Fabrizio Ulivieri's Blog, page 112
December 12, 2018
Sabatina e l’Italia di Guareschi

A Sabatina non dispiaceva l‘idea del Cristo, della Madonna e della chiesa che respirava nei romanzi di Guareschi.
A lei una visione cattolica di quel tipo stava bene. La religione di Sabatina era da paese. Obbedire al prete, osservare le feste comandate, non mangiare carne il venerdì, non votare comunista, confessarsi ogni tanto. E andare a messa, ma non sempre.
Per parlare con Dio non c’era bisogno di recarsi sempre in chiesa. Anche da casa si poteva parlare con Dio. Che bisogno c’era di andare in chiesa? Era importante andarvi a Natale e Pasqua. E infatti a quelle messe non mancava mai. Alle altre si poteva andare o non andare.
Come diceva Guareschi, anche lei non era una „stakanovista dell‘acquasantiera“.
Aveva cominciato a leggere i libri di Guareschi dopo aver visto in TV i film con Fernandel e Gino Cervi. La serie su Don Camillo e Peppone.
Aveva ritrovato il gusto della lettura. Dopo che si era sposata aveva smesso di leggere come invece faceva da ragazza quando leggeva la Invernizio.
Aveva solo letto le storie fotoromanzate di Bolero e Grand Hotel, quando andava dalla parrucchiera o era capitata in centro di Montelupo e ne aveva comprata una copia da Oletta, la giornalaia.
Ma libri veri e propri no, non ne aveva più letti. E le dispiaceva, ma non le riusciva di trovare un altro autore o autrice che la interessasse come la Invernizio da giovane.
A pensarci ora pareva quasi di gusto macabro che durante la guerra avesse letto La sepolta viva della Invernizio mentre era nel rifugio sotterraneo e sopra la sua testa scoppiavano bombe che facevano tremare la terra. Mentre gli altri con facce atterrite pregavano o tremavano di paura, lei imperterrita leggeva quel romanzo che la estraniava da tutto quello che avveniva attorno e sopra.
Quattro anni prima aveva visto al cinema Don Camillo monsignore... ma non troppo. E settembre dell'anno in corso era uscito Il compagno Don Camillo, che aveva visto a un cinema di Montelupo, ma non le era piaciuto come l’altro. La Russia non la ispirava.
Aveva divorato tutti i libri di Guareschi. Le piaceva il mondo rurale, il piccolo mondo della Bassa, della Pianura Padana, che Guareschi descriveva e che era il mondo a cui lei apparteneva e da cui veniva. Un mondo fatto di uomini schietti, veri e senza peli sulla lingua.
Quei libri era come le restituissero identità. L’identità che a stare con Silvano aveva perduto. Il mondo della politica a lei appariva come un mondo liquido, in cui tutto poteva essere e non essere. In cui le idee di oggi non valgono più domani.
E difatti a Silvano non piaceva che lei leggesse quei libri.
- Ma perché leggi queste porcherie?
- Non sono porcherie. Faresti bene a leggerli anche tu che non leggi mai un libro. Parli tanto di politica ma non leggi mai. Vorrei sapere che gli racconti a questi socialisti?
- Te non ti preoccupare. So io che raccontargli. Non me lo devi certo dire te!
In fondo l’Italia era questa. Un paese di tanti Don Camillo e Pepponi, che litigavano dalla mattina alla sera e poi convivevano insieme più o meno felici e nostante tutto. Ché, ognuno, era pronto a difendere il proprio spazio dall’invadenza altrui, difesa che cessava subito non appena un accordo di convivenza si manifestava. Un paese l’Italia di eterni Guelfi e Ghibelli, di Bianchi e Neri, di partigiani e repubblichini, di comunisti e democristiani...che non cambiava e non cambia.
Muore magari ma poi rinasce, più polemica di prima ma difficile dire se più civile di prima questa nostra Italia.
All’epoca a Montelupo esistevano tre cinema. Due si trovavano in via Baccio da Montelupo, quella che da Corso Giuseppe Garibaldi sale su al castello. Il primo locato subito all’inizio della salita era il cinema teatro Risorti, dopo una trentina di metri si trovava un altro cinema più moderno nello stile, il cinema Mignon, che era il cinema della parrocchia ed era adiacente alla chiesa.
