Fabrizio Ulivieri's Blog, page 111

December 22, 2018

Mondi paralleli

(foto di Živilė Abrutytė)


Fu allora che Sabatina pensò di lasciare Silvano. Dopo l'ennesimo tradimento di Silvano

Lo zio Foffo era morto. Artemesia si era sposata e trasferita a la Sughera, un piccolo paesino non distante da Montaione.
Sua madre Laura era andata a vivere a Castelfiorentino, insieme a Primetta. E a causa di Primetta, si potrebbe dire.
Primetta subito dopo la fine della guerra si era fidanzata con Roberto, un ragazzo delle Mura.
Quando ormai tutti pensavano che Primetta fosse destinata a rimanere zitella, lei, contro ogni previsione, in virtù di uno scarto inatteso, aveva incontrato Roberto.
Roberto era un bel ragazzo, che per una ferita riportata in guerra camminava con una gamba interita. Aveva come si diceva allora un “mancamento” e giunto a quel punto anche lui vantava poche speranze di accasarsi. Primetta d’altronde era ormai a venottoanni e le sue possibilità erano del pari ridotte al lumicino.

- Io non ho bisogno di sistemarmi. Posso continuare a vivere come vivo – aveva sempre ripetuto dopo la morte di Roberto.

Sabatina pensava che aveva visto due Primette nella sua vita. Una, la Primetta prima di Roberto. L’altra, la Primetta dopo la morte di Roberto. Forse addirittura tre Primette, se considerava anche la Primetta del monastero.
Fino al giorno in cui aveva conosciuto Roberto la sorella era stata una ragazza normale. Felice, chiacchierona, amante della vita, con la speranza di maritarsi anche se con l’andare del tempo la speranza diminuiva e di pari passo decresceva anche la gioia di vivere, in modo esponenziale però.
Poi ci fu la Primetta che volava, quella felicissima del fidanzamento. Tre anni di fidanzamento, due fatti di felicità, di due corpi e un solo cuore, e l’ultimo anno di solo dolore che corrispose alla scoperta della malattia di Roberto, e al calvario finale della sua vita fino alla morte.
Infine, come abbiamo già detto, la Primetta che era nata dalla morte di Roberto. Una Primetta disturbata, malata di nervi, taciturna, senza piì speranza, monacale.
E furono difatti le monache che trasformarono Primetta da una donna fatta di vita a una donna senza vita. Le tolsero la vita. La fecero rinunciare alla vita.
E furono le monache dell’ ospedale di Santa Verdiana di Castelfiorentino ad approfittarsi di lei, della sua debolezza, di ragazza smarrita che aveva perso ogni certezza nelle ore che aveva passato al capezzale di Roberto distrutto giorno dopo giorno dal “malaccio”.
La irretirono a tal punto che voleva prendere i voti e ritirarsi in clausura. Fu la madre ad opporvisi. E tuttavia non fu abbastanza forte da sottrarre Primetta all’ ideale di una vita di clausura al punto da finirne anche lei coinvolta.
Le suore avevano bisogno di una perpetua, e così offirono un alloggio ad entrambi, madre e figlia, in cambio di lavoro. Lavorare per loro significava fare la loro stessa vita, consistita di ombra, e priva di luce.

- Non ci voglio venire da nonna Laura! – era la invariabile stizza di Fabrizio quando Sabatina diceva che voleva andare a trovare sua madre a Castelfiorentino.
- Ma perché? – chiedeva Sabatina con una sofferenza dentro pari a quella di un cazzotto preso in pieno, alla bocca dello stomaco.
- E’ buio! E’ triste. Non c’è luce. Ho paura da nonna Laura. E poi tutte quelle monache cattive.
- Ma come cattive? Sono monache...serve di Gesù e della Madonna.
- No, mamma. Sono cattive, brutte. Non mi piacciono. Hanno la bocca che puzza.

