti i giorni hai qualcosa da fare. Leggi, scrivi…sei in un mondo tutto tuo…mi ami ancora??
- Rūta…io ti amo, sono pazzo di te…ora ti amo più che due mesi fa quando ti ho conosciuto. E’ che questa biografia…
- Biografia?
- …non ti ho detto ma vorrei scrivere una biografia in diretta del nostro amore. Una biografia vissuta dall’interno mentre viene vissuto, giorno dopo giorno…non ho lavoro ma almeno ho idee. Oltre alla pittura mi è sempre piaciuto scrivere…
- Scriverai del nostro amore?
- Sì. Hai qualcosa in contrario?
- No. Puoi scrivere quello che vuoi…non mi vergogno del nostro amore
- Grazie…anche io
- Scriverai cose belle di me
- Le più belle amore mio, anche se…
- Anche se…?
- Anche se qualche volta i personaggi sfuggono di mano. Non sempre riesci a controllarli. E’ come creare un’intelligenza artificiale. La crei e poi va oltre quello per cui l’avevi programmata e non puoi controllare le sue decisioni, che alla fine diventano autonome e indipendenti dal programma con cui l’avevi creata
- E’ un po’ difficile per me capire, ma comunque va bene
In quel momento il telefono di Rūta suonò. Rūta rispose.
- Era la mia estetista – disse dopo aver risposto alla chiamata
- Andrai da lei?
- Sì, mi ha confermato l’appuntamento. Fra un’ora devo partire
- Andrai con il filobus o l’autobus?
- Prenderò l’autobus fino a Žaliasis tiltas e poi il filobus fino alla stazione
- E’ vicino alla stazione?
- Sì, abbastanza vicino
- Ti accompagno Rūta. Vengo con te fino a Žaliasis tiltas. Scenderò a quella dopo: Operos ir baleto teatras e di lì andrò a Gedimino prospektas 9, al caffè a scrivere. Non posso stare a casa senza di te
Uscirono insieme di casa. Aveva smesso di piovere. Il tempo era improvvisamente cambiato come spesso succede a Vilnius e splendeva qua e là il sole.
- Finalmente un po’ di sole Diego. Ti manca il sole dell’Italia?
Diego si tolse la sciarpa, aveva caldo ora.
- No, Rūta. Non mi manca niente di quel paese
Rūta dentro di sé provò felicità. Era felice che Diego si sentisse a casa sua, a Vilnius.
Mentre Diego era a Gedimino 9, all’ Hurácan caffè, Rūta lo chiamo al telefono.
- Diego, mi ha telefonato Giovanni un insegnante dell’istituto Culturale, dove andavo a lezione. Sono lui e Antonio. Tutt’e due insegnanti all’Istituto fanno una cena a casa di Giovanni. Facevano parte del gruppo che avevamo formato, sono soli. Hanno un po’ chiamato tutti ma sembra che questo venerdì sera nessuno sia libero. Sono abbastanza delusi. Ho detto loro che ora tu vivi con me e che tua madre è morta. Quando ho detto questo hanno detto che vogliono organizzare una cena per farti sentire meno triste. Andiamo?
- Tu vuoi andare Rūta?
- Sì, vorrei che tu li conoscessi. Sono bravi. Non sono i soliti italiani anche se Giovanni è di Napoli e Antonio di Palermo
- D’accordo Rūta, andiamo
Rūta in taxi non era felice. Sembrava distaccata e fredda.
- Che succede Rūta? Perché questo sguardo?
- Eri strano a cena
- Come strano?
- Parlavi solo con loro. Non mi guardavi mai
- Ma che dici?
- Sì, è la verità. Ti ho cercato con lo sguardo. Ma tu mai mi hai guardato
- Amore, mi parlavano. Mi raccontavano dei loro problemi in Italia…non mi pareva gentile non ascoltarli. Che potevo fare?
- Sì, lo so…ma loro parlavano solo con te. Io non capivo e mi sono annoiata. Tu avevi attenzione solo per loro e pensavo che fossi arrabbiato con me
- Ma no, Rūta, che dici? Arrabbiato con te? E perché avrei dovuto essere arrabbiato con te?
