Vera Q.'s Blog, page 26

December 8, 2014

Rimorso.

Non temere le mie reazioni.
Temi le tue, piuttosto.
Giacché, nel momento in cui il tuo Pensiero diventa Parola, ne sei il Genitore.
E ciò che hai espresso, rimane. Permea. Steso al sole sul Filo del Discorrere.
E la Bonaccia della Confidenza lo cullerà finché la Bufera del Rimpianto non scuoterà la fune, feroce.
E quel che hai detto sventolerà, di nuovo.
Tintinnando.
Uno scampanellio rutilante.
E porterà con sé il tempo trascorso, deformando il presente.
E tu lo rivorrai indietro.
E l'unico modo per rimangiartelo sarà che io te lo vomiti addosso.

Vera Q.
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Published on December 08, 2014 11:54

December 6, 2014

Questo è.

Fotografie di arcobaleni.
Ovunque.
E immortalati dietro una casa.
E ripresi sul mare.
E imbullonati in aperta campagna.
E sorpresi tra le vie strette della città.
Manco fosse finito il Diluvio Universale.
E l'ultima volta che sono stata alla fine di un arcobaleno ci ho trovato una turca con su scritto: "Deposita qui i tuoi sogni", giacché imbambolata a fissare la magnificenza celeste, sono stata depredata del legittimo oro.
E adesso io, io ho un cuore daltonico, e resto indifferente.
Anzi, gli arcobaleni mi stanno pure sulle palle.
Esiste qualcosa di più crudele in Natura?
Un arcobaleno è un raggio di sole sventrato, diviso, smembrato.
Sono le budella della luce.
E il cielo penzola ad arco con le viscere di fuori.
E la gente gioisce allo spettacolo colorato di una autopsia cromatica.

Vera Q.
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Published on December 06, 2014 07:37

December 5, 2014

Volgarmente.

Come gramigna attecchisci ovunque. E sbocci di sorrisi velenosi.
Ti ritrovo ad ogni angolo, infestante, invadente.
E ammicchi, e strizzi l’occhio, e per un pugno di benevolenza.
E quanti commensali al tuo desco!
Una moltitudine: mosche e mosconi.
Perché la tua intima essenza è il loro nutrimento.
E l’impasse non è certo il mangiare merda, è scegliere di farlo.
Dunque, non volermene se ti ignoro.
Io, il mio piatto di cacca, l’ho mangiato anche oggi.
Quello mi cucina la mensa della Vita.
Ma gli amici li seleziono per l’affinità.
E per il comfort del loro divano, non del loro culo.

Vera Q.
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Published on December 05, 2014 05:31

December 4, 2014

Disorder.

Credo che più che l'intelligenza, la tua sia mancanza di scrupoli.
E dovrebbe esistere un gesso per l'anima.
Perché quella che possiedi si è rotta in più punti.
E taglia, e lacera, e tutto quello che fai punge.
E la tua asimmetria viene da dentro, come se il tuo stesso essere stesse curvando nella rovina.
Guardati: inizi ad avere un aspetto sinistro. Bieco.
Eppure pontifichi.
E blateri.
E ti affanni nel mostrare un'impalcatura di niente che rivesti con carta lucida.
Un luccicante vuoto. Uno specchio per le allodole.
E dunque, farò scendere una notte eterna.
E tu mi odierai, siccome nessuno ti vedrà. Mai più.
E recupererò, per te, le unghie più grosse dell'Universo e solo per farle grattare contro una lavagna colossale, cosicché tu comprenda, una buona volta, il concetto di fastidio.
Quello che giornalmente mi provochi.

Vera Q.
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Published on December 04, 2014 05:28

December 2, 2014

L’avvelenata.

Preciso che tra xenofobia e razzismo ci sia una differenza di fondo, la stessa che intercorre tra il guano e lo sterco.
Divario, certo, pur trattando lo stesso tema: l’escremento.
E così, nonostante la xenofobia e il razzismo incarnino un’identica matrice, occorre fare un piccolo distinguo.
Definiamo la xenofobia come odio verso lo straniero, mentre il razzismo mira ad esaltare la superiorità di una tale razza a discapito di altre.
Già, il solito annoso problema di chi lo ha più lungo.
E quante parole a difesa di un campanilismo ridicolo.
Parole a caso, molto spesso.
Parole che mi fanno dubitare della Conoscenza di chi le pronuncia.
Perché “necro”, si scrive con la g.
“Nazzista” con una sola z.
E dunque, se proprio ci tieni a coltivare beceri terreni sciovinisti, se davvero ancora non riesci a capire che siamo tutti cittadini di questo mondo, se realmente non sai comprendere la ricchezza derivante dalla diversità, e se effettivamente vuoi impersonare l’essenza della testa di cazzo almeno, Santo Cielo, impara a scrivere.


Vera Q.
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Published on December 02, 2014 15:51

December 1, 2014

Funeral party.