L’altro cinema, il terzo, era situato all’angolo fra Corso Giuseppe Garibaldi e via Nuova ed era il cinema Canneri. La vera competizione fra cinema a Montelupo avveniva fra il Canneri e il Risorti, che si combattevano a colpi di ultime uscite e di film più commerciali. Al Mignon non andava quasi mai nessuno, un po’ a causa della programmazione, tutti film vecchi e poco interessanti, un po’ per il fatto che Montelupo era un comune rosso, retto da comunisti, per cui la maggioranza della popolazione evitava la parte cattolica e democristiana del paese.
In estate i tre cinema chiudevano e se ne aprivano due all’aperto, uno in un grande giardino all’interno della cinta muraria antica di via Giro delle Mura e un altro nella pista da ballo di un bar all’aperto, il Gallerini, nel Viale Umberto I che in estate diventava un luogo di passeggio e ritrovo dopo cena, soprattuto nei fine settimana.
Sabatina era andata qualche volta in estate al cinema dal Gallerini, prima con Lidia ma dopo che aveva rotto con lei aveva portato con sé Fabrizio. L’ultimo film però che avevano visto insieme era stato un disastro. Era un film su Ercole. Durante una scena in cui Ercole scocca una freccia con l’arco Fabrizio si era impaurito e senza ragione (la scena in sé non aveva nulla di violento) aveva cominciato a piangere e urlare. Aveva dovuto abbandonare il film perché Fabrizo urlava e piangeva che pareva impazzito.
Fu un trauma. Un trauma che si portò dietro per anni per lo meno fino a dodici anni, che rappresentò lo spartiacque fra il mondo felice e quello infelice in cui entrò e non ne uscì più, fu il divisorio fra la certezza nell’esistenza di Dio che Sabatina gli aveva inculcato e i dubbi che lo perseguitarono fino a cinquanta anni quando perse la fede per sempre.
- Un santo! Un santo! Bisogna farlo prete, assolutamente. Ha imparato tutte le preghiere in latino. Le ha imparate subito e le sa tutte a memoria - disse la madre superiora a Sabatina quando andò a riprendere Fabrizio al termine del ritiro spirituale in preparazione alla comunione - Dovete darci il permesso di mandarlo in seminario. Parlerò io con il rettore, lo accetteranno subito.
Sabatina fu sorpresa. Non conosceva questo lato di Fabrizio. Per lei era sempre stato un ragazzo ribelle che mal tollerava le imposizioni. Tante volte lo aveva preso a scapaccioni perché non dava retta. E ora le parole della madre superiora. Fu comunque lusingata all‘idea di avere un figlio prete. Nella famiglia da cui veniva c‘era sempre stato un forte rispetto per i preti. La loro casa a Setteprati era stata un luogo di passaggio obbligato per tutti i frati da cerca che negli anni a cavallo fra le due guerre animavano la campagna alla ricerca di offerte per i loro conventi. A tutti davano qualcosa, a nessuno di loro negavano aiuto. Soprattutto lo zio Foffo, manifestava il massimo rispetto per i religiosi.
Quindi quel trasporto della religiosa trasportò anche Sabatina e le accese il fervore religioso sopito.
Un figlio prete…Fabrizio prete. Fu un‘idea a cui mai aveva pensato ma che le piacque.
- Devo parlare con suo padre. Ma non sarà facile…lui ha altre idee...
E infatti Sabatina non sbagliava.
- Io, di preti in casa mia non ne voglio! E poi ti immagini te che figura farei nel partito, ad avere un figlio prete. Non se ne parla.
- Ma perché? Lui ha la vocazione, la madre superiora ha visto che lui ha la vocazione. Perché non vuoi?
- Aver uno di quegli infami in casa! I preti sono la razza più infame che esista.
- Tu sei un infame! – rispose Sabatina – Tu i socialisti e i comunisti.
- Che c’entriamo noi con i comunisti? Con Nenni ci siamo distanziati dal comunismo!
- Non mi interessa. Non voglio sapere nulla di Nenni e di tutti voi!
Sabatina non si arrese. Era un Toro testardo, e doveva fare a modo suo.
Così il giorno dopo giocò l’unica carta che aveva. Andò in chiesa. Davanti all’immagine della Madonna accese due ceri. Uno per sua madre, Laura, che intercedesse presso Gesù e una per la Madonna.
- Maria, madre di Gesù, anche tu eri una madre. Capisci bene il mio stato d’animo. Ti prego di aiutarmi. Fa’ che Silvano cambi idea. Ti prego. Fa’ che Fabrizio possa andare in seminario. E io ti sarò per il resto della mia vita riconoscente.