- Non lo so
- Ma erano così gentili come potevo non ascoltarli?
- Va bene…forse è il tuo comportamento quando sei con altri. Forse io non ti conosco quando sei con altri. Anche tu diventi un po’ un altro…
Diego tacque per un po’. Abbassò la testa e lo sguardo.
Forse Rūta aveva ragione. Forse diventava davvero un altro quando era con gli altri. Con Giovanni e Antonio si era risentito in Italia. Nemmeno gli pareva di essere in Lituania, a Vilnius.
E non gli era piaciuta quella sensazione. Non era stata colpa di Giovanni e Antonio. Erano stati molto gentili, non poteva dire niente del loro comportamento.
Era stato il suo comportamento?
Ma perché?
- Mi sono disconnesso Rūta
- Che?
- Credo che tu abbia ragione. Mi sono disconnesso e tu eri infelice per questo
- Non capisco Diego
- Rūta, la felicità è fatta di connessioni e disconnessioni. Io mi sono disconnesso da te. Tu sei la mia isola di felicità vivente. Insieme siamo una grande entropia. Costruiamo una grande simmetria di felicità. Quando uno si disconnette l’altro sente diminuire l’intensità dell’entropia. E tu sei infinitamente sensibile e subito hai avvertito questa disconnessione. Mi sono disconnesso da te e mi sono di nuovo connesso a quel mondo infelice da cui sono fuggito: l’Italia.
Per questo sono cambiato. Per questo sono divenuto un altro. Quello che ero in quel paese, quello che non volevo più essere
Rūta lo baciò, a lei gli uomini intelligenti erano sempre piaciuti. Appena incontrava un uomo intelligente si sentiva dominare e si bagnava fra le gambe.
Fra le gambe le si accese una vampata di caldo. Senza preavviso.
Doveva baciarlo.
- Noriu[1] - mormorò
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Published on January 13, 2018 09:56
"Isole di felicità - Laimės salos" Un matrimonio anticipato

I giorni passavano lenti in una Vilnius grigia e gelata. Diego era triste: la morte della madre e senza un lavoro, anche il padre all’ospedale più vicino a morire che a vivere e il fratello che lottava contro i medici che sospettava responsabili della morte della madre.
- Ieri l’altro papà stava bene. Scherzava con le infermiere anche se ogni tanto faceva discorsi strampalati. Ieri gli hanno cambiato il catetere. Incapaci! Oggi ha di nuovo l’infezione e senza dirmi nulla lo hanno legato al letto perché si agitava. Anche con mamma dopo una settimana che era ricoverata per un edema polmonare hanno scoperto all’ultimo giorno, prima che morisse, che aveva l’intestino perforato…chiederò la cartella clinica. Voglio denunciarli
La morte della madre e la malattia del padre aveva riavvicinato lui e suo fratello. Suo fratello era ancora l’unico che lo chiamava da quando viveva a Vilnius. Un po’ tutti erano scomparsi.
- Ora vedi chi è vero amico, chi ti ama e non… - gli diceva Rūta
In quei giorni per vivere doveva chiedere i soldi a Rūta e se ne sentiva umiliato ma a lei in nessun modo dispiaceva aiutare Diego.
- Quando ami qualcuno aiutarlo è una gioia. In nessun modo è una sofferenza o un sacrificio
E tuttavia la vita con Diego non era triste nonostante la sua tristezza. Lui continuava a portarle la colazione a letto a riempirla di baci e carezze.
Se stavano due ore senza vedersi subito lui le scriveva su whatsapp
- Già mi manchi. Non vedo l’ora di vederti
Dovettero anticipare la data delle nozze. Volevano sposarsi a maggio ma avrebbero dovuto anticipare la data al quindici marzo.