Anche a Sabatina in realtà quel luogo faceva tristezza. La penombra che vi regnava le toglieva il respiro. Amava la vita Sabatina. Era un “Toro”, fatta di passione, di sangue che bolle, di carne che patisce e gioisce.
Ma era sua madre, la cosa più santa della sua vita, la persona che più amava; era sua sorella, la sorella più cara, con la quale aveva sempre avuto intesa, fin da piccola; la sorella con cui aveva giocato, gioito e pianto. Per loro poteva sopportare tutto, anche la tenebra.
In Sabatina il corpo veniva prima delle parole, come nella maggioranza delle donne, che con il corpo riescono ad esprimere meglio ciò che le parole in uomo invece sanno dire in anticipo rispetto al corpo.
In quelle stanze dove abitavano la madre e la sorella era innanzitutto il corpo che soffriva. Le parole potevano solo lenire, persuadere, convincere del contrario.

- Mamma io vorrei lasciare Silvano.

Quando disse quella frase capì che era una frase detta sotto l’effetto dell’ombra, per cui non avrebbe in nessun modo raggiunto l’obiettivo che sperava. Era il corpo che predominava nella penombra, irretito, irrigidito dalla malinconia della mancanza di luce. Non riusciva a dire le cose come avrebbe voluto dire. E la causa era quell’ombra spessa che dominava nella grande camera dai soffitti alti.

- Ma perché?
- Mi tradisce, mamma. Mi ha tradito con la mia migliore amica.
- Bell’amica.
- Una puttana.
- Ma perché lo vuoi lasciare?
- Non ci posso più dormire insieme. Mi fa schifo. Ho perso fiducia in lui.
- E che farai? Dove andrai a vivere da sola? Come vivrai sola? Non c’è il divorzio. Sarai solo una disgraziata. E poi hai due bambini. Che faranno senza il padre? E noi due? Qui fra le monache e tu separata e fuori dal matrimonio? Perderemo il lavoro...non credo sia una buona idea la tua, Sabatina. Cerca di perdonarlo. E prova a continuare a vivere con lui. E’ la migliore soluzione. 
Nella penombra di quel grande camerone dove parlava con sua madre, le parole divennero ancor più gravi di quello che già erano.
Sabatina non è che avesse sperato nella comprensione della madre, si aspettava la risposta della madre quale infatti era stata. Conosceva la madre, come conosceva Ida, la cui risposta era stata dissacrante “Che vuoi che sia, quando è lavato bene tutto è come prima”.
E tuttavia aveva sperato in un miracolo. In una protezione della madre come quando era bambina.
Ma non ci fu quel miracolo. La madre già viveva in un’ombra che separava la vita dalla vita.
Fu questione di un paio di mesi infatti. La madre Laura, la sua adorata mamma, se ne andò.
E quello fu il primo grande vuoto, che le portò via metà vita, che mai le fu ridata. Perse quella vita e perse anche la sorella, che rimasta sola smarrì la ragione e fu ricoverata a San Salvi. Dopo due anni di San Salvi, Primetta, quasi miracolosamente, ricominciò a riacquistare la mente e fu dimessa. Andò a vivere con Artemisia alla Sughera, con cui rimase fino alla fine.
Per Sabatina, quella sorella, quella amata e adorata sorella, fu il ricordo vivente della madre, e la amò quasi fosse la continuazione in terra di sua madre Laura.
Certe sere guardava il telefono muto. Silvano accanto, anche lui muto, quel Silvano che quando, molti anni prima, quando ancora erano vive e le sue sorelle chiamavano la sera, lui, ancora retto dalla boria e dalla rabbia che gli dava l’energia di esistere, protestava, si arrabbiava, perché Sabatina stava troppo al telefono con loro.

- Ma che vuoi? – si rivoltava Sabatina – pagano loro! Sono loro che chiamano non io!
- Ma che si può vedere una cosa così, stare tutto questo tempo al telefono! Ma ti sembra normale un’ora al telefono? Ma che avrete da dirvi? – pareva geloso. In realtà era la voglia di distruggere tutto quello che sottraesse Sabatina alla sua sfera di attenzione.

E allora Sabatina cominciava a piangere. E si pentiva amaramente di aver ascoltato sua madre. E si pentiva di tutte le altre volte che Silvano l’aveva tradita e lei l’aveva di nuovo perdonato. Ora, per via dei figli che la imploravano di non lasciare il padre, ora, per mancanza di soldi che la costringeva ad aver bisogno di lui.
E così era arrivata alla fine dei suoi giorni, e si era ritrovata a vivere per compassione con un uomo semirimbambito, oramai incapace di essere quello che una volta era stato.
Finì seppellita viva in quella vita che aveva accettato per non aver mai saputo dire di no.

