Vera Q.'s Blog, page 3

January 22, 2020

Oi dialogoi.

- Chi non muore, si rivede.
Mi siedo compita sul treppiede e il giardino d'inverno mi circonda. Un piccolo spazio, neppure troppo curato. S'affollano i ficus, stretti. E una pianta di sterlizia soffoca accanto al tiglio africano.
La Vita mi guarda, ed alza le spalle. E molle si accomoda.
Occhieggia l'omero bianchissimo dal peplo a casaccio. Quel tocco decadente, drammatico. Insopportabile.
- È il mio ruolo esserci. E mi risponde dal suo scranno. Querula. Alito di rosa, e zucchero filato e filo spinato.
- Mi stai regalando dannazione, almeno te ne rendi conto?
- Hai scelto di vivermi. Puntualizza. Lei.
- Non ho scelto un bel cazzo di niente. Puntualizzo. Io.
Ma la Vita sbatte le palpebre. Piena, come l'estate.
- Beh, sei nata.
- Beh, non ho scelto di nascere.
- L'hai fatto, l'hai fatto eccome, signorinella! Avresti potuto non respirare e, adesso, non saresti qui ad espiare. E però hai dilatato gli alveoli con un urlo disperato. Ed hai gonfiato i polmoni con così tanta foga da esplodere in lacrime. E che cosa mai ci si può aspettare di amabile da un'alba che si compie nel pianto?

Vita 1 - Vera Q. 0
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Published on January 22, 2020 13:30

January 14, 2020

Umanità.

La mia vita è fatta di sale d'aspetto.
E guardo. E non tocco così non mi imbratto e mi distacco un goccetto.
E la vecchia che tossisce, e la nipote che barrisce.
E l'impiegata che urla più sonora di una sberla e l'inserviente che sparla incapace di finirla.
E disprezzo questo puzzo ma abbozzo e non m'ammazzo, però non mi raccapezzo, assuefatta alla sconfitta. Non sono adatta a questa lotta.
Ed arretro e mi risposto, senza un posto in nessun posto.

Vera Q.
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Published on January 14, 2020 16:55

January 11, 2020

Un sabato qualsiasi.

Io sono per l'estinzione.
E quando un asteroide sfiora la terra, mi metto un rossetto più rosso del rosso, e un tacco più alto dell'alto, e lo invito ad entrare. Maliziosa.
E seguo i TG cinesi, indiani, coreani, russi: una giovane, piccola, indifesa e triste pandemia potrebbe affacciarsi da un momento all'altro, bisognosa di essere portata a spasso per il mondo.
Bontà? Anche, ma più che altro, io sono per l'estinzione.
E sono la polpetta farcita con i vetri, e gli altri sono i cuccioli affamati.
E leggo libri in lingue antiche. Morte. E snocciolo rosari neri cercando di far apparire Dei apocalittici imbevuti di follia.
Ed anche se i vicini si lamentano, minacciandomi di farmi pestare dal Papa in persona, continuo, perché io sono per l'estinzione.
Invasione aliena? Robot ribelli? Zombie ultraveloci? Cambiare il clima? (Su questo ci stiamo lavorando tutti insieme, e per questo vi ringrazio).
Ad ogni modo, io sono per l'estinzione.
E dunque, fai come me.
No, non tu, tu hai già votato Trump, direi che stai già facendo divinamente la tua parte.

Vera Q.
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Published on January 11, 2020 09:38

October 22, 2019

Niso.

Niso, questa mattina, era di pessimo umore.
Come ogni mattina, del resto.
E nemmeno il bicchiere di rosso è riuscito nel miracolo.
- Il cappuccino lo bevono le femmine e i sodomiti.
E mi ha fissata. E non perché volesse realmente rivolgersi a me: ero nella traiettoria del cannone. E Niso non è mai carico a salve e nemmeno fa prigionieri.
Sicché, inaffondabile, quell'uomo insopportabile ha violato la sacralità del mio istante mentre annegavo le labbra nel frocissimo latte.
- Sodoche? Ho risposto.
- I sodomiti! E con che vocione ha ribadito la sua singolare teoria.
- Mai sentiti. E mi sono stretta nelle spalle, chioccia. Sono una popolazione nomade? I Tuareg, i Rom, i Sodomiti. Ed ho snocciolato, a caso.
- Ma no! Sono quelli che, e Niso agitava le mani, e borbottava, e non diceva, vergognoso, e mungeva qualcosa nell'aria scatenando le mie peggiori fantasie bucoliche. Dai che hai capito!
- Sono pastori! Ed a mia volta, agreste, ho munto qualcosa nell'aria.
- Ma no! Ancora. E ha alzato il tono di un paio di ottave.
Silvana, la proprietaria del bar, ha scosso la testa. Muta.
Il tipo alla mia destra, compagno della padrona di casa, si è fuso al bancone. Muto.
- Sono quelli che vanno in piazza vestiti da donna! E soltanto Niso era ciarliero.
- Come il Carnevale di Rio, ho capito: sono un gruppo di ballerini teatranti! Ed ho agguantato la borsa.
- Ma no! Di nuovo, e questa volta rabbioso, dalle budella. Sono quelli che lo prendono in culo!
Silvana ha strabuzzato gli occhi. La bocca spalancata nella "o" dello stupore più genuino. Ed il quasi marito ha inscenato il noiosissimo teatrino della tosse convulsa.
E mi sono fermata sull'uscio, appesa a un mondo che merita le fiamme.
Perché sono la donna sbagliata al momento sbagliato. Soprattutto alle sette e quaranta del mattino.
E li ho guardati, uno per uno.
Il beone, la pavida, e il pavido.
- E allora, in questo caso, mi sa tanto che siamo tutti sodomiti.