- Incredibile, non ci posso credere. Ho lavorato undici anni al ministero degli interni e non lo sapevo
- E’ sempre così Rūta, c’è una politica da giornali e TV e una politica reale. Quello che dicono in TV o sui giornali non è mai vero….cittadini europei, libertà di spostamento, lavoro europeo, diritti europei…e poi scopri che dopo tre mesi in Lituania, io cittadino italiano, devo prendere il permesso di soggiorno e dimostrare di avere un conto in banca per poter vivere qui…come un estracomunitario devo andare all’ufficio immigrazione…
- Va bene anticiperemo la data delle nozze, avremo più chances se sposati. Non dovrai dimostrare di avere un conto in banca…
- Lo spero…ieri ho conosciuto Lorenzo uno di Milano che vive a Vilnius da più di dieci anni e mi ha detto che lui ha il permesso a tempo indeterminato ma come tutti gli italiani residenti in Lituania non ha diritto alla carta di identità lituana e questo gli causa problemi con la sua ditta. Non può mettere la firma digitale che è obbligatoria su tutti i documenti. Così deve mandare a firmare tutto a sua moglie che è lituana…anche lui è arrabbiato con la politica a favore degli immigrati, a questi si riconoscono tutti i documenti, hanno diritto a una diaria…
Andarono così al Civilinės metrikacijos skyrius[1] di Vilnius.I documenti di divorzio che Diego aveva fatto e l’apostille della questura di Parma andavano bene. Così non rimase che fissare la data del matrimonio.
La funzionaria propose il quindici marzo.
Diego aveva fretta a causa dell’ufficio immigrazione. Avrebbe avuto una lunga trafila: matrimonio, andare al comune di Vilnius con Rūta per prendere la residenza e poi all’ambasciata italiana per iscriversi all’AIRE, lo stato anagrafico dei cittadini italiani residenti all’estero. E poi all’ufficio immigrazione…prima di novanta giorni.
- Non è possibile prima Rūta? Non vorrei passare il termine…Se mi rimandano a casa, muoio senza di te. Non ho più nemmeno una casa a Parma. Che farei?
- No, Diego non è possibile. Deve passare un mese da dopo che abbiamo fissato la data. E comunque non ti preoccupare, non sarà tardi…sarà passato poco più di un mese e mezzo…
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Published on January 13, 2018 00:18
January 10, 2018
"Isole di felicità - Laimės salos" Il ritorno di Diego e la fisica dell’immortalità

Diego ritornò. Come aveva promesso.
Ma Diego era cambiato. Non tanto verso Rūta ma verso la vita.
- Mi ami ancora Diego?
- Sì, Rūta. Ti amo tantissimo. Senza di te non so che farei, non so chi sarei…
- Ma ti vedo triste, amore mio…
- La morte di mia madre…onestamente non credevo…mi ha colto impreparato…mi sento disorientato. In vita con lei ho litigato spesso. L’ho trattata male. Era la persona che più mi rendeva nervoso…non aveva un carattere facile, non era una persona facile…ma il viaggio che abbiamo fatto insieme è stato lungo. E’ morta a novantasei anni
- Ma è normale che a novantasei anni si muoia, no?
- Sì, è normale ma…
I giorni passavano e Diego non sembrava più Diego. Era dimagrito, aveva una faccia spaurita. Sembrava più triste.
L’isola della loro felicità era rotta?
A Rūta sembrava che Diego perseguisse un’altra felicità che non era più della loro isola. Una felicità che Diego immaginava più grande.
Ma quale?
- Perché invecchiamo e moriamo Rūta? – le aveva chiesto una sera a cena
- Non so Diego. E’ così: si nasce e si muore…è la natura umana forse. E’ il mondo di cui facciamo parte. Forse in questo universo (o in questi universi) siamo veramente niente…
- Io non vorrei morire mai Rūta
Rūta sorrise. Le pareva un atteggiamento infantile quello di Diego e tuttavia lo accettava.
- …Io credo che un giorno sarà possibile essere immortali
- Come?