- Il mondo si è dimenticato di noi Silvano. Nessuno ci viene più a trovare. Se non fosse per Fabrizio che è ritornato a vivere con noi, non avremmo più un collegamento con il mondo esterno.
- Questo è il ringraziamento per aver fatto del bene – rispondeva Silvano, invariabilmente.

In effetti quella casa era sempre più un mondo recluso, che li fagocitava con il solo intento di separare dal mondo esterno due vite che stavano per essere consegnate al nulla.
Solo Fabrizio che, dopo due separazioni, era ritornato a vivere con loro connetteva involontariamente il mondo dei genitori, vicino a scomparire inghiottito dal buco nero del niente, all’altro mondo, quello esterno. Quello che loro potevano ancora raggiungere solo con il ricordo.
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Published on December 22, 2018 00:06

December 21, 2018

Memoirs of a Martial artist - we are bred by Jie





Who the hell are they? What are they doing with us?
Who are we? How do we come to be here? What are we here for? Where are we going?

We have to go through that door to know it. To answer these questions.
We need to understand that we are part of a huge experiment. We are a race bred by Jie.

Are you sure? I asked.
Yes I have evidences.
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Published on December 21, 2018 23:07

Memoirs of a Martial Artist - Spied on






What was that memory?
Honestly, I did not have a clue. But...
My first instinct was to think “Fear”. He had a fear, I was sure that he feared something. But why he had a fear? He was a Master. Masters shouldn’t fear anything. That was my logic.
I was blind. I was stupid. I had never considered that in martial arts as in life, fear are the roots of motivation, of energy. Without fear there is no real change. Without fear there is no progress, no result.
Fear is a subterranean work, sometimes deceitful, like a malarial fever. Without respite.
But in the end is just a stepping stone for love. Fear and love are connected. Entangled. There is no love without fear. There is an underhand continuity between the two. Like dark and daylight.
It was early December. It had snowed between 3:00 and 5:00pm. At 3:30pm it was already dark and cold, very cold. Quite common in Vilnius when the days are grey and snowy.
I checked the time. At 7:00pm I had an appointment with the master.
In Vilnius there is a place called Art Café. The meething was scheduled in there.
I felt quite lazy that afternoon and I hoped The Master had changed his mind and called me to cancell the meeting. But he didn't.
I felt unquiet, anxious.
Was I being had by a massive fear? In my nature, not seeing light made me feel scared.
I felt tapped.

- Do you know why we need love? – said me The Master – Do you know what’s the difference between “fear” and “love”?
- No – I replied.
- “Fear” causes loss of control, “love” generates control.

My eyes narrowed with pleasure at seeing the way he spoke.

- Have you been watched?
- What do you mean?
- Have you been followed, trailed?
- By whom?
- Did you have the feeling that you are spied on?




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Published on December 21, 2018 06:15

December 20, 2018

Memoirs of a Martial Artist - Fear




What was that memory?
Honestly, I did not have a clue. But...
My first instinct was to think “Fear”. He had a fear, I was sure that he feared something. But why he had a fear? He was a Master. Masters shouldn’t fear anything. That was my logic.
I was blind. I was stupid. I had never considered that in martial arts as in life, fear are the roots of motivation, of energy. Without fear there is no real change. Without fear there is no progress, no result.
Fear is a subterranean work, sometimes deceitful, like a malarial fever. Without respite.
But in the end is just a stepping stone for love. Fear and love are connected. Entangled. There is no love without fear. There is an underhand continuity between the two. Like dark and daylight.
It was early December. It had snowed between 3:00 and 5:00pm. At 3:30pm it was already dark and cold, very cold. Quite common in Vilnius when the days are grey and snowy.
I checked the time. At 7:00pm I had an appointment with the master.
In Vilnius there is a place called Art Café. The meething was scheduled in there.
I felt quite lazy that afternoon and I hoped The Master had changed his mind and called me to cancell the meeting. But he didn't.
I felt unquiet, anxious.
Was I being had by a massive fear? In my nature, not seeing light made me feel scared.
I felt tapped.
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Published on December 20, 2018 07:53

December 19, 2018

Sie (Jie) - Incipit von "Poker in Vilnius" von Ričardas Gavelis



...ein längliches Gesicht einer Frau...(foto di Živilė Abrutytė)