Silvano aveva riempito la casa di crocifissi, immagini di santi e madonne. Sabatina li guardava quasi incredula. Forse era rimbambito. Non trovava altra spiegazione. Uno come lui che aveva sempre odiato i preti, la chiesa. Aveva sempre detto di non credere in Dio.
Aveva cominciato a cambiare dopo la morte di Ida. La notte spesso chiamava sua madre. "Aspettami mammina!" Urlava nel sogno come un bambino.
All'inizio Sabatina aveva avuto paura. Nel cuore della notte quelle urla erano cupe. Intimorenti.
Poi si era abituata. Ma gli urli nel sogno non erano diminuiti, anzi aumentati. "Babbino, mammina aiutatemi!".
Sembrava che quei sogni gli avessero aperto una strada verso il cielo. Mentre a lei si era chiusa. Troppe volte aveva pregato Dio, Gesù, i santi e le madonne...li aveva implorati, si era rivolta a loro in disperazione. Mai l'avevano ascoltata. Non una delle cose che aveva loro chiesta aveva avuto il suo corso.
Ora, ora che viveva su una poltrona quasi inferma il suo cuore si era indurito. Li malediva, li bestemmiava. Ora non sperava più in nulla. E sorrideva di commiserazione a vedere Silvano entrare in un mondo da cui lei era uscita.
Published on December 12, 2018 13:21
Erinnerungen eines Kampfkünstlers

- Wenn man vor Ärger schlägt, ist dein Geist gefährlich krank. Dafür müssen wir die Liebe in der Kampfkunst suchen, Liebe ist fließend wie Rauch, er bewegt sich überall und in alle Richtungen. Nur wenn Liebe das Objekt deines Geistes ist, wird dein Körper fließend. In Wut, Angst und Hass der Körper wird so hart. Liebe ist Energie, wenn man Liebe hat, hat man Energie, eine unerschöpfliche Energiequelle. Nach fünfzig Jahren braucht der Körper Elastizität und Fließfähigkeit. Jeder liebt sich selbst. Wer liebt sich nicht? Vielleicht ein paar ... normalerweise lieben die Leute sich selbst, ihr Ego. Ein Kampfkünstler muss nach Innen schauen und nach Liebe suchen - der Meister sprach so.
Am Tag meiner Ankunft in Vilnius war es mein Ziel, eine neue Kampfkunst zu finden. Die Suche danach dauerte elf Monate. Bis ich den Meister traf.
Nach dem Umzug nach Vilnius habe ich viel gelernt. Eine neue Realität. Neue Leute, neue Kultur. Neue Mentalität. Neue Farben, neue Aromen, neue Düfte ... eine andere Welt als die Welt, aus der ich gekommen war.
Das Wichtigste, das ich gelernt habe, war eine Wahrheit, die ich in einem Buch der litauischen Autorin Kristina Sabaliauskaitė über Vilnius entdeckte.
In Litauisch klang es so: "Niekas šiame mieste nėra tai, kas gali pasirodyti iš pirmo žvilgsnio".
Es ist wichtig, das in der ursprünglichen kalba, Sprache, zu zitieren. Weil man vielleicht den merkwürdigen und unverständlichen Ton erkennen kann, der mich beim Lesen schlugt. Denn diese bis dahin verborgene und unbekannte Wahrheit, smogė, haute mich mit der Schwere ihrer Brutalität.
"Nichts in dieser Stadt erscheint, was auf den ersten Blick so aussieht". Ja, diese flache Übersetzung in eine mir bekannte Sprache, die jedoch nicht meine Muttersprache war, ließ mich die Bedeutung dieses unheimlichen Satzes verstehen.
Eine Art Tromp-l'oeil-Satz war dieser Satz in der Originalsprache.
- Kampfkunst und Liebe sind untrennbar miteinander verbunden - war ein anderer Satz des Meisters.
Ich war nicht auf der Suche nach Liebe, als ich ankam, ich hatte Liebe. Ich war verliebt. Ich bin aus Liebe nach Vilnius gekommen. Ja, ich hatte Liebe als Objekt vor einem Subjekt. Wie Ich vor Mich. Wie Ich zwischen Michselbst und Mich.
Oder zumindest suchte ich nicht nach dieser Art Liebe. Die Liebe, über die der Meister sprach, war nicht diese Liebe die ich schon gehabt habe. Aber etwas anderes.
