Vera Q.'s Blog, page 2

June 15, 2020

Crescendo.

Sto migliorando: ho toccato un bambino.
Aveva la faccia simpatica, sveglia. E no, non ho indagato se fosse uomo o donna: per me sono tutti uguali e non so discernere. E una tuta gialla non fornisce indicazioni sufficienti per etichettare.
E neppure so dire l'età: parlava in modo intelligibile e direi che non superasse il metro.
E come un animale vagante scorrazzava per la piazzetta.
Mi è corso incontro. Lo fanno spesso. Hanno quel moto di affetto incomprensibile, quella fiducia cieca nel prossimo. Perché a tutti piacciono i bambini. E no, non a tutti, ciccio. A me, no di sicuro.
Ma aveva la faccia simpatica, sveglia, e gli ho sfiorato i capelli con due dita.
Dita che poi ho disinfettato, ovviamente.
E se, in vecchiaia, mi venisse l'idea di una casetta di marzapane, dovrò ricordarmi che dai tempi dei Grimm sono cambiate molte cose. Adesso ci sono un marea di bambini celiaci. E la farò Gluten Free.

Vera Q.
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Published on June 15, 2020 13:39

June 7, 2020

Poco altro.

Io ho avuto tre nonne.
Complicatello spiegare perché, ma questo è stato.
Nonna 1 era la mia preferita. Ed era Terra. Radici e tradizione.
Nonna 2 era un generale. Ed era Fuoco. Avvampava, distruggeva e rinasceva dalla cenere.
Nonna 3, a dispetto dell'età, era un'eterna madamin, elegantissima. Ed era Aria, un turbine di vezzi e capricci.
Nonna 1 non sopportava Nonna 2. Nonna 2 non sopportava nessuno, e non fa testo. E nonna 3 non sopportava entrambe, ma solo per poter continuare ad essere refolo frizzante.
Nonna 1 mi ha insegnato la concretezza, Nonna 2 la combattività, Nonna 3 la leggerezza.
La prima si esprimeva con le mani in pasta, quel bisogno di maneggiare, di plasmare, la seconda era nata per dar fuoco ai fornelli e alla "condizione della donna", come da intrinseca incandescenza, e la terza, mi viziava con lo sgabuzzino zeppo di dolciumi della tale, ariosa, bottega costosa.
E le ho amate in modo differente, nella misura nella quale mi hanno permesso di avvicinarmi a loro.
Giacché io sono Acqua.
E non per calma o temperanza: io mi adatto, dapprima incolore, e spengo. Spengo la sete della Terra, spengo il Fuoco e spengo anche l'Aria rendendola molle d'umido.
Questo sono. E m'impregno inevitabilmente dell'Altro. Ecco perché sono così scura.

Vera Q.
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Published on June 07, 2020 07:00

June 5, 2020

Ancora un piccolo estratto da Farfacante.

A voi, un piccolo estratto da Farfacante.

[...]«C'è una carrozza con sette bambine», leggeva Canino.
La scrofa sbafava. E Fridrik fissava atterrito don Andrea, un palo di carne inerte. 
«Ogni bambina ha sette ceste.»
E cercava di concentrarsi, e tentava di liberare la mente. E il letame gli offuscava i sensi.
«In ogni cesta ci sono sette gatti grandi. Ogni gatto grande ha sette gatti piccoli. Ogni gatto ha quattro gambe. Quante gambe ci sono nella carrozza?»
Il muso di Fridrik si accigliò. Imbronciato, pensieroso. E rimase interdetto per un eterno minuto: «I gatti non hanno gambe. Tu-tu vuoi sapere quante gambe, giusto? Non quante zampe.» Si lisciò i mustacchi.
Canino ripeté scolastico la chiosa: «Quante gambe ci sono nella carrozza?»
E Fridrik spacchettò le braccia, galvanizzato: «Ma questo è l'abc!»[...]

Tratto da Farfacante, Vera Q.

https://www.amazon.it/Farfacante-Vera...
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Published on June 05, 2020 05:21

May 16, 2020

Farfacante - estratto

Ecco un piccolo estratto dal primo capitolo e il link all'acquisto.


1. In buona sostanza

L'umanità avanza. E il freezer è pieno.

Per Fridrik, ogni questione era riconducibile alla dignità. Nel totale rispetto del Rispetto.
Era un uomo integerrimo. Nelle ossa. Nel midollo.
Ed era ben per questo che svolgeva la mansione di beccamorto.
Erano le otto in punto, e Fridrik osservava il cielo da dietro la finestra lindissima: nuvoloni massicci cavalcavano. Puledri dalle criniere immacolate.
La giornata si presagiva frizzante. Il vento cantava gagliardo, travolgendo foglie. Note verdi sul pentagramma celeste. E lui, con meticolosità, si apprestava ad affrontare i suoi doveri.
La camicia di cotone appesa alla gruccia, accendeva la camera di un baluginio candido, splendente. Il capo d'abbigliamento, pulito e inamidato, profumava di biscotti.
Fridrik l'afferrò con grazia, e con altrettanto garbo iniziò la vestizione.
I bottoni madreperlati s'infilavano nelle asole, vogliosi. Complementari. Un amplesso.
Fridrik ne contò sei. Con il palmo, lisciò la tela sul petto. Una seconda pelle. E soltanto allora prese a sigillare i polsini. Quindi, imbullonato e soddisfatto, si portò con leggiadria verso l'armadio a muro.
La piccola nicchia era ricavata da uno sgabuzzino. Uno spazio oltremodo dignitoso.
All'interno, una lampadina penzoloni dava vita agli indumenti.
Sulla destra, i completi e le camicie.
Sulla sinistra, i calzoni e le tute sportive.
E due paia di scarpe da ginnastica, e due paia di mocassini, e due paia di stivali. Orpelli da terra, perfettamente allineati gli uni agli altri.
Fridrik si affidò all'esperienza. Le dita affilate scartabellavano svelte i vestiti. I polpastrelli, al tocco, percepivano la consistenza del tessuto. L'ordito, la trama. Clamori tattili e sensoriali. Musica epidermica.
Sicché, senza alcuna remora, carpì l'abito in fresco di lana. Pregiato. Il suo lapislazzuli blu. Il mare. L'abisso. Quanto i suoi occhi invernali.