Vera Q.
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Published on October 22, 2019 07:50

October 18, 2019

Mara.

- Questa mela viene dal Trentino.
Guardo Mara che è mangiata dai debiti. E guardo la mela di Mara che Mara vorrebbe mangiarsi.
È una golden delicius. Lo so. Profuma d'estate e non si arrende all'autunno. Gialla, smaccatamente gialla. Come quell'offensivo monocolo nel cielo che ci spia e attende, sobbollendo, di farci allo spiedo.
- Colta dall'albero?
Mara annuisce, solenne. Stagliata nel chiaroscuro del vetro lurido.
- Le ha raccolte Tommaso, il figlio di Bice, dice. Ed indica un cesto con una gemella appoggiata su un limone acerbo.
- Domani c'è l'umido? Mi domanda mentre Duccio, il gatto secco, si stira.
- Macché. Non crepare questa notte, fino a lunedì non potrei smaltirti.
E Mara ride amara. Ma con amore.
- La vuoi? E tende la mano verso la mia.
- Che cosa?
- La mela!
E la moka gorgoglia sul fornello.
E sul tavolo della cucina la carcassa di una patata bollita mi ricorda la morte per apatia. E poi scatole di farmaci, e la bolletta della luce e il bicchiere sbeccato e il numero dell'assistente sociale.
- La vuoi o no? Il braccio trema. Il mio. Il suo è una polena orgogliosa che fende le onde.
La voglio, la voglio, eccome. Perché io rifiuto i regali, sempre. E però i doni mai.

Vera Q.
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Published on October 18, 2019 16:09

October 14, 2019

Donello

Oggi al bar-tabacchi-giornalaio-merceria-profumeria-oculistica-reparto psichiatrico, ho conosciuto Donello, detto Nello.
Donello dice d'essere un errore anagrafico.
In origine, infatti, doveva essere Adonello. Un piccolo Adone. Ma il padre, ignaro dell'esegesi ordita dalla madre, al momento di registrare l'atto di nascita ha titubato davanti al messo comunale: "Adonello vuol dire senza dono. C'è l'alfa privativa", sicché l'Adone in fasce è stato abortito sul nascere.
Donello mi aspetta sabato prossimo al bar. Perché ho un bellissimo anello con i denti e la faccia di una che ama il vino.
Gli ho detto che scrivo e che utilizzerò il suo nome divulgando in qualche libro la sua storia figlia di una grammatica pressapochista.
- Che genere scrivi?
- Nulla di che, Nello, muoiono tutti.
- Fammi morire felice.
- Non temere, sarai Adonello, Donello, Nello, detto Felice.

Vera Q.
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Published on October 14, 2019 09:55

Carmela.