Eines Abends sah ich den Meister. Er tanzte. Es schien elektrisch zu sein. Vielleicht ein halber Tiger, eine halbe Schlange.
Er bewegte sich wie ein Derwischtänzer und hatte die Flexibilität einer Katze.
Vor ihm versuchte eine Frau mit zwei Messern, ihn zu schlagen und zu schneiden. Der Meister bewegte seinen Körper wie eine Welle, wie ein Strom, der sich vor dem Abschneiden der Waffe von rechts, links, oben und unten zurückzog.
Aber er zurückzuckte nicht aus Angst, nicht aus Entsetzen. Nur ein friedliches Grinsen gab seiner Handlung Kraft.
- Die Hauptfrage ist, wie wir unser tägliches Leben in Glück verwandeln können. Ohne zu denken, was in der Kampfkunst sehr effektiv ist. Keine Technik funktioniert, aber der Mann, der du bist (es zählt nicht, ob er Kämpfer ist oder nicht).
Eine spätere Antwort auf meine Befragung. Zu meiner Verwirrung vor der übertriebenen Anzahl von Kampfkünsten, zu dem Versprechen, eine wirksamer zu sein als der andere. Viele Stile, Meister und Herangehensweisen, die mir wie ein Dschungel vorkamen.
- Sie bringen nicht die Ruhe in deinem Herzen - er antwortete auf mein Schweigen.
Die Ruhe, mit der er in dieser Nacht vor den Messer der Frau tanzte, war lebhaft. Es war in meinen Augen wie ein Film, den ich angeschaut und wieder angeschaut habe ...
Eine Sache, die ich nach meiner Ankunft in Vilnius bald erlebte, war das Gefühl, von Feinden umgeben zu sein.
In Vilnius fehlte die Freundlichkeit. Schöne Mädchen ohne Lächeln liefen auf die Straßen, saßen in Cafés und arbeiteten anonym hinter den Kassen.
Ich habe mich nicht willkommen gefühlt. Ich fühlte mich ausspioniert. Aber von wem?
Durch ein System sollte ich sagen. Lebendiges und organisches System. Ich fing an, dieses System zu erkunden, um die Umgebung zu verstehen, in die ich vorbeigekommen war.
Vilnius miestas - gyvenimo logika čia ne visuomet veikia [...] Vilniuje nutikdavo ir nutinka tikrų monų, daß Vilnius eine fremde Stadt war, bestätigt nochmal die Schrifstellerin Kristina Sabaliauskaitė. Eine Stadt, in der die Logik des Lebens nicht immer funktionierte, sagte sie, wo ungewöhnliche Dinge oft geschehen sind und immer noch passieren.
Aus all diesen Gründen ging ich davon aus, dass die Liebe, von der der Meister sprach, andere Farbtöne und angemessenere Farbtöne haben sollte und der Logik dieser Stadt angemessen sein sollte.
Published on December 12, 2018 01:55
December 11, 2018
Memoirs of a martial artist - The logic of Love in Vilnius

One thing that I soon experienced after my arrival in Vilnius was the feeling to be surrounded by enemies.
In Vilnius in fact what was lacking was kindness. Beautiful girls without a smile were walking in the streets, sitting in coffee shops, working anonymously behind cash registers....mostly they looked sad and discontented.
I didn't feel welcome. I felt spied. But by whom?
By a system, I should say. By a live and organic system.
Vilnius toks miestas - gyvenimo logika čia ne visuomet veikia [...] Vilniuje nutikdavo ir nutinka tikrų monų, that Vilnius was a strange city, it was also confirmed by Kristina Sabaliauskaitė. A city where the logic of life not always worked, she said, where unusual things have often happened and still happen.
For all these reasons I presumed that the love The Master spoke of should have different hues, more proper hues and suitable to the logic of this city.
Published on December 11, 2018 14:46
December 10, 2018
Sabatina e un figlio santo

All’epoca a Montelupo esistevano tre cinema. Due si trovavano in via Baccio da Montelupo, quella che da Corso Giuseppe Garibaldi sale su al castello. Il primo locato subito all’inizio della salita era il cinema teatro Risorti, dopo una trentina di metri si trovava un altro cinema più moderno, il cinema Mignon, che era il cinema della parrocchia ed era adiacente alla chiesa.