- Grazie alla scienza. Io credo che l'ingegneria genetica, la nanotecnologia e la tecnologia informatica trasformeranno la vita umana…grazie a queste scienze diverremo metà esseri umani e metà robot e allungheremo la vita. Forse un giorno sarà possibile trasferire l’intelligenza, la coscienza di un essere umano morente e continuare a farlo vivere in una macchina...
Rūta fu sorpresa di queste parole. Erano alla libreria Vaga di Pilies gatvė. Si erano seduti a un tavolo vicino alle grandi finestre che danno su Pilies gatvė e bevevano un cappuccino. Un sabato mattina presto. Verso otto del mattino. La libreria apriva, a parte la domenica, la mattina alle sette.
Era febbraio e la temperatura si manteneva sui -6.
Diego la notte non aveva dormito. Alle cinque e trenta del mattino si era alzato. Aveva fatto un caffè e riempito di marmellata dei cornetti che Rūta aveva preparato la sera prima. Poi con un piccolo vassoio aveva servito la colazione a letto a Rūta.
Quelle attenzioni riempivano di gioia Rūta, che regalò un largo sorriso a Diego.
Mentre sorseggiavano il caffè Diego le aveva detto:
- Rūta perché non andiamo in quella libreria dove abbiamo bevuto il nostro primo cappuccino insieme quando ci siamo conosciuti e abbiamo parlato del nostro futuro insieme?
- Ora?
- Sì, ora…ti prego
Poi mentre sedevano al tavolo della libreria Vaga, dal cappotto di Diego era caduto un libro in inglese.
Rūta fece in tempo di leggere il titolo “The physics of immortality”.
- Che leggi Diego?
- Un libro molto interessante. Parla di fisica quantistica e immortalità…. Io credo che un giorno sarà possibile essere immortali
…
- Credi che sarà una bella cosa vivere in una macchina Diego?
- Non so Io Rūta, davvero non lo so…ma almeno ora avrei potuto continuare a comunicare con mia madre. Non sarebbe definitivamente scomparsa. Ora in nessun modo vi è più…se fosse stato possibile sarebbe stata una gioia artificiale ma sempre una gioia, non credi?
- Credo
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Published on January 10, 2018 07:40
January 9, 2018
"Isole di felicità - Laimės salos" Un presentimento inquietante come un parassita invisibile

La domenica sera Rūta era raggiante. Essere con Diego era divenuto lo scopo della sua vita.
- Tu sei la mia droga. La droga della mia vita – ripeteva a Diego – non sai quanto sono dipendente da te. Senza di te non esisto
Diego la guardava sorpreso.
- Da dopo che viviamo insieme sei diventata più bella. In effetti devo essere una bella droga – le rispondeva Diego sorridendo
Quella domenica sera la felicità di Rūta aveva toccato un picco altissimo. E tuttavia sentiva una inquietudine che non sapeva definire.
Erano andati al cinema, lei, Rebeka e Diego.
Goda si era rifiutata.
- Sono grande ormai. Non ho più bisogno di vedere cartoon
Goda stava attraversando un periodo egoista. Era sempre più simile a un piccolo animalino volitivo caratterizzato da intermittenti noriu[1] e nenoriu[2] .
- Mi tratta come una servante
- Serva – correggeva Diego
- Non è mai contenta. Non fa nulla di quello che le dico. Dopo una settimana di vacanze (sono troppe queste vacanze!) non ha fatto nulla. Sempre sul divano a giocare con la planšetė. Non si lava. Non si fa da mangiare. Non lava i piatti anche se glielo chiedo ogni giorno….
Erano andati al film delle 18, al centro commerciale di Oza. Davano Koko un cartoon della Disney.
Rūta l’ultima volta che era andata al cinema con le figlie si era addormentata.
Diego confessò a Rūta che a lui i cartoon non piacevano.
- Non mi piacciono i cartoni animati ma credo che almeno Rebeka debba uscire di casa. Se Goda non vuole va bene. Sua decisione. Ma Rebeka vuole andarci…dobbiamo portarcela
Poi il cartoon aveva finito per affascinare tutt’ e tre.