Ieri pomeriggio, Carmela mi ha portato un barattolo di strutto. Il suo strutto, ha precisato, quello del suo maiale.
E me lo ha detto, e dato, nascosta dietro le spesse lenti da ipermetrope: due oblò giganteschi solcati da ciglia impetuose.
Carmela mi viene a trovare regolarmente. E soltanto due volte all'anno. Il tredici ottobre, e il ventitré dicembre. Dopo aver raccolto le olive e prima di preparare il cinghiale in umido.
E non sgarra mai. E non credo che mai abbia sgarrato.
- Lo vuoi un caffè?
- No, poi non dormo. E mi abbraccia, e mi liscia le guance.
- Almeno siediti cinque minuti!
- No, poi m'impigrisco. Ed infila le dita tra i miei ricci, e mi bacia la fronte.
E non so niente di lei, neppure il cognome o dove abita. È semplicemente comparsa nella mia vita un pomeriggio primaverile di cinque anni fa. E in tutto questo tempo ci avrò parlato forse due ore.
Perché Carmela ha l'orto e le bestie. E gli alberi da frutto, e gli ulivi. E un marito, pare, senza nome, ovvio, e due figli, pare, senza nome, ovvio. Ed ha fretta. Che alle diciannove si cena.
E all'inizio, mi incuriosiva scardinare il mistero che lei stessa ha creato, dopo ho compreso che l'avrei persa se avessi trovato la combinazione. Così mi sono sempre accontentata di vedere scendere lei e i suoi fagotti da una vecchia Clio bordeaux.
Perché allo strutto vanno aggiunte la marmellata e la confettura, e una porzione doppia di lasagne con i porcini, e mezza crostata fatta in casa, e una bottiglia di olio, e una busta di ciò che l'orto regala.
Ad ottobre e a dicembre. Stessa spiaggia, stesso mare.
Da qualcuno a cui non sono mai riuscita a rifilare nemmeno un bicchiere d'acqua.
E che mi tocca, ed io detesto il contatto. E mi stropiccia. E mi stringe. E solo perché nel nostro incontro casuale le ho prestato la mia giacca.
Sicché, alle tre di notte, orario inutile per un vivo ed eterno per un morto, mentre tutto è Fine e scollino, immobile, tra i miei giorni uguali con la sola idea di naufragio nelle budella, ho messo in funzione la macchina del pane: farina, strutto, acqua, sale, e lievito. Glielo devo.
E Carmela, in qualche modo, è stata con me a colazione stamani. L'ho spalmata, e l'ho sbocconcellata.
E non so capire se siano morsi di fame o di coscienza.

Vera Q.
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Published on October 14, 2019 04:26

October 7, 2019

Velia.

Oggi ho conosciuto Velia.
Velia proviene sicuramente dall'Olocene.
E Velia sa tutto.
E segnava anche i vermi, Velia.
"Coi fili", dice.
Coi fili. Assolutamente. E come altrimenti?
"Si prendono così tante medicine, adesso". E si lamenta, Velia. Che questo mondo è così cambiato.
Hai voglia, Velia.
E però Velia è un torrente impetuoso. E talvolta sibila tra la dentiera, dando voce al vento tipico del Profondo e, per Dio, è un piacere lasciarsi travolgere.
"Mangia il cioccolato fondente per la tosse".
E mi si apre un universo di brufoli e colite e polmoni immacolati. Velia non mente. Me lo raccerta anche Google. E Google, come Velia, sa tutto. Perché Google è anche il figlio di tante Velie.
Ma Velia una figlia la ha. Figlia soltanto in fotografia, però. Afferrabile solo in quell'istante.
"Torni?" Mi chiede.
"Torno." Le rispondo.
"Le somigli tanto."
Sorrido. Le somiglio tanto.
E ho visto abbastanza morti per esserne certa.

Vera Q.
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Published on October 07, 2019 16:11

October 2, 2019

Angolo Nerd intervista Vera Q.

Grazie a Giuseppe Dimitri e al blog Angolo Nerd per questa intervista!❤

https://angolonerd.altervista.org/blo...
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Published on October 02, 2019 18:08

July 26, 2019

Antidoti estivi.

1) Infarto. Il cuore fermo è un rimedio naturale contro l'innalzamento della temperatura corporea.

2) Persuasione. Mentire a sé stessi fino all'autoconvincimento o all'arrivo dell'autunno.

3) Forza. Affrontate di petto il caldo sfidandolo con un caldo ancora più intenso: datevi fuoco.
Una volta che avrà capito che non avete paura di lui, vi lascerà in pace.

4) Seminate vento.

5) Seduzione. Concedetevi a chiunque abbia dell'aria condizionata, o un ventilatore.

6) Generosità. Regalate il vostro corpo alla Findus.

7) Misticismo. Formulate una bestemmia così articolata ed offensiva da costringere Dio ad esistere, in modo tale che possa scatenare l'inferno sulla terra. L'inferno elimina, di fatto, il caldo comune.

8) Acqua. Se il punto 5 non vi ha convinti, fatevi nemico qualcuno che abbia l'aria condizionata o un ventilatore. Poi sedetevi sulla riva del fiume e aspettate. Quando passerà il suo cadavere, rubategli le chiavi di casa.

9) Ombra. Quella di un asteroide potrebbe allontanare il caldo estivo per qualche minuto, scegliete bene dove posizionare la sdraio.

10) Vera Q.
Leggetemi, vi metterò i brividi.

Vera 10 Consigli per l'Estate Q.
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Published on July 26, 2019 15:08