L’altro cinema, il terzo, era situato all’angolo fra Corso Giuseppe Garibaldi e via Nuova ed era il cinema Canneri. La vera competizione avveniva fra il Canneri e il Risorti, che si combattevano a colpi di ultime uscite e di film più commerciali. Al Mignon non andava quasi mai nessuno, un po’ a causa della programmazione, tutti film vecchi e poco interessanti, un po’ per il fatto che Montelupo era un comune rosso, retto da comunisti, per cui la maggioranza della popolazione evitava la parte cattolica e democristiana del paese.
In estate i tre cinema chiudevano e se ne aprivano due all’aperto, uno in un grande giardino all’interno della cinta muraria antica di via Giro delle Mura e un altro nella pista da ballo di un bar all’aperto, il Gallerini, nel Viale Umberto I che in estate diventava un luogo di passeggio e ritrovo dopo cena, soprattuto nei fine settimana.
Sabatina era andata qualche volta in estate al cinema dal Gallerini, prima con Lidia ma dopo che aveva rotto con lei aveva portato con sé Fabrizio. L’ultimo film però che avevano visto insieme era stato un disastro. Era un film su Ercole. Durante una scena in cui Ercole scocca una freccia con l’arco Fabrizio si era impaurito e aveva cominciato a piangere urlare. Aveva dovuto abbandonare il film perché Fabrizo urlava e piangeva che pareva impazzito.
Fu un trauma. Un trauma che si portò dietro per anni per lo meno fino a dodici anni, che rappresentò lo spartiacque fra il mondo felice e quello infelice in cui entrò e non ne uscì più, fu il divisorio fra la certezza nell’esistenza di Dio che Sabatina gli aveva inculcato e i dubbi che lo perseguitarono fino a cinquanta anni quando perse la fede per sempre.
- Un santo! Un santo! Bisogna farlo prete, assolutamente. Ha imparato tutte le preghiere in latino. Le ha imparate subito e le sa tutte a memoria - disse la madre superiora a Sabatina quando andò a riprendere Fabrizio al termine del ritiro spirituale in preparazione alla comunione - Dovete darci il permesso di mandarlo in seminario. Parlerò io con il rettore, lo accetteranno subito.
Sabatina fu sorpresa. Non conosceva questo lato di Fabrizio. Per lei era sempre stato un ragazzo ribelle che mal tollerava le imposizioni. Tante volte lo aveva preso a scapaccioni perché non dava retta. E ora le parole della madre superiora...Fu comunque lusingata all‘idea di avere un figlio prete. Nella famiglia da cui veniva c‘era sempre stato un forte rispetto per i preti. La loro casa a Setteprati era stata un luogo di passaggio obbligato per tutti i frati da cerca che negli anni a cavallo fra le due guerre animavano la campagna alla ricerca di offerte per i loro conventi. A tutti davano qualcosa, a nessuno di loro negavano aiuto. Soprattutto lo zio Foffo, manifestava il massimo rispetto per i religiosi.
Quindi quel trasporto della religiosa trasportò anche Sabatina e le accese il fervore religioso sopito.
Un figlio prete…Fabrizio prete. Fu un‘idea a cui mai aveva pensato ma che le piacque.
- Devo parlare con suo padre. Ma non sarà facile…lui ha altre idee...
E infatti Sabatina non sbagliava.
Published on December 10, 2018 06:20
Servizi segreti, censura e editoria - Parla Gianni Lannes

"Perché cambio editore ad ogni libro? Perché ogni libro ha un editore diverso? Il mio libro su Ustica, per esempio, io l'ho proposto anche a editori ben noti. Mi hanno detto che è un ottimo lavoro, straordinario...ma non è il momento politico. Qualcuno mi ha risposto che c'è una crisi economica. Queste sono le risposte per esempio della Mondadori, o altri che nemmeno hanno risposto come la Feltrinelli, o la Rizzoli...o anche Chiare Lettere, editore straordinario ma che dopo sei mesi neanche ho avuto una risposta. Io non accetto censure, e per questo cambio editore"
(Dal video di Salusbellatrix Italia, USA...e getta)
Published on December 10, 2018 03:14
December 9, 2018
Sabatina e l'Italia di Guareschi

A Sabatina non dispiaceva l‘idea del Cristo, della Madonna e della chiesa che respirava nei romanzi di Guareschi.
A lei una visione cattolica di questo tipo stava bene. La religione di Sabatina era quella da paese. Obbedire al prete, osservare le feste comandate, non mangiare carne il venerdì, non votare comunista, andare a confessarsi una volta al mese. E andare a messa, ma non sempre.