Era la fantastica storia di Miguel un ragazzino messicano talentuoso cantante e chitarrista che compie un viaggio nel mondo dei morti per scoprire un omicidio e un inganno commesso da un famoso cantante messicano, Ernesto de La Cruz.
Quel viaggio nel mondo dei morti compiuto da Miguel nel Dìa de los muertosera stata la causa della inquietudine di Rūta.
Era un cartoon, era ovvio, un bellissimo cartoon, che alla fine l’aveva pure fatta piangere. Ma quel viaggio nel mondo dei morti onorati con la vita, il cibo e i ricordi di quando erano vivi e soprattutto con la musica i balli e i canti era stato come un parassita quasi invisibile che si attaccasse alla pelle e cominciasse a succhiare il sangue in modo inavvertito .
- Come sei bella Rūta! – le aveva detto Diego usciti dalla sala del film – non ti avevo mai visto con occhi così pieni di gioia come stasera
E aveva ragione Diego. Si sentiva bene. Stava bene. Si sentiva raggiante eppure…quel piccolo parassita non la mollava. Si ingrossava, lo percepiva dentro ingrossarsi.
- Che è successo?
- Mio fratello
- Che è successo?
- Mia madre stanotte è morta
A Rūta si fermò il respiro.
Ritornati a casa avevano cenato e poi erano andati a letto.
Rūta aveva dentro quel presentimento che l’aveva accompagnata mentre prendeva sonno.
Fu risvegliata dalla voce di Diego che parlava al telefono.
- Piangi?
Diego non rispose.
Rūta sentì dall’altra parte del telefono che anche il fratello piangeva.
- Che è successo? – chiese RūtaL’idea che Diego dovesse partire e ritornare in Italia la fece tremare. Scoppiò a piangere anche lei.
- Perché piangi? E’ morta mia madre non tua madre – reagì stupidamente Diego
- Ho paura che se vai in Italia per il funerale non tornerai più. Mi lascerai sola…io morirò senza di te
- Ma che dici? Io voglio ritornare. Non posso più vivere senza di te anch’io
- Ho paura Diego. Ho paura che se te ne vai, non ti rivedrò mai più
- Ma non pensare questo. Se io dico una cosa la mantengo. Non mi credi?
- Ti credo, ma ho paura. Tu sei la mia droga Diego. Morirò senza di te
La mattina dopo alle 4 Diego prese un taxi per andare all’aeroporto.
Rūta rimase sola in casa ad ascoltare il suono delle parole di Diego che si era lasciato dietro e a cercare di ricordare il suo odore.
- Solo ora Rūta capisco il peso di quelle parole con cui inizia “L'Étranger” di Camus: Aujourd'hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas. Hanno la forza di un pugno in faccia, che ti coglie impreparato, con la difesa abbassata. All’improvviso. E quasi rasenti l’indifferenza perché non ti aspettavi nulla di simile…E’morta con dignità Rūta, come vorrei morire io. Come forse era morta la madre di Camus…è morta lentamente, scivolando via dalla vita alla morte. Sottraendosi alla vita senza aver coscienza della morte. Era piena di morfina e questo l’ha aiutata a avere dignità…
Rūta ricordò quelle parole e scoppiò in un pianto dirotto. Diego aveva detto che sarebbe ritornato presto. Ma lei aveva paura. Anche il padre era all’ospedale e sarebbe potuto morire da un momento all’altro.
Poteva vivere un giorno come un mese. Se fosse morto mentre Diego era lì, chissà quando sarebbe ritornato…
[1]Voglio
[2] Non voglio
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Published on January 09, 2018 08:06
January 7, 2018
"Isole di felicità - Laimės salos" Il cappotto

- Amore che fai qui al freddo? Al buio….
- Volevo vederti…- e la baciò
Rūta sentì le gambe tremarle.
- Voglio portarti in un posto – disse Diego
- Che posto?
- Da “Mango” in Gedimino prospektas
- Perché da Mango?