Tratto da "Farfacante", Vera Q.

https://amzn.to/2LAQ6mA
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Published on May 16, 2020 10:40

May 14, 2020

Farfacante

Finalmenete Farfacante è online.
A voi la sinossi:

Fridrik è un becchino.
Un brutto becchino. Alto, allampanato e con un evidente prognatismo mandibolare.
E ha una casa, e un'auto, e una manciata di amici, e su tutto un cuore buono. Troppo buono.
E in questa sua vita non vita, fatta di morti e di Morte, e di un uggioso nulla quotidiano, Fridrik incontra Farfacante, qualcuno - o qualcosa - con un languore pantagruelico e che sa come movimentare le giornate di coloro che hanno la sfortuna d'incrociarlo sul proprio cammino.

Farfacante è un romanzo sul Bene e sul Male dove prima viene lo stomaco, e soltanto dopo l'essere o il dover essere.
Perché quando incontriamo l'Appetito soltanto un affamato comprende chi ha fame.

Per vedere tutte le pubblicazioni visitate la pagina Amazon: https://amzn.to/3bf1WOY
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Published on May 14, 2020 06:11

March 26, 2020

Quarantena.

Abitare in un piccolo paese, ti abitua ad incontri sporadici.
Io poi, non conosco nessuno e le mie ciarle si limitano a due battute dal tabaccaio.
Quattro parole, quello che ride, l'altra che rincara. E ci ho messo anni ad imparare i nomi dei soliti. Ma sono io, non sono gli altri: vivo in un mondo che non so spiegare e che ho tentato di condividere. E no, non funziona. Non ha mai funzionato. E non funzionerà.
E questa segregazione mi pesa per la gravità per la quale è stata istituita. Io sono comunque sola, anche in compagnia. Fabbrico solitudini e le arredo.
E se mi chiedi il significato della vita avrai sempre e soltanto una risposta: morire. E non ti piace, lo so. Non piace neppure a me.

Vera Q.
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Published on March 26, 2020 18:19

March 15, 2020

Flashmob.

Io vivo in campagna. E nessuno canta, e nessuno balla. Nessuna luce, nessuna voce.
Il gatto rosso è sbucato da dietro la casa diroccata per spadroneggiare, e il gatto nero lo attende nel solito angolo. La zuffa serale. Puntualissima.
E alla finestra, cerco la Luna: nessuno. Neppure in cielo.
Così, aspiro dalla sigaretta e il mio piccolo braciere rosso inferno ravviva una delle tante sere nere della mia vita.

Vera Q.
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Published on March 15, 2020 14:00

February 8, 2020

Essenza.

Lo so, non è facile. E questo perché sono nebbia. E non tu puoi vedere. E per così tanto me ne sono fatta un cruccio, ma non posso diradarmi. Sicché lasciati avvolgere da ciò che sfuma, senza addentrarti: potrei dissolvermi e non tornerei mai più. O potrei inghiottirti e non torneresti mai più. Ed io, in tutta quella caligine, non ho davvero memoria di cosa protrebbe esserci ad attenderti.

Vera Q.
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Published on February 08, 2020 16:50

February 4, 2020

Change.

Ho cambiato orecchini.
Tutti e cinque.
Erano anni che non lo facevo, la pigrizia è la mia condanna. Ora, ho due ragni neri, due cerchietti neri e un corno rosso penzolante.
E intendo proprio un cornetto alla Lino Banfi. E sì, è decisamente trash, e dunque mio. E spunta dai riccioli, e occhieggia. Puntuto.
E nell'impeto del rinnovamento, ho indossato una collana con un ciondolo a forma di scheletro. Sorride. Senza occhi. Tutt'ossa.
E direi che sono pronta per aprire un banchetto da cartomante/maga/strega.
Si avvicina il Carnevale, ed io sono vestita da Vera Q.

Vera Q.
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Published on February 04, 2020 04:33

January 22, 2020

Ritratto.

Ho i calzettoni bucati. Uno spicchio di alluce mi fissa dallo strappo. E non ha alcuna importanza.
Neppure le mutande sono in forma smagliante, ho quel brutto vizio di cuocerle in lavatrice e l'elastico, subito, sembra avere i miei anni. E no, nemmeno questo ha una qualche importanza.
E indosso calzoni non miei. Così come la maglia, e come il maglione. È sufficiente che siano neri e che non cadano a pezzi.
E mi specchio quel tanto che basta per definirmi trasandata.
E niente è mio. Manco lo specchio.
E guardo i trucchi andati a male e le creme cagliate. E le occhiaie, e le ragnatele che pendono dai travi.
E cerco la mia vita in una pastiglia.
Amami adesso, prima che diventi necrofilia.

Vera Q.
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Published on January 22, 2020 22:30