Per parlare con Dio non c’era bisogno di andare sempre in chiesa. Anche da casa si poteva parlare con Dio. Che bisogno c’era di andare in chiesa? Era importante andarvi a Natale e Pasqua. E infatti a quelle messe non mancava mai. Alle altre si poteva andare o non andare.
Come diceva Guareschi, anche lei non era una „stakanovista dell‘acquasantiera“.
Aveva cominciato a leggere i libri di Guareschi dopo aver visto in TV i film con Fernandel e Gino Cervi. La serie su Don Camillo e Peppone.
Aveva ritrovato il gusto della lettura. Dopo che si era sposata aveva smesso di leggere come invece faceva da ragazza quando leggeva la Invernizio.
Aveva solo letto le storie fotoromanzate di Bolero e Grand Hotel, quando andava dalla parrucchiera o era capitata in centro di Montelupo e ne aveva comprata una copia da Buretta, la giornalaia.
Ma libri veri e propri no, non ne aveva più letti. E le dispiaceva, ma non le riusciva di trovare un altro autore o autrice che la interessasse come la Invernizio da giovane.
A pensarci ora pareva quasi di gusto macabro che durante la guerra avesse letto La sepolta viva della Invernizio mentre era nel rifugio sotterraneo e sopra la sua testa scoppiavano bombe che facevano tremare la terra. Mentre gli altri con facce atterrite pregavano o tremavano di paura, lei imperterrita leggeva quel romanzo che la estraniava da tutto quello che avveniva attorno e sopra.
Quattro anni prima aveva visto al cinema Don Camillo monsignore... ma non troppo. E settembre dell'anno in corso era uscito Il compagno Don Camillo, che aveva visto al cinema di Montelupo, ma non le era piaciuto come l’altro. La Russia non la ispirava.
Aveva divorato tutti i libri di Guareschi. Le piaceva il mondo rurale che descriveva che era il mondo a cui lei apparteneva e da cui veniva. Un mondo fatto di uomini schietti, veri e senza peli sulla lingua.
Quei libri era come le restituissero identità. L’identità che a stare con Silvano aveva perduto. Il mondo della politica a lei appariva come un mondo liquido, in cui tutto poteva essere e non essere. In cui le idee di oggi non valgono più domani.
E difatti a Silvano non piaceva che lei leggesse quei libri.
- Ma perché leggi queste porcherie?
- Non sono porcherie. Faresti bene a leggerli anche tu che non leggi mai un libro. Parli tanto di politica ma non leggi mai. Vorrei sapere che gli racconti a questi socialisti?
- Te non ti preoccupare. So io che raccontargli. Non me lo devi certo dire te!
In fondo l’Italia era questa. Un paese di tanti Don Camillo e Pepponi, che litigavano dalla mattina alla sera e poi convivevano insieme più o meno felici e nostante tutto. Ché, ognuno, era pronto a difendere il proprio spazio dall’invadenza altrui, che cessava subito non appena un accordo di convivenza si manifestava. Un paese l’Italia di eterni Guelfi e Ghibelli, di Bianchi e Neri, di partigiani e repubblichini, di comunisti e democristiani...che non cambiava e non cambia. Muore magari ma poi rinasce, più polemica di prima ma difficile dire se più civile di prima.
Published on December 09, 2018 01:06
December 8, 2018
Memoirs of a martial artist

- If one punches with anger, his mind is dangerously sick. For this we must seek love in martial arts, love is fluid like smoke, it moves everywhere and in every direction. Only if love is the object of your mind your body becomes fluid. In anger, fear and in hatred body is rigid, hart. Love is energy, if you have love you have energy, an inexhaustible source of energy. After fifty years of age body needs elasticity and fluidity. Everyone love himself. Who does not love himself? Maybe a few...usually people love themselves, their ego. A martial artist must look inside and seek for love – The Master spoke.
The day I arrived in Vilnius my goal was to find a new martial art. The search for it took eleven months. Until I met The Master.
After moving to Vilnius I learned many things. A new reality. New people, new culture. New mentality. New colours , new flavours, new smells...a different world from the world I was coming from.
But, the most important thing I learned was one truth I discovered about Vilnius in a book written by a Lithuanian author, Kristina Sabaliauskaitė.