Ein enger Spalt zwischen zwei hohen Gebäuden, ein Durchbruch in einer mit blinden Fenstern verkrusteten Wand. Ein seltsamer Durchgang in eine andere Welt. Dort, herumrennen Hunde und Kinder. Hier, eine leere Straße und Staubklumpen, die vom Wind getragen werden. Ein längliches Gesicht, das mir zugewandt ist: schmale Lippen, hohle Wangen, stille Augen (vielleicht braune) - ein Frauengesicht, Milch und Blut, Wunsch und Qual, Göttlichkeit und Verdorbenheit, Gesang und Stummheit. Ein altes Haus in dem Griff wilder Traubenbüsche in den Abgründen eines Gartens. Weiter links, vertrocknete Apfelbäume, rechts flattern zerstreute gelbe Blätter in der Luft, auch wenn die Äste der Büsche keinen Rauschen zeigen ...

So bin ich an diesem Morgen (irgendwelchen Morgen) unter einem Vorzeichen schmerzhaft klarer Bilder aufgewacht, die du nicht selbst erfinden oder auswählen kannst. Jemand anderes tut es für dich und sie dröhnen in der Stille und dringen in das noch schlafende Gehirn ein und wieder verschwinden sie. Unmöglich, sie zu löschen Diese stille Vorahnung wird deinen ganzen Tag färben. Du wirst nicht entkommen, du kannst diesem Vorzeichen nicht entkommen. Du solltest deine Augen nicht öffnen. Du solltest dein Kopf nicht vom Kissen erheben. Aber du gehorchst und öffnest deine Augen und siehst wieder deine Zimmer, die Bücher in den Regalen, die Kleider, die auf den Stuhl geworfen sind. Du fragst dich unwillkürlich, wer die Melodie gewählt hat, in der du lebst. Warum musst du diesem Ton einfach folgen und nicht einem anderen? Wer ist der geheime Demiurge deines Unglücks? Ist es wenigstens dir erlaubt, deine Melodie zu wählen, oder ist dein Verstand bereits ein Gefangener von Ihnen und verkettet?

Es ist wichtig zu verstehen, ob es sich bei diesen Bildern um ein Gewirr von zuvor gesehenen Orten, um Gesichter oder um Szenen ohne Ereignisfarbe handelt oder ob sie zum ersten Mal gezeigt werden. Erinnerungen färben das Leben mit mehr oder weniger bekannten Farben. Und es ist gefährlich an jenem Tag, der ohne Visionen beginnt. In jenen Tagen sind die Abgründe weit offen und die Tiere fliehen aus dem Käfig. An solchen Tagen wiegen die geringsten Dinge mehr als die schweren, die Kompasse zeigen Richtungen an, die keinen Namen haben. Und solche Tage sind immer unerwartet. Und so heute (wenn heute war heute) ... in den Abgründen eines Gartens, ein längliches Gesicht einer Frau, ein Durchbruch in einem dichten Wand von Blindfenstern ...

(Mehr ...)


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Published on December 19, 2018 01:15

December 18, 2018

Loro (Jie) - incipit di "Poker a Vilnius" di Ričardas Gavelis


...la faccia bislunga di una donna...
(foto di Živilė Abrutytė)
Una stretta fenditura fra due alti edifici, una breccia in una parete incrostata di finestre cieche. Uno strano passaggio a un altro mondo. Di là, cani e bambini scorrazzano, di qua, una strada vuota e grumi di polvere portati dal vento. Una faccia bislunga rivolta verso di me: labbra sottili, guance scavate, occhi silenti (forse marroni) - una faccia di donna, latte e sangue, richiesta e tormento, divinità e depravazione, canto e mutismo. Una vecchia casa nelle spire di pampani di uva selvatica nei recessi di un giardino. Più a sinistra meli rinsecchiti, a destra foglie gialle sparpagliate svolazzano nell'aria, anche se i rami dei cespugli non mostrano fremito...