Da bimba, aspettavo con ansia un funerale.
Uno. Uno qualsiasi.
E questo perché avevo l'incarico d'essere, per la succulenta occasione, una figlia di Maria, qualunque cosa questo significhi.
Di fatto, sfilavo dietro al carro funebre con un lezioso velo di pizzo nero in capo, recitando il rosario. E con tutta la disperazione del caso. Come da rigide istruzioni pretesche.
Ero la star del momento.
Momentaccio, a ben vedersi.
E il concetto di morte mi era precluso: era una faccenda astratta e che capitava agli altri. E tale è rimasta per alcuni anni.
Poi, compresa sulla mia pelle la gravità di un lutto, ho abbandonato il Black Carpet. E al volo.
Dunque, chiesi al parroco di poter servire messa.
Permesso negato. Chierichetta, proprio no. Disdicevole. Contro natura. Eresia.
Sei una donna, mi disse.
E così, tutti uguali agli occhi di Dio, ma uguali di meno agli occhi del sacerdote.
Un uomo che indossa la gonna.
E che non è scozzese.
E ho detto tutto.
E mi domando quale fosse la morale di quel tipetto in tonaca, disinvolto nell'addestrare a piangere, e a comando, una bambina ignara e smarrito, invece, nell'accordarle l'opportunità di versargli del vino scadente.

Vera Q.
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Published on December 01, 2014 14:35

November 28, 2014

Fac simile. Lettera dell'Odio, indirizzabile a chiunque.

Non sto dicendo che vorrei che ti accadesse qualcosa di male, e lo vorrei, ti ho semplicemente informato che prima o poi, qualcosa di male ti accadrà.
E se pensi che sarà per causa mia, sbaglierai.
Io non farò nulla per recarti danno.
Ma nonostante ciò, è innegabile che ad ogni mia predizione di disfatta, segua pervicacemente una conferma.
Quindi, regolati.
E non prendertela con me, ho solo detto "sventura" e sventura sarà.
Poi, puoi crederci o non crederci, eppure a prescindere dal tuo scetticismo, verrà un momento in cui ti metterai al volante, e la rovina si siederà con te.
E no, non ti salverà non avere l'auto.
Perché se non ci salirai sopra ci finirai comunque sotto.

Vera Q.
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Published on November 28, 2014 15:10

Sogno ad occhi aperti.

Ufficio, il mio.
Da qualche parte, in qualche luogo, dove regna il Dio delle Possibilità Oscure.
E mi chiamano dai piani alti.
«Hai messo “tutti”!»
«Sì», replico. «Ho messo tutti. T U T T I ! È il lavoro che mi avete dato»
E riattaccano. Che nervi.
Dunque, aggredisco la cornetta, indiavolata.
E driiiin.
E driiiiiiiin.
E driiiiiiiiiiiin.
Infine, il burlone mi risponde ed aggiunge piccato: «Non si può fare. Tutti sono troppi. Devi farne meno»
Dannazione!
«Tutti! TUTTIۛ!», insisto.
Lui sbuffa.
Si lamenta.
Impreca.
E ribatte: «Tutti, non è quello che ti abbiamo chiesto»
«Allora», preciso, «leggo testuale, e carta canta: Per Vera: compila la lista di quelli destinati a morire oggi e poi passa il documento all'Ufficio Trapassi. E questo ho fatto, diamine. Morire oggi: TUTTI»

Vera Q.
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Published on November 28, 2014 15:08

Sunday bloody Sunday

Strada, nanetto di corsa. Ancora, l'ennesimo.
Mi si avvicina. Ancora, l'ennesimo.
E pigola con quella sua vocetta sottile: «Signora, hai visto il mio cane?»
Mi ha chiamata "signora". Ancora, l'ennesimo.
«Ti ha chiamata vecchia», ha puntualizzato il mio stomaco.
E ho percepito che la notte finiva, e precipitava in una oscurità ancora più buia.
E dentro, come in un gorgo, ne venivano risucchiati tutti gli uomini, e gli oceani, e per ultime le stelle.
E l'Universo franava sotto il peso dei suoi atomi di cenere. Ed ogni cosa svan...
«Signora, hai visto il mio cane?», insiste.
Lo guardo.
Mi guarda.
Sicché, presa una lunga boccata dalla sigaretta, trillo: «Prova al cinese».
Lo guardo, di nuovo.
Mi guarda, di nuovo.
E non capisce.
Ma capirà, oh se capirà.

Vera Q.
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Published on November 28, 2014 15:04

Quel che ho da dirti.

Vorresti morire in stile Martin Eden, lo so.
Scenico, drammatico.
Mentre, intorno, l'inverno stringe i suoi denti, e tu affidi la tua vita ad un fuoco incerto.
Con le labbra blu per il freddo.
E una coperta di fortuna sulle spalle.
E la bottiglia vuota accanto.
Ed invece farai la fine de "La piccola fiammiferaia" che si sfregava le mani tesa ad accendere un altro cerino.
Almeno, con Martin, te ne saresti andato da eroe solitario.
Ma no, proprio no. Voglio umiliarti. Perché non sei una esile ragazzina.
Ed un uomo con dei fiammiferi, e che non fuma, lascia adito a malelingue.
E poi diciamolo, la fiammiferaia merita di morire.
Ti fa sentire in colpa.
Ti fissa, smunta.
Ti sbatte in faccia la sua povertà.
E tu mangi bomboloni alla crema.
E tu hai il pellicciotto di lapin.
E ti viene da dirle: a Salem, signorinella, non saresti morta di freddo.

Vera Q.
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Published on November 28, 2014 14:59