- Hai bisogno di un nuovo cappotto
- Amore, ma non puoi…non hai lavoro. Non spendere i soldi che hai bisogno
- Voglio regalarti qualcosa. Tu mi stai aiutando. La prima e unica donna che mi ha aiutato e mi vuole aiutare
- Amore…
Da “Mango in un primo momento Rūta aveva scelto un cappotto blu.
- Ti sta bene
E in effetti le stava bene. Ne aveva provati altri ma alla fine quello blu era stato il migliore. Solo dietro non le cadeva perfettamente. Faceva alcune pieghe al punto del fondo schiena. Ma a parte quello quel blu avventava in modo determinato la sua carne e risaltava il pallore della sua faccia.
- Va bene prendo questo allora
Ma mentre si rivestiva adocchiò nella fila dei cappotti appesi un angolo che attirò il suo sguardo.
- Aspetta Diego..fammi vedere anche questi
Ne prese uno e se lo provò.
- No, Rūta questo non è per te…perché non provi questo con i bottoni. Sembra una giubba militare. Mi ricorda gli anni Settanta
Rūta fu incuriosita.
- Quanti bottoni! Ma penso sia il mio stile…è molto rock
- Sì, decisamente è il tuo stile
In effetti era perfetto. Meglio di quello blu. Dietro le calava in modo preciso. Nemmeno una piega.
- E’ il tuo Rūta. Sei meravigliosa
- Pensì?
- Sì, mi eccita
- Ti eccita?
- Sì…ti vorrei nuda con il solo cappotto addosso e scoparti con il cappotto
A Rūta venne subito una vampata di calore e sentì eccitazione fra le gambe.
- Che sguardo porco che ti è venuto Rūta – sorrise Diego
- Se mi dici cose così mi eccito subito lo sai….
- Lo so. Per questo te lo dico
Rūta lo colpi con il pugno in modo leggero fra le gambe.
- Hhhhmmm è già duro
- Taip![1] – rispose Diego
Non lo confessò a Diego ma Rūta era felice che lui nonostante avesse pochi soldi e senza lavoro avesse voluto regalarle un cappotto. E poi quel cappotto con tutti quei bottoni aveva qualcosa di militare che a indossarlo la eccitava, e quando Diego le aveva detto che avrebbe voluto scoparla nuda con il solo cappotto indosso l’eccitazione era divenuta forte.
In tutta onestà pensava che solo un uomo italiano avrebbe potuto fare un gesto simile. Un lituano no, mai. I lituani non hanno le attenzioni che un italiano può avere per una donna. Per questo era felice di vivere con un italiano.
Diego aveva portato felicità nella sua vita.
- Quanti anni era che non ricevevo tutte queste carezze, baci e abbracci. Avevo dimenticato com’è bello – diceva a Diego la mattina quando si svegliavano e lui le accarezzava la schiena e la baciava con forza
Anche con le principesse la situazione era migliorata. Rūta era ora più tranquilla e si arrabbiava meno con loro.
L’amore ha una forza connettiva che trasforma lo stato vitale dell’essere. Da dopo che aveva conosciuto Diego era entrata in uno stato di superfelicità che prima le era pressoché inimmaginabile.
Come aveva detto quel filosofo all’Istituto Italiano di cultura il suo stato era stato uploaded a un livello mai conosciuto e poi downloaded di nuovo per portarla a un’altra dimensione che prima non le apparteneva.
Sentiva per la prima volta che ogni giorno che viveva era un dono della vita e non un diritto alla vita. Non viveva più nel passato. Non viveva più nel futuro. Viveva solo nel presente, in quello stato di grazia che solo l’amore ti fa riconoscere.
- Diego – gli disse a voce bassa – non vedo l’ora di averti dentro di me
Diego sorrise.
Non era sicura non poteva giurarci, le parve però che Diego fosse arrossito.
Ma forse erano solo le luci del negozio che proiettavano quel colore sul volto di Diego.
Le piacque tuttavia pensare che aveva imbarazzato Diego con la sua esplicita direzionalità.
[1] Sì!
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Published on January 07, 2018 06:32