Così mi svegliai quella mattina (come certe mattine) sotto i presagi di immagini dolorosamente chiare, che non è rimesso alle tue facoltà inventare o scegliere. Qualcun altro lo fa per te e risuonano nel silenzio e penetrano nel cervello che ancora dorme, e di nuovo scompaiono. Impossibili da cancellare. Quel silenzioso presagio colorerà il tuo giorno intero. Non sfuggirai, non potrai sottrarti a quel presagio. Dovresti non aprire gli occhi, dovresti non sollevare la testa dal cuscino. Ma tu obbedisci e apri gli occhi e di nuovo vedi la tua camera, i libri negli scaffali, gli abiti gettati sulla sedia. Involontariamente ti chiedi chi abbia scelto quella melodia in cui vivi. Perché puoi solo seguire quel suono e non un altro? Chi è il Demiurgo segreto della tua disgrazia? Ti è almeno concesso di scegliere la tua melodia, o la tua mente è già di Loro prigioniera e in catene?

È importante capire se queste immagini sono un groviglio di luoghi visti prima, di volti, o scene senza colore di eventi, o se per la prima volta si mostrano. I ricordi colorano la vita con tinte più o meno familiari. Ed è pericoloso quel giorno che inizia senza visioni. In quei giorni si spalancano abissi, e bestie fuggono dalla gabbia. In giorni simili le cose più lievi pesano più che le pesanti, le bussole indicano direzioni che non hanno nome. E simili giorni sono sempre inattesi. E così oggi (se oggi era oggi)...una vecchia casa nei recessi di un giardino, la faccia bislunga di una donna, una fenditura in un muro denso di finestre cieche..

(continua...)
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Published on December 18, 2018 22:09

December 17, 2018

Loro (Jie) - incipit di "Poker a Vilnius" di Ričardas Gavelis



Una stretta fenditura fra due alti edifici, una breccia in una parete incrostata di finestre cieche. Uno strano passaggio a un altro mondo. Di là, cani e bambini scorrazzano, di qua, una strada vuota e grumi di polvere portati dal vento. Una faccia bislunga rivolta verso di me: labbra sottili, guance scavate, occhi silenti (forse marroni) - una faccia di donna, latte e sangue, richiesta e tormento, divinità e depravazione, canto e mutismo. Una vecchia casa nelle spire di pampani di uva selvatica nei recessi di un giardino. Più a sinistra meli rinsecchiti, a destra foglie gialle sparpagliate svolazzano nell'aria, anche se i rami dei cespugli non mostrano fremito..

(continua...)
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Published on December 17, 2018 14:13

December 15, 2018

Memoirs of a Martial Artist - Gyvenimas bėga lėtai (life runs slowly)




Once I met a photographer who took pictures of plants and flowers very closely. I asked her why. She answered me that in this way the real life changes could be grasped, not the surface changes that are simple adaptations and no real life change is implicated, because they are only modalities, modalities of adaptations.
She didn’t know anything about Tai Chi, but she had realized what was the Tai Chi nature.
Gyvenimas bėga lėtai. Medis auga neskubėdamas. Taiči yra tarsi viso gyvenimo tėkmė ir tas, kas susilieja su ja, tobulėja be pastangų. Visi greiti metodai yra trumpalaikiai ir dirbtiniai.
When The Master said those words, his face was elongated, his lips narrow, had slightly hollowed cheeks and his eyes seemed tormented. In pain. But why?

In Vilnius every day of mine began with a question. I don’t remember where I had read that sentence but somewhere I had read it. I was sure about that.
Who is then the secret Demiurge of my mind?
It was like every single day was selected by something that resonates in the silence of night and when I opened my eyes it pierced the still sleeping brain.
I thought, I hoped, that it would have disappeared but it was not so. It would have colored my entire day.
Maybe those blue eyes had the same sufferance of mine? The knowledge to involuntarily obey to a memory of the night?












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Published on December 15, 2018 04:21