In Lithuanian it sounded like this "Niekas šiame mieste nėra tai, kas gali pasirodyti iš pirmo žvilgsnio".
It is important to quote it in the original kalba, language. Because you maybe realize the strange and incomprehensible sound that stroke me when I read it. Because that truth, hidden and unknown up to that moment, smogė, hit me, in the face with the gravity of its brutality.
"Nothing in this city may be what it seems at first glance". Yes, this flat translation into a language that was known to me and which, however, was not my mother tongue let me understand the meaning of that displacing sentence. But it had no impact on me.
A sort of tromp-l'oeil sentence was that sentence, in the original tongue.
- Martial arts and love are inextricably linked - was another sentence of The Master.
I was not looking for love when I arrived, I had love. I was in love. I came to Vilnius for love. Yes, I had love, as an object in front of a subject. As I in front of me. As myself between I and me.
Or at least I was not looking for that love.
The love The Master was talking was not that love.
It was one night I saw The Master. He danced. It seemed electric. Perhaps half a tiger, half a snake.
He moved like a dervish dancer and had the flexibility of a cat.
In front of him a woman with two knives tried to hit and cut him. The Master moved his body like a wave, like a stream that recoiled before the cutting of the weapon that arose from right, left, top and bottom. From the bottom to the top.
But he flinched back not in fear, not in horror. Just a serene sneer was giving strength to his action.
- The main question is how to transform our daily living in happiness. Without thinking what is very effective in martial arts. Not techniques work but works the man you are (it doesn’t count he is fighter or not).
A later response to my questioning. To my being confused before the exaggerated number of martial arts, to the promise of being each one more effective than the other. A lot of styles, masters, approaches that it seemed to me like a jungle.
- They won’t bring the calm in your hearth – he responded to my silence.
It was vivid the calm with which he danced in front of the woman's knives that night. It was in my eyes like a movie I was watching and watching again...
Published on December 08, 2018 12:36
La rabbia - di Pier Paolo Pasolini e Giovannino Guareschi
È del 1963 il documentario fatto a due mani da Pier Paolo Pasolini (prima parte) e Giovannino Guareschi (seconda parte).
Schierato, celebrativo del marxismo Pasolini, con temi paleobuonisti in nuce, paleoglobalismo in nuce in riferimento alla razza unica globale, che suonano strane in uno che combatteva l' omologazione, retorico, poetico alla finee.
Dal minuto 51.11 inizia la parte di Guareschi, che io consiglio di guardare. Non schierato, apartitico, contro il comunismo e la chiesa cattolica, sovranistico, essenziale, asciutto e anticipatore di tutti i temi che travagliano la nostra società contemporanea il documentario di Guareschi. Non vi è una delle cose menzionate da Guareschi nella sua parte del documentario che non sia tuttora attuale.
Io pur considerando Pasolini un gigante del pensiero degli anni del dopoguerra mi schiero con Guareschi
Guareschi.
Published on December 08, 2018 01:02
December 5, 2018
Memoirs of a martial artist (First memory)

- If one punches with anger, his mind is dangerously sick. For this we must seek love in martial arts, love is fluid like smoke, it moves everywhere and in every direction. Only if love is the object of your mind your body becomes fluid. In anger, fear and in hatred body is rigid, hart. Love is energy, if you have love you have energy, an inexhaustible source of energy. After fifty years of age body needs elasticity and fluidity. Everyone love himself. Who does not love himself? Maybe a few...usually people love themselves, their ego. A martial artist must look inside and seek for love.
The day I arrived in Vilnius my goal was to find a new martial art. The search for it took eleven months. Until I met The Master.
After moving to Vilnius I learned many things. A new reality. New people, new culture. New mentality. New colours , new flavours, new smells...a different world from the world I was coming from.
But, the most important thing I learned was one truth I discovered about Vilnius in a book written by a Lithuanian author, Kristina Sabaliauskaitė.
In Lithuanian it sounded like this "Niekas šiame mieste nėra tai, kas gali pasirodyti iš pirmo žvilgsnio".
It is important to quote it in the original kalba, language. Because you maybe realize the strange and incomprehensible sound that stroke me when I read it. Because that truth, hidden and unknown up to that moment, smogė, hit me, in the face with the gravity of its brutality.
"Nothing in this city may be what it seems at first glance". Yes, this flat translation into a language that was known to me and which, however, was not my mother tongue let me understand the meaning of that displacing sentence. But it had no impact on me.
A sort of tromp-l'oeil sentence was that sentence, in the original tongue.
- Martial arts an love are inextricably linked - was another sentence of The Master.
I was not looking for love when I arrived, I had love. I was in love. I came to Vilnius for love. Yes, I had love, as an object in front of a subject. As I in front of me. As myself between I and me.
Or at least I was not looking for the love The Master spoke.
(to be continued)
Published on December 05, 2018 23:17
die Tür

- Warum liebst du mich nicht mehr?
- Ich weiß es nicht ... bisher haben wir es vermeidet, keinen Unsinn zu reden. Warum jetzt?
Sabatina versuchte ihn zu umarmen.
- Hör auf. Bitte. Nicht jetzt. Ich muss weg. In 30 Minuten fährt mein Zug ab.
Sabatina fühlte sich gefangen.
- Wohin gehst du heute ? - Sie fragte ihn.
- Nach Rom habe ich einen Termin mit Nenni.
- Wirst du um Mitternacht zu Hause sein?
- Das glaube ich nicht. Möglich jedoch …eine Übernachtung in Rom ist mir zu teuer.
Sabatina verspürte ein Gefühl der Verzweiflung. Sie konnte nicht sprechen. Sie wusste nie, wie man spricht. Sie wusste nur, wie man schweigt. Und sie war es gewohnt, in ihrem Leben still zu sein.
Es war November draußen. Es regnete und es war kalt. Wie sie diese Tage gehasst hat. Silvano öffnete die Tür. Das Eis der Tramontana trat ein.
"Ciao", sagte er.
Sabatina antwortete nicht.
Silvano blieb eine Zeitlang unentschieden. Dann überquerte er die Schwelle und schloss die Tür vor Wut.
Sabatina blieb im Eingang vor der zugeschlagenen Tür. Sie fühlte sich besiegt. Verraten. Sprachlos.
Sie hatte den ganzen Tag Zeit, um weiterzumachen. Sie musste es tun. Sie hatte ihre Kinder zum Festhalten. Sie waren ihre Stärke und Hoffnung, um ein christliches Leben und menschliches Existenz zu Lebendem. Mütterlich auch. Wem sonst könnte sie vertrauen, seit ihre Mutter Laura gestorben war? Sie fühlte sich jetzt als abgenutztes, kleines Mädchen.
Sie war sich, jedoch sicher, dass sie ihn eines Tages nicht mehr lieben würde, aber er würde sie suchen.
Wuerde es ein Sieg sein?
Trotzdem hatte sie zwei Kinder bei sich. Waren sie nicht die greifbare Frucht ihrer Liebe gewesen? Die Kinder waren da. Sie waren ein lebendiges Zeugnis ihrer Liebe. Wie hatte es enden können?
Die Politik. Die Politik hatte Silvano verändert. Seitem er zur Partei beigetreten war, nachdem er nach Florenz und dann nach Rom zu arbeiten gegangen war, war Silvano ein anderer geworden. Er war nicht mehr der ehrliche und brillante Silvano, den sie gekannt hatte. Es war nicht mehr der Silvano, der gern scherzte. Der Silvano, der sprach, der gerne redete. Jetzt war er schweigsam. Cocciuto, wie ein Maultier.
Es war jetzt alles so schwer. Sie hatte ihr ganzes Leben ihrem Ehemann und ihren Kindern gewidmet. Mit Lidia hatte sie gehofft, einen Freund zu finden und stattdessen ...
Sie begann zu weinen. Sie fühlte sich getäuscht. Betrogen.
In der Nacht, als Silvano schlief, weckte sie ihn:
- Silvano, ich liebe dich immer noch. Ich bin überzeugt, dich wieder zu lieben. Warum liebst du mich nicht mehr?
- Vielleicht, Sabatina ... vielleicht bist du nicht die Frau, die ich jetzt brauche. Jetzt würde ich eine andere Frau brauchen. Nicht nur eine Frau, die an Zuhause und Kinder denkt ...
Sie hatte ihn verzweifelt umarmt. Sie hatte geschrien "Nein, nein, du liebst mich immer noch, sag mir du liebst mich immer noch! Bitte!" Er hatte sich befreit und stand auf. Er war ins Badezimmer gegangen. Er hatte sich rasiert, geduscht. Dann war er angezogen und bereit zu hinauszugehen.
Sabatina hatte die Tür erreicht, bevor er das Haus verließ.
Published on December 05, 2018 01:25