December 14, 2018

Editoria filtri preventivi e poteri forti



Perché si pubblicano certi libri e non certi altri? Perché certi libri che pur essendo delle autentiche cagate hanno successo mondiale e altri no?
Perché i libri e i film italiani che hanno successo all'estero sono sempre libri di stampo neorealista (con pochissime eccezioni)? Libri e film che parlano dell' Italia povera e stracciona, del dopoguerra ecc...
Non può essere un caso. Il caso non esiste. Esiste un sistema e una sua swerve. Come nelle arti marziali. Esiste un sistema, in cui il singolo può avere un'invenzione ma che sempre si basa su quello che ha imparato all'interno del sistema. Non può essere diversamente.
Non posso (in quanto non ho prove dirette) affermare che esiste una censura della letteratura o una vera e propria manipolazione da parte degli editori (come nel campo dell'informazione dei media), ma una letteratura filtrata è attiva, sì. Questa è una certezza. Gli editori (e anche Lei in un video ne accenna) accettano e pubblicano solo ciò che corrisponde a ciò che è stato testato dai loro filtri preventivi: autori che garantiscono un certo numero di vendite, autori che sono presentati da, che sono stati selezionati da, che scrivono secondo determinati modelli e stili, che evitano riferimenti a ... autori che non simpatizzano con una certa linea editoriale ideologica (querelle Vittorini vs Tomasi di Lampedusa, nella letteratura italiana del dopoguerra) ...
Vi sono poi casi di autocensura (o censura?) come nel caso del famoso bestseller "The silence of the Lambs" che è stato tradotto come andava tradotto in Francia "Le Silence des Agneaux", in Spagna "El Silenzio de los Corderos" ...in Italia stranamente è stato stravolto il titolo per essere intitolato non "Il Silenzio degli Agnelli" ma "Il Silenzio degli Innocenti". Per evitare ogni riferimento alla famiglia Agnelli? (l'esempio è di Gigi Moncalvo).
Vi sono poi evidenti segni di censura nelle posizioni di vendita, basta vedere come sono posizionati i libri nelle librerie, o vedere le classifiche di vendita per capire immediatamente che c'è qualcuno che dall'alto fa in modo che certi libri vengano pubblicati, vengano diffusi, vengano stampati in un numero maggiore o minore di copie e certi libri non abbiano assolutamente diffusione. Specie quelli dei giornalisti più sgraditi ecc... (sempre esempio di Gigi Moncalvo)
Vi sono poi evidenti casi di connessioni fra scrittori e servizi segreti. Alcuni casi, Alvaro, Bassani, Lussu..., per limitarsi ad alcuni nomi, vengono citati come collaboratori dei servizi segreti da Giovanni Fasanella e Mario Cereghino nel loro libro Colonia Italia. In questo libro è messo bene in luce il forte condizionamento operato dai servizi segreti dell'Inghilterra nella formazione della cultura e dell'opinione pubblica italiana a partire dal Dopoguerra.
Vi sono infine ben note case editrici italiane (e non) in mano ai Rothschild (esempi di Pietro Ratto - un insegnante e storico che ha scritto un libro sui Rotschild...).
Conclusione: Può esserci molto di più? Ovvero connessioni fra mondo editoriale e gruppi di potere (che mi pare piuttosto scontato) e soprattutto fra editoria e servizi segreti, perché si mantenga in atto un certo tipo di editoria, narrativa, e vulgata gradita a scapito di altre?
Le risposte di sicuro sono scontate e attese. Ma occorre una ricerca per provarlo.
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Published on December 14, 2018 04:29

December 13, 2018

Memoirs of a martial artist - what it was









- You must be gentle. No hatred, but love. Leave hate, leave anger, rancor to these people who work in the city offices or ministries who do not know how to get to the end of their days. Perfect slaves of a system of human annihilation. Remember the wave. Remember the wave. It goes up, goes up and when it reaches the highest point seems to stop for a moment and then comes down instead and brings destruction. But it does not immediately fall down, it has a pause, an apparent pause, before unleashing its violence. But the wave itself has no violence, it follows its nature. Thus the body, it must follow the wave of love, the nature of love, and not the stiffening of hatred. Feel the wave from your heel till your punch, feel the wave through your body, through your leg, through your back, until your final punch!


This time The Master gave me a better definition of what he meant by "love". Love was nature, was energie, was not a personalized love but a natural love. A pure pervasive bodily energy.
I was surprised when I found a similar concept of love in Ričardas Gavelis, probably the most important Lithuanian writer.
Mano ūmi meilė buvo beribė, jos bruožai pernelyg kilnūs, pernelyg neapčiuopiami, kad būtų galima juos aprašyti. Tuo metu [...] toji meilė buvo mano rankos ir kojos, kūnas ir kraujas, mintys ir sapnai. Aš visas buvau išvien meilė. It was the same idea, an impetuous, acute, love - a pervasive, bodily love, completely spread throughout the body - hard to define what it was.






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Published on December 13, 2018 09:57